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Ritorni, verità e promesse infrante

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con Kaori, Raido, Kouki

15:23 Kaori:
 Il vento tagliente le sferza il viso con forza. Ricordava che il punto dove sorge quella collina era particolarmente incline ad accogliere violenti aliti di vento, ed ora è quasi come ricevere un piacevole 'bentornato'. Kaori si stringe nel mantello nero da viaggio che le hanno donato prima della partenza e carezza il caldo pelo di Asia sotto di sé. La tigre ormai è cresciuta ed è divenuta adulta, grande abbastanza da poter portare la sua compagna in groppa senza troppa fatica. Lei non è ancora abbastanza forte per fare tutto quel viaggio da sola. Ha riacquisito le forze, è guarita, sana, ma tutto quel tempo passato immobile non ha giovato al suo corpo. E' incline alla stanchezza e deve abituarsi a riprendere i ritmi di un tempo. Sa che può farcela, ma quest'oggi avrebbe già dovuto affrontare una difficile prova: per poter affrontare Raido e Kouki avrebbe preferito conservare le sue poche energie il più possibile. Sente il cuore contrarsi nel petto al sol pensiero e si ripete che preferisce mille volte la loro rabbia al pensiero che qualcosa di male possa essere accaduto alla sua bambina. Inspira a fondo vedendo la sagoma dell'edificio stagliarsi sotto i suoi occhi, in lontananza. L'ultima volta che è stata lì lei e Raido avevano progettato una vita insieme fra quelle mura. Adesso veniva come ospite probabilmente indesiderato. Quante cose cambiano in meno di un anno... Scaccia il pensiero dalla mente scuotendo il viso e deglutisce a vuoto. E' nervosa e spaventata. L'idea di non trovare nessuno in casa l'atterrisce. Se non fossero stati lì dove sarebbe potuta andare a cercarli? Quali altri indizi avrebbe avuto su cui basarsi? Avrebbe potuto chiedere aiuto a qualcuno? E a chi? Troppe domande alle quali preferisce non dover pensare, non fino a quando non ce ne fosse stato il bisogno. Asia avanza con passo sicuro, a grandi falcate, fino a fermarsi ad una decina di metri dalla casa. Kaori scende dalla sua groppa carezzandole il pelo. <Grazie, amica mia> le sussurra con dolcezza, felice di sapere che, qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe stata al suo fianco a supportarla. Kaori si presenta col viso coperto da un cappuccio nero attaccato al mantello scuro che l'avvolge da capo a piedi. Sotto di questo indossa un pesante kimono blu scuro, semplice ed essenziale, che le è stato donato gentilmente assieme al mantello. Il kimono copre le fasciature che ricoprono gambe e braccia mentre il suo porta kunai e la tasca porta oggetti sono entrambi legati attorno ai di lei fianchi mentre il coprifronte di Konoha è, come sempre legato attorno alla sua gola. Avanza lentamente fino a raggiungere la soglia con Asia al suo fianco, pronta ad aiutarla in qualsiasi momento. Ha il cuore pesante, il fiato bloccato in gola e un brivido a correrle lungo la schiena. Prega tutti gli Dei che siano lì, che stiano bene, che nulla sia accaduto. Stringendo i denti e con questa speranza nel cuore, Kaori leva alta la man destra e lascia cozzare le nocche contro il legno della porta, pronta ad affrontare il suo destino. [chakra: on]

15:46 Raido:
  [Ingresso] Una nuova giornata si affaccia in quel di Kusagakure, una giornata soleggiata e ventosa, le nuvole sono presenti in cielo ma non lo oscurano totalmente, anzi, rendono il tutto più godibile. Il silenzio regna sovrano in questo pomeriggio d'inverno, per le colline non vi è anima viva, non c'è nessuno nei dintorni, tutto quanto è silenzioso e il Jonin si trova all'interno della magione in compagnia di sua figlia, della sua bambina. Ora passa molto più tempo con lei che all'esterno. Per quanto la voglia di vedere Fumiko sia tanta, per quanto voglia vedere la piccola Miho, Kouki ha sofferto tanto e troppo e lasciarla da sola non gli piace. Il Natale si sta avvicinando e deve rendere la casa più festosa, più bella. Indosso, come suo solito, porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. Samehada e Katana sono poste vicino a un muro nella camera da letto, avere quelle armi li con se non serve a molto ma non si sa mai alla fine. Si trova in salotto, seduto sul divano davanti al camino e ha chiesto a Kouki di sedersi li, vicino a lui per passare il pomeriggio insieme. Il braccio destro è allargato, cerca di abbracciare Kouki, di stringerla contro di se e farla sentire bene <Senti..> deve fargli una domanda molto pericolosa, ha deciso di chiedere direttamente a lei altrimenti sarebbe impazzito <C'è qualcosa che vuoi o che desideri ricevere?> esatto, praticamente le sta chiedendo cosa vuole per Natale, alla faccia della sorpresa ma è un papà solo, un maschio e ha esaurito le carte vincenti con l'ultimo regalo che le ha fatto <E poi, stavo pensando, ti va se l'ultimo dell'anno andiamo a cena fuori solo io e te?> passare l'ultimo e il primo giorno dell'anno con la sua bambina, non potrebbe chiedere niente di più bello. Non dimentichiamoci che, vicino al camino, appallottolato, vi è Hebi, il serpente che oramai vive li con loro ma per fortuna è intelligente e parla, non deve insegnargli niente. Bussano alla porta, qualcuno tocca la porta. Volta il capo in quella direzione cercando di vedere e capire meglio <Vado ad aprire> commenta spostandosi e alzandosi dal divano per portarsi in direzione dell'ingresso e, una volta arrivato, andrebbe ad aprire la porta rimanendo un attimo stranito. Davanti a se vi è una tigre e una figura, probabilmente femminile <Ma che...tu...> strizza gli occhi per guardarla meglio, per capire chi sia <Non...tu...> non sa cosa dire e i dubbi stanno arrivando nella mente dell'albino. [Chk on]

15:54 Kouki:
  [Salotto] Finalmente sta lentamente tornando alla normalità, dopo aver dormito a lungo e aver lasciato il proprio corpo in balia delle sue personalità, la piccola Yakushi pare stare riprendendo un proprio equilibrio. Mirako è sempre lì, nella sua testa, e insieme a lei c’è la nuova personalità, Heiko, colei che ha controllato il suo corpo nel periodo in cui era dormiente. L’ha aiutata e ha tenuto a bada Mirako, le è molto riconoscente, e ora si ritrova con una seconda Gemella, ben più simpatica di Mirako fortunatamente. Si trova a casa al momento, alla magione, seduta sul divano in salotto con le gambe incrociate e il piccolo gatto Kuro addormentato accanto a lei. Indossa vestiti comodi e da casa, composti da un paio di pantaloni neri e lunghi fino a poco sotto al ginocchio, sono di un tessuto attillato ma elasticizzato, mentre al di sopra indossa una maglietta azzurra dalle lunghe e morbide maniche. La maglia le cade morbidamente sui fianchi e sembra almeno di una taglia più grande, il che la rende ancor più piccola e gracile di quanto non sia già. A livello del cuore della maglia e fra le scapole, vi è disegnato il simbolo del suo clan Yakushi, mentre al collo indossa il ciondolo del clan Oboro che suo padre le ha donato e dal quale non si separa mai. Pelle pallida e segnata dalle solite cicatrici e bruciature che percorrono ogni suo centimetro risparmiando solo il viso, piedi scalzi, e sotto le piante sono visibili le cicatrici da ustione ormai vecchie. I lunghi capelli neri fin oltre al sedere sono tenuti sciolti, e le ricadono in avanti sulle spalle e sul viso, placidamente, mentre si ritrova con la testa leggermente abbassata a leggere un libro che tiene fra le gambe. Accanto a lui c’è suo padre, che la tiene abbracciata a sé e con cui di tanto in tanto scambia qualche parola, insomma, un bel pomeriggio tranquillo da passare insieme. <Qualcosa che desidero?> distoglie lo sguardo dalla lettura per andare ad osservare il padre in viso, perplessa e dubbiosa. Ci pensa, si sforza, ma cosa mai potrebbe desiderare in un momento che comunque considera già perfetto? <Non saprei… Heiko mi ha detto che mi hai regalato un kit da disegno, mi è piaciuto un sacco.> esclama come per deviare il discorso, con un dolce sorriso che man mano si allarga sul visino pallido. <Non vorrei comunque niente di particolare in realtà, magari un serpente come Hebi, che non sparisca come fanno i miei non appena sciolgo l’innata… con il quale potrei parlare senza il rischio di non poterlo più comprendere una volta smessa l’innata.> si imbroncia leggermente, lei ci vorrebbe davvero parlare coi suoi serpenti, e lo fa, quando attiva l’innata e solo in quel momento acquisisce magicamente la conoscenza della lingua dei serpenti… per poi perderla quando torna normale, come se avesse un problema di memoria. <Ma comunque non desidero nulla di particolare!> scuote la testa, divertita, per poi tornare a leggere e sentire quelle sue parole successive. <L’ultimo… dell’anno? Cos’è?> eh, no, lei proprio è ancora ignorante in tutte quelle cose che per gli altri sono normali, e completamente confusa osserva l’uomo, anche se non le dispiace l’idea di una cena sola con suo padre però. Qualcuno però interrompe il silenzio ambientale andando a bussare alla porta, e suo padre si prodiga per alzarsi e andare ad aprire… dalla sua posizione seduta non riesce a vedere chi sia, ma va ad osservare l padre quando lo sente balbettare quelle parole. <Nh?> chi mai potrebbe essere? [Chakra On]

16:05 Kaori:
 Kaori si sente tremare da capo a piedi non appena distacca la mano dalla porta. Si fa più piccola nel mantello negli strazianti secondi d'attesa che intercorrono fra la sua bussata e il momento in cui, finalmente, la porta si apre. Dentro di lei si fa largo un gran senso di sollievo al pensiero che Raido sembra stare bene, ma non si dà modo di assaporare quella pace perchè subito si fa grande la preoccupazione per Kouki che non ha ancora visto né sentito. Sebbene possa immaginare che stia bene -visto che in caso contrario Raido non sarebbe mai parso così sereno nell'aprire la porta- non potrà tranquillizzarsi fino a quando non l'avrà vista. Inoltre può solo immaginare quanto debba essere apparsa sospetta la sua sparizione dopo sole poche settimane dal suo ultimo ritorno a casa e sa che probabilmente ci saranno non poche domande ad attenderla. Ma tutto questo non ha importanza ora: deve sapere che la sua piccola sta bene. <Raido. Raido ti prego, dimmi che Kouki è con te. Dimmi che sta bene.> la voce di Kaori è venata di una preoccupazione profonda, il suo sguardo si leva al di sotto del cappuccio a cercare -preoccupato- quello dell'Oboro mentre, guidata da un vecchio istinto, andrebbe a sollevar ambo le mani per afferrare i lembi delle larghe maniche del kimono bianco dello spadaccino. <Dimmi che non l'ha presa> Asia, accanto a lei, osserva Raido con i suoi grandi occhi gialli alternando lo sguardo fra lui e la sua padrona muovendo pigramente la coda, pronta a scattare al minimo segnale. Non ringhia, non tira fuori gli artigli né mostra le zanne. Conosce già Raido e sa che non è un nemico. Non fintanto che non dia prova del contrario, almeno. Rimane semplicemente lì, in attesa, al fianco di una Kaori leggermente pallida al di sotto del mantello buio. [chakra: on]

