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Perchè mi odi?

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con Kouki, Fumiko

15:42 Kouki:
  [Stanza - Letto] La giovane Yakushi non ha di certo idea di quanto tempo sia passato da quando ha messo piede in quella locanda a Konoha per seguire Fumiko. A dirla tutta non si trova nemmeno in una condizione totalmente vigile e cosciente ancora. Non sa di essere stata raccolta dalla donna e portata in una stanza della locanda, non sa di trovarsi, probabilmente, sdraiata in un letto. Non ha nemmeno idea se Fumiko abbia avvisato Raido, o no. Gli occhi gialli sono tenuti chiusi, in un’espressione corrucciata e sofferente, l’intero esile corpo è sconvolto dal turbamento, si agita in quello che sembra essere un sogno, o meglio, un incubo. I lunghi capelli neri e lisci sono arruffati, sparpagliati sul cuscino che le regge la testa, alcune ciocche le sono finite sul viso, madido di sudore. Labbra serrate, strette, la pelle già pallida ha assunto un biancore ancora più evidente, risultando quasi impossibile distinguere le linea delle labbra dal resto del viso. Dovrebbe indossare ancora i suoi abiti e il proprio equipaggiamento, se Fumiko quest’ultimo non glie lo avesse tolto prima di metterla a letto per un fatto di comodità. Quindi il proprio corpo dovrebbe essere avvolto dal proprio kimono corto dal colore bianco, smanicato e stretto alla vita da una fascia blu, la quale richiama col medesimo colore anche i bordi del kimono. Sulla fascia vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa, con tanto di simbolo. Esile e magra, come al solito, nonostante la crescita, rimane sempre piuttosto piccola come costituzione. Sul kimono vi è il simbolo del suo clan Yakushi, sia dietro la schiena a livello infra scapolare, il quale non dovrebbe essere visibile dato che dovrebbe essere distesa nel letto, e sia sul davanti al livello del cuore. Al di sotto del kimono indossa un paio di pantaloncini neri e aderenti, ma elasticizzati, lunghi fino a metà coscia. Le scarpe ninja non dovrebbe averle indossate al momento. Nessuna fasciatura ad avvolgere il proprio corpo, Mirako non le aveva indossate e le proprie cicatrici percorrono in bella vista ogni centimetro della sua pelle, dalle più piccole alle più grandi, nette o frastagliate, alcune puntiformi, altre no. Segni di bruciatura e la carne dietro alla nuca scavata col fuoco formando la scritta ‘E-001’. Tutto come al solito, come sempre, se non fosse per quell’incoscienza nella quale è caduta. Gli incubi si susseguono nella sua testa da quando è svenuta, sprazzi di memoria ancora dimenticata si mischiano a quelle che sembrano essere delle fogne. Il viso di colui che l’ha creata, Otsuki, tende a deformarsi, urlare di rabbia e prendere le sembianze di un mostro, un abominio. Incubi in cui sente la propria pelle dilaniarsi, lacerarsi… gli strumenti di tortura e analisi si confondono con le zanne maleodoranti di quei mostri, l’incubo delle fogne torna a farsi vivo, prepotentemente, e ancora una volta si sente sopraffatta dalla morte e dalla paura. Terrore, dolore, disperazione, tutto si mischia, tutto trapela su quel visino che si agita nel sonno. Altri ricordi, altre memorie, vive di sfuggita ciò che ha vissuto solo Mirako, impossibilitata a comprendere se sia la realtà o mero sogno, rimanendo ancora in balia di quegli incubi, almeno per il momento. [Chakra Off][Se Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

15:55 Fumiko:
 Ha portato la piccola Kouki su per le scale e l'ha adagiata sul letto liberandola con delicatezza di tutta la sua armeria. Non poteva lasciarla la, nemmeno le è ha sfiorato la mente quella malsana idea, è ancora una bambina che sembra aver visto troppe cose brutte nella sua vita, un po come lei che ne avrebbe viste di cotte e di crude nei giorni a venire ma ancora inconsapevole si è fermata anche lei nella stanza. Osserva la bambina con una stretta al cuore, le parole che le ha rivolto le hanno fatto molto male e questo non può negarlo. La finestra è tenuta aperta lasciando che aria riesca possa entrare e scompigliarle i capelli . Non ha dormito affatto quella notte, non ne ha avuto il coraggio ne la forza e i risultati son presenti sotto i suoi occhi. Ha abbandonati i vestiti della sera prima in favore di un vaporoso abitino bianco , un po come la stanza, chiara e candide sono le pareti, i mobili invece sembrano di un legno particolarmente pesante. Il lettone sta proprio vicino alla grande finestra che prende la maggior parte della parete lasciando molta luce ad entrare nella stanza . Sospira, dovrà avvisare anche Raido di quello che è accaduto, che lei si è sentita male e adesso sta stesa su un letto tra le fresche lenzuola chiare e profumate che avvolgono il corpicino. Rimarrebbe così finché non si sarebbe svegliata ma qualcosa la festa da quella trance , i movimenti della piccola, si vede che non sta bene nemmeno nel sonno. Cosa fare? Si avvicinerebbe velocemente al lettone e si siederebbe sul materasso. Le mani che andrebbero sulle sue spalle a scuoterla un poco < Kouki , svegliati > il tono di urgenza ma tiene la voce bassa , la destra che passa sulla sua fronte per asciugarla dal sudore < Kouki! > continuerebbe a scuoterla piano per tentare di svegliarla.

