Ci sarò sempre
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Giocata del 01/11/2017 dalle 17:22 alle 22:26 nella chat "Ospedale [Konoha]"
[Stanza 8] Una splendida giornata in quel di Konoha. Il sole è ormai vicino all’orizzonte e sembra esser pronto a tramontare, lasciando alla luna e alle stelle l’intero palcoscenico e forse, anche per questo, le temperature si sono velocemente abbassate. Nonostante tutto non sembra intenzionata a chiudere la finestra Shade che, seduta vicino alla stessa, fissa con attenzione il cielo che passa dall’azzurro al rosso finendo poi verso il nero. Certo, è stata decisamente molto fortunata a prendere quella camera, una camera in cui è possibile ammirare il cielo non è poco in una città grande e popolosa come Konoha. Sospira, tranquillamente, indossando i suoi vestiti, pronta ad uscire da quel posto e tornare a casa in qualunque momento. Ormai stare in una camera di ospedale non sembra più procurarle ansie o fastidi, anche se i medici continuano a ricevere lo stesso freddo trattamento dalla Hyuga. I vestiti sono i classici del periodo, una maglietta in lana a maglia larga bianca che sovrasta una maglietta in cotone a maniche lunghe dello stesso colore. I pantaloni sono neri, lunghi, e all’apparenza molto caldi. I capelli sono sciolti sulla schiena, ricoprendola interamente come un piccolo e caldo mantello corvino. Il suo aspetto non è dei migliori, ma nemmeno dei peggiori a questo punto. Gli occhi sono leggermente gonfi, principalmente perché non riesce a dormire bene, con le classiche occhiaie a parlare del sonno che le manca come se fosse la divina commedia. All’apparenza sembra la stessa, ma in realtà è evidentemente più debole, in quando ha rifiutato il cibo per diversi giorni, e per ora sembra finalmente esser tornata a stuzzicare qualcosa quando la mancanza di sonno glielo permette. Infatti per ora preferisce non rimanere in piedi ad attendere le notizie del suo rilascio da questo sterile carcere, bensì seduta. Non è sola, figuriamoci se la potevano lasciare da sola! Infatti con lei, poggiato sul davanzale della finestra aperta, sosta il falco che risponde al nome di Hawke, tornato da poco da un lungo e stancante viaggio. Il bello è che non è nemmeno stata lei a inviarlo alla villa Oboro, bensì Uta, che spera di farle trovare un definitivo sollievo nel conversare con Kouki o Raido, meno con Fumiko. <Sei molto bravo oggi Hawke!> persino gli animali sono riusciti a percepire il suo dolore, per ora però sembra che le cose si stiano sistemando, anche se lentamente. <Adesso aspettiamo i permessi del medico e Uta e poi torniamo a casa. Sono sicura che qualcuno ha combinato l’ennesimo guaio…> parla del panda. Quasi si dimenticava del ciclone che vive in casa sua, sembrava quasi esser felice di averlo dimenticato in realtà. [Ch off] [Ospedale - Stanza 8] La piccola Yakushi ha ricevuto la missiva che le è stata mandata riguardo le condizioni di Shade a Konoha, ed è proprio per questo che si è avviata, ed ha raggiunto, il villaggio della Foglia. Non c’era scritto molto nel messaggio, solo che la ragazza è stata ricoverata per gli effetti di Wonderland. Sa a cosa si riferisce dato che anche la giovane ci si è ritrovata dentro, ed inoltre notizie simili girano per Kusa, Konoha e gli altri villaggi… di gente che vi si è trovata dentro e ha trovato o perso qualcosa, qualcuno, persino la loro stessa vita. Ancora non si sa nulla di preciso ma quello che la ragazzina sa è che non si tratta di una illusione, non di quelle classiche almeno. Così è convinta dopo la sua prova fallita del tentativo del rilascio illusorio. Comunque sia ogni pensiero viene messo brutalmente da parte per lasciare spazio alla preoccupazione per la sorella. Cosa è successo? È ferita? Sta male, quanto è grave? Tutte domande che turbinano veloci nella propria testa mentre la Chunin oltrepassata l’entrata dell’ospedale, lasciando il proprio equipaggiamento a chi di dovere all’ingresso, ovvero agli anbu di guardia. Li osserva, con molta attenzione, ricordando le parole di suo padre riguardo agli uomini degli Hokage… in effetti ci sono anbu ovunque, persino lì, difficile quindi che l’Hokage possa perdersi qualche movimenti. Il seme del dubbio e della insicurezza verso i villaggi e i rispettivi Kage inizia a crescere sempre più nel suo animo, ogni giorno che passa. Suo padre ha sempre più ragione e a quel pensiero le mani si stringono a pugni. Scuote la testa dopo i primi passi all’interno della struttura, ben decisa a concentrarsi solo su Shade ricoverata da qualche parte. Il chakra già impastato in mattinata sarebbe rimasto libero di scorrere nei canali all’interno del suo corpo, dopo aver fatto presente a chi di dovere della sua posizione all’interno dell’Organizzazione Mondiale dei Medici, quindi in caso di necessità potrebbe essere di aiuto nel mentre che si trova lì. Piccola e minuta, indosso ha dei vestiti totalmente diversi oggi dal suo solito. Non veste nessun kimono, ma il giubbino verde dei Chunin a coprire l’esile torace. Il giubbino è smanicato ma sotto di esso porta una maglietta nera a mezze maniche, le quali spuntano dal giubbino, e su una di essa vi è cucito il simbolo del suo clan Yakushi. Al di sotto le gambe sono avvolte da un paio di pantaloni neri lunghi fino a poco sotto il ginocchio e lasciano nudi i polpacci, mentre ai piedi indossa le calzature ninja. Braccia e polpacci sono comunque ricoperti delle sue solite bende bianche, così come il collo, sempre per nascondere le cicatrici e le bruciature. Al collo porta invece il ciondolo raffigurante il simbolo del clan Oboro, regalo di suo padre. I lunghi capelli neri e lisci sono tenuti sciolti, le cui puntele sfiorano il sedere e poco oltre, mentre delle ciocche le si adagiano in avanti sulle spalle e sul viso, dato che la frangia è cresciuta un pochino. Pelle sempre pallida, senza un minimo di colore o melanina, mentre gli occhi gialli esprimono la preoccupazione che avverte per la sorella, così come i suoi infantili lineamenti. Dopo aver chiesto all’infermiera di turno l’ubicazione della stanza della ragazza, la piccola si avvierebbe in quella direzione, passi veloci e decisi, fino a quando non si ritroverebbe davanti alla porta di Shade. Due piccoli colpi alla porta verrebbero portati, giusto per avvisare della sua presenza, e prima di aprire la porta si annuncerebbe. <Shade? Sono Kouki.