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Madre e Figlia

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con Kaori, Kouki

10:11 Kouki:
  [Esterno casa] La giovane Chunin è stata accompagnata fin lì da suo padre. Dopo quella non piacevole discussione a quattro fra lei, Mirako, Raido e Fumiko, molte delle energie della piccola sono andate perdute per cercare di mantenere un minimo di controllo. Inoltre far convivere entrambe le personalità senza che nessuna delle due perda conoscenza è davvero sfiancante, oltre che doloroso per la sua testa. Le è sembrato ancor di più di impazzire, ma per fortuna hanno finito. La Yakushi si è rivestita ed è uscita dalla locanda con il proprio padre, diretti verso la dimora della Hyuga, sua madre. Ed è lì che l’Oboro l’ha lasciata, in procinto di bussare, senza voler scambiare più di due parole con la donna. Se n’è andato, lasciandole addosso una profonda amarezza per tutta quella situazione, ma lei, a quanto pare, non può farci proprio nulla. Il chakra scorrerebbe dentro di lei, lo avrebbe attivato una volta fuori dalla locanda, come evenienza, come al solito. La giovane si ritrova così davanti alla porta della casa di Kaori, con indosso i propri vestiti di sempre, che sono stata lavati ed asciugati da Fumiko, e ancora l’idea che possa averla vista nuda e aver posato lo sguardo su tutte le sue cicatrici, la mette a disagio. L’esile e piccolo corpo è avvolto da un kimono bianco, corto fino a metà delle cosce e smanicato, i cui bordi sono decorati da un semplice colore blu. Sul retro del kimono, ad altezza infra scapolare, vi è il simbolo del suo clan Yakushi, il quale è presente anche sul davanti, all’altezza del cuore. Lo mostra senza paura e con orgoglio. Il kimono è chiuso alla vita da una fascia blu, sulla quale vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa, con il rispettivo simbolo. Al di sotto del kimono indossa invece un paio di semplici pantaloncini neri aderenti, ma elasticizzati, per non impedirle i movimenti, mentre ai piedi porta le scarpe ninja. Ovviamente non mancano il suo equipaggiamento e le sue armi, diligentemente distribuite nel porta kunai e shuriken allacciato alla propria coscia destra e nel porta oggetti che si trova in vita, dietro alla schiena. Non indossa le sue solite fasciature, questo perché Mirako non le ha prese per venire a Konoha, quindi si ritrova a dover mostrare le proprie cicatrici e le bruciature, le quali ricoprono le sue braccia, le gambe e il collo, ovunque si veda un lembo di pelle. Di diverse dimensioni e forme. I lunghi capelli neri raccolti in uno chignon mettono in evidenza la scritta scavata nella pelle presente dietro alla nuca, la quale recita il semplice nome di ’E-001’. Due ciocche di capelli color pece sono invece tenute libere ai lati del viso, lunghe fino alle spalle e li si adagiano. La frangia un po’ più lunga e cresciuta, incornicia il suo viso oltre che finire fastidiosamente davanti agli occhi. Pelle pallida, come sempre, resa ancor più bianco dallo stato di malessere in cui si trova, viso che si è salvato dalle cicatrici che mantiene dei lineamenti duri ma giovanili. Gli occhi gialli ed intensi, in quell’espressione emozionata e preoccupata, fissano la porta della casa di sua madre ancora per qualche istante prima di decidersi a sollevare il braccio destro, chiudere la manina a pugno ed infine cercare di bussare tre volte alla porta. Tre tocchi decisi e veloci, per farsi sentire. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

10:24 Kaori:
 Una mattinata come tante quella che saluta quest'oggi la giovane Hyuga. Un cielo limpido e terso, un sole brillante e poi una brezza frizzante che scosta le tende bianche delle finestre. Kaori non è in servizio quest'oggi ed ha la giornata interamente per sé fino all'incorrere di eventuali emergenze che possano dover richiedere il suo aiuto. Nonostante la giornata libera non è riuscita a dormire più del dovuto: sveglia fin dall'alba si è allenata in giardino alla buonora osservata da una assonnata Asia e poi si è concessa un bagno rigenerante e tonificante. Sua madre è uscita per fare delle compere e la casa è completamente vuota fatta eccezione per lei che, in questo momento, si trova in cucina a bere un bicchiere di succo di frutta fresco. Indossa un accappatoio bianco di spugna morbida e ha i capelli umidi che le ricadono sciolti lungo le spalle e la schiena. Goccioline d'acqua scivolano sulla pelle umida del viso, del collo, mentre le ciocche bagnate si incollano alla cute della nuca. Il viso è tranquillo, l'espressione ben sveglia e una lieve traccia di occhiaie segna con una sfumatura violacea le palpebre inferiori della kunoichi. E' da un po' che non riesce a dormire bene e queste sono le conseguenze assieme ad un lieve senso di stanchezza e pesantezza. Nulla di cui però senta di poter o voler parlare con qualcuno, in ogni caso. Sta bevendo tranquillamente il suo bicchiere di succo poggiata al tavolo della cucina quando avverte il bussare distante di qualcuno alla porta. Ruota lo sguardo in tale direzione prima di poggiare il bicchiere sul tavolo e quindi muovere qualche cadenzato passo verso l'ingresso, superando il soggiorno ed il corridoio centrale di casa. A piedi nudi avanza senza fare il minimo rumore mentre Asia, all'esterno, si alza da terra per fare il giro del giardino a avvicinarsi all'ingresso. Con la sua camminata felina si ritrova a raggiungere la facciata frontale dell'abitazione ove Kouki sosta sola dinnanzi la porta. La osserva coi suoi grandi occhi d'ambra, scrutando la bambina, senza tuttavia mostrare segni di minaccia. La riconosce, l'ha già vista e ha visto la sua padrona abbracciarla e coccolarla finendo dunque col catalogarla come una non minaccia per la Hyuga. Asia sbadiglia acquattandosi nuovamente a terra, vicino l'ingresso, con le zampe anteriori ad incrociarsi sotto la testa e gli occhi a richiudersi pigri mentre la porta, alla fine, va ad aprirsi. Kaori schiude le labbra quando nota la figura di Kouki dinnanzi alla propria vista, sgrana leggermente gli occhi in una espressione di sorpresa andando poi ad illuminarsi in una espressione di autentica gioia. <Kouki!> la saluta spalancando la porta e aprendo le braccia per cercare di stringere la sua bambina a sé, di abbracciarla con tutta la dolcezza e la felicità di cui è capace in quel momento. Le era mancata da morire; non la vedeva da un po', da quando è tornata a Konoha da Kusa a seguito dell'intervento di Raido, e si chiedeva quando sarebbe riuscita a vederla di nuovo. <Che bellissima sorpresa, come stai?> le domanda la Hyuga guardandola, ammirandola, come se fosse la cosa più bella del mondo. <Vieni, vieni, entra pure dentro, accomodati> la invita quindi facendosi da parte e permettendole di entrare in tutta libertà, tenendole la porta aperta, pronta a richiuderla alle loro spalle una volta che la bimba ne avesse varcato la soglia. [chakra: on]

10:38 Kouki:
  [Ingresso] È da tanto che non vede sua madre ed attende speranzosa che ella apra la porta… la vuole vedere, vuole posare i suoi gialli occhi su di lei e sentire il proprio cuore riempirsi di quel caldo e positivo sentimento. Vuole passare del tempo con lei, con la sua mamma, così come lo passa col suo papà, anche se ora è più difficile poterli vedere entrambi e tutte le volte che vuole… lei vive a Kusa, sua madre a Konoha e ora anche suo padre sta passando molto più tempo a Konoha che a casa. La cosa la fa stare male, non è proprio l’immagine di famiglia che aveva in mente… è come se lo fossero a parole, ma non con i fatti. È più il tempo che passa da sola che altro… eppure guardandosi intorno si era fatta un’idea diversa di famiglia. Ma forse è lei che sbaglia. La testa le fa ancora male, ma per il momento è sopportabile, così come la vista, che ancora non si è annebbiata. Vuole vedere sua madre, ma vuole anche chiederle se per caso lei possa sapere cosa le stia succedendo… perché quei dolori, quei cali di vista, perdite di memoria, Mirako esclusa. È preoccupata dopo che ha passato gli ultimi giorni stesa e dolorante in una camera di una locanda, dopo essere svenuta. Gli incubi le danno ancora un senso di terrore e non riesce a levarsi dalla testa quelle maledette fogne, quei maledetti mostri. I suoi pensieri vengono interrotti dall’avvicinarsi della tigre, nel giardino, la quale sembrerebbe fissarla con una certa attenzione. Il viso voltato verso l’animale, quindi, sostenendo lo sguardo della tigre con una certa curiosità… parlerà anche lei? Comunque sia l’espressione incuriosita della piccola seguirebbe i movimenti dell’animale, il quale va ad accucciarsi comodamente. Non si avvicina, non ne ha nemmeno paura, ma per quanto vorrebbe incredibilmente accarezzarla, non si smuove. Le piacciono i gatti, i felini, e quello è un enorme gatto tigrato. Circa. Comunque sia la porta viene aperta ed ora l’attenzione è tutta per Kaori che si palesa alla soglia in accappatoio, piedi scalzi e capelli umidi. Il solo vederla fa nascere un sorriso carico di gioia e sollievo, sollevata nel vedere la felicità sul volto della madre. <Ciao mamma!> la voce è leggera, con quel tratto sibilante ma morbido. Come si aspettava, il cuore riceve un’ondata di calore e affetto, che va ad accentuare quella sua espressione sorridente. A quella domanda però non sa proprio come rispondere, si ritrova quasi subito quindi a disagio, non sapendo che dire… non si immaginava quella domanda tanto presto. Si lascia abbracciare, senza problemi, e risponde a quel gesto stringendosi alle sue vesti, affondando il viso contro la figura della madre. Le è mancata, davvero così tanto. <Insomma. Non direi di stare bene… ma tu come stai?> rigira quella domanda, conscia che nemmeno la madre potrebbe stare bene, non dopo tutto quello che è successo, non dopo il modo in cui è stata trattata. Entrerebbe quindi in casa, facendo il suo ingresso e lasciando che la donna richiuda pure la porta dietro di lei, mentre la ragazzina andrebbe a guardarsi intorno… era da tanto che non entrava in casa sua. <La tua tigre come sta?> si, be, per quanto le piaccia quell’animale, non può che provare un moto di gelosia verso di essa, forse misto a una leggera rabbia. Dopo tutto la madre ha preferito andarsene con quell’animale, piuttosto che stare con lei, ma non vuole farsi prendere da quella rabbia che recentemente sembra trasportarla più del solito. Tace ora, rimanendo più o meno ferma all’ingresso, non sapendo bene come muoversi, cosa fare, cos’altro aggiungere. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

