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con Kaori, Raido

14:30 Kaori:
 La lapide è esattamente come la ricordava. Lucida, nera, con le incisioni eleganti e precise di decine e decine di nomi che ne straziano la monotonia di colore. Rilievi grigiastri che coprono la stele di ricordi e memorie passate. Un odore bruciante di incenso circonda il monumento mentre un rivolo di fumo grigiastro si leva dal basso risalendo fino al cielo. Fiori freschi e colorati son depositati ai piedi della stele mescolando la loro fragranza pungente all'odore forte e intenso dell'incenso. La brezza è frizzante, la calura quasi insopportabile. Il sole picchia forte rifrangendosi sulla liscia pietra davanti Kaori. La ragazza è ferma dinnanzi ad essa osservando coi propri occhi le righe fitte di nomi che si susseguono sul granito. Ne fissa uno in particolare, l'unico che abbia realmente importanza per lei in quel momento. Naru Hyuga. E si sente in pace. Non sente le lacrime riempirle gli occhi, non sente il cuore pesare o gravarle nel petto, non sente la rabbia affluire alle mani come fuoco ardente. Solo la pace dei ricordi, dei bei momenti passati con lui e la consapevolezza che il loro tempo era esaurito per sempre. Niente più rancore, niente più negazione. Suo padre è morto e va bene così. Le labbra sono chiuse in una linea morbida, distesa, serena, che le si incurva leggermente verso l'alto in un abbozzo di sorriso pacato e nostalgico. Appare rilassata, leggera come non sembrava da molto, molto tempo, con la chioma scura ormai tornata all'originaria lunghezza che le danza attorno al viso smossa dal vento e le iridi perlacee nuovamente limpide. Nessuna ombra a oscurarle, alcun dolore a bruciare nel fondo dei suoi occhi. Kaori è tornata. Cresciuta, più forte, ma nuovamente intera. Ha ritrovato se stessa. Asia, al suo fianco, permane a quattro zampe osservando silente la tomba, la coda abbassata, il pelo lucente e pulito. Anche lei sembra essere tornata in forze. Pulita, forte, con la muscolatura non più raggrinzita e fiacca, ma fiera e piena. Fiancheggia la Hyuga come fosse la di lei guardiana o la più cara amica e di tanto in tanto arriccia il naso per via del fastidioso odor d'incenso. Kaori le carezza il pelo fra le orecchie con la punta delle dita della man destra. La kunoichi indossa un completo piuttosto semplice e comodo composto di una canotta nera che lascia nude spalle e braccia e che termina all'interno di un paio di aderenti pantaloni in pelle scura che le fasciano le cosce. Un'alta cintura le stringe i fianchi reggendo una tasca porta oggetti mentre degli alti stivali al ginocchio le proteggono e coprono le gambe. Il coprifronte della Foglia permane legato attorno alla gola mentre nessun'arma par essere con sé. Tornata questa notte dal suo viaggio attorno il mondo al fianco della tigre del bengala -ormai cresciuta anche lei- ha voluto recarsi questa mattina alla tomba di suo padre prima di ricominciare la sua vita. E' voluta tornare per superare la prova più grande: scoprire come si sarebbe sentita dinnanzi a quella lapide, a quel nome. E le sensazioni che ora l'avvolgono le fanno tirare un sospiro di sollievo. Ce l'ha fatta. Ci è riuscita davvero. Ha sconfitto i suoi demoni, abbracciato il suo dolore fino a divenire più forte di esso. Ha lavorato e faticato tanto per riuscirci ma solo ora, lo sa, arriva la parte più complessa. [chakra: on]

14:49 Raido:
  [Praterie] Una sensazione lo ha spinto a recarsi li, nella prateria della memoria, un luogo per lui molto importante, pieno di ricordi e di sentimenti. Non vi mette piede da mesi, non si reca li da tantissimo tempo, specialmente da quando Kaori è scomparsa ma oggi si è svegliato con questo ricordo, il ricordo di quel posto fisso nella propria mente. Non sa a cosa è dovuto ma una strana forza lo ha spinto a lasciare Kusa per andare a Konoha. Non si tratta di Fumiko, lei l'avrebbe vista sicuramente quella sera, è qualcos'altro, qualcosa di più profondo e marcato che continua a martellargli il cuore minuto dopo minuto. Sta per succedere qualcosa di cui non ha ancora capito cosa, non sa cosa possa riservargli la giornata, non ha la minima idea di quello che lo aspetta e la cosa lo spaventa. E' agitato, sull'attenti come se si aspettasse un attacco da un momento all'altro; nemmeno il sole lo tange, i raggi dell'estate si abbattono su di lui con la solita forza eppure è come se non ci fosse, non esiste niente, non suda, non sente il peso dei vestiti. E' fresco, riposato, tranquillo e agitato allo stesso tempo. Il treno si è fermato alle porte del villaggio ma ha fatto marcia indietro e con passo tranquillo si è diretto verso la prateria. Una calamita è presente in quel luogo e la mente continua a ripetergli che è il luogo in cui dovrebbe trovarsi oggi, il luogo giusto in cui andare per passare la giornata. Indosso porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. I passi vanno avanti, supera la boscaglia e la foresta giungendo finalmente nel posto deciso, nei pressi della stele della memoria e del cimitero, luogo dove i defunti riposano in pace dopo la lunga vita. La tranquillità che vi è in quel posto non la si trova da nessuna parte, non esiste posto più calmo eppure quella calma non dura per molto. Non avanza, l'attenzione viene catturata da due figure dinanzi a se, una tigre e una ragazza con i capelli viola. E' di spalle ma è lo stesso tutto molto familiare, riconosce quel corpo, quei capelli e no, è impossibile, dannatamente possibile. Rimane bloccato sul posto impietrito non credendo a quello che sta vedendo <Non è possibile> la voce si fa sentire, lascia che l'altra lo senta ma non ci crede. Spera che tutto questo sia una visione, un sogno perchè pronto a svegliarsi, ad alzarsi dal letto e cominciare la giornata tranquillamente. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

