[Cure Shade] Il valore della vita
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Giocata del 12/10/2017 dalle 16:45 alle 20:22 nella chat "Luogo Sconosciuto"
C’è il sole oggi a illuminare le case e le vie di Konoha, peccato che Shade non potrà usufruirne. Lei è lì, seduta sul letto della sua camera, costretta lì da un paio di cinghie che le bloccano le mani alle due barre laterali di metallo in modo che, anche alzandole, non possa effettivamente cercare di raggiungere qualcuno, ma, soprattutto, abbastanza corte da non permetterle di unirle all’altezza del plesso solare per richiamare il chakra. In pratica non si può muovere da quel letto, ma se lo aspettava, visto che è scappata il giorno prima in carrozzina. Se lo aspettava eccome, ma tanto non potrebbe odiare di più quel posto, non potrebbe odiarlo più di quanto non lo odi già e non potrebbe essere più spaventata di così. Eppure l’effetto evidente non è la paura, ma la rabbia. Si sta incattivendo rimanendo bloccata lì, come la bestia in gabbia che è. Non ci prova a scappare, sa di non poterlo fare, ma non per questo si farà toccare da qualche medico. Quando li vede inizia a gridare loro contro e si agita particolarmente, impedendo loro di portare avanti le cure nella maniera giusta. Preferisce rimanere su quella sedia a rotelle fino a quando le ferite non cicatrizzano piuttosto che essere, di nuovo, toccata da un medico. Su questo, ieri, Akaya ci aveva preso in pieno e una parte di lei si sente in colpa per averla trattata in quel modo. Ma gli assassini di Hiashi non si sentono in colpa per aver ucciso il suo angelo custode, il padre di Fumiko, allo stesso modo, non prova rimorso per i suoi misfatti e allora perché ne dovrebbe provare lei? In questo momento vuole che tutto il mondo assaggi la sua sofferenza, che la gente capisca cosa significhi perdere qualcuno che si ama per mano di un mostro e se sarà costretta a diventare lei quel mostro, beh, potrebbe farlo. Però poi ripensa alla promessa fatta al Jonin, ripesa a Raido e, soprattutto, ripensa a Kouki, finendo solo per farsi mangiare dai dubbi e dalla disperazione, mentre il suo volto rimane completamente impassibile. Sospira, confusa, stanca e, soprattutto abbattuta. Le hanno fatto notare he è cambiata molto in questo ultimo periodo….come si fa a non cambiare dopo tutto quello che ha dovuto sopportare? Lei però non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria sanità mentale, non ha alcuna intenzione di iniziare a bere per dimenticare, lei non vuole dimenticare. Ama troppo la sua famiglia per poterla abbandonare, ama Uta e ha amato Hiashi. Non può dimenticare questa parte essenziale della sua vita. [Chakra off] [Stanza] Dopo aver letto il messaggio che le ha lasciato Shade, con tanto di nuovo indirizzo, e l’avviso di una missione, la piccola Yakushi ha passato un tempo non definito ad aspettare. Non si sa cosa, forse il ritorno della ragazza, o forse voleva solo capire cosa dovesse fare. Andare a Konoha a trovarla oppure no? Aspettare di avere notizie? E notizie di fatti ne ha ricevute. Shade l’ha avvisata di essere in ospedale a Konoha e così lei è andata. Non ci ha pensato su due volte, del resto non le sembrava molto felice e vuole accertarsi delle sue condizioni. Indossa un kimono bianco e corto che avvolge l’esile e piccolo corpo, maniche lunghe, larghe e morbide, fino a coprirle le mani guantate dai guanti neri e mezze dita. I bordi del kimono sono di colore blu, formando un bel contrasto di colori armonioso e tranquillo. Sul tessuto del kimono a livello della schiena, fra le scapole, vi è il simbolo del suo clan Yakushi, stesso simbolo ripreso anche sul davanti all’altezza del cuore. Quello stesso abito è chiuso e stretto alla vita da una fascia, anch’essa di colore blu per riprendere i bordi, e su di essa, sul davanti, vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa, col relativo simbolo ovviamente. Le gambe sono coperte da dei pantaloncini neri aderenti, ma elasticizzati, lunghi fino a poco prima del ginocchio, mentre ai piedi indossa le classiche scarpe ninja nere. Porta con sé il suo equipaggiamento e le sue armi, il tutto distribuito nel porta kunai e shuriken che indossa alla coscia destra, e nel porta oggetti che tiene in vita, dietro la schiena. Come al solito, più o meno, il proprio corpo sotto i vestiti è ricoperto interamente da bende bianche, per nascondere le cicatrici e le bruciature che deturpano l’intera sua pelle ad eccezione del viso, le fasciature però sono tenute nascoste dagli abiti, ad eccezion fatta da quei punti che altrimenti mostrerebbero la pelle nuda. Quindi tali fasciature sono visibili sul collo, parte del petto mostrato dalla scollatura del kimono, e sugli stinchi. Diretta in ospedale, come ninja medico, le viene consentito di avere il chakra comunque impastato, questo perché fa parte di un’organizzazione mondiale, e se serve una mano mentre si trova in tale struttura, deve essere pronta ad offrirla. Certo comunque tutto il suo equipaggiamento verrebbero dato agli anbu di guardia, dato che permane il divieto di portare armi all’interno dell’ospedale. Una volta dentro le basterebbe chiedere a qualche infermiera, e quindi eccola che si dirigerebbe proprio lì. Espressione preoccupata, indecisa, ma davanti alla porta della stanza della ragazza, andrebbe a battere un paio di volte il pugno chiuso così da bussare. Die tocchi lievi e precisi, e dopo aver avvisato della sua presenza, aprirebbe un poco la porta per fare capolino con la testa e cercare la figura della ragazza seduta nel letto. <Shade?