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Siamo nati pazzi e moriremo saggi

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con Kimi, Hanae

21:53 Hanae:
  [Ufficio 2° piano] Il silenzio è calato perfino ai quartieri Uchiha in questa nottata non particolarmente vivace, chi più sorpreso chi meno dopo un periodo di totale nulla è ricomparsa la figura di Katsumi Uchiha. Poche parole nello spostamento al proprio ufficio, ancora nessuna notizia ufficiale. Ma il silenzio è calato in maniera repentina, poche voci a viaggiare nelle case dalle quali ancora son visibili delle luci, poche ombre a muoversi furtivamente per mantenere sotto controllo il perimetro circostante..ma nell'aria permane sempre una certa tensione derivata dalla confusione. Il capoclan ha proseguito retto lungo il percorso che porta al palazzo principale, passo cheto e capo lievemente chino in direzione del terreno. Una benda nera a coprire l'iride color neve, capelli mantenuti in uno scompiglio abbastanza atipico per il suo stile recente, e nient'altro che un tipico abito a coprire il corpo, composto da una camicia nera - con cravatta rossa e guanti neri- cintura all'altezza della vita in pelle lucida, ed un pantalone con strisce verticale nere e grigiastre; ai piedi, infine, un paio di stivali. Si trova in questo momento al secondo piano della propria residenza, laddove risiedeva una volta la stanza di Arima, nient'altro che il suo ufficio, adesso divenuto proprietà del mezzo-seiun. Qualche Uchiha, come al solito, a vigilare nei dintorni..nonostante sia possibile che ora siano anche loro particolarmente confusi. Dopo aver ricontrollato rapidamente la magione, Katsumi s'è semplicemente rinchiuso all'interno del suo ufficio. Per accedervi una sola porta in legno sulla quale vi è inciso il ventaglio tipico del clan, ad uno dei lati un figuro vestito in nero, e nient'altro che silenzio. L'ufficio appare all'interno particolarmente semplice, abbastanza fedele a com'era stato precedentemente. Ai lati diversi scaffali contenenti libri e documenti, dalla parte opposta dell'entrata un tavolo largo attorniato da sei sedie, ed infine..pareti in pietra levigate sulle quali sono incise linee e figure fondamentalmente astratte per pura aggiunta estetica. Kimi dovrebbe aver ricevuto repentinamente un avviso del suo ritorno, o per essere più specifici un vero e proprio invito a raggiungerlo per dare ciò che in questo momento deve più o meno a tutti: spiegazioni..e forse qualcosa di più. La poca pelle visibile si presenta meno pallida del solido, ed in questo momento permane immobile davanti al tavolo, dando dunque le spalle all'entrata. Una sedia si ritrova spostata di un paio di metri rispetto alla sua posizione attorno al tavolo, immaginabile più o meno al centro della stanza, come se fosse stata bruscamente spostata. < ... > Inspira, socchiudendo appena gli occhi e procedendo al rimuovere entrambi i neri guanti che coprono le mani, lasciando visibili le sfumature cremisi legate ad uno degli -s-piacevoli incontri con la capoclan dei Goryo. Le braccia sono larghe, i palmi poggiano quanto più lontani possibile l'uno dall'altro lungo il tavolo, la parte superiore del corpo è 'gettata' in avanti, sorreggendosi appunto con l'ausilio degli arti superiori. Sguardo a scivolare lungo più e più fogli gettati apparentemente a casaccio sul tavolo, coprendone quasi completamente la superficie in legno. Il capo è ora chino, lasciando scivolare le iridi repentinamente da un foglio all'altro, scuotendo appena il capo una volta soltanto. Da quanto osservabile fino ad ora, pare esser turbato. Oh, per Kimi, lei ha attualmente la piena possibilità di entrare all'interno del palazzo principale, motivo per il quale non verrà disturbata da nessuno, forse troppo impegnati a collegare gli eventi recenti ed il ritorno del goryo anche solo per accorgersi di lei. [ Chakra attivo ]

22:07 Kimi:
  [Ufficio] Tornato. E’ tornato. Non ci sono altre parole che corrono nella sua mente, non ci sono pensieri differenti da quello, non c’è nulla che fermi il suo passo mentre a grandi passi cerca di dirigersi ai quartieri Uchiha. Così come lui era sparito anche lei per mesi si è data nuovamente alla macchia, pensando a leccarsi le ferite e a guarire senza Katsumi perché lui per l’ennesima volta era fuggito dalle sue braccia ormai prive di segni, si era allontanato da quel cuore che ormai non aveva più sangue da perdere. La rabbia l’aveva pervasa, aveva giurato vendetta a Mekura, aveva giurato che mai e poi mai avrebbe più perdonato Katsumi o ancora che mai avrebbe permesso a Yukio di leggerle nell’animo, aveva deciso di scappare anch’essa, di dire addio al mondo e isolarsi eppure appena è stata invitata a raggiungerlo si è vestita ed è uscita di casa, gli abiti da lei indossati sono cambiati nel tempo. Un paio di aderenti pantaloni neri le fasciano le gambe nuovamente allenate, degne d’essere parte di una kunoichi per la prima volta dopo molto tempo, sul petto invece una camicia nera che si infila nei pantaloni andando così a svanire. Accarezza il suo corpo magro e allenato, l’avvolge quasi delicatamente, sempre sul busto troviamo un gilet viola, stringe sotto al seno mettendo in risalto quella vita affusolata, qualcosa che con la gravidanza avrebbe dovuto perdere, ma si sé rischiare di morire aiuta a perdere i kg in eccesso. Il volto è candido, così bianco da farla quasi apparire come un fantasma, gli occhi azzurri illuminano i suoi lineamenti affusolati e assurdamente delicati. Due pietre preziose incastonate ne ghiaccio più puro, sono fisse davanti a lei mentre varca l’ingresso dei quartieri Uchiha senza che nessuno la fermi forse anche perché in grado di riconoscerla, sposta i suoi occhi sulle persone intorno lei, i denti chiari si espongono andando ad affondare nella carne rosea delle sue labbra, una punta rossa accenna a mostrarsi al lato destro del labbro inferiore, le colora ulteriormente il volto mentre le palpebre vanno a socchiudersi, li odia ancora ed è palese, nel suo cuore non c’è mai stato spazio per il perdono verso quel clan, lo tollera e continuerà a farlo in nome di quell’amore inestinguibile, quel sentimento che la sta facendo correre ora dal loro capoclan. I capelli ondeggiano ad ogni suo veloce passo, si muove sinuosa e silenziosa forse ma sicuramente frettolosamente, il mare nero è ora abbastanza lungo da lambirle le spalle infrangendosi su di esse, aumentando la sua spettralità contrastando con la pelle estremamente candida, dovrebbe giungere così come un fulmine a ciel sereno davanti allo studio di Katsumi, non perde alcun tempo per bussare solo proverebbe ad aprire la porta ed entrare, senza esitare, senza delicatezza o calma salvo poi arrestare il passo proprio sull’uscio e fissandolo, iridi che si dilatano mentre i suoi occhi quasi si illuminano di luce propria, manifestando il sentimento ormai da tempo taciuto [chakra on]