> la voce chiara, alta il giusto per farsi sentire, sperando di non disturbare un suo eventuale riposo, e quindi aprirebbe la porta per poter entrare. Porta che richiuderebbe subito alle sue spalle, mentre gli occhi cercherebbero smaniosamente la figura della ragazza, per analizzarla e cercare di vederne le condizioni ad una prima occhiata. Seduta vicino alla finestra, con la compagnia del suo falco… non sembra essere ferita o stare troppo male, ma se si trova lì di sicuro qualcosa di importante è successo e la piccola non sottovaluta nessun scenario. <Ciao.> certo nel vederla tutta intera un minimo di sollievo l’assale, quindi saluta accennando un piccolo sorriso e iniziando a muoversi verso di lei. [Chakra On] Rimane abbastanza tranquilla. Braccia conserte sul davanzale e testa poggiata sulle stesse ad osservare il cielo. Ogni tanto sente gli occhi pesanti e prova ad addormentarsi, ma l’immagine del sangue si palesa davanti ai suoi occhi, facendola svegliare di soprassalto e iniziare a cercare la figura di Uta in giro per la camera. Il ragazzo non c’è, però, per fortuna, le ha lasciato qualcosa di suo per esser sicuro di non vederla andare in paranoia per la sua assenza, per la paura di non ritrovarlo vivo una volta tornata a casa dall’ospedale. Le ci vorrà del tempo per assimilare la notizia in maniera corretta, le servirà del tempo per poter smettere di avere paura, soprattutto quando l’immagine di Uta che viene tagliato a metà sotto i suoi occhi è ancora viva nella sua mente. Scrolla appena il capo, prendendo dei profondi respiri, concentrandosi nuovamente sul sole, quando una vocina piccola annuncia la sua presenza, accompagnata da due piccoli colpi dati alla porta di quella camera d’ospedale a cui si è quasi affezionata. Si volterebbe sentendo pronunciare il suo nome in maniera interrogativa, incontrando la minuta figura della sorella sul ciglio della porta. La osserva, con un sorriso allegro, entusiasta di vederla, almeno in un primo momento. Poi la prende l’indecisione, il dubbio. Come mai Kouki è in ospedale? Per cercare lei? Come fa a sapere che sta male? E alla fine il senso di colpa inizia a mangiarla viva. La promessa che ha fatto alla sorella…l’aveva praticamente buttata nella spazzatura quel giorno…ma come glielo potrà mai spiegare? Come può spiegare a Kouki quella serie di stupidi pensieri che l’hanno portata ad eludere la loro promessa? Per ora non ci vorrebbe pensare, ma non è una cosa che può nasconderle. <Ciao> risponde semplice, tornando a sorridere e alzandosi dalla sedia per muoversi perso la bambina. Le braccia andrebbero ad allagarsi, pronta ad accoglierla in un abbraccio, mentre si muoverebbe con qualche passo lento ed incerto. Qualora fosse riuscita a raggiungerla si sarebbe abbandonata in un abbraccio con l’altra, un abbraccio molto stretto e carico di rimorso che quasi la fa sentire male mentre i sensi di colpa fanno il loro effetto su una coscienza che, di per se, ha qualche difficoltà di funzionamento. <Sto bene ora. Mi dimetteranno presto, spero. Non preoccuparti per me, ok?> la anticipa, con un tono dolce, preoccupato per l’altra più che per se stessa. <Tu come stai Kouki?> hanno tante cose di cui parlare e ha molta paura di iniziare quei discorsi. [ch off] [Ospedale - Stanza 8] La figura della ragazza seduta accanto alla finestra ha un effetto lenitivo per la sua preoccupazione. Appoggiata sul davanzale, quasi rilassata ad osservare il cielo, le porta via dall’animo un peso decisamente enorme. Un sospiro viene rilasciato attraverso le sue labbra, soprattutto quando nota la sua espressione sorridente ed allegra. Gli occhi gonfi, forse un po’ arrossati, le occhiaie che ben conosce e che spesso sono presenti anche sul viso della piccola Yakushi, segno che la sorella fa fatica a dormire. Che sia ricoverata per un qualche crollo nervoso? Oppure l’hanno già curata ed è quindi in procinto di essere dimessa… ma inutile fare congetture, non le basterà altro che chiedere. Avanza quindi verso la Hyuga, sollevata, sorridente, mentre anche l’altra si alza dalla sedia per andarle incontro, dopo aver ricambiato il suo saluto. Non si ferma e non si fa problemi, semplicemente arriva davanti alla ragazza e si fa accogliere in quell’abbraccio stringendosi forse un po’ troppo a lei, segno che la piccola ha avuto davvero paura per quella missiva. Si stringerebbe alla sorella, nascondendo il viso tra i suoi vestiti e cingendole le braccia attorno alla vita. Le manine si attaccano agli indumenti di Shade e gli occhi vengono chiusi per qualche istante, assaporandosi quel momento affettuoso. La bocca si aprirebbe per parlare, ma la ragazza l’anticipa in maniera dolce, avvisandola di non preoccuparsi e che verrà presto dimessa. Un’ulteriore sollievo per le orecchie della Yakushi, che quindi andrebbe a distaccarsi un poco da lei, sciogliendo quell’abbraccio per poter sollevare il viso e guardare la sorella negli occhi stanchi. <Il tuo falco mi ha fatto ricevere un messaggio. Diceva che eri ricoverata qui per il Wonderland.