16:18 Raido:
 Le domande vengono fatte ma l'occhio non perde di vista la sua bambina, felice, rilassata, tranquilla. Finalmente tutto sta andando bene, ogni cosa non potrebbe andare meglio e lui stesso sta lottando purchè tutto sia perfetto. Avrebbe voluto passare quella giornata con la sua famiglia al completo, con la Senjuu e la piccola Miho, purtroppo, però, le cose sono andate diversamente. Entrambi si sono fatti del male e hanno sofferto come dei cani e ora si ritrovano in pausa e non sa quanto questa possa durare. Piano piano si sta rassegnando, sta mettendo un punto alla loro storia facendosene una ragione. Niente dura per sempre e lui ne è l'esempio lampante, non riesce a tenere salda una relazione, non riesce a fare niente di buono nella vita, nemmeno evitare che le perone al suo fianco evitino di soffrire. Per adesso deve pensare solo alla sua bambina e farla stare meglio, farle godere queste feste in completa tranquillità <Ah si?> felice che quel Kit sia davvero piaciuto alla bambina, un pensierino per chiederle scusa di tutto quanto, almeno quando glielo ha regalato anche se, le sue richieste sono abbastanza strane. Vuole un serpente come Hebi, un serpente parlante fisso <Quando sarai pronta Hebi starà con te, te lo prometto ma per il momento puoi stare con lui tutto il tempo che vuoi e quando non è qui basta che me lo chiedi e lo richiamo> non si sarebbe fatto problemi "Mi hai pressso per un giocattolo Raido?" sibila in direzione dell'uomo con la sua lingua biforcuta che entra ed esce in continuazione <Andiamo che anche a te piace stare con lei, smettila di fare l'antipatico> risponde con il sorriso in viso, felice, contento, tranquillo soprattutto. Lei non desidera niente ma qualcosa le deve pur prendere. Va a darle un bacio sul campo sorridendo, un piccolo bacetto <La mia bambina> e così sarebbe stato per sempre, niente avrebbe potuto cambiare tutto questo e tutto quello che i due stanno diventando <E' l'ultimo giorno dell'anno, l'ultimo giorno dell'anno 66 D.K., quello che precede il primo dell'anno 67> dice cose ovvie per lui ma forse non per la ragazza <E voglio passare quel giorno con te, magari in un ristorantino a Kusa. Sai, nel primo cerchio ci sono i migliori ristoranti di questo mondo, posso prenotare un tavolo anche adesso> non si sarebbe fatto problemi e avrebbe sfruttato la sua fama per evitare la coda e le file. Si alza per andare ad aprire la porta e ciò che si ritrova davanti è qualcosa che mai si sarebbe aspettato. Una tigre e una figura incappucciata, una figura che sembra riconoscere ma poi ne sente le voce e i suoi pensieri ottengono conferma. Lo sguardo cambia, la rabbia monta nel Jonin e gli occhi si impregnano di odio per quella figura che ha bussato alla sua porta <Tu> il tono è severo, rabbioso, non riesce più a vederla ne a sopportarla dopo quello che ha fatto <Kouki sta bene e di certo non grazie a te> duro anche con le parole ma ora per lei prova tutto il disprezzo di questo mondo per aver fatto soffrire nuovamente la sua bambina <Presa? Tu stai delirando> si lascia prendere il kimono, la lascia avvicinare ma rimane impassibile <Come osi venire qui, alla mia porta dopo quello che hai fatto? Vattene e non farti più vedere> non ha pietà per la ragazza, non più oramai. [Chk on]

16:32 Kouki:
  [Salotto] Annuisce riguardo al kit da disegno, senza problemi, mostrando un dolce sorriso. <Devo ancora finire il ritratto di Kai, spero di vederlo per darglielo.> si ricorda di quel ragazzino quasi suo coetaneo, le piace, è simpatico, ma non si dilunga in spiegazioni o descrizioni, piuttosto ascolta le parole del padre riguardo al serpente. Non può averlo al momento e ciò la porta a gonfiare le guance, ma si risolleva non appena sente nomina Hebi, e soprattutto si lascia sfuggire una piccola risata alle parole della serpe. <Oh, a me piace tanto Hebi, ma ha ragione, non è un animale da compagnia dopo tutto, no?> non può mica permettersi di richiamarlo quando più gli pare e piace, avrà una sua dignità, no? E sorriderebbe verso il serpente, provando a fargli un piccolo sguardo di intesa. <L’ultimo giorno dell’anno, okay, ma perché va festeggiato?> è questo che non capisce, ma non intende lasciarsi sfuggire l’occasione per una serata con suo padre. Annuisce. <Comunque va bene.> non aggiunge altro, gli da il via libera per prenotare pure tutto quello che vuole, non c’è niente che possa disturbare il suo equilibrio ora. In seguito suo padre si alza, lascia il posto e va ad aprire la porta. Non riesce a capire chi sia e lo sguardo si fa perplesso mentre cerca di guardare oltre la porta, non riuscendo a capire bene chi sia ad aver bussato. Il libro viene chiuso delicatamente, preso con ambo le manine e portato accanto a sé, sul divano, ovviamente dalla parte dove non è acciambellato Kuro, quindi lì dove prima vi era seduto il padre. Ma non ha bisogno degli occhi, quando le orecchie riconoscono al volo quella voce. Dovrebbe riuscire a sentirla, è lei, sa a chi appartiene. La piccola si alza, lentamente, lasciando il divano e mantenendo un’espressione incredula. Piccoli passi vengono fatti verso la porta, piccoli ed importanti, mentre con estrema calma andrebbe a palesarti davanti alla porta, dietro a suo padre ma sfalsata in modo da vedere ed essere vista. Si blocca. La prima emozione che le sale in gola è la gioia. È felice, grata, incredibilmente sollevata di sentire la voce di Kaori, di saperla viva, di vederla… eppure subito dopo sale la rabbia. Una profonda e cieca rabbia che le raschia la gola costringendola a chiudersi, creando un magone difficile da buttare giù. I pugni vengono stretti, e lei rimane immobile in piedi, il viso è una maschera neutra, bianca. Subito dopo la rabbia, eccoli… i sensi di colpa. I sensi di colpa per essersi avvicinata in modo definitivo a Fumiko, quei sensi di colpa che si mischiano alla rabbia e alla tristezza, alla sua voglia di urlare e scappare. Ma può farlo, come l’ultima volta, come è appena successo… chi potrebbe mai impedirle di andarsi a rifugiare nuovamente nella propria testa, dormire e lasciare che Heiko si occupi di tutto. Dopo tutto Heiko è brava a gestire le situazioni e i sentimenti, lei non scappa, lei è forte. Potrebbe farlo ancora una volta e fuggire lontana, eppure non può farlo… ha fatto una promessa a suo padre, lo ha fatto con la stretta del mignolino. Non è sola e si deve sforzare di non lasciare solo più suo padre. Torna quella fatidica domanda… sperare che fosse morta, o sperare che fosse viva ma con la consapevolezza di essere stata abbandonata una seconda volta? Cosa fa più male? Kaori è viva, e ne è felice, si sente meglio, sollevata, ogni minima preoccupazione cancellata, ma ora che sa che non è morta, sa che se n’è andata ancora dopo la sua promessa di non abbandonarla più. E allora perché quei sensi di colpa per essersi avvicinata a Fumiko, quando Kaori stessa ha violato per prima le loro promesse? La testa gira, fa male, l’infezione scorre nelle sue vene intaccando la coscienza e la vista, pulsa dolorosamente e con forza, la costringe a chiudere forte gli occhi. Trema completamente, il piccolo corpo attraversato da scosse e tremori. Non sa cosa fare, ma il ‘vattene’? No. Non vuole che venga cacciata. <Papà.> lo richiama, il tono di voce incredibilmente alto ed autoritario, come se stesse riprendendo l’uomo per aver detto quelle cose. Non aggiunge altro, si sente mancare, avverte i sudori freddi e il tremore, ma non crolla, non più. Lo sguardo si sposterebbe ora sulla donna ancora fuori dalla porta, la osserva non sapendo cosa provare, ma sa cosa dire. <Stai bene? Dove sei stata? Perché sei andata via?> il tono si fa più morbido, rotto dalla preoccupazione, dalla tristezza e da una leggera rabbia che non riesce a nascondere anche se vorrebbe. Deve capire, comprendere, sapere. L’ha cercata, ha provato a chiedere persino al suo clan se loro avessero idea di dove fosse, e l’ha aspettata e tanto anche. [Chakra On]