22:35 Hanae:
  [Ufficio 2° piano] Un orologio a scandire il trascorrere del tempo, forse in un cassetto, forse appeso appena sopra la porta, in ogni caso non esattamente visibile nella stanza, forse è solo uno scherzo della mente di Katsumi. Il tempo che passa, secondi e secondi che stanno andando avanti seguendo il naturale scorrere del tempo. Ma più il tempo scorre e più le cose si complicano, ogni singolo ticchettio che percepisce gli causa uno stimolo diretto al cervello, come una dose fondamentalmente nulla di adrenalina che tuttavia, sommandosi, va a creare un principio di agitazione in lui. E non riesce a far altro che guardare con sguardo indignato il suo stesso braccio sinistro, che va appena ad avere minimi e quasi indicibili spasmi, qualcosa che si può solo percepire durante momenti complessi o dopo allenamento..e lui non si è decisamente allenato. Osserva quel braccio che sembra segnalare la sua agitazione con le pupille che vanno dilatandosi appena, con sguardo confuso, non capisce perchè proprio ora che è qua, dopo indefinite notti, senta un sentimento che avrebbe dovuto provare prima riaffiorare. E no, non si tratta di ira, non si tratta di rimpianto, si tratta del sentirsi umiliati dinnanzi a qualcosa di più grande e di incomprensibile. Come se il più grande violinista del mondo si fermasse al ciglio della strada per osservare un musicista di strada, e sentisse in lui un violinista ancora migliore di quanto chiunque attorno a lui potesse immaginare. E' questo il sentimento, il sentimento di aver ottenuto la vittoria di qualcun'altro agli occhi altrui. E la sola altra persona che sa di questo sentimento è morta. Ma il motivo per cui proprio adesso si manifesta è legato al motivo per cui ci son tanti documenti sparsi sul tavolo. Ma la verità è che è impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario su ciò che in quel momento sta provando. Umiliazione è il metodo più generico per riassumere la sua corrente di pensiero, ma proprio in quanto pensiero le sue forme sono infinite e tendono continuamente a modificarsi in base ai precedenti pensieri, come se la parola umiliazione fosse equivalente al grigio ed il flusso di pensieri di Katsumi una scala di grigio..potenzialmente colma di migliaia di tipi di grigio differenti. Il capo a chinarsi ancora un po' verso il basso, non sta guardando il tavolo ora, ma bensì il pavimento ai suoi piedi..seppur la verità sia che nonostante gli occhi siano rivolti lì ci sia ben altro a scorrer dinnanzi a lui. Ma quel flusso viene interrotto da uno scoglio, un'anomalia che lo porta sull'attenti improvvisamente, il suono di passi frettolosi. Passi che potrebbe descrivere con il solo udito, passi di colei che ha chiamato. E se non l'avesse fatto molto probabilmente si sarebbe presentata comunque nello stesso identico momento. Mano destra a cingere per brevi istanti il polso della gemella, mantenendola ferma per poi inspirare profondamente e voltarsi in direzione dell'entrata. Repentini passi avanti per portarsi appena fuori dal raggio d'apertura della porta, capo ad inarcarsi lievemente verso l'alto accompagnandovi lo sguardo, che si posa verso l'ipotetica persona che comparirà a momenti dall'altra parte. < ... > Silenzio non appena la vede, un cenno del capo per invitarla a scostarsi dall'entrata nel tentativo seguente di chiudersi alle spalle la porta, senza mai perderla di vista. < Ricordo...quella sera in cui scoprì la verità da te sui gesti di Arima, sembrano migliaia di secoli fa ormai. Ti bloccai, ti obbligai a parlare, promisi di risolvere tutto. Ma dopo aver ascoltato tutto avrei voluto piangere come un bambino. > Lievi cenni di tremore lungo il braccio sinistro, impercettibile in genere per occhi normali..che qui sono tutt'altro che presenti. < Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel che volevo fare, e voglio ricordare come mi sentivo impotente davanti alla tua immagine morente ed al tuo ventre nudo. Ma come se fossi stato colpito da un fulmine...> attimi di silenzio, ripensando a quelle sensazioni, quelle emozioni sviluppate conseguentemente. < Ho capito. Ho ammirato Arima, chi lo ha aiutato. Quelli non erano mostri, erano uomini. Combattevano con il cuore, c'è chi aveva una famiglia, pieni di amore, e nonostante questo avevan la forza di farti del male. Se io avessi dieci uomini simili sarei in grado di risolvere qualsiasi conflitto molto rapidamente. Uomini con un forte senso morale e capaci allo stesso tempo di utilizzare i loro istinti primordiali per uccidere senza emozioni, passione, senza discernimento. Ma non è questo il punto. > No, non c'entra niente con quello che interessa a Kimi, forse. Ma non è neppure detto che lei voglia sapere il perchè, non è forse necessario riportare alla luce tutto ciò. < Sono sparito perchè cercavo Yume-- > China il capo, si sposta lungo il tavolo. Quei documenti non sono che pagine dei suoi tipici taccuini, vi son scritti sopra luoghi, nomi, tutto profondamente confuse. < No. Non solo. Sono sparito per la mia sconfitta, ho ucciso Arima ma ho perso qualcosa di molto più importante. Mia figlia, la mia passione, tutto ciò che mi faceva impazzire. > Lo sguardo si solleva verso le iridi di Kimi, lasciando velato un palese riferimento. < Alla fine tutto ha portato a niente. > Il tono permane profondamente pacato, ma tra le righe Kimi può percepire cosa nasconda il suo tono. Conflitto, fondamentalmente. < Non ho trovato nulla. > si zittisce così, senza più muoversi, statuario e apparentemente calmo. Freddo come il ghiaccio, ma quella è la solita maschera..forse non questa volta? [ Chakra on]