> annuncia verso di lei dando un’occhiata a quello stesso falco. Il tono basso, sussurrato e lieve, dolce e pacato. <Mi sono preoccupata dato che non c’era scritto altro sulle tue condizioni, e ben sapendo cosa succede in quel… posto, ho pensato a svariati scenari.> ammette senza problemi per poi sospirare ancora una volta. <Ma vedo che stai bene, almeno all’apparenza, e se sarai dimessa vuol dire che stai guarendo.> quanto basta per non farla morire di ansia insomma. La testolina viene inclinata leggermente da un lato, ignorando la domanda che le viene posta, dato che il suo stato emotivo è sempre lo stesso e sarebbe solo un inutile ripetersi. Non va bene, ma nemmeno così male, ma è assillata da una serie di preoccupazioni e paure che non la lasciano dormire e nemmeno mangiare come si deve, come sempre, a vedere il suo essere decisamente sotto peso. <Cosa è successo? Perché ti hanno ricoverata? Eri ferita?> inizia ad inondarla di domande, lasciando trasparire la curiosità, certo, ma soprattutto la sua voglia di appurarsi al cento per cento delle condizioni non solo fisiche della ragazza, ma soprattutto mentali. [Chakra On] [Stanza 8] Rimane sorpresa dalla stretta che l’altra riesce a tenere su di lei. La accoglie con dolcezza però iniziando a versare qualche lacrima nel mentre. Ne ascolta le parole, ma sembra abbastanza assente, anzi, va a stringerla con maggiore forza per poi lasciarla andare e lasciarsi scivolare fino a mettersi in ginocchio davanti alla ragazzina, cercando di nascondere il volto negl’abiti della sorella questa volta. I pensieri sono tanti, troppi per essere incanalati in maniera corretta o nel giusto ordine nella sua mente. Troppe sono le preoccupazioni, i dubbi e le paure e una delle peggiori riguarda proprio Kouki. Le lascrime le bagnano il volto, ma non per questo si potrebbe dire in preda ad una crisi di pianto. Anzi lo contiene, lo contiene molto bene, riprendendo a parlare, pronta a confessare i suoi peccati, piuttosto che rispondere alle sue domande. <Mi dispiace. Mi dispiace Kouki> lo ammette, lo griderebbe se ve ne fosse la possibilità. <Io non credevo di potercela fare. Quando l’ho visto morire…sepolto nel ghiaccio sporco del suo sangue, con gli occhi che ormai avevano perso la loro splendida luce…io non ce l’ho fatta. Se sono qui ora è perché ho per metà infranto la mia promessa. Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo…> per metà. Avrebbe potuto uccidersi in quel preciso istante, tirando fuori un pugnale dalla tasca Kunai e Shuriken e farla finita in maniera veloce e pulita, e invece aveva scelto per se la più lenta delle morti, quella di stenti. <Mi nascondevo dietro il muro che la nuova famiglia con Raido e Fumiko sta costruendo fra di noi, mi nascondevo per dirmi che non avresti pianto la mia morte con l’arrivo di una sorella o un fratello più piccolo da amare…mi dispiace, sono stata una codarda e lo sono stata inutilmente per di più> non è detto che la bambina possa effettivamente capire tutto da quella confusa spiegazione, ma non vi è altro modo per Shade per riuscire a trasmettere quei sentimenti in maniera chiara. Potendo si punirebbe da sola per quello che ha fatto, per quello che ha pensato, ma non conosce nessun modo per riuscire a placare il suo animo e la sua coscienza, nessuno al di fuori del chiederle scusa piangendo e in ginocchio. [ch off] [Ospedale - Stanza 8] Si abbracciano e si stringono, come se non si vedessero da tempi davvero troppo lunghi, e in effetti sarebbe proprio così. Sono passati giorni, non anni, certo, ma si sorprende ogni volta nel constatare quanto si sia legata alla figura di Shade, tanto da considerarla come una sorella sotto ogni punto di vista. Considerarla come una sorella, equivale quindi a metterla quasi sullo stesso piano di Mirako, e non è cosa da poco per la Yakushi, ma soprattutto per l’Altra che potrebbe vedersi minacciata infatti. Comunque sia niente e nessuno interrompe quel loro abbraccio, e mentre la piccola vomita le proprie parole e domande, la Hyuga non risponde direttamente, anzi, sembra si sia isolata da tutto quello che la bambina le ha detto per poter iniziare un discorso tutto suo, apparentemente slegato dalle domande appena poste. Si distaccano, ma la ragazza cade in ginocchio davanti alla piccola, forse raggiungendo ora un’altezza simile, e l’accoglie nuovamente tra le braccia quando è lei a nascondere il proprio viso bagnato dalle lacrime tra le vesti della Chunin. La stringerebbe a sé, senza farla soffocare ovviamente, e il viso della pallida serpe si tramuta in un’espressione perplessa e ancor più preoccupata di prima. Non capisce a cosa siano dovute quelle sue scuse, quel suo dispiacersi, ma non la interrompe e lascia che sia lei ad andare avanti. Non credeva di potercela fare, ha visto qualcuno morire da quel che capisce da quelle parole, e si trova in ospedale perché ha infranto la loro promessa. Quella di lottare sempre e comunque. Un crollo emotivo, quindi, dettato dall’aver visto un fantomatico lui morire. Qualcuno di così importante che l’ha portata a crollare così tanto da aver bisogno di essere ricoverata. Attraverso semplici passaggi logici quindi può solo immaginare chi sia questo lui. <Wonderland ti ha mostrato la sua morte?> chiede, ma è più una domanda retorica, giusto per sapere se ha capito bene quello che è successo. <Una morte fittizia? Un’illusione? Di chi, il tuo ragazzo?