16:47 Kaori:
 E' così immediato il cambiamento nello sguardo di Raido che Kaori può avvertire l'atmosfera appesantirsi in un istante. Può vedere il suo sguardo farsi gelido, la sua voce intrisa di una rabbia e di un odio che non gli aveva mai sentito prima nonostante le liti passate e i precedenti problemi. Quanti mesi erano passati dall'ultima volta che s'erano visti? Le sembra sia passata una eternità... Ma sebbene senta il cuore creparsi al sentire la sua voce rivolgersi a lei con un simile astio, mette da parte quel dolore per pensare alla sua bambina. Al momento è tutto ciò che conta, più di qualsiasi altra cosa. Può sopportare quel dolore, quella paura e quello sguardo accusatore fin quando avrà la certezza che Kouki sta bene. E questa arriva. Raido risponde alle sue domande, le dice che Kouki è a casa e che sta bene e tutto sembra quasi evaporare attorno a Kaori. La ragazza si sente improvvisamente abbastanza leggera da poter galleggiare. Le braccia ricadono inermi lungo i fianchi, un sospiro tremante esce flebile dalle sue labbra privandola di tutta quella tensione che fino a quel momento l'aveva tenuta in piedi. Sente le ginocchia molli come se il motore che l'aveva animata fino a quel momento l'avesse improvvisamente abbandonata. Kouki sta bene. E' a casa. Al sicuro. La sua bambina.. Vacilla per un attimo sul posto, Asia si muove immediatamente per andare a supportarla da dietro col suo muso permettendole di rimanere in piedi, in equilibrio. In quei mesi di convivenza e supporto la tigre ormai aveva ben imparato come fare ad aiutare la sua compagna al minimo segnale di debolezza o cedimento. Le parole di Raido la schiaffeggiano, la puniscono e lei sapeva che sarebbero arrivate se -come sperava, avesse scoperto che nulla era stato fatto a Kouki in quel mentre. A quanto pareva la protezione dell'Oboro era stata abbastanza serrata da impedire a chiunque di tentare il minimo passo falso nei riguardi della bambina. Solo lei era stata così debole e sprovveduta da sbagliare. <Leggi questa. E poi puoi sbattermi la porta in faccia se vorrai> dice Kaori sfilando dalla tasca porta oggetti che ha sotto il mantello una missiva piegata e ripiegata decine di volte, all'apparenza logora e vecchia, decisamente di mesi. <Non l'ho scritta io. Non è una lettera di scuse> chiarisce porgendogliela, così da rendere noto che qualunque cosa ci fosse in quella lettera non era un suo misero tentativo di giustificarsi. Era solo l'incontrovertibile e pura verità. Nel porgere la lettera sta ben attenta a non far scivolare mai via il mantello dalla sua figura. Non vuole mostrare le fasciature sotto i vestiti, non vuole mostrarsi debole o cercare la loro pietà: non è venuta fin lì per cercar perdono, ma per essere certa che loro fossero messi al corrente di quanto accaduto, per riferire quanto successo al fine di proteggere la sua bambina. Anche se non l'avesse perdonata, anche se l'avesse odiata, l'avrebbe protetta comunque. E poi... eccola. La vede. Kouki li raggiunge, poco dietro Raido, bellissima più che mai. Cresciuta. Il tempo passa e la sua bambina sta crescendo. E le sembra di star perdendo sempre più prezioso tempo al suo fianco. Il cuore le si scioglie nel petto e vorrebbe crollare ai suoi piedi per abbracciarla e piangere sulla sua spalla. Ma non può farlo prima di aver dato delle spiegazioni, prima di averli messi in guardia. I suoi sentimenti possono aspettare, può lasciare che venissero infranti ancora un po' fintanto che non avesse prima portato pace a quelli di Kouki. Kaori, quindi, sente quelle domande, avverte il tono morbido ma lievemente duro dell'altra, intuendo quale conflitto interiore doveva star avendo luogo nella sua mente in quel momento. Eppure non può fare a meno di sentirsi così sollevata! Kouki è lì. Viva. Sta bene. Non è ferita, non è in pericolo imminente è... salva. <Sì. Sì, Sto bene> annuisce Kaori con un sorriso commosso, esitante, nascondendo la verità dietro quella pietosa bugia. <E'... complicato> continua poi stringendosi le labbra. Non vorrebbe spaventarla, non vorrebbe dirle la verità, vorrebbe proteggerla da quell'atroce spiegazione. Ma le ha promesso che sarebbe stata sincera con lei. Le ha promesso che non le avrebbe nascosto nulla. E almeno questa promessa non può non mantenerla. <Ma ho promesso che non ti avrei più nascosto niente> dice allora facendosi forza, inspirando a fondo, deglutendo. <Otsuki.> rivela alla fine guardandola negli occhi, stringendo le labbra. <Ho incontrato Otsuki> capitola amaramente, non osando dire di più. Non fin quando non fosse stata certa che Raido non la volesse lontana da quella casa, non fin quando non avesse potuto parlare al riparo da possibili orecchie indiscrete sebbene si trovassero nel bel mezzo del nulla su quella collina. Ma si sa, quattro pareti potevano dare una sensazione di sicurezza anche nelle situazioni più disperate. Sa che Kouki conosce quel nome, glielo ha rivelato lui. Lei non lo aveva mai sentito prima di conoscerlo, non aveva idea dell'esistenza di questa figura prima... Kouki non gliene aveva mai parlato ma sa che quel nome sarebbe bastato a far sì che lei capisse la serietà della situazione. [chakra: on]

17:04 Raido:
 Nuovamente Kai viene tirato in mezzo e l'odio per quel ragazzino ritorna, tutti lo adorano, persino Fumiko ha preferito farsi ospitare nella magione dei Sabaku piuttosto che stare con lei. Le viscere si attorcigliano nel di lui stomaco e sapere che fanno tutti parte della sua organizzazione lo riempie di rabbia ma un giorno avrebbe fatto piazza pulita, quando la Masayoshi avrebbe ingranato, in quel preciso istante, i vecchi membri li avrebbe fatti fuori tutti o, almeno, coloro che non reputa più adatti. Trattiene i propri sentimenti, le proprie emozioni a tutto quello, cerca di restare il più calmo possibile e non farsi prendere dall'agitazione "Certo che non lo sssono, io provengo da una famiglia di nobili rettili" sibila in direzione della ragazzina in risposta a quella domanda "Non vengo chiamato per ssstare con le bambine" il tono è abbastanza offeso, su questo non vi è dubbio. Il Jonin passa lo sguardo prima da Kouki e poi su Hebi, vede la loro intesa <Come volete> ci rinuncia, non vuole proseguire in quella lotta e in quella discussione, ha perso in partenza <Si celebra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo, un modo per auspicare un anno più bello e proficuo> ma alla fine la chunin accetta, dice di se e non vede l'ora di chiamare quel ristorante e passare il suo tempo con la bambina. Certo, passarlo in famiglia sarebbe stato bello ma Kouki merita di passare un po' di tempo con lui, specialmente dopo tutto quello che è successo e dopo tutto quello che ha passato. Ha bisogno di calma e momenti tranquilli e solo lui glieli può dare. Kaori è tornata di nuovo, è venuta addirittura a bussare alla sua porta, ha osato fare tanto con una faccia tosta mai vista prima. La rabbia monta ancor di più nel Jonin, una rabbia così nera da volerla attaccare e per la prima volta si ritrova con il pensiero di voler far del male a una donna. La odia, la odia con tutto se stesso per aver fatto soffrire Kouki, per averla privata nuovamente di una madre. Lui non è un santo ma non l'ha mai abbandonata, non se n'è mai andato ma lei no, lei ha scelto di lasciare tutto quanto, di lasciare loro e di lasciare la bambina. Risponde a quella sua domanda, Kouki sta bene, è viva, è li con lui e nessuno le avrebbe mai fatto del male, nessuno si sarebbe mai avvicinato alla sua bambina, non fin quando ci sarebbe stato lui a proteggerla. Osserva i movimenti della tigre che sorreggono Kaori, probabilmente sta cedendo ma poco gli importa al momento, le preoccupazioni per quella ragazza sono finite, l'amore per quella Hyuga è finito, non sente altro che odio nei suoi confronti. Non fa in tempo a cacciarla che una lettera gli viene porta, un foglietto, un biglietto piegato. Lo prende prima di sentire la voce di Kouki tuonare alle sue spalle. Chiude gli occhi, digrigna i denti da sotto le labbra per poi voltarsi verso la Yakushi <Papà cosa? Questa donna non merita di stare qui, ha perso quel privilegio> le parole sono ancora più dure eppure Kouki domanda, domanda con un po' di rabbia nel tono di voce e ci gode, gode che lei sia arrabbiata con la special. Le risposte alle domande della ragazzina non tardano ad arrivare, rimane a bocca aperta, non crede alle sue orecchie, non ci vuole credere che sia arrivata a tanto e immediatamente va ad aprire quel foglio per leggere ciò che vi è scritto. Una richiesta di aiuto da parte di Kouki. Lo sguardo si porta sulla sua bambina, la scruta e poi un piccola risata fuori esce dalla bocca dell'Oni <Non ti fai nemmeno un po' schifo?> la guarda in viso, guarda Kaori fissandola con rabbia <Tu sai quello che lei ha passato con Otsuki e LO SFRUTTI PER I TUOI SCOPI?> il sigillo inizia a brillare di una luce violacea, quella lettera viene appallottolata a lasciata cadere a terra. Non può lasciare che sua figlia soffra ancora a causa sua, deve fare di tutto per proteggerla <Per colpa tua ha pianto notte e giorno pensando al perchè sua madre l'avesse di nuovo abbandonato e ora TU LA COLPISCI DOVE LE FA PIU' MALE> non riesce a controllare la rabbia, non riesce a trattenersi. Fortuna vuole che Hebi decida di farsi vedere, si fa vedere da tutti quanti, Kaori compresa per poi avvicinarsi alla Hyuga "Hai parlato di Otsssuki?" volta il capo verso il Jonin e nuovamente verso Kaori "Possso leggere quel biglietto?" praticamente le sta dicendo di raccoglierlo e aprirlo perchè lui non ha le mani per farlo "Kouki vieni a calmarlo" sibila in direzione della ragazzina cercando di mettere pace per due minuti almeno. [Chk on]