23:00 Kimi:
  [Ufficio] I piedi poggiati a terra sono l’unico reale contatto con il mondo esterno, occhi, cuore e mente vengono immediatamente catapultati al loro ultimo ricordo, non riesce a togliersi dalla mente lo sguardo di Katsumi dopo la sconfitta di Arima, l’odio nei suoi confronti lo ricorda fin troppo bene anche se a dirla tutta non c’è istante che la sua mente abbia rimosso di quel loro ultimo incontro, non esiste dettaglio che lei non ricordi e su cui nel tempo si sia soffermata più di una volta. A quel cenno un semplice passo in avanti a distanziarla dall’uscio mentre la mano destra, candida, si allunga verso la porta così da andare semplicemente a spingerla per richiuderla alle sue spalle. Non inclina il busto lei, muove all’indietro il braccio senza però andare a flettere o voltare il resto del corpo, lo fissa lasciando che le sue labbra si distanzino, la bocca che va ad aprirsi con quella goccia di sangue ancora sulla pelle rosea, esitano quasi non volesse abbandonarsi e cadere al suolo. E’ lui a prendere parola per primo, lui a far vibrare le corde vocali e far udire la sua voce, un suono che danza fino alle sue orecchie per poi entrarle dentro, pervaderle ogni singola fibra del corpo, riempendo così ogni buco, ogni infinitesimo angolo. Un suono capace di illuminare nuovamente il mondo ai suoi occhi, quasi fosse stata in grado di guardare solo in bianco e nero fino al sentire la voce di lui, come se tutto iniziasse a riprendere forma e colore solo adesso, andando gradatamente ad illuminarsi a partire dalla di lui figura. Lo ascolta senza lasciarsi sfuggire alcuna sillaba <ricordo> ammette con un tono pacato e calmo, in grado ormai di controllarsi completamente, capace di spostare verso la sua parte goryo ogni sofferenza, ogni ferita ed ogni trauma <ricordo la tua preoccupazione, il mio dolore e le mie lacrime. Ricordo l’incapacità di parlare e il bisogno di ricorrere ad Umiko, la vergogna che provavo, il senso di impotenza che ci accumunava in quel momento> aggiunge lei senza avere alcun accenno, alcuno spasmo <l’odio viscerale nei confronti del tuo clan e di quegli uomini che avevano cercato di uccidere la morte stessa> replica lei con la stessa calma di prima <ricordo tutto di quei mesi, il dolore e la fatica e soprattutto la felicità quando tu sei corso da me per salvarmi e con me hai affrontato tutto solo per vendicarla> eppure nonostante quella calma ostentata, quella capacità di ripercorrere i peggiori momenti della sua vita non la nomina. Tace appena lui riprende il discorso, appena decide di spiegarle la sua verità. Abbassa lo sguardo lasciando che il silenzio cada tra loro, la mano destra che si porta a coprire il volto nascosto anche dai capelli scivolati davanti alla faccia, se non ci fosse la pelle del palmo i suoi occhi punterebbero proprio ai suoi piedi. Un respiro profondo, un altro. Non parla né tantomeno sembra interessata a muoversi <capisco> si sente attraverso le sue dita che lentamente scivolano lungo il suo corpo, mentre ilvolto torna ad alzarsi intaccato appena da quella che pare essere solo una nota di paura, ansia, una ruga che solca la fronte rovinandone l’effetto di porcellana. Scivola la destra lungo il braccio della gemella, accarezzandolo durante il suo passaggio <sei tornato per senso del dovere o perché ancora mi ami?> domanda poi diretta, tornando a fissarlo, abbastanza coraggiosa da non tremare <insieme a nostra figlia hai smarrito anche me?> domanda quindi lei, tacendo poco dopo, ignora per adesso quelle carte. La sua è stata una ricerca solitaria, una speranza mai davvero morta in lei ma nemmeno abbastanza forte da poter essere coltivata. Nella sua mente Yume è ormai morta da tempo, non è sopravvissuta a quell’estrazione, non pensa quindi a correre alla ricerca di informazioni, se proprio ha una figlia da curare e di cui preoccuparsi quella è solo Akira che dopo quello schiaffo non è più tornata da lei[chakra on]

