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Guai in vista per Fumiko

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con Raido, Kouki

12:14 Kouki:
  [Stanza Raido] Un’altra giornata in cui il sole splende alto nel cielo, un sole che metaforicamente vorrebbe spronare la ragazzina ad uscire dall’ombra nella quale si è rifugiata. Si trova nuovamente in ospedale, ancora una volta non per il turno, quindi non indossa il camice bianco da medico, e, essendo in quella particolare struttura, non porta con sé nemmeno il suo equipaggiamento e le armi. Il chakra è comunque impastato, questo perché come ninja medico deve comunque tenersi pronta ad intervenire il più celermente possibile nel caso succedesse qualcosa, dopo tutto a lei è concesso. I propri lunghi e neri capelli sono raccolti in una comoda e morbida treccia, che le percorre tutta la schiena fino al sedere e poco oltre. Perfettamente in ordine, mentre la frangia un poco cresciuta le incornicia il visino pallido e gli occhi gialli, magnetici. Lineamenti giovani, che stanno perdendo parte della propria infantilità per lasciar spazio ad un’età che si appresta ad affrontare l’adolescenza. Delle occhiaie sono visibili sotto gli occhi stanchi, non le aveva da un po’, ma ormai ha ripreso a non dormire e a mangiare poco per via di tutto quello che è successo. La scoperta che suo padre ha un’altra, il ritorno di sua madre, la loro separazione e soprattutto il malore che ha colpito suo padre già un paio di volte e che lo ha costretto ad essere ricoverato lì nell’ospedale di Kusa. Indossa abiti semplici e comodi, decisamente simili ai soliti che è abituata a portare, ovvero un kimono bianco e corto, ma smanicato, il quale viene tenuto chiuso alla vita da una fascia blu, che richiama anche il medesimo colore dei bordi del kimono, sulla quale vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa, con il relativo simbolo del villaggio, ovviamente. Al di sotto del kimono le esili gambe sono fasciate da un paio di pantaloncini corti fino a metà coscia e aderenti, ma elasticizzati, mentre ai piedi le scarpe ninja. Ovviamente sono immancabili le fasciature bianche che avvolgono l’intero suo corpo e sono visibili al collo, alle braccia fino ai polsi, alle gambe fino alle caviglie e anche in parte sul petto. Nascondono le proprie cicatrici e bruciature, risparmiando solo il viso. Fa caldo, certo, ma deve sopportare, perché non ha nessuna voglia di mettere in mostra il proprio corpo martoriato. Martoriato come la propria mente al momento, dove risiede Mirako, sempre allerta e pronta a cogliere ogni spiraglio per poter prendere il controllo… insomma, ha qualcosa da dire anche lei e non sopporta di essere sepolta in quella montagna di oscurità, ma per il momento Kouki ancora regge e non può permettere all’Altra di dire cose che potrebbero far star peggio suo padre come ha fatto lei. Si sente ancora mille colpe addosso, ma non può ritardare ulteriormente quel momento… deve entrare in quella stanza, da suo padre. È stata rassicurata da sua madre, ma non si sente ancora tranquillizzata al cento per cento. Le cose che ha detto a Kaori, le deve chiedere direttamente a Raido, e se lui fosse ancora arrabbiato per quello che le ha fatto… be, dovrà affrontarlo prima o poi. Quindi eccola lì, in piedi davanti alla porta della stanza del padre, che finalmente solleverebbe la mano destra chiusa a pugno, per cercare di battere tre colpi precisi. Udibili. Ma subito dopo di essi, andrebbe a farsi avanti, e aprirebbe leggermente la porta per far capolino timidamente, e con una leggera paura nel cuore, con la testa. Gli occhi cercherebbero la figura del padre, e se mai l’avesse trovata, allora andrebbe a dire semplici parole. <E’ permesso?> un tono di voce percepibile anche se lieve, solcato dalle mille emozioni… espressione nervosa, anche se la sua mente non può ancora abbandonare totalmente la rabbia, ma spera di riuscire a controllarsi per non mettersi a discutere proprio ora e con lui. Deve stargli vicino, ma prima deve capire se è arrabbiato con lei. [Chakra: on]

12:43 Raido:
 Ancora il sole in quel di Kusagakre, un sole che spacca letteralmente le pietre, provocando un caldo a dir poco inconcepibile e per lui è anche peggio visto che deve stare fermo in un letto di ospedale sotto le coperte e con una vestaglia che lo costringe a soffocare letteralmente. L'ha cambiata per fortuna, non è la solita, ne ha messa una che copre di più il corpo, si è scocciato di farsi vedere con le chiappe all'aria da chiunque. Si trova nel letto della stanza 1480 dell'ospedale di Kusa, sotto le coperte, il cuscino rialzato e la testa e parte della schiena poggiati su di esso. Indosso non porta altro se non una vestaglia da malato, blu che gli scopre il deretano ma copre ciò che vi è davanti. Non muove un muscolo, rimane fermo con gli occhi chiusi a riposare mentre qualche fitta giunge a disturbarlo. La stanza è composta da un letto sulla destra, dal punto di vista della porta, una finestra davanti alla porta, un tavolo davanti al letto con una sedia e un comodino alla destra del letto dove vi è poggiata una bottiglia d'acqua e un kunai. Non si sa mai cosa possa succedere. E' fermo, il capo poggiato sul cuscino a guardare il soffitto, non ha voglia di leggere, non ha voglia di fare niente ma solo di vedere la sua piccolina, di poter parlare con Kouki per chiarire ciò che è successo e dirle cosa ha veramente il suo corpo, dirle che non è colpa sua e che non ha niente contro di lei e mai ne può avere. Attende immobile, attende una sua visita che potrebbe avvenire oggi o domani o dopodomani, non lo sa, non può saperlo ancora eppure ecco che qualcuno bussa alla porta e non fa in tempo a dire niente che essa viene aperta mostrando la figura di Kouki e la sua vocina da cui escono milioni di emozioni contrastanti, emozioni che si fanno vive anche nell'animo dell'albino. Nel vederla non perde tempo, scosta le coperte, le fitte che arrivano per tutto il corpo, strizza gli occhi e digrigna i denti; si alza da quel letto cominciando a correre verso di lei, si inginocchia per avvolgerla in un abbraccio o, almeno, ci proverebbe, cercherebbe di abbracciarla e stringerla al proprio corpo <Bambina mia>.

