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Il ristorante chiude

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con Raion, Kyokawa, Noriko

14:54 Raion:
  [interno locale] Era li da quando è successo l'incidente con sua figlia, ha chiuso tutto ed ha mandato tutti a casa. Licenziati senza dire nulla, gli ha chiesto di andarsene a casa e gli ha dato anche un ben servito in soldi, per i prossimi giorni si occuperà di pagarli per li mese con un piccolo bonus in più...del resto cosa gli importava più dei soldi? Aveva ancora i vestiti insanguinati e sporchi di terra di ieri. Il corpo della bambina non era con lui ovviamente ma alla centrale di polizia fino a quando non avranno pronti degli accertamenti e lui le pratiche per il certificato di morte ed il funerale. Quindi è li, da solo, con le occhiaie, dei cerchioni neri sotto gli occhi che fanno spavento. Arrossato e ancora con le tracce delle lacrime che gli incrostano il viso, ha avuto la possibilità di piangere solo dopo che l'evento era accaduto, per il resto è rimasto praticamente da solo a dover badare a se stesso, era ancora sotto shock, ma non aveva scelta se non reagire ed ha appena scritto una lettera da appendere alla entrata del ristorante "chiuso causa lutto, forse per sempre" Si avvicina alla porta andando ad appendere il messaggio sulla porta di vetro per poi sospirare tornando a sedersi vicino al bancone con la faccia nascosta tra le braccia e la schiena ricurva in avanti. Gli occhiali sono appoggiati da una parte e tra le dita della mano destra tiene il cappellino in lana della bambina a forma di orso anche questo con una traccia di sangue su tutto il muso. Nel messaggio lasciato sulla porta si legge "a tutti i clienti affezionati. la good flower chiude i battenti per problemi personali. Ho sempre puntato ad offrire cibo di qualità e pietanze preparate con tutta la mia passione ed amore. Seppure la tecnica sia rimasta, il mio amore e la mia passione sono compromessi. Ho subito una grave perdita e non penso che potrò servirvi come vorrei farlo. Probabilmente la scomparsa di questo locale passerà in secondo piano e per chi vi era affezionato riuscirà ad andare avanti, ma voglio che sappiate che tutti voi ed i miei collaboratori sopratutto, mi avete offerto delle esperienze indimenticabili e vi ringrazio. Raion" Non nasconde la sua depressione, chiunque passasse di li potrebbe leggere la lettera e vedere dietro di essa la figura di un uomo distrutto. [ch off]

15:15 Noriko:
  [Portone d'Ingresso] Una suola poggia al terreno. E' la pianta del piede di Noriko, la quale, senza scarpe mantiene un passo piuttosto fermo, accostando l'andatura alla soglia delle pareti in muratura di qualche abitazione. Si è cambiata il giorno precedente con il secondo e unico abbigliamento che ha. In allungo sul suo metro e settanta, questa camicetta a cuori da massaia oltre oceano, viene rivestita da due bratelle, le quali, tengono su una gonna gonfia e a pieghe, che nello stile tipicamente giapponese del saio largo, ciondola nell'orlo nero al suolo. E' un abbigliamento piuttosto informale, i capelli stessi, quest'oggi sono stati lasciati disciolti, raccolti corti, da un ferma a lisca di pesce, sulla parte destra del viso, ad evidenziare i tatuaggi fitti fitti che ne calcano di nero l'intera fisionomia speculare destra del viso, cosi come il resto del corpo su questo versante. Un paio di occhiali da sole si rilascia sulla pendice del nasino suo, sotto lo specchio di questa lente, emergono due bottoni rossi rubino, sprovvisti di qualsivoglia forma di indulgenza dovuta all'assenza delle occhiaie. Faccia da galera ovviando, Le pile di Noriko sono piuttosto scariche, considerato come cammina composta, sembrano essere in via di esaurimento; non avrà dormito, se lo avrà fatto sarà caduta da qualche tetto, considerato quanto nocche e gomiti sono sbucciati. Normale routine. Il braccio sinistro, tuttavia, regge un cestello, intessuto nei suoi intarsi, dal coperchio chiuso e da cui, di tanto in tanto, esce del fumo caldo, che s'intrufola tra le fessure dello stesso. Fa qualche passo in avanti, portando i polpastrelli della destra libera a sfilare una pipa che emette aromi straordinari, dalle labbra e dalla quale, prendendo un paio di boccate sporadiche, rilascia in condensa, il suo fumo tra le labbra, metà cinte dai tatuaggi, meta color rosso pastello. Nota probabilmente le molte figure che cominciano a circondare il Locale di Raion, amareggiate si suppone, per quanto affisso sulla sua insegna. Noriko, ahimè, non sa leggere ma la figura di Raion appena uscito, dal ristorante, se possibile, la scorgerebbe. Dopo essersi affiancata a un ragazzino, piegando bene le ginocchia per mettersi alla sua altezza in religiosissimo silenzio, cosa apodittica, attende che il ragazzino legga ad alta voce il messaggio dell'insegna; per poi seguirlo sparire deluso insieme alla folla. Lo sguardo di noriko ha già puntato l'ingresso del ristorante. Sia mai, che il cervello le funzioni prima delle gambe o dopo; funzionano insieme. Tenterebbe di posare una mano sulla maniglia dell'uscio del ristorante. Per virare la stessa e socchiuderla, quanto basta affichè la sua persona, lunga e sottile come una sardina Rosso-Mafiosa, possa tentare di accedervi. < Raion? > Lo sussurra, ha ripreso il nome dalla firma del foglio, spingendo l'uscio affinchè la luce possa trapelare all'interno del locale, senza entrarvi direttamente ma assicurandosi di non avere nessuno oltre a sè le spalle, cosi da concedere una certa privacy, a questa chiara imbucata, nonostante i buoni propositi. < So' a ragazza de ieri. > Cerca di anticiparsi; è probabile che, a conti fatti, abbia passato la notte, camminando Noriko attendendo che il Karma la favorisse nell'incontro, da brava donnina di montagna. Infatti: < T'ho portato de' vestiti, na zuppa de pesce e 'n po' d'Oppio co' de sakè cardo. > L'oppio, fondamentale nella questione, come i vestiti e il sakè - da qui il fumo dal cestello - in esso sono contenuti. L'accento, ovviamente sporca la parlata, dialettale, tipica di chi non ha un minimo di cultura e base economica degna. Ha fatto spese per Raion, Noriko, per questo non c'ha piu il tubino, non avendoci i soldi, l'ha venduto. Il genio del risparmio, lei. < Entro eh. > Cercando di fare un passetto in avanti per tentare di entrare, con nemmeno troppa titubanza, probabilmente, immaginando, che una domanda avrebbe in questi contesti, prodotto solo risposte negative.