11:01 Kaori:
 Abbracciare Kouki è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato in tutta la sua vita. Sentire il suo corpicino stretto contro il proprio, le sue braccia magre e giovani cingerle la schiena, le sue mani contro la carne. La sua bambina sta crescendo, certo, sta divenendo sempre più graziosa e slanciata ma ha ancora quei tratti morbidi da bambina che gliela fanno sentire ancora per un po' come la sua piccola da proteggere e tutelare. E' come se potesse avvolgerla interamente col proprio corpo, farle scudo da qualsiasi cosa prendendosi sulle spalle tutto quello che potrebbe ferirla. Insomma, è quello che vorrebbe tentare di fare, quello che vorrà fare da ora in avanti senza più deluderla, ma sa che non potrà proteggerla sempre e da ogni cosa. Per ora comunque si gode la sensazione di calore che la vicinanza della bimba disperde nel suo cuore e per tutto il suo corpo, come se le avessero appena fatto una trasfusione e sentisse irrorarsi per le vene un flusso costante di nuova forza. Kouki è la sua fonte di energie, la principale causa del suo continuo combattere. Se dovesse perdere anche lei non le resterebbe molto per cui continuare a lottare le sue battaglie a parte i propri ideali. Ma gli ideali si sa, talvolta vengono persi di vista, son elementi difficili cui rimaner fedeli. Sentirsi chiamare mamma le causa sempre quel delizioso brivido che la riempie di gioia e un sorriso vivo e sincero si dipinge sulle labbra di Kaori che, tuttavia, si ritrova a sprofondare nella preoccupazione non appena la bambina risponde alla sua domanda. <Cosa succede Kouki?> le domanda immediatamente la Hyuga discostandosi appena per poterla guardare in viso, negli occhi, con le mani che andrebbero a poggiarsi ora sulle spalle della chuunin, l'espressione improvvisamente preoccupata. <Ti senti male? Hai la febbre?> le chiede andando a portare d'istinto una mano sulla sua fronte, sotto le ciocche corvine di capelli, per sentire se sotto le sue dita la sua pelle sia calda in modo normale oppure no, sempre ammettendo che la bimba le permetta un simile gesto. <Io sto bene, non preoccuparti per me. Quello che conta è come stai tu> le dice subito dopo sorridendole con dolcezza, con fare tenero, preoccupato, tentando di carezzarle il viso lungo le tempie e le guance, con amore. Non vuole che lei si preoccupi per le sue condizioni, non vuole che veda quanto le fa male quella situazione, quanto sia triste per tutta quella storia. Non è un fardello che dovrebbe gravare sulle spalle della bambina, è solo qualcosa che deve sopportare da sola per proteggerla e per mantenere la promessa che le aveva fatto al suo ritorno. Le due entrano in casa, la porta viene chiusa e Kaori sorridendo alla bambina le fa un cenno del capo in direzione del corridoio. <Vieni, andiamo in cucina. Dovrei ancora avere qualche biscotto fatto in casa. Ti vanno?> le domanda cercando di metterla a suo agio, di offrire qualcosa alla sua bambina per farla sentire a casa. <Uh, Asia?> si sorprende la Hyuga per quella domanda, avanzando -se Kouki avesse accettato- verso la cucina. <Sta bene. Si sta riprendendo. Ultimamente sta girando da sola per i boschi attorno al Villaggio, prima non osava andare via senza di me. Ma alla fine torna sempre a casa> sorride Kaori pensando ai progressi fatti dall'animale in quei mesi. Si è lentamente aperta a Kaori, si è fidata di lei e si è aggrappata a lei per ritornare in forze. Adesso però sta iniziando a trovare la sua strada ad essere forte da sola distaccandosi un po' dalla Hyuga per imparare a vivere da sé e poi tornare dalla sua compagna. Ogni giorno più forte, ogni giorno più cresciuta. <Forza. Dimmi tutto. Cosa succede bambina mia? Lo sai che con la mamma puoi parlare di qualsiasi cosa, vero?> le domanda, dolcemente, alla fine, una volta che le due fossero giunte in cucina, voltandosi ora verso la figlia e guardandola con sincero affetto negli occhi. [chakra: on]

11:31 Kouki:
  [Cucina] Un abbraccio caldo, affettuoso, carico di amore, carico di tutti quei sentimenti positivi che sembrano risanare il proprio cuore. Nonostante le sia mancata, nonostante le voglia un infinito bene, per lei, così come per suo padre, non può che provare, comunque, quella piccola rabbia che rimane sempre adagiata sul fondo della sua mente e del suo animo. Un dualismo che per ora non si fa sentire, che porta la ragazzina a stringersi al corpo della donna con forza ma allo stesso tempo dolcezza. Sua madre è tornata, si è scusata, ha riconosciuto le sue colpe… chi è lei per negare una seconda occasione a sua madre? Dopo tutto è quello che vorrebbe anche per se stessa se mai succedesse a lei di sbagliare. Una seconda occasione. Chiude gli occhi, si lascia cullare, mentre il viso si fa triste e carico di rabbia. Una seconda occasione, se la meritava. Ma non appena la donna si discosta dalla ragazzina, lei cercherebbe di cancellare via quell’espressione dal suo viso, per far tornare il piccolo sorriso di prima, sebbene pur sempre preoccupato. Lascerebbe che la madre le appoggi delicatamente la mano sotto la frangia nera, a contatto con la fronte, ma lei di febbre non ne ha. <Non ho la febbre, no. Ma credo proprio di avere qualcosa che non va.> oltre alla pazzia, alla doppia personalità? Be, non che la ragazzina cataloghi Mirako come una malattia, per lei è quasi una cosa normale che però potrebbe essere un problema per gli altri. Tutto qui. La osserva mentre risponde alla sua domanda, quel suo stare bene, quel non preoccuparsi… ma come può? <Hai… mmm… qualcuno con cui parlare almeno?> più o meno sa che tenersi tutto dentro fa male, e se la donna non vuole confidarsi con la Chunin, spera almeno che abbia qualcun altro. <Non penso che vada tutto bene a te, e non voglio che ti ammali per lo stress o il poco sonno.> ne sa qualcosa lei, di incubi e insonnia, praticamente dorme poche ore a notte, a parte questi ultimi giorni in cui è collassata. <Quindi se non vuoi parlarne con me, spero che almeno ne parli con qualcuno. O ti sfoghi, non so… tu ce l’hai un’amica alla quale sei molto legata?> sembrerebbe una domanda buttata a casaccio, ma in realtà è qualcosa che le è venuto in mente al momento, mentre parlava, una curiosità che andata ad attivare il proprio cervello. Ha delle amiche, lei? amici? Colleghi? Fino ad adesso ha sempre dato per scontato che le persone fossero senza amici, come la ragazzina stessa. Ma forse non è così, vorrebbe solo vederci chiaro, oltre che conoscere qualcosa in più sulla sua mamma. Comunque sia una volta entrata in casa seguirebbe la donna verso la cucina, andando ad annuire alla sua proposta. <Magari qualcuno, non so. Non sento lo stomaco molto propenso a digerire qualcosa.> in effetti è chiuso, come quasi sempre, ma magari mangiucchiare un biscotto potrebbe farle bene. Si fermerebbe dunque in cucina, ascoltando il suo dire riguardo ad Asia, annuendo di tanto in tanto. <Capito.> non aggiunge altro al riguardo, sentendo su di sé la pressione di quello che deve assolutamente dire a sua madre riguardo la sua salute. L’espressione è nervosa, preoccupata, ma non può ritardare il discorso ancora a lungo. Prenderebbe un profondo respiro e quindi si guarderebbe intorno prima di iniziare. <E’ da un po’ che ogni volta che mi sento coinvolta emotivamente, quando provo delle forti emozioni, la testa mi fa un gran male e la vista mi si offusca e non vedo bene. Mi faccio prendere dalla rabbia, è come se la provassi sempre e mi basta davvero poco per accenderla e ogni volta il dolore aumenta, è maggiore.> detta così non sembra davvero niente di grave, per questo non se ne è mai preoccupata più di tanto. <Ho dei vuoti di memoria, ma credevo che fossero dovuti a Mirako, perché a volte quando prende il sopravvento, io non ricordo nulla. Solo che non penso che tutti i vuoti di memoria siano causati da lei.> non guarda la donna in viso, come se la cosa la facesse vergognare, come se soffrisse di una sorta di paura. <Non dormo bene, ho incubi terribili in cui rivivo un terrore viscerale di cui sono stata vittima nelle fogne di Kusa e nei miei incubi quelle fogne e quei mostri tornano a tormentarmi. Ho il pensiero fisso su quel luogo e quegli abomini che mi lacerano la pelle, mordendomi e graffiandomi. Anche se le ferite sono guarite.> lei aveva sbolognato tutto come stress, ma ora c’è qualcosa in più. <Pensavo non fosse nulla di che, pensavo fosse la crescita o qualcosa di simile, ma l’altro giorno Mirako è venuta qui a Konoha per… per cercare quell’altra ragazza di papà. Non so perché, non ricordo nulla, non ricordavo nemmeno di essere venuta a Konoha. Comunque una volta che l’ho trovata, a quanto pare sono svenuta. Sono rimasta incosciente fino ad adesso, ho provato un dolore intenso alla testa, al corpo, e i miei occhi non vedevano bene. Gli incubi si sono fatti più persistenti, insomma sono stata male.> rimane in silenzio per qualche secondo, per cercare di capire se abbia detto tutto o meno. Abbassa lo sguardo sulle proprie mani, sui palmi, osservandole. <Sto sempre male e mi sento pervadere fin troppo facilmente dalla rabbia, ed è qualcosa che a volte nemmeno Mirako riesce a controllare. Forse c’è qualcosa che non va, o forse è solo stress.> lei non può saperlo, non riesce ad arrivare ad una conclusione, ma forse sua madre si, le sue abilità e conoscenze in campo medico sono ben superiori a quelle della ragazzina. L’unica cosa che non vorrebbe è ritrovarsi con lo stesso male del padre nel cervello. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:04 Kaori:
 Le parole di Kouki non fanno che peggiorare le preoccupazioni di Kaori. Kouki non si lamenta mai, non è stata mai tipo, fino a quel momento, da lamentarsi di qualche tipo di dolore o preoccupazione prima che qualcuno la incitasse a parlarne. Se davvero sente il bisogno di dire da sé di non sentirsi bene vuol dire che è davvero preoccupata o spaventata da quello che la sta affliggendo e la Hyuga ne è oltremodo spaventata. A guardarla sembra essere tutto normale. Non è particolarmente pallida, il colorito è buono e la temperatura par essere nella norma. Non le sembra di vedere ferite fresche o bendaggi che indichino ferite in guarigione, solo le solite vecchie cicatrici che le ricoprono il corpo come una seconda pelle. Non capisce e non le importa di se stessa, di come si senta o di cosa la affligga giorno dopo giorno: ogni sua preoccupazione verte sulle condizioni della Yakushi che, tuttavia, dal canto suo è invero in pensiero per la ragazza. Kaori se ne sente toccata e le domande che le vengono rivolte la portano a sentirsi presa in contropiede. Cosa dovrebbe dirle? Cosa sarebbe giusto dirle? Dovrebbe rassicurarle e dirle che ha qualcuno con cui poter parlare e che le stia accanto? O dirle che al momento si sente sola e che sta tenendo tutto per sé tentando di affrontare da sola quella situazione? Non vuole che lei si preoccupi ma al tempo stesso non desidera in alcun modo mentirle. Così dopo qualche attimo di sorpreso silenzio la Hyuga si ritrova ad umettarsi le labbra e guardarla con una espressione mesta. <Non mi ammalerò, davvero. Ora come ora... no, non sto parlando con nessuno. Sto cercando di gestire le cose con le mie forze> le dice propendendo alla fine per la verità, sorridendo alla figlia con dolcezza. <Però so che se dovesse andar male, c'è una persona con la quale potrei parlare e che mi aiuterebbe. Per cui ti prometto che se dovessi non farcela più andrò da lei e mi farò aiutare va bene?> le dice Kaori cercando di rassicurarla, di attenuare quelle preoccupazioni che le toccano il profondo del cuore. <Per ora credo sia meglio che porti tutto da me. E' il mio modo per espiare i miei sbagli. Va bene così> le sorride tentando di carezzarle il viso con fare premuroso guidandola dunque in cucina dove andrebbe a prendere da un piattino posto sul tavolo un biscotto al cioccolato a forma di cuore. Lo porgerebbe alla bambina con fare tranquillo, guardandola con affetto. <Tieni. Prova a mangiarne uno. Se non ti va puoi lasciarlo o se ti piace puoi mangiarli anche tutti. Questa è casa tua, fai tutto ciò che desideri senza preoccuparti> la esorta quindi con fare gentile, guardandola dritta in viso. A questo punto tocca a Kouki spiegare e quello che le racconta la travolge come una vischiosa onda di melma nera. Non sapeva niente di quanto le fosse successo nelle fogne, non sapeva di essere stata attaccata e di esserne rimasta così traumatizzata da avere paura di notte. La ascolta inorridendo interiormente sentendosi impotente, sentendosi quasi colpevole. Lei è sua madre e non sapeva nulla di tutto questo. Ma più di tutto è un medico e sa quanto a fondo eventi traumatici possano arrivare a cambiare la psiche di una persona e non vuole assolutamente che tutto questo possa arrivare a cambiare e colpire la sua bambina e la sua già fragile psiche. L'ascolta in silenzio, decisa a non interromperla durante tutto il suo racconto, ritrovandosi ad udire le più dolorose parole che Kouki avrebbe potuto riferirle. Era venuta a Konoha per cercare Fumiko. Non lei, non l'aveva neppure avvisata di star venendo lì. Stava cercando l'altra. Perchè? Aveva bisogno di lei? Voleva vedere lei? Il solo pensiero è come una coltellata rovente che le trafigge le viscere, che la fa sanguinare dall'interno. Il pensiero le toglie il respiro, l'idea che Fumiko dopo Raido le stia portando via anche la sua bambina... e poi quella verità, quelle parole che insinuano in Kaori il seme della rabbia, del rancore. Dell'odio. La sua bambina stava male. Era nel suo Villaggio, a poca distanza da lei, in preda a dolori e malanni e quella donna si è presa cura di lei. Non è stata avvisata nonostante le due si fossero incontrate solo pochi giorni prima! Le mani di Kaori si stringono in due pugni stretti sotto le ampie maniche dell'accappatoio, le labbra si stringono mentre cerca di nascondere il più possibile il disagio ed il dolore interiore di quella verità. Lei è la sua mamma eppure nel momento di massimo bisogno era stata un'altra donna a starle accanto. E se da un lato voleva urlare, piangere e rompere qualcosa, dall'altro la preoccupazione per le condizioni di Kouki si fanno più forti e la portano a ragionare come medico cercando di capire cosa possa star succedendo al suo corpo. Kaori respira a fondo, cerca di rimanere calma, di non mostrare i sentimenti che le si stanno agitando dentro perchè sa che non è colpa della sua bambina e che non ha diritto di mostrarsi in quello stato davanti a lei. <C'è uno stretto legame fra corpo e mente. Spesso succede che un evento traumatico rifletta i suoi effetti tanto nella psiche quanto nell'organismo. Potrebbe trattarsi solo di stress ma potrebbe anche essere qualcos'altro> spiega la Hyuga chinandosi all'altezza della Yakushi umettandosi le labbra, respirando a fondo. <Ho bisogno di sapere tutto quanto per avere un quadro chiaro della situazione, piccola. Non voglio tralasciare nessuna possibilità, voglio assicurarmi di capire cosa ti fa star male indagando ogni via possibile> le dice guardandola con uno sguardo sincero, carico di preoccupazione, amore e paura. Paura di perderla, paura di sentirsi presto sostituita non solo come moglie ma anche come madre. Deglutisce scacciando via questo pensiero, andando quindi a schiarirsi la voce e riprendere. <Raccontami di quello che è successo alla fogne. Sembra che tutto abbia origine da lì, per cui è il nostro punto di partenza. Dimmi cosa è successo e quanto tempo fa> le chiede, allora, facendosi forza, guardandola pronta ad ascoltare qualsiasi cosa le avrebbe detto per iniziare a farsi un quadro ben chiaro della situazione dinnanzi agli occhi. [chakra: on]