> la chiama, domanda, il tono ben udibile, ma sempre in qualche modo basso e caldo, avvolgente. [Chakra On] Le coperte la coprono le gambe e non sembrano esser state spostate da un ben po’. Le fa male piegarle quindi non ci prova, anche perché soffre già abbastanza nell’animo, non ha bisogno di soffrire in maniera aggiuntiva anche nel corpo. Eppure sente la carne lacerata, sente il calore che la ferita riesce ad emettere mentre ogni cellula del suo corpo lavoro per provare a riformare il legame spezzato da quel Kunai. Brucia, brucia molto, molto più del giorno prima, quando gli antidolorifici le permettevano di scorrazzare per l’ospedale in carrozzina. Il suo vestiario è una tristissima camicia da ospedale di colore bianca a azzurra e le gambe sono fasciate in modo da tenere sotto controllo eventuali perdite di sangue. <Che posto inutile…> non la penserebbe così se non fosse per il suo passato, ma ora, ha solo bisogno di fuggire il più lontano possibile. Sente il gelo che le avvolge il cuore sempre più velocemente, sussurrandole di abbandonare ogni sentimento positivo, di essere completamente libera di fare ciò che veramente desidera. Una parte di lei vuole che l’odio prenda il sopravvento, ma, per fortuna, quella parte è costantemente tenuta sotto controllo dai ricordi. Forse non tornerà mai come prima, forse sono solo le ferite a parlare, ma non ci è veramente dato saperlo. Qualcuno bussa alla porta e andrebbe a voltare la testa verso di essa. Quasi il labbro inizia a tremare, come se fosse pronta a ringhiare contro l’ennesimo medico che, per un motivo o per un altro, decide di provare a sfidare la sorte e chiederle se ha cambiato idea. E invece a far capolino è la testolina della piccola Kouki. In un secondo ogni preoccupazione scompare. Il sorriso torna sul suo volto e il suo cuore inizia a scaldarsi. Aveva davvero bisogno che qualcuno venisse a farle compagnia e che, soprattutto la portasse fuori dall’inferno. <Kouki…> la sua voce è quella di una persona distrutta. Aggrotta la fronte, come se non capisse come mai ha acconsentito a farla scappare, scrolla la testa e ripensa a quello che poco prima la tormentava. Quel gelo davvero le stava facendo desiderare di distruggere? A lei? Si spaventa, ha paura di se stessa in questo momento. <Ti prego Kouki…portami via di qui…> la sta letteralmente supplicando di esser salvata dal baratro in cui sta cadendo per colpa di quel posto. [Chakra off] [Stanza] Non sa cosa aspettarsi, ma entra comunque nella stanza e chiude la porta dietro di sé, lentamente. Solo ora i propri occhi dorati vanno ad osservare la figura della ragazza, le sue condizioni, ma soprattutto quelle cinghie che le bloccano i polsi alle spondine del letto. Corruga la fronte, non capendo il motivo di quella scelta medica… che sia agitata? O che si rifiuti di farsi curare? Questo spiegherebbe il suo messaggio, quel suo definire i medici dei demoni. Probabilmente è ferite alle gambe, dato che esse sono coperte e al livello del busto non le sembra avere nulla se non la solita camicia da ospedale. Lentamente qualche passo viene mosso verso Shade, mentre ascolta quelle flebile parole. Cerca di capire cosa sia successo, la vede stanca, preoccupata, ancora triste o forse c’è dell’altro. Aspetterebbe di arrivare accanto al suo letto, prima di proferire altre parole. <Cosa è successo? Come mai sei ricoverata?> domande cariche di preoccupazione, e come darle torto? Continua ad osservarla, ma non vuole ancora scostare le coperte e comportarsi come un medico invadente. Vuole rispettare i suoi spazi. <Cosa non ti piace di questo posto di preciso?> parole pacate, lente, mentre le manine andrebbero a posarsi su una delle cinghie che la tengono legata al letto. Si abbassa, piegando le gambe, andando a cercare di smuovere quel nodo, scioglierlo per poterle permettere di avere la prima mano libera. Poi penserà all’altra. Sa che probabilmente vi è una ragione per quelle cinghie, ma ora non può vederla in quel modo. La sola vista le riporta alla mente pessimi ricordi nei quali non si vuole perdere. Armeggia quindi con quel primo laccio, mentre compie tutte le domande che ritiene necessarie. <Qui curano le persone, ti hanno trattata male forse? Chi è stato?