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con Kouki, Fumiko

14:39 Kouki:
  [Cortile] La giovane Yakushi oggi veste con abiti abbastanza semplici, essi sono composti da un kimono corto di colore bianco, smanicato e dalle bordature blu. Alla vita è stretto da una fascia anch’essa di colore blu, sulla quale, sul davanti, vi è la placca di metallo del copri fronte di Kusa. Al di sotto del kimono, le gambe sono fasciate da pantaloncini neri ed attillati, lunghi fino a metà coscia, ma elastici, per non impedirle il movimento. Ai piedi le scarpe ninja, mentre non porta con sé i guanti e neppure il suo equipaggiamento, dato che si trova all’interno dell’ospedale. Come di consueto il suo intero corpo è avvolto dalle fasciature bianche che rimangono adese sulla propria pelle a nascondere le cicatrici e le bruciature che percorrono l’intero suo corpo, anche sotto le piante dei piedi, ogni centimetro di pelle è segnato, risparmiando solo il viso. Di fatti le bende bianche si possono vedere sulle parti altrimenti lasciate nude dai vestiti, quindi le gambe fino alle caviglie, le braccia fino ai polsi, sul collo e si intravedono anche appena sul petto per via della piccola apertura del kimono, per il resto sono nascoste sotto ai vestiti. I capelli neri e lisci sono raccolti in una elegante e morbida treccia, lunga fino al sedere e poco oltre, lasciando libera solo la frangia che si è fatta leggermente più lunga. Per via dei capelli, dunque, il simbolo del proprio clan Yakushi ricamato dietro la schiena a livello infra scapolare, non si vede, mentre è visibile quello ricamato sul davanti, al livello del cuore. La pelle visibile, quindi quella del viso, è decisamente pallida, senza un minimo di colore, e risalta non poco per via dei capelli corvini. Lineamenti ancora infantili, nonostante stia entrando nell’adolescenza, che non perdono la loro durezza però. Occhi gialli, magnetici e al momento lontani, persi in qualche pensiero, logorati da semplici decisioni che non riesce a prendere, come il dirigersi verso la stanza dove è ricoverato suo padre ed entrarci. Non che non vorrebbe farlo, lo avrebbe già fatto da tempo, ma teme ancora le conseguenze delle sue parole e per lo meno ha fatto miglioramenti… ora almeno si trova in ospedale, più precisamente nel cortile seduta su una delle panchine presenti e che solitamente usano pazienti o parenti per passare del tempo all’aperto… o anche il personale durante i momenti di pausa. Si tiene comunque pronta nel caso servisse il suo intervento medico, e nel caso impasterebbe il suo chakra, ma non al momento dato che non si trova nemmeno in orario del proprio turno. Sicuramente al momento va molto meglio rispetto ai giorni passati, dopo che è riuscita a sfogare gran parte del suo dolore e della sua frustrazione, anche se rimane ancora confusa e in dubbio su chi far ricadere le colpe che a quanto pare sono divise fra tutti. Gli occhi distanti sono fissi dinnanzi a sé, mentre con le punte dei piedi sfiora il terreno e le mani sono tenute appoggiate sulle proprie ginocchia e la schiena completamente adesa allo schienale. Insomma pare che si stia rilassando data la posa, ma prima o poi si dovrà decidere a prendersi il definitivo coraggio ed andare a trovare suo padre.

14:54 Fumiko:
  [Cortile, panchina] Stranamente la donna quest oggi non si trova ne nella stanza dell'Oboro ne nel corridoio della sua stanza, sotto consiglio di qualche infermiera di buon cuore ha seguito il consiglio di poter stare fuori all aperto al,e o per un po, il tempo per respirare aria pulita non contaminata da qualche disinfettante . Indossa un paio di pantaloni aderenti neri che raggiungono a malapena le caviglie, il petto è tenuto ben coperto da una maglia aderente blu notte che raggiunge il collo, ed è divisa da una cerniera . Questa lascia il ventre completamente scoperto, lì dove i quattro piercing vanno a formare un rombo perfettamente geometrico, quasi fosse stato fatto calcolando precisamente ogni spazio, e con molta probabilità è così . I piedi fasciati da un paio di sandali molto semplici, neri con delle cinghie . I capelli blu tenuti solitamente in ordine sono leggermente scompigliati per via del sonnellino che si è concessa quella notte e la rosa manca così da mostrare quella lunga e brutta cicatrice sul capo nel lato destro, ma nonostante abbia recuperato qualche ora di sonno le preoccupazioni che gravano sulle sue spalle sono ben evidenti sul volto. Un volto che solitamente sarebbe stato felice e sorridente, adesso è contorto in una smorfia di dolore quasi perenne. Le occhiaie violacee ben marcate sotto gli occhi della donna, le iridi violacee sembrano quasi spente . Non si emoziona al fatto che quella in effetti è la prima uscita da Konoha, anche se non ha ricordi di ciò che è stato prima avrebbe dovuto provare un piacevole brivido , invece gli unici brividi sono quelli che ha durante la notte , immersa nei propri pensieri con un sonno che non arriva. Sta uscendo dalla struttura per andare a cercare un poco di pace e tranquillità nel cortile esterno. Le iridi che sondano stancamente il posto soffermandosi sulla ragazzina coi capelli neri , le fasciature ,sono quelle ad attirare la sua attenzione. I passi stanchi verrebbero quindi indirizzati verso di lei , sotto il braccio destro vi sta un stecchetto di carta, quello che sta all'interno è ancora celato < ciao > si fermerebbe di fronte a lei, il volto stanco e un po grigio si allarga in un sorriso dolce < posso sedermi qui? > gli occhi che sono socchiusi in quel sorriso che non mostrano alcun trucco, solo il piercing sotto il labbro sembra lo stesso di sempre nel suo aspetto. Attende che la bambina le dia una risposta rimanendo dritta in piedi di fronte a lei, le mani unite davanti al corpo .