> sa che molto spesso ninja sono stati trovati feriti, o non si sono più svegliati, morendo. Le voci che riguardano il fatto che quello che succede là, viene rispecchiato nella realtà, dovrebbero circolare, dopo tutto. Tace nel sentire le sue parole successive, si irrigidisce e il cuore inizia a battere veloce. Sente la rabbia crescere, una rabbia dettata da quelle stesse parole ma che sfociano nella sola preoccupazione per la salute della sorella. <Come puoi pensare questo?> domanda a bruciapelo, mentre una lieve nota di dolore viene mostrata nella voce appena sussurrata. <Non c’è alcun muro tra noi, Shade. Il muro te lo stai creando da sola.> è piuttosto sicura di quello che sta dicendo, quelle parole l’hanno ferita e non riesce nemmeno a capire il perché al momento. <Se solo tu lo desiderassi potresti stare con noi, venire da noi. Io non avrei nulla da ridire, anzi… e nemmeno mio padre o Fumiko.> cerca di essere il più chiara possibile, vuole che quel punto sua chiarito in ogni sua forma e dimensione, non può lasciare che la sorella continui a credere in questo muro inesistente. Dopo tutto è stata una sua scelta quella di rimanere a Konoha, una scelta giusta se si vuole occupare degli animali di Hiashi, ma non può allora pensare che ci sia un qualche tipo di muro. <Ma hai scelto tu di rimanere qui, perché giustamente devi occuparti degli animali, anche se magari potresti portare anche loro.> mugugna quelle parole, cercando una qualsiasi soluzione per averla vicina. <Comunque sia non voglio che tu pensi che ci sia un qualche tipo di muro, perché non è vero. Tu sei e rimarrai sempre mia sorella, e se un giorno vorrai stare con me, con noi, io ne sarei solo felice. Ma se vuoi rimanere a Konoha il mio affetto per te non muterà di una virgola.> decisa, sicura, la stringe a sé mentre pronuncia quelle parole cercando di farle comprendere tutti i suoi sentimenti, quel profondo legame che la unisce alla Hyuga. <Non voglio che tu pensi che la tua morte sarebbe nulla per me. La tua morte mi devasterebbe.> si ritrova a tremare, si ritrova ad avere una voce instabile come se fosse rotta dal pianto, ma in realtà ha solo paura di quello che poteva comportare quel suo pensiero. Si sarebbe lasciata morire, o si sarebbe uccisa credendo che alla Yakushi non importasse nulla… e lo avrebbe fatto incurante di procurare alla bambina un profondo dolore e una profonda rottura mentale. <Se c’è una cosa che tutti mi avete ripetuto fino alla nausea è che nessuno sostituisce qualcuno. Quel bambino non ti sostituirà, come non sostituirà me.> tace, silenzio, mentre silenziose le lacrime scendono dai propri occhi per bagnarle le gote pallide. Ha rischiato di perderla. Continuerebbe a stringerla, ad accarezzarle i capelli, come se avesse paura di stare parlando con un fantasma in realtà. <Perché hai pensato alla morte?> domanda infine, con un filo di voce. [Chakra On] [Stanza 8] Si lascerebbe accogliere fra le braccia della sorella, andando a stringere gli occhi con forza, tanta da provocarsi quasi dolore, mentre quelle parole vengono pronunciate. Anche per lei, che le dice, le sembrano una violenta pugnalata che va a rompere le loro promesse e a farlo è stata proprio lei. Non potrebbe sentirsi più in colpa di così. Le aveva detto che non l’avrebbe mai abbandonata, che avrebbe sempre continuato a combattere per lei, che si sarebbe fermata SOLO davanti a lei. E invece voleva morire, lasciarsi andare dopo aver assistito ad una scena che poi non si è nemmeno rivelata reale. Le domande della bambina sono comprensibili e non sembrerebbe nemmeno più di tanto sorpresa dal sentirgliele pronunciare. Non ha il coraggio di rispondere, non a voce per lo meno, eppure lotta con se stessa per riuscire a trovare la forza di accettare quello che ha visto. Ricordarlo le fa male tanto quanto le farebbe male rivivere la stessa identica scena. Si discorsa leggermente da lei, andando a sedersi sul talloni, alzando lo sguardo quel tanto che basta per incontrare il volto della Yakushi e osservarla con tutto il dispiacere e la paura che il suo volto riescono ad esprimere. <Quell’uomo…mi ha mostrato il corpo di Hiashi…e poco dopo mi ha mostrato Uta. Ho già visto che le ferite di Wonderland sono reali, così come, la prima volta, ci sono stata trascinata dentro con la forza. Era verosimile pensare che, visto che si sta ancora riprendendo dalle sue ferire, quello bloccato nel ghiaccio fosse davvero il mio ragazzo, Uta> gli da un nome, giusto perché la ragazzina lo sappia, prima di ogni altra cosa. Le sta raccontando ciò che nessun’altro sa al di fuori del creatore di quella illusione e di lei stessa. <Io ho perso tutta la mia determinazione quando l’ho visto. Ho supplicato il mio nemico di dirmi cosa fare per liberarlo. Lui mi ha detto che avrei dovuto svegliarmi e combattere…e subito dopo mi ha fatto assistere impotente alla sua morte…> abbassa lo sguardo, si lascia andare come una piccola marionetta che ha perso il suo burattinaio e sta aspettando che qualcuno vada a tendere quei fili per tornare in piedi. Non si è ancora completamente ripresa, non crede di esser capace di riprendere a combattere, non dopo quello che ha visto, e mentre si perde nelle sue memorie e nei suoi dubbi, quella domanda la risveglia dal torpore con una forza disarmante. Sgrana gli occhi, sentendo quanto segue, occhi perlacei che riflettono la luce della lampadina posta poco lontana da loro e al momento accesa, lucidi per le lacrime che ancora stentano a smettere di cadere. <Fumiko…lei…non mi considera sua figlia…non credo lo farebbe più. Non so se io riuscirei mai a considerarmi una figlia per lei…> alla fine lei ha 16 anni e Fumiko ne ha 23, la differenza di età è troppo poca. <Non direbbero nulla, lo so…> porta una mano alla bocca e torna a martoriarsi un unghia mentre ripensa alla propria situazione e alla possibilità di andare a vivere con quella famiglia. <Ma come dovrei considerarli? Come dovrei comportarmi in mezzo a questa nuova famiglia? E Uta?