23:33 Hanae:
  [Ufficio 2° piano] Ed ormai lo sguardo non fissa più realmente gli appunti gettati a casaccio lungo la superficie legnosa, nonostante stia osservando in loro direzione il senso della vista va a passare in secondo piano, superato da udito e olfatto che vanno principalmente a percepire il più della presenza altrui, nonostante il cambiamento non troppo drastico nel vestiario non serve guardarla per osservarla. C'è qualcosa di irrimediabilmente conosciuto in questi reincontri, c'è la sensazione che qualcosa non sia funzionale, ma la verità è che non c'è mai stato nulla di funzionale, e forse nel momento in cui le cose prendono forma nasce una vera e propria anomalia. Adesso che tutto era finalmente sistemato, adesso che Katsumi ha superato il suo fasullo creatore, adesso che si è dimostrati pari a Sasuke e adesso che ha vendicato Arima, adesso che il clan Uchiha è sotto il suo controllo, il controllo di colui che una volta era un clone difettoso, al limite dell'umano..adesso che tutto era pronto a capovolgersi un innato masochismo si è fatto vivo. La figlia, Yume, che è diventata apparentemente l'ancora che mantiene Katsumi bloccato, altro non è che un cappio attorno al suo collo che lui stesso ha accuratamente preparato per potersi dannare ulteriormente. < Mi sento sinceramente in torto. > La mancina ad esser sollevata ed il palmo a scivolare lungo la fronte, scendendo rudemente fino agli occhi e spostandosi appena di qualche passo, manifestando una forma di vergogna, più o meno. Ci sono momenti nei quali pensa quasi di lasciar andare la propria volontà a quella dell'identità che in lui vive, quella voce senza suono che può percepire come impulsi derivanti dalla propria mente. C'è una forte barriera tra lui e Nemurimasen, ma è una barriera che non gli impedisce di sedersi uno di fronte all'altro e di interagire. Ascoltare il pensiero di quella parte di sè che sembra avere sempre un modo per fargli percepire ciò che gli è venuto improvvisamente a mancare: il dolore. < Stavo guardando la magione Uchiha dalla distanza, una notte prima della mia sparizione. Osservavo qualche luce spegnersi ed altre accendersi, ero soddisfatto osservando quel luogo. Ma non mi sentivo bene, ero solo soddisfatto. Non riesco a sentirmi bene osservando ciò che è rimasto, ma ciò che mi ha turbato profondamente quella notte è che non mi sentivo neanche male. > Il male, una parola che per tanto, infinito tempo, ha accompagnato la sua vita, quella di Kimi, la vita di più o meno qualsiasi ninja, in maniere più o meno gravose. < E allora ho percepito la mancanza di qualcosa. Nel bene o nel male, che sia, avevo bisogno di qualcosa. Come fossi nient'altro che dipendente dal sentimento..> qualcosa che gli venne a mancare quando Arima lo prese sotto la sua ala, sotto il suo tsukuyomi, e che ritrovò soltanto conseguentemente in Kimi..in maniera perversa e contorta, sotto forma di dolore. < Continuo a pensare che io abbia qualcosa, e dopo averlo pensato capisco che il problema è più alla radice. > Ma in fin dei conti si trovano forti origini in ciò che ha fatto Arima, tutto perfetto, tutto mirato. Come se anche questi istanti fossero pensati. Come se a livello subconscio di Katsumi si fosse formata una sindrome di stoccolma piuttosto distorta. < Non sono Nemurimasen, non vivo di carne, la mia aria sono i sentimenti. Ed è difficile trovarli, sono sparito cercando Yume, e la verità è che sono tornato quando i sentimenti che mi causava si sono affievoliti, per quanto fossero dolorosi. > E' forse per quello che era agitato, ma tutto rimane in continua mutazione. < Son tornato perchè ho bisogno di te, ho bisogno di suscitare qualcosa e di percepirne la reazione. Prima che io diventi solo l'ombra di me stesso. > Tenta di muovere qualche passo verso di lei, braccia ad alzarsi e palmi a tentar di poggiarsi ai lati del suo viso, avvicinandolo al proprio e semplicemente..provando a fissarla. Fissarla in quelle profonde pozze azzurre, per cercare qualcosa che vi è nascosto all'interno. [chakra on]

23:46 Kimi:
 Ne ascolta le parole, cerca di seguirne il discorso mentre distrattamene andrebbe ad avvicinarsi nuovamente solo per poter toccare quelle pergamene, no la figlia è morta da tempo e non c’è più speranza in lei. I polpastrelli corrono lungo la carta saggiandone ogni aspetto tattile quasi fosse tornata vivere solo ora, si muove comunque in un certo qual modo distaccato, vuole conoscere ciò che la circonda sì ma potremmo dire che lo fa con noia, quasi non avesse effettivamente di meglio da fare se non star lì e scoprire com’è fatta la pergamena <forse anche tu> ammette semplicemente mentre parla <hai solo scoperto cosa sia l’accettazione> ammette alzando gli occhi appena le dita di lui vanno a toccarle il volto, lo fissa con attenzione, senza nascondergli un sorriso, quasi sollevato e al contempo molto triste <torni perché hai bisogno di me senza però pensare che anche io avevo bisogno di te> ammette lei senza scostarsi, senza manifestare desiderio di liberarsi di quella presa che per lei è sempre stata aria <sì sei in torto> aggiunge pacata ancora una volta, nei suoi occhi il solito amore che l’ha unita a lui con una tonalità più gelida, quasi a furia di soffrirne fosse finalmente riuscita a mettere un muro tra lei e i suoi sentimenti e beh ammettiamolo quel muro si chiama Yuurei <te ne sei andato per inseguire il dolore mentre io volevo solo fuggirne eppure siamo ancora qui> cercherebbe di spostare le sue iridi in quelle di lui mentre le mani si alzerebbero così da andare a posarsi sulle sue, intorno al volto, lo accarezzerebbe quindi mentre i palmi vorrebbero solo posarsi <mi sono arresa alla morte di nostra figlia, alle tue fughe e al nostre straziante amore> sospira andando a muovere greve le labbra in quello che è un sorriso dai toni nostalgici. Tace lasciando cadere una pausa tra loro mentre sono la sua espressione comunica, le sue dita non troppo fredde stringono quelle di lui quasi a non volerlo più lasciarlo andare, senza rabbia questa volta ma come sempre innamorata incapace di vivere senza l’Uchiha, non è così difficile capirlo, per quanto la felicità sia rovinata dalla solita nota di sofferenza pare essere tornata in una specie di totalmente immeritato paradiso terrestre <ricominciamo insieme anche questa volta?> conclude così il suo discorso lei, senza illuminare sui suoi più reconditi pensieri, senza mai dire nulla di esplicito lasciando che sia lui a capirla, come ha sempre fatto, ad interpretare i suoi gesti[chakra on]