Raido a pranzo

13:42 Kouki:
  [Stanza Raido] Come sta? I dottori hanno detto qualcosa? Come si sente? Mamma è riuscita a capire cosa affligge il corpo dell’uomo? Mille domande che però ancora non si azzarda a fare. La stanza di ospedale è tranquilla e uguale a tutte le altre, almeno nella disposizione del letto, tavolo, comodino, solo che in quel letto vi è suo padre. Steso, immobile con gli occhi chiusi, e forse dovrebbe lasciarlo riposare. Tuttavia non appena entra nella stanza, l’uomo apre gli occhi, attirato dalla voce della ragazzina, e con movimenti fin troppo repentini va ad alzarsi dal letto. L’espressione del viso si fa preoccupata, gli occhi si sgranano e la voce si fa sentire molto in fretta. <Non devi muoverti, stai a riposo…!> un tono di voce più alto, carico di apprensione e paura di vederlo crollare nuovamente a terra in preda a chissà quale altro attacco. Ma lui, con il suo bel camicino da paziente, corre verso di lei, preso dalla voglia incontrollabile di raggiungerla e in quel momento la giovane Yakushi si blocca, forse impaurita, forse temendo una qualche reazione violenta dell’altro. Per quanto sia passato già un anno circa, quella situazione l’ha resa vulnerabile ai ricordi di Otsuki, delle sue parole e dei suoi gesti, teme quindi una qualche reazione simile anche da parte del padre… una paura inconscia, che non controlla, ma che viene spazzata via subito non appena sente l’abbraccio caldo e rassicurante dell’uomo. La rigidità in cui era finita, pian piano svanisce e lei si rilassa, i muscoli si sciolgono e il viso si fa più sereno. È felice, felice che non sia arrabbiato con lei, felice nel sapere che le sue paure erano forse infondate. Il viso si lascia andare, gli occhi vengono chiusi e, sollevata, cercherebbe di rispondere all’abbraccio, sollevando le braccia e cercando di stringersi al camice di ospedale del padre. Il viso verrebbe affondato nel suo torace e il cuore inizia a battere velocemente, mentre un senso di pace sembrerebbe ora avvolgerla, almeno per il momento. Sente quelle semplici parole che le danno ulteriori sicurezze… perché la considera ancora sua figlia nonostante quello che lei gli ha fatto. <Mi dispiace.> si scusa, per il fatto di averlo fatto stare male, anche se non è vero, anche se non è lei la causa principale, ma sente di doverlo dire e quindi se lo lascia sfuggire dalle pallide labbra. <Ti ho urlato contro, ero molto arrabbiata.> o meglio, lo è ancora, ma non così tanto come prima, e forse solo perché ora la preoccupazione per la salute del padre è più forte. Eppure sa che deve essere sincera, o almeno è quello che si sono promessi. <Cioè… sono ancora un poco arrabbiata… ma ora voglio solo che tu stia bene, voglio che tu esca da qui.> si stringerebbe ancor di più a lui, in quell’abbraccio, non vuole lasciare andare nessuno dei suoi genitori, non vuole che lui caschi ancora una volta in preda a chissà quale male. <Come ti senti adesso? La mamma… la mamma ha detto qualcosa? Ha capito qualcosa? Le ho chiesto io di venire a visitarti… i dottori non stavano arrivando a nessuna conclusione e così l’ho chiesto a lei.> perché lei è decisamente più abile, almeno quello è il suo pensiero. Cerca di parlare della madre puntando sulla spontaneità, senza far trapelare il proprio dolore per la loro separazione, come se stesse puntando invece a far sembrare le cose normali, nella speranza che i due possano riavvicinarsi, ricostruire la famiglia. Un pensiero egoistico ovviamente, ma che per il momento non ha pretese se non quello di essere un semplice desiderio normale per un figlio. [Chakra: on]

14:01 Raido:
  [Stanza 1480] Non le da retta, dopo quello che ha detto Kaori ha bisogno di sentirla vicino a se, di averla vicino e di starle vicino come dovrebbe fare un padre. Non è nelle condizioni adatte per fare simili cose, non è messo bene per correre e fare chissà quali movimento ma è disposto a sopportare qualsiasi tipo di dolore per sua figlia, pronto a soffrire le pene dell'inferno se ciò significa vederla sorridere nuovamente, vederla serena e tranquilla come non mai. L'abbraccia, le braccia vanno ad avvolgere il di lei corpicino stringendola contro il proprio petto, stringe più forte portando la sinistra a toccarle il capo mentre con la destra spinge la di lei schiena. Adesso è completo, adesso è veramente completo e può riprendersi anche più in fretta. Sente l'abbraccio venire ricambiato poco a poco e il cuore diviene più leggero, il peso di tutti quei pensieri diviene inesistente e si rilassa, si rilassa completamente e totalmente. Finalmente è riuscito a vederla, i suoi desideri si sono avverati e non avrebbe potuto chiedere niente di meglio, passare un po' di tempo con la sua bambina e aggiustare le cose, aggiustare tutto quanto e mettere la parola fine a questa storia. Le di lei parole arrivano e sono come una pugnalata che va a colpire il cuore...crede ancora di avere qualche colpa ma la blocca subito e sul nascere <Non ti devi dispiacere, non è colpa tua, tu non c'entri niente> va a specificare all'istante. Non è la sua rabbia ad avergli fatto male, non è la di lei reazione ad avergli fatto quell'effetto immediato. Sa che cosa è e sa che deve dirglielo prima di quanto si creda <Starò bene e uscirò da qui così da poter andare a Oto insieme come promesso> le rimembra i biglietti, hanno un viaggio da fare, hanno qualcosa da fare insieme ma con il ritorno di Kaori, forse, le cose si complicano. Non stacca ne interrompe quell'abbraccio, fa in modo che non finisca mentre le domande fatali vengono fatte e sono proprio le domande a cui vorrebbe evitare di rispondere. La sinistra permane sulla di lei mentre la destra arriva all'altezza delle ginocchia cercando di prenderla in braccio come se fosse una principessina <Ecco qui> se lo avesse permesso sarebbe andato a sedersi sul letto e avrebbe fatto sedere Kouki sulle proprie gambe. Il viso diviene serio, molto più serio di prima <La mamma è venuta e mi ha visitato, io non volevo dirti niente ma lei ha insistito> china il capo distogliendo lo sguardo dalla Yakushi, cerca le parole per dirlo nel migliore dei modi, di farglielo capire <Ho...un tumore> lo dice infine, senza mezzi termini <Tua madre ha già smosso i medici, mi hanno fatto delle analisi e a breve verrò operato e starò bene> vuole infonderle altra sicurezza, una sicurezza per farla andare avanti.

