Il sole ormai è calato da un po’ e il tempo sembra essere dei migliori per la città di Konoha. La luna è alta nel cielo, circondata dalle stelle. Le costellazioni sono ben visibili questa sera e sappiamo tutti che ci sono persone a Konoha che amano osservare il cielo notturno, in pigiama e possibilmente sul monte dei volti di pietra. Ma queste sono cose che non ci riguardano, che non ci interessano visto che siamo in ospedale, in una delle tante stanze che sono occupate dai feriti meno gravi che, si sa, non vengono visitati dai medici nemmeno se pagati sotto banco con qualche interessante mazzetta. Mekura è una di quelle persone che, in ospedale, potrebbero rimanerci per settimane senza essere prese in considerazione, non per cattiveria o antipatia, ma probabilmente è perché si tratta di uno di quei pazienti che meno rompono le scatole alle infermiere con eventuali fughe. Però è dal giorno prima che la ragazza sembra avere una certa fretta nel ricevere questa benedetta visita e stasera, finalmente, un medico sembra essersi liberato. Una donna, per la precisione, abbastanza giovane. Avrà si e no venti anni, capelli azzurri lunghi fino al fondo schiena, camice bianco e scarpe da ospedale molte comode, sorride dolcemente mentre da il suo ingresso nella camera della Hyuga, con la classica cartellina in mano, cartellino identificativo attaccato al camice e occhiali da vista ben appoggiati sul naso. <Salve signorina Mekura Hyuga. Come si sente oggi? Ho sentito dire che ha fretta di tornare a casa…> lo ha sentito tutti praticamente, non lo sa l’intero ospedale solo perché nessuno se ne importa in realtà. <Mi mostri la ferita, per favore.> intanto legge la cartella clinica per essere sicura che tutto sia in ordine. [CURA]
Quanti problemi per una povera Hyuga indaffarata. Ci sarebbero persone che potrebbero dirle che è lei a crearsi i problemi da sola, altri invece la potrebbero capire benissimo e appoggiarla in ogni momento, ma il mondo è bello perché è vario e ce la teniamo così la nostra frettolosissima Mekura. Sospira il nostro giovane medico, appendendo la cartellina al letto per avere finalmente le mani libere. <Un allenamento o una missione?> chiederebbe curiosa la dottoressa, andando a portare le mani verso la spalla della Hyuga, togliendo eventuali fasciature che le coprivano le ferite per valutare il danno di persona, apprezzando comunque la descrizione dettagliata offertale dalla paziente. <Un danno riparabile per fortuna. Direi che possiamo partire da qui. Dopo le controllerò il petto> anche se i danni dovrebbero comunque essere attenutati dall’azione del tonico, considerando che anche la spalla non è in una condizione così disastrosa, non quanto si aspettava il medico. Le mani del medico vengono unite, separate dalla pelle della paziente di qualche centimetro. Il chakra medico inizia ad irradiare le mani della giovane, fuoriuscendo dagli tsubo e formando una sorta di sottile patina verdastra intorno alle mani del medico che, solo ora, andrebbe ad avvicinare pericolosamente alla pelle, trasmettendo quell’energia al corpo della Hyuga. Il danno alle ossa inizia a guarire lentamente, la ragazza ne potrà sentire subito i benefici e, finalmente, potrà muovere il braccio come desiderava fino a poco prima. <Mi dica, lei è fidanzata, sposata, ha figli?> sembra voler conversare il nostro medico, giusto per passare il tempo. [CURA] [Mani terapeutiche A][Pv 85 + 10= 95]
L’effetto del chakra curativa richiede completamente il danno alla spalla. L’effetto curativo si estende fino alle ossa e queste, di conseguenza, vengono trattate nel migliore dei modi. Ormai manca poco e la Hyuga potrà finalmente tornarsene a casa dalla sua amata famiglia. Il medico però non ha ancora finito di visitarla e, soddisfatta del risultato ottenuto sulla spalla, andrebbe a spostare la sua attenzione al petto. Sembra che il danno sia quasi completamente rimarginato per effetto del tonico, eppure il taglio è ancora in fase di rimarginazione e potrebbe essere una buona idea il rimetterlo in sesto in maniera definitiva. <Deve esser stato uno scontro molto