> sembra essere pronta a farla pagare a chiunque le abbia fatto un torto, una piccola paladina della giustizia che ha ben poco dell’eroina però. Le fa incredibilmente male vederla in quello stato, vorrebbe solo tornare a quel giorno, sulla montagna dei volti, quando le sembrava così strana da renderla confusa… certo, ha desiderato lei stessa che Shade perdesse un poco di quella sua ingenuità, ma solo per permetterle di darle una visione più attenta del mondo, per evitare che lei stessa si facesse male. Forse ha desiderato la cosa sbagliata, non avrebbe mai dovuto nemmeno pensarlo. Se fosse riuscita a sciogliere quella prima cinghia, dunque, si riporterebbe nella posizione eretta di prima, puntando il suo sguardo sulla ragazza… uno sguardo ben diverso dal suo solito, c’è della dolcezza che mai avrebbe pensato di esprimere attraverso quegli occhi. [Chakra On] La piccola si avvicina e Shade riesce finalmente a vederne bene il Kimono. Bianco e Blu, proprio due colori che ama, due colori freddi e bellissimi che spesso erano un contrasto all’allegria e all’ingenuità che ha effettivamente perso con il tempo…in un relativamente breve periodo di tempo. <Che bel Kimono che hai oggi> cercherebbe di non pensare alla sua situazione, mantenendo la concentrazione sulla figura minuta della bambina. Gli occhi perla andrebbero a fermarsi sulle bende che le coprono il corpo, le ha visto il collo scoperto ormai più di una volta e, anche se non le ha mai chiesto nulla di quelle cicatrici, immagina che se le copre sia perché sono difficili da affrontare per lei e questo potrebbe non essere il momento adatto per trattarlo. <Le copri sempre quando sei fuori casa?> eppure non riesce a trattenere la domanda, che risulterebbe più preoccupata che curiosa, andando ad indicare le bende che la bambina porta al collo. <In missione, ero nel panico e ho finito per farmi colpire alle gambe da un uomo…> indicherebbe il punto del letto in cui dovrebbero essere le sue gambe. <Sembrano tagli profondi> non lo sa nemmeno lei, non si lasciava toccare, figuriamoci se lo sa. Poi la osserva abbassarsi e toccare le cinghie. Per un momento rabbrividisce, pensando che voglia stringerle di più, ma poi riesce a separare quella paura del passato dalla persona che ha di fronte. <Quelle….> andrebbe a dire indicando con un gesto della testa ciò che veramente la tiene bloccata al letto. <La stanza, il personale…tutto. Tutto troppo simile a quel posto…troppo vicino ai miei ricordi…a ciò che faceva a mia madre…> la bambina dovrebbe sapere, le ha raccontato qualcosa, per questo non ha bisogno di specificare i dettagli. <Non li voglio vicini a me. Mi faranno del male.> quella è una paura che non sta né in cielo né in terra, lo sa, ma non riesce a liberarsene. Quando si avvicina un medico a lei si spaventa e inizia a cercare di allontanare da se con la forza. Poi arriva una domanda giusta, più che giusta, che però la porta a ripensare a quanto successo da quando ha messo piede in ospedale. <Io ho trattato male loro. Ho cercato di picchiare più di un medico, sono scappata in sedia a rotelle, credo di averne morso uno…> insomma non si è comportata bene <Ma loro avrebbero potuto farmi di peggio> ha paura e trema quando ripensa alle figure dei medici con il camice addosso che si avvicinano fin troppo spesso a lei. E la prima mano, in breve, è libera. La osserva, libera dalla pressione che il laccio le dava, e inizia a strusciare il polso contro la guancia, come se si stesse consolando da sola. <Io mi libero l’altro, prendi una sedia a rotelle e scappiamo!> essere curata? No grazie [Chakra off] [Stanza] Rimane un po’ sorpresa dal commento riguardo al suo kimono, nessuno le aveva mai detto nulla in proposito dei suoi vestiti, a parte suo padre, e questo la porta a sorridere appena. <Grazie. Be… meglio dei vestiti che portavo prima.> neri, anonimi, perfettamente in tinta con quello che era il suo stato d’animo, ma soprattutto con quello che voleva Otsuki. Ancora ricorda il ceffone che le è stato dato quando si è presentata dal suo creatore con vestiti diversi… più allegri. Scuote la testa chiudendo appena gli occhi. <Ho ricamato sopra il simbolo del mio clan.> un’informazione che forse non interessa alla giovane, ma lei ancora ci tiene a mettere in mostra il simbolo Yakushi. Il discorso poi passa alle sue bende, una domanda diretta che la fa tremare leggermente. <Di solito si, tendo a coprirle fuori casa. Ma dipende molto da chi c’è. Per esempio Mirako invece non le copre mai.> quello è uno dei tanti segni che serve a distinguere le due. <A lei piacciono, a me no.> molto semplice, due persone totalmente diverse che abitano lo stesso corpo, e lei ne parla in maniera totalmente tranquilla, come se fosse la normalità. Ma vuole innanzitutto ascoltare come si è procurata quelle ferite e soprattutto cosa sono… tagli profondi, ma non è sicura. <La missione è comunque riuscita?> per quell’attimo torna quel suo lato più logico, quel lato che la porta a pensare alla sempre e buona riuscita di una missione. Troppo rigida, ma se ne rende conto subito. Abbassa lo sguardo, arrossendo un poco, sentendosi in colpa per quella domanda. <Scusa, non è importante. Con cosa ti ha colpito? Che tipo di lama?