15:08 Kouki:
  [Cortile] Certo a vederla in questo contesto, con quelle fasciature, si potrebbe anche scambiare la ragazzina per una paziente in effetti. Rimane seduta, intenta a guardare dritto davanti a sé, con mille e più pensieri che la tormentano. Se era riuscita a riprendere a dormire regolarmente, ormai è da giorni che il sonno non la coglie più e la sua perenne insonnia sembra essere tornata come una cara e nostalgica amica. Il viso smunto, perché ha ripreso anche le sue vecchie abitudini di non mangiare o mangiare poco. Le sembra di essere tornata all’inizio del suo cammino, quando viveva ancora per le strade di Kusa, con il solo conforto di una stanza in una locanda, senza dormire e mangiare. Quanto potrà reggere? Anche se ora la sua mamma è tornata, la situazione non sembra essersi calmata più di tanto. Suo padre sta male e lei non riesce a capire cos’ha, come la maggior parte dei medici… e dire che curare le persone sarebbe il suo lavoro. Mirako dal canto suo se ne sta tranquilla nella propria testa, osserva attraverso gli occhi gialli della piccola serpe, ascolta attraverso le sue orecchie, ma nulla ancora dice per il momento. L’Altra sua personalità se ne sta come una serpe in agguanto, mentre avvolge lentamente con le sue spire la mente della giovane… grazie a tutta questa faccenda, tutto questo squilibrio e confusione, Mirako può auspicare a una libertà maggiore e non attende altro che il crollo totale della giovane Kouki. Ad interrompere i suoi pensieri e il suo sguardo fisso e vuoto, è la figura di una donna che irrompe nel suo campo visivo quasi in maniera prepotente. Lentamente il viso si alzerebbe percorrendo la sua figura, analizzando con attenzione i vestiti, il particolare dell’ombelico e dei piercing, fino al petto e infine al viso e ai capelli. Lo sguardo si fa più attento, cercherebbe di notare ogni minimo particolare, come sempre fa quando incontra qualcuno di sconosciuto. Gli occhi, la pelle, noterebbe le occhiaie e il sorriso stanco. Non vedrebbe nessun coprifronte, quindi non ha idea se ella sia un ninja che non lo porta, un’allieva o semplicemente una persona che non ha intrapreso la carriera ninja. Non le dice nulla quella figura, non la conosce e non le sembra di averla vista in giro… non nota fasciature, ne medicazioni, ma forse potrebbe notare quella cicatrice sul capo. Questo potrebbe fare di lei una paziente dell’ospedale, ma dato che la cicatrice sembrerebbe ormai rimarginata da tempo, a questo punto, per via delle occhiaie e la faccia stanza, potrebbe trattarsi di una parente… o di qualche lavoratore sanitario che ha appena staccato dal turno, non li conosce tutti del resto. Lascia per qualche istante andare a vuoto la domanda dell’altra, perché impegnata a fare quelle considerazioni, ma non si è dimenticata di rispondere. Infatti andrebbe ad annuire lentamente, osservando appena il posto accanto a lei. <Prego, non ho nulla in contrario.> il tono di voce è basso, ma udibile, sibilante da ricordare quello di una serpe, ma allo stesso tempo caldo ed avvolgente. Una nota di stanchezza sul viso e nella voce, ma non accennerebbe a nessun sorriso, nessun particolare cambiamento nella sua espressione.