15:05 Kaori:
 Teme le conseguenze del suo viaggio. Teme di incontrare le persone che ha lasciato indietro quella notte di quasi due mesi prima. Non ha lasciato messaggi, non ha informato nessuno, è semplicemente svanita da un giorno all'altro. Sua madre avrebbe anche potuto raggirarla: dirle che era stata chiamata per una missione improvvisa e molto delicata che si è protratta per del tempo. Ma Raido? Non solo non sarebbe mai riuscita a raggirarlo ma non avrebbe mai voluto farlo. Neppure per un istante ha pensato di propinargli una menzogna al suo ritorno: perchè mai avrebbe dovuto? Non si pente di quello che ha fatto, non vacilla nella sua scelta. Si pente -forse- di non aver lasciato neppure un messaggio, ma non di essere partita. Aveva bisogno di farlo, era giusto così. E Raido allo stesso modo merita di sentire tutta la verità in proposito. Nervosamente, senza quasi accorgersene, il pollice destro -ripiegato nel palmo- va a far rigirare l'anello di fidanzamento attorno all'anulare in un gesto rassicurante che ha preso a ripetersi spesso in quell'ultimo periodo. Ogni volta che il pensiero volava a Raido -il che capitava piuttosto di frequente- si ritrovava a giocherellare con quell'anello, l'unico dono da parte dell'Oboro che ha con sé. Le dava forza, le dava sicurezza. Quell'anello non era solo un regalo, era molto di più. Quell'anello è un giuramento. Il giuramento di amarla, di proteggerla, d'aspettarla. Inspira a fondo la brezza del primo pomeriggio mentre Asia, al suo fianco, annusa l'aria. Un odore nuovo le stuzzica le narici portandola a rigirarsi verso la parte di prateria alle loro spalle. Pigramente, lentamente, ruota il corpo muovendo la coda con fare lento e sinuoso, una regina nel suo regno ideale. Kaori le lancia uno sguardo ma è solo quando avverte quel suono fendere il silenzio che si ritrova a girarsi. Una voce. Una voce che si è ripetuta fino a perdere di consistenza nella sua mente per giorni e giorni e giorni interi. Una voce familiare, amata e di cui ha sentito la mancanza ogni singolo istante. Una voce che suona quasi incredula, come se non volesse credere che qualcosa stia realmente accadendo. Kaori si volta lentamente, con fare pacato e aggraziato, donando ora le spalle alla stele e ponendo lo sguardo sulla figura del fidanzato. Una manciata di metri a distanziarli, un abisso a dividerli. La ragazza ha gli occhi che scintillano di gioia, l'espressione è titubante ma rilassata e le labbra distese in un sorriso così sereno che par quasi di ritrovarsi catapultati in un'altra vita. <Raido> mormora lei cercando di frenarsi, di non fare movimenti bruschi o eccessivi. Non sa come comportarsi. Vorrebbe correre, raggiungerlo e abbracciarlo con tutta la forza che ha in corpo. Vorrebbe stringerlo, sentire nuovamente il calore dei suoi abbracci, l'odore della sua pelle avvolgerla come una calda e preziosa coperta. Vorrebbe di nuovo poter avvertire la sensazione dei suoi capelli d'argento sotto le dita, delle sue mani callose sulla sua pelle. Ma non osa. Non sa se lui lo vorrebbe, non sa se sia arrabbiato o deluso o rattristato della sua presenza. <Sono tornata> aggiunge, poco dopo, azzardando un piccolo sorriso, Asia a muovere pochi passi quasi come a voler studiare la situazione, assicurarsi che vada tutto bene. [chakra: on]

15:19 Raido:
  [Praterie] La paura che sia lei arriva alle stelle, la paura che è la donna che ha quasi sposato lo porta a non credere più niente. Non ha paura di rovinare qualcosa, specialmente con Fumiko, non gli passa nemmeno per la testa di abbandonarla ma ha paura di ritornare a provare dei sentimenti fin troppo forti. Per andare avanti ha dovuto ammettere di essere ancora innamorato di Kaori, l'ha ammesso a se stesso dopo la discussione con Sakura e...Sakura. Ha parlato con lei, hanno discusso proprio della Hyuga e adesso si ritrova qui senza parole, senza fiato con il passato che piano piano sta tornando. La tigre si volta, riconosce quell'animale, è lo stesso che Kaori ha cercato per tanto tempo e adesso ritrovato, lo stesso animale che lo ha fatto arrabbiare e poi, alla fine, la vede. Con l'eleganza la vede voltarsi verso di se, gli occhi perlacei, quegli occhi che lo hanno sempre attirato e che lo fanno tutt'ora si mostrano. Il suo viso, bello e radioso come quando l'ha conosciuta. E' cresciuta, maturata, lo nota, riesce a capirlo dallo sguardo sereno che essa dimostra. E' lei, Kaori è li, davanti ai suoi occhi. Il cuore batte forte, all'impazzata. Il tempo si ferma, i colori intorno a se svaniscono completamente, i suoni cessano di esistere e non vede più niente, ora nessuno potrebbe disturbarlo ma chiunque potrebbe attaccarlo e addirittura ucciderlo. Si ritrova in un limbo nero, lui è bianco e intorno a se l'oscurità. La paura torna, i sentimenti tornano e l'amore che ha provato e che prova tutt'ora diventa più vivido. Un impulso lo spinge a correre verso di lei, abbracciarla, baciarla, stringerla nuovamente ma la ragione prende il sopravvento, il kiriano che è in lui prende il comando della situazione. Gli occhi completamente aperti piano piano vanno a divenire sempre più coperti; l'ocra dei suddetti si spegne divenendo più opaco e quello sguardo glaciale che lo ha da sempre caratterizzato si abbatte sulla Hyuga come una tempesta. Non lascia trapelare niente, nessun sentimento, ne gioia, ne felicità, ne dolore o tristezza ma solo un grande distacco. Quei metri che li separano sono un vero e proprio abisso, un abisso che non deve superare. Fissa i di lei occhi, incantato come sempre ma solo per mantenere una certa distanza, sia fisica che mentale, ragionare lucidamente. Lei è andata via, lo ha abbandonato come faccia l'altra a suo tempo, lo ha lasciato solo senza dirgli niente come se non contasse niente per lei e non può passare sopra a un torto del genere. Vorrebbe farle tante domande, chiedere ogni cosa, appagare la propria curiosità ma ce n'è una sola che lo tartassa. Il suo della di lei voce gli percuote i timpani, quella voce gli è mancata terribilmente, gli manca tutt'ora e nel sentir pronunciare il proprio nome sente gli occhi divenire lucidi. Non deve farlo vedere e non lo da a vedere, i sentimenti devono rimanere fuori da questa storia altrimenti fallirebbe completamente. La domanda sale, arriva in gola ed esce sentendo quell'affermazione, esce senza poterla trattenere <Perchè?> perchè sei tornata? Perchè hai deciso di tornare rifacendoti vedere? Non lo vuole, avrebbe preferito che se ne andasse per sempre. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