14:28 Kouki:
  [Stanza Raido] Quell’abbraccio lo sente e vorrebbe che durasse a lungo, per il momento lascia da parte il fatto che dovrebbe rimanere a letto riposare, fare il minor numero di movimenti in modo da aver meno ricadute possibili. Si stringe a lui, si lascia accogliere fra quelle braccia che le donano ancora sicurezza… sembra che nulla sia cambiato, assolutamente niente, eppure nel petto brucia ancora il pensiero che lui non abbia aspettato sua madre. Non abbia voluto aspettare Kaori, ascoltarla, perdonarla. Ma ora è qualcosa di piccolo, qualcosa che vorrebbe affrontare, ma che non osa fare. E se poi gli procurasse altro dolore? È frustrante non poter dire quello che si vuole in completa libertà, ma non vuole rischiare. In silenzio ascolta quelle sue prime parole, ascolta come suo padre le sollevi quelle colpe dalle spalle, le prenda, le accartoccia e le butta via. Non è colpa sua, ma anche se lo fosse, comunque, suo padre non è arrabbiato con lei e questo è già un bel passo avanti per la psiche della giovane. <Anche se ti ho forse dato un dolore con le mie reazioni, forse ho peggiorato qualcosa, ma…> si blocca, si morde il labbro inferiore con forza… non vuole ravvivare quell’argomento, o meglio una parte di lei lo vorrebbe, perché assolutamente bisogna parlarne quanto prima di questa nuova ragazza, ma allo stesso tempo non vuole arrecare altro dispiacere al padre. Ma insomma, è una reazione anche normale da parte della ragazzina, di certo non poteva mettersi a fare salti di gioia dopo quella notizia. Sente le sue parole, quella promessa, quel viaggio ad Oto che devono fare… è tutto passato in secondo piano. La promozione, la festa, i regali, quel futuro viaggio, è tutto passato in secondo piano quando suo padre si è accasciato a terra. Insomma, un ultimo e pessimo regalo di compleanno da parte di chi? Del destino? Della casualità? Di qualsiasi cosa lo stia facendo star male. <Promesso allora. Uscirai di qui e andremo a Oto.> non tanto per il viaggio, ma che almeno così sarà sicura che guarirà ed uscirà dall’ospedale. L’uomo cercherebbe di prenderla in braccio ma, nonostante lei sia comunque leggera come un fuscello, andrebbe a rifiutare il suo gesto, scuotendo la testa ed osservandolo con una leggera serietà, come un medico guarderebbe un paziente. <Non voglio che ti sforzi, anche se mi piacerebbe essere presa in braccio, devo ammetterlo.> la serietà andrebbe un po’ a svanire per lasciare spazio ad un rossore imbarazzato, che si noterebbe subito dato il pallore della sua pelle. Riconosce anche lei che sta crescendo, è sempre poco bambina e più ragazzina ormai, e sa che prendere in braccio una dodicenne non è il massimo, eppure si vergogna nell’ammettere che le piacerebbe. Dopo tutto è la prima volta che vive tutto quello, è come se stesse recuperando tutta l’infanzia che non ha avuto. Comunque sia insisterebbe per non far sforzare il padre, e che ci riesca o meno a farlo desistere, si sederebbe comunque sulle sue ginocchia, per non spezzare il contatto con lui. Il discorso non parte nel migliore dei modi, questo perché se c’è qualcosa che lui non voleva dirle, vuol dire che è qualcosa di preoccupante. Il cuore già inizia a batterle nel petto furiosamente, facendole male, ma cercherebbe di rimanere con gli occhi fissi in quelli del madre. Trattiene il respiro e non appena sente quella notizia, persino il cuore sembra morirle nel petto. Si blocca, smette di respirare, il viso si tramuta in una maschera di preoccupazione e paura, l’intero suo corpo si irrigidisce. Un tumore. Non è una cosa da poco, è un dannato tumore. Una cosa che cresce e prolifica dentro di lui e che potrebbe finire per circolare per l’intero suo corpo. E se fosse troppo tardi? Se fosse inoperabile? Dove si trova poi? E perché? Quel è la causa? Mille domande che non fanno altro che tormentarle la mentre, mentre quel picco emozionale le porta nuovamente un insistente dolore alla testa. Duole, fa male, la vista nuovamente si annebbia, si fa difficoltosa, mentre l’intero suo corpo sembra percorso da spasmi di dolore. Quel veleno sconosciuto a lei prende a circolare, si nutre del dolore emotivo della ragazzina, dallo stupore, della preoccupazione, della paura. <Un tumore?> lo ripete, riprende a respirare ed espira quella parola a fatica. <Dove? A che stadio?> la parte medica della ragazzina prende il sopravvento, unita al suo solito carattere. Deve avere bene in mente il quadro della situazione nei minimi particolari, deve sapere, deve riuscire a comprendere quanto grave sia la situazione. <Hanno detto che te lo toglieranno tutti? Che starai bene?> domanda, ancora e ancora, per avere conferme, per riuscire a tranquillizzarsi ora che si sta man mano lasciando andare al panico. Rischia di perderlo, rischia di vederlo morire. No. Deve essere positiva, sa e ha studiato che bisogna essere positivi e forti in questi casi, deve quindi ricacciare indietro le sue emozioni e controllarsi. <Ma certo che starai bene.> afferma dopo qualche attimo, il respiro viene regolarizzato e un sospiro viene emesso per calmare il cuore e bloccare le lacrime. Si, forse lo sta affrontando bene. <Mi dispiace di essere venuta solo ora, ti averti lasciato completamente solo… avrei dovuto starti più vicino. Ma sei forte, sei il più forte e ce la farai. E adesso ti starò vicino, non sarai solo in questo momento.> non sono solo parole di circostanza, ma è quello che lei crede veramente. Sincera e forte, sta cercando di rimanere in piedi e non cadere a pezzi. <La mamma si assicurerà che i medici facciano un ottimo lavoro, vedrai.> ci crede, ci deve credere. Per quanto quella notizia l’abbia devastata interiormente, è riuscita però a recuperare la calma, sorprendendo forse la stessa Mirako. [Chakra: on]