> dovrebbe lasciare indietro il suo amore per stare con loro? Non sarebbe facile scegliere fra i due, così come non se la sente di portare via gli animali dalla loro casa di origine. <Io ho paura che…un giorno tu dimenticherai di me. Che la tua vita con Fumiko e Raido ti possa far trovare una stabilità perfetta> e questo lo dice sorridendo. <Io lo spero. Spero che tu riesca a trovare la tua felicità in quella famiglia…mi andrebbe bene anche esser dimentica in quel caso…ma questa paura è qui> porterebbe una mano al petto, andando a stringersi i vestiti all’altezza del cuore. <E ho iniziato a credere che, se fossi morta, non sarebbe cambiato nulla…perché sono una codarda> trema apena, cercando di riavvicinarsi alla ragazzina, provando a ricevere quelle carezze, provando a tornare stretta contro il suo petto. <Perché se mi fossi trovata senza Uta…lontana da voi…lontana da te…io sarei tornata a stare sola e da sola non avrei mai potuto affrontare la sua morte. Lui che per me è un tassello importante della mia vita, tanto quanto lo sei tu> infine tace, aspettando una sua reazione. [ch off] [Ospedale - Stanza 8] Quelle parole sono molto più di una pugnalata al petto. È molto più di quella promessa quasi infranta, tutto quello nasconde dietro di sé qualcosa di molto più doloroso. Continua a tenerla stretta fino a quando non è lei a discostarsi per poterla guardare negli occhi… ed è difficile scacciare quella leggera rabbia, paura e freddezza che si ritrovano ora sul viso della piccola. È triste, addolorata e non capisce. Ascolta in silenzio le sue parole, di come abbia visto Hiashi, e che sappia che le ferite al Wonderland divengono reali. La piccola non ha provato sulla sua pelle, ma lo ha sentito dire. Ascolta di come è stata messa davanti al corpo intrappolato di Uta, il suo ragazzo, e di come lo abbia visto morire. Le parole del suo nemico e quello che lei ha fatto. <Chi è questo nemico? Lo hai visto? Me lo sapresti descrivere?> rigida in quelle parole, nella sua testa sta già iniziando a pensare a come fargliela pagare per quello che ha fatto a Shade, sua sorella. <Svegliarti, combattere… ma cosa? Svegliarti da cosa e combattere chi?> non è chiaro, ma vuole che Shade risponda ad ogni sua domanda e per farglielo capire non toglie lo sguardo da lei, rimanendo in silenzio tutto il tempo necessario per ricevere le sue risposte. Insistente nella voce come negli occhi che la osservano. <Devo sapere. Devo capire per avere una visione migliore e completa. Devo sapere perché se mi ci troverò davanti glie la farò pagare.> sibila gelida il suo veleno contro questo fantomatico nemico. Ha fatto del male a Shade, l’ha portata a pensare alla morte, spezzare la promessa, a pensare che la Yakushi non fosse sufficientemente importante. <Ma questo deve solo fortificare la tua determinazione. Provare rabbia non è sbagliato, dopo tutto ci siamo dette che servono sia i sentimenti negativi che quelli positivi… è vero, serve un equilibrio, quindi puoi e devi arrabbiarti contro questo nemico. Usare questa rabbia per fortificarti ed essere in grado di fronteggiarlo.> questo è quello che pensa, questo è quella che guida lei nella sua personale lotta contro Otsuki. L’odio e la rabbia verso di lui la tengono viva, la fanno andare avanti e migliorare per potergliela far pagare. <Puoi considerarla come amica. Stare comunque con noi, insomma l’importante è stare insieme, no?> figlia, madre, sorelle, l’importante è stare insieme. <Comportarti come sempre. E Uta?> domanda verso di lei, provando un moto non indifferente di rabbia e gelosia improvvisa verso quel ragazzo. È lui che la tiene lontana da loro? Il suo pensiero. <Puoi sempre stare con il tuo ragazzo, anche se non vivete insieme. E potrete stare insieme quando vi sposerete, a quanto ho capito questa è la normalità. I figli stanno con la famiglia, si innamorano, e si vedono con i propri fidanzati senza problemi stando pur sempre a vivere con la famiglia.> crede che sia così almeno, dai libri che legge. <E quando sarete grandi potrete sposarvi, lasciare la famiglia e andare a vivere per conto vostro.> ma è ovvio che quelle non sono altro che fantasie, perché il fattore ‘animali’ è parecchio importante e la porta a sospirare. Le successive parole però la innervosiscono nuovamente, ancor di più e si nota dal suo irrigidirsi, lo si nota dalla sua insofferenza. <Quando io ti ho confidato che ho paura che un giorno tu mi abbandonerai… che cosa mi hai detto? Che starai sempre con me. E io cosa ho fatto? Ho avuto fiducia in te e nelle tue parole. In quel momento ci siamo scambiate una promessa, ci siamo chiamate sorelle.> prende un profondo respiro, cercando di allontanare il dolore. <E ora tu pensi che io possa abbandonarti? Dimenticarmi di te? Capisco perfettamente la tua paura. È la stessa di cui ti ho parlato io, e così come tu mi hai detto che non mi avresti mai abbandonata, allora io ti ripeto le stesse cose. Sei e sarai sempre mia sorella, e mai potrò dimenticarti.> il tono si addolcisce verso la fine, il sorriso caldo torna sulle sue labbra e il viso stesso si rilassa. Spera con tutto il cuore che così come lei si è fidata della Hyuga, anche la sorella possa fare lo stesso. <Non sei sola, perché ci sono io. E mio padre, e Fumiko. Non hai solo Uta.> Uta, Uta, Uta. Era disposta a morire solo per la morte di un ragazzo senza tenere conto di una sorella? Diamine, eppure credeva che le sorelle fossero più importanti di un ragazzo. Dopo tutto gli amori vanno e vengono, i ragazzi pure, e per una come lei, che fatica a credere in una relazione duratura, quei discorso non sono comprensibili. Ma cerca di nascondere quel fastidio. <Quando pensi alla morte, cerca di tenere ben a mente e a pensare a quante persone faresti soffrire. Perché non sei sola, perché non hai solo Uta.