15:21 Fumiko:
  [Cortile, panchina] Andrebbe a prendere posto accanto alla ragazza con estrema lentezza e calma, finché il sedere non cozza sulle assi della panca e li faccia tendere sotto l'esiguo peso. Un sospiro profondo e si calerebbe in avanti per poter poggiare quel sacchetto a terra e farlo rimanere in piedi tra le gambe . Si prende qualche momento per se, per potersi appoggiare e poter volgere il capo al cielo , le iridi ferme sulle nuvole < preferirei vedere il sole > un commento non rivolto a nessuno, il piccolo parco dovrebbe essere illuminato solo a tratti . Ha come la sensazione che senza quei raggi di sole a colpire ogni cosa nei dintorni, vi sia come una macchia grigia a impedirle di guardare avanti < sei una paziente di questo ospedale? > il volto che so la ragazza al proprio fianco destro, un sorriso gentile sul volto per cercare di trasmettere quella calma che porta quasi sempre con se. Ovvio che vi si un poco di curiosità nel vederla sola fuori con quelle bende < ti va del tè? > e di punto in bianco andrebbe a sfilare dal sacchetto una bottiglia di tè freddo , presa da chissà dove < sssh questo è un piccolo segreto > il ditino indice della mano destra che si pone davanti le labbra mentre dice quelle parole con un tono di confidenza quasi e un sorrisetto sotto. Prende anche dei bicchieri di carta che poggia direttamente sulla panca < sono convinta che una tazza di tè faccia sempre bene, anche se non ho tazze, e questo non è tè caldo > si scusa anticipatamente < su prendilo > incita la piccola a recuperare un bicchiere così da versare il liquido dentro questo , un modo per cercare di risollevare l'animo della giovane cercando di non essere troppo invadente nel dolore altrui. Forse specchio del proprio che in questo momento viene accantonato nei meandri del proprio io , avrebbe ripescato tutto dopo nella sua solitudine, ma in quel momento sembra essere ritornata la donna di sempre, calma e gentile, e con un sorriso dolce sul volto mentre cerca di confortare qualcuno .

15:35 Kouki:
  [Cortile] Ascolta quel primo dire della ragazza, quel suo commento riguardo al sole, e meccanicamente anche la ragazzina andrebbe a sollevare il viso verso il cielo nuvoloso. In effetti il sole si fa vedere a tratti ed è strano come lei non abbia assolutamente fatto caso al tempo atmosferico al momento. Poteva anche piovere per quel che vale per lei. Nonostante tutto, però, quando si tratta di preferenza in fatto di tempo, la ragazzina non si tira mai indietro nel dire la sua. <Ho scoperto che il sole non mi dispiace. Ma continuo a preferire la pioggia e i temporali.> chissà, magari al momento il grigio è il colore che più si avvicina al suo umore e quindi contribuisce a farla sentire un po’ più calma. Dopo tutto, con tutte quelle bende, il sole la farebbe morire di caldo. Gli occhi sono sempre puntati sul cielo, il tono non è cambiato di una virgola, così come l’espressione del suo visino. Rimane immobile in quella posa fino a quando non sente la domanda che le viene rivolta, e solo allora smuoverebbe la testa per portare gli occhi sul viso dell’altra. <No. Io ci lavoro, sono un ninja medico. Anche se adesso non sono in turno.> piuttosto atona e meccanica nel parlare, come fosse un automa o una bambola, tuttavia non si potrebbe dire che risulti fredda o scortese. <E tu? Sei la parente di qualcuno o lavori anche tu qui?> magari lavora in qualche altro reparto, insomma, ce ne sono talmente tanti. Attende dunque di ricevere una qualche risposta e nel frattempo seguirebbe ogni sua singola mossa. Il thè che viene preso dal sacchetto e i due bicchieri di plastica… l’altra parla e anche troppo per i suoi gusti per essere una sconosciuta, ma forse non si è ancora abituata per bene alle persone espansive. Non le risponde, la osserva, i suoi occhi si perdono in quei due bicchierini che vengono riempiti dal liquido saporito. Non l’alletta molto l’idea di mettere qualcosa nello stomaco, infatti lo può sentir bene chiudersi su se stesso… ma si tratta solo di thè, thè fresco, molto meglio di quello caldo a suo parere in questo periodo. Andrebbe quindi ad allungare una mano verso uno dei due bicchierini che andrebbe ad afferrare. Se ci fosse riuscita lo porterebbe dinnanzi a sé, a tenerlo con entrambe le mani e fissando quella superfice liquida. <Grazie.> per lo meno è educata tanto da ringraziare, o almeno se l’è ricordato. <Non hai il copri fronte, non sei un ninja? O sei un’allieva?> nonostante il suo umore non può non trascurare la curiosità e la sua voglia di sapere tutto, ogni cosa di quello che la circonda e di chi le sta attorno. Inizia così, con quella domanda che sembra essere buttata a caso, e poi passerà a chiederle di quella cicatrice. A dir la verità la cicatrice è quella che la incuriosisce di più, ma preferisce andarci piano… ancora non beve, attende qualche attimo prima di portare il bicchiere alle labbra pallide e bere il suo primo sorso.