16:07 Kouki:
  [Stanza - Letto] Tutto si mischia, tra ricordi, passato, fogne, mostri… nel sonno le labbra si dischiudono facendo fuori uscire la propria vocina flebile ed affaticata. <Devo… ucciderlo…> parla nei propri incubi, riferendosi a chissà quale mostro o fantasma, mentre altri gemiti di dolore sfuggono al suo controllo. <Aiutami…> un sibilo che si perde nell’aria, la bocca si muove nuovamente, ma questa volta non ne esce alcun suono comprensibile. Gli incubi sembrano raggiungere il loro culmine, l’agitazione aumenta, la paura e la rabbia si fanno sempre più evidenti dalla sua espressione. <Lo faremo… tranquilla, lo faremo…!> i pugni vengono chiusi, mentre con violenza la coscienza della ragazzina viene riportata a galla di colpo, probabilmente aiutata dal leggero scuotere di Fumiko sulle sue gracili spalle. Non ne sente la voce, ma all’apice di tutto quello sconvolgimento, gli occhi ambrati si aprono di scatto, lasciandosi andare ad un piccolo urlo. Il respiro affannoso, sguardo che subito dopo viene assottigliato per via di quella sua visione appannata, sfuocata. Cercherebbe infatti di mettere a fuoco quello che la circonda, sentendo ora tutto il dolore fisico che sembra piombarle addosso di colpo. La testa e ogni suo muscolo dolgono, le dita afferrano le coperte, e la paura di non sapere dove si trovi fa la sua parte. <Cosa…? Dove?> confusa, biascica qualche parola, mentre sente il proprio cuore in gola. Chi è? Kouki o Mirako? Impossibile definirlo ancora, tutto ciò che i suoi occhi affaticati riuscirebbero a vedere, è una stanza, non ancora ben definita, non è la sua e l’espressione della ragazzina appare confusa e disorientata. La debolezza pervade tutto il suo corpo, così come il dolore che però man mano sembra scemare sempre più, senza però mai sparire del tutto. Tuttavia quello che le salta agli occhi è una figura che fatica a mettere a fuoco, in un primo momento non la riconosce, non sa chi sia, quel volto le appare scuro, a tratti maschili, tanto che in quel suo delirio crede di trovarsi nuovamente nelle mani di Otsuki. In seguito quel viso muta, la mente avvelenata le gioca qualche pessimo scherzo… quel viso muta ancora, come nei suoi incubi, zanne e occhi serpentini, una mostruosità, un abominio, nuovamente. Il cuore batte all’impazzata, il respiro le manca, si blocca nel suo petto e le impedisce di prendere aria nella maniera più corretta. <Chi sei…??> il panico le distorce la voce, ma nel giro di pochi istanti, fortunatamente, la vista sembrerebbe tornare pian piano normale… quindi eccola quella figura. Capelli blu, occhi viola… quella rosa fra i capelli, il piercing sotto il labbro. La riconosce, Fumiko. Peccato che non ha ricordo di come sia finita in quella situazione. <Tu...> sibila, verso di lei, ma non vi è cattiveria questa volta nelle sue parole. Non sembra esserci traccia di Mirako. Tutto quello che la Chunin ricorda è l’aver scoperto che la nuova ragazza di suo padre era proprio quella che lei aveva incontrato in ospedale, quella che le aveva offerto il thè. Ricorda il disgusto, ricorda di aver desiderato di non aver mai accettato la bevanda… ricorda la stanchezza, la sua richiesta di aiuto verso l’Altra, Mirako, affinchè prendesse lei redini di tutto, affinchè Kouki potesse dormire per un bel po’. E a quanto pare ha dormito, fin troppo… così tanto che non ha nessun ricordo di come mai si trovi lì, in quella stanza, senza ricordarsi di essere andata a Konoha, senza ricordarsi di nulla. Vuoi per Mirako, vuoi per il sangue corrotto, il grande buco nella sua memoria sembra ingrandirsi ancora di più. Occhi sgranati che si buttano in quelli viola della donna, rimanendo immobile nel letto, non sentendosi in grande nemmeno di sollevare la testa. <Dov’è mio padre? Che cosa sta succedendo…? Dove sono?> soffoca il panico in quelle domande, con quella sua flebile vocina. Ma più si agita, più si lascia andare alla confusione, e ai sentimenti, ecco che la testa ricomincia a farle male, costringendola a chiudere gli occhi per cercare di esorcizzare il dolore. Passerà, come sempre, solo chissà quando. [Chakra Off]

16:23 Fumiko:
 Scuote la piccola con energia adesso, la sente parlare nel sonno, parole incomprensibili per lei ma sa che sta avendo un incubo < Kouki > la voce più alta a quella richiesta di aiuto e infine lei apre gli occhi con suo sommo piacere. Si stava spaventando e non sapeva cosa fare se non scuoterla per svegliarla. Vede la sua agitazione, non sembra ricordare nulla, ed è ancora spaesata , molto spaesata < sh tranquilla > il tono basso e calmo, tenta di calmare i suoi nervi e la sua paura. La guarda in volto con l'espressione serena ma non la tocca ancora, lascia che si senta libera e non costretta da chissà cosa < Kouki sono Fumiko, ti ricordi di me? > non sa ovviamente della doppia personalità della ragazza, non sa che quella non è la stessa bambina della sera prima, non sa che lei si sta ritrovando li come dopo un lunghissimo sonno in cui il suo corpo continuava a muoversi attraverso la volontà di un altra < sei a Konoha ricordi? Sei venuta qui, ci siamo incontrate in questa locanda. Sei dentro la mia stanza, ti ci ho portata dopo che sei svenuta > le spiega tutto con calma, il tono sempre basso e lento . Anche lei è spaventata dalla reazione della bambina, non riesce a capire il perché si stia comportando in quel modo che mette in agitazione anche lei < sono Fumiko > ripete con più calma, < sei al sicuro qui, non c'è niente di cui aver paura > la rassicura come può , tenta di spiegarle al meglio la situazione che è già molto strana di suo. La vede in preda a chissà quale tipo di dolore, non conosce quel dolore, ma sa quando qualcuno sta male. Tenterebbe di spostare le proprie mani per poggiarle sulle sue spalle < sta tranquilla, sei solo svenuta ieri sera. Tuo padre è in ospedale al momento, a Kusa, non devi preoccuparti al momento. Tu stai bene, nessuno ti ha toccato, ti ho portato nella mia stanza così potevi riposarti > le accarezzerebbe anche il capo per tranquillizzarla, la mano delicata che tenta di dargli anche un conforto fisico < sta tranquilla , non sei sola. Hai sete? > può immaginare quale sia il suo stato d'animo , un po come quando lei si era risvegliata in mezzo ad una foresta con il cranio insanguinato e nessun ricordo, solo dei mercanti che cercavano di aiutarla < guarda, c'è il sole, puoi vedere dove sei da qui > indica la finestra alla loro sinistra, quella che fa entrare un sacco di luce dentro la stanza, smorzata da una tenda di lino bianca.

