Normalità
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Giocata del 19/12/2017 dalle 15:04 alle 18:29 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Salotto] Stare in quella casa diventa ogni giorno più difficile, vorrebbe lasciarla e andarsene, prendere Kouki e trasferirsi altrove. E' mentalmente a pezzi, fisicamente anche, non riesce a reggere più niente eppure ha promesso di reagire un'ultima volta, di tirarsi su e lo ha fatto nel preciso momento in cui ha lasciato andare la ragazza. Ha passato qualche giorno con lei su sua richiesta, del tutto inaspettata come cosa ma lo ha fatto senza battere ciglio ma c'è un'altra persona a cui deve rendere conto e a cui chiedere scusa. Deve sistemare anche le cose con Kouki, deve farlo se non vuole che il di lei rimorso prosegua prendendo una strada da cui non si ritorna più. Ci ha riflettuto parecchio in questi ultimi giorni, ha davvero pensato tanto e ancora non sa bene cosa dirle o come affrontare il discorso. Indosso, come suo solito, porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. Katana e Samehada sono poste vicino a un muro, appoggiate mentre l'Oboro è per terra, mani poggiate sul pavimento, punta dei piedi a fare forza su di esso mentre è intento a fare delle flessioni nel salotto. Non ha idea di quanto tempo sia passato dall'inizio ma non si vuole fermare e l'allenamento è una cosa che lo fa pensare lucidamente, gli fa capire molte più cose e si, è anche un modo per non pensare affatto. Il sudore gronda dal suo viso e dai suoi vestiti, essi sono completamente bagnati, i capelli sono bagnati e volto è lucido, si sta dando da fare, letteralmente tanto, almeno per recuperare tutto quello che ha perso. Con lui vi è Hebi li vicino che, tutto appallottolato, schiaccia un riposino pomeridiano ma le orecchie sono sempre all'erta. [Chk on][Hebi] [Camera -> Salotto] Un’altra giornata piuttosto tranquilla è quella che allieta la mente della giovane Yakushi, la quale si è risvegliata da quel suo tepore uscendo dal proprio guscio protettivo. Non ricorda nulla di quello che è successo da quando ha combattuto contro Fumiko, se non parole che riempiono i suoi ricordi. Passare la serata e la notte con sua madre le ha giovato, soprattutto perché è anche riuscita a tenere in braccio la piccola Miho, e ancora si deve abituare a lei però. Si è risvegliata in un momento che non le arreca dolore, tutto sembra andare per il meglio e non può che esserne felice, è come se il suo cervello si stesse rigenerando. I capelli neri e lunghi fino ad oltre il sedere, sono tenuti sciolti, e al momento la piccola è impegnata a pettinarli. Non sembra ma avere dei capelli così lunghi è un impegno tenerli a posto, soprattutto per pettinarli sembra che bisogna essere dei contorsionisti per andare dalla sommità della nuca fino in fondo, fino alle punte che sfiorano appena le ginocchia. Uno si deve piegare ed assumere le posizioni più strane. I magnetici occhi gialli sono fissi nel riflesso dello specchio davanti al quale si trova necessariamente per potersi sistemare al meglio. Indosso ha una canotta azzurra, lunga e morbida, dal tessuto caldo, anche se sembra di una taglia più grande rispetto a lei. Sopra di essa, a livello del cuore, vi ha disegnato il simbolo del suo clan Yakushi, ripreso anche sulla schiena a livello infra scapolare. Al collo il ciondolo del clan Oboro che invece le ha regalato il padre, mentre le gambe sono coperte da un paio di pantaloni neri e stretti, elasticizzati e anch’essi dal tessuto caldo. Le arrivano fino a poco sotto le ginocchia, e ai piedi, infine, le scarpe ninja. Non indossa le sue fasciature, non ha motivo di portarle in casa, mentre alle mani indossa i guanti a mezze dita con la classica placca di metallo sul dorso. Una volta finito di darsi una sistemata, uscirebbe dalla propria stanza per dirigersi verso il salotto. Camminata svelta, sguardo assorto davanti a sé, mentre con le mani armeggia con un elastico, intenta a cercare di farsi una coda alta al volo, mentre cammina. Ha intenzione di allenarsi, insomma, ha dormito per troppo tempo, ma nel salotto c’è qualcun altro che sembra aver avuto la stessa idea, ovvero suo padre. Si ferma, immobile, iniziando a fissarlo… non ricorda praticamente nulla riguardo a lui, non sa che è stato male glie lo ha detto Fumiko, e sempre lei le ha detto che hanno litigato. Non ha idea, lei sa solo che da quando si è svegliata, lo ha visto poco, che si è rinchiuso nella propria stanza mentre lei finalmente riprendeva con calma coscienza. <Ciao papà.