20:33 Kimi:
 Ne ascolta le parole, cerca di seguirne il discorso mentre distrattamene andrebbe ad avvicinarsi nuovamente solo per poter toccare quelle pergamene, no la figlia è morta da tempo e non c’è più speranza in lei. I polpastrelli corrono lungo la carta saggiandone ogni aspetto tattile quasi fosse tornata vivere solo ora, si muove comunque in un certo qual modo distaccato, vuole conoscere ciò che la circonda sì ma potremmo dire che lo fa con noia, quasi non avesse effettivamente di meglio da fare se non star lì e scoprire com’è fatta la pergamena <forse anche tu> ammette semplicemente mentre parla <hai solo scoperto cosa sia l’accettazione> ammette alzando gli occhi appena le dita di lui vanno a toccarle il volto, lo fissa con attenzione, senza nascondergli un sorriso, quasi sollevato e al contempo molto triste <torni perché hai bisogno di me senza però pensare che anche io avevo bisogno di te> ammette lei senza scostarsi, senza manifestare desiderio di liberarsi di quella presa che per lei è sempre stata aria <sì sei in torto> aggiunge pacata ancora una volta, nei suoi occhi il solito amore che l’ha unita a lui con una tonalità più gelida, quasi a furia di soffrirne fosse finalmente riuscita a mettere un muro tra lei e i suoi sentimenti e beh ammettiamolo quel muro si chiama Yuurei <te ne sei andato per inseguire il dolore mentre io volevo solo fuggirne eppure siamo ancora qui> cercherebbe di spostare le sue iridi in quelle di lui mentre le mani si alzerebbero così da andare a posarsi sulle sue, intorno al volto, lo accarezzerebbe quindi mentre i palmi vorrebbero solo posarsi <mi sono arresa alla morte di nostra figlia, alle tue fughe e al nostre straziante amore> sospira andando a muovere greve le labbra in quello che è un sorriso dai toni nostalgici. Tace lasciando cadere una pausa tra loro mentre sono la sua espressione comunica, le sue dita non troppo fredde stringono quelle di lui quasi a non volerlo più lasciarlo andare, senza rabbia questa volta ma come sempre innamorata incapace di vivere senza l’Uchiha, non è così difficile capirlo, per quanto la felicità sia rovinata dalla solita nota di sofferenza pare essere tornata in una specie di totalmente immeritato paradiso terrestre <ricominciamo insieme anche questa volta?> conclude così il suo discorso lei, senza illuminare sui suoi più reconditi pensieri, senza mai dire nulla di esplicito lasciando che sia lui a capirla, come ha sempre fatto, ad interpretare i suoi gesti[chakra on]

21:04 Hanae:
 Ed ecco che anche l'ultimo chiodo che vincola Katsumi al suo passato si fa presente, viene espresso e identificato come un bisogno, qualcosa del quale è formalmente dipendente, ma in fin dei conti come tutti gli essere umani. E' come se vivesse una forma di malattia nella quale ha smetto di provare emozioni, di interessarsi alle cose, una malattia della quale si è reso cosciente nel momento stesso nel quale l'ha espressa alla farfalla che gli danza dinnanzi agli occhi. La verità è che Katsumi prova realmente una forma di irritazione nei confronti di qualsiasi cosa che sia legata alle farfalle, fatti specie per quelle dell'ade, ma in questo caso si tratta di una cosa totalmente diversa. La farfalla che lui osserva non danza alzata da terra, le sue ali sono state strappate una dopo l'altra in archi di tempo profondamente distanti l'uno dall'altro, lasciando soltanto profondi tagli e togliendole la capacità di volare; tuttavia in grado di combattere, strisciare la cruda pelle al suolo pur di sopravvivere. Eppure il capo va chinandosi leggermente di lato al dire altrui, un'espressione tipicamente confusa, nonostante tutto..gli piace mostrare una certa espressività in più in presenza di Kimi, più o meno naturale. < Accettazione? > Domanda, come un ragazzo che sta scoprendo una nuova parola, qualcosa di sconosciuto. Poichè per lui è difficile trovare correlazione tra quanto da lei detto ed i propri pensieri. Le labbra si schiudono appena, il necessario per far fuoriuscire le sue parole con volume appena superiore al sussurro, ma non tanto distanti. Gamba sinistra a ridurre ulteriormente le distanze dalla lei, gomiti a piegarsi di conseguenza per mantenere la flebile stretta sul suo volto, e la gamba gemella a strisciar al suolo per affiancarsi all'altra. Una distanza minima, è il suo obiettivo, come se un altro passo potesse farli sbilanciare e di conseguenza cadere a terra. < Posso accettare la sconfitta, ma non posso accettare di rinunciare a provarci fino all'ultima briciola di..> speranza? Determinazione? Volontà? Non lo aggiunge, forse perchè non sa cosa aggiungere, forse perchè vuol lasciare il tutto sottinteso. Tacito, ascolta dunque quanto lei ha da dire, lo sguardo permane come inchiodato sulle iridi altrui per la maggior parte del tempo, scendendo lentamente di tanto in tanto all'altezza delle labbra, per risalire in brevi istanti. < Io voglio ricominciare. L'ho sempre voluto, da quando mi sono svegliato nei laboratori Uchiha, luogo che ho sempre - falsamente - creduto essere la mia casa. Una notte ho pensato di cancellare le mie memorie lontano da Kusa, una notte risalente a quando ci trovavamo nell'isola. Son stato fermato dal mio io, da te, dalla manciata di persone sulle quali posso ancora contare. > Un semplice e lampante esempio, Yukio. < E ora che torno dal nulla desidero impedire che le cose si ripetano, non voglio ricominciare, desidero che le cose invece cambino. > E per cambiare deve partire cambiando sè stesso. Deve eliminare qualcosa e sostituirlo, deve spingersi dove in genere ha evitato..per pura attitudine personale. Tenterebbe così di flettere appena il busto in avanti per permettere alla parte inferiore del proprio capo di raggiungere la fronte di Kimi, le braccia a spostarsi dal suo capo per scivolare lungo le spalle, per poggiare infine le labbra sulla fronte. Più calde del resto del corpo, ma non troppo in confronto all'ambiente circostante. Attimi effimeri, silenziosi, la sua risposta risiede lì. < Viviamo con dei 'demoni' > la parola demoni è particolarmente parodizzata, un eufemismo per semplificare ciò che sono la loro controparte goryo, un modo di chiamarli quasi ridicolo ormai. < E la loro identità è purtroppo marcatissima dagli eventi vissuti. > Così dice. < Io voglio migliorare, invece. Iniziando da..noi due. > Lo sguardo si abbassa per poco lungo il terreno, osservando dunque parte del corpo di Kimi, dal naso appena percepibile il suo prender fiato, qualche altro attimo di silenzio. < Ho uno studio a Kusa..più o meno mio. > In pratica è stata un'iniziativa di Nemurimasen. < Ma è un luogo pacifico. Vorrei..> il capo adesso ad inarcarsi nuovamente ma evitando appena gli occhi di Kimi, come se ciò che dice lo stesse mettendo a disagio. < Invitarti a..cena. Non l'abbiamo mai fatto, no..? > [chakra on]

