Splendida serata quella che vede Hikoboshi avvicinarsi al bosco che circonda i monti di Shukosato. L’aria è fredda, pungente, ma incredibilmente leggera. Sembra quasi impossibile che, fra di essi, si nasconda la caccia, quella specie di associazione che si sta divertendo ad attaccare e distruggere importanti obbiettivi dei vari villaggi, oltre ovviamente a liberare tutti i criminali delle varie prigioni. Cosa vogliono? Perché lo fanno? Questo al momento non si sa, o forse non ci è dato saperlo, ma qualcuno sembra essere riuscito ad avere un contatto diretto con loro, un avvicinamento improvviso con quello che, almeno attraverso le missive, si firmava “il generale della caccia”. Non stiamo parlando di un uomo qualunque, non parliamo del primo cacciatore di passaggio, ma parliamo di Zetsubo, l’uomo che ha ordinato gli attacchi su Konoha e Kusa, colui che ha architettato e portato avanti, con maestria, tutto questo chaos. Hikoboshi, muovendosi attraverso il bosco, noterà con estrema facilità la presenza di una serie di corvi, incredibilmente tranquilli, appollaiati un po’ ovunque, sui rami, sul terreno e sulle radici che da esso fuoriescono. Gli uccelli sono fermi, si puliscono le piume con il becco, e sbattono le ali per il freddo, gracchiando debolmente mentre si rilassano. Uno di loro però non sembra metterci molto a riconoscere il Jonin, alzandosi in volo da un basso ramo, per raggiungerlo e tentare di fermarsi sulla sua spalla, questa volta evitando di mangiarsi gli insetti. La piuma sulla testa di Hikobashi non sembra spaventarlo, anzi, lo attira ancora di più a lui, quasi come se fosse magnetica. <*Craaa craaaaaaaaa*> gracchia la bestiaccia e, con lui, tutti gli altri. Qualcuno è stato avvisato della presenza di una persona interessante, questo è poco ma sicuro. I volati riprendono a volare muovendosi tutti nella stessa direzione, ad eccezione di uno che è intenzionato a rimanere con Hikobashi piuttosto che unirsi al gruppo. [Anbient]
Potrebbe essere un trappola in effetti. Potrebbe essere una trappola incredibilmente pericolosa, ma più Hikoboshi avanti, seguendo i corvi, più l’aria sembra quasi farsi pesante, soprattutto per il suo piccolo amico pennuto, le cui piume andrebbero a gonfiarsi, e cercherebbe riparo nascondendo appena la testa dietro il cappello dell’Aburame. Potendo si nasconderebbe anche dietro gli insetti, per non dover interagire con quello che, di lì a breve, sarà costretto ad incontrare. Non avrà bisogno di allontanarsi molto dal punto in cui, i corvi, sostavano, per poter incontrare uno strano figuro. Un uomo, capelli lunghi, chiari, quasi bianchi sotto la luce della luna. Il volto sembra abbastanza giovanile, molto armonioso e adornato da una serie di piccoli tatuaggi. Cinque sul mento, di cui due che salgono dal sottogola e arrivano quasi alle labbra, uno che parte dal centro del labbro inferiore e arriva quasi al mento, insieme ad un occhio tatuato al centro della fronte. L’uomo si mostra, rilassato, seduto su di una roccia, con lo guardo alto al cielo ad osservare la luna. <Hikoboshi, ti stavo aspettando> ammetterebbe con tranquillità, facendo un cenno con la mano per invitarlo ad avvicinarsi. <Posso darti del tu o preferisci che continui a davi del lei> la voce è armoniosa, incredibilmente soave, per essere il generale della caccia. Sorride, quasi come se volesse sembrare gentile agl’occhi del suo ospite, perché si, Hikoboshi è un ospite per lui. Il corpo è completamente fasciato in un armatura nera che, stranamente, gli lascia comunque un ottima mobilità. <Bene, visto che non sembra esserci nessuno con te, mi sembra giusto non mentirti, io non sono da solo> una precauzione, del generale della caccia, che sembra essersi portato dietro i suoi migliori cacciatori. Dagl’alberi scendono, con un balzo, quattro cacciatori, avvolto in un abito di cuoio nero, quasi eccentrico rispetto al classico vestiario dei ninja. Uno di loro però spicca fra gli altri, Hikoboshi lo potrà riconoscere