15:50 Fumiko:
  [Cortile, panchina] < la pioggia dici? In effetti è molto rilassante, ti chiude fuori dal mondo e sembra ripulire tutto quello che c'è di sporco > e parla in un senso metafisico ovviamente. Ascolta la ragazzina, la guarda di tanto in tanto sempre evitando di soffermarsi troppo per non metterla a disagio, non più di quanto lo sia già. O almeno è quella la sua primissima impressione. Al suo dire le iridi si aprono di più , è sorpresa, molto sorpresa , cosa che si evince dal fatto che adesso il volto è completamente girato verso di lei, e il tono leggermente più acuto del solito < davvero? Alla tua età poi! > non potrebbe non sorprendersi positivamente della cosa, lei non sa molto di quello che la circonda, non ricorda e ha passato fin troppo tempo sotto l'ala "protettiva" dell'istituzione dell orfanotrofio < hai molte responsabilità sulle tue spalle allora, questo ti fa onore > un ninja medico che salva delle vite? Non può che essere d'accordo e provare un senso di rispetto per lei. La conversazione che poi si sposta verso di lei, adesso che sa che la bambina è un medico non chiede di certo il motivo per cui è lì. < sono venuta a trovare qualcuno a cui voglio molto bene > le iridi che si posano al suolo, lo sguardo che diventa triste a pensare all uomo e al suo malore, al fatto che debba sopportare tanto tra la figlia e la ex. Ecco anche uno dei motivi che l'hanno portata a passare del tempo lontana da lui, così da non far vedere il proprio dolore e non caricarne ancora sulle spalle dell Oboro. Il liquido che viene versato in entrambi i bicchieri < prego > e infine andrebbe a bere il tè , un sollievo per la gola che stava divenendo stranamente secca, forse le lacrime erano già pronte a sgorgare e nemmeno se ne è accorta < Mh? > l'attenzione di nuovo per la vocina accanto , fa un timido sorriso prima di rispondere < sono un allieva dell'Accademia > spiega senza aggiungere di quale paese , pronta alla domanda successiva. Una ragazza della sua età che è ancora un allieva? Questo fa sorgere sempre dei quesiti .

16:06 Kouki:
  [Cortile] Ha ragione riguardo alla pioggia, è quello che ha sempre pensato anche lei dopo tutto… quante volte si è ritrovata in mezzo alla strada, sotto alla pioggia, completamente immobile a farsi lavare via ogni cosa sbagliata e brutta che c’è in lei? molte. Peccato che ora non piova. Non può quindi che annuire a quelle sue parole, sentendosi quasi lieta di aver trovato qualcun altro che la pensi come lei. <Esatto. E poi il sole mi farebbe venire ancora più caldo coperta come sono.> aggiunge con quel suo solito fare come se non le interessasse in realtà poi molto parlare, ma lo fa per… educazione? Abitudine? Si stava abituando ad essere normale, a comprendere la società, ma ora non pensa di riuscire a sforzarsi così tanto. La notizia di essere un ninja medico porta la ragazza a stupirsi, ed è una reazione che non può non stuzzicare il suo lato di carattere più vicino a Mirako. L’Altra gongola per quel suo stupore, perché dimostra che lei è forte, migliore di altri. Se alla sua età ha già raggiunto questi livelli, vuol dire che è per forza migliore… e nulla il suo lato più arrogante viene influenzato da Mirako e un flebile sorriso apparirebbe sulle sue labbra. In circostanze differenti si sarebbe messa in mostra molto di più, avrebbe fatto la ‘galla’, per così dire, andando a vantarsi del fatto di essere anche già Chunin. Ma non è questo il giorno, è si lascia solo andare a quel senso di orgoglio e soddisfazione. <Si, molte responsabilità.> sinceramente parlando non l’ha mai pensato sotto quel punto di vista. Lei va in ospedale, cura chi ha bisogno e basta, per il momento non ha sentito nemmeno un briciolo di responsabilità. Forse semplicemente non se n’era mai resa conto. Per quanto lei si ritenga brava, non riesce comunque a capire cosa sia successo a suo padre… questo fa crollare nell’immediato quel sorrisino che si era appena accennato. Ascolta le successive parole di lei, del fatto che sia per davvero una parente e la sua curiosità si attiva nuovamente, manco avesse le antennine, ma questa volta gioca anche un po’ di professionalità. <Un parente? Che cos’ha? Magari posso visitarlo, come si chiama?> animo dualista, ora sente il bisogno di mettere in pratica le proprie conoscenze per cercare di fare del bene… curare, prendersi cura. Magari le riesce ancora. Il thè nel frattempo viene assaggiato, gustato… davvero rinfrescante e da un certo sollievo alla sua gola dolorante. Ha urlato molto, eccome, e quel piccolo sorso le dona conforto. Tornerebbe nuovamente ad osservarla non appena prende consapevolezza del fatto che sia un’allieva… eppure sembra così grande. <Come mai hai deciso di fare l’accademia solo adesso?> domanda con una certa ingenuità, non pensando sinceramente che potrebbe offenderla, o magari pensare che le abbia dato della vecchia. Ancora non chiede della cicatrice, non riesce a trovare un momento adatto per farlo… forse dovrebbe solo chiedere e basta, senza tanti problemi. Un piccolo sospiro dunque, e si butterebbe. <Come ti sei fatta quella cicatrice?> ecco, una domanda che non centra nulla con tutto il resto, ma che doveva fare.