21:24 Kimi:
 Ne segue il discorso lasciandolo parlare senza mai osare staccare lo sguardo da lui andando come suo solito ad analizzarne ogni dettaglio, non che ne abbia davvero bisogno eppure sente la voglia di farlo anche oggi, di imprimere nella sua mente qualsiasi sensazione. Il tempo per lei rallenta, lo vive in maniera differente al contempo più lento e veloce. Lento perché sta cercando di immagazzinare più dettagli possibili veloce perché è così che funziona quando si sta bene con qualcuno <ti attenderò al varco se mai lascerai la speranza di ritrovare> ammette lei, incapace di accettare realmente l’esistenza di Yume, incapace di accettarne il ricordo, anche solo pensare id poterla ritrovare le ricorderebbe l’immenso dolore dell’averla persa, tornerebbe ad essere sovrastata dal senso di colpa e dalla paura di non riuscire mai più a vederla, meglio distaccarsi, allontanarsi e allontanarla dal suo cuore, convincersi della sua morte è l’unica maniera che ha trovato per andare avanti. I suoi palmi si alzano appena percepisce il movimento delle mani di Katsumi, così da lasciarlo libero così da non incatenarlo con le sue dita. Lo lascia avvicinare e lo fissa nel frattempo, impossibile sintetizzare i sentimenti che la scuotono e l’attraversano con prepotenza mentre lui parla. I demoni, comprende perfettamente cosa intenda, ha imparato ad apprezzare e conoscere il suo, ha imparato a liberarsi di un grosso fardello grazie al suo aiuto eppure è anche consapevole della pericolosità di quella sua parte, per sé stessa forse più che per gli altri. Socchiude le palpebre lasciandole calare lentamente quando lui avvina e labbra alla sua pelle fredda, appena avviene il contato il nero delle ciglia si illumina, riflette la luce del luogo rivelando così quelle lacrime che vengono trattenute naturalmente dal suo corpo. Muove nuovamente le braccia nel tentativo di andare a portare sui fianchi di lui, poggiandosi lievemente salvo poi stringere con le dita e trattenere con violenza il tessuto, la si può sentire tremare forse per lo sforzo o forse semplicemente per l’intensità dei sentimenti. Le braccia stesse vengono scosse mentre qualcosa passa dentro al suo corpo freddo, torna a dare vita a quel cuore così spesso congelato e rinchiuso al sicuro sotto ad un ghiacciaio nella solita speranza di non soffrire seppur poi ogni volta finisce allo stesso modo, similmente adesso una parte di lei le urla di fuggire, di non fidarsi di quelle parole, le ricorda tutte le volte in cui è sparito, le ricorda quante volte ha dovuto chiedere e quasi pregare che non accadesse nuovamente, le ricorda il dolore straziante della loro unica rottura, o almeno quel tentativo ma nonostante tutto c’è una parte in lei illuminata, calda e felice. La parte che ora la porta a rialzare le palpebre così da puntare i suoi occhi chiari dentro a quelli di Katsumi, a cercare il suo volto con sicurezza. I tremori, quegli spasmi svaniscono pian piano così come la presa andrebbe in realtà a farsi più debole, in un attimo l’amore per lui è stato in grado di spegnere la paura e il dolore <mi sembra un buon modo per iniziare> aggiunge un sorriso quasi timido a quelle parole <sembra una cosa> esita appena come se la parola che sta per usare non la convinca appieno <normale> storce il volto e la bocca, poco sicura, quasi stupida da ciò che lei stessa ha detto eppure non c’è altro che un’accezione positiva nella sua mente, una vita passata a soffrire invidiando che vive nella normalità e può permettersi cose come un appuntamento a cena [chakra on]

21:51 Hanae:
 Che questo momento sia una reale svolta all'interno di un ciclo che per tanto tempo si è ripetuto all'interno della vita di Katsumi oppure soltanto l'illusione del cambiamento, soltanto l'identità denominata fato/tempo potrà dirlo. Ma non c'è nulla che possa togliere la realtà del desiderio di Katsumi, il desiderio di cambiare qualcosa che gli è sempre stato prefissato. Ha sempre accettato in un modo o nell'altro il confronto con sè stesso, un combattimento interiore nato principalmente quando fu torturato, un evento così lontano che non sembra neppure più indirizzabile a lui. Torture che con le stesse mani che ora poggiano dolci sulle spalle di Kimi lui ha riprodotto su altri uomini, perfezionato, migliorato. E non c'è scusa per quello, Nemurimasen era ancora una massa di nulla ai tempi, era soltanto lui ed il suo conflitto. E per quanto sia pronto sempre a fare ciò che è necessario, specialmente a causa della sua posizione attuale, deve prendere coscienza di sè stesso come se stesse osservando un'altra persona. Come può migliorare? Come può smettere di essere il soldato che combatte da solo una guerra? Lo deve scoprire, perchè altrimenti continuerà prima o poi ad inseguire il suo dolore, ed esserne cosciente non farebbe altro che fargli più male. Ma ogni flusso di coscienza si interrompe quando lo sguardo percepisce senza porvi troppe attenzioni i segnali del corpo altrui. Quel suo tremare che la fa parer quasi una foglia mossa dal vento, occhi lucidi che se visti da vicino possono portare ad un profondo oceano di parole. E poi stabilità, le labbra altrui a schiudersi e gli occhi dell'Uchiha a scivolarvi sopra in maniera repentina, appena teso nell'attesa di una risposta. Puo' sembrare un'idea stupida ai suoi occhi, un evento tanto..normale che Kimi potrebbe semplicemente rifiutare con una risata e lui non potrebbe dire più di tanto. Ma la realtà è ben diversa, entrambi percepiscono quell'evento in maniera simile, è un'occasione..quella che per un'intera vita hanno mancato più o meno apposta. <Sì, normale..> Attimi di silenzio a prolungarsi da parte sua, posando finalmente i propri occhi su quelli altrui, scostando appena il capo per osservarla e facendo scivolare di conseguenza al suo movimento anche i propri palmi ai suoi fianchi. E' attento a non muoversi troppo, e non troppo velocemente, lentamente, infinitamente cheto. < Ti avviserò in anticipo per l'orario e la data..c'è qualcosa che non apprezzi, di cibo? > Domanda, seppur non crede che la Doku abbia particolari problemi con qualsiasi cosa. In realtà ha già parecchie idee, non tutte di sua proprietà, ma sommariamente..funzionali? Non è sicuro di riuscire ad organizzare una cosa normale, ma è fatta. < Dovrò prima parlare con alcune persone, per quanto riguarda la mia assenza. Pensavo anche di organizzare qualche evento per il clan, ma..> scuote appena il capo, forse perchè sta viaggiando troppo in fretta e perchè sta mettendo tanta carne sul fuoco, una cosa alla volta. < Penso sia tutto..domande?> Autorevole nel tono, ma forse un modo per divincolarsi dalla soggezione. E' stato un reincontro piuttosto..particolare. [chakra on]