come la sua preda. Le mani sono legate fra di loro da un paio di manette anti chakra e, al collo, due corde tenute da due cacciatori, gli impediscono ogni fuga. <Bene, lascia che mi presenti> direbbe mettendosi in piedi con uno slancio, inchinandosi in maniera quasi teatrale in direzione dell’Aburame. <Il mio nome è Zetsubo. Sono il generale della caccia selvaggia, il loro capo, la loro guida, il loro maestro. Tu invece sei Hikoboshi Aburame, un Jonin della foglia che, durante la guerra contro Ryota Nara hai perso la tua famiglia e sei caduto in coma, risvegliandoti da poco. Ho dimenticato qualcosa?> l’aria è seria, come se si aspettasse una risposta altrettanto seria. <Vorrei chiederti, prima di affidarti il mio collaboratore, come mai hai deciso di incontrarmi stasera?> Ovvio è che nessuno è intenzionato ad attaccare il Jonin della foglia, anzi, probabilmente nessuno di loro vorrebbe essere in quel posto in quel preciso momento. Zetsubo emette un’aura a dir poco spaventosa e il Jonin la potrà percepire con facilità e magari anche sentire un brivido di freddo attraversargli la schiena. [Ambient] [Zetsubo: https://orig00.deviantart.net/7238/f/2014/115/b/1/untit526led_3_by_anastasiyacemetery-d7fwuph.png][Cacciatori: https://i.pinimg.com/564x/34/e0/cf/34e0cf5727045869ac25fe585e926f3a.jpg]
Le mani andrebbero ad congiungersi per poi essere portate al volto in una posizione di rispetto e riflessione per le domande che riceve dall’Aburame. Non sembra interessarsi al ricevere del tu da parte del Jonin, anzi, lo apprezza, accogliendo quelle parole con un ampio sorriso. <Vedi, Hikoboshi> inizia a camminare avanti a indietro, pensando lentamente a cosa dire e a come farlo, anche se ha già il discorso pronto in mente. <ci sono poche cose che mi fanno arrabbiare, veramente poche cose. Ma un mio collaboratore che viene meno al giuramento beh…è una di queste.> ammette sospirando profondamente e fermandosi ad osservare il prigioniero, bloccato da due suoi ex compagni, fermo ad aspettare il suo destino con incredibile calma. <Soprattutto quando quel collaboratore avrebbe dovuto riportare a casa VIVA la giovane cacciatrice> una specie di tutore per l’avversaria di Murai, la ragazzina che ha perso la vita durante la sera della caccia a Konoha, una delle pochi vittime della caccia, nonostante il repentino intervento di Hitomu e Kurama. <Quindi…ho deciso di incontrarti per rendere testimoni i miei migliori cacciatori della fine che rischiano di fare a infrangere non una, ma bensì due dei nostri giuramenti> il primo è l’aver abbandonato il campo di battaglia ma il secondo quale dovrebbe essere? Fa segno alle guardi di portare avanti il cacciatore. Questo viene fatto mettere in ginocchio con un colpo alle gambe e, con un movimento lento, la maschera viene sfilata permettendo a Hikoboshi di vederlo in volto. Un ragazzo, poco più giovane dell’Aburame, è ora in ginocchio di fronte a lui, pronto a incontrare la morte per mano del Jonin. Permane in silenzio, con un espressione apatica, sospirando solo quando sente la voce di Zetsubo ancora una volta alla sua destra. <Nemico? Perché dovrei considerarti un nemico?> sembrerebbe quasi sorpreso da quella domanda. <Ho avuto un solo nemico in tutta la mia vita, ed era mio fratello. L’ho ucciso, due anni fa..> e non riesce a finire il discorso e il morituro lo interrompe, con una frase pronunciata con una tonalità atona. "HAH, ucciso? Lo hai colpito alle spalle per avere la caccia tutta per te. Il generale, il vero generale, era un uomo da seguire." Il cappio viene stretto al suo collo dai due cavalieri, mentre lo sguardo di Zetsubo torna su Hikoboshi <Ho visto lo spirito di un vero cacciatore. Una bestia che non si ferma davanti alla paura, che affronta il suo nemico a testa alta. Ho visto la tua euforia e beh…non potevo semplicemente far finta di nulla. La caccia sarebbe felice di accogliere fra le sue fila persone energiche come te> una proposta per nulla velata. [Anbient o Ambient(?)]