> lo ripete, scandendo meglio le parole e tenendola ancora una volta stretta a sé. [Chakra On] [Stanza 8] Si sta comportando ancora una volta come una codarda e se ne rende conto. Piuttosto che essere sincera con se stessa e cercare di affrontare da sola quelle paure, le sta scaricando su Kouki, come se la ragazzina fosse effettivamente capace di sopportare quello che la sorella non è in grado di portarsi dentro. Rimane in silenzio, in totale silenzio, limitandosi a rispondere alle domande dell’altra, in quelle fase da burattino ormai mezzo scollegato da una realtà che sente non appartenergli più di tanto. <Si. Gli ho chiesto di mostrarsi a me e lo ha fatto. Era un uomo suppongo, avvolto in una tunica e con in testa un capello strano. Brutto, molto brutto…> ammette come a voler cercare di portare una minima ironia in quelle parole, senza troppo successo. <Mi dispiace, non riesco ad aiutarti…l’ho visto per così poco…mi parlava di come l’alleanza ninja gli abbia permesso di fare quello che vuole, che non è mia intervenuta a fermarlo e per questo lui si è potuto permettere di mostrarmi la morte di Uta. Di come, effettivamente, nessuno avrebbe fatto nulla, anche se lui fosse morto lì…> lo sa che una parte di quelle parole sono vere, ma Hitomu è una brava persona e lei è sicura che non si sarebbe tirato indietro di fronte alla richiesta di aiuto della Hyuga. <Non capisco nemmeno io cosa dovrei combattere. Se combattere lui…combattere l’alleanza…le sue parole mi sono ancora confuse…non riesco a dimenticare quella scena…> il tono è basso, dispiaciuto, distrutto da dolore mentre la testa inizia a farle male, come se l’eccessivo riflettere la stiano effettivamente indebolendo. <Mi…dispiace non poterti dire…di più> si mostra leggermente più scollegata anche nel parlare, si prende la sua pausa e inizia ad ascoltare in silenzio. I consigli della bambina sono giusti, sa che Kouki ha ragione, ma è difficile passare sopra al dolore che, fino a tre giorni da, la teneva bloccata in totale apatia in quella stessa stanza, lei tre giorni fa stava morendo e, se Mekura non fosse intervenuta andando a chiamare Uta per lei, a questo punto probabilmente sarebbe nella stessa identica situazione. Le parla di rabbia, ma lei ha paura della rabbia, ha paura che sfoci in odio, ha paura che tutto finisca nel peggiore dei modi nel peggiore dei pensieri e che, questa volta, nessuno possa fare nulla per riuscire a calmare una mente instabile e provata dall’ennesima tortura. Acconsente al suo dire con un cenno lento del capo, ma affermativo, ci penserà su ma non per questo riprenderà a combattere subito dopo esser stata buttata fuori a calci dall’ospedale. E poi le dice che potrebbe anche separarsi da Uta, andare a vivere in due case diverse e vedersi solo quando saranno in procinto di sposarsi. La prassi in realtà dice così, ma il ragazzo ha accettato di darle una mano con gli animali, nel prendersi cura di loro, almeno finchè le sue ferite non saranno completamente guarite e, a quel punto, dovranno partire alla ricerca di un nemico comune che affronteranno insieme. <Io ho paura a lasciarlo ora….ogni notte rivedo, più e più volte, la scena della sua morte…> non lo sta nemmeno lasciando dormire in pace, povero uomo. Una situazione complicata da cui non sa come uscirne, non in poco tempo almeno. Alza lo sguardo, ritrovando a specchiarsi di nuovo in quegl’occhi gelidi come il ghiaccio, furenti della rabbia che quel discorso le sta causando. <Sono una pessima sorella, vero?> chiederebbe con un tono triste, abbassando lo sguardo in un sospiro e prendendosi il tempo per ripensare a quanto ha sentito. Kouki riesce sempre a fare molto per lei, anche senza rendersene conto, mentre lei invece abbandona quella bambina a se stessa ogni volta, con la sua incapacità, la cosa la rattrista. <Mi dispiace Kouki> le chiede scusa ancora una volta e poi rialza lo sguardo con un espressione dolce sul volto, sorridendo seppur mostrandosi dispiaciuta. <Sei e sarai sempre mia sorella, niente e nessuno potrà mai cambiare ciò che provo per te> e se consideriamo che, in parte, la relazione con Fumiko è stata rovinata dalle prole di Uta…beh, è una promessa non indifferente. Lei dipende da quel ragazzo in maniera anche fin troppo evidente ormai. <Kouki…grazie di esistere, grazie di essere così> se non ci fosse una persona come lei al mondo, andrebbe inventata [ch off] [Ospedale - Stanza 8] Ascolta con attenzione le risposte che la sorella va a dare alla piccola riguardo al nemico che ha incontrato. Un uomo con indosso una tunica e un buffo cappello. <In che senso brutto?> lei non sembra cogliere l’ironia, ma si ritrova ad essere invece interessata a quel capo, come se fosse importante. <Com’era fatto il cappello? Non hai visto in faccia quest’uomo?> presume di no, ma tanto vale chiedere, male non fa. Con assoluta attenzione ascolta, corruga la fronte e riflette. L’alleanza gli avrebbe permesso di fare ciò? <Ce l’aveva con l’alleanza perché lo sta lasciando agire? Che voleva ottenere? Si comporta come una donna rifiutata che vuole attenzioni.> alleanza-senpai notice me. Comunque cerca di comprendere quelle parole non facili a dire la verità. <Criticava il fatto che nessuno lo avrebbe fermato? Come se volesse essere fermato?> forse si trovano davanti a un pazzo particolare, di quelli che in realtà vogliono essere fermati, un po’ come lei quando perde il controllo cedendolo a Mirako. <Perché farti vedere la morte di Uta dicendo che l’Alleanza lo ha permesso?