12:34 Kouki:
  [Cucina] Ascolta le parole che la donna va a dire in risposta alle domande della ragazzina. Spera davvero che abbia qualcuno con cui parlare, sfogarsi, sa benissimo quanto sia importante… eppure quello che le viene detto non la rincuora poi molto. Sua madre preferisce rinchiudersi in se stessa, tenersi tutto e sopportare, gestire tutto da sola. Forse è solo la ragazzina che la pensa in quel modo, che pensa che non bisogna tenersi tutto dentro, forse lei non ce la fa perché è più giovane, mentre l’altra si. Forse dipende tutto dall’età e dall’esperienza, comunque sia è rincuorata invece dal fatto che comunque abbia una persona di supporto, dalla quale andare nel caso le cose dovessero andare male. Accenna un piccolo sorriso, annuendo. <Va bene, l’importante è che comunque qualcosa c’è.> nemmeno la ragazzina è completamente sola, dato che ha Mirako… per quanto una doppia personalità possa essere considerata una persona a se stante. La osserva, sollevata, cercando comunque di capire se davvero le cose le stiano ‘bene’ così come sono, ma non legge nel pensiero e alla fine allungherebbe una manina per poter prendere un biscotto che le viene offerto. Lo osserverebbe a lungo, rigirandolo fra le sue mani, toccandolo ed annusandolo. Sembra buono dall’odore e la forma la fa sorridere. <Li hai fatti tu?> andrebbe a darne un piccolo morso, per assaggiarlo e lo masticherebbe a lungo, come se lo stesse davvero mettendo alla prova davanti alle proprie papille gustative. Ma è buono, davvero. <Buono!> sorride anche se il suo stomaco non è ancora dell’idea di aprirsi al cibo. Soprattutto non in quel momento in cui va a raccontare tutto per filo e per segno quello che è accaduto a se stessa mentre era a Konoha a sua insaputa. Non ne conosce il motivo, non ha ricordi, ma qualsiasi cosa fosse è stata Mirako a deciderlo, e lei di sicuro non aveva buone intenzioni. Fumiko è stata davvero fortunata che la ragazzina sia svenuta. Rimane in piedi, immobile, con il biscotto fra le mani, mentre dopo un lungo silenzio la propria madre prende parola. Uno stretto legame fra corpo e mente. Si, è vero, questo lo sa, quindi è davvero solo stress? Potrebbe esserlo, ma la donna non vuole fermarsi alla prima spiegazione, vuole indagare ogni via ed è la cosa che sembra sollevare l’animo della Yakushi. Infine quella richiesta. Raccontarle tutto quello che è accaduto nelle fogne, rivivere quell’esperienza che ha dovuto seppellire solo grazie all’aiuto di Mirako. Dell’Altra. Il nervosismo prende piede, la paura atavica che aveva provato sembra risvegliarsi in lei e nel giro di pochi istanti una fitta dolorosa le sconvolge il cervello, costringendola a portarsi una mano al livello della tempia ed assumere un’espressione dolorante. <Nelle fogne…> cavolo, quanto tempo fa è successo? Davvero troppo. <Ero ancora Genin, è successo tempo fa, mesi. Stavo camminando per le strade di Kusa quando un bambino ha chiesto a me e a un altro ragazzo di recuperargli palla che era finita nelle fogne.> già doveva essere qualcosa di semplice, motivo principale che la porta ora ad impastare sempre il chakra, anche se deve andare a fare una passeggiata. <Ci siamo andati, non sembrava nulla di particolarmente difficile. Ma… i cunicoli sembravano avere vita propria, ogni strada era uguale all’altra e la puzza insopportabile. Fino a quando non abbiamo trovato sangue e resti umani.> non fa una piega a quelle parole, i resti umani non la disgustano, ma il parlare di quell’esperienza la porta a provare una rabbia profonda. Le mani si stringono sul biscotto, lentamente. <Siamo… stati attaccati da delle creature orribili. Erano mostri, abomini, si sono lanciati contro di noi con una furia cieca e ci siamo difesi. Ma erano tanti, troppi… ne arrivavano sempre di più, ancora e ancora, da ogni angolo e cunicolo…> il cuore inizia a galoppare, la voce si alza si fa strozzata e il viso si ricopre di rabbia e paura. <Erano troppi, non sapevamo cosa fare… ne abbiamo uccisi un paio, ma alla fine ci hanno circondati… ci hanno sopraffatti.> rabbrividisce a quelle sensazioni, quella sensazione di assoluta certezza della morte. <Sentivo i loro artigli… le zanne che mi laceravano la pelle e un incredibile dolore al braccio dove mi avevano morso… avevo così paura, non volevo affrontare la mia morte, stavo morendo!> il ricordo diviene forte, i sentimenti esplodono nel suo cervello e la rabbia prende il sopravvento facendole stringere di colpo il biscotto, il quale si romperebbe fra le sue mani. <Non ricordo altro… ricordo solo che non volevo stare lì, che ho chiesto aiuto a Mirako e lei ha preso il mio posto, mentre io sono scappata nella mia testa…> le ha fatto un torto ancora una volta, ha lasciato che il peggio se lo sorbisse l’Altra. Respira affannosamente, cercando di trattenere la propria rabbia, la propria paura. <Ma quelle ferite sono state curate ormai.> quel morso al braccio e quei tagli su tutto il corpo si sono semplicemente aggiunti alla lista di cicatrici che ha addosso. Non ha idea di come si siano salvati, non ha idea di che fine abbiano fatto quegli abomini. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:51 Kaori:
 Le sorride, le sorride con dolcezza, con affetto, cercando di impedire alla sua bambina di preoccuparsi anche per lei. Ha sofferto già fin troppo, soffre ancora troppo per quello che invece merita. Dovrebbe essere una bambina felice, ricoperta di gioia, amore e allegria e invece soffre. Troppo matura, troppo cresciuta per potersi impedire di portare sulle spalle il peso delle responsabilità che l'esperienza porta con sé. Kaori non vuole addossarle altri pesi, altri dolori: non vuole che Kouki soffra per lei e così tiene tutto per sé, le sorride e la rincuora. Sapere che la sua bambina sia preoccupata per la sua salute è già un gran dono per lei. <Sì> annuisce con dolcezza carezzandola, per poi annuire quando la Yakushi le chiede di biscotti. <Magari un giorno ti insegnerò a farli> propone Kaori con fare gentile, tranquillo, guardandola in viso. <Oppure potremmo farli insieme> sarebbe stato qualcosa di carino da fare in famiglia, vero? Un momento madre e figlia come tanti, vero? Lo spera, spera che Kouki possa apprezzare quel pensiero. E dunque l'ascolta. Quello che le racconta la mantiene attenta, cattura la sua intera attenzione iniziando a portare a galla i primi dubbi. E' confusa, stranita da quella vicenda e soprattutto stranita dal fatto che quella storia non sia mai venuta a galla. Aspetta che Kouki termini e quando la vede in preda al dolore, tenterebbe di abbracciarla portandola al proprio petto, carezzandole i capelli con la mano, tentando di rassicurarla e di farle sentire che non è sola, che la sua mamma è lì e che l'avrebbe protetta da qualunque cosa. <Va tutto bene... va tutto bene bambina mia, adesso sei al sicuro...> le ripeterebbe a bassa voce, all'orecchio, preoccupata, ma con tono serio e fermo, tentando di trasmetterle sicurezza. Kouki termina il suo racconto, la Hyuga si discosterebbe e andrebbe ad osservarla con espressione seria. <E non hai parlato a nessuno di questi mostri? Non si è occupato nessuno di mettere in sicurezza le fogne?> domanda Kaori ora dubbiosa, preoccupata, umettandosi le labbra. <Da quanto tempo hai invece questi episodi dolorosi? Non mi sembra che ne soffrissi prima, per cui mi sembra di capire che sia qualcosa che si sta verificando solo di recente, o sbaglio?> le domanda la ragazza cercando ora di fare chiarezza sui dati che ha a sua disposizione. <Il che mi confonde perchè se si trattasse solo di stress allora avrebbero dovuto verificarsi fin da subito e poi possibilmente attenuarsi... Invece se si sono attivati solo adesso è piuttosto strano.> dice sincera alla bambina non desiderando mentirle. <Dovrò fare delle ricerche, chiedere a qualche mio collega se ha sentito di episodi del genere. Capiremo cosa ti fa star male e come farlo smettere Kouki, va bene?> le dice Kaori dopo qualche attimo tentando di portare le mani sulle spalle della bambina, guardandola dritto negli occhi, con espressione sicura. <La mamma si occuperà di te. E non voglio che rimani sola finché non capiremo cosa sta succedendo. Voglio sapere come stai in ogni momento, così se starai male sarò lì e ti darò una mano> continua poi con tono ora più sentito, più agitato, trattenendo a stento la paura di mancare un'altra volta in un momento di bisogno. <Vorresti stare qui per un po'? Con la mamma?> le domanda, alla fine, speranzosa. [chakra: on - vado a pranzo]