16:25 Fumiko:
  [Cortile, panchina] Si ritrova ormai con il corpo leggermente voltato verso di lei, annuisce a quelle parole sul caldo e non ci riesce , non riesce ancora a chiedere come possa il corpicino di una bambina essersi ridotto così . Non sa che cosa ci sta sotto quelle bende, ma di certo nulla di buono da essere mostrato, cproprio come lei di solito copre quella sul capo. Ma in un ospedale sono forse pochi i quali si fermano a chiederle della ferita, forse perché è abbastanza lunga e la cicatrice anche molto spezza così da crearle una "riga" naturale che le divide i capelli sul capo. La responsabilità di una vita, forse ancora troppo giovane per poter comprendere un discorso così profondo? Lei ormai vi era abituata con i "fratellini" del orfanotrofio, era responsabile di quelli più piccoli e questo l'ha fatta crescere davvero in fretta, saltando ormai quell'infanzia che le manca totalmente e anche l'adolescenza < un parente.. > un sospiro e poi si rivolge di nuovo alla piccola guardandola negli occhi se le è possibile. Conosce la fama di Raido, sa quanto è come viene riconosciuto, non può andare a dire in giro che in quel momento dentro l'ospedale , costretto su un letto vi sta il ninja, sarebbe potuto diventare un guaio < grazie per il tuo aiuto , ci stanno già pensando tanti medici e tra qualche giorno ci faranno sapere qualcosa > mente su quelle parole, non sa dire una verità così crudele nemmeno a se stessa, non si sa cosa abbia è quel l'attesa la distrugge. Continua solo a ripetersi che andrà tutto bene, che infine lui starà bene e i dottori scopriranno cosa abbia e riusciranno a guarirlo. Se non pensasse positivo sarebbe già crollata da tempo . E sorride di quelle domande che non trova difficili né troppo personali infondo, non ha nulla da nascondere , e poi segue l'altra domanda sulla cicatrice. Porta la mano a toccarla delicatamente e si prende giusto qualche momento per riuscire a spiegare con delicatezza quella storia < vedi, le tue domande sono collegate > inizia con calma, il tono lento e gentile < purtroppo ho perso la memoria, non ricordo nulla del mio passato, della mia infanzia , so solo che qualche anno quando ero ancora una ragazzina ,mi hanno ritrovata in una foresta con questa cicatrice > non aggiunge dei piercing che si porta dietro da troppi anni per essere legale < e non ricordavo nulla, né come mi chiamavo, quanti anni avevo, o chi fossero i miei genitori, purtroppo non lo ricordo ancora adesso > tenta di mantenere un sorriso dolce sul volto, la voce che assume una leggera sfumatura di dolore che scaccia via in poco tempo < mi hanno portata a Konoha e li sono stata messa in orfanotrofio > ne parla come se fosse un oggetto, ed è così che si è sentita, sballottata qua e là < e ho aspettato di diventare più grande per loro così da potermi trovare un lavoro. Adesso ho deciso di andare in accademia per poter riprendere quei ricordi > cerca comunque di non spaventarla mantenendo il controllo sulle proprie emozioni, una cosa non facile per lei.