> una spada, un kunai… ci sono diverse lame. In silenzio ascolta e cerca di comprendere… come dovrebbe reagire? Sa cosa è successo a sua madre, ma ancor di più sa come potrebbe sentirsi. Conosce quella paura, la conosce fin troppo bene. La lascia parlare, lascia che si sfoghi e le racconti cosa è successo e comprende il motivo di quelle cinghie, tuttavia la piccola cercherebbe infine di prendere la mano libera della ragazza e trattenerla dolcemente fra le sue mani. Piano, delicata, andrebbe a guardare Shade negli occhi, come se volesse dirle qualcosa di importante. <Questa volta non mi limito a immaginare, questa volta capisco quello che potresti provare ora. La paura verso quei medici, la paura che possano farti del male… nemmeno a me piace essere ricoverata. Inerme, alla mercè di chiunque, senza sapere cosa potrebbero farmi realmente.> prende un sospiro, pare triste, logorata dai suoi stessi ricordi. <Essere bloccata mi fa impazzire. Incapace di muovermi e difendermi, troppo spesso ho provato le cinghie sulla mia pelle mentre qualcuno giocava con me.> vuole arrivare al punto, vuole arrivare a cercare di entrare in risonanza con sua sorella, per poter cercare di farle capire cosa è importante, ma soprattutto che il passato è passato. <Ma qui ci sono solo persone che vogliono curarti per permetterti di uscire il prima possibile da qui. Loro non sono quell’uomo, loro non fanno quelle cose orribili. Se vuoi uscire, permetti loro di curarti. Più aspetti, più i tagli faranno infezione e più tempo passerai qui. E io non voglio che le tue ferite peggiorino fino a rischiare di perdere l’uso delle gambe. Io voglio che tu stia bene.> dolce nelle parole, decisamente pacata mentre la fissa negli occhi e cercherebbe ancora di tenerle la mano. <Vorrei… che tu stessi bene fisicamente e anche psicologicamente. Permetti a me di fare qualcosa, per favore.> prende un respiro profondo, cerca di relegare nel profondo Mirako, la quale potrebbe benissimo prendere il controllo in un attimo e peggiorare le cose. <Io sono qui e voglio che tu stia bene, mi conosci decisamente meglio di qualche medico del quale non sai nemmeno il nome, e sai che non vorrei mai farti del male. Quindi per favore… puoi permettere a me di curarti? Solo questo… e poi potremo uscire.> non può permettere che quelle ferite peggiorino, è pur sempre un ninja medico, oltre che sua sorella ormai. [Chakra On] Il simbolo del suo clan lo ha ben inpiantato in volto. Gli occhi Hyuga sono più che evidente, sono una vera e propria maledizione che non può in alcun modo essere nascosta. Eppure il simbolo del clan Yakushi non sembra dispiacerle, soprattutto perché è ricamato dalla piccola ragazzina. <Sei brava!> un complimento abbastanza allegro, se messo a confronto con il suo stato d’animo, accompagnato da un dolce sorriso, che viene però sostituito velocemente da un espressione dispiaciuta notando il leggero tremore di quella che, ormai, è una sorellina per lei. Ne ascolta le parole, seria, per poi cercare di avvicinarsi a lei, spostando il busto in avanti, per cercare di poggiare la fronte contro quella della ragazzina. Andrebbe a chiudere gli occhi, per mostrarsi tranquilla, andando a dirle delle parole che potrebbero piacerle, così come potrebbe odiarle, dipende dai punti di vista. <Tu sei bellissima, in tutto e per tutto, a prescindere dalle cicatrici> a quel punto, se la bambina non si fosse spostata, cercherebbe di donarle un bacio sulla fronte, con dolcezza, riprendendo il discorso dopo qualche secondo di silenzio. <Ma non ti dirò di non coprirle se non ti piacciono, ok? Volvo solo che lo sapessi>. Tornerebbe a perdersi nel sole che entra dalla finestra, sospirando appena, desiderosa di essere liberata in tutto e per tutto, per poter uscire da quella stanza e tornare a casa. <La missione è riuscita> ammetterebbe senza voltarsi, con un tono neutro, ignorando le scuse di lei, semplicemente perché ritenute superflue. <Un Kunai.> ancora un commento breve, più serio di quanto potrebbe non sembrare. <Kouki…tu sei Chunin, no? Me lo disse Fumiko tempo fa> ammette, rendendosi conto che non gliel’ha nemmeno chiesto di persona. <Credi sia normale non provare nulla quando si uccide una persona?> ancora non riesce a capire se dovrebbe provare qualcosa per i suoi avversari o no. Poi si sente prendere per mano. Le mani della bambina sono piccole e delicate…le osserva e poi sposta lo sguardo sul volto della ragazzina. Ascolta con attenzione ogni parola e si prende i suoi tempi per analizzare quanto ha sentito. Ha ragione, lei sicuramente più di Shade ha passato dei momenti difficili e, nonostante tutto, si lascia curare. Eppure anche se sa che la bambina ha ragione, continua ad avere paura dei medici. Una paura che praticamente la sta distruggendo. Però le sta dando un alternativa, una possibile soluzione al problema principale, l’essere curata dalla bambina stessa. <Sei un medico Kouki?