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La tua logica fa schifo

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con Shade, Hirashin

16:17 Hirashin:
  [Ospedale - Stanza 32] Rimane impassibile ad osservare il bel paesaggio di quella che si presenterebbe come una giornata di sole, che poi per lui non fa tanta differenza dato che ogni sentimento lo ha abbandonato. Tutto ciò che riesce a fare è contare i secondi che passano, le persone che sono entrate nella sua stanza e le foglie cadute dall’albero scorgibile poco fuori dal vetro della finestra, in questa triste giornata autunnale. La schiena è ben dritta e appoggiata al cuscino che è stato rigirato verticalmente per favorire una posizione più ergonomica per il genin, che rimane sotto alle coperte avvolto da un piccolo camice verde chiaro giusto per igiene sanitaria. Sebbene sia pomeriggio e faccia un pochino caldo, Hirashin non trova la necessità di scansare le coperte, la cosa gli è completamente indifferente per qualche grado ed è illogico fare qualsiasi sforzo in più. Infatti il ragazzo si trova in quella posizione da molto tempo, precisamente da quando Yama lo ha portato lì dopo la sua avventura a Wonderland, dopo la quale il bianco non è più riuscito a dar segno di umanità alcuna. I medici hanno già effettuato molti controlli, non trovando nulla di strano e non sanno come trattarlo, perciò non gli resta che rimanere immobile in quel letto di ospedale finché non gli diranno che potrà andarsene e allora solo il fato saprà chissà cosa accadrà. Ogni oretta si alza fa quattro passi e ritorna nella posizione di prima, solo perché è logico seguire il consiglio che il medico gli ha dato, serve per evitare la formazione di trombi e morire per una cosa simile non ha molto senso. <25…> sussurra mentre un’altra foglia ormai tendente al giallo si stacca dal ramo davanti ai suoi occhi. La stanza è la numero 32, al primo piano, un luogo abbastanza piccolo con un solo letto, un armadietto, un tavolino di legno poco vicino a quest’ultimo e un piccolo bagno. Per il ricambio d’aria solo una finestra larga che occupa la porzione di muro di fronte al letto. Le cose che indossava quel giorno sono state riposte nell’armadietto, katana compresa, e non sono mai uscite da lì, a parte il coprifronte della foglia che è steso sul tavolo in legno, aperto, nella speranza che possa ricordare qualche emozione legato all’esame genin da poco riportato. Ogni tanto lo guarda, ma la cosa oltre che ricordi completamente grigi e neutri non gli suscita nient’altro. [Ch off]

16:34 Shade:
  [Stanza 32] Ha bisogno di nascondersi prima che le infermiere la caccino di nuovo fuori dall’ospedale con una delle tante scuse incredibilmente irreali che riescono ad inventare nel momento in cui la vedono metter piede in quello stabilimento. Di solito le dicono che non deve molestare i pazienti, cosa che non ha mai fatto, o che non deve correre in giro per l’ospedale, cosa che sta facendo spesso invece, ma solo per scappare da solo e riuscire ad infilarsi nella stanza di Uta qualche ora prima dell’effettivo “orario di visite”. Fortuna vuole che nessuno l’ha importunata…fino a quel momento. Un medico ha avuto la brillante idea di andare a controllare le condizioni di Uta, trovandola tranquillamente seduta a chiacchierare con lui del più e del meno. Il problema in realtà non era nemmeno quel medico, ma l’infermiera dietro di lui. Una delle cadette della caporeparto che, come al solito, ha cercato di trascinarla fuori con le peggiori scuse. Se ne è andata da quella stanza, in parte per colpa del medico, in parte perché Uta le sembrava stanco, ma non se ne vuole ancora andare da quell’ospedale. No, ha un altro paziente da visitare, uno che ha visto si e no tre volte e alla terza ha assistito alla perdita della sua anima: Hirashin. Le dispiace per lui, ha detto a quella figura nera che sarebbe andata a riprendere la sua anima, ma non crede sarà poi così semplice come sembra. Così come non è semplice raggiungere la stanza 32 con le infermiere pronte a bloccarla, se la vedono. E lì viene il bello, è partita preparata, si è studiata la piantina dell’ospedale, conosce ogni ripostiglio e ogni possibile nascondiglio, al punto che riesce ad eludere la sorveglianza grazie al magazzino delle scope, uscendo da lì almeno 20 min dopo, sicura che quel lasso di tempo sia sufficiente a calmare le acque. La realtà è che quel lasso di tempo è sufficiente ad aprire l’orario di visite e a quel punto non è più una fuggitiva, o non lo sarà per il resto della giornata. <Beh, almeno se dovessi mai arrivare in ospedale ferita mi conoscono già tutti> esclamerebbe tranquilla, prendendo un bel respiro e fermandosi vicino alla porta. Busserebbe un paio di volte prima di avanzare nella camera del giovane, bloccandosi però per paura. Quella camera è piccola e diversa da quelle dei suoi ricordi, ma una stanza vale l’altra…i ricordi non scompaiono. <Hirashin?> lo chiama, ma la voce è spezzata dalla paura che prova in quel momento, paura innata per il luogo in cui si trova. Indossa il pantalone di un pigiama bianco, delle ciabattine blu scuro in lana e una maglietta in cotone a maniche lunghe a completare il suo look da “casa mia è l’ospedale ormai” che si ritrova ad avere quest’oggi, indossandolo per di più senza vergogna alcuna davanti al compagno di accademia. <Come ti senti?> domanda lecita direi, seppur forse fuori luogo. [Chakra off]