17:29 Kouki:
  [Salotto] Annuisce alle parole del serpente, convinta e decisa, con un sorriso sulle labbra forse un po’ troppo divertito, e alla fine lei e il serpente hanno la meglio su Raido in quella discussione. Accenna una piccola risata a quella minima e del tutto ininfluente vittoria, e ancora ascolta la spiegazione che le viene data rispetto al nuovo anno. <Oh.> completamente nuovo per lei, ma effettivamente ci vorrebbe un anno migliore di quello appena passato. <Allora festeggeremo.> ammette con un sorriso, andando a leggere per un’ultima volta quel libro prima di abbandonarlo per sempre, e con lui quel divano. Ormai in piedi, ormai davanti alla porta, ormai con lo sguardo fisso sulla donna che ha bussato. La osserva, la guarda, la scruta… è proprio lì davanti a lei, con la sua tigre affianco e non è un sogno. Non sa cosa pensare e cosa provare, ma si limita a guardarla per il momento. È tornata, dopo un lungo, lunghissimo tempo, è tornata proprio quando lei era riuscita a lasciarsela andare alle spalle. Il karma la punisce ancora una volta, il destino si prende gioco della Yakushi continuando a tormentarle la mente e il cuore. L’incredibile coincidenza dei fatti che si susseguono è esilarante e vorrebbe prendere a pugni qualsiasi Kami che gestisca il fato. Osserva quello scambio che avviene tra loro, una missiva viene data all’uomo da parte di Kaori, e la piccola assottiglia lo sguardo, come se volesse leggere da lì, come se volesse carpire ogni minima cosa. Ed infine i loro sguardi si incrociano provocando nella bambina l’ennesimo mix di emozioni. Felicità e rabbia, tutto insieme, tutto che torna per logorarle la mente, mentre Heiko le sussurra dolcemente parole di forza atte a spronarla a resistere, e dall’altra parte Mirako in un’unica assordante risata che si alterna a grida di rabbia e pazzia. Da una parte una la invita alla comprensione, dall’altra viene invitata alla vendetta. Kouki è esattamente nel mezzo, come una gelatina, sballottata a destra e a sinistra nella propria mente. <Qui ci abito anche io, e se io voglio ascoltare le sue motivazioni e il suo perché, ne ho tutto il diritto. Ho bisogno di risposte, ho bisogno di sapere. Io ho sempre bisogno di tutto questo prima di giudicare e sparare sentenze.> il tono è tremendamente serio, e si, sta tenendo testa a suo padre, lo fissa negli occhi con una determinazione che non ammette repliche. Si prenderà la dovuta ramanzina e una eventuale punizione dopo, e l’accetterà, ma al momento è così che agisce. A stento trattiene la rabbia, ma deve cercare di fare appello al proprio autocontrollo. Lei può parlare per se stessa. Sente le prime risposte di Kaori, sta bene, e anche la probabilità che sia stata trattenuta, rapita, ferita gravemente, qualsiasi cosa che poteva essere usata come spiegazione per il suo allontanamento, sfuma. E poi quelle successive, quel ‘è complicato’, che fa montare in lei una rabbia sorda e cieca. Si stringono i pugni, il viso si tramuta in pura rabbia. <Complicato? Al momento ho il diritto di sapere tutto.> sibila, tagliente, ma così come è arrivata, la rabbia svanisce di colpo, il viso si rilassa non appena ascolta che Kaori non intende più nasconderle nulla. Si calma, un impeto di tempesta che viene addomesticato. Infine quel semplice nome, un nome che le fa raggelare il sangue nelle vene, un nome che la blocca sul posto e le fa sgranare gli occhi. Puro terrore, pura consapevolezza. Otsuki. È colpa della Yakushi quindi. Il viso diviene ancora più pallido, le labbra si piegano nervosamente in un piccolo sorriso, ma è più un tic. L’angolo esterno delle labbra che viene sollevato a scatti, come se volesse ridere, ma il suo viso viene distorto dalla paura, dai sensi di colpa, dalla rabbia. La mente vacilla, non sente più ne Heiko, ne Mirako. Solo quel nome, Otsuki. Alla fine si trattava davvero di lui, della sua prima opzione. Le mani stremano strette a pugno, tanto da conficcarsi le unghie nei palmi, nella carne, riducendole al sanguinamento. Eppure non comprende quella reazione da parte del padre, lo vede, la rabbia, l’alone viola di quel sigillo. Non sa cosa fare, non sa cosa fare nemmeno quando Hebi arriva e parla. Calmarlo? Le manine vengono portate alla testa, le dita si stringono forte attorno ai capelli, tirano le ciocche, no, sta ancora barcollando. Gli occhi vengono chiusi, stretti con forza, trattiene il respiro e se potesse esplodere, lo farebbe. <ADESSO BASTA!> un unico urlo, come mai aveva fatto prima, un urlo così forte da ferire le sue stesse corde vocali, da una che è abituata a sussurrare e sibilare. Vorrebbe scappare. Vorrebbe solo scappare. Ma non può. Ancora deve essere lei a tenere in piedi tutto. Di slancio si muoverebbe verso l’uomo e proverebbe ad abbracciarlo, a stringere le proprie braccia contro di lui, a stringere con forza le mani alle sue vesti. Lo abbraccerebbe con tutta la forza che possiede, cercherebbe di fargli sentire la sua vicinanza, la sua forza, il suo affetto. <Basta papà, calmati! Ma non hai ancora capito?> si terrebbe stretta a lui, occhi chiusi mentre trattiene le lacrime, affonda quel suo visino contro le vesti dell’uomo. <Io ho pianto tanto, è vero, e comprendo la tua rabbia per questo, si. Ma arrabbiarti non servirà a nulla, se tu ti arrabbi io ne soffrirei ancora di più. L’unica cosa che voglio adesso è la calma, la ragione, e una sana discussione per risolvere ogni cosa.> continua a stringerlo, il tono soffocato dalle vesti, ma ben udibile, alto, carico di affetto e speranza. Spera che comprenda. <Cerca di controllarti, per favore. Controlla la tua rabbia, tu sei forte, mi hai promesso di esserlo per me, fallo ora. Ti prego.> ma come può lei dire determinate cose, quando sta per esplodere? Si distaccherebbe ora dal padre, per osservarlo, gli occhi hanno ceduto, le lacrime le bagnano il visino. <Non capisci? È stata la mia prima opzione, è la prima cosa che avevo pensato che fosse stata colpa di Otsuki! Per colpa mia!> si indica, con forza si batte un pugno sul petto gracile e sottile. <Lui ha minacciato di fare del male alle persone alle quali tengo, e Kaori era sparita e subito ho pensato a lui!> trema, piange, le mani si afferrano con forza la maglietta azzurra. <Ma hai detto che una kunoichi come lei non si sarebbe mai fatta sopraffare da Otsuki, che se fosse finita in una trappola il suo clan l’avrebbe saputo, si sarebbe mosso. Che Otsuki non si sarebbe messo contro gli Hyuga… e mi era rimasta quindi solo l’opzione che mi avesse abbandonata, quando non è mai successo!> non si potrà mai perdonare per averlo pensato, mai si potrà cancellare quei sensi di colpa per averla odiata. <Ho finito per odiarla quando invece è stata colpa di Otsuki! Per colpa mia!> si porta le mani al viso, cerca di asciugarsi le lacrime, singhiozza, sussulta, trema. E solo ora si rivolge nuovamente a Kaori. <Cosa… cosa è successo con Otsuki? Cosa ti ha detto… cosa ti ha… fatto? Ti ha… ti ha impedito in qualche modo di tornare…?> sono domande importanti per capire se davvero Kaori l’ha abbandonata o se è stata sul serio tutta colpa di Otsuki, e quindi della piccola Yakushi. [Chakra On]

18:03 Kaori:
 Per fortuna Kouki è meno incline a cedere all'istinto e se Raido è intenzionato a respingere ogni possibile attenuante per proteggere la dignità di sua figlia, la Yakushi vuole sapere, vuole capire, cercando di intimare all'uomo di lasciar parlare la Hyuga. Kaori è grata alla figlia -se ancora può chiamarla tale- ma incassa in silenzio le parole di Raido. Incassa senza aprir bocca, non replica, stringe solo i denti e i pugni sotto il mantello mentre pezzo dopo pezzo il suo cuore si sgretola nel petto. E quando quella risata amara e ricca di cinismo arriva Kaori impallidisce, fissandolo incredula, sgranando gli occhi. Le sue parole giungono violente, urlate, portandola ad indietreggiare di un passo appena quando vede il suo sigillo iniziare a scintillare. Il sigillo che non avrebbe mai più dovuto usare, il sigillo che per poco non l'aveva ucciso e che lei aveva dovuto sistemare per salvarlo. <Sapere...?> mormora lei con il viso congestionato dal dolore. <Io non sapevo *niente*!> esclama lei sincera, ferita, fissandolo con espressione distrutta. <Nessuno mi aveva mai parlato di lui. Non avevo mai sentito quel nome prima né sapevo che fosse ancora in circolazione o che avessero avuto contatti recenti!> disse lei tremando, fremendo, non volendo combattere o mostrarsi ostile, non avendo in verità le forze per poter sostenere un combattimento. Non uno lungo, comunque, non contro qualcuno come Raido. Asia inizia a mostrar le fauci acquattandosi pronta a scattare. Kaori le poggia una mano sul pelo cercando di frenarla. Raido l'avrebbe potuta uccidere facilmente in quelle condizioni, forse anche senza armi. <Secondo te come posso aver scoperto il suo nome se nessuno di voi me l'ha mai detto?! Chi altri può avermelo rivelato?> cerca di mettergli l'evidenza sotto gli occhi perchè sa che farlo arrivare da solo alla verità era l'unico modo per calmarlo, per placare quell'accesso di ira che ora brillava e bruciava nel sangue sotto forma di quel chakra nero e velenoso. Kaori si sente pugnalata nel sentire le parole di Raido. Lo immagina. Ne è sicura. Le aveva promesso di non sparire più... prima di sparire. Ma questa volta... questa volta almeno non era stata una sua scelta, non l'aveva voluto lei. Aveva pensato ogni giorno alla sua bambina chiedendosi quando l'avrebbe rivista, quando sarebbe potuta tornare a casa. Era l'unica cosa che avesse in mente e non poteva scriverle perchè impossibilitata persino a muovere le braccia. Quando si era ripresa abbastanza da potersi muovere davvero temeva che i suoi messaggi potessero essere braccati e spiati, che potesse rivelare la sua posizione e condurli direttamente da lei. Doveva avvisarli di persona. <Come puoi...> la sua voce si fa sottile, un soffio incrinato. <...come puoi credere che me lo sia *inventato*?!> L'espressione lascia trasparire chiaramente il dolore per quell'insinuazione, non dopo tutto quello che era successo, non dopo quei mesi d'inferno di cui poteva tenere il conto seguendo i segni lasciati sul suo corpo. Ed allora Kouki grida e il suo urlo è straziante. Kaori la osserva devastata, vede il pallore del suo viso, l'espressione affranta, le lacrime mentre abbraccia con forza il padre cercando di calmarlo e di placare la sua ira. Kaori vorrebbe aiutarla, vorrebbe dire qualcosa per fermare quell'accesso di furia ma la sua voce non può più raggiungerlo. Se un tempo c'era una possibilità che l'altro tenesse ancora a lei, adesso questa era sfumata via senza possibilità di ritorno. Magari mostrargli i segni sul suo corpo di quello scontro avrebbe potuto dargli la prova che non aveva mentito, avrebbe potuto persino farlo sentire soddisfatto e felice di sapere che fosse stata adeguatamente punita per quanto successo, ma non avrebbe mai potuto mostrare una cosa simile alla sua bambina. Non voleva che lei vedesse, non voleva che pensasse di essere la cause di quei marchi... E le parole di Kouki arrivano come balsamo e veleno al tempo stesso alle orecchie di Kaori. Per la prima volta dopo mesi la chiama per nome. Non mamma, ma Kaori. Qualcosa di rompe, qualcosa si spezza dentro di lei e le causa un brivido gelido che le nasce dal fondo dello stomaco per arrivare alla gola in un conato silenzioso. Lo ricaccia indietro, acido, bruciante, trattenendo il dolore. Sente le sue parole, sente quello che lei dice, il modo in cui rivela d'averla odiata. Kaori non si è mai sentita così sola. Forse solo quando Cappuccio Rosso l'aveva rinchiusa in quella cella fuori dal tempo, forse solo quando aveva capito di vivere in un mondo in cui suo padre non sarebbe mai più stato al suo fianco. Adesso, dopotutto stava accadendo più o meno la stessa cosa. Solo che questa volta stava perdendo due persone fra cui sua figlia. La sua bambina. Ed è allora che Kaori lo vede. Un serpentello lungo circa due metri si fa largo fra loro e quello che sibila la porta a fissarlo con gli occhi grandi di stupore e disorientamento, almeno per un lungo attimo. Kaori non sa cosa rispondergli all'inizio ma se quella creatura vive con i due probabilmente vuol dire che essi si fidano del serpente. Raido non avrebbe mai tenuto in casa qualcuno di cui non si fidasse, per quanto adesso lui la odiasse lei poteva ancora dire di conoscerlo. O, almeno, di averlo conosciuto un tempo. <Certo> annuisce alla fine deglutendo, chinandosi -non senza una certa fatica- per raccogliere il foglio ed aprirlo, porgendolo alla creatura di modo tale che potesse leggerlo per poi volgersi nuovamente verso Kouki. <Non è colpa tua Kouki. Voglio che tu lo sappia. Voglio che tu capisca> dice la Hyuga guardandola dritta negli occhi, prima di dire qualsiasi altra cosa. <Qualsiasi cosa dirò, qualsiasi cosa racconterò, voglio che tu sappia che niente di tutto questo è colpa tua. Che tu non c'entri e che la m-...> si blocca mostrando un sorriso tremante, chinandosi sulle ginocchia malferme, Asia a fissarla preoccupata pronta a reggerla col suo muso al minimo segnale di incertezza. <...che non ce l'ho con te. Va bene? Sono stata avventata. Sono stata stupida a partire da sola. E' colpa mia> le dice cercando di renderle chiaro che in nessun modo debba darsi la colpa di niente, che lei non l'avrebbe incolpata mai, che nulla di tutto quello sarebbe mai potuto essere considerato come un suo sbaglio. A quel punto Kaori espira e, rimettendosi eretta, inizia a spiegare. <Ho ricevuto quella lettera una o due settimane dopo che hai lasciato casa mia. Ho letto che avevi bisogno di aiuto, che Raido era in pericolo e sono corsa all'istante assieme ad Asia. Mi avevi detto che avevate in programma di andare ad Oto per cui non mi era sembrato strano leggere che vi trovaste al Bosco della Morte, non ho pensato che potesse essere una trappola> inizia a spiegare lei deglutendo, umettandosi le labbra. <Quando sono arrivata, però, vi ho cercati con il Byakugan ma ovviamente non eravate lì. Qualcun altro c'era. Erano tanti. Una intera squadra. Così ho mandato via Asia e...> Kaori si ferma soppesa le sue parole. Ha promesso di essere sincera con lei ma non per questo doveva farla preoccupare più del dovuto. Doveva calibrare bene ciò che poteva o non poteva dire. <Non sono riuscita a fermarli tutti. Mi hanno colpita e... credo mi abbiano avvelenata. Non riuscivo a muovermi bene, ero lenta e il corpo era pesantissimo. Otsuki a quel punto si è presentato e ha detto che... che ti aveva avvisata.> Kaori inspira, si schiarisce la voce incrinata e quindi cerca di riprendere. <Alla fine lui e i suoi se ne sono andati. Era convinto che sarei morta di lì a breve, non ha voluto darmi il colpo di grazia. Dopotutto non potevo andare lontano in quello stato.. Ma alla fine Asia è tornata indietro e mi ha portata al Villaggio più vicino, nella strada fra Oto e Konoha. Era un villaggio molto piccolo, non c'erano ninja. Contadini e commercianti soltanto> spiega la giovane stringendosi nel mantello, una nuova sferzata di vento a scuotere gli orli del mantello attorno alle sue gambe, il cappuccio, togliendoglielo via, lasciando ondeggiare nel vento i suoi lunghi capelli viola liberando finalmente del tutto il suo viso da quella copertura. Si tenne la gonna del kimono stretta contro le gambe, non voleva che si sollevasse per mostrare le fasciature attorno alla carne. <Ho dovuto guarire senza l'aiuto del chakra. C'era un medico e dei sacerdoti. Mi hanno salvato per un pelo con delle erbe particolari e cure tradizionali piuttosto rudimentali. Ci sono voluti mesi per lasciare il letto, mesi per camminare...> la sua voce si riduce ad un soffio sottile. <...per tornare> [chakra: on]