16:40 Kouki:
  [Stanza - Letto] Affonda in quelle candide lenzuola, completamente disorientata, come se fosse stata buttata in una situazione sconosciuta totalmente a random. Non trova appigli, non trova sicurezze, non riesce nemmeno a fare appello alla propria logica fredda e razionale. Completamente divorata dalle emozioni negative, nel tentativo disperato di calmarsi e darsi delle risposte. Come all’inizio di tutto… come quando si è risvegliata sul carro di quei mercanti che l’hanno portata a Kusa, senza ricordi, senza un nome e con la febbre alta. Ha paura di rivivere tutto quanto dall’inizio, ma per fortuna sembra aver conservato i suoi ricordi, il suo nome, suo padre, sua madre, tutto quanto… ha solo quell’enorme buco di memoria. L’altra la chiama per nome, la osserva, la ascolta, le ribadisce che chi sia, ma la ragazzina lo ha già compreso da sola. È Fumiko, lo sa bene… ricorda quel nome, ricorda chi sia. Un moto di rabbia e tristezza la pervade, ma non può fare a meno di annuire, lentamente. <Si, ricordo chi sei… so chi sei.> la voce sembra riprendere i toni sibilanti e freddi, distaccati. Ricorda chi è, ricorda. Lei è l’altra donna di suo padre, quella che ha spinto Raido a rovinare tutto. Ma non è il momento, il dolore che avverte e la confusione sono mille volte più potenti di quello che è successo alla sua famiglia. Eppure le successive parole della donna la scaraventano nuovamente in un limbo sconosciuto. E’ a Konoha, è arrivata e ha incontrato Fumiko, sono in una locanda nella stanza della donna e ci è finita dopo essere svenuta. Ecco, questo non lo ricorda. <No. Io non ero a Konoha, io stavo a Kusa… stavo con mio padre…> inizierebbe a parlare, ma la voce le si blocca in gola. Muore di colpo nel momento esatto in cui riesce a trovare una probabile risposta. Non è la prima volta che le capita, ma mai le era successo di ritrovarsi in una zona completamente diversa, in un villaggio diverso. È stata Mirako, è lei che ha fatto tutto, e poi… perché è svenuta? <Perché sono svenuta? È successo qualcosa…?> non si sente bene, per niente… forse si è ammalata, ma di sicuro qualcosa è successo, qualcosa che ha fermato persino Mirako, costringendola a ritirarsi di colpo. Continua ad ascoltare le sue parole, le sue rassicurazioni, eppure per quanto all’inizio se ne senta coccolata, non può dimenticarsi di chi sia quella donna. La rabbia porterebbe la ragazzina a cercare di scostarsi dai suoi tocchi, anche se la poca forza e il dolore che prova, forse non le permetteranno una totale riuscita della sua volontà. <Non so perché è voluta venire qui…> inizierebbe a parlare, in un sussurro, riferendosi a Mirako, per poi tornare con lo sguardo in quello della donna. <Ma sei stata fortunata che sia svenuta.> cosa potrebbe arrivare a fare Mirako? Per la ragazzina l’Altra non ha freni ne vincoli, quindi sarebbe potuto succedere di tutto… e suo padre? È stato avvisato? Gli occhi verrebbero chiusi nuovamente, rifiutandosi quindi di volgersi verso la finestra, verso il sole. Quella luce le fa male, ma sente chiaramente la bocca secca, ma è troppo orgogliosa per accettare qualsiasi cosa da quella donna. <No… non ho sete, non voglio niente… se riuscissi ad alzarmi me ne andrei, ma… non mi sento per niente bene.> tutto quello non ha molto senso per lei, ma è quello che prova e non può sottrarsi. Non sente la Voce dell’Altra, non avverte la sua presenza, ma sa che c’è, probabilmente sta solo dormendo ora. <Ti ho… detto o fatto qualcosa?> chiede infine, conscia che qualsiasi cosa l’Altra abbia detto o fatto, lei non se lo ricorda, deve quindi indagare, saperlo proprio da Fumiko. [Chakra Off]

16:53 Fumiko:
 Oltre alla confusione della ragazzina arriva anche il disprezzo che prova nei propri confronti, cosa che la rende triste e la porta a sospirare pesantemente , almeno sta iniziando a capire chi è,e dove si trovi. Soleva un sopracciglio, adesso è la donna ad essere confusa dal suo dire < sei venuta a Konoha, cercavi me e mi hai trovato > continua a spiegarle, che l'altra abbia dimenticato? Ma come è possibile che sia cosi? < non è successo nulla di grave, abbiamo solo incontrato un rospo gigante , alto almeno due metri, e ci ha posto dei quesiti > ricorda l'incontro bizzarro della sera prima , spera solo che l'altra ricordi e non la prenda per pazza < puoi chiedere giù al proprietario . Dopo l'incontro mi hai parlato e.. E sei svenuta. Ti ho portato qui per lasciarti riposare > continua con calma, e toglie le mani da lei scostandosi un poco, sente il suo rifiuto e non può biasimarla, è una bambina a cui è stata tolta la famiglia, quella è stata spezzata, ma deve farle comprendere che non tutto è come crede, che non è colpa sua se suo padre ha lasciato la madre, deve farglielo capire con calma, adesso ha la possibilità di spiegarsi e lasciare che lei possa decidere alla fine se continuare con quel suo pensiero o accettare la realtà delle cose. Sospira, ha notato lo sguardo di lei e il suo scostarsi dalla luce perciò andrebbe alla finestra abbassando un poco le tapparelle così che sia poca la luce che entra nella stanza, e va comunque verso il comò di fronte al lettone dove sta una caraffa di acqua fresca e una serie di bicchieri di vetro . Sente le sue parole come aghi che le infilza dentro < davvero mi merito questo Kouki? > la voce delicata non si alza nemmeno un po , una domanda che viene fatta col cuore mentre versa il contenuto dentro il bicchiere e infine si volta verso di lei < devi riposare finché puoi, non so cosa sia successo > ammette avvicinandosi con il bicchiere per le mani e lo lascia sul comodino accanto al letto < non hai fatto nulla, ma qualcosa l'hai detta. Mi odi Kouki? > la sincerità nel suo sguardo mentre aspetta una risposta dalla piccola, non riesce a capire il motivo di tutto quell'astio nei suoi confronti, non ci riesce , non vuole accettarlo e soprattutto vuole capire le sue motivazioni.