22:06 Kimi:
 Il cibo non è mais tato il suo più grande alleato anzi, non lo ha mai apprezzato, son state più le volte in cui è stata costretta a mangiare, in cui si è buttata giù qualche boccone solo perché qualcuno era stufa di vederla sempre più scheletrica che quelle in cui ha sentito realmente lo stimolo della fame e ha deciso di seguirlo, figuriamoci poi qualcosa come il gusto personale e la gola. Scuote quindi il capo <no> aggiunge poco dopo <un giorno forse avrò delle preferenze ma per ora non conosco molti cibi> ammette semplicemente, non crede di dover spiegare proprio a lui che l’ha percepita e toccata nei suoi periodi più bui, sentendo più che altro ossa, vedendole coperte da un sottile e malandato strato di pelle, no lui è una delle uniche due persone in grado di capire realmente le sue parole. Ascolta poi anche il resto prima di andare verso la porta, sperarsi da lui, rilasciare i suoi vestiti con malavoglia, a fatica, si volta lenta lasciando che i capelli volteggino per poi ricadere poco sopra le sue spalle <il clan> ammette lei nascondendo il volto in quel mare d’oscurità, i denti tornano sulle labbra, il canino affonda esattamente nello stesso punto di poco prima, riaprendo una ferita ancora non cicatrizzata, andando a peggiorare la situazione della sua stessa pelle, il gusto del sangue velenoso che le irrora la lingua, una sensazione che corre lungo tutto il suo corpo fin ai recettori nel cervello, una sensazione conosciuta fin troppo bene e che per lei ha sempre lo stesso effetto liberatorio di sempre, un misto tra una percezione di sé come essere superiore e la perdita di ogni tipo di rabbia o sensazione negativa. L’odio per gli Uchiha che va scemando proprio come il sangue viene diluito nella saliva dopo essere stato leccato via dalla lingua che si mostra rossa e proprio come quella di una serpe scatta, saetta sulle labbra cancellando il veleno tossico dalla vista. Chiude gli occhi lentamente, si concentra per rimuovere quella nota negativa dalle iridi cristalline e poi torna a rialzare il capo <attenderò che sia tu a contattarmi allora> ammette rivolgendogli un ultimo fugace sguardo mentre cammina verso la porta, la destra che va ad alzarsi per raggiungere il legno ma ancora non la apre esita ì qualche istante capo abbassato a fissarsi i piedi, schiena rivolta verso di lui e busto verso l’esterno, prende un profondo respiro, le spalle si alzano e poi si abbassano nuovamente <non vedo l’ora di poterti stringere di nuovo> un filo di voce esce dalla sua gola e volteggia quasi timido verso il compagno <Katsumi> un nome che le riempie la bocca, il cuore, la mente e lo sguardo. Un nome in grado di darle speranza in una vita migliore, in grado di farla sentire semplicemente e profondamente felice, innamorata ora e sempre sin da quando era un’allieva qualsiasi, salvata quel giorno sulla riva del lago nero come mille altre volte ancora[chakra on]