14:52 Raido:
  [Stanza 1480] Non vuole che ancora soffra per questo. Forse è vero, le forti emozioni hanno peggiorato la sua condizione facendolo sentir male, accelerando il processo, dolore, sofferenza e rabbia si uniscono andando a rompere l'equilibrio formatosi nel corpo. Tutti gli eventi vengono condensati fino a fargli crescere quel male immenso. Già a Sakura ha fatto vedere la macchia nera sulla sua spalla pensando che fosse una semplice escoriazione del sigillo ma a quanto pare quella macchia è divenuta qualcosa di peggio, qualcosa che può ucciderlo da un momento all'altro senza chiedere il permesso, senza pensare alle conseguenze eppure, in tutto questo, Kouki non c'entra niente ma è l'unica capace di tenergli il sorriso stampato in viso, un sorriso duraturo nemmeno il più terribile dei mali può sciogliere <No, non hai peggiorato niente> commenta deciso fino alla fine <Quando tua madre è venuta a visitarmi mi ha raccontato del vostro incontro e mi ha detto che cosa pensi. Tu non hai alcuna colpa, non è stata la tua reazione...quello che ti ho detto non è stato facile e non è facile nemmeno da digerire. Comprendo e capisco la tua rabbia e so che hai bisogno di sfogarti...se vuoi, puoi farlo> le sta dicendo di far uscire tutta quanta la rabbia che ha in corpo, di sfogarla in quel preciso momento perchè la volta buone, è la cosa migliore da fare. Una volta uscito da li devono affrontare il viaggio verso Oto, un viaggio che si preannuncia tortuoso, difficile e poco consono per lui e per la sua salute. Il villaggio è famoso per la gente poco raccomandabile e soprattutto vi sono gli Uchiha e sa bene quello che è successo all'interno del clan grazie a Hitachi. Non la prende in braccio, la ragazzina non si fa toccare ed si commuove nel vedere come si preoccupa per lui, almeno fino a quell'ammissione <E allora, non preoccuparti, ce la faccio> e così è, la prende in braccio, la solleva tornando sul letto e lasciandola sedere sulle proprie gambe. Sa che sta diventando grande, sa che sta diventando una signorina ma vuole coccolarla finchè ne ha il tempo e finchè lei se lo lascia fare. Forse la tratta troppo da bambina ma è così che la vede, è la sua bambina e tale rimane, per sempre. Alla fine confessa tutto quanto, è malato e la reazione della ragazza inizia a spaventarlo, non vuole che stia male, non vuole che soffra ancora ma Kaori ha ragione, è giusto che sappia, è giusto che venga messa al corrente di tutto quanto <Credo sulla spalla destra ma non so a che stadio> commenta pensando bene a ciò che ha detto Kaori l'altra volta <Lo spero> non dice ne si, ne no, non può mentire su questo e non lo farebbe a prescindere, non ci riuscirebbe. La stringe contro di se nel vedere quella forza che cerca di tirare fuori, una forza che non tutti hanno e si commuove..ancora. Si commuove nel sentirle dire quelle parole che tanto desidera sentire <Si, niente può battere il tuo papà> è un'affermazione che non sa se è vera ma è quello che pensa dopotutto.

15:10 Kouki:
  [Stanza Raido] Non rifarà gli stessi errori, non si lascerà andare allo sconforto, alla paura e alla rabbia. Deve essere forte, imparare a gestire le proprie emozioni, e sta cercando di farlo anche adesso. Per suo padre e per se stessa. Sta facendo tutto da sola, o sta richiedendo in parte l’aiuto dell’Altra, di Mirako? Non riesce a comprenderlo, e forse proprio per quello è certa che stia facendo tutto da sola. Se stesse richiamando a sé la forza di Mirako se ne accorgerebbe di certo. Ed è proprio questo che farebbe arrabbiare l’Altra, la fa mettere sulla difensiva scatenando una leggera rabbia e paura. Le parole di suo padre servono ancora una volta a tranquillizzarla, le basta sapere che non è arrabbiato con lei, che non le da nessuna colpa… le basta sapere che è forte e che guarirà. Tutto non sembra mutato fra loro due, anche se l’ombra della rivelazione fattale dal padre continua a troneggiare su di lei. Ma le viene dato il permesso di sfogarsi, la sua rabbia viene compresa ed accettata, ma per il momento lei rimane in assoluto silenzio. Non sa se dare retta per davvero alle parole del padre, ma se mai dovesse sentirsi male per lo meno è già in ospedale. Alla fine suo padre la prende comunque in braccio, e lei per un attimo lo guarderebbe severa, cercando di nascondere quanto quel gesto la faccia sentire amata. <Se ti vedesse qualcuno ti sgriderebbe.> poco ma sicuro, che sia un’infermiera o un medico, sicuramente verrebbe sgridato per quegli sforzi che sta facendo e lei… lei nulla, ci si lascia andare perché in fondo crede nella forza di suo padre. La stessa forza che sta dimostrando adesso e che continuerà a dimostrare per superare questo malore, questa malattia. Gli occhi si sposterebbero fino alla spalla destra incriminata, uno sguardo che andrebbe ad assottigliarsi, provando un senso di paura e rabbia nel sapere che proprio lì, sotto la pelle, nella carne, vi è una matassa che rischia di uccidere suo padre. Lei non può intervenire, per niente, è fuori dalla sua portata anni luce. Viene stretta, abbracciata e lei non si oppone, si lascia andare a quel momento solo loro e si sente travolta da una sorta di speranza, una viva speranza. Dentro di lei sa che andrà tutto bene, un pensiero reso forte dalle parole del padre… lo supererà, ne è certa. <Guarirai.> Rimane abbracciata a lui a lungo, con forza, e solo dopo qualche minuto andrebbe a distaccarsi leggermente per poter vedere il padre in viso. Espressione combattuta, di chi vorrebbe affrontare un determinato argomento, ma non sa se sia il caso in quel momento. Però deve farlo, deve sapere, conoscere, deve avere sempre il quadro completo della situazione e quell’argomento è stato lasciato aperto per troppo tempo. <Papà… perché lo hai fatto?> si riferisce al suo non voler aspettare, si riferisce a quello che ha effettivamente fatto, ovvero tradire sua madre. O averle detto di avere un’altra, ma l’argomento è lì che va a parare. [Chakra: on]