15:38 Raion:
  [interno locale] Solleva la testa guardando verso il cappellino tenendo lo tra le mani dando ancora la schiena alla strada, freddo e pallido come un morto, la sua espressione è spenta, vuota, catatonica da ieri. Si potrebbero trovare altri sinonimi della condizione in cui si trova al momento, ma le parole non sono abbastanza per esprimere il dolore che sente dentro. Il battito del cuore è l'unico rumore presente in quel locale insieme a quello di una gocciolina che ogni tanto cade dal rubinetto. Sul bancone ci sono tutte le pratiche per il certificato di morte di Suiren, ma dopo aver constatato che non riusciva a reggere più la penna in mano li ha spinti altrove, lontano dalla sua vista. In quel contesto depressivo non si aspettava certo che qualcuno entrasse...come al solito dimentica la porta aperta. <...> si gira in direzione della voce che lo ha chiamato e fissa quella ragazzina. rimane li, guardandola con la coda dell'occhio e sospirando <mi dispiace, siamo chiusi fino a data destinarsi> riesce a dire solo questo prima che lei si presenti come "la ragazza di ieri". A questo punto si gira cercando il suo sguardo, fissandola senza riconoscerla. Ieri è successo un macello e non ha pensato a null'altro per tutto il tempo se non a Suiren, forse era una di quelli che erano al bosco dei ciliegi come lui e si sono trovati imprigionati in quella strana situazione...il che gli ricorda che deve fare anche un resoconto per gli anbu. Abbassa le spalle senza dire nulla vedendo cosa la ragazza aveva fatto per lui: la spesa, una spesa discutibile ma sempre una spesa...non sa che dire. Era troppo presto per chiedere aiuto e non se lo aspettava che una sconosciuta gli portasse da mangiare, doveva essergli grato ma, non ce la fa ad essere cordiale. Rimane a fissarla per un po' mentre entra e si solleva in piedi reggendo sempre tra le mani il cappellino che piega religiosamente e avvicinandosi per afferrare i documenti li appoggia in un tavolo distante e li, lascia le carte ed il cappellino non prima di avergli dato un bacio. Ritorna indietro andando ad infilarsi gli occhiali da sole neri e quindi una volta che Noriko fosse entrata andrebbe a chiudere la porta alle spalle di questa. <Clack> in modo che nessun'altro possa entrare. <ti aprirò quando vorrai uscire...non voglio altri ospiti..> [ch off]

16:02 Noriko:
  [Interno - Bancone] La gamba destra, passa oltre la soglia della porta d'ingresso. Lo fa anche la sinistra ma il gonnone giro vita, oscura il passo rendendolo vacuo ed evanescente, al di sotto del profilo della veste. Scavalca in questo modo l'Ingresso Noriko, portando entrambi i talloni ad unirsi, nell'attesa di una risposta che le permetta di non imbucarsi malamente. La lente dell'occhiale, rimane bassa sulla pendice del naso, viso bianco e tutt'il resto, lentigini comprese rosse come il fuoco. Un contrasto che non fa alcuna differenza, tra i rumori ancestrali di un rubinetto che gocciola e l'incastrarsi del devastamento di Raion sotto agli occhi. Questi ultimi, si piantano su di lui, senza emettere mezzo tentennamento; non piu di una manciata di secondi, il tempo necessario per vederlo abbandonare il cappellino della figlia, insieme alle sue carte, su un tavolo. Mentre lui s'avvicina alla porta, Noriko, la quale, buona di spirito ma molesta, oggi pacatamente, ma molesta comunque, ha già fatto un passo avanti procedendo in direzione del bancone. Procede con cautela, percependo di spalle il "Clack" che indica la chiusura della porta, non preoccupandosi di voltarsi. Mette mano al cestello, che viene aperto, rilasciando una densità di fumi di i KamiSoloSannoCosa, che si rilascia nell'aria. Per prima estrae una tovaglietta ricamata in pizzo - fin troppo datata per non sospettare che l'abbia fregata strada facendo a qualche Signora. Gliela ridarà, sicuro; Noriko prende seriamente in prestito, non ruba. Ma nel frattempo la distende sul Legno, passandovi una mano, con nocche sporche da tutt'altro che l'abitudine alle faccende domestiche, sopra perchè li' vi aderisca. Poi acchiappa con la caviglia, uno sgabello trainandolo sotto le natiche, stranamente, facendovi attenzione, cerca di non provocare il rumore di slittamento tipico dei suoi modi. Si solleva sulle punte dei piedi, affonda le mani nella cesta e tira fuori, una bottiglia di Sakè, e una cassetta d'Oppio che va' aprendo lentamente. Acchiappa i vestiti di ricambio, taglia extra large e li lascia li a fianco. Ovviamente, il tutto in religiosissimo silenzio, senza disturbare affatto l'atmosfera ma letteralmente, tentando di inserirsi senza romperla. < Eh, 'on te preoccupare. > Cercando di posare le chiappe sullo sgabello, spingere le natiche indietro, e versare il sakè in due tazzine, anche quelle mi sa - ha derubato una vecchia - datate. < Viè, me so detta ieri che magari n' c'avevi voja de sta' solo. E cosi t'ho comprato da beve, da' fuma. Poi du cose pe' cambiatte. > Il tono, nonostante l'accento, è molto piu delicato, anche le apostrofi sono molto meno. L'indice indica lui, il retro del bancone. < Siedìte, che ce famo na chiacchierata se v'oi. > Il polpastrello dell'indice si posiziona, indicando il retro del bancone, gli occhi dietro la lente, spariscono e quel polpastrello resta puntato. < Se nun v'oi, invece, me ne vado eh. Dillo, in quarsiasi momento; me ne vo in mezzo secondo. > Polpastrello puntanto, labbra che si umettano. E se lo fissa, senza aggiungere nulla di ulteriore, invero.