> ci prova, timidamente, un sussurro, un dolce sibilo verso di lui, non sapendo esattamente come comportarsi in questo momento… e se lui fosse arrabbiato con lei per il suo essersi rifugiata in se stessa? Non può saperlo, non le resta che attendere una reazione da parte del padre. [Chakra On] [Salotto] Intento a fare esercizio non pensa più a niente, non sente niente di niente, soltanto il sudore che cola dal suo viso, un sudore che non fa altro che aumentare insieme ai propri versi di fatica costante che si porta dietro. Le braccia fanno ancora male, malissimo per quello che si è fatto, ha finito con il fare uso di sostanze a cui non si sarebbe dovuto nemmeno avvicinare e proprio per questo fare allenamenti è ancora più difficile che mai. Ci prova, ci prova sul serio ma ogni volta è un'agonia, come adesso d'altronde. Gli arti bruciano, i muscoli fanno male e mano mano che va avanti rallenta sempre di più l'intensità per la troppa fatica ma non vuole mollare, cerca di resistere, di non lasciarsi andare ma niente. Cade a terra sfinito, non ce la fa più con le flessione eppure deve continuare il suo allenamento. Si mette di schiena a terra, le gambe piegate mentre incrocia le gambe sollevandole da terra in modo che i piedi non tocchino il pavimento. Le mani si portano poco dietro le orecchie e così comincerebbe con gli addominali. Tira su la schiena e avvicina le ginocchia al petto, è dura, molto dura dopo l'allenamento di prima però lo fa, deve darsi da fare anche se nella sua mente qualche bestemmia parte senza troppi problemi. Sbuffa aria, digrigna i denti, strizza gli occhi e altri versi vengono fuori dalla bocca. Hebi continua a riposare tranquillo, non gli da fastidio per una volta ma ciò non toglie che rimane all'erta e potrebbe scattare alla minima, proprio come fa con Kouki. Alza il viso, apre gli occhi non appena percepisce i di lei passi, occhi che si fossilizzano sulla ragazzina osservandola nella sua interezza e poi quel piccolo saluto. Viene udito prima dal serpente e poi dall'Oboro il quale si ferma puntando gli occhi sulla ragazzina. La guarda senza dire niente, senza fiatare, rimane soltanto a fissarla, a scrutarla. Avrebbe tante cose da dirle, tante scuse da farle ma vederla li, vederla davanti a se e ripensando a ciò che ha fatto, gli occhi divengono rossi e lucidi per il dolore e la vergogna e non solo. Ha capito che quella che ha davanti è Kouki, la sua bambina, la sua piccola Kouki è li finalmente. Si alza da terra lentamente, si rimette in piedi per fare qualche passo in avanti verso la ragazza, piccoli passi dettati dalla calma più totale cercando di avvicinarsi a lei, di arrivarle davanti e, tutto sudato, proverebbe ad abbracciarla schiacciandola contro di se. Trattiene qualsiasi lacrime ma l'abbraccia, la stringe contro e l'avvolge a se <Mi dispiace amore mio, ti voglio bene, mi sei mancata> la stringe più forte che mai in preda ai sensi di colpa. Sta venendo logorato più che mai, le viscere si attorcigliano <Papà è qui e resterà per sempre al tuo fianco> sono promesse che fa più a se stesso che a lei ma sente di doverle fare. [Chk on][Hebi] [Salotto] Lo osserva in silenzio mentre fa esercizio. Dapprima le flessioni, forti e ritmate, ma che vanno via via a rallentare e diminuire, come se effettivamente fosse fin troppo stanco. Lo si vede dal viso, dagli occhi, dai versi che si lascia sfuggire. Si stanca e magari le braccia tremerebbero appena