15:28 Raido:
  [Stanza 1480] Non gli importa di essere sgridato, non gli importa che qualcuno gli faccia la ramanzina, anzi, devono solo provarci a dirgli qualcosa. Avrebbe certamente ribattuto a testa alta senza piegarsi, in fondo rischia davvero di morire e di non vedere più la sua famiglia, di non stare più con la sua bambina ogni giorno della sua vita <Sai cosa possa importarmi, nessuno può vietarmi di stare con mia figlia e di coccolarmela> il tono è tranquillo, sicuro di se. Ha solo lei al momento, lei è davvero tutta la sua famiglia e vuole godersi ogni attimo in sua compagnia, farla sentire davvero amata come mai prima d'ora. Lei è convinta, lui è convinto, ora spetta soltanto ai dottori l'ardua sentenza, spetta a loro decidere se farlo vivere o meno durante quell'operazione. Spera vivamente di farcela, spera di uscire a testa alta dalla sala operatoria in piena salute. Lo vuole con tutto se stesso e soprattutto non vuole che le lacrime solchino ancora il viso di Kouki, non lo sopporterebbe. Alla fine, il discorso viene intrapreso e la domanda viene fatta, una domanda che significa davvero tanto. Ora sono più tranquilli, circa, sono più calmi e parlare risulta più facile di quella sera quando ha avuto il suo primo malore ad opera del tumore e del sigillo. Forse è in quella missione che ha anche aggravato le proprie condizioni rendendole insopportabili. Forse è proprio li da ricondurre il tutto, l'uso del sigillo per battere quel taijutser, arrivare a sfoderare una potenza priva di eguali per aiutare sua figlia in difficoltà, tutto quanto ha contribuito a farlo sentire male, dannatamente male. Perchè lo ha fatto? Perchè non ha aspettato Kaori? La risposta è complicata e non sa se Kouki sia in grado di capire e comprendere i sentimenti che aleggiano nel cuore del ragazzo, sentimenti che non cambiano nemmeno davanti all'amore che prova per la stessa Kaori e per sua figlia <Vedi, anni fa, quando abitavo ancora a Kiri, avevo una ragazza. Lei aveva 18 anni e io 17, è stata il mio primo vero amore> le racconta ciò che lo ha guidato per tutto questo tempo, la storia che lo ha fatto veramente crescere in questo campo <Le se ne andò senza mai più tornare e io sono stato male per tanto, tantissimo tempo, talmente tanto da chiudere il mio cuore> si sofferma su questo per qualche attimo, fa ancora male parlarne in un certo senso <Kaori lo ha riaperto e sapevo che se l'avessi persa, sarei impazzito, sarei letteralmente morto dentro ma poi sei arrivata tu e mi hai fatto provare un nuovo tipo di amore. Allora ho capito, ho capito che non potevo mollare, non potevo cedere al dolore, dovevo reagire per te, dovevo andare avanti per fare in modo che tu sia sempre felice e perchè io sia felice> il groppo arriva in gola, non riesce quasi a trattenerlo, gli occhi divengono lucidi <Non mi fido quasi più di lei, non riesco a guardarla e a non pensare a quello che ha fatto. Capisco perchè l'ha fatto ma non ci riesco...lo so che è difficile da capire ma è così> è difficile parlarle in questo modo, come un adulto ma non può omettere ancora.

15:50 Kouki:
  [Stanza Raido] Quel commento sprezzante che suo padre afferma sul fatto di essere sgridato o meno, fa sorridere la ragazzina. Lui è sempre lo stesso, nonostante abbia portato un grosso cambiamento nella sua vita al momento. Non ribatte, non ha motivo e non saprebbe nemmeno cosa aggiungere con le parole. Sono solo loro due, in quella stanza, come lo sono stati per molto tempo a casa, alla magione… o almeno lei credeva così, perché suo padre in realtà si vedeva già con un’altra ragazza. Ed eccolo, il cinico pensiero che accende la fiamma della rabbia. Ancora lieve, ma pur sempre presente. Mentre lei credeva nel ritorno di sua madre e che tutto sarebbe ritornato come prima, suo padre aveva già scelto di sostituirla. Fa male, tremendamente male, non come il sapere che suo padre ha un mostro dentro di sé che potrebbe ucciderlo, ma comunque il dolore è forte. Si, è come se in un certo senso si sentisse tradita anche lei. Il discorso viene affrontato, ma con uno spirito leggermente diverso, più cauto, più tranquillo per così dire. Lei deve conoscere e suo padre le deve delle risposte. Certo, è ovvio che il momento forse non è dei migliori, ma forse sono ancora cose, piccole accortezze, che la ragazzina deve ancora fare sue. Lei è sempre stata abituata ad essere diretta, e quindi eccoli lì, suo padre parla, la prende alla larga, le parla di una ragazza passata che lei non ha mai conosciuto. Una ragazza che, come la mamma, se ne andò… ma la differenza sostanziale è che Kaori è tornata. Una differenza che forse suo padre non riesce a cogliere, o forse quel trauma passato lo ha reso più incline a non rivivere l’esperienza, per questo si è buttato tra le braccia di un’altra? Non lo sa, non riesce a comprendere in effetti. Ma le fa male sapere che non si fida più di sua madre, come è possibile? Eppure è tornata. La fronte si corruga, l’espressione confusa, forse non lo accetta ancora e ma lo farà. <Non capisco. La mamma è tornata però, a differenza dell’altra. È qui ora, bastava avere un po’ più di fede e fiducia in lei. Capisco che… forse la fiducia è venuta a mancare, forse hai pensato che la storia si ripetesse e per evitare di chiuderti ancora hai cercato qualcun’altra… è così?> domanda guardandolo dritto negli occhi, deve cercare di comprendere, non può evitare di lasciare qualche buco nella sua comprensione. Deve sapere tutto. <Ma non riesco a capire come sia bastato un singolo errore per farti perdere la fiducia in mamma… non dico che lei abbia sbagliato, ci sono stata male anche io... ma insomma, è bastato così poco per farti dimenticare tutto l’amore che vi legava?> continua, ancora e ancora, ripete le stesse cose che lei gli ha detto quella sera, ma sta cercando, a differenza di allora, di trattenere la rabbia. Il suo parlare infatti è calmo, nonostante si intraveda una specie di fastidio, di non accettazione della cosa. Lo guarda negli occhi, cercando di captare ogni sintomo di dolore fisico, perché non vuole più anteporre la sua rabbia al benessere di suo padre, e nel caso si fermerebbe subito. <Mamma mi ha detto che non succederebbe mai con me… ma ho pensato che allora anche io potrei essere sostituita se facessi un errore.> ammette, ammette quella sua altra e piccola paura, in parte sanata dalla Hyuga. Ma deve dirlo anche a lui, deve parlarne anche con suo padre. <Se solo lei avesse avvisato… e se solo tu avessi aspettato.> i pugni vengono stretti, il viso abbassato sulle proprie ginocchia. Eccola nuovamente, la rabbia che sale, il cinismo. <Perché… ti sei dovuto buttare su qualcun’altra? Il pensiero che stavi tradendo la mamma non ti ha mai sfiorato?> la voce si fa più dura e lei subito si blocca. No, non può, ci sta di nuovo cadendo, sta di nuovo cadendo vittima della rabbia… e Mirako è lì, scalpita e cerca di farsi sentire. Vorrebbe uscire, vorrebbe parlare, vorrebbe sfogare tutto quello che sente di dover dire… ma la ragazzina chiude gli occhi, si morde il labbro inferiore ancora una volta. Trattieniti, trattieniti. <Chi è?> sputa quella domanda riguardo all’altra ragazza, è sfuggita al suo controllo, ma non può trattenersi oltre. [Chakra: on]

