Sera del 9/11. Il sole sta tramontando e la notte è sul punto di calare. All’orizzonte la luna sta sorgendo, nascosta da un tramonto rosso come il sangue. I pochi fortunati che hanno una cella con vista all’esterno riusciranno a percepire una certa dose di tensione nell’aria, portata tanto da quel tramonto, quanto da una strana sensazione, una sensazione di paura e odio che inizia ad espandersi, lentamente, anche all’interno della prigione stessa. Le celle, ormai chiuse, contengono ogni una un differente carcerato. Si parla di criminali pericolosi, Mukenin di ogni villaggio, e innocenti messi in prigione per errore, come il nostro Raion. Il loro vestiario è monocromatico, uguale per tutti, di un colore acceso, facile da distinguere sul pavimento della pigione, sai in caso di fuga o di morte accidentale. Il colore più usato, solitamente è l’arancione, chissà se i nostri piccoli carcerati hanno lo stesso tipo di equipaggiamento perduto. Nella sua cella, lasciato a marcire da solo in una cella quadrata, c’è il povero Raion, l’assassino di bambini, che non vede l’ora di riuscire a scappare, cosa alquanto improbabile considerando il massimo livello di sicurezza del luogo. Insomma, è spacciato a passare la sua intera esistenza dentro quella prigione, pena di morte permettendo, o sperare nel miracolo divino per fuggire. Beh Raion, inizia a pregare il tuo Kami e a ringraziarlo, perché quel miracolo è più vicino di quanto non sembri. Il cielo si scurisce, i tuoni iniziano a cadere tanto sul carcere quanto sulla vicina città e i secondini iniziano a muoversi armati, pronti a combattere, qualcosa sta accadendo lontano dalle celle, qualcosa di grosso e l’agitazione inizia ad essere papabile nell’aria. La liberà è vicina. [Ambient per "La caccia a Kusa"]
I rumori vanno avanti per diversi tempo, la fonte è lontana dalla cella del povero Raion che, giustamente, cerca di ricevere delle informazioni dai prigionieri, quella feccia del mondo, manica di criminali, con cui si ritrova a passare la maggior parte del suo tempo, anche senza averne un vero e proprio contatto stretto. Uno, nella cella più lontana da lui, inizia a respirare in maniera affannata e gridare, al massimo delle proprie possibilità. <DEMONI, CI SONO DEI DEMONI!> unica possibile spiegazione che riesce a dare, lanciando un terrorizzato sguardo su un membro della caccia poco propenso a fare amicizia in questa particolare serata per il carcere di Hoozukijoo. L’allarme non suona, davvero non sembra esserci nulla di anormale, esclusi i rumori alla fine del corridoio. Il tutto tende a cessare velocemente però, come se nulla fosse successo. Il silenzio scende nel luogo velocemente e, Raion, potrà vedere come i vari criminali curiosi si allontano dalla sbarre, con l’espressione tipica di chi ha visto un fantasma, stampata sul volto. Anche il nostro “assassino di bambini” ben presto, potrà godere della presenza di una oscura presenza. Un uomo, almeno sembra, si spera, completamente avvolto dall’oscurità. Il suo capo è provvisto di un enorme paia di corna nere e dal teschio di qualche povera bestia, anche se questo, in particolare sembra fatto di metallo. Stringe, nella mano destra, una Kanatana sporca del sangue di chissà quante persone, mostrata con fierezza mentre avanza lungo i corridoi della prigione. Non sembra intenzionato a fermarsi e, dietro di lui, un paio di suoi compagni, dall’aspetto simile, spaventoso e incredibilmente minaccioso. L’aria, intorno a loro, si fa pesante, come se la loro stessa presenza fosse simbolo di morte e ammettiamolo, qualche povero vecchio pazzo, chiuso in quella prigione da troppo tempo, quando lo vede, inizia a gridare in maniera abbastanza femminea. <Buonasera, buonasera, è acceso questo coso?> un altoparlante, a quanto pare la prigione è provvista di un altoparlante che permette alla “sala di comando” di comunicare con tutti i detenuti contemporaneamente. <Oh bene, si, mi dicono che si sente. Perfetto. Salve, signore e signori, noi siamo la caccia, vostri eroi per questa serata molto particolare. Abbiamo un piccolissimo favore da chiedervi….vedete, ci serve che, qualcuno di voi, diciamo praticamente tutti, se la diano a gambe da questa pigione, magari passando per Kusa e facendosi vedere dalle guardi, magari provocandole o cercando di ucciderle in segno di vendetta. Vedete voi dove andare e cosa fare, non è che in realtà mi interessi veramente> l’uomo parla, ma in pochi lo ascoltano davvero, troppo spaventati dalle bestie oscure nei corridoi. <Bene…bene…adesso devo trovare il pulsante giusto per liberarvi> parla completamente da solo. <Ah si, giusto, ragazzi liberatevi dei pesi morti> le oscure figure si avvicinano alle gabbie, un po’ a tutte in sequenza e, l’unica domanda che fanno, l’unica che Raion riuscirà a capire perché pronunciata in una lingua conosciuta è "Qual è il tuo crimine?" [Ambient per “la caccia selvaggia”]