17:21 Kouki:
  [Stanza - Letto] A quanto pare è davvero andata a Konoha per cercare Fumiko, e l’ha trovata. Non ha idea di cosa avesse in mente l’Altra, ma in un certo senso è contenta di quello che sia successo. È contenta di essere svenuta e di ritrovarsi in questa situazione ora. Come ha anche detto alla donna stessa, è fortunata che la ragazzina sia svenuta, che Mirako sia stata messa KO. Non sa cosa aspettarsi, forse ci dovrebbe parlare. Un riassunto di quanto è successo le viene fatto, peccato che lei non ne abbia il minimo ricordo, ma non ha nemmeno nessuna ragione per non credere a quella donna. Pensa il peggio di lei, ma non le pare una che mente. <Davvero, io non ricordo nulla… sarà stata Mirako, forse mi permetterà di ricordare in seguito…> mormora appena, non ha motivo di tenerle nascosta Mirako, soprattutto perché lei è convinta, attraverso una serie di incomprensioni, che suo padre abbia detto tutto di lei alla donna… quindi per la ragazzina, anche Fumiko sa di lei e della sua duplice personalità. Nonostante si sia appena svegliata, si sente già stanca, ancora dolorante. Non riesce a capire il motivo di tanto dolore nella sua testa, ne per tutto il suo corpo, la vista ancora si offusca, ma deve cercare di stabilizzarsi. Fortunatamente la donna si allontana per andare ad oscurare un poco il sole che filtra dalla finestra, e ancora una volta non riesce a comprendere quello che le accade intorno, ma ancor di più non riesce a comprendere quella donna. La domanda di Fumiko le arriva chiara, e la ragazzina non risponde, non subito almeno. Cosa si merita? Non lo sa, non sa cosa volesse fare Mirako, ma non sa nemmeno a cosa si stia riferendo la donna. <Questo cosa? Cosa non dovresti meritare?> domanda quindi verso di lei, la voce stanca ma corrosa dalla tristezza e dalla rabbia che sempre albergano in lei ormai. Nonostante quello che l’Altra abbia fatto, o potuto fare, la donna si comporta in maniera generosa con lei, e questo non riesce a comprenderlo. Le porta l’acqua, quella che lei ha rifiutato, e appoggia il bicchiere sul comodino accanto. Come decifrare questo gesto? Questo comportamento? <Cosa ti ho detto?> domanda nuovamente, dato che non le ha spiegato poi molto, ma almeno sa che non ha fatto nulla di fisico. Ma si osservano, a lungo mentre la giovane cerca di trovare una risposta che sia sincera a quell’ultima domanda. <Io devo odiare qualcuno.> ecco la risposta più completa che la sua testa ha potuto pensare. Non è che la odia, lei deve odiarla. È un imperativo, qualcosa che sente, giusta o sbagliata che sia. <Mia madre e mio padre hanno delle colpe, ma non posso arrabbiarmi con loro. Perché mio padre sta male, e mia madre ha almeno ammesso le sue colpe.> cerca di darle una spiegazione, anche per dare un senso logico ai suoi stessi pensieri. <Invece tu… tu ti sei messa in mezzo, e se tu non ci fossi forse mio padre potrebbe capire e perdonare mia madre. Lui ha tradito, ti ha vista e non ci ha pensato due volte… non una domanda o un senso di colpa…> almeno è quello che appare ai suoi occhi, nonostante suo padre le abbia detto di no, ma cavolo, lei rimane di quell’idea. Testarda ed orgogliosa. <Non ha nemmeno… pensato a me. Cosa… perché? Sai quante sere, notti o giorni, io abbia passato da sola, mentre voi due ve la spassavate insieme? Ognuno qui fa quello che vuole fregandosene di me.> il tono si alza, il dolore torna, e gli occhi si offuscano, si riempiono di lacrime che però non scorrono, vengono trattenute. <Mamma… ha passato un brutto periodo, ha sbagliato, non ha avvisato che se ne andava… ma perché? Papà mi ha forse mai avvisata quando veniva da te? No.> il respiro aumenta, si fa sempre più veloce, così tanto da inizia a iper ventilare. Si sta sfogando, e ci sta forse riuscendo per bene questa volta. L’aria le manca però e i polmoni soffrono, come se stesse subendo un qualche tipo di attacco di panico. <E tu… tu lo sai? Lo sai cosa è successo…? Perché non ti sei fatta da parte? Io non voglio credere… non voglio credere che il vostro…> una piccola pausa prima di dedicare tutto il suo disprezzo alla parola successiva. <… amore… sia così forte.> non ci può credere. Perché ha visto e toccato con mano l’amore tra i suoi genitori, e non può credere che questo sia lo stesso. <Un amore così forte… tra i miei genitori… subito soppiantato così velocemente? Cosa… cosa gli hai fatto per fargli dimenticare il grande affetto che lo univa a mia madre?