16:53 Hirashin:
  [Stanza 32] Il genin continuerebbe a indirizzare il proprio guardo oltre quel vetro che è l’unico a tenergli compagnia insieme alle infermiere che ogni tanto gli portano il cibo, andandosene di corsa come se fossero spaventate dal suo modo fare o di essere se vogliamo fare i precisini. Non vede molto altro, la strada è troppo distante e le fronde occupano la maggiore parte del suo campo visivo. L’orario delle visite è cominciato da poco, ma nessuno è mai venuto a trovarlo veramente, non si potrebbe dire avere dei rapporti così profondi se non con una o due persone. Ma tanto in questo istante per Hirashin nulla fa più differenza, solo la ragione fa da motore per le sue scelte e probabilmente non potrà più essere un ninja senza qualcosa che lo spinga, senza un potersi appigliare ad un credo ninja e senza essere in grado di capire i propri compagni. Un rumore tonfo echeggia per la stanza, propagandosi come onde sonore fino agli apparati uditivi del giovane, che ruoterebbe leggermente la testa verso la direzione da cui proviene quel suono. Non dice nulla, attende solo che un’altra infermiera faccia la sua comparsa, è quello che si aspetta, ma è un po’ presto per il cibo. Che siano venuti a dimetterlo dopo aver perso ogni speranza? La porta si aprirebbe leggermente rivelando una piccola figura di quella che sembrerebbe una paziente che ha sbagliato stanza, ma scrutandola meglio il genin potrebbe accorgersi… che è Shade! Non comprende il motivo per cui sia venuta da lui, ma ricorda che in simile occasioni si deve salutare, per far capire all’altro di averlo notato <Shade> direbbe con tono secco e completamente neutro in risposta alla ragazza. I suoi occhi blu scuro si fisserebbero sulla sagoma della genin, ma il suo volto non cambierebbe espressione, tenendo quella che potrebbe essere una perfetta faccia da poker. La ragazza gli chiede se sta bene, ci pensa su, in effetti è in piena salute, solo… senz’anima. Ma non capisce perché questa sarebbe interessata a un tale dettaglio, che lo vogliano per una missione? In effetti ne aveva accettata un tempo prima, ma non ha ancora avuto modo di partire tra una cosa e l’altra. Non sa cosa rispondere dunque rimarrebbe impassibile senza replicare alla ex compagna di corso, che potrebbe notarlo freddo come non mai. Molto più di quel giorno in cui lo conobbe. [Ch off]