22:37 Hanae:
 Immaginava, per quanto riguarda le preferenze alimentari di Kimi, che non ce ne fossero. Fosse commestibile si nutrirebbe semplicemente d'aria, quella donna. Il capo dell'Uchiha a muoversi in un cenno per mostrare semplicemente che ha ascoltato quanto da lei espresso, le labbra permangono comunque serrate e immobili fintanto che non giunge il suo momento di esprimere qualcosa in particolare. < Immaginavo..> afferma placidamente, mostrando per la prima volta dopo parecchio tempo le labbra tirarsi ai rispettivi angoli, accompagnata dal taglio degli occhi che va appena addolcendosi, mostrando così un sorriso che mantiene tuttavia celata la dentatura, molto..semplice, ma al contempo più complesso di quanto non sembri. Cala comunque un momentaneo silenzio quando si accenna al clan, sottintendendo gli Uchiha, un argomento che forse è ancora troppo delicato per essere richiamato senza alcuna conseguenza. Lo sguardo di lui a seguire lentamente il movimento altrui, silenzio per brevi istanti. < Pensare agli Uchiha fa pensare ad un luogo buio, attualmente, più o meno ovunque. > E Seppur le clonazioni ora siano realmente interrotte, seppur la loro stessa esistenza sia quasi segreta al mondo, gli Uchiha hanno un'immagine piuttosto scura..partendo da Sasuke Uchiha, che nella sua vita non è riuscito ad emergere dall'odio, avvelenato da mancanze passate e da una perversione ossessiva che ha riversato su coloro che dovevano essere la sua progenie, creando un luogo malsano. Wooaki Uchiha ne ha seguito il percorso senza eclatanti azioni, e Arima per primo ha chiamato il cambiamento..accedendo una luce in molti. Eppure molto di ciò che ha detto e che ha fatto non corrispondeva alle apparenze, non voleva governare gli uchiha, voleva il meglio per loro, ma quasi nessuno mai lo saprà. E ora..tocca a Katsumi, nella cui mente riversano le memorie dello stesso rikudo sannin, tocca ad un'entità per la prima volta estranea al laboratorio, decidere cosa fare, perchè è stato in grado di uscire dal circolo dell'odio, e per farlo è arrivato a morire. < Gli uchiha che ti hanno fatto del male sono morti. So che non è facile, so che potrebbe non aver senso, ma abbiamo la possibilità di fare molto più di chiunque, per chiunque. Non ho mai cercato di diventare capoclan per salvare gli uchiha, ma solo per superare sasuke, per le parole che mi rivolse quand'ero ancora giovane. Ma ora siamo qua. Organizzazione alba, capoclan, addirittura in possesso di due innate. Abbiamo il potere che quasi tutti prima di noi hanno fallito a sfruttare, finendo la loro esistenza come folli. > Non c'è un vero e proprio punto in quel che dice, non c'è una richiesta specifica, non può permettersi di chiederle direttamente di amare improvvisamente il clan che le ha fatto tanto male, perdonarne ogni gesto, eppure. < Siamo ancora in grado di amare in maniera pura, oggi me l'hai ricordato. Rimaniamo Shinobi, siamo totalmente immersi in quel mondo, ma al contempo abbiamo raggiunto un livello differente. > Di sofferenza, di amore, di attitudine. Le sue parole sono espresse con fermezza unica, determinazione, vuole farle capire che crede in quel che sta dicendo e che vorrebbe farle percepire il tutto. < Ma lasciamo queste cose per un secondo momento; Kimi. > Una piccola pausa, prima di pronunciare anch'egli il suo nome, sorridendo poco dopo e osservandola. Stringerla, darle un bacio adesso, farsi trascinare dalla passione sarebbe farsi prendere dalla fretta, rovinerebbe lo scopo stesso di una cena assieme, per questo motivo si limita a seguirla con lo sguardo. < Grazie. > Son queste le sue ultime parole, attendendo qualche secondo prima di voltarsi lentamente verso il tavolo, per andare lentamente a spostare qualche foglio l'uno sopra l'altro e ricreare un minimo di ordine in quella scrivania, che paradossalmente, per questa serata, ha rappresentato perfettamente il suo stato mentale. [END, credo]

22:51 Kimi:
 Resta lì sulla porta ad ascoltarne le parole a provare a saggiarle, una parte di lei può razionalmente comprendere ciò che le vien detto, il clan che ha contribuito a purificare, spinta più da vendetta e da rabbia che da altro, non è mai stata particolarmente altruista comunque. Un clan che le vien detto non le nuocerà più, ecco sì a questa verità fatica a credere, non riesce davvero a seppellire tutti i suoi sentimenti a non cercare di saziare un0insaziabile desiderio di vendetta per ciò che Arima le ha fatto, per ciò che hanno fatto a loro eppure annuisce. Hanno deciso di cambiare, un nuovo inizio vuole dire anche cercare di modificare la sua realtà, accettare quel discorso e le sue parole. Un profondo respiro viene preso mentre le mani si chiudono a pugno e la destra si stringe sul legno quasi a volerlo graffiare ed incastrare sotto alle sue unghie, quasi a farsi male e sanguinare ancora una volta. Un istante solo prima di lasciar correre la tensione, svuotarsi quasi e trovare in sé la forza di accettare il cambiamento di seppellire in un angolo della sua mente chiamato Yuurei anche quei sentimenti, quegli ultimi residui del trauma più forte vissuto da lei <noi forse abbiamo iniziato da folli> grave il suo tono, almeno per lei questa è l’assoluta verità, una vita segnata da rabbia, dolore e pazzia, una continua ed estenuante ricerca del dolore solo per sentirsi un po’ più giusta, accettata, voluta e considerata, un po’ meno in colpa per il modo in cui è stata concepita <che sia questo che ci permetterà di morire da saggi?> una domanda alla quale non troverà risposta fino al suo ritorno all’Ade, quel luogo che ha da sempre sentito suo e che da anni ormai ha anche il privilegio di possedere la sua anima, un contratto che la lega agli inferi e alle farfalle definitivamente <abbiamo conosciuto, visto e siamo stati il peggio per e dell’umanità, immagino che la sanità non sarà dolorosa quando è lo è stato sprofondare nell’oscurità> sospira appena andando ad aprire finalmente la porta dell’ufficio <al momento vivo con colore che condividono la maledizione del veleno con me, mi troverai lì quando vorrai cenare> ed è con queste parole che si muove per allontanarsi, ripercorrendo a ritroso la strada che poco prima l’ha portata fin lì, ora con più calma, si sforza di non scappar via da quel clan, ha appena deciso di tentare una seconda volta con loro e quindi eccola sforzarsi di apparire calma, rilassata e il meno pericolosa o mortale possibile, insomma non è che ispiri proprio fiducia ma almeno non ha chiaramente scritto in faccia “vi sventrerò”. Sinuosa lascia quindi quel luogo per poi tornare nella sede dei Doku, ha una vita davanti da riprendere e cambiare, dei nuovi compiti a chiamarli e forse un’alleanza da solidificare con il suo stesso clan[chakra on][end]

ASHHAKSHANAORNTL
Ok mi calmo.
SIAMO TORNATI *****
Eh no nulla abbiamo fatto una role in cui sti due per l'ennesima volta si chiariscono e per la PRIMA volta si danno un vero appuntamento!
(A parte questo decidono di cambiare loro stessi e la loro vita, basta soffrire)


ps:master dai aiutateci anche voi, votate SI al referendum abrogativo sulla sofferenza di Kimi e Katsumi


in sintesi:
VE LA DOVETE LEGGERE!