Zetsubo riprenderebbe a sorridere a quelle parole, come se rivedesse se stesso in Hikoboshi e, improvvisamente si rilassa. L’aria si fa più leggera. Anche il corvo sembra più calmo. Smette di nascondersi e vola via dalla spalla del Jonin, per andare a posarsi su quella di uno dei cacciatori con le mani libere. <Interessante. Abbiamo molte cose in comune Signor Hikoboshi, la cosa si fa parecchio interessante> le spiegazioni che chiede forse sono troppo dettagliate, ma, soprattutto, inopportune per il ruolo che il generale della caccia sembra interessato a riservare al Jonin. <Noi siamo la caccia. Tutto quello che facciamo ha un preciso scopo ed è fatto a fin di bene. Dimmi Hikoboshi Aburame, perché credi che abbiamo attaccato il tuo villaggio e il villaggio di Kusa? Scoprirlo e ti dirò ogni cosa, se ancora vorrai saperla> ne dubita e sorride alla seconda parte di quel quesito, parte che ritiene decisamente più importante della prima. <Cosa vuoi che facciamo per conquistare il tuo favore?> cosa vogliono da lui sembra essere decisamente meno importante in questo momento, rispetto al modo in cui possono portarlo dalla loro parte. Un cenno del capo viene dato dall’uomo nei confronti dei suoi collaboratori, acconsentendo alle richieste dell’Aburame. L’uomo viene legato con una delle corde che, poco prima, erano al suo posto e appeso a testa in giù da un cacciatore, sfruttando il ramo di un albero come perno per poterlo mettere a testa in giù. “La caccia, la vera caccia, prima o poi avrà la meglio anche su di te, Zetsubo” quella minaccia è probabilmente l’ultimo suono che uscirà dalle sue labbra, o almeno l’ultimo suono che non sia solo un insieme di vocali che esprimono dolore. <Sono disposto a venirti incontro Hikoboshi, nel limite del possibile, per capire cosa vuoi e come vuoi farlo. Io, in cambio, voglio il tuo aiuto a tenere sotto controllo la città di Konoha. Conosci Mekura Hyuga?> domanda a bruciapelo, aspettandosi una risposta [Ambient]
Non conferma e non smentisce le parole dell’Aburame, anzi, rimane particolarmente impassibile di fronte alla scena della tortura e poi si rialza, ascoltando quelle parole chiare e concise. <Bene. Direi che forse possiamo trovare un compromesso. Porta questo messaggio a Mekura Hyuga da parte mia. La modalità del nostro incontro, il motivo per cui entrambi ne siamo usciti vivi, lascio tutto a te e alla tua fantasia.> direbbe avvicinandosi a lui, prendendo una lettera dalla sua armatura. La busta è chiusa e sembrerebbe interessato a lasciarla tale fino a quando non sarà fra le mani della persona a cui è indirizzata. <Porta a termine questo lavoro con successo e potrei anche decidere di aiutarti a trovare questo “luogo sicuro”> una sorta di dare per avere, anche se in questo caso la bilancia sta pendendo più sul lato di Hikoboshi e Zetsubo lo sa bene. <Avrei solo una regola da metterti prima di decidere o meno se affidarti un laboratorio in cui farti “divertire”.> e qui andrebbe a farsi molto serio, incredibilmente oscuro. Quell’area pesante torna, più forte di prima. Il piccolo corvo scappa, gli occhi dell’uomo si illuminano di una spettrale tonalità di arancione, mentre pronuncia le seguenti parole. <Non sei autorizzato a toccare donne fertili e bambini> degl’uomini può fare quello che vuole, donne e bambini non vanno in alcun modo sfiorati. <Questa è una regola su cui, Hikoboshi, non transigo. Se ti scoprirò a fare esperimenti su un bambino o una bambina, sarai il prossimo a finire sulla lista dei caduti del tuo villaggio> sbuffa e si allontana, seguito dai suoi cacciatori, salutandolo con un cenno della mano. <Consegna il mio messaggio a Mekura Hyuga e i miei corvi verranno a cercarti. Ah si, giusto, tienimi a parte gli occhi di quel cacciatore fallito. Potrebbero esserci utili.> Subito dopo, sia lui, che i suoi quattro cacciatori vanno a dissolversi nel nulla, lasciando l’Aburame in compagnia del suo amico maialino pronto ad esser cotto dopo esser stato sgozzato. [END]