18:35 Raido:
 E' deciso, devono festeggiare e la felicità non potrebbe che crescere in modo esponenziale, sempre di più e in modo continuo ma non dura molto purtroppo, anzi, dura pochi attimi, attimi distrutti dall'arrivo di Kaori. Non può avere una vita tranquilla, non può avere momenti tranquilli, no, ci deve essere sempre qualcuno pronto a rovinarglieli e adesso quella felicità viene completamente distrutta dalla ragazza e dalla sua presenza. Non vuole che veda Kouki, non vuole che le due si incontrino, deve evitare ogni tipo di sofferenza alla sua bambina, lo deve fare per proteggerla ma lo gelo. Poche e semplici parole bastano a gelargli il sangue per via del modo in cui vengono dette. Quella è anche casa sua, lei abita li e ha tutto il diritto di ascoltarla ma non ci sta, non vuole che quella donna parli, che dica le sue parole, non merita nemmeno questo. Stringe i pugni, li tiene stretti cercando di agire nell'interesse della sua bambina. Vorrebbe fare di tutto e vorrebbe fare di più ma rischiare di far male alla sua bambina, no, non può tollerare di essere il male di sua figlia. Si fa da parte, lascia che le due si guardino e si osservino mentre lui pronuncia delle parole forti, dure, cattive anche ma non può farne a meno, non può evitare che quel suo dire esca fuori. La rabbia che prova è troppa, davvero tanta, talmente tanta da essere impossibile da trattenere tutta all'interno del proprio corpo. Kaori parla, dice la verità ma è impossibile che non sappia niente, è impossibile che lei non sappia di Otsuki e di quello che ha fatto alla povera Kouki. Dubbi su dubbi giungono alla mente del Jonin, dubbi che non vuole, dubbi che non ricerca ma la ragazza glieli instilla senza problemi e la testa gira, gira con violenza. Come ha scoperto quel nome? Come ha fatto a scoprirlo allora? No, deve averlo cercato, ha fatto ricerche su di lui per usarlo a suo piacimento, è l'unica possibilità. Alla fine sbotta e il sigillo si attiva, il potere viene fuori in tutta la sua magnificenza e l'accusa di una cosa orribile, lo fa senza pensare, solo lasciandosi trasportare dagli eventi. Non risponde a quella domanda, ora come ora non la sente, sente soltanto la sua bambina gridare. Un grido acuto che gli mette i brividi portandolo a voltarsi verso di lei e la quale gli arriva addosso abbracciandolo, un abbraccio triste ma pieno di affetto e le sue parole sono un balsamo, lo portano a ricordarsi delle loro promesse, di essere forte, di non lasciarsi trasportare da niente. Piano piano il sigillo si ritira nel corpo, scompare spegnendosi definitivamente. Si abbassa piegando le ginocchia, la mano che carezza il visino di Kouki <Mi dispiace amore mio, scusa> respira in modo pesante, non avrebbe dovuto farlo, si sarebbe dovuto contenere. Ora viene la parte difficile, un qualcosa che hanno già affrontato in passato e che, ora, per colpa di Kaori, torna alla ribalta <Tu non hai colpe, nemmeno di quello che è successo a Fumiko hai colpe, ne abbiamo già parlato> cerca di carezzarle il viso ma quello che dice in seguito lo fanno arrabbiare ancora di più. Kouki continua a darsi le colpe che non ha, continua a odiarsi. In questo momento sta maledicendo Kaori, la sta odiando con tutto se stesso. Il serpente si avvicina e la Hyuga acconsente ad esaudire le sue richieste aprendogli il foglio "Non farci cassso, sssta passsando un periodaccio. Quella Sssenjuu lo ha lasssciato e tutti gli eventi ssstati fino ad ora lo hanno messso a dura prova l'idiota" lo insulta senza problemi ben sapendo che non sarebbe stato toccato <Hebi sta zitto> ma il tono lo è rabbioso, molto rabbioso. Hebi legge la lettera, la legge attentamente per poi esordire "Quesssta è la ssscrittura di Otsssuki" risponde sotto lo sguardo incredulo del Jonin che lo fissa con una strana intensità. La biscia si volta verso di lui, lo guarda negli occhi "Non pensssavi davvero di avere l'esssclusiva sssu di noi? Idiota" e con queste, semplici parole, se ne va nell'altra stanza. Hebi ha un grande potere, riesce a risolvere le situazioni in pochissimo tempo e con una grande calma, per questo è sempre in casa, può sempre tornare utile una bestia del suo calibro. Il racconto di Kaori comincia finalmente e spiega il motivo per cui è sparita, Otsuki l'ha attaccata nello stesso modo in cui ha attaccato Fumiko solo che lei non è riuscita a cavarsela, non completamente. Parla del modo in cui si è salvata e tutto risulta molto bello, interessante o forse è solo ironia quella che la mente del Jonin partorisce? Probabilmente la seconda <Otsuki è fuggito come un codardo adesso, è solo questione di tempo prima che lo trovi> conclude infine l'Oboro, non ha più voglia di parlare con lei, non ha più voglia di dire qualcosa, preferisce rimanere inginocchiato accanto a sua figlia a farle delle carezze. [Chk on]

18:59 Kouki:
  [Ingresso] Non può esserselo inventato, è chiaro come il sole, ed è per questo che non comprende la reazione di suo padre. Non può essersi inventata quell’orribile nome da sola, non può, anche perché lei non aveva mai rivelato nulla riguardo a Otsuki alla Hyuga. E adesso? È tutto perduto, ha distrutto tutto. Ha creduto erroneamente che l’avesse abbandonata, nonostante il suo primo pensiero fosse stato che Otsuki le avesse fatto del male. Non può accettarlo, non può accettarsi per questo. Suo padre si lascia andare alla rabbia e tutto è troppo per la mente della ragazzina, la quale sbotta, in quell’urlo che ha molto di disperato. È come se si stesse strappando il cuore dal petto per metterlo a nudo, uno strappo e un urlo carico di dolore e insofferenza. Ed è un’insofferenza che al momento è causata da entrambi, sia Raido che Kaori. Non li sopporta, non sopporta quello che sta sentendo e non sopporta di non essere considerata, di essere creduta solo una bambina e basta. Ma comprendono entrambi, niente le può essere tenuto nascosto, e ha il diritto di sapere e parlare con Kaori. La rabbia di suo padre, che esplode, ma che lei riesce a calmare, lo sente… e non può che rilassarsi, esserne rincuorata. Raido si calma, si inginocchia e le da quelle dolci carezze. Non può che sentirsi meglio ora che suo padre ha compreso che non si deve comportare in quel modo. Entrambi non le danno colpe, ma lei sa che è così. Per Raido, per Kaori e per Fumiko. Tutto è successo perché lei è andata da Otsuki, perché voleva solo sapere tutto su se stessa. Brucia fa male, e scuote la testa al dire di entrambi. <Sei stata stupida, come Fumiko. Entrambe vi siete lanciate da sole, senza dire niente a nessuno, senza avere conferma di niente.> stringe i pugni e si arrabbia, come si era arrabbiata con Fumiko. <Dovete perdere questo schifosissimo vizio. Tutti quanti.> per questo vuole essere sempre informata, che sia una sua turba mentale, qualcosa senza la quale non può sentirsi tranquilla, è difficile da capire. Ma lei deve sapere tutto. <Ma basta, ho capito, è colpa mia. Io ho scatenato tutto questo, e ancora io, credendo che tu mi avessi abbandonata, dopo che ho aspettato e pianto, ho tradito le nostre promesse. Credevo che tu per prima le avessi infrante… e invece era tutta colpa di Otsuki… dovevo seguire il mio istinto e continuare a crederlo.> non si perdonerà mai di aver infranto la promessa con Kaori, non si perdonerà mai di aver sbagliato a giudicarla, non si perdonerà mai di averla odiata e non si perdonerà mai di essersi così affezionata a Fumiko così tanto da rompere quella promessa e chiamarla mamma. Si porta le mani ancora una volta alla testa, si scosta da suo padre, si allontana da entrambi mentre ascolta la verità di Kaori, la sua storia, quello che è successo. Chiude gli occhi, li stringe, si tira e si strappa i capelli. E urla, urla a gran voce ancora e ancora, la bocca spalancata e la voce rotta dalla sofferenza e dalla rabbia. Kaori soffriva e lei credeva che l’avesse abbandonata. Kaori soffriva e lei erroneamente si buttava tra le braccia di un’altra donna! Non riesce a trovare pace con se stessa e urla, piegandosi su se stesse, tenendosi la testa, tirandosi i capelli. <Lo ammazziamo! Non mi importa della cura, lo ammazziamo! Fosse l’ultima cosa che faccio da essere umano!> grida, sputa quel suo veleno con la voce rotta da due diverse intonazioni, lei e Mirako, pronunciano quel loro odio verso Otsuki. Barcolla, non sta ferma, si agita. <Mi dispiace se ti ho odiata! Mi dispiace se ho pensato che tu avessi tradito la nostra promessa! Mi dispiace di averla infranta io invece!> ha aspettato così tanto, è stata combattuta, dilaniata, ha pianto, è stata corrosa dai sensi di colpa, e alla fine si è avvicinata a Fumiko. E nel momento in cui l’ha fatto, ecco tornare Kaori. <E’ palese che qualcuno tra i Kami mi odi.> sibila, rantola, quasi senza voce, ormai per una persona come lei, abituata ad un tono di voce basso, l’aver urlato così tanto l’ha portata al dolore fisico e ad una voce bassa e graffiante. Si allontana da entrambi e si accuccia contro un muro, senza togliere le proprie mani dal capo, occhi chiusi, respiro affannoso, silenzio ora. Silenzio, perché sta via via scivolando nel suo mondo perfetto ed oscuro. È stanca e non riesce a sopportarsi. [Chakra On]