17:16 Shade:
  [Stanza 32] Prende un bel respiro e rimane ferma ad osservare il ragazzo seduto sul suo letto. Non si muove molto, non esprime nulla, la osserva con un aria vuota, una espressione pressoché imparziale. Come potrebbe mai comportarsi davanti ad una situazione del genere? Si obbliga da sola a muovere qualche altro passo verso il letto. Nella sua testa rimbomba il suono di quelle maledette catene come se le avesse ancora attaccate al corpo e preferirebbe che scomparisse dalla sua immaginazione. Si guarda le mani, si accarezza i polsi e osserva la luce del sole che, nella sua prigionia mancava, ma, nonostante riesca e vedere e toccare le differenze fra ora e quei giorni, non arriva a compiere più di tre passi, bloccandosi prima ancora di arrivare al letto. Lei, piccola bestiola, guarda la porta aperta e la finestra ma si sente in gabbia. Se fosse un animale si sarebbe ritrovata ad orecchie bassa a ringhiare contro il nulla, ma come umana si limita a tremare. Sentirsi chiamare per nome la fa sobbalzare, si volta di nuovo verso il ragazzo e torna alla realtà. Raggiungere il letto è uno sforzo più che indifferente e combatte contro se stessa per riuscire a rimanere in quella stanza, per non scappare dalla porta il più velocemente possibile. Ed è proprio la totale assenza del ragazzo e la serie di sensazioni che prova che la portano a arrabbiarsi con lui. Non solo non le dice nulla, se non per l’averla chiamata per nome, ma la fissa, freddo. <Forse non mi hai sentita bene, ma ti ho chiesto come ti senti. Hirashin fammi capire hai perso la voglia di vivere insieme alla tua anima?> se così fosse avrebbe preferito perderla anche lei a quel periodo. <Dimmelo se è così e non cercherò nemmeno di scoprire come fare per riprenderla, mi toglieresti una grande responsabilità> si dimostra sincera e schietta e per ora anche lei non sorride. Fatela uscire da quella stanza per l’amor del cielo. [Chakra off]

17:37 Hirashin:
  [Stanza 32] Shade sembra molto prevenuta dall’avvicinarsi, in effetti anche le infermerie lo erano, il comportano della ragazza pare logico, ma non riesce a provare rimorso per il suo essere in quel modo. I sentimenti, in questo momento non li comprende proprio, la sua empatia è nulla e rimane con lo sguardo a fissare la ragazzina <Tre> direbbe contandola come un numero, proprio come faceva con le foglie. In effetti lei era la terza ad essere entrata fino ad ora in quella stanza, contare è tutto ciò che gli resta ormai. Non si potrebbe nemmeno definire umano. Il corpo compirebbe una leggera rotazione, mentre le gambe ed i piedi scivolerebbero sotto le coperte fino ad uscire dal letto e le spalle andrebbero ora a posizionarsi nella direzione della ragazza. La mano destra andrebbe a sollevare le coperte per spingere un poco più in là ritrovandosi ora seduto di fronte a questa, rivelando che la sua intera figura è coperta da un camice semi-trasparente che si estende fino a poco sopra le caviglie che ora penzolerebbero dal letto. <Ti ho sentita> replicherebbe freddo e impassibile alla rabbia altrui il giovane bianco <So solo che non voglio morire, e faccio solo ciò che è logico, non sento altro se è questo che cercavi di capire> spiegando come stanno effettivamente le cose. Parla di responsabilità ma in questo momento non la comprende proprio. Nessuno le ha chiesto di andare a cercare la sua anima e non capisce come possa esserne responsabile <Shade non ti comprendo, ti è stata affidata una missione?> chiederebbe chiaramente riferendosi al fatto che alla ragazza sia stato dato l’ingrato compito di andare alla ricerca dell’anima del compagno ormai inumano. Non che la sua anima gli manchi tanto, più per il fatto che non sa cos’è la malinconia che per altro. Eppure un genin in più o in meno non dovrebbe fare differenza per il villaggio, il suo ragionamento non sembrerebbe portarlo ad alcuna conclusione. [Ch off]