13:54 Kouki:
  [Cucina] I biscotti fatti in casa. Vorrebbe davvero imparare da lei, o addirittura farli insieme a sua madre, sarebbe bello, qualcosa che possa assomigliare ad una famiglia. Sorride verso la donna, a quella sua proposta, trovandosi d’accordo e sentendosi invasa da una dolce felicità. <Mi piacerebbe, si. Fare qualcosa insieme.> non solo i biscotti, qualsiasi cosa. Vorrebbe davvero provare cosa significa essere normali, sempre che tutto quello le sia concesso, alla fine. Man mano che va avanti nel suo racconto, la rabbia e il dolore crescono, lasciando più spazio al primo sentimento fra i due, un qualcosa di profondo che le sale da dentro, dalle viscere, che scorre nel proprio sangue infetto e che sembra attenuarsi solo quando la donna la stringe a sé. Sente il suo calore, il suo amore, la preoccupazione e la mano che le viene posata suoi capelli, accarezzandoli dolcemente. Si, va tutto bene ora, è protetta, è al sicuro… allora perché quelle fogne la tormentano? Quegli abomini. Alla fine del suo racconto le prime domande vengono a galla… e la prima è proprio quella che riaccende in lei la sua rabbia. Il viso si fa rabbioso, le labbra si tirano e i pugni si stringono ancora di più. <Volevo avvisare. Ma non l’ho fatto. L’ho raccontato a papà e basta. Non sono andata dal Kage anche se all’inizio volevo, ma quel ragazzo mi ha fatta così arrabbiare.> il ricordo di Hajime la perseguita. Quel ragazzo, anche solo il sentire il suo nome o un accenno di ricordo, risveglia in lei una tale rabbia che avrebbe solo voglia di sviscerarlo lentamente per farlo soffrire, tenerlo in vita e fargli mangiare le sue stesse viscere. Buon appetito, ci credo che lo stomaco si restringe. <Non l’ho più fatto poi. Non mi è… importato.> è vero, man mano che il tempo passava ha sentito sempre più quanto meno si senta legata al villaggio di Kusa e i suoi abitanti. Non percepisce quel legame e non credo di sentirlo mai nella sua vita. La rabbia predomina e anche la confusione… a quando risalgono questi episodi? <Non sono accaduti subito dopo. Avevo degli incubi, ma sono scomparsi dopo pochi giorni. Mi sono rialzata e mi sono fatta forza, andando avanti. Poi… tutto ha iniziato a peggiorare intorno a me. Forse risale a una missione che ho fallito. Ero insieme ad un Chunin, io ero ancora Genin. Dovevamo proteggere un signorotto, ma abbiamo fallito, ci siamo ritrovati circondati da troppi nemici per le mie abilità. Sono stata colpita e forse da lì è iniziato tutto. Ho riprovato quella stessa paura, quella stessa impotenza, il dolore e la mia mente ha iniziato a farmi male, la vista cedere e da allora sono tornati gli incubi pian piano.> si forse è iniziato tutto da quel momento, esatto. Annuisce, sentendosene sicura. <Da allora ogni picco emotivo mi porta al dolore e alla rabbia. E gli incubi sono sempre più frequenti.> difficile però capire quanto quella sua rabbia e quella voglia della morte altrui sia dovuta al suo malessere o semplicemente a Mirako. Ascolta le parole di sua madre, la guarda negli occhi mentre lei cerca di essere sincera e risoluta, ma allo stesso tempo cerca di confortarla. Ma se davvero centrano quelle fogne, quei mostri? Cosa potrebbe mai essere? Non riesce a venirne a capo, ma annuisce comunque alle sue parole, al fatto che farà ricerche e chiederà in giro… la rincuora sapendo che si occuperà di lei. e cavolo si, vorrebbe stare un po’ con sua madre, un po’ a Konoha… ma potrebbe davvero? Lei doveva partire. <Io… dovevo fare un viaggio con papà. Alla mia promozione Chunin mi ha fatto dei regali e mi ha regalato dei biglietti per Oto. Ci vorrei tanto andare… ma poi lui è stato male, io anche, tutta questa situazione.> ed eccola di nuovo, la rabbia, la tristezza, che la portano a stringere nuovamente i pugni. <Ma io non penso più che papà vorrà partire. Per quanto lui dica che sono importante e siamo una famiglia… non fa altro che stare con lei! Sta sempre a Konoha da lei, lo so. Per cos’altro dovrebbe rimanere qui? Io me ne sto da sola a Kusa per la maggior parte del tempo.> le mani vengono portate ai capelli, si stringono le dita attorno alle ciocche, tirandole con forza mentre il dolore alla testa aumenta e la vista inizia ora a calare costringendola a farle assottigliare lo sguardo. Ma no, sa cosa deve fare, sa cosa vuole fare ora che la rabbia si muove freneticamente dentro di lei. Se solo sua madre non se ne fosse andata, se solo avesse avvertito. Ma tutta quella rabbia poi è davvero sua? Quelle parole sono vere o servono solo per dare sfogo a qualcosa che circola dentro di lei? <No. Devo tornare a Kusa, devo fare… devo parlare con una persona.> deve vederlo. Deve rivedere Otsuki, il suo creatore e parlare con lui. Ha bisogno di chiedergli delle cose, ha bisogno di avere qualcosa da lui. Per quanto rischioso possa essere tornare dal suo torturatore. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

14:27 Kaori:
 Il viso di Kaori si illumina istantaneamente di gioia quando Kouki le dice che sì, vorrebbe fare qualcosa con lei, insieme. Anche Kaori lo desidera, lo desidera dal profondo del suo cuore. Poter condividere un momento con la sua bambina, fare qualcosa di normale, qualcosa che accomuna qualsiasi altra famiglia, che possa far sentire la sua piccola una bambina qualsiasi. Le sorride con dolcezza, con felicità, annuendo con convinzione, sigillando dunque quell'accordo. <Allora li faremo insieme la prossima volta!> esclama Kaori felicemente quasi commossa, guardandola con gioia. <Magari... magari poi li fai assaggiare a papà> le propone deglutendo, cercando di tenere tranquillo e sincero il sorriso sul suo volto. Vuole mostrarle che possono ancora essere una famiglia normale, che le cose non devono necessariamente peggiorare. Vuole dimostrarle che ha ancora due genitori e che può fare cose normali con entrambi, anche se il più delle volte separatamente. Ma poi il racconto inizia e quello che Kouki dice porta Kaori a fissarla perplessa, sorpresa. Troppe informazioni tutte insieme, troppe cose di cui Raido non le ha mai parlato. <Che ragazzo, Kouki? Cosa ti ha fatto?> le domanderebbe non avendo idea di chi stia parlando, ritrovandosi dunque a espirare e pensare. Tutto ha avuto origine in quelle fogne. I sogni, gli incubi, il dolore, la paura. Un attacco come quello che lei ha descritto è stato senz'altro devastante per la sua psiche instabile eppure.. qualcosa ancora non torna. Come ha fatto a salvarsi se erano stati soverchiati e sopraffatti da tutti quei mostri? Erano stati feriti gravemente pare, erano in minoranza e troppo deboli: come sono riusciti a scampare a quella minaccia? Dubita che Mirako abbia salvato la situazione. Anche se più forte e resistente di Kouki ha comunque le sue stesse capacità, condividono lo stesso corpo, no? Non poteva essersi sbarazzata di tutti e aver salvato se stessa e l'altro, ferita com'era. Al tempo stesso non avrebbe senso pensare che tutti quei mostri li abbiano semplicemente lasciati andare. Che fosse arrivato qualcuno a salvarli? Sembra essere l'idea più plausibile ma non è che una ipotesi. L'unica a poterle dire con certezza cosa sia accaduto è Mirako ma ora come ora Kouki sembra così scossa da aver bisogno della sua mamma più di ogni altra cosa. Continua con il suo racconto e Kaori si ritrova ad annuire appena col capo. In parte può comprendere quello che le sta accadendo, in parte no. Comprende cosa stia succedendo ma non come e perchè. Deve vagliare più a fondo la situazione, ma non ora, non in quel momento. Adesso la sua bambina è palesemente scossa e spaventata e l'unica cosa di cui ha bisogno è di essere confortata dalla sua mamma. <Allora cercheremo di fare in modo di non sottoporti a nessuno stress, va bene? Finchè la mamma non trova una soluzione cercheremo di rimanere tranquille e di non piangere più. Adesso sei al sicuro, adesso che la mamma sa cosa è successo ci penserà lei a proteggerti, va bene?> le dice cercando ora di stringerla nuovamente a sé, di coccolarla facendole sentire la sua presenza tutt'attorno a sé. Tenterebbe di cullarla fra le proprie braccia, i capelli umidi di doccia a sfiorarle il viso, mentre con la mano continuerebbe a carezzare quei bellissimi capelli scuri. Desidera proteggerla dal profondo del suo cuore. Vorrebbe saperla al sicuro con così tanta prepotenza che quasi le fa male l'anima. Vorrebbe abbracciarla così forte da poterla quasi inglobare in se stessa, divenire un'unica cosa. Lei e la sua piccola... <Però anche Mirako avrà bisogno di essere ascoltata, non credi?> le domanda, dopo poco, umettandosi le labbra. <Anche se lei è più forte e non vuole accettare il nostro aiuto ho promesso che avrei cercato di proteggere e amare anche lei anche se forse non lo ricordi. Quindi poi vorrei parlare anche con lei se per te va bene> le propone Kaori guardandola negli occhi, azzardando un sorriso dolce, gentile, che le intenerisce il volto. <E se lei non è troppo arrabbiata per non volermi parlare. Immagino che anche lei sia arrabbiata con me> il sorriso si fa triste, malinconico sulle labbra della Hyuga, consapevole del fatto che per quanto Kouki sia ora fra le sue braccia, deve comunque essere ancora risentita per la sua sparizione. Non la biasima, è qualcosa di assolutamente normale, qualcosa che anche lei al suo posto avrebbe sicuramente provato. Cerca di rimediare Kaori, cerca di recuperare il tempo perduto, cerca di esserci per la sua bambina. Le offre di rimanere con lei, di proteggerla da vicino e Kouki sembra contenta in un primo momento. E poi le parole escono e Kaori si ritrova a sentire qualcosa dentro che si spezza. Un viaggio con suo padre, un padre che l'ha lasciata sola per venire a Konoha dalla sua ragazza. Un padre a cui lei ha salvato la vita e che non ha neppure pensato di occuparsi della loro bambina una volta fuori. No. Doveva andare dalla sua ragazza. La cosa le fa ribollire il sangue di rabbia, esattamente come pare faccia con Kouki. Kouki che, per il suo bene, non dovrebbe sottoporsi ad alcun tipo di emozione troppo intensa. <Mi dispiace piccola. Mi dispiace tanto.. è colpa della mamma> le dice Kaori cercando di placare l'improvvisa ondata di risentimento della Yakushi che, dalla disperazione, va a tirarsi i capelli. La Hyuga tenterebbe di coprire le sue mani con le proprie, tenterebbe di fermarla, di impedirle di farsi ancora male. <Pensavo che si sarebbe occupato tuo padre di te dopo l'intervento e sono tornata a casa senza accertarmene. Avrei dovuto farlo così se avessi saputo che voleva andare da... lei, ti avrei fatto venire qui e saremmo state insieme. Non ti avrei lasciato sola in quella casa tutta isolata> le dice con voce morbida, colpevole, cercando di guardare Kouki negli occhi, di darle quantomeno modo di scaricare su di lei la rabbia e la frustrazione. Lei è lì, può urlarle addosso e arrabbiarsi con lei, sfogarsi e svuotarsi così da potersi sentire meglio in poco tempo. <Se devi andare con papà io aspetto. Ma... se vuoi, io sarei felice di averti di nuovo qui, piccolina. E anche la nonna. Questa sarà sempre casa tua quando vorrai> le dice con dolcezza, dandole modo di scegliere e decidere da sé che cosa fare. Tuttavia quando alla fine la chuunin le dà la sua risposta, Kaori si ritrova a sentirsi delusa e ferita dalla sua decisione. Aveva pregustato l'idea di vivere un po' con lei, di dormire abbracciata stretta alla sua bambina nella speranza che il suo abbraccio potesse scacciare via tutti i suoi incubi. Ma ogni visione svanisce così com'era venuta, scacciata dalla dura verità. <Oh> mormora Kaori abbozzando un sorriso sorpreso. <Capisco. Va bene> annuisce cercando di scacciare immediatamente la tristezza. <E' giusto.> dice umettandosi le labbra, rialzandosi in piedi. <Però avrò comunque bisogno di qualche giorno e di qualche visita per capire bene cosa sta succedendo, per cui possiamo fare così. O resti qualche giorno qui e mi permetti di controllare cosa c'è che non va, oppure puoi ritornare a Kusa da questa persona accompagnata da una mia copia che ti rimarrà accanto tutto il tempo per assicurarsi che tu stia bene e che non rimanga sola. Cosa ne dici?> le chiede, allora, cercando di trovare un modo per prendersi cura di lei come medico e, al tempo stesso, come madre. [chakra: on]