16:27 Raion:
 Sospira portando una mano dietro il collo mentre la sente parlare e letteralmente imbandire la tavola. Mangiava li solo a tarda sera e sicuramente non davanti al bancone, ma dietro nella cucina, non si sarebbe immaginato di trovarsi in quella situazione. In silenzio si mette a sedere assieme a quella ragazza guardando il legno del bancone e da li riporta l'attenzione su Noriko e la sua zuppa. Sbatte gli occhi osservando la pietanza annusando l'aria anche se questo è otturato tanto che ogni tanto è costretto a tirare su con il naso <scusami> non è una azione educata ma è più forte di lui, al momento. La ascolta fino alla fine e si risolleva in piedi andando a prendere nel retro del bancone una ciotola con un cucchiaio di ceramica di riserva insieme a dell'acqua e anche dei bicchieri per l'acqua. <...non posso mandarti via dopo aver mostrato questo atto di gentilezza> afferma strascicando con la gola impastando con le labbra. Prende i vestiti larghissimi ma meglio di niente e anche questi li va ad appoggiare al tavolo dove si trovano i documenti e le pratiche. Si avvicina di nuovo rimettendosi a sedere, afferra uno degli sgabelli accanto a Noriko ruotando le spalle in avanti. <...se vuoi qualcosa, serviti pure, tanto devo finire le scorte in qualche modo, forse le regalerò ai miei dipendenti, forse me le terrò da parte, mi permetterebbe di non andare fuori e fare la spesa per un bel pezzo...è un grande risparmio> ha il cuore a pezzi e ogni parola sprigiona una depressione infinita. <zuppa di pesce? l'hai fatta tu?> chiede questo sorridendo amaro mentre avvicinerebbe la zuppa a lui cercando di assaggiarla. soffia sul cucchiaio <, non ho niente per poter fumare ma apprezzo il pensiero, come hai detto di chiamarti ragazza?> chiede alla fine prima di assaggiare la zuppa più per buona educazione che per altro, lo stomaco al momento è annodato. [ch off]

17:01 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - [Strada -> Esterno Locale Good Flowers]] Cammina deciso il neo genin per la strade del centro di Kusa; si trova al Quarto Cerchio e non vaga casualmente, in quanto ha una destinazione precisa, il ristorante Good Flowers. Indosso abiti molto semplici, praticamente quelli con cui si è svegliato; dopo gli eventi della giornata di ieri ha dormito tutta la notte un sonno da animale in letargo: fermo, immobile, con un respiro profondo e cadenzato; nella sua testa però non vi era tranquillità, bensì incubi della peggior specie. Ai piedi porta un paio di geta dalla spessa suola in legno, con le cinghie in cuoio di colore blu; una tuta nera, sia pantaloni che parte superiore, con delle righe verdi verticali viene sfoggiata nel resto del corpo; a concludere il vestiario gli occhiali monolente blu e arancio, unico accessorio “raccolto” prima di uscire di casa. L’intenzione è quella di raggiungere il compagno di avventure, nonché cuoco del locale in questione, per discutere riguardo agli eventi di ieri: è successo davvero? Dove sono finiti? E tante altre domande, ma più di tutto vuole sapere se è vero che la piccola ha fatto quella orrenda fine. Nella tasca destra della tuta è stato “nascosto” un fiore, nell’eventualità che gli venga comunicata la triste notizia; forse nella sua mente sa già la risposta, ma il suo cuore, il suo freddo cuore insensibile, non lo vuole accettare. I passi lo portano proprio davanti alla porta del Good Flowers, la mano destra si porta rapidamente verso la maniglia per cercare di abbassarla. Nulla, è chiusa. Osservando meglio la lastra lignea che lo separa dall’interno del locale nota un messaggio significativo: "Chiuso causa lutto …". Allora è vero. Maledizione. “TOC”; qualche secondo di pausa, ci sarà qualcuno dentro? “TOC”; ecco il secondo, ci sarà qualcuno ad ascoltarlo? “TOC”; preciso e puntuale, il terzo colpo arriva sul legno, ci sarà qualcuno dall’altra parte? Forse. O forse no. [Volto: occhiali monolente / Tasca: fiore]