17:55 Shade:
  [Stanza 32] Oh per l’amor del cielo, quel ragazzo non ha perso l’anima ha perso anche la ragione. Stupida lei a pensare che avrebbe potuto conversare con un essere che l’anima non l’ha più. Infatti questo si metterebbe a contare dal nulla andando a pronunciare un solo e singolo numero. Parla di ragione e di non voler morire, parla di logica ma quello che dice non ne ha alcuna. Il ragazzo parla, poco, ma almeno continua a parlare. Quel sonoro susseguirsi di lettere che esce dalle sue labbra però non hanno alcun senso per lei. <La tua logica fa schifo Hirashin> lo insulta, non per avere una risposta, ma semplicemente perché lo pensa. Lei no, non riesce a rimanere ferma. Come una bestia in gabbia si muove fino a raggiungere la finestra a prendere una profonda boccata d’aria, aprendola qualora fosse chiusa. <Non sai altro ma non lo ricordi nemmeno. Bello sapere che, non solo non hai sensazioni, ma hai anche smesso di ragionare come facevi con il tempo.> davvero sta perdendo tempo. Sarebbe meglio portarla fuori di lì e parlare in corridoio ma non sarebbe facile far uscire un ragazzo mezzo nudo senza essere di nuovo accusata di molestare i pazienti dalle infermiere. <Chiudi un attimo gli occhi. Non pensare alla logica, non pensare ai sentimenti che ti mancano, né a quelli che hai perso. Non pensare> non dovrebbe essere difficile per lui non farlo a questo punto, visto e considerato che sembra essersi giocato il cervello anche. <Prova a ricordare quanto successo alla golden week. Non pensare ai tuoi sentimenti, non cercare di ricordarli, pensa a quanto è successo. Hai cercato di calmare quella gente, mi sbaglio? Hai parlato con quelle persone, mi sbaglio? Mi sei venuto a chiedere come stavo dopo, mi sbaglio? Lo hai fatto per una missione?> più semplice e diretta di così non potrebbe esserlo. I suoi ricordi dovrebbero essere lì, almeno quelli, forse potrebbe essere fattibile fargli comprendere che una persona che i sentimenti ancora li ha non ha bisogno che le venga affidata una missione per fare qualcosa. <Non mi è stata affidata alcuna missione, ma non lascio un compagno indietro solo perché si è fatto prender l’anima come uno scemo.> eppure a questo punto inizia a pensare che, forse, lui l’avrebbe lasciata così. [Ch off]

18:16 Hirashin:
  [Stanza 32] La sua logica fa schifo. La sua logica fa schifo. La sua logica fa schifo. Questo suono continua a rimbombargli nella testa, difficilmente se ne dimenticherà anche dopo aver ripreso la propria anima. Tutto ciò che gli è rimasto fa schifo. Eh niente, la cosa non lo tange proprio, non si sente per nulla insultato, non si sente niente per la precisione. Eppure se solo potesse provare qualcosa gliene canterebbe di cotte e di crude per quel suo atteggiamento che sta tranquillamente prevaricando l’orgoglio del giovane genin. Ma gli insulti continuano, come sarebbe naturale aspettarsi per un umano, ma lui continua a fissarla come se non comprendesse nulla di quella che sta dicendo. Il suo corpo e la sua mente non sono cambiati, anzi son solo migliorati col tempo e la maturità, ma ciò non pare agli occhi della ragazzina che sì, gli sta facendo la paternale indossando quello che potrebbe facilmente essere scambiato per un pigiama e delle ciabatte discutibili. Sempre e solo se avesse dei sentimenti, che bello, potrebbe riderci sopra. Invece no, gli rimane solo un corpo di carne che continua a svolgere le proprie funzioni biologiche, in questo momento non è molto di più di un ammasso di cromosomi e basi uniti da qualche ponte ad idrogeno. <Io…> non riesce ad aggiungere nulla, proverebbe profonda tristezza per il fatto di non essere riuscito a spiegarsi, ma così non può provare nemmeno quella. Chiuderebbe gli occhi e cercherebbe di seguire le parole di Shade, cercando di non pensare a nulla, il vuoto cosmico, mentre le parole della genin appaiono in questo nulla per dargli delle indicazioni. Ricorda chiaramente di quell’episodio accaduto durante alla golden week, ricorda di aver usato parole che in questo momento per lui non hanno senso e che questo ha scatenato azioni irruente contro di lui <Ricordi bene Shade> direbbe mantenendo gli occhi chiusi e il pensier vagante tra i suoi ricordi <Non ero in missione, quello che ho fatto…> fa fatica ad esprimersi <Non è stato intelligente, mi son fatto del male, la mia logica faceva schifo già allora?> chiederebbe non riuscendo a comprendere la forza motrice di tali azioni. No, c’era un motivo se aveva fatto tutto ciò <Io, avevo dei sentimenti> lo ricorda questo, lo sa perché tutti hanno dei sentimenti e questi muovono il mondo più della logica <Quindi tu sei mossa da sentimenti, come lo ero io?> ci sta arrivando pian piano. <Ma io non li comprendo più> direbbe aprendo gli occhi e facendo un bel respiro. Che è scemo lo abbiamo capito insomma… [Ch off]