per lo sforzo, ma la ragazzina rimane in silenzio ad osservare mentre man mano rallenta il passo fino a fermarsi. Suo padre invece cambia posizione, schiena a terra e via con gli addominali. Sembra in balia da chissà quale frenesia in corpo, che lo spinge ad allenarsi e sforzarsi, proprio come se dovesse impedire alla propria mente di pensare a qualcosa di spiacevole. Del resto lo aveva già fatto… o no? Si incupisce, perplessa, non riuscendo a capire se quelli siano ricordi suoi o di Heiko. Tuttavia via il suo saluto viene recepito, prima dal serpente, Hebi, verso il quale va a dare un piccolo cenno di saluto, seguito da un timido e sincero sorriso, mentre poi si concentra solo su suo padre. Non arriva nessuna risposta da lui, e lui rimane immobile a fissarla, a scrutarla. Si sente decisamente in soggezione, e per niente rincuorata da quella sua reazione. Sembra arrabbiato, lo è? Non riesce a capirlo, inizia andare nel panico. <Pensavo… di allenarmi, magari fare qualche esercizio.> mormora appena, sibila, mentre il padre si alza e con tutta calma si avvicina alla ragazzina. Lei non lo guarda, sembrerebbe imbarazzata, ma è solo che non sa come comportarsi. Vorrebbe di altro ma l’abbraccio dell’uomo la coglie di sorpresa, una piacevole sorpresa. Non si sottrae, ma si sente decisamente meglio e più sicura, sollevata nel rendersi conto che non è arrabbiato. L’abbraccio verrebbe ricambiato, e la piccola si stringerebbe contro il petto dell’uomo, con forza, nascondendo il viso. Ascolta le sue parole, ma non le comprende appieno. <Scusami se sono scappata.> solo quello, quella colpa che si porta dietro, molto più lieve rispetto a prima grazie a Fumiko, ma comunque ancora presente. <Io non ricordo niente… cosa è successo, papà? Come stai?> insomma, perché le sta chiedendo scusa? Perché quelle promesse? Non si stacca da lui, a meno che non sarà lui a volerlo, ma per il momento rimarrebbe abbracciata all’uomo, senza alcun tipo di problema. [Chakra On] [Salotto] Non ce l'ha fatta a resistere, si è lasciato andare a quell'abbraccio improvviso e voluto. Ha tante colpe di cui fare ammenda, talmente tante da essere impossibili da contare sulle dita e prima o poi si sarebbe fatto perdonare da tutti quanti, da lei, da Fumiko, dalla piccola Miho e da tutti coloro che ha fatto soffrire involontariamente. La stringe con una forza possessiva, letteralmente le impedisce di andarsene e di staccarsi da lui, non vuole perderla, non vuole che la piccola se ne vada da li, non è quello che desidera. Trattiene qualsiasi lacrima all'interno degli occhi, impedisce loro di uscire ma sono comunque lucidi e rossi per lo sforzo di fare ciò. Vuole allenarsi ma non risponde a quella frase, non le dice niente, per ora passa solamente in secondo piano preferendo concentrarsi sulla sua bambina che ricambia e già questo lo fa sentire meglio, lo fa sentire più leggero. La paura che lo odiasse non è mai scomparsa e nemmeno adesso che lo abbraccia scompare, rimane li, nascosta ma rimane e non sarebbe andata via tanto facilmente <Scusami tu per averti messa in questa situazione, scusami per averti fatta stare male e per averti fatta soffrire tanto> la stringe ancora facendole altre scuse, scuse ancor più sincere, ancor più volute, scuse che non si sarebbe mai rimangiato. La sente ancora parlare, sente il suo dire, nemmeno lei ricorda qualcosa, forse la sua sparizione è complice di ciò, forse è per questo che non riesce a ricordare. <E' successo che sono caduto anche io, mi sono rotto a un certo punto e sono crollato, non riuscivo più a reagire, non riuscivo a vedere più niente, solo tanto buio> ha promesso che sarebbe dovuto essere sincero con lei, lo sta facendo, anche su queste cose ma non scende nei dettagli, non dice altro, non ha bisogno di sapere tutto quanto <Ma ci sto riuscendo, sto riuscendo a ricompormi e tu non rimarrai mai più sola, non proverai mai più tanto dolore. Ti basta sapere e ricordare questo> e stavolta avrebbe mantenuto quella