15:40 Kaori:
 La sorpresa è evidente sul viso di Raido. Incredulo, basito, la osserva rimanendo immobile sul posto, come fossero nei pressi di un baratro senza fine. C'è un crepaccio immenso che li distanzia, c'è un'ombra che li divide e che Kaori sa perfettamente di aver originato lei stessa con la sua scelta. Una scelta sofferta, una scelta difficile, dolorosa, che la sua copia ha ponderato e accettato durante i suoi giorni assieme ad Asia. Una scelta che le è piombata addosso in una notte come un macigno che le ha tolto il respiro. Quell'espressione le dona per un attimo speranza: la speranza che da un momento all'altro si sarebbe mosso, sarebbe corso da lei e l'avrebbe stretta così forte al petto da impedirle di muoversi, solo per assicurarsi che lei sia davvero lì e che non sarebbe sfuggita mai più dalle sue braccia. Per un istante, uno soltanto, ci spera davvero. Ma poi quell'attimo passa, fugge via trasportato dal vento e Raido rimane immobile. I suoi occhi s'adombrano, la luce sorpresa svanisce ed è un muro quel che s'innalza dinnanzi al di lui sguardo. Un filtro che gli impedisca di guardare la donna che ha quasi sposato con gli occhi coi quali l'ha sempre guardata. Con gli occhi dell'amore. Kaori deglutisce, stringe appena le dita, annuisce leggermente. Sì, doveva aspettarselo. Una parte di lei aveva sempre saputo che ci sarebbe stato distacco fra loro. Ma si tratta solo di un momento, no? Solo di un istante, giusto il tempo di capire perchè lei ha agito in quel modo. Tutto si sarebbe risolto, doveva. Non poteva tollerare d'essere guardata così da lui. Inspira a fondo cercando di rimanere pacata e tranquilla udendo quell'unica domanda che l'altro quasi soffia via con difficoltà. Sa che non ha bisogno di aggiungere altro perchè lei capisca a cosa si riferisca. Sa che, nonostante tutto, possono ancora capirsi senza bisogno di troppe parole. E Kaori capisce. La Hyuga smuove le labbra con lentezza, con cautela, andando a liberare piano la sua voce dalla propria gola. <Perchè avevo dei pezzi da rimettere a posto> risponde, in un primo momento, guardandolo in viso. Si ferma per una manciata di secondi, il vento a scompigliare le loro chiome. Una d'argento, una d'ombra. Kaori muove un passo, poi un altro, avanzando lentamente e con estrema attenzione con la stessa cauta lentezza cui si ricorrerebbe per evitare di spaventare un animale ferito. <Ero rotta, Raido. Ancora completamente a pezzi. Credevo di aver superato quello che era successo, di aver finalmente accettato il dolore che avevo dentro. Avevo ripreso a mangiare, a sorridere, persino a dormire tranquilla, ricordi?> continua allora la Hyuga mentre muove i suoi passi, passi che si sarebbero fermati all'istante se avesse visto Raido retrocedere al suo solo tentativo d'avvicinarsi. <Ma sbagliavo. Non avevo superato nulla. Stavo nascondendo tutto sotto i mille progetti che mi ero rirovata davanti. Le nozze, il torneo, Kouki, Ren, le missioni. Mi sono immersa in ogni novità per non guardare indietro o dentro di me. Mi lasciavo travolgere da ogni nuovo elemento della mia vita per non dover fare i conti con quelli che mancavano> aggiunge lei con voce serena, morbida, espirando piano, tentando di fermarsi ad un metro soltanto di distanza da lui, se Raido avesse permesso. Asia avrebbe seguito i di lei passi guardinga, silenziosa, avvertendo la tensione nell'aria. <Bastava che tu non dormissi con me perchè gli incubi tornassero.> dice la Hyuga dopo pochi istanti di silenzio. <Bastava che mi ritrovassi sola o senza nulla da fare per un secondo perchè la ferita sanguinasse ancora. Tutto tornava ogni volta ancora e ancora e ancora sotto le palpebre appena chiudevo gli occhi> Le iridi di lei cercano quelle dell'Oboro, cercano di mostrargli la sincerità delle sue parole e dei suoi sentimenti attraverso quello sguardo. Pulito, limpido, per la prima volta dopo mesi privo di macchie o ombre. <Dovevo rimettere insieme i pezzi. Dovevo imparare ad andare avanti da sola. Ma non ci sarei riuscita finché avessi avuto voi tutti attorno a me.> sospira, alla fine, chiudendo per un istante soltanto le palpebre, abbassando il capo. <Avrei finito col cercare il vostro aiuto, col rifugiarmi fra le tue braccia o nell'affetto di Kouki. Sarei scappata ancora> mormora lei riaprendo solo a quel punto gli occhi. E questa volta non v'è traccia di leggerezza o tranquillità nel suo sguardo, no. E' tormento e rimorso e mortificazione a riempire e colorare le sue iridi color perla. Vivo dispiacere. <Mi dispiace> sussurra, alla fine, con le labbra che tremano appena e un groppo che lentamente si forma alla gola. [chakra: on]

16:07 Raido:
  [Praterie] E' sorpreso di vederla davanti a se, di notare che alla fine è tornata. Sakura lo vuole denunciare per il suo omicidio, la cosa lo fa ridere perchè mai avrebbe potuto toccarla, mai avrebbe osato farle del male ma è lui questo mentre Kaori? Kaori lo ha fatto, ha fatto del male a lui, a Kouki ed è forse questo che non sopporta di più e che scatena in lui quella rabbia cieca che esce fuori solo nei momenti di pericolo estremo. Ha fatto soffrire la loro bambina, anzi, la sua bambina, l'ha vista piangere, l'ha vista triste per l'assenza della mamma che con fatica è riuscita ad avere. Non è diversa dall'altra dopotutto, Kaori si è dimostrata essere come chiunque altro nonostante le mille promesse fatte, nonostante tutto quello che si sono detti in passato e la odia, la ama e la odia per questo. Sentimenti contrastanti che affliggono il suo cuore rendendolo un peso da portare, un pezzo di se che vorrebbe buttare fuori dal corpo perchè fa male, l'amore fa male e ogni giorno ne trova la conferma. Non riesce a guardarla con occhi colmi di gioia, non riesce a guardarla come Kaori lo sta guardando in questo momento, è più forte di lui, è decisamente più forte di lui e non ha la forza di combattere anche questa battaglia. Ha fatto di tutto per lei, ha affrontato guerre per lei, ha rischiato la vita per renderla felice, per riportarla a casa e lei lo ripaga in questo modo subdolo, lo ripaga con l'abbandono. La mano destra va a stringersi a pugno, sente la pressione e la rabbia montare a dismisura dentro il proprio animo. Ha fatto una domanda precisa, una domanda che non ha bisogno di essere spiegata e lei lo ha capito, lo ha capito perfettamente e per tale motivo resta in ascolto prima di muovere il capo in senso di dissenso <Non ti avvicinare> il tono di voce è freddo quanto lo sguardo, non vuole avere contatti con lei, non vuole averla vicina. Quella distanza così abissale deve rimanere tale perchè non può permetterle che ritorni nella sua vita, non può permettere che qualcosa in lui scatti facendogli abbandonare tutto quello che ha conquistato in questo periodo. Ora è tranquillo, felice e lei non può, non deve nemmeno osare rompere questo equilibrio che si è andato a creare dentro e fuori di se. Questi pensiero lo uccidono, strozzano la sua voce e piangere pare essere l'unico modo per sfogare tutto quanto. Il racconto di Kaori arriva, i motivi che l'hanno spinta a prendere questa decisione vengono rivelati, motivi futili, motivi che non comprende e non vuole comprendere perchè non hanno un senso. Forse questa sparizione l'ha aiutato ma ha portato solo sofferenza; ha rimediato a se stessa facendo soffrire come cani tutti quelli che le vogliono bene, specialmente Kouki. La figlia è il principale pensiero perchè nessuno deve farla soffrire, nessuno deve causarle altre sofferenze, specialmente sua madre <Ti dispiace?> domanda freddo e distaccato come se non la conoscesse, come se lei non fosse niente per lui <Ti dispiace di averci abbandonato?> rincara la dose, non può più trattenere le parole. Quel "mi dispiace" lo ha fatto scattare portando la sua mente a non ragionare più con la giusta lucidità e con la fermezza che lo contraddistinguono <Tu eri la mia forza, quando stavo male era grazie a te se mi riprendevo tornando quello di un tempo mentre tu...tu sei andata via preferendo affrontare tutto quanto da sola senza dire niente a nessuno> quelle parole sono strozzate, escono con estrema fatica. Un groppo va a formarsi in gola, un groppo gigante <Kouki è tornata ad essere triste, diceva che le mancava la mamma e mi chiedeva dove fossi e sai cosa le rispondevo? Non lo so, la peggiore risposta che si possa dare a una bambina> ancora più rotto da quelle lacrime che trattiene con grande forza mentre lo sguardo glaciale si scioglie con il passare dei minuti, uno sguardo che vuole effettivamente scomparire <Saremmo venuti con te se ce l'avessi chiesto, avremmo lasciato tutto per te e per essere una famiglia ma la storia è destinata a ripetersi a quanto pare> e Kaori sa a cosa si riferisce, alla ragazza di Kiri, quella che gli ha spezzato il cuore in modo irreparabile come nessun'altra ha mai fatto, fino ad oggi. <Perchè sei tornata?>. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

16:44 Kaori:
 Il corpo di Kaori si irrigidisce non appena quell'ordine viene impartito dalla voce fredda di Raido. I suoi passi s'arrestano all'istante, non si ribella, non sfida la pazienza dell'altro. Sa che ha ragione a sentirsi tradito e ferito da lei, abbandonato dalla sua sparizione. Sa che ha tutte le ragioni del mondo per essere ferito, ma per dubitare di lei... quelle no. Kaori sente una fitta stringerle il cuore, il petto, andando a rinchiuderlo in una morsa gelida e dolorosa. Deglutisce silenziosamente, si ferma, Asia accanto a lei percepisce che qualcosa non va e si aqquatta al suo fianco in una posa molto poco fraintendibile. Le zampe sono tese e premono contro il terreno, la coda si agita frenetica, le fauci sono lievemente scoperte. E' pronta ad attaccare. Ma Kaori le carezza lentamente il capo, cerca di calmarla. No. Non le avrebbe mai permesso di avventarsi su di lui. Continua con la sua spiegazione, prova a dare le sue motivazioni e quando sente la voce dell'altro avverte la furia incalzare nel suo tono. Impulsivo, istintivo, un torrente in piena che aspettava solo di trovare una crepa da cui potersi insinuare. Raido era sempre stato così. Una tempesta racchiusa in pareti ben temprate. Una tempesta che una volta libera non lasciava superstiti o sopravvissuti. E' morte tanto quanto è salvezza. Kaori ascolta le sue parole e quando l'altro si ferma appena per via di quel groppo alla gola, si ritrova a rispondergli umettandosi rapidamente le labbra nel tentativo di far appello alla ragione che da qualche parte doveva risiedere ancora in lui, sotto tonnellate di dolore e risentimento. <Ho dovuto farlo! Non hai sentito? Stare con voi mi ha salvato, certo. Ma nell'esatto momento in cui avessi perso il vostro sostegno non sarei stata capace di rimanere intatta da sola> spiega lei con un po' meno controllo di prima, l'urgenza nella sua voce di far capire all'altro che non aveva in alcun modo voluto abbandonare nessuno, ma che doveva riuscire ad essere forte da sola prima di poter pensare di aiutare loro. Di essere utile alla sua famiglia. <Mi bastava che tu non ci fossi per un giorno per iniziare a crollare di nuovo. E' questa la strada che avrei dovuto percorrere? E' questa la persona che avrei dovuto essere?