17:04 Noriko:
  [Interno - Bancone] La sua posizione, ormai è diventata un tutt'uno su quello sgabello. Si sia mai vista in vita una Noriko cosi ferma, non ci si avrebbe creduto. Invece, finisce di versare il sakè, riempiendo fino all'orlo le tazzine. Sporge appena il capo di lato, piega il mento, lasciata sporglia e in risalto quella metà di faccia completamente avvolta nel nero del tatuaggio piuttosto che lo spicchio pulito. Qualcosa di eternamente bizzarro, tanto lei quanto il suo comportamento, il quale, rilascia sempre quel vago sentore, d'avere avanti una personalità a metà tra un pappone e tua madre. Nonostante questo, il silenzio che porta è estremamente rispettoso ed anche i gesti, molto calmi e rilassati, lo sono a loro volta. < Eh, 'o so. Infatti. > La mano destra, poggia sul fondo della bottiglia di Sakè, per accompagnare l'orlo a sgocciolare sul livello della tazza. La richiude. < Me presento sempre co' quarcosa quando disturbo a' gente. Perchè cosi nun c'ha mai er coraggio de dimme : vattene, Noriko. > Cercando di premere le labbra tra di loro; in un sorriso, che richiama le fossette in contorno di labbra ma non si spinge oltre la moderazione, ricambiando in maniera livellata quello amareggiato altrui. < Si. E' fresco de porto. A me er pesce me mette gioia de vive, e poi, anche se fa schifo, dovemo fuma. E nun se fa mai a pancia vuota senno' poi.. > Cercando di sollevare, entrambe le sopracciglia, finissime, minuscole, di cui una tatuata. < N'va bene. > I polpastrelli della sinistra, finiscono al giro vita, da cui - altro che le arti magiche - sfila la pipa con cui stava passeggiando poco fa, mostrando a Raion, lo strumento, nascosto nelle vesti da massaia di porto. Cerca quindi di posare entrambi i palmi sulle ginocchia, lasciate oscurate dal gonnone, sporgendo un gomito sul bancone, per ascoltare quanto richiesto. Il gomito, viene osservato, con la coda dell'occhio, poggiarsi sul ripiano. Si mette comoda, ma schiena drittissima, per raccogliere dalla cassetta un po' di oppio e con i polpastrelli, lentamente, cominciare a sbrinarlo. Nel frattanto l'orecchio ha raggiunto Raion. Lo ascolta, riguardo il discorso sul ristorante e la scorta alimentare. Si prende un attimo di silenzio, prima di schiudere nuovamente le labbra, posizionando la punta dei piedi, compostamente a ridosso della gamba di uno sgabello. Nel frattempo un polpastrello ha già raccolto la sostanza per metterla all'interno della pipa, che ora si trova di fronte a sè, tra le proprie mani. L'occhiale nero, resta comunque appena abbassato, degli occhi, bassi che osservano la pipa se ne vede solo uno spicchio. < Raion, mo' te racconto na storia der paese mio, mentre magni; che te sicuro non conosci. > Cercando di estrarre un fiammifero dalla custodia, per con un gesto secco, accendere esso e la pipa con sè. Sembra un'apparizione spiritica(?) noriko, probabilmente lo è. Il fantasma del ristorante che volevi vendere(?) < Se chiama 'a storia de ragno co' sette zampe. > Umettandosi le labbra, per procedere con calma, nel narrare a riguardo; rispettosa dell'atmosfera, ma sia mai che non la infesti di parole. < E tu 'on lo sai, magari ma er ragno pe' fa la ragnatela, c'ha bisogno de tutte e otto 'e zampe perchè senno. A ragnatela nun viene e il ragno more de fame. > Posando le labbra, a bordo pipa, per tirare una boccata e lentamente porgere lo strumento, verso Raion. < Fatto sta che ar paese mio, se diceva che na vorta, un furmine. > Noriko viene dal paese del Fulmine. Si vede, si sente; è un lampo, t'abbaglia di tanto in tanto, senza preoccuparsi del rumore di sottofondo, il quale, non sempre c'è in natura, come in questo caso. < Colpi' n'arbero e tutti li ragni, sull'arbero, morirono tranne un ragno. > Sollevando il polpastrello dell'indice sinistro. < Il ragno però che era scampato a' a morte de li fratelli sua, c'aveva asciato 'n pezzo de se, insieme a li compagni de arbero. > Sollevando le sopracciglia. < A' zampa. > E aprendo il palmo, verso l'alto, nello spiegarsi. < Cosi, sapendo che 'a natura nun l'avrebbe sfamato e cammina' nun se la sentiva. Decise, ai piedi de quell'albero de rimanecce. > Ritirando il palmo a chiudersi. < Poi n'giorno, er ragno co' sette zampe, mentre stava a mori de fame e de tristezza. > Centellinando le parole. < Vide n'arto ragno co' sette zampe, cammina co' o zaino pieno de farfalle. E s'accorse, che a' vita.. > Tentando di posare i polpastrelli, attorno al bicchiere di Sakè. < Glie aveva mentito a' ragno. Perchè anche co' sette zampe, un ragno puo' sia camminà che magna'. L'unica cosa che lo ostacolava era l'avecce paura de riprovà; perchè de fianco, c'aveva tutti li fratelli, ch'erano morti capito, per corpa der fulmine, capito? > Portando a scolarsi in un sorso - netto - il sakè tutto. Porgendo l'altro bicchiere a Raion, sporgendolo a lui. < Questo' pe' ditti cosa. Pe' ditte che nonostante quello che a' vita te toglie, perchè a morte è na puttana. > Sottolineando la parola, e tentando di risfilare l'indice per indicarlo. < Tu nun te devi, isola' o sottomerte. Devi cammina'. Non oggi, non domani ma n'giorno, er ristorante, lo riapri perchè tu sei er ragno co sette zampe e er sacco pieno de farfalle; nun quello che more, perchè a vita è na mignotta. > Tentando di concludere. < Mi madre, Raion. > Tirando su la lente degli occhiali. < Diceva sempre; quando a' morte fa la battona, tu non te devi sottomette, Noriko. Nun importa quello che prende, A' Raion. Glie devi fà rosica alla stronza; e devi arza' er culo, nun importa quanto pesa. O' devi fa in fretta prima de diventa er ragno che more de fame, anzichè er ragno che sfama col su sacco di farfalle 'n spalla perchè li altri ragni, stanno tutti come er protagonista. Capito, che te vojo di? > Posando i polpastrelli sulle ginocchia; conclude, naturalmente è il suo modo di esprimesi, il suo comportamento che getta perplessità ovunque. Ma Noriko è un'essere piuttosto sensibile nella sua riservatezza. Si sporge appena in avanti, cercando di sbucare con gli occhi verso di lui. < Io so' Noriko comunque; scusame me so dimenticata de presentamme. > In questo momento, si sente il "Toc, Toc, Toc" Di Kyokawa, risuonare ad eco per il locale, atmosferico e lei volta lo sguardo alla porta, lentamente.