promessa anche a costo della sua stessa vita, avrebbe rispettato ogni singola parola detta, ogni sillaba, frase, tutto quanto senza mai trasgredire. Stacca il corpo dal suo per abbassarsi, inginocchiarsi e guardarla negli occhi <Saperti di nuovo qui con me mi rende felice, mi sei mancata sul serio> lo ripete per far arrivare meglio quel concetto, farglielo capire ancora di più, vuole esserne sicuro. [Chk on][Hebi] [Salotto] Si lascia stringere da quell’abbraccio senza paura e senza trattenersi. Le è mancato, nonostante si sentisse così bene nel suo guscio, quella realtà le è mancata. Lui, Fumiko, l’esterno. Si lascia andare, si accoccola stringendosi a lui e chiudendo gli occhi. Si sente meglio, decisamente meglio, così come si è sentita la sera prima con sua madre. Sente amore, sente affetto, tutte cose che non fanno che alleviare il perenne dolore che sopporta al proprio cervello. <Perché ti scusi?> non capisce, ma semplicemente non da a lui la colpa di quanto è successo, anzi, non sa nemmeno a chi darla. Non sente nemmeno di essere arrabbiata e non ricerca un colpevole. Gli eventi hanno portato a questo. <Sono io stessa la causa del mio male.> è lei che non è abbastanza forte da gestire le emozioni e le situazioni, è lei che deve migliorare, è lei che con la sua debolezza ha dato luce a una nuova parte di sé più equilibrata. Coglie quelle parole sincere, sente quanto egli si rammarichi per quanto è successo, ma lei non sente nessuna rabbia e nessun odio verso di lui. <Io non sono arrabbiata, non scusarti, okay?> ci tiene anche lei che lui capisca queste parole, perché non vuole che lui si senta in colpa… ma poi ecco quello che è successo, quello che non è riuscita a comprendere perché stava uscendo dalla sua crisalide. Si è rotto anche lui, è caduto e ha ceduto sotto i colpi del dolore e dei sensi di colpa. Vedere soltanto buio, così come è successo a lei… sono crollati entrambi, ma ora entrambi hanno trovato la forza per reagire, quasi nello stesso momento. <Mi dispiace che sei stato tanto male, ti ho lasciato solo in un momento simile.> lei non c’era per lui, era nascosta nella sua stessa testa. <Mi sei mancato così tanto.> parole sincere, mentre si stringe a lui, l’ansia che cresce per quella paura che ora avverte… lo stava perdendo. Lo stava perdendo e lei nemmeno se ne è resa conto, nemmeno ne ha ricordo. <Ti prometto che non scapperò più, mai più.> anche lei fa le sue promesse, per non lasciarlo più solo, per essere una famiglia più stabile insieme a sua madre e Miho. <Sono tornata e resterò.> mugugna ancora una volta, mentre lui si stacca ed entrambi si osservano negli occhi, occhi gonfi e rossi, che trattengono il pianto. Accenna un piccolo sorriso, timido e sincero, tutto andrà per il meglio ora. <Ma adesso entrambi stiamo meglio, no? Quindi tutto andrà bene.> annuisce ancora una volta convinta di quello che dice. <Sai ho… ho anche tenuto in braccio Miho.> ammette arrossendo un poco, provando ancora quel leggero senso di disagio, ma anche felicità per esserci riuscita. [Chakra On] [Salotto] Spiegare il motivo delle sue scuse non è semplice, non lo è affatto, significherebbe dirle tutto quello che è successo, tutto quanto per filo e per segno ma non vuole, non è quello che desidera. Deve trovare un modo per evitare di dirle tutto, non deve sapere in quali condizioni si è ridotto, del modo in cui ha fatto male al suo corpo <Perchè è giusto, non sono stato presente, non sono stato un padre esemplare, non sono stato niente> si è comportato in modo riprovevole, avrebbe dovuto reagire anche lui, avrebbe dovuto farlo prima ma non ce l'ha fatta, si è lasciato andare nel modo peggiore di tutti <Tu non hai fatto niente amore mio, non è colpa tua> lei ha solo subito le conseguenze delle di lui azioni, questo l'ha fatta soffrire così tanto. Sentire che non è arrabbiata gli toglie un nuovo e grande peso dal corpo e dal cuore soprattutto, non vi è risentimento ma la paura rimane, una piccola dose di paura