18:33 Shade:
 Non le interessa cosa penserà di lei se mai dovesse riacquistare la propria anima, ma in quel momento la sua logia è davvero pessima. Il ragazzo le spiega che non ricorda male, che lui ha fatto tutto quello che lei ha detto, anche se non ricorda il motivo per cui l’ha fatto, la forza motrice che l’ha spunto a compiere quei gesti che, a confronto del suo attuale comportamento, erano oro che cola. <No la tua logia allora non faceva schifo. > ammetterebbe con fare calmo, lasciando andare la rabbia e parlando per un momento con il cuore, senza lasciare la finestra, quella zona franca che, nella sua prigionia, non esisteva. Facile stare in una stanza di ospedale con Uta o Raido o Fumiko. Ma con una persona che a stento ricorda se stessa…in un luogo da lei odiata…diciamo che non è poi tanto facile. <Non è stato stupido, ti sei fatto male per una buona causa. I sentimenti ti hanno guidato a fare l’unica cosa razionalmente giusta, cercare di calmare quella gente. Se vuoi vedere il mondo da quel punto di vista ti posso aiutare ad entrare in uno schema “corretto” di ragionamento, anche se non ne capisci il motivo per via dei sentimenti che ti mancano> le si stringe il cuore. Se avesse perso i suoi di sentimenti, probabilmente avrebbe perso tutto. Tutti i suoi legati, tutta la sua fiducia nel mondo, negl’altri, avrebbe perso tutto. <Se non fossimo intervenuti sarebbero potute succedere due cose: 1 – la folla in poco tempo si sarebbe spostata da lì e se ne sarebbe andata a casa; 2 – la folla avrebbe potuto tentare un insurrezione di massa e mettersi nei guai.> alzerebbe le dita mentre parla, per dare più enfasi al discorso, accompagnando le parole ai gesti fisici. <Abbiamo scoperto in un secondo momento che, in mezzo alla folla, c’erano delle persone che sarebbero state in grado di uccidere un innocente per spingere la gente alla seconda opzione. Quindi la prima va scartata> a questo punto entra in capo la sua situazione quel giorno. <Le cose potevano andare meglio, ma potevano andare peggio. Le vostre ferite erano minime e la folla è stata allontanata senza provocare danni> e lei di esempi ne avrebbe tanti da fare. <Se tu, con la tua attuale logica, per mancanza di sentimenti ti limiti a pensare solo a non morire, solo alla tua salute fisica, rischi di mettere in pericolo non sono te stesso ma anche altre persone. Ricorda che sei un ninja Hirashin.> a questo punto tornerebbe sulla sua di situazione. <Io ti voglio aiutare, nessuno mi obbliga a farlo. Lo faccio perché mi sei simpatico, lo faccio perché sei un mio compagno, lo faccio perché credo che un giorno ricambierai il favore, lo faccio perché mi fa male vederti così.> questa situazione non ha senso e non è facile da affrontare. [chakra off]

18:53 Hirashin:
  [Stanza 32] Quanta tristezza nelle parole che escono dalla bocca di Shade. Se solo potesse comprendere quel sentimento che per molto tempo lo ha accompagnato e che ora dovrà accompagnare Shade per essersi fatta carico dei suoi sentimenti stessi. Senza di essi non è Hirashin ma qualcosa di ben più piccolo, infimo al confronto. Il punto è che quella volta aveva fatto leva sull’empatia per cercare di calmare la folla, mentre ora non potrebbe nemmeno provare ad utilizzare un metodo simile. Ascolta con attenzione le parole di Shade, in effetti fermare quella folla sarebbe stata la cosa più giusta, ma ora come ora non riuscirebbe a collegarlo al fatto di averci provato per il bene di tutti. Però per via del suo lavoro sì, che comprende la sicurezza del villaggio e dei suoi abitanti. <Io sono un ninja…> ruoterebbe la testa per andare a osservare la placchetta di metallo con su inciso il simbolo di Konoha, ha dovuto lottare per ottenerla, perché mosso da dei sentimenti, ora però quel lavoro almeno lo può aiutare vincolandolo con la logica a compiere delle azioni che potrebbero riflettere il suo vecchio io. <Ho fatto bene a cercare di fermare quella folla, ma non ero ancora un ninja…> in effetti senza quel lavoro solo le sue emozioni potevano averlo spinto a tanto. La ragazza slemberebbe aver preso il bianco a cuore, chissà per quale motivo. Prova a spiegarglielo <Simpatico…> ripeterebbe senza riuscire ad associare nulla a quella parola. In effetti lui è ufficialmente un collega sotto il punto di vista del grado, aiutare un collega in difficoltà è logico e questo lo capisce ma star male per questo, non ci arriva proprio. L’unico sensazione che riesce a collegare alla parola male è una ferita fisica, non del cuore. <Tu stai male? Anche questo è un sentimento vero?> la vede in piena forma, non sembra ferita. Se solo potesse accogliere quei sentimenti, non dovrebbe affrontare tutto da sola per qualcun altro, ma per via del fato ingiusto, non può. [Ch off]