15:05 Kouki:
  [Cucina] Non sembra per niente male quell’idea di poter fare dei biscotti insieme a sua madre, dopo tutto sembra la cosa più normale che potesse aspettarsi, ma allo stesso tempo così speciale. Non ha mai vissuto momenti simili e vorrebbe davvero che i suoi momenti in casa siano ricchi di esperienza positive con i suoi genitori. Ma i suoi momenti a casa sono vuoti, e può cercare di vivere qualcosa di nuovo e speciale soltanto saltuariamente e quella dei biscotti è una prima esperienza. Anzi, la seconda… la prima situazione normale è stata quando suo padre le ha fatto dei regali. Ha potuto festeggiare il suo primo compleanno. <Si. Magari li farò assaggiare a papà.> non sembra male come idea, potrebbe anche pensare di cercare di farli tornare insieme, dopo tutto non sa che i due si sono detti addio in un modo definitivo, o meglio, lei ancora ci spera. Non dice nient’altro, gustandosi sorridente quell’immagine nella propria testa di lei e sua madre che fanno i biscotti. Qualcosa di così bello da essere quasi impossibile per lei. Ma il discorso va avanti, e la prima domanda che le viene posta è proprio su quel ragazzo. Sente un moto di violenza e rabbia crescerle dalle viscere, così forte da farle battere forte il cuore e crearle un’altra fitta alla testa. <Quello che era con me nelle fogne. Abbiamo solo discusso, io cercavo di farlo reagire e lui mi ha insultata. Abbiamo anche fatto una missione insieme e lui ha continuato a rigirare sulla questione delle fogne, addossandomi tutta la colpa.> se solo ci ripensa, vorrebbe davvero prendere quella sua testolina e sbatterla più volte contro lo spigolo di un muro fino a quando il cervello non fuori esce. Chiude gli occhi, compie un profondo respiro. Il petto si alza e si abbassa mentre si impone la calma più totale, o almeno ci prova. Sente la Voce di Mirako dentro la sua testa, decisamente divertita. <Finirei nei guai se gli facessi del male?> domanda infine verso la donna, con un tono più freddo e piatto. Una piccola curiosità, giusto per sapere se possa essere libera di lasciarsi andare in una ipotetica discussione. In seguito ascolta le sue parole… la tranquillizza, la fa stare meglio. In effetti evitare lo stress e i picchi emotivi può essere una soluzione temporanea. <Va bene. Anche se prima ero molto più brava a non provare nulla. Ma tu e papà mi avete portata ad abbracciare i miei sentimenti e io ancora non riesco a gestirli bene.> una gran rottura, ogni volta che diventa troppo emotiva vorrebbe solo a tornare a quei suoi bei vecchi tempi. Serietà ed apatia. Ma ecco che nuovamente Mirako viene tirata in ballo… la ragazzina sospira, non sa se ha la forza di rimanere cosciente, ma forse non serve. <Devo rimanere cosciente, o posso lasciare lei e andare a dormire? Ho… appena finito una discussione con papà e l’altra donna, e dovevo essere presente sia io che Mirako ed è stato abbastanza difficile tenere il controllo, sono esausta.> non ha nessuna voglia di lottare nuovamente per poter dividere il corpo con l’Altra. Se vuole parlare con Mirako, va benissimo, ma lei non vuole essere cosciente. Attenderebbe dunque di sentire la sua risposta prima di dare il via libera all’Altra e nel frattempo si farebbe coccolare ed abbracciare dalla sua mamma che, come sempre, la avvolge in quella sua dolcezza, in quel suo amore profondo e vero. Chiude gli occhi, se ne sente sollevata, si sente tranquilla e protetta, come con papà. <No, io ero qui… mentre lui veniva operato. Ero svenuta qui in qualche locanda. Poi dopo non lo so quanto tempo sia passato dalla sua dimissione a quando mi è venuto a prendere alla locanda.> non ne ha idea, è confusa sulle tempistiche al momento. <Non so perché Mirako sia voluta venire qui da quella donna, ma qualsiasi cosa sia… non era buone intenzioni.> questo lo sa bene, benissimo. Qualsiasi cosa frulli nella testa dell’Altra non è mai nulla di buono. <Però è vero che passa tanto tempo con lei anziché a casa.> di nuovo quel moto di rabbia, quella rabbia che investe anche la figura di Fumiko. Gelosia, si, forse è quello il sentimento che predomina nei confronti di quella donna e che riguarda solo la ragazzina. Potrà anche non centrare nulla fra mamma e papà, perché non sapeva, ma ora sa per certo che è gelosa di lei per il tempo che passa con suo padre. Perché dato che non vivono insieme e che sono di due villaggi diversi… più suo padre passa il tempo con Fumiko, meno ne passa con la ragazzina. È matematico, logico. <Almeno tu e papà prima dovevate andare a vivere insieme, saremmo stati tutti insieme. Prima vivevo praticamente qui con te e papà, in questa casa, e tornavo a Kusa solo per i miei doveri e compiti, stavamo tutti insieme!> alza di nuovo la voce, ancora quella rabbia che l’avvelena, la perseguita che la rende nervosa ed agitata. <Ora è diverso. Fumiko sta qui, e io a Kusa. Lui starà da lei, ma io non posso mica andare a vivere con loro!> sbotta, si arrabbia, stringe i pugni, la vista ancora si annebbia, ancor più di prima, costringendola a chiudere gli occhi. <Odio. Odio tutto e tutti. Odio questa situazione.> sibila quel suo veleno, mentre il sangue infetto le scorre nelle vene, fino al cervello, fino a procurarle tutta quella rabbia e quel dolore fisico alla testa. Tace ora, ascoltando la proposta della donna, ascoltando quello che sua madre vuole fare per lei. Ma non può, non può assolutamente andare da Otsuki con sua madre. Come finirebbe mai? <Non puoi venire.> lo afferma con voce alta, carica di paura e preoccupazione questa volta, mentre gli occhi si sgranano. <Lui…> la rabbia ha una violenta battuta di arresto, mentre ora la ragazzina abbassa lo sguardo e va ad osservare le proprie cicatrici sul braccio destro… arto che verrebbe afferrato dall’altra mano, mentre col pollice sinistro si accarezzerebbe una delle tante cicatrici che percorrono il braccio destro. <Ci devo andare da sola.> quindi come fare? Che fare? Tornare a Kusa o rimanere a Konoha? Alla fine la scelta non è difficile. <Potevo stare qui solo per cinque giorni, e non so nemmeno se ho già sforato il mio tempo limite, quindi forse dovrei davvero tornare a Kusa.> non le piace, non le piace proprio… se non fosse per quello e per il fatto che deve parlare col suo creatore, starebbe più che volentieri a Konoha. Anche perché entrambi i suoi genitori stanno qui. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