c'è e non se ne sarebbe andata. Adesso ha paura di fare qualsiasi cosa, di sbagliare nuovamente anche con lei. Non risponde, le carezza soltanto il visino delicato andando a darle un bacio sul capo. Morirebbe per lei. Confessa in piccola parte ciò che gli è successo, del modo in cui è crollato rompendosi, il modo in cui si è ritrovato spiaccicato letteralmente a terra e anche di come stia cercando di tirarsi su per portare avanti la sua vita, per stare con sua figlia <Io ho lasciato sola te, come padre dovevo starti vicino e non l'ho fatto, mi sono lasciato andare senza pensare a te> non dovrebbe mai mostrarsi debole davanti a una bambina, anzi, dovrebbe sempre essere forte più che mai <Anche tu amore mio> non ha parole per dirle quanto le sia mancata, non pensa che esistano nemmeno parole per farlo e questo è l'unica cosa che riesce a fare effettivamente <Te lo prometto anche io> si scambiano quelle promesse una dopo l'altra, promesse che entrambi avrebbero mantenuto con dedizione e forza. E' li per restare e quelle parole lo spingono ad abbassarsi, a carezzarle il visino per poi darle un bacio sulla guancia, un piccolo bacio prolungato alla sua bambina. Non ha bisogno di parlare, solo di questo <Si, tutto andrà bene, cercheremo di far andare tutto bene tutti insieme> e nessuno si sarebbe negato ma arriva una buona notizia finalmente, qualcosa di positivo. Finalmente la ragazzina ha conosciuto sua sorella e questo lo porta a sorridere <Come ti è sembrata? Assomiglia anche a te in parte, sai?> ed è strano visto che non vi è legame di sangue tra loro ma ora gli viene un dubbio <Sei..sei andata da Fumiko?> chiede curioso e dubbioso <Hai parlato con lei?>. [Chk on][Hebi] Quelle scuse vengono spiegate e comprese dalla piccola Yakushi. Scuse perché non è stato presente, per non essere stato un padre esemplare, per essersi lasciato andare. Eppure la ragazzina non sente rabbia nei suoi confronti, nessun tipo di rancore, perché per quanto sia stato molto simile a Kaori, la quale ha pensato al suo dolore, si è lasciata probabilmente andare senza pensare a lei, almeno suo padre si è ripreso ed ha compreso. Almeno suo padre è qui ora. <Io non so come dovremmo essere, so solo che non sento rabbia nei tuoi confronti e non ti colpevolizzo per questo. Sei… un essere umano anche tu.> ricorda quella stessa frase che fu Fumiko a dirle. È un essere umano e come tale ha dei sentimenti, emozioni, possibilità di errore. Gli sorride in maniera delicata e dolce, esprimendo tutto l’affetto che prova per lui, mentre Wonderland e l’organizzazione sembrano un ricordo lontano da lei al momento. Accoglie quel bacio senza perdere il sorriso, quel senso di sollievo che avverte dentro di sé. <Nonostante tutto, ora siamo qui. L’uno per l’altra… io mi ricorderò che non sono sola, e tu dovrai fare altrettanto.> un’altra promessa, se ne stanno facendo molte in questo momento, non c’è che dire. Ogni gesto del padre viene accolto, il bacio, la carezza, gli sguardi… è tutto perfetto, tutto come un tempo. Hanno sbagliato, ognuno ha fatto i propri errori, ma ora possono andare avanti. <Oh… ho visto… una cosa sciocca.> inizia un discorso e poi lo pianta lì, definendolo sciocco ed arrossendo come un peperone. <Cioè, una cosa che si fa per le promesse, ma è molto infantile.> scuote la testa, scaccia quel pensiero temendo di sembrare chissà quanto piccola nell’esprimere quelle sue parole. Preferisce concentrarsi su Miho al momento e al loro incontro. <Io ho gli occhi gialli, ocra, insomma, e per puro caso li hai anche tu così. Questo sembra renderci davvero simili, e di conseguenza mi rende somigliante anche a Miho, che ha i nostri stessi occhi!> non vorrebbe, ma tradisce un certo entusiasmo, una certa emozione in quel dire. Il sorriso si allarga timidamente. <Ne avevo paura all’inizio, credevo… non so, che mordesse. Ma non ha i denti, e comunque ha dormito per tutto il tempo.