> gli occhi vengono chiusi, mentre l’espressione si lascia andare a una totale sofferenza. Il respiro viene trattenuto, le manca aria e la testa le gira. <Io sto… imparando a vivere, sto cercando di farlo da capo. Avevo finalmente qualcosa… che ora si è spezzato… ma forse non l’ho mai meritato veramente, perché la mia famiglia è un’altra.> il respiro sembrerebbe regolarizzarsi con questa ultima affermazione, come se il suo cervello si stesse rifugiando in qualcosa che allontana il dolore da lei. Deve dare ragione a quello scienziato, a Otsuki. Lei non ha mai meritato nulla di tutto questo, è l’unica soluzione, l’unica risposta… deve tornare da lui probabilmente, così da rimanere tranquilla. Verrebbe torturata, certo, gli esperimenti andrebbero avanti su di lei… ma un dolore fisico lo sopporta molto meglio di quello strazio. <Tu… sei forse l’unica che non centra nulla.> la testa scoppia di dolore e gli occhi vengono chiusi… cercava forse un pretesto un capro espiatorio. <Scusa... io non volevo affrontare niente di tutto questo, per questo... mi sono nascosta.> flebile la voce, mentre la guancia viene poggiata sul cuscino e gli occhi riaperti ad osservare il bicchiere. [Chakra Off]

17:56 Fumiko:
 Ascolta parole incomprensibili , specialmente quando viene messa in mezzo un altra persona che lei non conosce < Mirako? > sbatte le ciglia in preda alla confusione, la sera prima la piccola si era fatta chiamare tranquillamente Kouki, l'unico nome che conosce, l'unica personalità di cui è a conoscenza < chi è questa Mirako? > che stia diventando pazza e sente nomi che non esistono? E perché poi un altro personaggio dovrebbe darle il permesso di qualcosa? Non capisce , Raido non le ha detto nulla sulla particolarità della bambina e per questo si trova confusa. < il tuo disprezzo , lo sento e vedo come mi guardi. Quando ci siamo conosciute non mi guardavi in questo modo non sapendo chi fossi, e nemmeno io sapevo chi fossi. > ma lei non avrebbe modificato il suo comportamento < mi hai detto che ho rotto la tua famiglia > un modo semplice per riassumere le sue parole, ma nessun tono di accusa nella voce < devi? No, in realtà non devi nulla, non devi fare nulla che tu non voglia farlo. Se lo fai è perché lo vuoi, nessuno ti sta costringendo a provare questo sentimento, mi sbaglio? > la corregge perché sa bene la differenza tra un dovere imposto da qualcun altro, e non crede che ne il padre me la madre la costringano a provarlo, e la voglia di odiarla. Lei desidera odiarla . Ascolta adesso, seduta sul bordo del lettone ad ascoltarla in silenzio, lontano da lei per non recarle fastidio , ma non si può fermare da intervenire da quello che lei dice < quando ho iniziato a vedermi con tuo padre non sapevo di tua madre, non sapevo nulla in realtà . E sono sicura che Raido ha pensato molto prima di andare avanti, per non creare dolore a te e per capire se era quello che voleva veramente. Non poteva dirlo subito, era qualcosa che se fosse andato bene sarebbe cresciuto di più . Se Raido mi dicesse oggi stesso che non mi vuole più e che vuole lasciarmi, mi farei da parte , lotterei per lui, ma alla fine mi farei da parte, non l'ho mai costretto a stare con me. Tuo padre non se ne è mai fregato di te, ma devi capire che non è così grande come si può credere, ha le sue debolezze e crescere una bambina già non è una cosa facile, non biasimarlo se fa qualche errore ogni tanto, nessuno è perfetto e lui non è così maturo come vuole fare credere > sospira spostando lo sguardo < farmi da parte? Se lui avesse voluto mi sarei fatta da parte, avrei lasciato che andasse ovunque volesse > le spalle che calano, lo avrebbe fatto si sarebbe messa da parte < ma non è quello che voglio, e non lo ha voluto nemmeno lui > cerca di spiegare al meglio quello che pensa lei, quello che ha capito di tutta quella storia < si è spezzato un legame che univa i tuoi genitori, ma tu non c'entri nulla in tutto questo Kouki. Loro non smetteranno di essere tua mamma e tuo papà, non smetteranno di amarti e di volerti bene, e la famiglia è dove c'è qualcuno che ti vuole bene > le regala un sorriso dolce. < sei tu l'unica che non c'entra nulla qui > ed è vero, la bambina era l'unica a dover rimanere fuori da tutta quella storia, ma invece si è trovata dentro a quel vortice di situazioni ed emozioni troppo adulte per lei < non scusarti, sei riuscita a parlarmi , mi hai detto come ti senti e questo è un bene per te e per me saperlo > sorride stancamente , come potrebbe mai arrabbiarsi con quella bambina? Capisce quello che vuole dire , capisce il motivo per cui la detesta , e adesso è lì ad ascoltarla tentando di confortarla .