16:15 Raido:
  [Stanza 1480] Affrontare un argomento simile in quelle condizioni non è salutare per nessuno ma ora o mai più dice il detto e lui preferisce affrontare tutti i problemi fin da subito così, una volta, fuori, può essere libero di fare ciò che vuole, o quasi. Vivere in tranquillità e portare avanti i suoi progetti giorno dopo giorno fino ad arrivare alla pensione. Non vuole andarci troppo presto, ha troppo da fare, veramente troppo per i suoi gusti eppure deve portare a compimento ogni singola cosa prima che sia troppo tardi, prima che qualsiasi cosa svanisca. Ha raccontato parte del suo passato, ha detto a Kouki di quell'altra fiamma, una vecchia fiamma che l'ha fatta soffrire, ha cercato di dirle il motivo di questo suo modo di fare e di agire. Sa che è difficile, tremendamente difficile capire una cosa del genere ma prega che Kouki ci riesca, prega che la ragazza non abbia difficoltà a comprendere le sue parole. Ha bisogno di sapere che la ragazza ha capito anche se altre domande arrivano e non può impedirlo in nessun caso, la ragazza ha tutto il diritto di sapere <In un certo senso è così ma non ho cercato un'altra, stavo cercando un modo per andare avanti già da un po'. Ho preso a lavorare assiduamente alla fucina, mi allenavo in modo costante e partecipavo a qualche missione per tenere la mente occupata. In questo modo pensavo di riuscirci ma lei...lei è arrivata all'improvviso. Non la stavo cercando, è giunta come un fulmine a ciel sereno> non ha cercato direttamente Fumiko, ha cercato solo un modo per essere felice e, alla fine, è arrivata lei a renderlo tale. Altre domande vengono fatte, altre questioni affrontate e gli pone la stessa domanda fatta da Kaori, la stessa e identica <Non l'ho dimenticato, Kaori avrà sempre un posto speciale nel mio cuore e quello che provo per lei è unico> è stata male anche lei, lo sa, lo ha visto in tutti questi giorni di assenza da parte della Hyuga ma per un figlio è più facile perdonare che per un compagno, è più facile guardare il proprio genitore tornare ma ecco che dice ciò che più lo uccide. Muove il capo, muove il capo per dire di no, sta sbagliando, non può e non deve pensare una cosa del genere, mai e poi <No no no, questo non succederà mai. Sei tu la mia famiglia, tu sei mia figlia e non riesco nemmeno a pensare di sostituirti perchè sostituirei una parte di me. Morirai davvero se perdessi te, morirei a pensare di non averti più al mio fianco> l'abbraccia, la stringe a se lasciando che una sola e piccola lacrima cali lungo tutto il viso <Non pensare mai più una cosa del genere> non vuole che lo faccia, non vuole che pensi di poter essere sostituita. Lei è unica e tale rimane. Non risponde, è vero, lei non ha avvisato ma non può essere accusato di non aver aspettato perchè ci ha provato, ha provato a farlo ma senza il minimo successo <Non la stavo tradendo Kouki..> il respiro si fa più affannato, fa fatica a parlare, i sentimenti e le emozioni stanno prendendo lentamente il sopravvento su di lui <Io sapevo fin dal giorno in cui mi sono dichiarato a tua madre che se mi avesse abbandonato non l'avrei perdonata e non riesco a fare diversamente>...<Non mi sono buttato su qualcun'altra, te l'ho detto> non la guarda negli occhi mentre il battito accelera, l'affanno si fa più presente e una piccola, piccolissima fitta lo porta a strizzare leggermente gli occhi <Si chiama Fumiko, è di Konoha> pronuncia, alla fine, il nome della ragazza.