19:11 Shade:
 A quel punto il ragazzo sembra essere riuscito a capire, almeno in parte quello che lei cerca di trasmettere con le sue parole, ma non tutto va liscio come l’olio e si ritrova a rendersi conto che ora è un ninja e prima non lo era, prima, quando ha fermato quella folla. <Essere un ninja significa avere dei doveri verso il villaggio e non solo> ammetterebbe. <Significa anche avere il potere di cambiare le sorti di uno scontro, di fermare un cattivo> e a quel punto <Hai ancora un idea di giustizia nella tua mente?> Se la risposta fosse no le cose potrebbero peggiorare improvvisamente, per questo, e probabilmente per paura, andrebbe a riprendere a parlare prima della sua risposta. <Non chiedermi di spiegartelo, non ne sarei capace. Io, osservando il mondo con gli occhi di una persona ingenua, avevo messo una linea di demarcazione precisa e netta fra bene e male. Credevo che il male fosse una cosa che assolutamente andava evitata> e sposterebbe di nuovo lo sguardo alla finestra aperta. Ormai il tramonto si avvicina e con esso la luce lascia spazio alle tenebre. <Ora invece sono convinta che il male ha il diritto e la ragione di esistere, oppure non riusciremmo a vedere il bene intorno a noi> è ancora abbastanza ingenua, però la sua visione inizia a cambiare in maniera sostanziale. <L’importante è trovare un equilibrio in cui riesci a vivere in maniera serena> serena, equilibrio, parole che si capirà, ma non prenderà mai seriamente. Poi quella singola parola, simpatico, attira la sua attenzione. <Si, simpatico. Ti dispiace?> A lei no, fra colleghi bisogna essere amici, fra amici ci si vuole bene, oppure si finisce per uccidersi di insulti, cosa che loro due probabilmente faranno a prescindere. <Il dolore fisico è una sensazione, ma il dolore che provo io è si un sentimento. Seppur tenue quando hai dei sentimenti devi far capolino con la conoscenza e con dolore più spesso di quanto immagini> e soprattutto con il rimorso.

19:30 Hirashin:
  [Stanza 32] La ragazza sembra dar molto peso alle parole del genin, si vede che in fondo in fondo ci tiene davvero a farlo rinsavire. Bastasse qualche schiaffo o qualche parola, sarebbe tutto più facile, ma purtroppo non sarà così semplice. <Giustizia è ciò che logico fare come conseguenza delle leggi del nostro villaggio> ovvero punire chi le trasgredisce. In realtà il suo senso di giustizia spazierebbe in uno spazio ben più ampio e tra tutti e forse il sentimento più importante che muoveva le sue azioni prima di perdere la propria anima. Gli parla di bene, di male, di come queste due cose andrebbero a concorrere e di come la linea che le separa sia sottile. Ma il vero pathos di tali parole, probabilmente non ci arriverà presto, non ci riescono le persone normali, figuriamoci i manichini privi di umanità. Ancora non riesce a capire di cosa parli con la parola simpatico, un apprezzamento, ma anche questo termine è troppo difficile. Qualcosa che può portare qualcuno a fare delle azioni che potrebbero migliorare lo stato di una persona. Che brutto dover definire le emozioni con quattro righe che si riferiscono solo alle conseguenze pratiche delle stesse. Anche dispiacere è off limits, ma povera Shade, in che situazione si trova in questo momento, dover esprimere i propri sentimenti senza che questi possano essere accolti. Eppure lui lo farebbe… se solo avesse un’anima! Dinkleberg! Parla di dolore, ma lui può solamente associare fisicità a tale parole e per tanto replicherebbe <Il dolore va evitato in effetti> è ciò che gli dice la sua ragione. <Credo sia logico che farei la stessa cosa per te> aggiungerebbe, quasi come se fosse umano, ma il senso in realtà, purtroppo, è un altro. Dunque si alzerebbe dal letto con un lieve balzo e comincerebbe a camminare per la stanza, deve sgranchirsi le gambe, muoverle ed evitare spiacevoli conseguenze dovuto al rimanere fermo. Con pochi passi si porterebbe verso il tavolo dove è poggiato ancora il suo coprifronte <Mi chiedo se senza un’anima io possa tornare in servizio> lo sfiorerebbe con un dito, sentendo il freddo del metallo. Poi si girerebbe e camminerebbe verso la finestra dove è situata Shade per prendere un po’ di aria fresca <Hai avuto una buona idea a far entrare un po’ di aria nuova> le direbbe da vicino. Non fa molti metri, la stanza è piccola ma meglio di niente. [Ch off]