> piuttosto noiosa in realtà, ma la cosa importante è che non le abbia fatto male. <E’ così piccola e fragile, ho paura di farle male. Ma la mamma mi ha fatto vedere come prenderla in braccio.> mamma, ormai sta via via prendendo sempre più piede quell’appellativo verso Fumiko. <E’ venuta qui ieri sera. Non la vedevo da quando abbiamo combattuto, o meglio… io non mi ricordo, insomma, prima che mi addormentassi. Mi ha detto che è felice che io la chiami mamma.> ammette, raggiante, felice, anche se il senso di colpa verso Kaori rimane eccome, la logora, e la porta ad incupirsi leggermente ora. [Chakra On] [Salotto] Lei non sente sentimenti negativi verso di lui e questo lo fa stare ancora meglio. Non gli da colpe, non prova rabbia e poi quella semplice frase. E' un'essere umano e come tale sbaglia, commette errori. A volte si dimentica di questo particolare, si dimentica di cosa è, un semplice uomo ed è proprio questo a renderlo imperfetto. Ha sempre pensato questo, non esistono gli dei, esistono solo gli uomini e la conferma più lampante è vedere Yukio, in quella vasca, pieno di ferite, distrutto dal combattimento con Kurako. Lui non è un semi dio ma un semplice uomo come tutti gli altri <Un'essere umano che cerca di essere perfetto per la sua bambina> e sa di fallire continuamente, giorno dopo giorno egli fallisce nel fare il genitore ma ogni giorno impara una lezione nuova e diversa riuscendo a migliorarsi di un po'. Gli dispiace che Kouki debba subire tutto questo, che sia lei la "cavia" della sua crescita come genitore. Non è da solo così come non lo è lei, una cosa che le ha ripetuto tante volte e adesso si ritrova a sentire le proprie parole <Ci proverò> sorride nel fare quella promessa per poi andare a lasciarle un bacio sulla fronte, un altro tenero bacio mentre la vede diventare rossa. La scruta, la segue e gli viene da ridere ma la mano si alza andando a porsi sotto il di lei viso, precisamente sotto il mento e li cercherebbe di alzarle lo sguardo <Che cosa?> vuole saperlo perchè niente di tutto ciò dice lei è ridicolo o sciocco, vuole sentire e sapere da tutto da lei, è sua figlia dopotutto. Finalmente parlano di Miho, anche lei l'ha vista e possono affrontare l'argomento e si comincia proprio dagli occhi. Lui, Kouki e Miho hanno gli stessi occhi, identici e uguali in tutto e per tutto <Io non lo definirei un caso, tu sei nata per essere mia figlia e io sono nato per essere tuo padre. Non è un caso> e così vuole unire ancora di più il loro legame, fare in modo che sembri ancor di più di sangue. L'ascolta ancora, ode le altre sue parole e non può fare a meno di trattenere una risata, una piccola e innocente risata <Bimba mia, il massimo che può farti e una puzzetta> se proprio vogliamo rimanere in tema di cose pericolose e, si sa, i bambini uccidono quando le fanno, è un dato di fatto, anche le femminucce <Ti ha detto di stare attenta alla testa? Vedi, quando un bambino nasce l'osso del cranio non è unito e si calcifica solo con il tempo, per questo bisogna tenerla con delicatezza e non schiacciarle in alcun modo la testa, proprio per evitare che il cranio si calcifichi male e poi per non fare del male alla bambina ovviamente> meglio specificarlo, non vuole che sua figlia cresca con la testa simile a una palla da rugby, vuole che sia perfetta e bellissima per tutta la sua vita. La sorpresa cresce nel suo viso. Fumiko è andata li, è tornata in quella casa. Rimane stranito, molto stranito <E' stata qui? Ah...> non riesce a crederci e, difatti, fa molta fatica <Ti ha detto qualcosa per caso?> adesso vuole sapere. Fumiko non vuole stare in quella casa, non le piace, si sente a disagio ma allora perchè è tornata? Forse si, per Kouki ma ancora non capisce a pieno <Anche io sono felice di questo, hai bisogno di una mamma o comunque di una figura femminile che ti aiuti. Purtroppo io non posso fare tutto, anche se sono tuo padre sono pur sempre un maschio e mi duole ammetterlo ma certe cose non le capisco. Voi ragazze, donne, siete complicate da capire> non la guarda in viso ma si gratta il capo cercando di guardare altrove visibilmente imbarazzato. [Chk on][Hebi] [Salotto] L’essere umano imperfetto, quello che Mirako non vuole diventare, lei vuole raggiungere la perfezione, la potenza, essere un Dio immortale. Chissà se mai ci riuscirà a seguire le orme di Orochimaru per poi superarlo… ma al momento sono obiettivi ancora lontani, ma soprattutto non sembrano interessare Kouki in maniera assillante. <Tu sei perfetto, nella tua imperfezione.