09:54 Kaori:
 Non è ben chiaro ciò che Kouki va ora spiegandole circa il ragazzo che era con lei durante l'episodio delle fogne di Kusa. Lui sembra averle fatto qualche torto le ha addossato delle colpe sebbene non sia ben chiaro di cosa e in qualche modo l'ha ferita -non fisicamente- e rattristata. Tanto basta a far crescere in Kaori un moto di involontaria antipatia per questa figura senza volto, tuttavia non si esprime più di tanto in quanto non riesce a comprendere con esattezza di quali colpe sia egli colpevole. Ma non vuole chiedere alla sua bambina ulteriori informazioni in proposito: è evidente quanto la Yakushi sia ancora ferita e spaventata da quei ricordi e non desidera lasciarle modo di perdersi in essi più del dovuto. Per oggi ha già affrontato diverse prove e non vuole appesantirla ancora di più. Quella domanda poi che Kouki le pone la porta ad aprirsi in un piccolo sorriso amaro, una mezza risatina trattenuta mentre si umetta le labbra e una ciocca di capelli umidi le scivola a lato del viso. <Temo di sì> le risponde inclinando leggermente il capo verso la spalla sinistra. <Però puoi sempre allenarti con un manichino d'allenamento e immaginare che sia lui. Potrà aiutarti a sfogarti un po'> le sorride mestamente carezzandole il viso per poi cercare di confortarla riguardo i suoi malesseri. L'avrebbe aiutata lei, l'avrebbe protetta con tutte le sue forze. Kaori avrebbe fatto il possibile per curare ed aiutare la sua bambina e vuole che lei lo sappia, che possa far affidamento sulla sua mamma nei momenti più brutti e difficili. Sembra calmarsi un po' e la cosa rincuora leggermente la special jonin che non smette un attimo di guardarla, di carezzarla, di stringerla a sé. <Anche per noi è difficile gestire tutte le emozioni che proviamo, sai? Non sei la sola a sentirsi così... travolta> le sorride Kaori con voce bassa, morbida, come se le stesse svelando il segreto più importante del mondo. <E' questo che ci rende umani alla fine, no?> Spera che Kouki non senta la mancanza di quel periodo di vuoto emotivo, di quell'assenza di emozioni e sentimenti che la rendeva quasi più simile ad un automa che ad una vera e propria persona. A volte, sì, anche Kaori vorrebbe non dover provare più alcun ché, ma in cuor suo sa che è sempre meglio poter provare persino del dolore piuttosto che non provare nulla del tutto. Quelle successive parole poi sono una nuova ferita nel cuore della Hyuga. Kouki è arrivata lì dopo essere stata con Raido e..l'altra. Erano tutti insieme, nel suo Villaggio, senza che lei ne sapesse alcunché. Il cuore le si contrae dolorosamente e la paura di venir rimpiazzata come madre si fa sempre più grande nel suo petto ogni istante che passa. Si può davvero considerarsi madre se non si può rimanere al fianco della propria bambina? Se è un'altra la persona che ti sta accanto quando stai male? Kaori non lo sa. Deglutisce scacciando nel fondo dello stomaco pensieri e preoccupazioni e le sorride amorevolmente cercando di tranquillizzarla. <No Kouki non preoccuparti. Non dobbiamo farlo ora. Possiamo parlare con Mirako più tardi, adesso voglio stare un po' con te. E poi se sei stanca vorrei che riposassi un po'.> le dice premurosamente, sistemandole una ciocca di capelli corvini sul capo, ordinandola. Ascolta le parole di Kouki, ascolta il suo dolore, la sua confusione ed ogni istante che passa se ne sente sempre più responsabile. Possibile che abbia davvero sbagliato nel suo cercare di riparare i danni causati da Cappuccio Rosso? Possibile che abbia sbagliato a cercare di guarire, di tornare ad essere una persona completa e stabile e sana come lo era stata prima di quelle vicende? Eppure... eppure sente di aver fatto la cosa giusta per se stessa, di aver avuto realmente bisogno di affrontare quel Demone. <Mi dispiace... mi dispiace così tanto piccola mia. La mamma ha fatto un gran casino> mormora Kaori con la voce piena di mortificazione, una fitta dolorosa al petto che le toglie il respiro per un istante soltanto. <Ma non devi essere sola per forza. Puoi vivere qui, con la mamma. Quella casa in collina doveva essere un progetto per noi tre ma se ci vivi da sola non ha senso.> Non sopporta l'idea che la sua bambina rimanga da sola in quella casa così grande mentre suo padre è chissà dove a divertirsi con la sua nuova amichetta e lei in attesa del giorno in cui avrebbe rivisto la sua bambina. <Credo che dovresti parlarne con lui. Dirgli come ti senti. Tuo padre non è bravo nei rapporti con gli altri. Non capisce cosa provochino i suoi gesti negli altri, gli viene difficile vedere oltre quello che può ripercuotersi su se stesso. Ma ti vuole genuinamente bene per cui ti ascolterà se gli parlerai e gli farai vedere dove sta sbagliando> Si morde il labbro inferiore, fa male tutto quel discorso. Fa male pensare a lui che si dimentica di loro per quella stupida infatuazione perversa ed immorale. <Se vuole continuare a passare il suo tempo qui a Konoha con quella persona allora vorrei che tu vivessi qui, con me. Hai già vissuto in questa casa, ci sarei io a prendermi cura di te e lui potrebbe vederti quando vuole. A te piacerebbe...?> le domanda, speranzosa, con la voce fragile, piccola piccola, guardando la sua piccola negli occhi con sguardo triste e preoccupato. <Lo so... la odio anche io> sospira Kaori abbassando leggermente il capo, rimettendosi in piedi, ravviandosi la chioma umida con un gesto della mano. E poi l'ascolta. La vede toccarsi le cicatrici, dirle che non può seguirla, che deve andare da sola. Si sente respinta per quanto sia sicura che Kouki non desiderasse affatto ottenere questo risultato ed un moto di viva apprensione la riempie dall'interno. <Oh...> mormora deglutendo, annuendo piano, sconfortata. <Allora... allora almeno questa notte resta qui. Almeno oggi, almeno un giorno, rimarresti con la tua mamma? E poi ti prometto che ti accompagno personalmente alla stazione, ma... qualche ora.. puoi concedermela?> le domanda guardandola, lo sguardo colmo di paura e speranza, di desiderio di potere avere la sua bambina tutta per sé, almeno per un po'. <Mi sei mancata così tanto...> sussurra poi cercando di carezzarle il viso con dolcezza, con premura, guardandola dritto negli occhi. [chakra: on]

10:37 Kouki:
  [Cucina] Quel ragazzo non le ha fatto nulla fisicamente, è bastato il suo comportamento e quelle sue parole. È bastato che lui mettesse in dubbio la ragazzina stessa, dandole la colpa di essere quasi morti in quelle fogne, dandole la colpa di non saper fare gioco di squadra, di non poter capire e di avere qualche problema. In realtà si tratta solo di piccole liti, liti che però sono state ingigantite e vissute con troppa rabbia, forse per via del male sconosciuto che l’affligge. Ma… se la questione è nata dalle fogne, è probabile che anche lui ne sia affetto? Non è da escludere. Sospira nell’ascoltare le parole della madre, di come ella non possa in alcun modo far del male al ragazzo, di come possa solo provare a sfogarsi. <Se per caso sta male anche lui dopo essere stato nelle fogne, forse ci dovrò parlare di nuovo.> le scoccia terribilmente ed l’ultima cosa che vorrebbe, ma è l’unico modo per cercare di capire qualcosa e forse anche per sentirsi meno sola in tutto quel dolore. Gli occhi vengono chiusi cercando di richiamare a sé la calma, ma la rabbia ribolle sempre dentro di lei, scorre lungo le sue vene mescolandosi al proprio sangue. Respiri profondi prima di ascoltare le successive parole della Hyuga sui sentimenti… non è la sola, è una cosa comune. Quel pensiero un po’ la rassicura, sapere che non tutti sanno gestire i sentimenti la fa sentire meno in difficoltà. Accenna un piccolo sorriso, mesto e triste, mentre annuisce alle sue parole. <Forse.> forse è quello che li rende umani, certo. <Però è innegabile che senza sentimenti si viva meglio, trasportati solo dalle proprie ambizioni.> quasi senza rendersene conto ripete le parole dell’Altra, quelle che sente nella sua testa. Stancamente, come una cantilena. Le spalle gracili vengono alzate, come se lei stessa non stesse comunque dando importanza a quello che ha appena detto, andando anche a scuotere leggermente la testa. Forse dovrebbe buttarsi in qualche missione, lasciare che l’Altra la influenzi un po’ più spesso, così da potersi riposare un po’, lasciarsi trasportare dall’oblio della sua mente, dal suo mondo interiore, e lasciare che le sue azioni siano guidare da Mirako. <Non ti preoccupare, mi riposo benissimo nel mentre che parli con Mirako. Posso dormire per un po’, rilassarmi e disintossicarmi da ogni tipo di sentimento almeno per qualche minuto. E poi se serve per sapere cosa pensa lei o se sa qualcosa sulle fogne, allora è necessario.> riferisce a sua madre, prendendo un profondo sospiro. Si lascia sempre coccolare dalla sua mamma, non si scosta, si bea di quei gesti di affetto che la fanno sentire meglio, accennando un piccolo sorriso. Si trova bene, vorrebbe non essere sconvolta da quei sentimenti di odio e gelosia, vorrebbe che tutto tornasse alla normalità… ma ormai non si può, è troppo tardi, e la piccola si intristisce nel giro di pochi istanti. Ascolta le sue parole, come si prende la colpa, tutte quelle parole rimangono ad aleggiare nella sua mente, senza che la ragazzina risponda. Non sa cosa dire, non sa cosa rispondere, però è vero che deve parlare con suo padre… ma come? Quando? Se è sempre con Fumiko, come può parlarci? Un progetto per loro tre… <Ora in quella casa è un progetto tra me e il gatto.> il gatto! Quella povera creatura! Mentre lei era svenuta a Konoha, suo padre si sarà degnato di dargli da mangiare? Improvvisamente le sale un moto di disagio e colpa. Il viso sbianca, gli occhi si sgranano, la paura di trovarlo morto di stenti inizia a corroderle l’animo, mentre nella propria mente Mirako ride di gusto. Cerca di essere logica, insomma, quando è andata via gli ha lasciato praticamente tutto il cibo aperto e qualche lettiera sparsa qua e là… certo, magari la casa puzzerà un po’, ma lentamente la paura di trovarlo morto va via scemando. <Con papà…> sospira, si prende del tempo. <Ho già parlato, forse non in maniera chiara. In effetti non gli ho detto che vorrei che stesse più tempo a casa. Forse dovrei dirgli che mi da fastidio che passi il suo tempo qui.> si, decisamente, glie lo deve dire. Insomma, è rimasto a Kusa solo per il tempo di essere operato e poi via… libero come un fringuello. E poi quella richiesta, quella richiesta che la riempie di gioia e felicità, quella richiesta che spezza la rabbia di colpo, regalandole un aperto sorriso. Stare con sua madre, a Konoha, soprattutto nello stesso villaggio dove vogliono stare entrambi i suoi genitori… sarebbe molto più semplice, più bello… e forse non dovrebbe vedere suo padre alle prese con un’altra. <Sarebbe bello, mi piacerebbe.> sincera nel suo dire, mentre il visino si illumina, ma sa quanto la cosa potrebbe essere difficile, sente già Mirako rivoltarsi contro di lei. <Potrei anche alternare le settimane. Una con papà, una con te… penso che Mirako voglia stare con Raido.> lo chiama per nome, perché l’Altra non lo chiamerebbe mai papà, ma sa quanto voglia stare invece col ninja. Le ha mostrato e fatto provare quel terribile potere e ora lo vuole, e non si scollerà da Raido per nessuna ragione al mondo. Nuovamente la ragazzina si intristisce… quella dualità non è il massimo della vita, avere gusti diversi non è nemmeno il massimo. E tutta quella situazione la sta facendo impazzire solo di più. Ma per oggi, per ora, non vuole pensare ad altro… vuole restare con sua madre, passare del tempo con lei, recuperare tutto. Ascolterebbe le sue parole ed accennerebbe un sorriso, mentre la mano della donna le accarezzerebbe il volto… solo amore ad ogni suo gesto, come se potesse ricucirle l’anima. <Certo che voglio rimanere per il momento. Oggi, stasera…> tanto scommette che suo padre stanotte sarà da Fumiko. Tenterebbe di prendere la mano di sua madre con entrambe le sue, stringerla forte, come a non volerla fare andare via… non anche lei. Ma c’è qualcos’altro che vuole dire a sua madre, qualcosa di importante. <Quando sono diventata Chunin, io e papà abbiamo stabilito che… ecco, che fosse anche il mio compleanno. Io non ho idea di quando sono nata… e non ho mai festeggiato, non sapevo nemmeno che quelli che aveva papà fossero regali per me, o nemmeno sapevo il perché.> sta divagando, scuote la testa, e quindi riprenderebbe parola. <Comunque il mio compleanno è passato, scusa se non te l’ho detto prima.> le dispiace, probabilmente avrebbe voluto esserci, ma effettivamente lei non era ancora tornata… certo è stato un pessimo compleanno. Regali a parte, suo padre ha pensato bene di dirle di Fumiko proprio quella sera e poi ha pensato bene di collassare. Insomma, pessima serata. Chiude nuovamente gli occhi, sospira, ancora richiama a sé quella sua calma. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