17:25 Raion:
 Mangia in silenzio lasciando che la zuppa si sciolga sul palato andando verso il basso lungo tutta la gola ma se qualcosa scende, altro sale e appena arriva quella zuppa nello stomaco le lacrime salgono gli occhi. Ricaccia via quella sensazione che le punge gli occhi passandosi una mano per togliere quelle gocce che tornando a scendere. Tira su con il naso di nuovo e abbassa il cucchiaio. <sei intelligente ragazza> afferma prendendo un lungo respiro rispetto alle sue parole. <ma non sei troppo giovane per fumare e bere? non va bene per la tua età, devi ancora crescere e il fegato ne risente> chiede alla fine guardandola incrociando le braccia tra loro sul bancone rimanendo fermo mentre questa parla della storia del ragno con sette zampe. <ah...un Ragno handicappato> ha sette zampe, i ragni ne hanno otto come anche Noriko ha specificato per fare una ragnatela e mangiare. Non commenta, la lascia fare, in completo silenzio la osserva mentre racconta quella strana storia che più che una favola gli ricorda un evento di guerra raccontato da un vecchio barbuto. <si si, capisco, ma tutte le storie del tuo paese parlano di massacri?> domanda lui vagamente incuriosito ritornando ad ascoltare la storia della ragazza ed il suo morale della favola. Il discorso è detto in quel modo così grezzo ma stranamente piacevole che un sorriso, una amarissimo sorriso, ma sincero, si palesa sul volto <pff> scuote leggermente la testa rosso in faccia fortunatamente ha ancora gli occhiali da sole con la lente nera, quindi non si dovrebbe vedere gli occhi cha ancora sono lucidi delle sue lacrime <si...si capisco Noriko, lo capisco> sospira guardando la zuppa. <noi abbiamo un'altro detto...bhe io a dire la verità: conta fino a 5 minuti, se sei ancora vivo continua a contarne altri 5 e altri 5 ancora...ma da conforto questo pensiero..> abbassa il capo prendendo ancora una volta un lungo respiro senza guardare questa volta la quindicenne. <come ti dicevo...io capisco questa storia, ma anche il ragno a 7 zampe ha avuto bisogno di tempo per riprendersi dalla sua perdita e di essere rimasto da solo...non dico che quello che hai detto non è giusto, il contrario semmai, ma...è ancora troppo presto per me> C'è un vuoto, un silenzio imbarazzante che Raion pensa bene di riempire con una domanda imbarazzante <tua madre...è andata via?> afferma cercando di usare un termine che potesse dire diverse cose e tra queste contasse anche la morte. Attende senza fare altro, prima di sentire qualcuno bussare alla porta. Sospira pesantemente osservando alle sue spalle e li vede un nuovo cliente che a quanto pare è diventato una presenza abitudinaria nella sua vita, nel bene e nel male. Lo rimane a guardare per un po' poi si solleva in piedi e senza dire nulla si avvicina alla porta e la apre. <...su entra anche tu> di questo passo farà entrare tutta Kusa dentro quel locale. [ch off]

17:35 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - Good Flowers] Passano diversi istanti; probabilmente si tratta solo di qualche secondo, ma la sua mente angosciata li fa sembrare minuti, interminabili minuti che scorrono lenti. Non ha ancora realizzato alla perfezione tutto quanto successo; sa solo di essersi risvegliati con due frecce in meno nella faretra, ma tutto è sembrato una finzione; solo le voci che girano per il villaggio possono confermare l’accaduto, ma non può crederci, non vuole crederci. Poi, la porta viene aperta. Proprio dall’uomo che cercava. L’invito ad entrare è spontaneo, ma il tono di voce sommesso, rassegnato, quasi come se si aspettasse la sua visita. Gli occhi si chiudono e il capo si piega in direzione dell’altro, in segno di rispetto e condoglianze; senza dire nulla entra nel locale con passi lenti, quasi come sospeso nell’aria. <è successo davvero?> domanda appena entrato nel ristorante; le parole sono lente, scandite bene, con un tono piatto; lui sa di cosa sta parlando e gli darà risposta, anche se il dubbio è puramente retorico. All’interno della stanza è presente anche un’altra persona: Noriko. Ahh, Noriko. Fortunatamente l’amica non è scomparsa; non l’ha più vista dopo la strana avventura di ieri in quanto, al suo risveglio, non era più li. Non sa cosa sia successo a lei, ma le voci dicono che abbia avuto una esperienza simile. Vorrebbe chiederle come sta, essendo preoccupato della sua salute. Vorrebbe sapere cosa ha dovuto affrontare, considerando che è solo una allieva alle prime armi. Vorrebbe puntualizzare su quello che sta succedendo nel ristorante, potendo sentire l’odore acre del fumo di pipa. Ma rimane in silenzio; non vuole parlare prima che lo chef gli dia una risposta. Tralaltro, di quell’uomo, ancora non sa il nome. [Volto: occhiali monolente / Tasca: fiore]

17:57 Noriko:
  [Interno - Bancone] Lei è ancora seduta davanti al bancone. Natiche sullo sgabello, niente tubino. Un gonnone enorme, giro vita che va' ben oltre le caviglie. Intreccia le gambe, le accavalla tra di loro, afferrando con i polpastrelli, la stoffa della veste, per portarsela di lato, oltre la soglia di una coscia. Nel frattempo la mano destra, ha circondato la bocca della pipa, dalla quale esce un acre profumo di Oppio. La tiene ad un lato della bocca, il lato tatuato, aspirando di tanto in tanto una boccata, che ne esce lentamente dalla pendice del nasino, sotto forma di fumo denso. E' tuttavia costretta ad alzare le sopracciglia, piccole e minute, quando lo sente darle dell'intelligente, ne solleva una; cercando di estendere il sorriso, con un solo spicchio di labbra, sempre moderatamente. < Aè, Raion. E' la prima vorta che quarcuno me 'o dice. > Boicottando con la bocca che assapora un altro po' di oppio. < Ma il mi fegato, me sa. Che se ne annato, già da n' po', co' tutta a' compagnia al seguito. > Le labbra, nuovamente, si premono. Resta composta ma chiaramente è un sorriso quello che si intravede tra le labbra, che si congiunge anche alla dentatura, quando commenta la disabilità del ragno lui. Annuendogli lentamente e sfilando la pipa di bocca, per passare con un palmo disteso, di fronte al viso, la mano affinchè non si condensi, il fumo sulla lente dell'occhiale. < Eh, a' voglia. Una peggio de artra. Ma 'nsomma le storie te servono a capi' com'è a vita. Nun te devono coccola', te devono fa' capi le cose. > Lascia eclissare il finale, ciondolando con un lato del viso, verso sinsitra. Si sporge cosi, verso la porta, ma prosegue prima verso di lui, facendo si con il mento, quando le fa presente il suo detto. < Eh, capito? A' stessa cosa. L'importa è fa, Raion. Prima o poi, io te 'o dico adesso, cosi nnamo sul sicuro e te 'o ricordi. > Indicandolo con l'indice probabilmente accortasi dei suoi occhi Lucidi. In questo momento, la porta viene schiusa e la comparsa di Kyokawa oltra la soglia del ristorante è ben evidente. Le sopracciglia di Noriko si sollevano. Gradualmente ma profondamente, per una chiara vena di stupore facciale. Porta una mano allo sgabello, e in una volata pianta i piedi a terra. Le pile di Noriko sono tornate a funzionare, tanto che, acchiappa il gonnone, e sgambetta verso la porta, Oppio e pipa munita, tentando di piantarsi, mentre Raion, si rifugia al bancone, di fronte a Kyokawa, prima di tutto. < A' Kyo. Nun te trovavo piu, ieri me so' ricordata de' te tardissimo! > Sei ore dopo, non tardissimo! Velato ma non detto accento di preoccupazione, che trova immediato sollievo. Sfila gli occhiali da sole e Tenta di mettere una mano sulla spalla di Kyokawa. < Stai bene te? > Lo sussurra appena, per non contrastare il momento di lutto ma cercando chiaramente di piantargli le rubine con le pupille. < Viè siediti, con noi. Stavamo a chiacchierà; c'è er Sake e n'po' d'Oppio. Lo v'oi? > Proponendogli di avvicinarsi, al bancone, con loro, dove oltre al Sakè, porge a Kyokawa la propria pipa. In questo momento, annuisce. E annuisce non a caso, ma rispondendo alla sua domanda del : è successo davvero, probabilmente reputandola retorica dal momento che Noriko non è a conoscenza dei fatti occorsi ma unicamente del lutto.