> ovviamente attende sempre delle risposte da parte della sorella, invitandola a ragionare con lei e magari dandole qualche spunto per comprendere meglio le parole dell’uomo. <Combattere l’Alleanza.> riprende quelle sue parole successive e non è un’idea tanto sbagliata. Quindi o è qualcuno che vuole essere fermato, o è qualcuno che vuole mettere in cattiva luce l’Alleanza, invitando Shade a combatterla. Sospira, scuote la testa, non riesce proprio a venirne a capo. <Non preoccuparti, davvero, in realtà mi hai dato molte informazioni sulle quali riflettere.> torna il sorriso, quello dolce e premuroso, di chi vuole solo non far preoccupare il prossimo. Tenterebbe di accarezzarle il volto con gentilezza, lasciandosi andare completamente a quelle emozioni che prova per la sorella, senza ragionare di testa. Non sa se le sue parole hanno avuto effetto, ma spera comunque che la ragazza ci rifletta e capisca che non c’è alcun muro, e che lei mai l’abbandonerà. <Io che ho paura di essere abbandonata, e che so quanto faccia male… ti pare che potrei mai abbandonare a mia volta? Soprattutto te.> continua a sorridere, tenendo un tono di voce dolce e forse appena divertito, come se volesse metterla sul ridere. Insomma ha detto solo la verità e spera di poter rafforzare le sue sicurezze. <Fai come ti senti, Shade. Voglio solo che ti capisca che non sei sola, e che non hai solo lui. Che non c’è nessun muro e che mai ti dimenticherò.> un sunto decisamente sincero, lasciando comunque all’altra la libertà di scelta di come agire alla fin fine. Ma quella domanda non riesce a comprenderla invece, inclina la testolina nuovamente di lato, assumendo un’aria perplessa. <Perché dovresti essere pessima? Non lo sei.> commenta non capendo la natura di quell’affermazione travestita da domanda. Ognuno ha le sue debolezze e forze, non per questo la ritiene pessima come sorella. <Certo… uhm… ricordati che ci sono, ecco. E che soffrirei se ti capitasse qualcosa.> sorride verso di lei, il viso si fa raggiante a quell’affermazione, anche lei ripete che saranno sempre sorelle e questo le basta per far andare via il dolore, per rassicurarsi del fatto che non penserà più alla morte come soluzione. <Ho incubi tutte le notti anche io delle mie più profonde paura, ricordi dolorosi, traumi… so che è difficile e ti capisco. Non sai quante volte sveglio papà quando dormiamo insieme.> accenna una piccola risata che però muore subito, giusto per far capire che comunque è seria. <Ma ancora una volta non so dirti come affrontarli, se non parlandone.> ancora una volta può solo comprenderla senza darle soluzioni. <Di essere… così? In che senso?> domanda infine a quella sua ultima affermazione, cadendo un po’ dal pero. [Chakra On] [Stanza 8] Ascolta le domande della bambina, provando a rispondere a quelle che, effettivamente, ritiene di poter rispondere, il tutto con incredibile calma, prendendosi i suoi tempo per riflettere, per pensare. <Era brutto perché non sembrava nemmeno umano…aveva le spalle larghe, molto larghe…> non saprebbe come descriverlo, alla fine era nascosto da una tunica, completamente. <Non l’ho visto in faccia perché aveva una mantella blu a coprire dal naso in giù il volto, a stento potevo vedergli gli occhi, perché il cappello gli copriva la fronte e la testa. Era…strano…sembrava quasi un elmo, rosso e dorato….ma non saprei come descrivertelo> ancora una volta la sua inutilità le sembra palese. E il discorso sull’alleanza beh, è difficile da articolare. <Io non l’ho capito. Quando ha iniziato a parlare con me ha cercato di fare pressioni sul mio essere…o meglio sentirmi…un mostro….sul mio essere debole e sul fatto che la mia debolezza non mi permette di fare nulla per le persone che amo. Sembrava cercasse di convincermi che, se lui è libero, è perché nessuno lo ha mai veramente fermato…> e per questo non capisce chi deve veramente combattere, perché le sue affermazioni sono vere, ma che speranza ha lei di riuscire ad fermare un mostro simile se nemmeno l’alleanza ninja potrebbe farlo? Ed ecco che arriva la ricerca del potere, pensiero che viene velocemente scacciato dalla mente della Genin, tornando a concentrarsi solo sulla bambina che ha di fronte a se, a cui sorriderebbe stanca, ma dolce. Il discorso prosegue tornando sulla paura della piccola che, le confida ancora una volta il suo punto di vista. Parole che la fanno sentire sollevata, la fanno sentire più leggera di un peso non indifferente che premeva sul suo animo. <Mi dispiace> non fa altro che chiedere scusa stasera, incapace di poter fare qualunque altra cosa. <Ho dubitato di te, non avrei mai dovuto. Solo che ho davvero paura che, legandoti a Fumiko…> la gelosia, una brutta bestia che, in questo momento, sembra assumere attraverso le sue parole, la vera e propria forma che quel sentimento ha e che, forse, Kouki capisce molto bene. La paura che sua sorella le sia portata via dal rapporto con una terza persona. <Sono pessima perché sto di nuovo scaricando i miei problemi su mia sorella più piccola…senza nemmeno essere capace di essere al suo fianco quando deve affrontare i suoi…> un sentimento che difficilmente riesce a dimentica, il rimorso, dopo averle praticamente detto tutto in faccia, senza filtri per addolcire alcuni concetti che sa esser pesanti per la bambina. <Beh, se dormissimo insieme stanotte ci potremmo svegliare a vicenda…o ci ritroveremmo già sveglie entrambe per la notte> accenna a sua volta ad una piccola risata, per cercare di ironizzare a tare un taglio a quell’aria pesante che aleggia in una piccola stanzetta di ospeale. Meno