18:28 Kouki:
  [Stanza - Letto] Si blocca, le si gela il sangue non appena si rende conto che lei, di Mirako, non sa proprio nulla. Ha sbagliato, si è intesa male, era sicura che suo padre le avesse detto tutto… e ora? Come può giustificarsi? Come può spiegare una cosa simile a una sconosciuta? Ma quell’attimo di panico viene sostituito da una flebile speranza… si, perché se la donna scoprisse di trovarsi davanti a una situazione fin troppo complicata, magari ne avrebbe paura e magari se ne andrebbe, scapperebbe. Rimane a lungo in silenzio, lottando contro i propri dolori fisici, ragionando e pensando a come spiegare a quella donna tanto disprezzata, chi sia Mirako. <Mirako è… la mia prima ed unica amica. Lo è stata per molto tempo. Lei è dentro di me, sento la sua Voce nella mia testa e qualche volta prende il sopravvento.> è un inizio, ma deve dire altro, qualcosa che sia pesante da gestire per la donna. <Mirako è nata quando la mia mente si è spezzata e io non ho avuto più il coraggio di sopportare le torture.> ha bene in mente il quadro della situazione, ormai ha imparato a convivere con Lei. <Lei ed io condividiamo lo stesso corpo. Ma lei è cattiva, più cattiva, senza controllo, senza legami. Le piace arrecare dolore fisico e mentale. Potrebbe fare del male a te.> come potrebbe farlo a chiunque, anche ai suoi genitori, ma volutamente si riferisce solo a Fumiko. <E a volte quando lei prende il sopravvento, io non ricordo nulla. Pensavo che mio padre te ne avesse parlato, così avevo compreso.> le da anche una spiegazione a quel vuoto di memoria, sembra stia agendo in maniera fredda e calcolatrice, sta agendo come forse agirebbe l’Altra… ma allora come mai lo stomaco le si contorce in quel modo? Perché il cuore le fa male? Perché inizia a sentirsi così in colpa nell’usare la sua storia contro Fumiko, nella speranza di farla scappare? Si sta comportando male, volutamente male, non si tratta di esprimere i propri sentimenti, la propria confusione, è proprio un qualcosa che ha calcolato. Una fitta di dolore alla testa la costringerebbe a chiudere forte gli occhi, mentre finalmente risente la Voce di Mirako nella sua testa. Ride, si è svegliata, è probabilmente orgogliosa della ragazzina. Tutto sta scorrendo alquanto velocemente, le parole escono dalle sue labbra cariche di veleno e dolore, incapace di frenarsi, incapace di focalizzarsi sulle cose buone e giuste che le sono state dette da suo padre e sua madre. Ogni volta che fa un passo avanti, le sembra di farne cento indietro, questo è il problema di essere poco stabili. Suo padre fa i suoi errori, Raido non è infallibile, certo, è ovvio, palese. <Non sarà infallibile, ma ciò non può proibirmi di arrabbiarmi con lui. È vero… ora sono io che scelgo come sentirmi, e ho scelto di odiarti, perché non volevo odiare i miei genitori. Non volevo fare loro del male… mentre tu, sei una sconosciuta, non ho paura di ferirti.> sono parole che vengono liberate con una certa facilità. Sincera fino al midollo, per quanto quella sincerità sia crudele nei confronti della donna. <Dopo tutto l’ho sempre detto che non sono buona. Sono egoista e ho fatto molte cose orribili e discutibili. Mia madre mi ha detto un giorno che non è colpa mia, perché ho conosciuto solo quella realtà… ma forse mi ci vorrà un po’.> man mano che parla, man mano che si sfoga, tutta quella rabbia e quell’odio sembrano esaurire tutto il loro potenziale… forse le sarebbe piaciuto parlarne con il diretto responsabile senza avere il freno della paura di ferirlo, ma almeno si è sfogata nuovamente. <Crescere una bambina non è cosa facile? Io posso crescere anche da sola allora. Se sono di così disturbo per la vostra storia.> il dolore alla testa, ora, non è nulla in confronto al dolore che sta avvertendo al proprio cuore. Come se qualcuno lo avesse afferrato con così tanta forza da conficcarci le unghie. <E’ così… che mi sento… di troppo. Mi sono sentita di troppo anche fra lui e la mamma… era passato, e ora mi sento nuovamente di troppo fra te e lui. Fate tutte quelle cose… in gran segreto, lui avrebbe dovuto parlarmene prima. Insomma… non si prendono decisioni così, di lasciare la mamma per un’altra, senza parlarne con la figlia, no? Oppure si fa così? Dimmelo tu… perché io non ho idea di cosa sia una famiglia e di come ci si comporti.> non è più sicura di nulla, credeva di avere qualcosa e invece non ce l’ha, credeva di conoscere e invece no. Sospira, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore. Si è rotto il legame, ma come le hanno detto già anche i suoi genitori, entrambi continueranno a volerle bene. E’ un concetto semplice, che capisce, ma allora perché non se ne sente totalmente sollevata? <Qualcuno che mi voglia bene…? Eppure al momento soffro e basta. Prima mamma che se ne va… sparisce… e poi papà che…> si trattiene, è ripetitiva, chiude gli occhi, le lacrime ormai asciugate. <Lui ha voluto che io provassi sentimenti… e io non li so gestire per quanto ci provi… per questo preferisco che ci pensi Mirako a queste cose. Lei è più forte, lei non soffre per questo.