18:12 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - Good Flowers] Le cose succedono rapidamente nella loro lentezza. Il cuoco non proferisce parola, ma chiude la porta e si porta dietro al bancone per qualche istante, per poi scomparire in una stanza poco distante, forse il bagno; il volto distrutto, le vesti ancora logore; su un tavolino distante, è abbandonato un cappellino insanguinato, IL cappellino insanguinato. Allora è vero. Ma ancora non vuole crederci. D’un tratto vede la rossa avvicinarsi e poggiargli una mano sulla spalla, iniziando a parlare nel suo modo dialettale che ormai comprende quasi totalmente. <Noriko! Io sto bene …> afferma a voce bassa, sperando che le sue parole non si diffondano troppo per il ristornate; la sua intenzione è quella di mantenere un clima quieto e poco rumoroso, sempre per rispetto dello chef in lutto; lui sta bene, è vero, ma qualcun altro non può dire lo stesso. <Sono contento che non ti sia successo nulla di male> afferma sincero, approfittando del fatto che i due siano a poca distanza per compiere un mezzo passo in avanti; le braccia si allargano e vanno a cingersi dietro la schiena della ragazza, alta quasi come lui. Un abbraccio. Kyokawa non è solito abbracciare la gente; non è solito dare manifestazioni di affetto di alcun genere. Oggi però è un giorno diverso. Anche il suo cuore sta piangendo e ha bisogno di tepore. La stretta dura pochissimi secondi e, così come è avvenuta, si scioglie, lasciando che il genin torni impassibile. <No ti ringrazio> rifiuta l’offerta, non è solito fumare e, oggi, non ha molta voglia nemmeno di bere; il suo passo è invece diretto al bancone, mentre la dritta si porta alla tasca della felpa ed estrae il fiore da poco riposto. Con delicatezza lo appoggia sul pianale: è una rosa bianca a cui sono stati lasciati pochi centimetri di gambo, senza nemmeno una spina; non è ancora sbocciata completamente e questo gesto è apposito; la rosa infatti indicherebbe la bambina, non ancora cresciuta, che li ha lasciati prematuramente; sui petali qualche gocciolina di acqua lascia intuire che è stata bagnata da poco. [http://wallpapers-and-backgrounds.net/wp-content/uploads/2015/10/white-rose-full-hd-background_1_1920x1200.jpg]. Dopo averla poggiata si volta nuovamente verso la ragazza, spostando con entrambe le mani gli occhiali, in modo da poggiare la lente sopra la testa, in quanto ormai non necessari. <Cosa ti è successo Noriko? Raccontami!> riferisce; vuole sapere tutto e capire se anche per lei è stato così traumatico come per la coppia Kyokawa – Cuoco. [Testa: occhiali monolente]