La domanda dello spettro riceve velocemente risposta. Un assassino di infanti, il titolo che si è meritato per aver fatto del male alla sua piccola bambina, eppure, anche ora, davanti al suo nuovo carceriere, non confessa la sua colpa, ma confessa la sua accusa. Ammette di non averla uccisa, dicendo di aver stretta fra le sue braccia, un corpicino freddo, smembrato da dei morsi, che non è riuscito, giustamente, a salvarla o non sarebbe in quella prigione. Il cacciatore inclina in capo, come se le corna fossero troppo pensati per la sua testa, sospira e scrolla il capo. <Chi è Kai? Cos’è per te?> altre domande, molto semplici, estremamente dirette, eppure qualcuno sembra aver smesso di rispondere. Raion potrà notare come alcuni criminali vengono lasciati velocemente da soli, mentre altri vengono tempestati di domande, più o meno interessanti. Quello più vicino alla sua cella, quello che probabilmente Raion ha imparato a riconoscere meglio in questo periodo, viene brutalmente ucciso sotto gli occhi di tutti, morendo fra strazianti grida di dolore e un bagno di sangue. <Rispondi alla mia domanda, Raion Seiun. Sappiamo chi sei, sappiamo cosa hai fatto. Il tuo è un crimine che non può essere perdonato, un crimine che non andrebbe lasciato impunito, eppure qualcuno di noi, qualcuno dai gradi alti, sembra scommettere sulla tua innocenza. Potrei ucciderti prima che le celle vengano aperte, trafiggendoti con la mia lama, quindi Raion, dimmi perché devo liberarti piuttosto che farti fuori qui e ora> criminali ben peggiori vengono lasciati vivere con una sola domanda, altri come lui subiscono un vero e proprio interrogatorio da parte di un carceriere particolarmente pesante da vedere. Dall'interfono si sentono, di tanto in tanto dei rumori e le grida di un uomo che non capisce come funziona la sala di comando. [Ambient per “La caccia a Kusa”]
Il nuovo carceriere, quella bestia dall’aspetto particolare, quello che è stato definito un demone, finalmente sembra aver finito le strane domande da fare a Raion. Si sposta leggermente dalle sbarre, lasciando a Raion di fronte ad una scena abbastanza particolare. A girare fra le prigioni, c’è un ragazzino dell’età di Kai e porge loro un abito nero, pulito, decisamente meno reattivo di quel arancione fastidioso e catarifrangente. <Noi scommettiamo su Kai come fonte di verità e come garante per la sua buona uscita. Non abbiamo alcuna intenzione di fargli del male, anzi, siamo in debito con lei per l’interesse dimostrato. Crede di dover Morire Signor Raion, possiamo darle una mano, se vuole> il testone si inclina ancora e ancora, accompagnando quel discorso ad una serie di spaventosi versi quando è l’interfono di nuovo il loro problema. Riusciranno a percepire come, la morsa anti chakra di celle e corridoio, inizia finalmente ad allentarsi. Ormai stanno per esser liberati, che è ancora vivo si intende. [Ambient per “La caccia a Kusa”]
Raion forse non si è reso conto che non è solo lui quello che sta per esser liberato dalla prigione. Il nuovo abito, nero come la notte, viene passato a più di una persona nel braccio della morte di quella prigione e ben presto potrà notare che, escluso qualche criminale che verrà ritrovato morto, la caccia sta liberando letteralmente ogni mukenin di ogni villaggio lì rinchiuso. <Spero che tu non abbia l’intenzione di fare il buon samaritano e fermarli tutti prima che escano dalle mura del carcere> il nero figuro ghigna dietro la sua maschera, andando a sospirare pesantemente, cercando di nascondere una ferita che si porta dietro dall’inizio dell’attacco e che lo sta lasciando letteralmente senza fiato. <Se preferisci posso farti gli occhi neri, dovrebbero andare bene lo stesso> sembra provare a ridere da solo alla sua stessa battuta, ma finisce solamente con il tossire per il dolore. Lo osserva in silenzio mentre richiama il chakra dopo chissà quanto tempo che era bloccato in quella stupida prigione e poi le celle si aprono. La voce all’interfono si fa sentire ancora una volta. <OH finalmente ho trovato quello stupido pulsante. Bene, bene. Benvenuta libertà!> una frase, una garanzia. Tutte le celle sono aperte, tutti i prigionieri liberi e nessuno sembra pensarci due volte sulla possibilità di rimanere in quella prigione per evitare un aggravarsi della pena. Iniziano a correre come dei forsennati nei corridoi verso le uscite, sbraitando. Qualora Raion si unisse a loro, o si muovesse anche solo poco dopo, potrà notare che la maggior parte delle guardi sono malconce in giro per le varie ali della prigione, alcune sono morte, ma per la maggior parte di loro si riprenderanno per fortuna. Non si può gire lo stesso dei criminali che non hanno superato il test, loro, ormai sono belli che andati. <Ora te ne vai e vedi di non farti più vedere in questo buco per il resto dei tuoi giorni, la caccia non verrà a salvarti di nuovo> peccato che quel cacciatore si farà trascinare via dai suoi compagni, altrimenti sarebbe potuta nascere una nuova splendida amicizia. La tempesta infuria fuori dalle porte del carcere, ma forse è meglio, passeranno meglio inosservati. [END]