16:45 Kouki:
  [Cortile] Le nuvole che fino a poco prima solcavano il cielo, ora si sono diradate, lasciando spazio al tanto ricercato sole. Una piccola smorfia sul viso della ragazzina, la quale si sta già preparando mentalmente al caldo che inizierà probabilmente ad avvertire. Intanto l’altra le risponde, omette il nome del proprio parente e la giovane non insiste, anche perché, a quanto detto dalla donna, già molti medici ci stanno pensando… medici anche più bravi di lei, che dopo tutto è ancora praticante. Il viso però si scurisce… la rabbia, la tristezza e la paura tornano a graffiarle il cuore. <Saranno senza dubbio ottimi medici rispetto a me. Io non ho nemmeno le competenze per capire cosa abbia mio padre ora… anche se nessuno lo sa in realtà.> si lascia andare a quel sospiro, parte di quel dolore che porta dentro e che rivela a una perfetta sconosciuta per il semplice fatto che sembra che stiano condividendo lo stesso dolore. Una similitudine con l’altra che aumenta man mano che ella risponde alle sue domande, la costringe a portare lo sguardo attento su di lei, osservarla, ascoltarla con crescente interesse. Sembrano così simili loro due… con un passato simile, anche se non uguale, una così grande uguaglianza che porta un’espressione di sorpresa sul suo volto… e scopre in un certo senso che è di Konoha. A meno che non si sia trasferita nel mentre. <Sei di Konoha dunque? O ti sei trasferita qui per lasciare l’orfanotrofio?> ma in seguito… perché un suo parente dovrebbe essere in ospedale a Kusa? E poi quale parente se ha detto che è orfana? Forse il marito o il ragazzo. <Mi dispiace. Riesco in un certo senso a comprenderti.> ammette infine, cercando di lasciare le proprie congetture in secondo piano e tornando ad osservare il proprio bicchierino che ancora stringe fra le mani. <Anche io non avevo alcun ricordo del mio passato. Mi sono svegliata qui a Kusa, circa un anno fa, con dei mercanti che mi avevano trovata e poi mi hanno lasciata per strada. Non ricordavo nemmeno il mio nome, me lo hanno dato loro prima di andare. Sono stata sola per strada, senza nessuno… almeno fino a quando non mi ha presa papà. Ma diventare ninja mi ha aiutato a iniziare a ricreare la mia storia, anche se sono ricordi sparsi. Quindi hai fatto bene ad iscriverti all’accademia per questo motivo.> è una cosa che ha imparato proprio in ospedale… l’empatia. Riuscire a comprendere quello che passa l’altro, farglielo capire così che da instaurare un rapporto che possa portare alla guarigione dell’altro. Certo, in questo caso la donna non è una paziente, e la Yakushi non deve essere empatica con qualche tipo di dolore per guarirla, ma ha anche capito che serve nella vita di tutti i giorni per poter creare rapporti di fiducia. Si può dire che quello che sta facendo potrebbe essere un test per se stessa, vedere fino a che punto possa essere vera l’empatia e a cosa potrebbe portare. Uno scambio di parole, come se nulla fosse.

17:00 Fumiko:
 Il volto grigio e pallido che infine recupera un poco della propria vitalità grazie ai raggi del sole, ci vuole poco che le gote recuperino un tenue rosa che le dona più luce. Rimane interdetta dalle sue parole, non le sfiora la mente che quella sia la bambina di Raido, in un ospedale così grande avrebbe incontrato proprio lei? Le sembra improbabile < ne avrai un giorno, sei ancora così giovane e non devi prenderti le colpe di qualcosa di cui colpa non hai > un sorriso gentile e il tono più basso e intimo, di quelle parole che sono solo per lei, per confortarla da quel dolore che può comprendere < sono sicura che il tuo papà si rimetterà presto, e che non sarà nulla di così grave. Serve solo che gli stai vicina, perché non è solo un medico a poterlo curare, ma anche la propria figlia e il legame che vi unisce > non vuole che si abbatta per una responsabilità che non è sua, una bambina non deve reggere tale peso su di se < non so di dove sono, ma ti posso dire con certezza che casa mia è Konoha > e sarà sempre così, lì dove ha trovato la forza per andare avanti completamente sola, fino a qualche settimana prima, prima di incontrare Raido . Colui che le ha dato più vita di chiunque altro . E alle sue parole qualcosa scatta in lei, una piccola lacrima che scende dall occhio sinistro in quella morsa che le afferra la gola, sa bene come ci si senta. Sa cosa significa combattere contro quello stato d'animo che ti perseguita sempre come un ombra < mi dispiace che anche tu abbia assistito al male che vi è nel mondo > le parole sincere e dopo qualche secondo cercherebbe di poggiare la propria mano destra sul suo