> domanda lei guardandolo ora negli occhi, fissandolo dalla distanza, cercando di sfidarlo a dirle che era giusto così, che era giusto rimanere a distanza dal trauma che stava ancora ribollendo dentro di lei. <Una persona rotta?> aggiunge, poco dopo, sentendo il groppo in gola distorcere la sua voce, gli occhi pizzicare. Ma non piange, non si lascia andare. Non può permetterselo. Sentire quanto l'altro dice su Kouki, poi, è come un ferro rovente che le viene lentamente posato sul cuore. Una puntura insopportabilmente calda che viene forzata ad affondare nella carne, nel sangue, bruciando e incenerendo ogni cosa attorno a sé. Una fitta che la ripercorre da capo a piedi portandola a stringere le labbra e i denti. Kouki... la sua Kouki. Quante notti ha passato straziata all'idea di non sapere come stesse la sua piccola? Quante notti si è chiesta se almeno a lei non avesse potuto dire che sarebbe tornata? Quante notti ha fantasticato di metterla a letto dopo averle spazzolato i lunghi capelli neri come ormai avevano preso a fare loro due? Aveva comperato una bellissima spazzola per lei, un giorno. Una spazzola dal dorso dorato con il disegno di una rosa attorniata da foglie di un verde brillante. Voleva donargliela dopo essere tornata a casa, voleva che fosse qualcosa di loro, il suo primo regalo per lei. Non un modo per scusarsi, no. Per quello sarebbe servito sicuramente tempo. Ma un modo per dimostrarle che nonostante la distanza non era mai stata lontana dai suoi pensieri. La sua bambina... <Mi dispiace> ripete Kaori con una voce flebile e bassa, talmente leggera da venir spazzata via dal vento nell'istante stesso in cui è uscita fuori dalle sue labbra. Immaginare la sua piccolina con gli occhi colmi di tristezza per lei è come un macigno che le distrugge il petto, come un peso che le cala sullo stomaco facendo salire un violento senso di nausea alla gola. Ma tutto si sarebbe risolto... avrebbero capito. E' solo... è solo la rabbia di un momento, vero? Devono solo sbollire, devono solo capire cos'è successo, capire che adesso è tornata ed è tornata per sempre. Deve solo sopportare che questo momento passi, che loro metabolizzino. Ma poi... poi tutto sarebbe tornato come prima. La sua famiglia. Sì, è senz'altro così. E le ultime parole di Raido portano Kaori a rispondere d'istinto, la voce a farsi urgente mentre avanzando meccanicamente di un passo soltanto solleva le mani come a volerlo fermare sebbene, l'altro, non abbia avuto la minima intenzione di avvicinarsi a lei. <No!> esclama lei quasi con orrore, con lo sguardo ora trasalito. <E'... è proprio questo il punto> sospira alla fine abbassando le spalle, il capo, portandosi le mani fra i capelli con fare esausto. <Sapevo che sareste venuti con me. Sapevo che non mi avreste permesso di andare.> rivela lei con fare stanco, addolorato, richiudendo gli occhi e alzando il viso verso l'alto con fare disperato. <Per questo non vi ho avvisato. Perchè era qualcosa che dovevo fare da sola. Perchè dovevo essere capace di trovare la forza per accettare la morte di mio padre dentro di me, non di voi. Non potevo continuare a dipendere dalla vostra presenza. Non potevo continuare a ignorare quello che si era distrutto dentro di me. Dovevo guarire! Dovevo risanare quello che era rimasto di me e tornare ad essere completa!> esclama lei riaprendo gli occhi, guardandolo, con le iridi luccicanti di lacrime mute. La sua voce trema leggermente, il vento agita la chioma corvina dietro di lei mentre l'odore dell'incenso raggiunge nuovamente il suo cervello. <Non ho mai avuto intenzione di abbandonarvi. Non vi ho mai dimenticato, non ho mai smesso un istante di pensarvi se è questo quello che pensi> La voce s'indurisce appena mentre stringendo le mascelle cerca di impedire al pianto di scoppiare, le lacrime ormai ad affacciarsi dalle ciglia. <Lasciarvi e affrontare questo viaggio è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto in tutta la mia vita. Più di puntarmi un kunai al ventre per mettere fine a una stupida sperimentazione genocida. Avrei voluto scrivervi mille volte. Avrei voluto tornare, riabbracciarvi e scegliere la strada più semplice. Ma non potevo.> Le lacrime questa volta sì, scivolano via, si susseguono rapide lungo il viso cadendo come mille diamanti dal mento per rifrangersi al suolo. E poi.. e poi quella domanda. Quella domanda che lei trova senza senso, inattesa, devastante, che rompe qualcos'altro dentro di lei. L'abisso fra loro sembra farsi quasi più ampio, il dolore trasmuta nel suo sguardo fino a divenire tortura. Le labbra si schiudono, tremanti, mentre l'osserva basita attraverso il nebbioso velo delle lacrime. <Pe--perchè?> ripete con voce tremante, flebile, aggrottando le sopracciglia, come se le avesse chiesto la cosa più assurda del mondo. <Mi chiedi perchè.. sono tornata a...> la voce vibra di una nota dolente, una sorpresa triste e violenta che s'incrina proprio sull'ultima parola <...Casa?> Il tono è quello di chi sta ponendo una domanda ovvia, come se trovasse impensabile la sola idea di dover davvero rispondere a quella richiesta. <Raido...?> Quella parola esce come una supplica, acuta, stridula, mentre il tempo par fermarsi e le lacrime correre sulle sue gote. E' finita, Raido? E' finito tutto? Due soli mesi bastano a cancellare quello che c'è stato per più di un anno? A cancellare qualcosa che li aveva condotti ad un passo dalle nozze? Che li aveva portati a prendere una bambina insieme? Due mesi...?Queste domande si affacciano nei suoi occhi, si specchiano nelle sue iridi. Non le dice, non ne ha la forza, ma sono lì, palesi e evidenti nel suo sguardo. [chakra: on]