> anzi ne è divertita. Non dice altro, l’ascolta con attenzione e lo sguardo però si volge verso il bicchiere d’acqua. Ci proverebbe, dunque, a puntellarsi coi talloni sul materasso per poter far leva con le gambe e i gomiti per tirarsi leggermente in su nel letto. Vorrebbe mettersi seduta, ma non ci riesce, le braccia cedono e lei ricade con la testa sul cuscino. Mugugna, soffre, indispettita, allora allungherebbe solamente il braccio verso il bicchiere e la mano si stringerebbe attorno ad esso. Solo allora porterebbe il bicchiere al proprio volto, sforzandosi per sollevare solo la testa. Proverebbe a bere qualche sorso d’acqua, ma la maggior parte di essa straborderebbe per andare a bagnarle i vestiti. La testa pesa, scoppia, impreca sibilando per poi far ricadere la testa sul cuscino, ma sorreggendo sempre il bicchiere, avendo almeno la lucidità di non farlo cadere. <Perché… ti comporti a questo modo con me? Se ti ho detto cose crudeli, se ti ho fatta star male. Dovresti sbattermi fuori da questa stanza e non essere dolce con me.> deve capire perché quella donna è così, perché sa che risveglia l’interesse di Mirako… la quale vorrà trovare a tutti i costi un modo per farla soffrire, così come vuole fare con Kaori, così come vuole fare con Raido. Testare tutte quelle persone, vedere fino a che punto rimarranno e si comporteranno in tal modo con Kouki. [Chakra Off]

18:55 Fumiko:
 Gli occhi sono sbarrati a sentire che dentro la bambina vive un altra entità. No, in altra personalità , non deve mai pensare a qualcosa di diverso da quella, una personalità che si è divisa dalla sua. < torture?> la voce un sibilo quasi inesistente, la voce che non esce. Ecco il motivo di tutti quei segni sul corpo della bambina, come si può trattare una bambina in quel modo? Una rabbia le cresce dentro, qualcosa a cui non sa dare una risposta ma mancano pochi giorni prima che ne venga a conoscenza. Conoscere come il padre l'abbia violentata a modo suo, come le abbia bucato il corpo solo per il suo fanatismo verso Konan, la donna che ha fondato l'Akatsuki insieme a Nagato e Yahiko. < mi dispiace > il tono è sofferente e arrabbiato, avrebbe voluto prendere a pugni qualche cosa in quel momento , le mani che si stringono intorno al lenzuolo < che tu abbia dovuto provare tanto dolore > lei in qualche modo si era salvata dalla follia perenne grazie alla perdita di memoria < certo che non posso, e non voglio intromettermi nel vostro rapporto, solo, non essere così dura con lui > ed eccola di nuovo mettere in chiaro i suoi sentimenti per lei , avrebbe mai potuto cambiare qualcosa nel loro rapporto? Ci sarebbe riuscita almeno a non farsi odiare? < non sarai mai un disturbo! Né per me né per Raido > la decisione nella voce, gli occhi che brillano di una certa strana rabbia, non è arrabbiata con lei ovviamente < non sei un peso e mai lo sarai. Tuo padre ti vuole bene, e anch'io te ne voglio nonostante tu mi odi . > mette in chiaro con una certa sfumatura di autorità nella voce, non avrebbe permesso che fosse fatto un altro pensiero simile, un pensiero così lontano dalla realtà < per lui è difficile soprattutto perché è rimasto orfano , non ha mai avuto una figura a cui ispirarsi . E lo comprendo, nemmeno io l'ho avuta, almeno credo, e non saprei come comportarmi in certe situazioni. Non so come si comportino le famiglie, non ne ho mai avuta una > ammette spostando lo sguardo per poi tornare di nuovo a lei. Si alza dal suo posto facendosi più vicina a lei < quelli non sono mai facili > nota la sofferenza di lei, nota le movenze deboli < quando..quando torni tu, ti senti sempre così? > una domanda che ha bisogno di una risposta per tranquillizzarla < aspetta, ti aiuto io > prenderebbe il bicchiere posandolo sul comodino nuovamente per non farlo cadere sul letto, adesso le sistemerebbe prima il cuscino dietro, lo alza , in seguito cercherebbe di posare le proprie mani ai lati delle braccia esili per spingerla un poco in alto così da farla stare seduta , il bicchiere che verrebbe ripreso è tenuto tra le proprie mani < perché avrei voluto che qualcuno lo facesse con me > parole che escono automatiche dalle sue labbra , un dolore angosciante e profondo che striscia dentro di se facendosi sentire sempre di più . Quelle parole sono vere ma non ne comprende il motivo , non ancora almeno < sono cresciuta per alcuni anni dentro un orfanotrofio. Nessuno si è mai preso cura di me come ha fatto tuo padre con te, come ha fatto con me, perché ero sempre la più grande, colei che doveva badare ai più piccoli, e mai nessuno ha pensato che servissero attenzioni anche a me, che mi toccassero delle carezze e non delle sgrida , che mi servisse qualcuno che tendesse una mano. Tu hai la fortuna di avere tante persone intorno a te che ti amano > smette di parlare adesso fissando il bicchiere che ha in mano mentre lo porgerebbe a lei, e se fosse necessario le terrebbe anche il capo con una mano, con l'altra sorreggerebbe ancora il bicchiere.