male che la finestra è aperta, dai. Peccato che fa un freddo… Alza lo sguardo alle ultime parole della piccola, sorridendole dolce, mentre cercherebbe di scostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio, accarezzandole il volto. <Dolce, buona, disponibile, presente. Se non ci fossi tu….io…> non sarebbe la stessa cosa senza di lei. <Grazie> e Mirako il diabete puoi star tranquilla che si cura. Basta mangiare meno cose che contengono zuccheri. [ch off] [Ospedale - Stanza 8] La descrizione che le viene fatta le fa arricciare il piccolo nasino… di certo non sembra una persona proporzionata, decisamente brutta proprio come detto da Shade. Certo poteva trasformarsi tramite l’apposita tecnica, ma allora che senso avrebbe avuto la tunica e il cappuccio a coprirgli il volto? <Forse è davvero deformato, o forse indossava una qualche armatura sotto la tunica che faceva apparire il tutto sproporzionato.> ancora una volta cerca di arrivare alla verità tramite la logica, ma alla fin fine sono solo supposizioni. Annuisce alle sue ulteriori informazioni, facendosi pensierosa. <Ti spingeva a pensare ed agire in un determinato modo. Quando ci sono finita io non l’ho visto e nessuno mi ha parlato di queste cose.> peccato, le piacerebbe vederlo in faccia. Ma quale potrebbe mai essere il suo scopo? Un pazzo e basta? <Lo fermeremo.> chi non si sa, ma di certo nessuno può permettere che un tipo vada in giro a rapire persone e metterle davanti a giochetti sadici… o forse si? Si riallaccia al discorso di suo padre e si irrigidisce. E se appunto lo stessero lasciando fare? Allora Raido avrebbe ragione per davvero, nessuna fiducia per i villaggi e i Kage. E man mano, sempre più, perde fiducia e si avvicina all’idea del padre. Torna a sorridere però verso la sorella, scuotendo appena la testa. <Smettila di dire che ti dispiace. Sei stata male e forse sono stata troppo dura nel parlarti.> le è già capitato di fare molto peggio e si è solo guadagnata l’odio di quella persona nonostante le sue buone intenzioni. <Riconoscono questa gelosia, è brutta, fa male. Ti afferra il cuore e le viscere con gelidi artigli e ti schiaccia il petto soffocandoti.> cerca di esprimersi a parole, portando la mano al petto. <Ti fa sentire insicura, spaesata, impaurita, sola. Ma come con me, anche io ti ripeterò che non sarà così e che mai ti dimenticherò o lascerò. Mai il mio affetto calerà per te.> anzi, potrà solo aumentare. Così in quell’assoluta sincerità torna a sorridere dolce verso la sorella. <Non sei pessima, anche io non sono in grado di darti soluzioni o aiutarti, ma solo comprenderti.> scuote nuovamente la testa. <Basta che stiamo vicine, esserci l’una per l’altra. Ed affrontare tutto insieme.> non ce l’ha con lei, non più per aver pensato alla morte, e si lascia accarezzare il viso e i capelli, abbandonandosi a quelle sensazioni. <Allora dormiamo insieme, tanto se mi faccio piccola, piccola, ci stiamo.> lei poi che è uno stecchino minuto, non dovrebbe occupare troppo spazio. <O possiamo prendere tutte le coperte e farci un nido caldo sul pavimento.> le piace come idea ed arrossisce a quelle parole che si è sentita dire. Non risponde, non saprebbe che dire, non sapeva nemmeno di essere in quel modo a dire la verità. <Ci sarò sempre.> nient’altro, e Mirako non può che stare in silenzio in questo momento solo loro. Rimarrà con la sorella ovviamente, passando la notte con lei, in barba al regolamento dell’ospedale. <Ti voglio bene.> anche a lei, quel sincero affetto, che mai perderà di valore. [Chakra On][END] Le considerazioni sulla forma fisica di quell’abominio non sembrano interessarla poi tanto, principalmente perché non ha alcuna intenzione di vederlo di nuovo, al massimo vorrebbe vederlo morto a questo punto, ma è troppo presto per quei pensieri. Prima o poi tornerà a pensare che forse le persone come lui dovrebbero bruciare all’inferno, come il genjuster che Uta vuole e deve uccidere, con il suo aiuto. Una mano verrebbe allungata a toccare la spalla della bambina, per confermare con un cenno del capo che, un giorno, lo fermeranno. Scrolla il capo poi, più taciturna rispetto a poco prima, pensierosa evidentemente, ma più rilassata in volto. <No, non sei stata troppo dura, tranquilla> anzi non lo è stata per nulla, o almeno lei non ha percepito da parte della sorella alcun sentimento negativo o alcuna forte pressione che la potesse spingere ad odiarla. Ogni sua reazione era giustificata potremmo quasi dire. La descrizione della gelosia è perfetta, o quasi, lei la sente come la presenza di una oscura ombra che le sussurra cose che le provocano quel dolore, che la fanno sentire in quel modo. Per fortuna non è la sola che convive con quella condizione e il fatto che Kouki cerchi di rassicurarla la fa sentire bene. <Bene, perché nemmeno il mio calerà mai> piuttosto muore, guarda. E la sincerità della bambina non fa altro che alleviare le ferite del suo cuore e della sua mente. <Va bene, ma i pannolini del bambino di Fumiko li cambia Raido> quella è una cosa che nessuna delle due affronterà MAI. La proposta delle coperte sul pavimento a far da nido caldo sembra esser accettata con somma gioia, tanto che non la farebbe finire di parlare, prima di afferrare le coperte più pesanti e portarle a terra, nei pressi del termosifone acceso, a fare loro da giaciglio, lasciando le più leggere come lenzuolo per entrambe. Eventualmente, qualora dovessero cambiare idea, ci sarà sempre il letto pronto ad accoglierle. <Ti voglio bene> sincero, in risposta a quello della piccola, accompagnato da un dolce bacio sulla fronte, prima di riprendere a scavare nelle coperte per crearsi il giaciglio. [END]