capino, delicatamente, sfiorandole i capelli < ricorda che sei fortunata, hai un papà adesso e non sei sola. Sono sicura che ti vuole molto bene > forse invidia pure quella bambina in un certo senso, per aver trovato una figura intenzionata a prendersi cura di lei e lei invece no , ma ne è più felice che non sia costretta alla solitudine < e poi, dopo la pioggia, esce sempre il sole > e un altro sorriso mentre farebbe scendere la mano sul proprio bicchiere con il volto che si alza al cielo facendosi colpire dai raggi, il tè che infine verrebbe bevuto completamente mentre si disseta < vuoi tornare all'ombra? Se fa troppo caldo potrei anche farmi dare un ombrello così che tu non debba soffrire troppo la temperatura > le iridi più vivaci adesso che tornano su di lei

17:25 Kouki:
  [Cortile] Non fanno altro che ripeterle che lei non ha colpa, eppure, per quanto si sia sentita confortata dalle parole della sua mamma, e per quanto anche questa sconosciuta le parli in maniera così dolce, non riesce a far scomparire del tutto quel senso di colpa che avverte nel proprio animo. Così sicura che il suo papà guarisca non lo è. Non sa cos’abbia e teme ancora di aver solo peggiorato una situazione emotiva in cui stava già Raido. Gli deve stare vicino, ovvio che sono parole che le vengono ripetute, anche lei, probabilmente, se fosse sola in ospedale vorrebbe avere qualcuno al suo fianco… ma vorrebbe avere qualcuno che l’ha fatta soffrire? Non lo sa… e teme che possano essere questi i pensieri di suo padre. <Non saprei, è piuttosto complesso. L’ho fatto stare male e ora ho paura di peggiorare solo le cose vedendolo.> perché chi le assicura che riuscirà a mettere in un angolo la propria rabbia? Potrebbe finire per dire qualcos’altro che potrebbe ferirlo? E se invece lo ha già fatto? Un atavico terrore le prende il cuore, glie lo stritola e ficca su per la gola, facendola mancare un respiro. Ha avuto un sacco di vuoti di memoria dovuti a Mirako… e se lei avesse già preso il controllo del suo corpo e fosse andata a dire qualcosa di spiacevole a suo padre? Se così fosse lei non potrebbe ricordarlo. Ma in un qualche modo ha fiducia nell’altra, e sa che Raido è importante anche per Lei, sebbene per motivi diversi. <Un legame che forse ho incrinato.> mormora appena, ricollegandosi nuovamente a quel legame che la donna ha accennato. <Quindi sei di Konoha. E cosa ci fai qui a Kusa? Cioè… hai un parente qui? E’ tuo marito?> anche se ancora non riesce a comprendere come la moglie possa vivere a Konoha e il marito a Kusa, ma forse è perché non sono ancora sposati, o forse, ancora più logica, c’è un’altra spiegazione. <Eravate qui in visita? È stato male qui ed è per questo che ora siete bloccati a Kusa?> logico, scorre, magari si è fatto talmente male da non poter essere trasferito all’ospedale di Konoha e lei deve comprendere ogni minima cosa della donna che ha davanti. Non nota quella lacrima, perché intenta ad osservare il proprio bicchierino ancora pieno di thè, ma avverte quella mano che si posa sulla sua testa corvina… e come sempre, al contatto, la ragazzina si irrigidisce. Dopo tutto è una sconosciuta e ancor peggio, è stata presa alla sprovvista. Non si scosta comunque, perché nel giro di qualche istante comprende che sia solo un gesto affettuoso. Niente che le possa fare del male. Eppure le sue successive parole non le sono di conforto, smuovono ancor di più il mostro della rabbia che si porta dentro. <Fortunata? Ora tutte le mie fortune sono svanite. Tutto quello che ho ottenuto si sta sgretolando davanti a me e io non so cosa fare per evitarlo. La mia famiglia si sta distruggendo e quanto è durato? Solo qualche mese di felicità… per poi ricacciarmi nel baratro.> persino il tono si fa più tagliente, carico di quella rabbia e quel dolore che nuovamente prova. Sibila quella frase, mentre le mani si stringerebbero appena un poco attorno a quel bicchierino. Sente ancora il bisogno di sfogarsi e forse quella è la soluzione più sana… sfogarsi con una sconosciuta, così non rischia di ferire nessun altro. <Non riesco a vedere quale tipo di sole potrebbe esserci dopo questo temporale.> è tutto buio davanti a lei, tutto potrebbe finire in un attimo e lei non potrebbe sopportarlo. Scuote appena la testa a quelle parole suggerite dalla donna della quale non sa il nome… come al solito si dimentica sempre di chiederlo o di presentarsi lei stessa. <No, tranquilla. Sto bene. Sei gentile, grazie. Come ti chiami?> ed ecco che cerca di rimediare alla sua mancanza e solo ora volterebbe nuovamente il viso verso di lei, puntando i propri occhi nei suoi.