18:33 Noriko:
  [Ristorante] L'orecchio sembra adattarsi, con la stessa sorpresa delle sopracciglia alla voce di Kyokawa. Con molto intuito, verrebbe da sospettare che il rapporto di Noriko con la morte, sia alquanto peculiare. Osserva questo Genin, cosi come s'osserverebbe chi, era effettivamente nell'assenza stato dato per deceduto; e lo stupore che le si dipinge in faccia nè è la prima conferma. Lo ascolta con un orecchio. Non interrompe il silenzio. Ma quelle sopracciglia, piccole e corte, di cui una tatuata, si sporgono ancora un po' in su, quando si sente cinta nelle spalle al suo abbraccio. Lo ricambia, in maniera totalmente immediata, nemmeno fosse una reazione umana sontanea che consegue la gemella. Cerca cosi, di avvolgere le spalle, del Genin, con l'interezza dei propri arti, posando i palmi, nel cingerlo, a contatto con la sua schiena. Tenta di farvi pressione, con gli stessi, per prolungare l'abbraccio qualche secondo di piu; avendo cura di capire, forse intimamente, quanto sia fuori dalla portata dell'altro un gesto tanto immediato, e per questo, aiutarlo nella stretta, mantenendola ancora un po' per prima. Poi; lo molla, lentamente. Riaffiorando con una mano che dalla sua spalla, si distacca per ritornare alla pipa. Va lentamente sedendosi, le lenti degli occhiali di fronte al viso. Non sembra toccata dagli avvenimenti precedenti, ma si muove molto piu lentamente e meno caoticamente del solito; la probabilità che la sua espressività sia unicamente quella solita, scade di fronte alla lentezza dei movimenti. Noriko è un tornado, di solito. Oggi è la quiete dell'anima. Linguaggio ovviando. < Nun è successo niente de strano. Cioè, poteva succedè. > Si ferma, lentamente, pacatamente, in dialetto, tra una boccata d'Oppio e l'altra, prendendo posto sullo sgabello. Lei fuma, beve come se non lo fa ed è calma come un fiore. Lo stesso che osserva Kyokawa, posare sul tavolo, delicatamente. Fa silenzio, non commenta. Riprende parola solo dopo aver osservato il momento ed Assicurandosi, nello sporgersi, che Raion dall'altra parte della cucina, sia a portata di Sguardo. Lo sta molestando, pover'uomo; non ha scampo. Piega il mento tatuato, nella parte destra, lasciata incorniciata dai capelli corti, sciolti, per rivolgersi a Kyokawa, dandogli informazioni piu dettagliate. < Eh, che è successo. Stavo co' na pischella, in una savana Gialla. Però io e la pischella abbiamo capito na cosa importante. Cioè poi c'ho riflettuto anche bene. > Puntando la pipa verso Kyokawa. < Eh, semo state portate, trasferite in sta savana che nun era n'illusione. E 'a bambina. > Affermando cosi di esserci finita con una bambina. < M'ha assicurato che non fosse n'illusione, fin da subito. E 'nfatti, secondo me, er tipo cor cappuccio, tutto preso a male. > Flette le sopracciglia; sta parlando dell'uomo che alla fine dell'atto al parco dei ciliegi, ha dato la massima su Wonderland. < E' un ninja e sta cosa che te proietta dentro li mondi, li Wonderland; deve esse n'innata de quarche tipo. Artimenti è n'Dio. Però de base.. Io e a bambina. > Sollevando una spalla. < Era pieno de. > Con le labbra che si premono tra di loro; c'avrà gli incubi in eterno, maledetti erbivori e pure tumefatti! < Animali, de vario. > Deglutisce, l'oppio. < De vario tipo; e 'nsomma. Ce stavo i bracconieri, poi li animali hanno cominciato a parlà. > Insiprando oppio ed espirandolo con piu calma. < 'nfatti meno male, me stavo a cagà sotto. > Con un sopracciglio traballante. < E abbiamo cercate de libelalli; a' tipa li ha inceneriti poi io ho fomentato a rivoluzione, e ho liberato li animali da 'e gabbie. E niente, li ho detto de caricà contro sti tre stronzi de bracconieri; per riprenderse la savana. > Sfilando una mano, in avanti, in segno invettivo(!) < E tra quella che li ha abbrustoliti e li elefanti che c'hanno dato dentro. Li abbiamo sarvati e poi.. E' diventato tutto nero de novo. > Suggerendo questo finale e picchiettando con l'indice sullo scranno per invitare Kyokawa ad accomodarsi. < E a te che è successo? > Ignorando che lui e Raion fossero stati vittima dello stesso sortilegio.

18:50 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - Good Flowers] Pochi metri lo separano dalla ragazza e, mentre lei inizia a spiegare quanto successole, raggiunge la sua posizione, prendendo posto ad uno sgabello di fianco, accettando l’invito; si siede comodamente, appoggiando i gomiti sul ripiano e abbandonando il suo corpo al sostegno di questi due appoggi, sperando reggano; è sfinito, anche se oggi non ha fatto niente; è sfinito moralmente. Lascia che Noriko continui a spiegare la sua storia, ascoltando divertito il suo modo di esporre i fatti: a quanto pare anche a lei è successo qualcosa di simile; si è risvegliata da un’altra parte, in un modo, o in un posto, differente dal bosco dei ciliegi; si è svegliata al fianco di qualcuno che non conosceva e che fino a poco prima non era nemmeno a portata di sguardo; ed è successo qualcosa di strano; a loro forse è andata meglio, tra animali e bracconieri sembra che tutto sia finito in modo positivo. E infine quell’uomo, quello con il cappuccio. <Cavolo, che storia.> risponde; non ha mai sentito nulla di cosi strano: addormentarsi e risvegliarsi in una savana in mezzo a branchi di erbivori in trappola? Sembra un sogno da ubriachi; ma lui ormai sa che non è così; è stata pura realtà. <Vi siete fatte del male tu e … > la compagna di avventure della rossa non sembra averla colpita molto, ne ha parlato quasi in modo infastidito < … la mocciosa?> conclude la domanda, utilizzando un termine che gli pare appropriato in base a quelli appena uditi. Ora tocca lui; la sua storia è più triste però. <Anche a me è accaduto qualcosa di simile> inizia, premettendo che le loro esperienze hanno avuto qualcosa in comune. <Mi sono risvegliato su una spiaggia, su un isola probabilmente> un posto paradisiaco poteva sembrare, se non fosse per quanto successo dopo. <Di fianco a me c’era … il cuoco, di cui ancora non so il nome> il racconto è lento, non appositamente per creare suspance, ma perché segue il ritmo delle sue parole, buttate fuori quasi a fatica. <Ci siamo avventurati in una foresta alle nostre spalle, seguendo il suono di alcuni tamburi … > quel suono poteva solo presagire morte e disperazione, solo ora se ne rende conto. < … e ci siamo trovati in un villaggio … tribale credo … > ripensare a quel posto gli fa venire i brividi <In quel villaggio c’erano dei tizi nudi!> questa volta alza un po’ l tono di voce, la cosa potrebbe sembrare divertente e, in effetti, anche lui ci riderebbe sopra se non fosse così addolorato. <E poi una vecchia …> la carnefice, la cannibale <… quella maledetta vecchia bastarda!> ecco che ritorna l’odio, che inizia a bruciare dentro di lui; i pugni si stringono, con le unghie che quasi si conficcano nella pelle dei palmi. <L’ha fatto davanti a noi! Ti rendi conto?> ora la voce è alta, ruggente; le mani si alzano e i pugni vengono picchiati sul legno, con rabbia. Fortunatamente lo chef è distratto e sembra non sentire le sue parole; l’ultima tra le sue intenzioni sarebbe farlo soffrire più di quanto non stia già facendo. [Testa: occhiali monolente]