19:23 Kaori:
 Kouki riesce per fortuna a calmare la situazione. L'oscuro potere di Raido si ritira, il sigillo si placa e lui torna alla normalità seppur non tranquillo. Coccola la bambina, la stringe, la carezza, in un modo che Kaori sente le sia precluso al momento. Una serie di sfortunati eventi hanno portato la ragazza a perdere molte cose, molti diritti nei riguardi della bambina e sebbene vorrebbe con tutto il cuore poterla riabbracciare, non osa muovere un muscolo temendo di incrinare ancor di più la situazione già di per sé delicata. Raido non la degna più di uno sguardo, non le dona la minima attenzione, portandola quindi ad accettare che in qualche modo non c'è spazio per lei lì. Non più. Ma non è del permesso di lui che ha bisogno per avvicinarsi alla sua bambina. Solamente Kouki potrà decidere se la rivorrà mai al proprio fianco oppure no. Se non l'avesse voluta per via delle ultime delusioni da parte sua, non si sarebbe mai riavvicinata a lei. Avrebbe vegliato sulla sua piccola da lontano senza farsi vedere. Ma se c'era una minima possibilità che la Yakushi l'avrebbe rivoluta con sé, Kaori non avrebbe esitato a donarle nuovamente il suo cuore. Ciò che tuttavia la sconvolge, in quel momento, è quanto viene detto dal serpente con quel tono sprezzante e sicuro di sé che ben poche persone potrebbero vantare di aver usato nei riguardi dell'Oboro. E quello che dice porta la Hyuga a sgranare gli occhi, sorpresa. La Senjuu l'ha lasciato. Fumiko. La ragazza con la quale era stata sostituita nella sua vita, la ragazza che aveva detto di amare, sua... Il pensiero la travolge come una ondata. Non avrebbe dovuto importarle, non in quel momento, non quando era stato reso chiaro che fra loro era finita. Eppure... eppure quella rivelazione ha la forza di un uragano, è come uno schiaffo in pieno volto. E, in qualche modo, la porta persino a chiedersi come lui stia. Come abbia potuto prendere la cosa, nonostante tutto. Si sente stupida, si sente patetica, ma è quello che prova. E' quello che sente. Stringe i denti trattenendo ogni cosa, limitandosi ad osservare il serpente che, dal canto suo, dà conferma a tutti dell'autenticità delle parole della ragazza per poi andarsene e lasciarli da soli. Kaori a quel punto non sa bene cosa fare. A quanto pare tutti sapevano di Otsuki e di cosa volesse tranne lei. Lei l'aveva scoperto nel peggiore dei modi e non aveva comunque un quadro chiaro della situazione perchè aveva ben pochi ricordi di quel giorno. Era tutto molto confuso, aveva sprazzi nitidi di memorie a confondersi con immagini sfocate e suoni distorti, come se vi fosse un vetro opaco a precluderle l'accesso ad alcune memorie di quel giorno. Ricordava poco e quel che ricordava l'aveva detto ai due. Il resto è un mormorio indistinto, un discorso confuso e sconnesso, parole che non avevano significato per lei. Ricordava il dolore, ricordava la paura e il terrore di sapere Kouki in pericolo e poi l'oblio. Kouki parla ed ogni volta che pronuncia il nome della Senju Kaori si sente morire dentro. Aveva accettato che Raido l'amasse, che le appartenesse, ma sentirla chiamare così tanto anche dalla bambina la dilania in modo nuovo e straordinariamente doloroso. Non può fargliene una colpa, lei è stata al suo fianco mentre Kaori non c'era. Di nuovo. Ma ciò non toglie che fa comunque incredibilmente male. <Mi dispiace> ha solo la forza di mormorare la Hyuga alla bambina, stringendo i pugni al di sotto del mantello, tentando di rimanere calma e forte. Deve farlo per lei che è così visibilmente scossa e ferita e spaventata. <Ma quando ho letto che eri in pericolo non ho più pensato... non potevo rischiare che voi...> scuse stupide, inutili, ma sincere. Neppure per un istante ha pensato di avere il tempo di poter fare qualsiasi altra cosa che non fosse precipitarsi lì. Non aveva minimamente pensato di prendere precauzioni, minimamente pensato che potesse essere una trappola. Che kunoichi stupida che è! Sprovveduta ed ingenua e debole. Una totale vergogna. E Kouki continua ad incolparsi, si accusa, si critica e Kaori scuote il capo, la guarda addolorata, vorrebbe stringerla a sé. <No! No, no, no non è così> dice muovendo un solo passo avanti, le mani ferme a mezz'aria come ad aver timore di toccarla, come se l'altra potesse scacciare via le sue mani nonostante fosse l'unica a non mostrare vero e proprio astio nei suoi riguardi. <Kouki guardami. Ascoltami> le dice cercando di raccimolare tutta la sicurezza e la forza che ha. <Neppure per un istante ho pensato che fosse colpa tua, è chiaro? Sai cosa ho pensato quando ho capito cos'era successo?> le chiede inginocchiandosi, guardandola dritto negli occhi, ignorando il dolore alle gambe deboli, la stanchezza del lungo viaggio. <Sono stata contenta. Perchè tu e papà non eravate lì. Perchè non eravate in pericolo. Eravate al sicuro e andava bene così. Non ho mai pensato che fosse colpa tua. Avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto essere più attenta. Più forte. Ma mi hanno battuta> cerca di rincuorarla, cerca di mostrarle come non sia minimamente arrabbiata con lei. <Lo so che non avresti mai voluto che una cosa simile accadesse. Lo so che non vorresti fare del male a nessuno. Non è colpa tua. Non. È. Colpa. Tua.> le ripete cercando di suonare il più autoritaria e sicura possibile, lo sguardo sicuro e convinto, la voce a farsi improvvisamente ferma, nascondendo ogni traccia di tremito. Ma Kouki è fuori di sé e urla e grida e si strappa i capelli e Kaori sente il cuore spezzarsi nel suo petto nel sentirla gridare e strillare a quel modo. Non sa di cosa sta parlando, non sa cosa sta succedendo e non le sembra il momento migliore per chiedere spiegazioni. <Kouki! Kouki ti prego, per favore, non farlo...> le direbbe con voce sottile, sconvolta, tentando di allungare verso di lei le mani per fermarla, per impedirle di tirarsi i capelli, se nessuno dei due gliel'avesse impedito. Nel farlo il mantello si aprirebbe appena e da sotto l'ampia manica nel kimono blu un lembo di fasciature farebbe capolino dai suoi polsi. Kouki si scusa, grida, barcolla, e Kaori tenta di sorriderle debolmente, gli occhi lucidi a riempirsi di lacrime. <Non importa. Non fa niente, va bene. Non potevi saperlo, non sono arrabbiata> tenta di rassicurarla sentendo gli occhi pizzicare, il cuore dolere. Teme l'idea di chiedersi quale promessa Kouki possa aver infranto. Teme l'idea di scoprire di averla perduta per sempre per un'altra persona. <Va bene se tu sei arrabbiata, è giusto. Posso accettarlo. Ma non esserlo con te stessa perchè non lo meriti. Non hai fatto niente. Ti prego Kouki... ti prego> Fermati. Non odiarti. Lascia che ti voglia bene una volta ancora, pensa Kaori non osando dirlo ad alta voce. E poi lei si allontana, si accuccia contro un muro e Kaori vorrebbe raggiungerla e stringerla a sé. Vorrebbe, ma teme l'idea di farlo. Teme di non averne più il diritto. E così si ritrova a guardare Raido con sguardo buio, arrendevole, come per dirgli silenziosamente che era più giusto che fosse lui ad andare da lei, lui che era suo padre, che lo era sempre stato e non aveva mai smesso di esserlo. Stringe le mani fino a sentire dolore alle dita, fino a graffiarsi, trattenendo l'istinto di correre da lei. Ha sbagliato così tanto fino a quel momento, l'ha ferita così tanto che non sopporterebbe l'idea di ferirla una volta ancora. [chakra: on]