17:48 Fumiko:
 < ti voglio dire un altra cosa. Ho una signora anziana che considero mia nonna, mi ha insegnato il rispetto per tutto, specialmente per la natura, per i fiori. E ci è capitato di litigare in maniera molto forte, perché questo succede solo con le persone a cui vuoi veramente bene. Ma sono anche i litigi per cui basta un solo "ti voglio bene" per cancellare tutto > cerca di esserle ancora di conforto , le sue parole che infine le istillano il dubbio dentro di lei. Che cosa sono adesso? < non so cosa siamo adesso, non ne ho idea. > sospira guardando di fronte a se adesso con lo sguardo perso in lontananza < so solo che provo qualcosa di veramente forte per lui, e per quanto potesse non volermi starei comunque vicino a lui, forse sono discorsi un po troppo complessi> le sorride affabile <. Tu hai una persona che sei certa che ti ami, corri da lui e abbraccialo, nulla lo farà stare meglio di questo > perché anche lei vorrebbe essere così, con qualcuno che le vuole talmente bene che avrebbe corso in capo al mondo per lei < quando si è in difficoltà è difficile vedere la luce, sembra che il buio sia sempre intorno a te, pronta a schiacciarti e soffocarti nella sua morsa. L'ho provato anch'io quando mi sono risvegliata nella completa solitudine, ho dovuto imparare a camminare, a mangiare, a scrivere. Non sorridevo mai e passavo tutto il mio tempo da sola nella confusione e nel dolore. Ma non potevo lasciarmi trasportare così dalla corrente, e con l'arrivo della nonnina una speranza è cresciuta in me. Non lasciarti abbattere, perché sono sicura che la tua famiglia ti vuole bene aldilà di tutti i problemi che ci possano essere, quella è ,e sarà sempre ,una sicurezza e devi aggrapparti ad essa, perché sarà la colonna portante e che ti terrà in piedi in tutto quello che ti accadrà di bello o di brutto > almeno lei che ne ha una deve spronarla, vuole farlo per evitarle le stesse sofferenze . Un sorriso più grande solleva le proprie labbra e infine andrebbe a sollevarsi dal proprio posto,il bicchiere che viene riposto nella busta < devo rientrare , ho veramente bisogno di una doccia . Se vuoi posso accompagnarti da tuo padre > si offre volontaria di accompagnarla fino ad un certo punto poi avrebbe lasciato lei alla sua privacy, e avrebbe comunque accettato un "no" come risposta . Chiederebbe anche se il tè volesse finirlo lei o al contrario lo avrebbe riposto dentro il sacchetto < non c'è bisogno di ringraziare, io sono Fumiko > un piccolo inchino di cortesia a quella giovane , e infine andrebbe con calma ad allontanarsi all'interno dell struttura per togliere di dosso quei pensieri tristi che le sono rivenuti in mente. Si dimentica pure di chiederlo alla giovane, la mente che percorre un periodo per nulla facile, e nemmeno quello è molto facile per lei, non sa cosa fare e cosa dire, se rimanere in disparte o meno. In tutto ciò andrebbe a sparire dalla vista della piccola Kouki. [ end]

18:01 Kouki:
  [Cortile] Ascolta tutto quello che le viene detto… le sue parole, la sua esperienza. La fantomatica nonnina con la quale si è legata, e va a spiegarle come i litigi a volte accadano, ma basta poco per rimediare. Ma la Yakushi non sa se possa bastare davvero poco in effetti… non così poco. Anche se suo padre le vuole bene lo stesso, e lei ne vuole a lui, come può evitare di dirgli quello che pensa riguardo a questa situazione? <Li capisco questi discorsi.> afferma verso di lei, come a dirle che anche se giovane può comprendere benissimo. Il fatto che possa non accettare quello che comprende è un altro paio di maniche. L’amore che tutti provano è bello, incredibile, ma ha appena potuto notare come possa finire in un attimo per colpa di un solo errore. Quindi l’amore non è poi così forte alla fine. In silenzio, nel suo totale silenzio, ascolta come la vita della donna sia stata difficile e così simile alla sua. I sorrisi che non sono mai esistiti, la solitudine, il buio. Tutto quello le riporta alla mente il suo passato a pezzi, ricordi che si uniscono e si susseguono non per forza in linea temporale. Ricorda però le sensazioni, ricorda la paura, il terrore di morire, il dolore così forte da bruciarle il cuore. L’isolamento, la tortura. Ormai è tutto così lontano da lei, eppure non riesce a considerare quello che è rimasto come colonna portante della sua vita. Aveva due colonne salde… e ora ne ha due fragili, una che potrebbe crollare da un momento all’altro. Non le risponde, continua a fissare il suo bicchiere, sollevando lo sguardo solo quando è l’altra ad alzarsi annunciando il suo rientro. <Non importa, resterò un altro po’ qui, grazie.> mormora appena verso di lei, tornando lentamente distante con lo sguardo e le orecchie. Il nome le viene detto, e lei annuisce di rimando, come un automa. Non si sente sollevata, ma sa per lo meno che dovrà andare da suo padre, poco ma sicuro. L’altra si allontana all’interno della struttura, il suo nome non le dice nulla, è solo un nome come tanti altri e lei come al solito si scorda di presentarsi presa dai suoi pensieri e dai suoi ricordi. Andrà da suo padre comunque, lo deve fare e lo farà. [END]

Kouki e Fumiko si incontrano nel cortile dell'ospedale e iniziano ad instaurare una discussione. La donna cerca di rassicurare la ragazzina, e scoprono di avere molte cose simili in comune tra passato e cicatrici. Ignare del fatto che la persona al centro del loro dolore sia la stessa.