19:02 Noriko:
  [Ristorante] Noriko resta seduta. Per quante parole possa produrre al secondo, in verità sa anche stare sufficientemente zitta. E lo fa in religiosissimo silenzio, l'accento si sente, lo sguardo non muta di una virgola, imperturbabile la Rossa, nonostante l'età. Piega le labbra in un sorriso disteso, a metà coinvolto nella sfumatura del tatuaggio. < Nono. Se so' fatti male li bracconieri. N'fatti.. > Non prosegue, le labbra premono ma commenti sulla loro fine non vengono fatti: di fatto, è chiaro che non voglia citare la morte, quando essa è presente nell'aria, usando un inaspettato tatto, lei che di tatto, tutto sembra fuorchè essere fornita. < A' bambina. > Senza incentivare il tono; questa volta, per non rischiare di essere fraintesa, considerata la frenesia dei suoi toni. In verità c'è molto di questa storia che Noriko non racconta. E' introspettività allo stato puro lei, una tomba di sè stessa. < E' quando me so' svegliata ho trovato Raion ar parco, co' a bambina 'nbraccio. > Cercando di appassare la voce, il piu possibile, sporgendosi verso Kyokawa. < Stavo cercando te, ma ho fatto er giro largo. Nun l'ho trovata, quindi credo che 'a bambina fosse parte de l'illusione capito? > Noriko ne è convinta. Non è cosi, ma lei ne è convintissima. E' tuttavia costretta a fermarsi. Le lenti degli occhiali, scivolano, giu, quasi da sè, dando adito alla propria preoccupazione. La mano destra che regge la pipa, si porta a coprire le labbra, mentre gli occhi si abbassano su Kyokawa. Il suo racconto prende delle note raccapriccianti, di cui, lei è chiaro non fosse al corrente. Lo sguardo rubino, si ferma su Kyokawa. E' il silenzio. Solo un bisbiglio. < Deve esse stato tremendo. > Sussurra, in una domanda scomoda, dal fine chiaramente retorico, considerato come il mento ruota, e si osserva quella rosa che lui stesso ha portato. Le sopracciglia si rilassano totalmente, mentre le rosse finiscono li e da li, seppur con un insolita calma, in verità non si muovono. [END]

19:18 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - Good Flowers] Mentre i racconti dei due proseguono parallelamente vengono esposti sempre più particolari. Risulta sempre più difficile resistere al dolore: la rosa abbandonata sul bancone piange ancora per la dipartita prematura di Suiren; suo padre è sempre in disparte, sconvolto dagli avvenimenti, a esternare il suo dolore; Noriko sembra esagitata come al solito, ma si vede che è turbata anch’essa. <Meglio così, avete avuto la meglio e non avete subito perdite … almeno voi> commenta, felice che l’amica non abbia dovuto passare quanto successo a lui; e se fosse stata lei nella sua posizione? E se fosse stata uccisa da quella vecchia? Difficile pensare a come l’avrebbe presa Kyokawa, ma di certo non sarebbe stato felice. <Immagino la scena, non deve essere stato piacevole> trovarsi il cuoco con la sua piccola dilaniata in braccio non deve per niente essere stato piacevole, un incubo; sentirselo dire non può che aumentare il suo senso di oppressione, ma almeno ora sa il nome di quell’uomo: Raion. <Io non ti ho più trovata, ho temuto il peggio> ammette, sinceramente; al suo risveglio lei non c’era più e, a dire il vero, non ha cercato molto a lungo, pensando inizialmente che lei fosse andata via mentre lui viveva il suo sogno; stravagante com’è, la cosa non si poteva escludere. I dubbi sono venuti durante la notte, ed è li che il genin ha anche iniziato a preoccuparsi per lei, ma fortunatamente ora ha la certezza che lei sia salva. <Tremendo …> ripete la parola appena detta dall’amica. Tremendo però non è la parola adatta. Agghiacciante forse. Struggente magari. No, non basta una parola per descrivere quanto successo. L’esperienza di ieri è stata terribile, ha dilaniato le speranze di un giovane padre e le prospettive di un ragazzo non ancora maturo, ha distrutto i sogni di un gruppo intero di persone. <Si … tremendo> ripete a macchinetta, senza pensare a quello che sta dicendo. Il dolore riaffiora vivo. Non ha subito lui la perdita. Non conosceva nemmeno quella bambina. Ma è come se fosse successo a lui. Quel sogno non dovrà più ripetersi. Mai più. Con fare brusco, un po’ scortese nei confronti di Noriko, il genin si alza e si dirige a passo svelto verso la porta. Il dolore è troppo, non vuole farsi vedere debole di fronte a qualcuno che conosce. <Ciao> saluta rapidamente, senza più voltarsi; con la destra sblocca il chiavistello e spinge la maniglia verso il basso, per poi aprirsi un varco verso l’esterno. [Testa: occhiali monolente]

19:31 Kyokawa:
  [Quarto Cerchio - [Good Flowers -> Strada]] Sulla strada è ormai scesa la sera; il sole è quasi scomparso all’orizzonte ed è poca la luce che illumina la via. La porta dietro di lui viene richiusa con delicatezza, quasi senza far rumore, in modo da non disturbare chi ha bisogno di quiete, Raion. <Condoglianze Cuoco> sussurra al vento; ormai gli piace chiamarlo così, come ha fatto per tutto il tempo che ha trascorso con lui sull’isola. Cuoco. Un amico potrebbe definirlo, per quello che li ha accomunati; forse però lui considera Kyokawa uno iettatore, un porta sfortuna; si sono visti solo due volte nella vita e nel secondo episodio la sua presenza è stata d’intralcio, forse è stata la causa della morte di Suiren. Una piccola lacrima, quasi invisibile, scende lungo la sua gota sinistra, percorrendo tutto il profilo del volto fino a svanire nella barba incolta. Non può farsi vedere così, non deve farlo. Ora che è ufficialmente un ninja di Kusa dovrà essere forte e di supporto per chi non può permetterselo. I piedi iniziano a mettersi in moto, a marciare verso i vicoli del Quarto Cerchio, senza una meta precisa; dove andrà questa sera è un mistero anche per lui, forse vuole solo camminare e svuotare la mente fino a che non esisterà più nulla a cui pensare. Fino a che non esisterà più nulla per cui soffrire. Condoglianze Cuoco. Dal profondo del cuore. [END]

Raion decide di chiudere il ristorante per lutto, in quel frangente qualche anima pia è venuto a fare le sue condoglianze dandogli dei vestiti, zuppa e sollazzo insieme ad una rosa per la bambina.