11:10 Kaori:
 <Forse sì... Se anche lui sta affrontando gli stessi problemi allora è sicuro che non si tratterà solamente di stress, che qualcosa è effettivamente successa alle fogne per scatenare questi episodi> annuisce Kaori guardando negli occhi la figlia, con tono morbido e rassicurante. Le dispiace doverle chiedere di affrontare una situazione così spiacevole, tuttavia è necessario per trovare un punto di partenza da cui indagare. Sapere se anche quel ragazzo soffre dello stesso male avrebbe portato a un restringimento notevole del numero di possibili ragioni dietro i frequenti mali della bambina e questo avrebbe voluto dire avvicinarsi esponenzialmente alla verità e quindi alla possibilità di trovare una cura e soluzione. L'osservazione di Kouki porta quindi Kaori a guardarla per un lungo istante in silenzio, ragionando su quelle parole. Sì, lo ha pensato anche lei durante il suo mese di prigionia nei laboratori di Cappuccio Rosso. Si era spenta, non provava più nulla, era solamente un involucro vuoto che di tanto in tanto veniva animato dalla forza della rabbia e del dolore. Era tutto così semplice, in quel momento! Nulla aveva realmente importanza, ogni cosa ai suoi occhi era piccola, distante, normale. Non provava dolore né dispiacere, nè felicità nè curiosità. Non provava niente e andava avanti per inerzia, senza soffrire. <Sì, è più semplice smettere di sentire i propri sentimenti. Spegnersi, andare avanti guidati solo dall'istinto> ammette Kaori con un respiro lento, basso. <Ma in quel modo così come non proveresti dolore non proveresti neppure più la felicità. Io credo... che valga la pena di soffrire qualche volta per quei piccoli attimi di bellezza che viviamo ogni giorno> le sorride timidamente la madre con dolcezza. <Tu no?> E dunque il tempo scorre, i minuti passano e Kouki le dice che farla parlare con Mirako non è così stancante, che per lei vorrebbe dire riposare e questo in parte la rincuora. La Hyuga annuisce, apprendendo una nuova cosa sulla natura della sua bambina, ritrovandosi dunque a guardarla in viso con fare fermo. <Va bene. Allora più tardi mi farai parlare con lei e riposerai un po'> le sorride annuendo piano mentre la conversazione avanza e gli argomenti mutano, cambiano, evolvono, esattamente come i loro sentimenti a riguardo. Le dispiace pensare a lei sola in quella grande casa mentre i suoi genitori son lontani. Le dispiace immaginarla seduta a tavola da sola o a letto senza nessuno che le rimbocchi le coperte dandole la buonanotte. Il pensiero, in realtà, le scatena proprio una ondata di rabbia. Sono tutte cose che lei vorrebbe fare e alle quali aveva rinunciato convinta che ci fosse stato Raido accanto a lei dalla sua uscita dall'ospedale. Invece no. Invece lui doveva andare dalla sua ragazza, doveva pensare a se stesso. Digrigna i denti infastidita ritrovandosi quindi a perdersi nella voce di Kouki e calmandosi solo alla fine, con un piccolo sospiro. <Sì, dovresti> ammette alla fine con fare stanco. <Tuo padre fa difficoltà a capire i sentimenti altrui. Quando ti fa star male o ti fa star bene dovresti dirglielo chiaramente se vuoi che sappia cosa pensi e come ti senti, o potrebbe non capirlo> Cerca di aiutarli, cerca di aiutare quel rapporto a non spezzarsi nonostante in quel momento provi solamente rabbia nei confronti dell'Oboro. Nell'ultimo periodo non fa che vedere egoismo nei suoi gesti, nelle sue parole e non riesce a capire se sia sempre stato così e lei se ne sia accorta solo ora o se invece sia cambiato da quando lei se n'è andata da lui. Non lo sa, non può saperlo. La Yakushi, poi, si dimostra essere davvero felice all'idea di poter vivere lì con lei, ma non può accettare del tutto quella proposta. Mirako preferisce la compagnia di Raido alla sua e questo porta ad un problema. In realtà si rende conto che è una giusta constatazione: chiederle di vivere solo con lei sarebbe stato scorretto per quanto il kiriano si sia comportato in maniera altrettanto sleale fino a quel momento, tenendo Kouki a Kusa e poi bighellonando a Konoha con la sua ragazza, neanche fossero adolescenti alla prima cotta. <Sì. Mi sembra giusto> sorride lei annuendo, alla fine, dopo qualche attimo di esitazione, per poi sentire quell'ondata di calore e affetto riversarsi in sé a quelle ultime parole. Vuole rimanere con lei quella sera, con la sua mamma. Kaori è felice e ancor di più lo è quando Kouki va stringendo la sua mano nelle sue. Kaori la guarda, tace, ascolta le sue parole e si ritrova a sentirsi riempire da una ondata di amore per lei. <Oh! Regali!> esclama d'istinto folgorata da un pensiero che le era sfuggito di mente fino a quel momento. <Quanto sono smemorata certe volte> mormora scuotendo il capo e sorridendo alla bambina. <Non preoccuparti piccola, non devi scusarti di niente. Sono contenta che tu me l'abbia detto> le dice con voce estremamente più dolce andando a sorriderle con fare sincero e candido. <E sono felice di dirti che ho proprio un regalo da darti. Lo avevo preso durante il mio viaggio. Mi mancavi da morire e pensavo a te ogni giorno. Così ho cercato un regalo che avrei potuto darti una volta tornata ma mi sono dimenticata di dartelo con tutto quello che è successo> le spiega la Hyuga con un sorriso di scuse, andando quindi a ruotare il corpo verso il corridoio oltre il soggiorno, quello che conduce alle scale. <Vogliamo andare a prenderlo?> le domanderebbe sorridendo, snudando i denti. Se Kouki avesse accettato, mano nella mano, Kaori l'avrebbe guidata fino alle scale attraversando il soggiorno ed il corridoio d'ingresso, andando dunque a salire al piano superiore. L'avrebbe accompagnata fino alla propria camera da letto dove sarebbe andata a far entrare la piccola. Quindi, a quel punto, avrebbe raggiunto il comò lì presente per andare a prendere da un cassetto una scatola rettangolare incartata in carta dorata. <Ecco. E' per te> le avrebbe detto se tutto questo fosse successo, porgendole il dono. Se la Yakushi l'avesse scartato avrebbe visto, dentro una semplice scatola di legno chiaro, una spazzola color avorio. Sul retro della stessa sarebbe intarsiata in colori vivaci e brillanti il disegno di una farfalla dalle ali aperte, di mille colori. <Ho pensato ad una spazzola perchè la prima cosa che abbiamo fatto insieme, per avvicinarci, è stata spazzolarti i capelli. Ricordi? Quel pomeriggio a casa mia, quando ti avevo invitata per il tè? Ti avevo spazzolato i capelli e fatto la tua prima treccia. E' allora che ho iniziato a sentire di volerti bene> le dice lei con voce calda, morbida, guardando la bambina nei grandi occhi gialli. [chakra: on]