19:45 Shade:
 Ancora una volta il ragazzo sbaglia, e non sul suo senso di giustizia, ma sul dolore. La prima parte del discorso verrebbe completamente accantonata, ma la seconda la vede più reattiva. Va a scuotere il capo con fermezza, negando totalmente la sua affermazione. <Il dolore non va evitato. Va affrontato.> Predica bene, ma razzola male, perché sa che affrontare il dolore non è così semplice come la sta mettendo giù. <Anche chiudendoti in casa proveresti un dolore non indifferente. Se vuoi evitare il dolore devi rimanere come sei ora, vuoto. A quel punto niente potrebbe farti del male, qui> direbbe cercando di avvicinare una mano al ragazzo che, intanto, sembrerebbe muoversi verso di lei, per toccargli il cuore lasciando capire che è il luogo in cui i sentimenti risiedono. <Nell’animo, nel profondo del tuo cuore. Saresti il soldato perfetto. Capace di fare qualunque cosa senza rimorso, senza paura, senza dolore. Saresti il migliore degl’anbu e il più incompleto essere di questo universo.> non le piacerebbe mai e poi mai vivere senza sentimenti. <Il dolore è una cosa bella perché ti ricorda che sei vivo, perché ti permette di avvicinarti alle persone, condividendolo con coloro che ne hanno troppo, aiutandoli a portare un peso che potrebbe essere più grande di loro. Se vuoi una logica che funzioni bene parti dal desiderio di tornare come prima e ne riparleremo poi. Ora…> non riesce a finire la frase che ecco che arriva la rompiscatole dell’infermiera. *Tu!* quella donna la odia come minimo. <Io….devo scappare, ciao Hirashin riprenditi> e così facendo si allontanerebbe verso la camera di Uta per cercare protezione da lui. [END]

19:57 Hirashin:
  [Stanza 32] La ragazza non sembrerebbe d’accordo, dice che il dolore è un bene, ma perché mai qualcuno dovrebbe desiderare di star male? O meglio, per metterla in termini in cui può capirlo, aggravare la propria situazione? Questo non lo sa, lo condividerebbe forse se potesse provare qualcosa, ma ora è tutta un’altra storia. <Io sono immune a questo sentimento negativo> direbbe riflettendo tra sé e sé mentre la ragazza avvicinerebbe la sua mano al cuore del genin. Cosa sta facendo? Ha cattive intenzioni? Potrebbe essere pericoloso, ma non ha senso scatenare un conflitto, dunque cercherebbe semplicemente di portare la destra sopra al dorso della mano di lei, più per controllo che per affetto. Anzi di affetto purtroppo non ce ne è alcuno, ma forse un giorno, se ne ricorderà. <Il più incompleto?> si chiederebbe ancora, <In effetti mi sento così…> fa un breve respiro <Vuoto>. Andrebbe a fissare la ragazza dai capelli corvini e dopo un breve istante in cui cala il silenzio, direbbe <Shade, io non capisco questi tuoi sentimento, non più almeno, ma da quello che mi dici mi parrebbe di capire che è importante ritrovarli> in effetti li riprenderebbe seduta stante se gliene fosse data la possibilità. La lascerebbe andare, potrà solo pensare su quell’incontro <Quattro> quando l’infermiera farebbe la sua comparsa. <Ciao Shade, se non dovessero dimettermi, mi trovi qui> accennerebbe ad un saluto per poi tornare nel suo letto sotto le coperte. È quasi giunta l’ora di nutrire le proprie fauci e rigenerare quelle molecole di ATP che lo tengono vivo e capace di muoversi. [Ch off] [End]

Shade va in ospedale a trovare Hirashin senza anima e cerca di spiegargli qualche cosa, insultandolo se necessario.