16:41 Kouki:
  [Stanza Raido] Sta cercando di capire tutto, tutto quello che abbia spinto suo padre ad agire in quel modo. La vecchia fiamma, il suo sentirsi tradito ed abbandonato, la sofferenza che lo ha portato a chiudersi. Non sa, non può sapere cosa prova perché lei stessa non lo ha mai provato e purtroppo lei sta ancora lavorando sull’empatia. Cerca di immaginare però, di comprendere, di mettersi nei panni dell’uomo. Fa male… perché ancora una volta non sa a chi dare la colpa. Purtroppo le parole dell’uomo hanno un altro effetto sulla ragazzina… lui non l’ha cercata, e glie lo spiega molto bene, più che bene e ciò non fa altro che alleviare la colpa che lei da all’uomo. Certo, ma la spinge a sfogare la propria rabbia verso un’unica persona, finalmente, ovvero l’altra ragazza. Lui non l’ha cercata, si è fatta avanti lei, lei è arrivata. Lei e solo lei. La ragazzina la sente la rabbia che cresce dentro di sé, l’odio che finalmente può indirizzare verso qualcuno. Può farlo? Non lo sa. Ma almeno evita di far star male suo padre o sua madre. Però c’è dell’altro, che non può ignorare. <Lei è arrivata, ma tu ci sei stato.> ancora una volta non riesce a scagionare totalmente suo padre, per quanta buona volontà sta cercando di metterci. In silenzio ascolta le sue parole, scuote piano la testa al sentire quelle parole per sua madre. Unica, un posto nel suo cuore… non ci crede, non riesce. Se davvero fosse così non l’avrebbe mai lasciata. È una bugia, una contraddizione che non riesce a comprendere. <Non l’avresti lasciata. Ti ho chiesto di non lasciarvi.> egoisticamente glie lo aveva chiesto durante quella passeggiata coi tre alani, egoisticamente ci aveva creduto… ma lui a quanto pare aveva già deciso. Si sente sciocca… davvero sciocca e soffre la vergogna per essersi resa ridicola con quella richiesta che suo padre sapeva già di non mantenere. Il sollievo nel sapere che non verrà sostituita, invece, c’è, ma non è così forte da farle dimenticare la rabbia che sente al momento… sua madre l’aveva tranquillizzata in proposito, e le parole di suo padre non fanno altro che darle la conferma definitiva. Ma sa già, dentro di sé, che Mirako proverà mille e più volte a far cadere questa certezza. Lo sa, lo sente. Fa parte di lei. <Non sono gli stessi sentimenti che sentivi per la mamma?> domanda invece verso di lui, quel suo morire piuttosto che sostituirla, non è un qualcosa che sentiva anche per la Hyuga? O forse no? Forse sono cose che ha immaginato solo lei. E poi ecco… non la stava tradendo. No, a questo non ci crede, non ci crederà mai. Kaori era certa dell’amore che Raido aveva per lei, e di sicuro non immaginava che l’altro si lasciasse andare a un’altra così facilmente. La testa fa male, decisamente troppo… viene stretta, ma lei rimane con la testa abbassata, gli occhi chiusi in un’espressione di dolore e rabbia. Pulsa il cervello, pulsa il cuore, pulsa il petto e persino gli occhi. Un dolore fisico unico che man mano che avanza sembra portarla a perdere la lucidità e quel suo non volere arrabbiarsi. <Non la perdoni… mi dispiace, io cerco di capire, davvero. Ma non riesco. Lei è tornata per restare, ha ammesso il suo errore… almeno con me… e non la perdoni nonostante tu dica che abbia un posto speciale nel tuo cuore?> è tutto così assolutamente senza senso per lei, così razionale e logica. Non riesce, è più forte di lei… ma tra il dolore e il respiro che le manca, il tremore al corpo che pian piano emerge, ecco il nome. Fumiko, di Konoha. Il cuore si ferma, la testa smette di funzionare per qualche secondo e gli occhi si riaprono procurandole fitte alla testa. Fumiko. Lei ha un’eccellente memoria, lei ricorda quel nome. Lei ricorda di una ragazza di Konoha che si trova qui per trovare un suo parente. Quante coincidenze? Vorrebbe urlare, vorrebbe sfogarsi come ha fatto con la sua mamma… urlare tutto quello che ha dentro, ma non può, anche ora, al limite, sa che se urlasse provocherebbe un immenso dolore a suo padre… e ancora le importa! Mirako ride, scalpita, cerca violentemente di prendere il controllo, mentre Kouki rimane in silenzio, immobile, come se avesse smesso di funzionare. Lo stomaco le si contorce all’idea di aver bevuto il suo thè, ma ancora di più si contorce perché le era sembrata simpatica e così assurdamente simile a lei per il suo vissuto. Non lo sopporta, non può, basta. Chiude gli occhi, è stanca… non può andare oltre, ma non si lascerà andare per sempre, quello no. Ma ora non può più farcela, ha bisogno di riposarsi e di chiedere a Mirako di essere per lo meno attenta con le parole. Non può, non vuole, fugge. Il corpo della ragazzina smette di tremare di colpo, il viso si rialza lentamente e gli occhi vengono aperti. Anche Mirako sente dolore alla testa, anche a lei la vista fa i capricci, ma almeno ha ripreso sicurezza, forza. Gli occhi di Mirako incrociano quelli distrutti di Raido, mentre l’espressione si è fatta più serena, più tranquilla, con quell’immancabile ghigno che contraddistingue Mirako. <Com’è fatta questa Fumiko?> una domanda dal tono che non è di Kouki, un tono arrogante, divertito, come se tutta quella faccenda non la riguardasse e lei sia solo una spettatrice con in mano un po’ di pop corn. Deve sentire la descrizione, perché vanno bene le coincidenze, ma magari non è la stessa Fumiko conosciuta dalla ragazzina. <E a questa Fumiko, le hai raccontato anche di me?> di Lei, Mirako. Perché è una cosa importa, un qualcosa che non tutti accetterebbero, ed è forse un test che potrebbe fare a questa nuova ragazza. [Chakra: on]