> chiederebbe curiosa, probabilmente fiera della sorellina, ma allo stesso tempo leggermente spaventata. Da cosa? Da Mirako ovviamente. Sa che Kouki non le farebbe mai del male, ma ha capito che Mirako non è poi così degna di fiducia, soprattutto in momenti come questi. <Almeno non sono catene> indicherebbe i polsi legati dalle cinghie. Le catene danno molto più fastidio e sono molto più vicine ai suoi ricordi. Sembra persa quando parla a volte, si fa distrarre velocemente dai sentimenti che non sapeva di provare verso il mondo che, al momento, combatte per rispedire lontano dalla propria coscienza e finisce con il distrarsi davvero facilmente. <Va bene Kouki….curami tu, ma poi usciamo di qui> il più velocemente possibile per di più. [Chakra off] [Stanza] Non sa a come reagire a quel complimento, semplicemente annuisce mentre solitamente avrebbe risposto un: lo so. Ma in questo momento di lascia andare a ben altri sentimenti, si sente di essere più se stessa e quindi accenna un sorriso ed annuisce. <Grazie.> solo quello, solo perché sa che le convenzioni sociali impongono un ringraziamento. Mentre si lascia andare a quelle spiegazioni riguardo le sue cicatrici, la ragazza si fa vicina, appoggia la sua fronte contro quella della piccola e pronuncia quelle particolari parole. Anche suo padre lo disse, eppure non ha mai affrontato il discorso con nessuno, e mai lo ha quindi superato. Si limita ad annuire, conscia che quelle parole non la faranno mai sentire totalmente meglio. <Va bene, certo.> annuisce verso di lei, cercando di farle comprendere che ha capito la natura di quella domanda. Un sorriso appena accennato e quindi si entra nel merito di quelle ferite e mentalmente cerca di farsi un’idea di come un kunai abbia potuto ridurle le gambe… ma probabilmente avrà una conferma non appena la ragazza le permetterà di dare un’occhiata. Ma poi ecco quella precisa domanda che la blocca. Gli occhi gialli si fissano in quelli perlacei dell’altra, dimostrando la sua ignoranza in materia, ma ancora una volta la sincerità le sembra un’ottima risposta. <Il fatto che io sia Chunin implica quindi che abbia già ucciso secondo te?> vuole capire il perché di quel collegamento, cosa centra il fatto che sia Chunin con quella domanda… e dopo aver ricevuto una risposta, però, andrebbe comunque avanti col suo dire. <Non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda, mi spiace. Io non ho mai provato nulla nell’uccidere qualcuno. Dai pochi ricordi che ho… tolgo la vita da quando non ero nemmeno a Kusa. Sono stata creata ed allenata a non provare nulla in queste circostanze e non mi sono mai posta la domanda.> si ammutolisce, non le piace affrontare certi discorsi, ma forse è tempo che inizi ad aprirsi con qualcuno. <Non provo nulla, oppure provo divertimento quando c’è di mezzo Mirako. Ma penso che qualcosa forse si dovrebbe provare… perché siamo esseri umani.> o almeno la ragazza per lo meno, lei ha dei seri dubbi su se stessa. <O forse dipende dal carattere di ognuno, come è stato educato e come è cresciuto… non mi sono mai posta la domanda e in missione non me la pongo.> sospira, prende fiato. <In missione penso solo alla sua riuscita ed ad eliminare ogni nemico che mi si presenta davanti, o lui eliminerà me. Non mi fermo a pensare. Ma credi che vada bene anche questo modo di essere?> insomma, ora le rigira la domanda, mentre farebbe il giro del letto per cercare di liberarle anche l’altro polso. <Si, sono un medico. È buffo, vero?> si sofferma a pensarci, e dovrebbe aver liberato anche il secondo polso della ragazza. <Dovrei inorridire a tutto questo dopo quello che ho passato. Gli esperimenti e le torture, eppure ho scelto proprio questa strada.> non dice altro, non le dice cosa inizialmente l’ha spinta in questa direzione, o potrebbe perdere la sua fiducia e potrebbe non comprendere il suo cambiamento adesso. Annuisce, accenna un sorriso. <Si, dopo usciamo.> ecco quindi che andrebbe a scostare le coperte e puntare il suo sguardo sulla medicazione presente alle ginocchia. Pare brutta, soprattutto perché non è stata curata, quindi lentamente e in maniera del tutto delicata, andrebbe a sbendare posando il suo sguardo sulle nude ferite. Sono profonde, forse troppo per le sue capacità… ma forse ha un espediente. <Cercherò di pulire le ferite con dell’acqua fisiologica e delle garze. Potrebbe bruciare e fare male, me cercherò di essere il più delicata possibile. Intanto vorrei che tu prendessi questo.> così dicendo andrebbe a prendere un tonico coagulante da un armadietto, e quindi glie lo porgerebbe lasciando a lei la scelta. <E’ un tonico coagulante, mi aiuterà a fare più in fretta.> quindi attenderebbe che la ragazza lo prenda e lo mastichi, prima di continuare. [Chakra On] Le sue parole non hanno un effetto molto evidente sulla bambina, ma non sembra farci caso, anche se si rende conto di non aver mai ascoltato la storia di lei. Vorrebbe sapere tutto della sorellina, a non sa nemmeno come chiederglielo. Si lascerebbe dunque scappare un commento, ancora una volta riferito allo stesso discorso, un commento sincero, flebile e quasi spaventato. <Io sono qui per te, per qualunque cosa> nulla la farà scappare, nemmeno Mirako. Piuttosto muore fra le sue braccia, ma non scappa dalla sua affermazione che quasi sembra una promessa. Poi succede qualcosa, il tutto mentre il cielo diventa rosso e il sole inizia ad avvicinarsi pericolosamente all’orizzonte. Quella domanda la coglie quasi impreparata, e evidentemente confusa, andrebbe a rispondere con un tono neutrale. <Si.