19:17 Kouki:
  [Stanza - Letto] È palese che non sia riuscita a spaventarla abbastanza. Evidentemente è qualcosa che non la spaventa quella di rimanere accanto a una persona tanto instabile da poterle fare del male. Ha toppato, e alla grande anche. Fumiko non si allontana, non da segni di volersi allontanare da tutta quella situazione, anzi le dispiace. Non saprebbe che altro dire al momento, non ha la forza di pensare ad altro e forse nemmeno vuole. Quelle cose spettano a Mirako, lei ora può essere se stessa, può agire secondo quello che sente e al momento prova solo tanta stanchezza e dolore, sia fisico che spirituale. <Dormirai con lui, verrai a vivere con noi? Vi sposerete…?> come dovevano sposarsi Raido e Kaori. Come potrà convivere con loro? Forse le ci vorrà soltanto tempo? <E se… se avrete un figlio?> è una paura molto profonda che persiste da quando ha conosciuto Kaori. Una paura che aveva anche nei confronti dei suoi genitori. <Quanto sarà più figlio per mio padre, rispetto a me?> guarda lontano, forse troppo, ma lei è abituata ad analizzare la situazione in ogni suo punto, e quello è un punto decisamente enorme della sua vita. Anche se Fumiko stessa alza la voce, diviene decisa nel farle sapere che non è un disturbo, la giovane Yakushi non risponde a quelle affermazioni. <Come fai a dire di volermi bene? Perché mai me ne vorresti?> ecco un’altra cosa che non riesce a comprendere di quella donna. Chissà, forse le cose cambieranno tra loro due, ma non al momento e non in un futuro prossimo… eppure perché il suo odio viene ricambiato con l’affetto? Ma forse… forse è qualcosa che nel profondo potrà capire solo Mirako. Il come lei e solo lei sia legata ad Otsuki, nonostante le torture di quest’ultimo. <Lo so…> afferma alle parole successive della donna. <Lo so che è rimasto orfano, so anche quello che mi hai detto tu su te stessa in ospedale… siamo così ironicamente simili… io devo però ancora imparare a comprendere per bene il prossimo.> lo ammette senza troppe difficoltà, ammettendo quella somiglianza fra le due… per la memoria, per l’assenza dei genitori. La sua cicatrice, come le sue. Nessuna famiglia. In seguito è quella domanda che la spiazza, una domanda che le sembra quasi divertente per il solo fatto che le ha appena detto che ha una seconda personalità, e lei va a fare domande su come ci si senta. Una domanda che, nonostante tutto, la porta a sorridere per la prima volta verso la donna. Un sorriso debole e stanco, mentre va a scuotere la testa. <No. Cioè, non ricordo quello che ho fatto… ma non mi sento mai così male, così debole. Pensavo fosse… la crescita.> mal di testa, perdita di vista, perdita di memoria, dolori… insomma, che ne sa lei se sono ormoni o meno? <Ma a questo punto è evidente che ci sia qualcosa.> forse ha voluto nasconderlo a se stessa, dopo tutto lei cura le altre persone, mica se stessa, non ne ha motivo, non ne sente. <Le fogne…> mormora appena alludendo a un’esperienza ormai passata che però torna e ritorna sempre a tormentarla. Perché? Si lascia aiutare, ne ascolta le parole, cerca di rimanere in quella posizione seduta per poter almeno bere qualche altro sorso d’acqua. <Grazie.> almeno sa ancora come essere educata, anche se tutta quella dolcezza da parte della donna la destabilizza. L’espressione si fa lontana, distaccata, la stanchezza è palese sul suo viso senza alcuna apparente ragione. Lascerebbe il bicchiere alla donna e pian piano scivolerebbe nuovamente nel letto… la testa sul cuscino, gli occhi che vengono chiusi. <Ci sono dei mostri nelle fogne… mi hanno dilaniata… coi loro denti e i loro artigli…> sembrerebbe star vaneggiando, eppure subito dopo eccola ricadere in quel suo riposo, in quella sua incoscienza. Si, riprenderà, almeno spera, ha bisogno di tempo. [Chakra Off][END]

19:33 Fumiko:
 A quelle parole non può fare altro che arrossire, non ha avuto modo di pensarci, ed in effetti cosa avrebbero fatto? Si mordicchia il labbro con le gote rosse < non ho una risposta a queste domande,ma se accadrà, sarà quando anche tu sarai pronta > e poi oltre allo sposarsi arriva anche un figlio. Le gira la testa, non ha mai pensato seriamente alla cosa, ad avere un bambino, alla sua età . Anche se beh, 23 anni non sono nemmeno così pochi < sarete sempre allo stesso livello > e ciò comprende anche lei, l'avrebbe trattata come una figlia < il motivo? Mi fido di tuo padre, e capisco come ti possa sentire. Non c'è nulla di sbagliato nei tuoi pensieri, nulla che un a me del passato avrebbe potuto pensare > sono simili le due, molto simili e anche con Raido ha molto dolore in comune, quello di non aver avuto una famiglia, quello di sentirsi sola senza alcun posto nel mondo, rimanendo sempre sullo sfondo di un qualcosa che non ha forma . Quel sorriso che le viene fatto la fa sorridere a sua volta, magari non la odia così tanto, magari è la rabbia della separazione tra i suoi ma spera che un giorno possa sorriderle di più di così < la crescita > sbatte le lunghe ciglia fino a capire < magari stai per diventare una donna anche tu > che sia quello a farla sentire così ? Spera che sia solo quello è non qualcosa di peggiore < le fogne? > non comprende e continua a guardarla nella speranza che ella continui ma non è così < prego > recupera il bicchiere poggiandolo sul comodino . La osserva scivolare nuovamente nel sonno, altre parole che non comprende ma che non vuole chiedere. Ha paura di sapere la verità su quello che è stato fatto a quella bambina . Sospira, Kouki ormai che dorme. Le sistema il cuscino sotto il capo e il lenzuolo sopra . Sarebbe rimasta lì a vegliarla per tutto il tempo necessario [ end ]

Dopo lo svenimento di Kouki, Fumiko porta la ragazzina nella sua stanza alla locanda per permetterle di riprendersi e riposare. Lì la ragazzina si sveglia in preda agli incubi e ai dolori, e le due hanno la possibilità di parlarsi e tentare di venirsi incontro. Non si sa come si evolverà il loro rapporto, nel frattempo la ragazzina ripiomba nei suoi incubi perdendo conoscenza nuovamente.