11:49 Kouki:
  [Cucina] Alla fine dovrà parlare con lui, confrontarsi, capire se anche lui stia vivendo quei dolori, quei vuoti di memoria, i problemi alla vista. Se davvero anche lui sta avendo problemi, allora davvero la causa si riconduce alle fogne. A quel punto sarebbe molto più semplice fare ricerche e cercare di capirne di più. Annuisce, non felice per quello che le si prospetta, ma è doveroso farlo… ecco un altro motivo, quindi, per dover tornare a Kusa. Rimane in silenzio, rigoroso silenzio, mentre pian piano il dolore sembra scemare, anche se sempre presente, e la vista riacquista la propria normalità. Qualcosa continua a tormentarla dentro di sé, qualcosa che rimane annidato nel profondo della sua mente, nel suo sangue, oltre alla presenza di Mirako, si intende. Spera solo che sia davvero una conseguenza di quelle fogne e non una qualche altra malattia o peggio… qualche altra personalità. In silenzio terrebbe lo sguardo giallo fisso in quello perlaceo della donna, di sua madre, mentre dopo un lungo istante di pausa, ecco che ricomincia a parlare. L’ascolta, fa tesoro di come sia vero quello che la ragazzina ha detto. Rimanere senza niente, senza sentimenti. Apatia, noncuranza, lasciarsi trasportare da istinto e inerzia. Si sente cullare da quelle parole, si sente bene anche al solo pensare a quello stato d’animo… così pacato, così vuoto. Ma viene riportata alla realtà dalla successiva affermazione, da quella domanda. Vale la pena soffrire? La Yakushi non è tanto convinta, il viso infatti viene abbassato, le spalle scosse. <Non lo so.> risponde sinceramente a quella domanda, non riuscendo più a capire cosa sia meglio e cosa no. Certo, avere il cuore colmo di gioia la fa sentire bene… ma quanto debole? I pensieri di Mirako stanno iniziando a mischiarsi ai suoi, forse troppo stanca per mantenere ancora il controllo a lungo. <Non so se sono disposta a soffrire ancora.> così come era successo in passato, la nascita di Mirako e la quindi conseguente privazione dei sentimenti, l’aveva salvata dal dolore. Così come era stufa allora, è stufa anche adesso, ma il problema ora è che si sta abituando a provare qualcosa e il suo carattere muta sempre di più. Annuisce senza dire nulla a quel futuro incontro tra l’Altra e sua madre, più tardi ovviamente, prima hanno ancora molte cose da dirsi, da fare… insomma bisogna distribuire bene il tempo fra entrambe le personalità. Lei parla, dice quello che pensa e la Hyuga l’ascolta, ma si, dovrebbe parlarne anche con suo padre. Quella situazione non andrà avanti per sempre, e se non cambierà, la farà cambiare lei… e non le importa se dovrà affidarsi all’aiuto di Mirako. Ma prima di far precipitare le cose, è meglio parlarne. <Va bene. Sono sempre sincera con lui, tempo fa ci siamo ripromessi di non nasconderci niente.> ed è vero, assolutamente vero, lei è sempre stata sincera nel dirgli come si sente, deve solo ricordarsi di aggiungere questo piccolo particolare che non gli ha detto per una mancanza. Anche se ora, a Kusa, dovrà fare qualcosa che terrà nascosto ad entrambi. L’ascolta, le stringe la mano, quella bellissima e materna mano… lei è arrivata e ha sconvolto la vita di quella donna, ma alla fine si sono avvicinate davvero, si sono davvero volute bene… e così come desiderava la ragazzina, ha potuto chiamarla mamma. Chiude gli occhi, le labbra si tendono in un piccolo sorriso mentre la questione sul dove andare a vivere sembra essere compresa da Kaori. È complicato, fin troppo, e lei con le sue scelte potrebbe ferire entrambe i suoi genitori. Non vuole scegliere, non intende farlo, quindi deciderà in base a se stessa e a Mirako. <Non voglio ferire ne te, ne papà. Per ogni scelta che prenderò, sappi che sarai sempre mia mamma e che…> si prende un attimo, un attimo per riuscire a far suo quel concetto che esprime raramente. <Che ti voglio bene, sempre.> non è brava con i sentimenti, ma fa del so meglio. Arrossisce, si sente a disagio, ma solo perché non ci è abituata. Terrebbe sempre la sua mano, conscia che questo lo dovrà dire anche al padre. Se un giorno vorrà partire sola con suo padre, lo vuole sapere sapendo che sua madre non se ne risenta… e viceversa. <Lei non ti sostituirà, anche se dovessi cercare di andarci d’accordo.> parla di Fumiko, ovviamente, dopo tutto ha detto a Raido che ci avrebbe provato, ma una cosa è certa… nessuno vuole sostituirsi a qualcun altro. Il discorso man mano muta, si trasporta ad un argomento molto più leggero, sollevando il morale e l’animo della ragazzina. I regali. Nonostante ne abbia ricevuti per la prima e unica volta alla sua promozione e compleanno, ha scoperto che le piacciono molto. Sorride verso la donna, tornando a guardarla negli occhi, riaprendoli e perdendosi nel suo sguardo. L’ascolta, si sente decisamente bene dopo aver informato anche lei del suo compleanno, ma il sorriso si fa raggiante non appena viene a conoscenza che anche sua madre ha un regalo per lei. Be, dopo tutto ha scoperto che le piacciono. <Cos’è?> domanda verso di lei, facendo prevalere quella parte curiosa ed impaziente di lei. Ora si che sembra una ragazzina della sua età. La seguirebbe quindi, tenendole la mano e lasciandosi portare fino alle scale, salirle e raggiungere la camera da letto della donna. Un regalo preso in viaggio, e gli occhi non possono che puntarsi su quella scatola avvolta dalla carta dorata, mentre le viene data. Lentamente la prenderebbe fra le mani, e nel più totale silenzio la scarterebbe. Strapperebbe via quella carta per trovarsi in mano una scatola in legno e al suo interno… una spazzola. Una bellissima spazzola in avorio, con il disegno di una farfalla. Gli occhi si illuminano, il sorriso si accentua ancora di più mentre il proprio cuore viene sopraffatto da un’incredibile gioia. Non tanto per l’oggetto in sé, ma da quello che rappresenta… una spiegazione che le va a dare anche la Hyuga. Quello è un prezioso simbolo, e la piccola andrebbe a stringersela al petto, chiudendo per qualche istante gli occhi. <Ero così nervosa, e convinta di non piacerti affatto, di essere solo qualcuna che si era insinuata nella vita di te e papà. Ma io desideravo già poterti chiamare mamma.> inconsciamente, quel desiderio c’è sempre stato e quel gesto di spazzolarle i capelli è il primo che l’ha fatta sentire amata. <Grazie.> direbbe in seguito verso la donna, tentando di avvicinarsi a lei e stringersi fra le sue braccia. Sa che lei ci sarà sempre, anche se non potranno più essere una famiglia tutti e tre insieme… forse deve iniziare davvero ad elaborare ed accettare le scelte di suo padre, per quanto non le condivida appieno. La loro storia è finita, come finiscono un sacco di altre relazioni… e bisognerebbe andare avanti, conscia che entrambi i suoi genitori continueranno ad amarla, sempre. Certo, dovrà fare i conti con la gelosia che prova nei confronti di Fumiko, e con la rabbia nei confronti di Raido per aver ceduto così facilmente un amore. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:10 Kaori:
 Può perfettamente comprendere i pensieri che ora si stanno aggirando nella mente della bambina. Anche lei si è posta quelle domande molte volta durante la sua prigionia e, qualche volta, anche dopo, ma lei ha una impostazione mentale diversa, una esperienza di vita diversa che l'ha portata a comprendere meglio cosa vale la pena vivere e cosa no. Cosa è giusto sopportare e cosa no, per potersi ancora considerare umani. L'ascolta, la guarda, cerca di fare il possibile per rassicurarla, soprattutto ora che sembra essere nel suo momento di maggiore fragilità. <La mamma cercherà di non farti soffrire più. Farò il possibile per non farti sentire più così, te lo prometto piccola mia> le dice scegliendo il percorso più sicuro. Non può semplicemente dirle che non provare nulla è sbagliato perchè, di fatto, non saprebbe neppure dirle il motivo di queste parole. Non può essere lei a dirle come dovrebbe sentirsi o perchè, è una scelta che purtroppo spetta solamente a Kouki e per questo Kaori si limita a fornirle tutto il suo appoggio. Si limita a rimanerle accanto, a sostenerla qualunque cosa sarebbe successa. La consiglia, la coccola, la guida in quel momento di confusione e caos e si apre a lei totalmente mostrandole i suoi sentimenti e tutto ciò che prova per la piccola. Kouki le sorride, sembra calmarsi ed alla fine le stringe la mano con dolcezza andando a rassicurarla con delle parole che portano la Hyuga a sentire gli occhi colmarsi di lacrime calde e brucianti. Si sente tremare, la guarda negli occhi con le iridi luccicanti di un pianto trattenuto e quindi andrebbe d'istinto a cercare di abbracciare la sua piccolina contro il proprio petto, con forza, come se non volesse mai più lasciarla andare. <Grazie... grazie> le sussurra con la voce sottile, impastata da un pianto che non sa quanto tempo ancora sarà capace di trattenere. E' semplicemente quello di cui aveva bisogno in quel momento; quelle parole, quei gesti, quelle rassicurazioni. Aveva bisogno di sapere che la sua bambina non avrebbe cercato in Fumiko un'altra mamma, bisogno di sapere che nonostante i suoi errori Kouki le vuole ancora bene e che la vuole con sé. <Ti voglio così bene> sospira alla fine con una mezza risatina tremante, discostandosi appena da lei e sorridendole, asciugandosi gli occhi con una mano. <Ma, ehi! Abbiamo detto niente pianti, giusto?> ridacchia tirando su col naso, cercando di scacciare quell'ondata di calorosa commozione che l'ha riempita dall'interno. Così si rialza e lascia che finalmente fra loro ci sia solamente leggerezza. L'atmosfera muta, si fa più felice e Kaori accompagna la bambina nella propria camera dove tante volte avevano passato del tempo insieme nei mesi precedenti la partenza della Hyuga. Qui, la special jonin, dona alla bambina una spazzola, qualcosa che aveva da subito attirato la sua attenzione dalla bancarella del mercato che s'era ritrovata a frequentare molto tempo prima. Qualcosa che volesse significare effettivamente qualcosa per loro. Kouki sembra felice, sembra davvero dimostrare la sua età in quel momento e quando stringe l'oggetto al petto Kaori si sente travolta da un forte senso di protezione e affetto per lei. Ascolta le sue parole e si ritrova a sentire di amarla ancora più di prima, ancora più di sempre, come se non potesse mai amarla più di quanto già l'ama in questo momento. Kaori le sorride, la guarda e quindi si umetta le labbra. <Tu sei mia figlia. E lo sarai per sempre. Anche se un giorno non dovessi più vedermi come la tua mamma> le dice rassicurandola, guardandola dritto dritto negli occhi. <E ora ho proprio voglia di fare qualcosa con la mia bambina.> le sorride con dolcezza andando a decidere di scacciare, per un momento soltanto, tutto il dolore e la paura e l'angoscia lontano da loro, da quel momento che stanno condividendo. <Che ne dici se questa volta sei tu a spazzolarmi i capelli? Li asciughiamo e li spazzoliamo insieme. Così quando fra molti anni avrai dei figli tuoi, saprai come fare> le propone, sorridendole, desiderosa di poter vivere con lei quanti più momenti del genere possibile. Momenti normali, momenti familiari, in cui poterle insegnare qualcosa, in cui poter condividere un ricordo. Momenti di tenerezza, di ingenua semplicità, che porteranno gesti comuni come una spazzolata a rappresentare per sempre qualcosa di più, a portare con sé un dolce ricordo. Per ora, solo per ora, vuole poter vivere con lei qualcosa che appartenga solo a loro, qualcosa che possa renderla felice, che possa farle sentire entrambe, semplicemente unite. [END - scusa ma mi sembrava veramente un bel modo per concluderla ;___; *feels*]

13:00 Kouki:
  [Cucina -> stanza] Un momento buio, un periodo che l’ha portata più volte a pensare che forse sarebbe meglio tornare da colui che l’ha creata e torturata. Un periodo che l’ha portata a pensare che sprofondare nuovamente nell’apatia e nella violenza, fosse la soluzione giusta. Un periodo così fragile da portarla a pensare di addormentarsi per sempre e lasciare che Mirako domini indisturbata il suo corpo per l’eternità. Certo non sarebbe così grave, dopo tutto i genitori si lasciano in ogni momento, le relazioni finiscono, ma lei è già fragile mentalmente di suo, inoltre i sentimenti negativi sono portati all’esagerazione da tutto quello che le sta accadendo in corpo… da quel sangue infetto. Un mix di situazioni che si sono manifestate tutte insieme. Ascolta come sua madre la rassicuri, apprezza come non tenti di convincerla che quello che prova è male, che l’apatia non va bene… apprezza che guidi quella situazione a quel modo, che la consoli con quelle esatte parole. Non la farà mai più soffrire, mai più. Vuol dire che non l’abbandonerà ancora per andare chissà dove con una tigre, vuol dire che potrà sentirsi al sicuro e stabile. Quelle parole rincuorano l’animo della Yakushi, la quale va a mostrare un piccolo sorriso. Annuisce, non dice nulla, non c’è molto che la ragazzina possa dire a quell’affermazione, se non mostrare la sua gratitudine verso la madre. Forse dovrebbe cercare di ritrovare la sua stabilità, dovrà per forza parlare con suo padre. In seguito le parole che la Yakushi va a dire verso sua madre, provocano nella donna una reazione che forse la piccola non si sarebbe aspettata. Vede le lacrime e subito va a pensare di aver detto qualcosa di sbagliato, di averla ferita. Il labbro viene morso, ma prima che possa dire qualsiasi cosa, ecco che le braccia della donna l’accolgono ancora una volta contro il suo petto. Si stringe a lei, chiude gli occhi, il cuore torna ad un battito normale ora che ha compreso che non era altro che semplice commozione. Le sue parole, quel suo affetto dimostrato anche a parole… ne aveva bisogno per risollevarsi almeno un poco, per provare a ricominciare. Ora è in una situazione delicata, lei. Si scostano poi, giusto appena per tornare a guardarsi negli occhi, e anche la giovane si lascia andare ad una piccola risata. <Niente pianti, no.> gentile il tono, morbido, mentre va a scuotere lentamente la testa. Non si piangerà, questa giornata è tutta per loro, per una madre e una figlia. Ora potrà vivere qualche momento normale, qualche bellissima esperienza che potrà portare nel proprio cuore corrotto. <Voglio passare questi momenti con te, senza lacrime, tristezza o dolore… voglio cercare di essere felice.> un piccolo desiderio, mentre si sarebbe avviata alla stanza insieme a Kaori, mentre quel pacchetto verrebbe scartato e il suo contenuto stretto al petto. Momenti felici, momenti che fanno inorridire Mirako, la quale cercherebbe con più insistenza di prendere il controllo. L’abbraccio di sua madre, comunque, darebbe una così grande ondata di amore nel corpo della piccola, che l’Altra sembrerebbe quasi ritrarsi, infastidita. Viene stretta nuovamente tra le braccia della madre, in quel momento che viene suggellato con quelle ultime parole. La ragazzina la guarda, dubbiosa, forse impaurita. <Io? Pettinarti? Non so se sono capace…> non vorrebbe creare più scompiglio che altro, ma ancora una volta viene rassicurata sul fatto che lei le insegnerà. Condividere quel simbolo, imparare, stare insieme come una madre e una figlia dovrebbero fare. Infine si rilassa, sorride ed annuisce. Non ha nulla da temere, proprio nulla… presto guarirà e presto riuscirà ad accettare tutto quanto… ma ora non ci pensa, vuole solo stare con la Hyuga, pettinarle i capelli secondo la sua guida, asciugarli ed acconciarli. Impacciata nei movimenti, imbarazzata per il fatto che non ha mai eseguito una cosa simile prima… un qualcosa così diversa dalla sua natura. Ma le piace… e farebbe scorrere quella spazzola fra i capelli della madre, con quel simbolo che le unisce per sempre in un amore profondo. [Chakra On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C][END]

Kouki si dirige a casa di Kaori per cercare di capire col suo aiuto cosa le sta causando i suoi frequenti malesseri.

La Hyuga viene a conoscenza dell'esperienza della bambina nelle fogne di Kusa e inizia a mettere insieme i pezzi per capire cosa sia successo alla sua piccola. Le due condividono una giornata interamente dedicata a loro ed al loro rapporto ♥