Pausa pappa

21:21 Raido:
 Kaori ha rovinato tutto quanto, Kouki si è ripresa, ci ha messo tanto tempo, davvero tantissimo e con poche e semplici parole, la Hyuga è riuscita a ributtarla nello sconforto più totale. Sta odiando quella donna come non mai, la sta odiando per tutto questo. Forse non più per l'essere sparita ma per l'essere ricomparsa e aver gettato tutto quanto alle ortiche, la sua piccolina è nuovamente a pezzi. Questa volta può fare ben poco per aiutarla, lui è li, in mezzo alla discussione tra madre e figlia e non ha alcun potere, non sa cosa fare e come muoversi. Riesce a farlo calmare, a fargli ritrovare la lucidità grazie ai suoi gesti, alle sue parole e ora sente dolore al collo, sente un male che non fa altro che aumentare nel suo corpo. Ha ragione, sia lei che Fumiko sono state stupide a non prendere accorgimenti eppure è un vizio che ha anche lui, lo ha persino lui in tutti i suoi difetti. L'aria diviene completamente negativa, non c'è più felicità e nuovamente la ragazzina torna a darsi la colpa di tutto quanto, torna a incolparsi con Kaori che, invece, tenta di farle cambiare idea. Proprio in quel momento ricompare Hebi, in quel momento di rabbia dove la ragazzina è intenta a strapparsi i capelli ma prima che possa effettivamente farlo un colpo di coda le arriva al braccio, un colpo abbastanza potente per attirare la sua attenzione e farle anche del male "E pensssare che ti credevo il membro intelligente di quesssta famiglia" sibila velenoso verso di lei ma si sa, ogni cosa che fa Hebi ha un preciso scopo e le sue parole, per quanto cattive, sono dette senza peli sulla lingua, dice ciò che pensa "Non sssono ssstupido e ho capito la sssituazione. Dimmi Kouki, perchè Fumiko ne è ussscita illesssa mentre lei no? Gli eventi che hanno portato a tutto quesssto non ti hanno insssegnato niente? Al posssto di darti le colpe prova ssstare zitta, a ressspirare e a pensssare" violento con le parole ma è l'unico modo che ha per mettere pace nuovamente "Fumiko era la donna di tuo padre e tu sssai che qualcuno voleva arrivare a lui, per quesssto è sssopravvisssuta, lei non è mai ssstata negli obiettivi di Otsssuki e nemmeno quesssta Hyuga lo era" si prende una piccolissima pausa prima di riprendere il suo discorso che si rivela piuttosto lungo "L'ha attaccata con tutto quello che aveva ma non sssolo per far sssoffrire te, no, tu eri il meno ma per colpire lui" indicando proprio il Jonin "L'uomo che c'è dietro a tutto quesssto voleva colpire lui e l'unico modo per farlo era togliergli tutto, te compresssa e adessso dimmi, perchè ssstai facendo il sssuo gioco quando voleva che tu arrivasssi a quesssto?" insomma, una mente lucida riesce sempre a parlare e a dire le cose come stanno. Hebi salva la situazione, forse, ancora una volta, riesce a rendere le cose più facili "Non sssei un'idiota come Raido, non diventarlo" un ultimo sibilo da parte del serpente prima di andarsene "E adessso gridate di meno, voglio dormire" e ora pure dare ordini, che faccia tosta. Kouki, però, prende la sua decisione, vuole ammazzarla, vuole distruggerlo e un sorrisetto sarcastico si forma sul volto del Jonin nel sentirla parlare in questo modo ma prova dolore, tanto, tantissimo dolore per la sua bambina per questa faccenda e deve riuscire a sistemare le cose. Lascia che si avvicini al muro per poi, dopo aver guardato Kaori, avvicinarsi lui stesso. Si inginocchia, si mette alla sua altezza <Amore, ci sono io qui con te. Prima mi hai aiutato, hai fatto cessare quel male e adesso te lo chiedo io, hai promesso di essere forte insieme a me, sii forte con me amore mio, resta con me, non sei sola, affrontiamo questa cosa insieme, noi due, nessun altro> cerca di carezzarle il viso, di darle una piccola carezza per farla riprendere e sorride mentre lo fa, un piccolo ma dolce sorriso si forma sul volto del Jonin. Cerca di avvicinare le labbra alla di lei fronte per lasciarle un bacio, farle vedere che lui è davvero li con lei <Kaori, entra e chiudi la porta, devo parlarti in privato dopo> non l'avrebbe lasciata dormire in quella casa, non l'avrebbe ospitata ma deve assolutamente parlarle, ha visto qualcosa di cui discutere e non solo. [Chk on]

21:33 Kouki:
  [Ingresso] E’ così debole ora, così fragile e mentalmente indifesa. La sua psiche non è mai stata forte, soprattutto in questo periodo, soprattutto ora che si è appena svegliata da un sonno autoimposto. Ogni piccola cosa è un’incrinatura nella sua mente, un dolore così forte che viene portato in circolo ancora di più dall’infezione che l’affligge. Si sente come una bambola di porcellana che lentamente si spezza rischiando di frantumarsi del tutto. Cosa dovrebbe fare ora? Sa che Kaori non ha colpa, sa che lo ha fatto perché voleva solo proteggerla, così come ha fatto Raido, così come ha fatto Fumiko. Come può incolparla per essere sparita quando non è stata colpa sua? La donna si abbassa, cerca di guardare la ragazzina negli occhi e ci riesce, la fissa, ma è difficile dire se la stia realmente guardando. Quelle parole vengono ripetute ancora una volta, non è colpa sua, non è colpa sua. Ma sono ben altri i sensi di colpa che si sente addosso, che le dilaniano l’anima. Non è colpa tua, rimbomba nella sua testa, ma la ragazzina esplode, urla, si tira i capelli, perde quel contatto visivo senza dare nessuna idea se abbia recepito o meno quelle parole. La chiama più volte, le dice che non è arrabbiata, ma questo non la placa. Poi un colpo, violento al proprio braccio, come una frusta, e le parole di Hebi. Lo fissa con lo sguardo, assottigliato e gelido per quello che ha fatto e per quello che sta dicendo. Per quanto adori quel serpente, ora si sta solo intromettendo, le è di impiccio. Rabbia, odio, veleno, sensi di colpa, tutto turbina nella sua testa e vorrebbe solo far star zitto quel serpente, stritolarlo con le sue mani, ma si rende conto, presto o tardi, che dice parole giuste, vere. In silenzio lo sguardo cambia, si fissa su di lui, anche se pare vuota. Non è colpa su quello che è successo alle persone a lei care. È vero, voleva colpire Raido. Consapevolezza. Ma ha altri sensi di colpa, ben più forti e riguardano Kaori, sono quei sensi di colpa che la stanno facendo impazzire. Annuisce solo a quel serpente, per poi rannicchiarsi comunque contro il muro. Ascolta Raido, suo padre, lo ascolta per davvero eppure si rivolge a Kaori ancora una volta. <Tu eri sparita. Io credevo che avessi distrutto la promessa di non abbandonarmi mai più. E intanto è cresciuto l’affetto per Fumiko. Pensavo mi avessi lasciata per sempre, ho aspettato, mi sono fatta del male e alla fine ti ho lasciato indietro odiandoti e chiamando mamma Fumiko.> esplode il dolore, internamente, mentre l’espressione rimane spenta e fissa, ma la rabbia esplode in altro modo, ovvero graffiandosi il viso con forza, segnandosi per quella colpa. <Ho finito per volerle bene e ho infranto la promessa che mai l’avrei chiamata mamma!> è stata così stupida, se solo avesse aspettato ancora un po’, ha commesso lo stesso errore di suo padre, e ora tenendosi la testa e tirandosi i capelli, tocca anche alla propria nuca. Con forza inizierebbe a tirare testate al muro contro il quale si è rannicchiata, piange e sbatterebbe con forza il capo contro la parete. Cosa può fare ora? Kaori la odierà e non vorrà mai più vederla. E allo stesso tempo non può e non sente di potersi rimangiare quello che sente anche per Fumiko. È in trappola, si è scavata la fossa da sola. Non le importa cosa i suoi genitori possano dirle ora, non importa, nessuno potrà mai levarle di dosso quel profondo odio che prova verso se stessa in questo momento. Continuerebbe a colpire il muro con la propria nuca, gli occhi aperti e persi nel vuoto davanti a sé, ricolmi di lacrime le quali continuano a scivolarle lungo il viso segnato da quei graffi profondi. <Mi spiace, papà, non ci riesco.> mugugna, la voce strozzata in gola, rantolante. [Chakra On]

22:04 Kaori:
 In quel caos di urla e grida una voce riesce a zittire tutti quanti ergendosi serpentina al di sopra dell'improvviso silenzio calato nella stanza. Il rettile di poco prima ritorna nella stanza e quando parla si rivolge direttamente a Kouki con quello che quasi pare malcelato rispetto. Kaori non ha idea di chi sia ma se l'animale può parlare probabilmente non è una creatura qualunque. Sapeva che Raido aveva dei rapporti in qualche modo in sospeso con i serpenti e le relative evocazioni: possibile che fosse uno di quelli? Aveva senso ma non ne era certa. Non era neppure il momento di far domande di quel tipo, poi, perciò si limitò ad ascoltare ritrovandosi ora confusa e a non capire la situazione. A Kaori mancano vari pezzi per comporre il puzzle che è questa assurda situazione e perciò eccola che si ritrova ad osservare il serpente aggrottando appena le sopracciglia. <Perchè Raido?> domanda alla creatura con fare confuso. <Pensavo che quell'uomo stesse mirando a lei. Non capisco> ammetterebbe lei con un mezzo sospiro, per poi deglutire. <E comunque se voleva ferire lui non ero la persona giusta a cui mirare> rivela con amara consapevolezza nella voce per poi ritrovarsi a vederlo finire di parlare con Kouki e andarsene così come se n'era venuto. Rimangono solo loro tre nella stanza e Kouki rimane accasciata verso il muro. Raido prova a confortarla ma le sue parole non servono. Kouki è terribilmente scossa e Kaori può vedere il dolore irradiarsi da lei in ondate dense e potenti. Si sente inutile, incapace di fare qualsiasi cosa e terribilmente stanca. Il suo corpo pesa come un macigno, è in viaggio da tutto il giorno e ormai la notte sta calando attorno a loro. E' terribilmente a pezzi ma deve resistere. Dev'essere forte perchè Kouki in questo momento non ce la fa ad esserlo da sola e lei deve esserlo per entrambe. Glielo deve. Così, quando Raido la invita ad entrare, la Hyuga si rivolge ad Asia sorridendole con affetto. <Aspettami qui, Asia. Torno presto okay?> le dice carezzandole il pelo, vedendola accucciarsi fuori la porta come una statua guardiana. E dunque entra in casa chiudendosi la porta alle spalle come le è stato richiesto. Ed è allora che le parole di Kouki arrivano forti, travolgenti, dolorose. Quello che dice le apre una voragine nel petto, un dolore sordo e lancinante alla quale non era preparata. Fa male, ma mai come vedere le sue manine andare a graffiarsi, a colpirsi. Il corpo agisce prima della ragione ed in meno di un attimo Kaori la raggiungerebbe chinandosi dinnanzi a lei per tentare di avvolgerla fra le sue braccia nonostante le mani del padre attorno a lei. Tenterebbe goffamente di cingerla, di poggiare il di lei viso contro il proprio petto per cullarla e farle sentire che lei è lì con lei nonostante tutto. <Non fa niente. Non fa niente. Non fa niente> le ripete con voce bassa, morbida, tentando di nascondere con la dolcezza il dolore e la paura. Fa male. Fa male al punto da toglierle il respiro, ma non può darlo a vedere. Non può mostrarlo. Non può pensare al suo dolore adesso. Non quando Kouki era lì, tremante ed in lacrime sotto i suoi occhi. <Non sono arrabbiata. Lei... ci è stata al posto mio. Lei ti è stata vicino come avrei dovuto fare io. Io non c'ero.> le dice con tenerezza tentando di guardarla ora negli occhi e di carezzare il suo viso. Tenterebbe di carezzarla con fare dolce, tenero, scostando i capelli dal suo viso, asciugando le lacrime con delicatezza, abbozzando il sorriso più dolce che le riesce nonostante il velo di lacrime che le è salito agli occhi. <Va bene se le vuoi bene. E' giusto così. Le sono grata per esserci stata al posto mio... perchè non ti ha lasciata sola. E nemmeno papà.> continua tenendo con fatica il sorriso sulle labbra, tremando appena. <Adesso va tutto bene. Sto bene, sono qui e ora conosco la situazione. Saprò che la prossima volta se dovesse succedere qualcosa del genere cercherò prima di assicurarmi che voi state bene prima di fare qualsiasi altra cosa e.. e... va bene se sei affezionata a più persone. Volere bene ad una non deve escludere un'altra. Okay?> le dice ancora cercando ancora di carezzarla se solo le fosse stato davvero concesso di avvicinarsi a lei. <Quindi ascoltami. Adesso cerca di respirare... cerca di trovare un po' di calma. Tutto andrà bene adesso. Io ti capisco e non sono affatto arrabbiata con te. Davvero. Anzi, grazie per avermi detto la verità anche se dev'essere stato difficile> le dice cercando di sorridere, cercando di carezzarle il capo con dolcezza. Vorrebbe poterla mettere a dormire, vorrebbe poterla lasciare riposare dopo le forti emozioni di quella discussione, vorrebbe poterle donare un po' di pace ma non sa se le sue parole possano davvero riuscire a raggiungerla oppure no. [chakra: on]