17:22 Raido:
 Non la fa avvicinare, la vicinanza è qualcosa che ha perso il giorno stesso che ha deciso di andarsene senza di loro, senza dire niente. Non ha avvisato nessuno, non ha avvisato nemmeno Mekura che le è stata tanto vicina, nemmeno Hitomu con il quale ha visto crescere un sincero rapporto di amicizia. E' scomparsa e tutti quanti hanno sofferto per lei, nessuno escluso e lui è fatto così, una volta lontani lo si rimane per sempre. Non ha permesso a Yukino di avvicinarsi, di baciarlo quel giorno a Kiri, non le ha permesso di fare niente nonostante lei dicesse di essere ancora innamorata. Dopotutto quello che è successo la sua maggiore protezione è proprio l'essere kiriano, essere un uomo di Kiri riesce ad aiutarlo salvandolo dalla pazzia. L'ascolta, certo che l'ascolta, non può fare a meno di capire cosa l'ha spinta a un tale gesto ma non riesce a convincersi. Quelle parole sono vuote, senza un senso logico, allontanarsi da tutti per imparare a stare bene con se stessi, a camminare con le proprie gambe e divenire più forti da soli. E' qualcosa di nobile ma quando si è effettivamente da soli. Lei non lo era. Ha cercato di costruire una famiglia con lei e ci è quasi riuscito, prima la proposta di matrimonio, poi Kouki, tutto perfetto, tutto bellissimo ed è riuscita a rovinare tutto quanto con dei semplici gesti. La rabbia che alberga in lui vuole uscire, vuole andare a combattere, vuole uno scontro contro qualcuno di potente per usare tutto il proprio potere, ritornare svuotato, senza forze e trovare una calma che ora più che mai gli manca. Si sta agitando, sta esplodendo e non vuole urlare, non vuole dare sfogo con le parole a tutto quello che sento a tutti quei risentimenti che ha verso di lei perchè di questo si tratta, puri risentimenti che non trovano pace. Le di lei parole non fanno altro che aumentare l'ira che cresce di secondo in secondo in lui, non è qualcosa di malvagio bensì qualcosa di triste, una rabbia portata dalla tristezza di più brutta, una tristezza vera che nessuno dovrebbe mai provare in questo mondo <Tu non eri rotta, eri mia moglie, la mia Kaori e non c'è giorno che non sarei stato con te. Avremmo potuto risolvere tutto quanto insieme come una coppia, come marito e moglie perchè così si affrontano i problemi, insieme> e ancora di più crede che quelle parole siano solo fumo, la Hyuga ha torto, torto marcio e non c'è niente che possa fargli cambiare. Parla di Kouki perchè è per lei che la rabbia va a crearsi, una rabbia cieca. La sua bambina, sua figlia. Ha visto quella bambina promettendole di darle una famiglia e renderla felice e vederla piangere, soffrire in quel modo, soffrire eternamente perchè sente la mancanza della madre, una madre sciagurata, lo distrugge. Ce l'ha con lei per questo e non può perdonarla. Non merita il perdono, non da parte sua almeno. Quel "mi dispiace" non lo tange, non gli arriva alle orecchie e non lo convince. Vede nei di lei occhi la sofferenza ed è giusto così, è giusto che soffra come hanno sofferto loro a causa sua, è giusto che provi la stessa e identica sofferenza <Non è con un "mi dispiace" che risolverai le cose. Le avevo promesso che non avrebbe più pianto e invece lo ha rifatto per colpa tua...mi hai costretto a rivedere mia figlia piangere per la tristezza e non ti perdonerò mai per questo e non lo meriterai mai> il tono esce freddo, il groppo in gola scompare per qualche attimo lasciando posto a una freddezza innata degna di un Kori. Gelido, glaciale, fa sentire tutta la distanza che vi è tra loro in questo momento, una distanza che non fa altro che allungarsi minuto dopo minuto e le possibilità di accorciarla sono molto remote. Qualcosa scatta in lui alle successive parole di Kaori, una nuova rabbia, più vivida che mai. Digrigna i denti da sotto le labbra, chiude entrambe le mani a pugno. Ha pensato solo a se stessa, ha pensato esclusivamente al suo bene senza riflettere sulle conseguenze che avrebbe portato un'azione del genere, conseguenze che ora si sono avverate <La tua partenza ha aggiustato te ma ha rotto me> il groppo in gola ritorna, gli occhi divengono lucidi ma non lascia uscire le lacrime, tenta di resistere, di restare impassibile ma è dannatamente difficile riuscirci <Non hai pensato a cosa sarebbe successo? Non hai pensato a cosa avresti distrutto? Quando sei scomparsa mi sono sentito perso, distrutto e ho pensato che nuovamente qualcuno che amo mi ha lasciato e nuovamente stavo per finire in un baratro. Per giorni sono stato male, malissimo, non riuscivo a guardare in faccia Kouki, non riuscivo a parlare con nessuno. Non potevo vivere senza di me, ero rotto, mancava una parte importante di me>...<Ti ho cercata ma mai trovata, volevo parlarti, capire ma niente, è stato tutto quanto vano> piccole lacrime scendono dal di lui viso, lacrime calde che lo distruggono lentamente. Chiude le palpebre, smette di piangere, smette di versare lacrime mentre ode la voce tremante di Kaori. E' tutto cambiato, tutto quanto e non può farci niente <Non c'è più una casa Kaori> quell'affermazione arriva come una pugnalata al cuore per entrambi <Ci sono cascato una volta e non voglio ripetere l'esperienza...chiunque si allontani da me...lo fa per sempre> deciso in modo irremovibile <Sono andato avanti Kaori, non volevo stare male e sono andato avanti> non dice altro, non dice che ha una relazione con un'altra, non dice niente di tutto questo ma rimane in silenzio <E' finita> e questa volta lo è per davvero. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

18:03 Kaori:
 Quelle parole sono puro acido che le corrodono il cuore, l'anima e lo spirito. La voce di Raido è tagliente, è gelida e Asia inizia a ringhiare sommessamente intuendo che in qualche modo, seppur distante, quell'uomo sta facendo del male a Kaori. No. Non le sta facendo del male. La sta lentamente uccidendo. La Hyuga sente l'altro parlare di lei come sua moglie, la sente definire come "sua" e tutte quelle bellissime parole che sembrano rispecchiare un tempo perduto negli anni. Un periodo che non sembra quasi riferirsi a soli due mesi prima. Ne parla al passato, ne parla come di qualcosa che non sarebbe più tornato. Ne parla con rabbia e furia e distacco, portando il baratro ad approfondirsi e farsi sempre più nero fra loro. <Non tutto si può risolvere così. Insieme.> risponde Kaori deglutendo, fissandolo, cercando con tutte le sue forze di appellarsi alla ragione che dovrebbe da qualche parte albergare nell'animo altrui. <Ci sono battaglie che possiamo affrontare solamente da soli. E tu dovresti saperlo meglio di altri.> Stringe i denti, stringe le labbra, sentendosi improvvisamente sola. Era stata sicura, convinta che dopo un iniziale distacco Raido avrebbe capito e si sarebbe lasciato sopraffare dal loro sentimento. Era certa che lui mai avrebbe dubitato di lei fino a quel punto, fino a credere che lei non sarebbe mai tornata da loro. Era sicura che lui sapesse che lei sarebbe sempre tornata a casa, sempre tornata dalla sua famiglia, che se anche avesse sbagliato non lo avrebbe mai fatto con l'intenzione di ferirli. Non loro. Eppure a quanto pare Raido non lo sapeva oppure, semplicemente, non si è mai fidato davvero di lei. E' bastato questo a far crollare tutto per sempre, è bastato un solo errore per perdere ogni cosa. Non merita seconde possibilità, non merita un briciolo di comprensione. Non merita niente dopo tutto quel tempo, dopo tutti i colpi bassi e le ferite che aveva dovuto sopportare per lui. E la rabbia inizia a ribollire nel fondo del suo animo, la forza che ha così faticosamente riacquisito alimenta e nutre la sua furia quando l'altro le vomita addosso quelle parole. <TU..!> E' un istante che la rabbia le acceca i sensi, un istante che ogni cosa s'adombra e non c'è altro che il dolore e la paura profonda di aver perso anche Kouki oltre lui. Il timore che Raido le impedisse di vederla ancora, di poterla abbracciare, di potersi scusare per la sua distanza. Non gli avrebbe mai permesso di farle questo! Non dopo averla forzata a volerla nella sua vita così disperatamente! Non poteva strappargliela via proprio dopo averla immessa egoisticamente nel suo cuore! La paura per questa possibilità la porta ad agire d'istinto. Chissene frega del baratro? Della distanza? Della barriera fra loro? Le gambe della Hyuga si divaricano e flettono verso il basso, le ginocchia vanno a puntarsi verso il fuori mentre i piedi andrebbero a premere contro il terreno per darsi una spinta. Come una molla ridistenderebbe gli arti inferiori andando a chinare il busto in avanti così da acquisire maggior velocità. Scatterebbe al massimo della sua velocità per raggiungere l'altro, fregandosene del suo volere, del suo consenso. Non avrebbe permesso al rancore di lui di privarla di sua figlia. La sua bambina. Andrebbe lei a fermarsi ad un soffio soltanto da lui, senza toccarlo, senza colpirlo, senza far altro che non sia fissarlo negli occhi con tutta l'intensità di cui è capace. <Non perdonarmi, allora. Ma lei saprà che non è mai stata dimenticata. Che non è mai stata odiata. Che non l'ho abbandonata> quasi un ringhio quello di lei mentre Asia -più lenta della padrona- solo ora arriverebbe al massimo della sua velocità a raggiungerla, ruggendo. Kaori allungherebbe semplicemente una mano verso di lei, intimandole di fermarsi. <No, Asia. Ferma> le chiederebbe con fare fermo, deciso, senza distogliere un istante soltanto lo sguardo dal kiriano. Come sono arrivati a questo? E' davvero così sbagliato quello che ha fatto? Cercare di rimettersi in piedi, cercare di tornare ad essere una persona capace di non crollare da un momento all'altro senza un sostegno che la tenga in piedi? E Raido è piena furia, stringe i denti, quasi ringhia a sua volta mentre le sputa in faccia quelle parole che la schiaffeggiano, la feriscono e la uccidono. Poco a poco, passo passo. <E' bastato questo?! Sono bastati due miseri mesi a mettere in discussione oltre un anno di... di.. DI TUTTO?!> Kaori esplode, le lacrime escono con più violenza ora dai suoi occhi, la voce graffia e brucia lungo la gola mentre il viso si fa scarlatto e le labbra tremano forte. <Hai davvero pensato che sarei stata capace di non tornare?! CHE STESSI ABBANDONANDO VOI?!> gli urla con disperazione, con foga, con la rabbia stanca di chi sta perdendo tutto. Vorrebbe colpirlo, vorrebbe colpire il suo petto con i suoi esili pugni, vorrebbe solo essere sicura che lui sia reale dinnanzi a sé. <IO NON AVREI MAI DUBITATO! IO MI FIDO DI TE!> Si fida, sì. Non "mi fidavo". "Mi fido". Perchè sì, lui non l'avrebbe mai ferita, non l'avrebbe mai abbandonata. Neppure ora. E' solo un momento. Solo un orribile, difficile momento. Ma lui è Raido. La sua luna. Lei... lei era il suo sole, non poteva solamente dimenticarsene così. Non dopo così poco tempo, non così in fretta. <L'HO FATTO SEMPRE E LO FACCIO ANCORA!> Anche quando era rinchiusa, anche mentre veniva torturata dalle sottili astuzie di Cappuccio Rosso, si è fidata di lui. Sapeva che se avesse saputo dove fosse sarebbe venuto a salvarla. Lo sapeva. E aveva aspettato. Avrebbe aspettato sempre nonostante lui, nel momento di maggior pericolo, se ne fosse andato invece di difenderla. La sua fede non aveva vacillato, non verso di lui. E non l'avrebbe fatto neppure ora. Nonostante tutto il dolore che quelle parole le stavano causando. <Dopo tutto quello che abbiamo passato... dopo tutto quello che abbiamo fatto. Basta un errore a cancellare ogni cosa?> La sua voce si acquieta all'improvviso riducendosi ad un sussurro devastato, le lacrime grondano ormai come cascate dai suoi occhi mentre il cuore viene stritolato in una morsa artigliata che le perfora la carne. <Non valgo la pena di una seconda possibilità?