> sembra molto sicura di quello che dice e inizia a provare dolore anche per quelle parole. <Perché un ninja va incontro a queste cose. Perché nella carriera da ninja si è costretti ad uccidere, così mi hanno detto e così ho fatto> ammetterebbe tornando a guardarla <Scusa…è che…è strano> ammetterebbe infine ammutolendosi per ascoltare il commento che segue. <Questo è strano…> direbbe, ma non rivolgendosi alle parole di Kouki, quanto più a quello che va a dire di seguito, dopo un attimo di silenzio. <Io affermavo che non avrei mai fatto del male a nessuno, che non volevo uccidere. Avevo paura delle armi, avevo paura di fare del male ad altri, avevo paura di tutto. Ma soprattutto ero sicura di poter, effettivamente, salvare anche coloro che non volevano essere salvati. Ma in missione…> sospira ancora una volta. <In missione non ho guardato in faccia a nessuno. Ho visto una persona in difficoltà e sono intervenuta. Cinque persone sono morte, quattro per mano mia, eppure non provo nulla. Non ho provato nulla durante la missione e non provo nulla ora.> a questo punto andrebbe a rispondere alla domanda della bambina. <Non saprei dirtelo se il tuo modo di essere è giusto o meno, perché non so se lo è il mio…sono però più simili di quanto non mi sarei mai aspettata> una cosa che potrebbe accomunarle sotto un certo punto di vista, il non farsi scrupoli per chi cerca di attaccarti senza nemmeno provare a spiegare la situazione. <Mh, si, è una cosa insolita> ammetterebbe come commento alla professione della ragazzina. <Ma è pur sempre un modo per poter affrontare il passato> metodo che non avrebbe il coraggio di utilizzare. Le viene spiegato come la curerà e le viene dato un tonico. Conosce quell’oggetto, motivo per cui lo prenderebbe senza troppe storie iniziando a masticarlo prima di mandarlo giù. <Fai quello che devi. Io mi fido di te> ora e per sempre [Chakra off] [Stanza] Quella frase che le viene detta fa nascere un sorriso sincero sulle labbra pallide della bambina, che andrebbe ad annuire. <E lo stesso vale per me.> sono lì, l’una per l’altra e niente sembrerà dividerle da adesso in avanti. <Se tu perdessi la strada, ti aiuterei a ritrovarla. E se dovessi perderla io, vorrei che facessi lo stesso con me, se ti va.> un mutuo soccorso insomma, che potrebbe avvenire da entrambe le parti. Annuisce in seguito a quelle sue parole, ha ragione e non lo nega. <Il mondo ninja è fatto così, se sei uno shinobi prima o poi ti capiterà di uccidere per salvare qualcuno o per te stesso.> e non c’è nulla che potrebbe contraddire tale affermazione. <Se tu ti fossi rifiutata per sempre di non fare del male al tuo nemico, avrei vissuto nella paura che tu potessi morire da un momento all’altro.> inizia quel suo discorso mentre andrebbe a pulire le ferite della ragazza con delle garze e dell’acqua fisiologica. Cercherebbe di fare piano, conscia che quel tocco farà comunque male. <Forse sarebbe giusto trovare una via di mezzo? Forse si, uccidere quando necessario, ma non sminuire allo stesso tempo la vita umana. Tenere forse da conto che anche i nostri nemici hanno una famiglia che soffrirebbe?> è la prima volta in assoluto che si pone quelle domande, ma non riesce a trovare delle risposte. <Non lo so. Qualcuno potrebbe agire negativamente per il proprio passato. Io stessa per colpa del mio ho fatto cose orribili. E molto spesso ho pensato di essere una di quelle persone che vengono definite cattive.> la vita si sta dimostrando ben più complessa di come pensava prima. E le fa male. <Non esiste solo bianco o nero, ma molte sfumature. Ma io stessa non mi fermerei a chiedere al mio creatore perché mi ha fatto questo. Lo ripagherei e basta con la stessa moneta.> scuote la testa, sospira, quindi concluderebbe la pulizia della zona ferita. <Non conosco niente del mondo, non so come vanno le cose e non ho risposte certe. Ma continuerò ad uccidere se lo ritengo opportuno, senza lasciare occasione all’altro di colpirmi. Certo è… e se un giorno mi dovessi trovare davanti a una ragazzina come me? Una ragazzina che si è fatta corrompere dal male del suo passato. La ucciderei? Probabilmente si.> mormora, sibila, facendosi più scura in volto. La testa viene scossa, liberata da quei pensieri in un batter d’occhio. <Allora inizio. Ti avviso che potresti sentire del bruciore o del pizzicore, ma dovrebbe essere lieve grazie al tonico e comunque pian piano dovrebbe scomparire.