> nonostante gli errori, nonostante non sappiano entrambi cosa significhi avere o essere dei genitori, nonostante tutto lui, per lei, è perfetto. L’unica persona che potrebbe farle da padre. Quelle promesse vengono fatte, suggellate da quel bacio sulla fronte, ma la ragazzina vorrebbe fare di più, esattamente quel qualcosa che ancora non dice perché ritiene sciocco. Arrossisce, si vergogna, ma suo padre la sprona a parlare e lei fa un profondo respiro. <Però non ridere.> perché sente già Mirako ridere nella sua testa invece. <Per le promesse, ho visto che si fa una cosa coi mignoli.> e dicendo questo solleverebbe il mignolo della mano destra, porgendola davanti al padre. <Ma credo sia una cosa che fanno solo i bambini, ed è ridicola.> si vergogna anche solo di averla pensata, eppure per un momento le era sembrata un’idea carina. Ma l’argomento per fortuna passa oltre, passa a Miho e alla loro somiglianza, ai loro occhi, e di come in realtà, secondo Raido, siano nati per essere padre e figlia. È qualcosa di carino che fa sorridere la piccola, immaginare di non essere nata per essere un mero oggetto per Otsuki, ma per essere una figlia, la figlia di Raido. Il sorriso si allarga a quelle parole, si illumina. <Non esiste nessun’altra persona che possa essere mio padre all’infuori di te.> ammette sicura e serena, fortificando ancora di più quel loro legame, così come ha fatto lui. Quello stesso padre che ora ride, scherzosamente, sulla paura della ragazzina riguardo la neonata, e lei si imbroncia, ma senza serietà, come se fosse tutto un gioco, uno scherzare. <Be, che ne so, insomma. Dovrei saperlo dato che studio medicina, ma la neonatologia proprio è l’ultimo dei miei pensieri. Ma teoricamente so com’è fatto un neonato.> ammette sincera e divertita, accennando un altro sorriso ed annuendo alle sue successive parola. <Si, lo so.> conosce quella particolare accortezza del cranio infantile e ci farà attenzione. <Si, uhm… ha detto che vive in una casa in mezzo al Bosco dei Ciliegi. Vorrebbe che andassimo tutti con lei, in quella casa.> forse era venuta per dirle quello? Ma poi lo osserva dubbiosa. <Certe cose non le capisci? Cosa?> non comprende quel suo imbarazzo in tutta sincerità. [Chakra On] [Salotto] Perfetto nella sua imperfezione, un qualcosa di insolito da dire e da pensare, se essere imperfetti vuol dire aver raggiunto la perfezione, allora lui è l'uomo più completo che ci sia tante sono le cose che non vanno in lui <Non so che dire> rimane spiazzato abbastanza, vorrebbe rispondere qualcosa ma è felice e stranito allo stesso tempo. Si limita a sorridere alla bambina, le fa un sorriso grande, deciso per quelle sue parole piene di bontà. Nonostante tutto è riuscito a crescerla bene, è la bambina che ha sempre desiderato, è la figlia che ha sempre voluto e non può chiedere di più adesso. La osserva arrossire, divenire rossa come un peperone e non capisce cosa le passi per la mente ma tutto diviene chiaro nel momento in cui comincia a parlare <Non riderò> come potrebbe ridere di lei e difatti non lo fa. Si limita ad osservarla, a guardarla negli occhi mentre quella mano viene alzata con il mignolo teso. Sorride portando la mano verso la sua, il mignolo si alza e va a prendere quello della ragazza, tiene il di lei dito con il proprio suggellando quelle promesse con quel semplice gesto <Non è ridicolo> la guarda negli occhi con il sorriso e allo stesso tempo deciso e serio. Lo tiene stretto per qualche secondo prima di lasciarla andare, di mettere fine