interessante> ammette con un sorriso, bloccandosi sul posto al sentirla dire quelle parole in risposta alla sua curiosità. <Oh non mi fraintenda> molto educata, cortese nei toni e anche leggermente imbarazzata. <Non voglio lasciar intendere nulla di tutto ciò, ero solo curiosa…pensavo di fare un po’ di conversazione per far passare prima il tempo> ammette tornando a congiungere le mani all’altezza del petto della giovane, il chakra curativo è ancora lì, ad avvolgerle ambo le mani prima di esser trasmetto al petto della ragazza. Il calore del chakra le dovrebbe avvolgere il petto mentre la ferita si rimargina sotto il suo effetto benefico. <Ah….> eh la domanda è abbastanza…interessante. <Io sono cresciuta in una famiglia numerosa! Quando ero piccola passavo tutto il mio tempo fra amici e fratelli, ora li vedo molto meno ma l’amore per i bambini è rimasto nel mio cuore, non a caso mi occupo principalmente dei bambini in questo ospedale.> il tutto per dire che <Non so se me la sento di rimanere a casa da lavoro per prendermi cura di una sola creaturina, abbandonando la mia nuova e numerosa famiglia…questo ospedale…lo so, è una cosa stupida, lo dicono anche i miei colleghi> ammette vergognandosi visibilmente di quelle parole. Le mani verrebbero sollevate dalla ferita della giovane, lasciandola finalmente libera di rivestirsi. <Bene. Direi che ci siamo. Mi piacerebbe rimanere a farle compagnia ma ho altri pazienti di cui occuparmi.> ammetterebbe riprendendo la cartellina e iniziano a scrivere qualche appunto. <Ora le consiglio molto riposo e di chiamare un cuoco professionista per LA cena…> si ferma, sorride, forse un po’ beffarda e poi torna ad osservare la cartellina. <o potrebbe ordinarla fuori. Non mi sembra il caso di rimettersi ai fornelli per cucinare per tre persone. Fare da mangiare per se stessa, e due bambini, con quel braccio potrebbe essere faticoso. Io sfrutterei qualche amica di famiglia> [CURA][Mani Terapeutiche A][Pv 100 finalmente]
Ormai la cura è finita e il medico non può che rimanere al gioco. Non dovrebbe scomporsi di fronte alla follia o alle parole della Hyuga, però in questo caso potrebbe essere molto difficile. Il racconto dello scontro con l’Oboro perde importanza, totalmente, mentre sembra crogiolarsi nell’idea di aver trovata un alleata nel suo non desiderare figli per poter rimanere al fianco dei bambini di cui si occupa in ospedale. Però la sua frase viene capita fin troppo bene e la domanda che ne segue la coglie leggermente impreparata. <Come scusi?> finge bellamente di non saperne nulla, così come finge di essere presa alla sprovvista dal suo avvicinarsi. Indietreggia, andando a mettersi effettivamente con la schiena contro il muro. La osserva, terrorizzata da quanto vede, con la paura di essere attaccata o ferita da una folle paziente. <Il…il mio capo famiglia? Sta…parlando di m…mio padre?> quale migliore figura per rappresentare il capo famiglia? Non capisce, o finge di non capire, tremando in quell’angolino, per osservarla prendere fra le mani la penna e tirare un profondo sospiro di sollievo. <…> lascia passare qualche secondo prima di osservarla giocare con quella penna per testare il suo braccio, finalmente guarito. In tutto questo, il medico, non può fare a meno di riprendere la parola. <Signorina Mekura Hyuga. Le consiglio di non sforzare troppo quel braccio, ordini del medico!> sicura, decisa, e particolarmente ferma nel tono e nei movimenti. Sbatte quasi i piedi a terra, nella speranza di essere ascoltata. <Io torno ai miei pazienti!> non vede l’ora di scappare da quella stanza ma, aperta la porta, andrebbe a concludere il loro incontro con una tranquilla uscita di scena. Un messaggio però scivola dalla tasca del medico, cadendo a terra in una busta per le lettere molto simile a quella che ha ricevuto la prima volta. Alla Hyuga la decisione di raccoglierlo o meno prima di tornare a casa. Il medico per ora sembra essersela data a gambe prima di rischiare la pellaccia per consegnare un messaggio del generale. Esclamando un sonoro <Per questo preferisco i bambini> uscendo dalla stanza [END]