> l’avverte con calma e professionalità. Quindi si concentrerebbe sul proprio chakra, cercando di individuarlo nel proprio corpo e si concentrerebbe affinchè possa distinguere le due energie che lo compongono, ovvero quello fisica e quella psichica. Per poter richiamare il chakra medico, la ragazzina avrebbe bisogno di individuare solo l’energia fisica e di separarla da quella psichica. Così tenterebbe di farlo, cercando di richiamare lungo le proprie braccia la sola energia fisica, la quale dovrebbe scorrere lungo gli arti, fino a dover raggiungere entrambe le manine della Yakushi. Se ci fosse riuscita esse si dovrebbero ricopre di un alone verde e rassicurante, ovvero il chakra medico. Andrebbe ad unire le mani a coppa, ma con i palmi rivolti verso la pelle ferita della sorella. Si occuperebbe prima del ginocchio sinistro, quindi. Starebbe a qualche centimetro di distanza dalla ferita, così da cercare di smuovere il chakra medico attraverso i propri punti di fuga presenti sulle mani. L’alone verde dovrebbe quindi estendersi verso la ferita, andando ad accoglierla in un abbraccio risanatore. Cercherebbe dunque di stimolare le cellule della ferita in modo da spingerle all’auto guarigione. Cercherebbe di andare a ricreare tutti quei tessuti che sono stati lacerati, stimolare un processo che se no sarebbe incredibilmente lento. Seria in viso, decisamente concentrata e professionale in quello che fa, nel tentativo di apportare il maggior benessere alla sorella. [Tentativo mani terapeutiche C – consumo 7 pc + 0.5 pc ad ogni turno successivo][Chakra: 68/75][Bonus ps: 5 a turno][Pf totali Shade: 70 + 20 (tonico coagulante) = 90][Ps Shade inizio mani terapeutiche C: 90 + 5 = 95/100] Un mutuo soccorso, a seguito di un affetto reciproco, nato dal nulla e diventato velocemente molto profondo. Niente probabilmente riuscirà a dividerle. <Se tu perdessi la strada, ti aiuterei a ritrovarla di certo. Rimarrei al tuo fianco in qualunque situazione e qualunque siano le tue scelte Kouki. Non vi è nessuno al mondo che, per me, vale quanto te> ammetterebbe con il sorriso ma con serietà. Persino Uta, se messo a confronto con quella bambina, è inferiore e Uta è il suo primo amore. Osserva le gambe scoperte, rendendosi conto che si, probabilmente, sarebbe potuta morire in qualunque momento. <Allora continuerò a combattere, sempre, così non dovrai preoccuparti troppo per me. Farai lo stesso per me?> si preoccupa per la bambina, ogni volta che non sono insieme, si chiede se sta bene. Vorrebbe andare a vivere con lei, passare il suo tempo con Kouki, per renderla più felice, più tranquilla e dimostrarle il suo affetto in qualunque momento lo ritenga necessario. <Non ritengo la vita umana da buttare via nell’immondizia. Non ucciderei mai un nemico disarmato, anche se so che è un nemico…l’ho fatto solo una volta e l’ho fatto per odio e per paura. Però…> qui riprende un discorso che ha già fatto con Hiashi qualche settimana prima e il solo toccare un discorso simile sembrerebbe farle male, ma semplicemente perché le manca Hiashi. <Io sono dell’idea che il male non è poi così brutto come sembra, almeno non sempre. Tutti siamo un po’ cattivi dentro, io, fino a poco prima che entrassi tu pensavo che sarebbe stato giusto far soffrire gli altri come sto soffrendo io…> ammette con venrgogna, abbassando lo sguardo, finchè una fitta non le prende dalla gamba mentre la ragazzina la pulisce con le garze e la fisiologica <Ahi…> non si è lamentata mentre tornavano dalla missione e lo fa ora, una bambinona. <così come tutti siamo cattivi agl’occhi di qualcun altro. Vedi Fumiko, odiava così tanto il cannibalismo di una certa persona che lo definiva un mostro. Però io sono stata al fianco di Hiashi e ne ho visto una persona splendida. Quando sono vicina a te, vedo la splendida luce di una sorella che non credevo sarei mai riuscita da avere. Se non ci fosse il buio…come potrei vedere le stelle Kouki? Se non ci fossero le nubi non ci sarebbe mai la pioggia> Entrambe amano la pioggia e Shade ama le stelle, un concetto che potrebbe non avere subito senso, soprattutto perché detto mentre si lamentava per la pulizia delle ferite. <Io non so se la ucciderei…> le ricorderebbe troppo Kouki, non può fare del male a quella bambina. Quando viene avvisata di ciò che le mani di un medico potrebbe farle sentire non risponde, semplicemente assume un espressione di tristezza, conscia che conosce già quella sensazione sulla sua pelle. <Va bene> unica cosa che andrebbe a dire, osservandola mentre fa cose sul suo ginocchio, andando a spostare lo sguardo sulla finestra quasi subito, per osservare l’ormai avvenuto tramonto e l’arrivo del buio. La sorella intanto potrà notare come, effettivamente, la Hyuga non sembri poi troppo tranquilla, dal respiro pesante e dal fatto che continua a grattarsi un unghia. Non le piace nemmeno la sensazione di essere curata, anche se almeno non la sta attaccando. [Chakra off] [Stanza] Sorride nell’ascoltare quelle parole, così sorpresa nel sentirsi tanto affezionata a quella ragazza che è in grado di farla sentire tranquilla, farla sentire se stessa. Ma c’è anche la paura di poterla mettere in pericolo per colpa di Otsuki, una paura forte che sente di dover dimostrare ora più che mai. <Shade.> inizia, il tono grave, preoccupato, ma deve metterla all’erta. <Promettimi che non andrai in nessun luogo da sola, nel caso ti invitino. Che starai attenta durante le missioni e di non fidarti di nessun uomo che potrebbe dirti di conoscermi.> ci tiene, spera che segua quel consiglio. <Io non trovo più la mia mamma da tempo… e ho paura che abbia fatto questo errore.> sa che Kaori è forte, ma non riesce a capire cosa sarebbe meglio… che sia finita nelle grinfie dello scienziato… o che l’abbia abbandonata nuovamente? <Io combatterò, sempre e comunque. Tranquilla.