a quel gesto. Oramai hanno fatto, hanno resto quelle promesse vincolanti per il resto della loro vita. E' riuscito a farla sorridere, non sa come ha fatto ma ci è riuscito a non potrebbe renderlo più felice, vedere la sua bambina sorridere felice per le sue parole; il visetto le si illumina, un visetto felice e si commuove sentendola così sicura nel dire quella frase. Non esiste nessun altro che possa farle da padre, nessuno eccetto lui <Non sai quanto mi renda felice questo> è tutto quello che riesce a dire al momento, è felice, visivamente felice e ride, ride spensierato insieme alla sua bambina sul fattore Miho <Studi medicina e non sai le cose basilari? Guarda che ti faccio studiare notte e giorno se non ti impegni> scherza ovviamente ma c'è una punta di serietà. Deve impegnarsi in quel campo, lo deve fare, deve crescere e diventare un bravo medico ma l'argomento cambia, diventa più delicato. Parla di Fumiko, le ha chiesto una cosa ben precisa e la risposta lo fa pensare. Fumiko vorrebbe che tutti andassero a stare in casa da lei <Capisco> probabilmente non le ha detto della loro separazione, forse per non farle ulteriormente del male e di certo non sarebbe stato lui a farlo, non le avrebbe dato questa nuova sofferenza <Ci penseremo> si limita a dire, solo questo in quanto non sa effettivamente come comportarsi <Non lo so, so solo che le donne sono complicate da capire> continua a grattarsi la testa. [Chk on][Hebi] [Salotto] Ha pronunciato una semplice frase che ha sentito di dover dire, anche se probabilmente trova il disaccordo di Mirako in questo. Ha fatto rimanere suo padre senza parole e non sa se è un bene o un male, eppure sembra convincersi di quanto detto dalla piccola. Non sa che dire, ma non c’è da dire nulla in particolare, l’importante è che entrambi abbiano capito e compreso, e che entrambi tengano fede alle loro promesse. Ma ora viene il momento più difficile per lei, ovvero spiegare quello che ha in testa, un qualcosa che la fa vergognare come una ladra, ma il perché non riesce a comprenderlo. Spiega, fiduciosa del fatto che l’uomo non riderà di lei, ed infine è lui stesso a corrispondere quel gesto. I loro mignoli vanno a stringersi, in un semplice gesto infantile che suggella le loro promesse. Sorride, l’ha resa felice anche se l’imbarazzo resta. <Non è ridicolo? Allora perché mi vergogno?> un gesto talmente normale, talmente al di fuori dal suo essere, che le sembra sciocco quando invece non lo è. Di certo non si metteva a fare promesse col mignolo con Otsuki. In seguito non solo le parole di Raido fanno felice la piccola, ma anche lei stessa riesce a rendere migliore quella giornata per suo padre. Nessun padre a parte lui, ne è convinta. Cercherebbe di avvicinarsi a lui, abbracciarlo ancora una volta e donargli un piccolo bacio sulla guancia se le fosse permesso. Non dice altro, non serve, ma lascia che il discorso scivoli verso Miho e sua madre. <Le conosco le cose basilari, guarda che sono un bravo ninja medico.> Mirako avrebbe detto ottimo, o perfetto, lei si accontenta del bravo. Del resto è praticamente, non ancora medico a tutti gli effetti, deve ancora farne di strada. Peccato che non abbia il minimo ricordo di avere anche un tirocinante sotto la sua responsabilità, ci sarà da divertirsi. Sorride, non può farne a meno, e continua ad ascoltarlo. <Ci penseremo. Be, voi due dovrete ancora riavvicinarvi pian piano, poi possiamo anche andare a stare con mamma, se vuoi.> la butta lì, candidamente, mentre ancora non comprende quel dire ultimo dell’uomo. <Siamo complicate? Se lo dici tu.> per lei è tutto lineare e semplice, ma ringrazieremo la presenza di Fumiko probabilmente, quando la piccola diventerà una signorina fisicamente. Si lascia andare a quel momento, lascia che tutto diventi bello e rilassante nella propria testa, via il dolore, il via i pensieri, come la sera prima con Fumiko e Miho, ora con Raido. Probabilmente andrà comunque ad allenarsi, ma più tardi. [Chakra On][END]