22:17 Raido:
 Il serpente sembra calmare la situazione, almeno per quanto riguarda la faccenda di Otsuki ma con Kaori, con lei tutto è diverso. Si avvicina alla sua bambina, le si avvicina provando a parlarle eppure la sua mente ora tutta quanta sulla Hyuga, tutta su di lei. Lacrime vengono fatte scivolare, urla escono e il dolore è più vivo che mai nel corpo e nel cuore della ragazzina, un dolore che non avrebbe mai più dovuto riprovare. Kaori non capisce la situazione ed è giusto così; un giorno, forse, le avrebbe spiegato come stanno le cose ma non è questo il giorno ne il momento. La porta si chiude e la ragazza entra dentro ma la Yakushi fa qualcosa che non deve fare e prima che possa impedirlo, Kaori corre andando ad abbracciarla. Si alza facendosi da parte e ascoltando le parole prima di Kouki e poi quelle in risposte della Hyuga. Sta male anche lui nel vedere la propria bambina in quello stato, sta malissimo e vorrebbe fare qualcosa ma cosa? Non lo sa. Sta odiando Kaori con tutto se stesso, letteralmente ma non deve darlo a vedere, non lo deve fare per il bene di sua figlia. Si avvicina nuovamente a lei, si inginocchia davanti alla ragazza cercando di carezzare il visino della bambina <Hotsuma non è mio padre ma lo considero come tale dopo essersi preso cura di me, dopo che mi ha istruito e questo non vuol dire che io abbia dimenticato il mio papà. Lui è sempre con me, nel mio cuore solo che la situazione si è evoluta e ho finito per vedere un'altra figura paterna ma voglio bene ad entrambi e non potrei scegliere tra loro> prende un profondo respiro, un respiro pesante perchè non vorrebbe dire quelle frasi ma deve <Kaori ti sta dicendo questo> prende una piccola pausa prima di continuare <Tu vuoi bene a lei e vuoi bene a Fumiko, ami entrambi e non devi scegliere. Voler bene a due persone come una mamma non è un peccato, anzi, entrambi non potranno che essere felici per questo. Kaori ti ama, Fumiko ti ami e tu ami loro. Non hai infranto nessuna promessa. Non cedere Kouki, resta con me e rimani con loro. La presenza di una delle due non scaccia l'altra, ti rende solo più completa perchè adesso ha con te tutte le persone che ti amano, non manca nessuna> cerca di farla rimanere li con loro, cerca di farla riprendere <Non lasciarmi Kouki> la guarda, quasi con fare di supplica ma non può stare senza la sua bambina, non può vivere senza la sua piccolina. Non sa più cosa dire ne cosa fare, non ha idea di come comportarsi ancora <Andiamo in camera tua, ti leggo un libro e proviamo a dormire e magari domani parleremo con più calma, va bene?> una proposta che fa alla bambina allargando le braccia per farla venire da se, farla arrivare. Vuole risolvere questa situazione nel migliore dei modi per il bene di tutti quanti. [END]

22:27 Kouki:
  [Ingresso] È immersa nel suo dolore, nelle sue paure. Doveva dire quelle parole, doveva dire quella verità, perché era troppo dolorosa per essere trattenuta, ben sapendo del profondo dispiacere che ha provocato a Kaori. Una cosa è certa, ci vorrà un bel po’ prima che possa tornare ad essere normale sia con Kaori che con Fumiko, ora. La Hyuga si avvicina, lei rimane accucciata contro la parete, a tormentarsi, ferirsi, cercare di colpire la nuca contro il muro. Vuole solo chiudere gli occhi e non pensare più, tutto quello che aveva da dire lo ha detto. Le parole di Kaori, però, giungono come un dolce suono alle sue orecchie, che lentamente sembrano calmare la ragazzina. Non è arrabbiata, l’abbraccia, la stringe a se… sente di non essere odiata da lei per quello che le ha appena rivelato e questo le è di sicuro di molto aiuto. Si ferma dal farsi del male e oltre alle parole di Kaori, si aggiungono anche quelle di Raido. Parole che le sollevano un gravoso ed enorme macigno dal cuore. I senti di colpa si affievoliscono, si fanno sempre più sottili e leggeri… e alla fine la Yakushi arriva ad accennare un piccolo, stanco ma dolce sorriso verso entrambi. <Voglio bene a tutti.> sussurra appena, può davvero avere due mamme? Può davvero considerarle entrambe come tali? Potrebbe essere qualcosa che la renderebbe più che felice, una soluzione che la completerebbe. Circondata da persone che ama e che la amano. Gli occhi si fanno stanchi, il dolore alla testa sembra attenuarsi, sospira. <Non me ne vado, resto qui.> mormora, decisamente più rilassata, sta meglio grazie a loro due ed è ben visibile la cosa. Annuisce alla proposta di suo padre, ma prima di alzarsi e andare in camera, si accoccolerebbe ancora un po’ tra le braccia di Kaori, sua madre, si stringerebbe a lei, la testa contro il suo petto, una stretta forte tanto da farle capire che le vuole bene, che la ama. Ha compreso che non l’ha abbandonata per davvero, e cerca di dimostrarle che vuole ancora che faccia parte della sua vita. Non ci altro in seguito, si alzerebbe lentamente e barcollando si dirigerebbe verso la propria stanza… ma se le fosse possibile cercare e trovare la figura di Hebi, lo ringrazierebbe con un piccolo cenno del capo. <Grazie.> un sussurro, un sibilo verso di lui, quindi continuerebbe la sua strada fino alla propria stanza, si darebbe una sistemata, si metterebbe il pigiama, e quindi via, dritta sotto le coperte. Un sospiro, tutte quante sospirano, persino Mirako. <Forse potrà andare bene… Si.> un ultimo mormorio mentre mantiene lo sguardo fisso verso il soffitto. [Chakra On][END]

22:43 Kaori:
 Le permettono di stringerla. Le permettono di abbracciarla. Kaori la tiene stretta a se lasciando che Kouki possa sentire l'affetto e l'amore della Hyuga nei suoi riguardi, nei suoi confronti. Lascia che lei possa sentire come la ragazza non sia arrabbiata, come l'unica cosa a ferirla è il semplice sapere di aver ferito involontariamente la sua bambina. Questa è l'unica cosa che le fa del male, l'unica cosa che la tormenta e la ferisce. Raido si contiene. Rimane accanto a loro, carezza Kouki assieme a Kaori cercando di alleviare il suo dolore, cercando di rassicurarla e di aiutarla a superare quel brutto momento. La Hyuga è tesa, al suo fianco. Conosce l'Oboro bene abbastanza da sapere che è ancora furioso, che se in questo momento appare calmo è solo per non turbare ulteriormente la piccola Yakushi. Sa che ha bisogno di tempo per assimilare, per capire e metabolizzare le notizie. Sa che la sua rabbia divampa in fretta e si spegne molto lentamente. Questo la porta a sentirsi come in piedi sui carboni ardenti in quella camera, protetta solamente dalla presenza di Kouki fra le sue braccia. Ma può sopportare quella tensione fintanto che vede il viso della piccola rilassarsi sensibilmente. Le loro parole hanno effetto, i loro sforzi congiunti la calmano e lei smette pian piano di piangere, placando il dolore. Le sue parole portano Kaori ad annuire appena col capo, in un cenno d'assenso. Per quanto faccia male sapere di che quell'altra donna sia divenuta per la Yakushi importante come e forse più di lei, non può far altro che accettare la situazione. Accettare che la sua bambina abbia ritrovato in lei l'affetto che Kaori non ha potuto darle in troppo tempo. Accettare che non sarebbe stata la sola a pettinarle i capelli, a insegnarle a cucinare o cucinare. Non sarebbe stata la sola alla quale avrebbe potuto chiedere consiglio o aiuto, ma va bene così. Fintanto che lei sta bene e che è felice, può accettare ogni cosa. E la accoglie contro il proprio petto quando Kouki la stringe, quando le dona quella stretta che la commuove. Kaori sorride, questa volta sinceramente, e le carezza i capelli lasciandole un bacio fra di essi. La conforta fino a quando non segue Raido verso la sua stanza, seguendola con lo sguardo con il timore di vederla sparire dalla sua vita non appena avesse girato l'angolo. Adesso non le restava che attendere il ritorno dell'Oboro. Non le rimaneva che affrontare lui e la sua rabbia. Non le rimaneva che la parte più difficile della serata. Il solo pensiero la portò a venir travolta da un'ondata di stanchezza e timore che accentuarono la sua spossatezza. Rimane seduta a terra ancora per un attimo cercando di raccogliere le forze per alzarsi mentre spera, nella sua mente, che Raido non ricompaia nella stanza brandendo una delle sue armi... [END]

Kaori, dopo gli eventi che l'hanno tenuta lontana da casa per mesi, si dirige a casa di Raido per assicurarsi che Kouki stia bene.

Qui i tre hanno una lite piuttosto accesa dove si scopre che Otsuki ha teso una trappola a Kaori quasi uccidendola e dove la piccola Yakushi apprende una nuova importante lezione sul concetto di famiglia.

Raido, nel mentre, è alle prese con la rabbia verso la Hyuga che ricomparendo all'improvviso porta nuovamente scompiglio nel cuore e nella mente della figlia.