17:08 Raido:
  [Stanza 1480] Quella conversazione si fa via via più difficile da sostenere e sa bene che non può arrabbiarsi, sa bene che non può alzare la voce anche se non vuole farlo a prescindere con sua figlia. Deve cercare di mantenere la calma e rimanere lucido per capire come affrontare il tutto, capire come deve effettivamente comportarsi con la sua bambina. Il discorso è complicato oltre ogni modo, dannatamente complicato e sa che per Kouki, capire, è difficile, lo ha messo in conto e non mette in dubbio che lo sia ma spiegarlo lo è ancora di più perchè ci vuole l'esperienza, bisogna avere dell'esperienza alle spalle per poter giudicare e bisogna aver provato quei sentimenti. Non può pretendere una totale comprensione ma non può nemmeno lasciare che la figlia continui. Si sta stancando molto velocemente, affrontare certe questioni con Kouki è più impegnativo che affrontarle con Kaori anche se nemmeno con lei ha totalmente risolto <Anche per lei, io, sono arrivato a caso. Non l'ho cercata e lei non ha cercato me, è successo tutto per caso> vuole mettere in chiaro anche questo punto, non vuole che Fumiko abbia ripercussioni in questa situazione, desidera soltanto il suo bene e nient'altro ma, soprattutto, non vuole che Kouki ce l'abbia con lei. Lo ricorda quel giorno, Kouki gli ha chiesto di non lasciarla, lo ha fatto ma è una promessa difficile da mantenere <No Kouki, non l'avrei perdonata anche se fossi stato solo> non c'entra o meno la presenza di Fumiko <Questa è una cosa che riguarda me, nessuno può influenzare la mia decisione> cerca di farle capire che la deshi non ha nessun ruolo in tutte le sue decisioni nei confronti di Kaori, le ha prese da solo, ha ragionato da solo e in modo autonomo. Una domanda a trabocchetto, una domanda al quanto subdola eppure deve rispondere anche a questa e non sa come fare <L'amore per un figlio è diverso, perdere un compagno fa male ma lo si può superare, con difficoltà ma si può. Perdere un figlio non si supera, perdere un figlio ti segna per sempre> risponde cercando di farle capire che per loro prova due tipi di amori diversi, due amori che non possono essere messi a paragone. Osserva la reazione di Kouki, vede quanto stia soffrendo, sa che non ce la fa più, non riesce più ad andare avanti e pone quell'ultima e terribile domanda. Non ce la fa più nemmeno il Jonin, non riesce più ad andare avanti in quella conversazione, è stanco, sia fisicamente che mentalmente <No, non ce la faccio> non riesce a perdonarla, non riesce ad accettarla nuovamente come se niente fosse successo. Il groppo in gola giunge mentre Mirako fa la sua comparsa e la riconosce, riconosce quella seconda personalità che avanza piano piano verso l'esterno come un piccolo fantasma <Ciao Mirako> la saluta con un mezzo sorriso, è felice di vedere anche lei anche se sembra strano <Mh? Capelli corti, viola, un piercing sotto al labbro> ha detto le cose che possono dare una descrizione maggiore senza entrare nei particolari <Si> non ha compreso la domanda, non ha capito che si riferisce a Mirako bensì a tutta lei. E' stanco per poter giungere a quella conclusione. Poggia il capo sul cuscino, il respiro si fa più forte <So di non essere il massimo come padre ma spero che, un giorno, potrai nuovamente guardarmi e perdonarmi> e con questo si lascia andare smettendo di parlare, smettendo di dire qualunque cosa. [END]

17:14 Raido:
  [Stanza 1480] edit: <Capelli corti, blu, un piercing sotto al labbro>

17:24 Kouki:
  [Stanza Raido] Lo ascolta come tenti di discolpare anche l’altra ragazza, ma non è così semplice, non è facile per la ragazzina arrivare a comprendere che le cose succedono e basta perché non è vero. Non succedono, si ha sempre una possibilità di scelta, e entrambi i suoi genitori hanno scelto male. Lo hanno fatto nello stesso momento, mandando in rovina la famiglia che lei aveva tanto cercato. <Il caso non esiste.> ammette, più sofferente, mentre si porta una mano alla testa. Forse dovrebbe farsi controllare, insomma, delle semplici emicranie non porterebbero ad avere problemi di vista, giusto? Sbatte più volte le palpebre, rimane in silenzio, ascolta, ma nulla le farà cambiare idea, nulla le farà estinguere quella rabbia che sente dentro. Non dice nulla nemmeno alle sue successive parole, prende semplicemente atto che non avrebbe perdonato sua madre anche se non ci fosse stata l’altra. Non gli crede, scuote appena la testa, o forse non vuole crederci. Nulla ha senso per lei, per quanto si stia sforzando di capire… e nuovamente le viene spiegato che l’amore per un figlio è diverso, che nulla potrà spingerlo a sostituire lei, che perdere un figlio è diverso che perdere un compagno. Ascolta, apprende, ma non si muove, trema e basta. Il dolore fisico ed emotivo è troppo forte al momento, non le permette di ribattere. In silenzio fino a quando non lascia che sia Mirako a prendere il controllo, che non sia lei a porre le domande. Il perdono non rientra nel carattere di Raido a quanto pare, ma lui sorride anche all’Altra, mentre lei sta già sorridendo con quel suo fare arrogante e divertito. Non è preoccupata per lui, si preoccupa solo del fatto che potrebbe morire senza rivelarle nulla su quel potere che possiede e che vuole avere. Mirako è diversa, nonostante faccia parte della stessa essenza di Kouki. Non saluta, non ricambia, muove solo la testa in un piccolo cenno dolorante, e quindi ascolta. Si, è proprio lei, la stessa persona, la stessa Fumiko… quanto si potrà divertire ora Mirako? Il sorriso si accentua, si fa più sadico, mellifluo, la sua mente lavora e architetta qualcosa, qualcosa di accennato. <Ha una cicatrice sulla testa?> quella che aveva attirato la curiosità di entrambe le sue personalità, una domanda però retorica, giusto per avere maggior conferma lei, ma anche far capire all’uomo che si, l’ha già incontrata. Lo osserva stendersi e lei, si avvicinerebbe al suo viso, andando a donargli un bacio sulla guancia, se mai ci riuscisse. Un bacio carico di veleno di quella piccola serpe. <Allora dormi sonni tranquilli, Raido. Mi occuperò io di fare amicizia con Fumiko.> un sibilo appena sussurrato nell’orecchio dell’uomo, vellutato e spinoso, che si stringe come una serpe attorno alla mente. Un tono, un’intenzione, un sogghigno sinistro, che farebbe pensare a tutto, tranne che a dormire sonni tranquilli. [Chakra: on][END]

Il titolo dice tutto, Fumiko deve trovare o un bravo dottore o un bravo psicologo quanto prima.