> le sorride, torna quel piccolo stato d’animo di felicità nel parlare con la Hyuga. Quelle promesse che si scambiano, quegli accorgimenti, quel sentirsi così importante per lei. <Fai davvero molto per me, mai mi sarei aspettata di provare tali emozioni.> ed è un bene, forse, sta scoprendo il suo vero carattere non macchiato da Mirako? Continua comunque ad ascoltarla, mentre lentamente la ferita al ginocchio sinistro andrebbe a rimarginarsi, andando a creare, sotto l’influsso del chakra medico della Yakushi, una nuova pelle che dovrebbe così chiudere i lembi di quella lesione. Le mani dunque verrebbero allontanate dal ginocchio sinistro, e la ragazzina farebbe il giro del letto per avvicinarsi al destro, ancora ferito. <Forse hai ragione, abbiamo tutti un po’ di male dentro, sta a noi bilanciarlo.> si trova in accordo con la ragazza, annuendo verso di lei. Sorride. <I pensieri che hai, molto spesso li ho anche io. Non so se siano giusti o sbagliati, ma spero di scoprirlo.> a quell’esempio che le porta, il visino della Yakushi sembra quasi illuminarsi. Esempi azzeccati, dopo tutto, e lei non può che annuire. <Già.> nient’altro, tranquilla. Nuovamente le manine della ragazzina verrebbero messe a coppa, coi palmi rivolti verso la seconda lesione, e tenuti a una distanza di una decina di centimetri. Lentamente inizierebbe a far convogliare il chakra medico dalle sue mani al ginocchio destro della Hyuga. Quell’alone verde e curativo si allungherebbe ed andrebbe ad insinuarsi nei punti di fuga della ragazza, avvolgendo la ferita e andando a stimolare anche quelle cellule lesionate. Partendo dallo strato di tessuto lesionato che sta più in profondità, cercherebbe di spronare le cellule a creare del nuovo tessuto e risanare, nel caso fossero stati colpiti, anche i tendini. Un processo lento, ma per fortuna velocizzato sua dallo stesso chakra medico che dal coagulante, il quale ha fatto il suo effetto. <Mi dispiace che questo processo ti crei così tanto disagio, ma abbiamo finito.> le dispiace vederla in quello stato, il respiro affannato e il suo tormentarsi le unghie. Ma lei sta agendo per il suo bene, la sorella deve solo resistere. La lesione quindi dovrebbe chiudersi, la pelle risanata e le ginocchia guarite, e solo allora cesserebbe la sua tecnica, riassorbendo nel proprio corpo il chakra medico, e permettendogli di riunirsi alla parte psichica del suo chakra. L’alone verde dovrebbe scomparire e tutto dovrebbe essere risolto. <Ecco fatto.> un sorriso, dolce e soddisfatto, mentre andrebbe a guardare la ragazza. <Ora possiamo anche andarcene di qui, ma cerca di muoverti con cautela, potresti sentirti le gambe indolenzite per il periodo di inattività.> l’avverte con premura, e quindi sicuramente uscirebbe dall’ospedale insieme alla sorella. [Mani terapeutiche C – consumo 7 pc + 0.5 pc ad ogni turno successivo][Chakra: 67.5/75][Bonus ps: 5 a turno][Ps Shade: 95 + 5 = 100/100][END] Le parole di Kouki la straniscono, al punto che torna a concentrarsi su di lei piuttosto che sulla cura o sul pezzo di cielo che si riesce a vedere dalla sua finestra, e inclina leggermente il capo, stranita. Ma con tutte le promesse che si sono fatte, non può di certo non ascoltare una richiesta che l’altra le fa. <Sappi che non ne sono felice> ammetterebbe, visto il tono grave con cui le sta parlando. <Perché se potessi fare qualunque cosa per aiutarti, lo farei. Ma prometto che sarò attenta. Che non andrò in giro da sola, soprattutto se sono stata invitata da qualcuno a farlo e che non mi fiderò di nessun’uomo che potrebbe dire di conoscerti…> però qualcosa la preoccupa, e parecchio a quanto pare. <Ma ci sono circostanze a cui potrei difficilmente dire di no…però farò attenzione> farà attenzione a cadere in trappola. La furbizia. Sembra davvero felice di sentirsi dire che la sorella continuerà a combattere, sempre e comunque. Al punto che andrebbe ad annuire con il sorriso sulle labbra, ritrovandosi a udire una frase che…beh…non si sarebbe mai aspettata. <Anche tu stai facendo molto per me Kouki. Grazie> come per esempio sta tenendo sotto controllo Mirako mentre la cura. Shade questo ovviamente non lo sa, ma il fatto che la stia proteggendo da Mirako è una cosa che ha notato…sarebbe stato difficile non notarla. Un ginocchio guarisce e si passa al secondo. Ma lei non si calma, per nulla proprio. Sorride alle affermazione riguardo gli esempi e riguardo i pensieri che le due sembrano condividere, per poi ritrovarsi a notare che le chiede scusa per il disagio. <No, non è colpa tua, non dispiacerti. A posso sopportarlo> e infatti finisce anche prima di quanto non si potesse immaginare. La prima esclamazione che andrebbe a fare è un sonoro e allegro <LIBERA!> che andrebbe ad indicare lo stato d’animo che finalmente le mancava. Cercherebbe di mettersi in piedi, pronta ad uscire dalla porta, rendendosi conto solo dopo qualche secondo che non ha i suoi vestiti su, ma una obbrobriosa camicetta rosa. <Prima mi vesto e poi andiamo a casa> il tutto barcollando vistosamente. La tontitudine. [END]