> La disperazione nel suo sguardo è reale, la supplica nella voce è mista a residui di orgoglio che vengono semplicemente spazzati via dal tremolio della sua voce. Alcune lacrime cadono dai suoi occhi, Kaori le vede e dentro lei sente che può ancora esserci una speranza. Una piccola, remota speranza che possa solo trattarsi della rabbia in superficie e non del vero cuore di Raido a parlare adesso. E poi quello che dice la porta a irrigidirsi. E' finita. E' andato avanti. Avanti dove? Non lo sa. Ma lontano. Lontano da lei. Kaori sente la mente annebbiarsi, ogni cosa fermarsi. Le lacrime sul viso, i respiri, il sangue nel suo corpo. Impallidisce all'improvviso, sente la pelle farsi gelida e un brivido salire doloroso alla nuca. L'aria della brezza è come una frustata tagliente contro il viso. La sta ferendo. Non... è vero. Ha sofferto per la sua prima ragazza per dieci anni... possibile che bastino due mesi per dimenticare lei? Dopo tutto... dopo tutto quello che avevano condiviso? Dopo tutto l'aiuto che a quanto pare lei gli aveva offerto? Non... merita niente, Kaori? Aria. Non riceve aria. Il capo si scuote, nega quella possibilità, non è possibile. Trema da capo a piedi mentre le mani salgono al petto, alla gola che stringe sempre di più impedendole di ricevere ossigeno. Rantola, annaspa schiudendo le labbra mentre ricerca aria che non vuole arrivare ai polmoni. <N--o..> annaspa contorcendosi, sentendo le gambe molli, la mente vuota. <N--o> ripete scuotendo ancora il capo, singhiozzando a vuoto, cercando ossigeno. Panico. Totale, folle, completo panico. NO. NON E' POSSIBILE! Non può essere vero, non sta succedendo! Che la possibilità di ritrovare se stessa le sia costata una intera famiglia, il suo stesso futuro. Come se fosse destino, come se fosse il suo fato quello di rimanere rotta e mai davvero rimarginata, continuamente sbattuta dalla marea contro scogli appuntiti pronti a distruggere e devastare ogni più piccola parte di lei. Si era finalmente sentita completa ed ora ritorna ad accasciarsi al suolo, inerme, totalmente smembrata. [chakra: on]

18:47 Raido:
 Molte cose possono essere risolte solamente stando da soli ma non come ha fatto lei, non sparando senza dire niente a nessuno, senza informare l'uomo che ama. Questo ripudia, questo ripudia più di tutti e non lo capisce, non lo concepisce minimamente. Lui ha promesso di non abbandonarla per niente al mondo e anche lei lo ha promesso ma senza mantenerla, senza rispettare quel suo dire. Semmai lei lo avesse abbandonato, lui sarebbe tornato ad essere oscuro, glaciale come un tempo ed è successo, verso di lei lo sta diventando anche se non pienamente, non completamente perchè la parte di se che la ama ancora cerca di far uscire quel sentimento, di farle capire che è ancora li per lei pronto ad essere riscoperto come non mai. Una parte di se vuole che questo accada, una parte di se lo pretende cercando di farlo effettivamente accadere ma un'altra, quella più potente, vuole che questo non succeda preferendo mandarla via, lasciarla a se stessa. Stare ancora vicini non farebbe bene a nessuno dei due, lascerebbe che il rancore arrivi senza mai andarsene e vivrebbe con la paura che questo possa accadere nuovamente, la paura che lei scompaia di nuovo di punto in bianco lasciandolo nuovamente da solo. Non da mai una seconda possibilità, è la sua regola sia in battaglia che in amore e vale anche per Kaori, soprattutto per lei, la donna che ama e che è stata capace di provocargli una grande sofferenza <Lo so ma non mi sarei mai sognato di andarmene senza dire niente, non mi sarei sognato di scomparire senza dirvelo> ancora più glaciale, ancora più freddo esprime il suo punto di vista su tutto quanto. Non riesce a vederla come la vede lei, non riesce a capire in nessun modo le di lei parole e poi qualcosa scatta anche in lei. Kouki è un argomento scottante, l'ha fatta entrare nelle loro vite con abbastanza violenta, ha cercato di far diventare Kouki parte integrante della famiglia e ci è riuscita, anche lei si è affezionata alla bambina riuscendo a capire i sentimenti del Jonin, un traguardo immenso e ne vede ancora adesso la prova. Kaori tiene a Kouki più di qualsiasi altra cosa, tiene a sua figlia tanto da scatenare la rabbia che ha dentro scattando. Non la perde di vista, la lascia avvicinare seguendone i movimenti con attenzione e senza perdere niente. Quelle parole lo risollevano, almeno Kouki sarebbe stata felice, sarebbe vissuta con entrambi i genitori anche se separati, questo è l'unico sollievo che può ottenere da una tale discussione. Gli occhi vanno a fissare quelli di lei, non distacca lo sguardo, non lo interrompe ma cerca di rimanere fisso in lei per capirne ogni sentimento e far capire a lei cosa sta provando in questo preciso momento <Kouki ha bisogno di una madre più che mai, devi dimostrarglielo perchè le parole non servono a niente al momento> non vuole impedirle di vedere la figlia, non lo farebbe mai ma anzi, vuole che entrambe si vedano, vuole che almeno tra loro le cose vadano bene e per il meglio. Vedere nuovamente il viso triste di Kouki è troppo per lui, troppo per il suo cuore. D'istinto porta la destra sull'elsa della katana, l'afferra circondandola con le dita e stringendola facendone uscire un pezzo di lama ma Kaori blocca la tigre prima che possa attaccare. Non si sarebbe fermato, se la bestie avesse attaccato l'avrebbe uccisa senza ripensamenti ma il dolore e la rabbia fuoriescono comunque contro la Hyuga. La tristezza per quello che ha fatto è impossibile da scacciare, impossibile da dimenticare. Si, ha messo in discussione tutto, un anno di relazione e più è andato in fumo nel momento in cui è andata via perchè ha già avuto un'esperienza del genere, ha già sofferto in questo modo. Ha perso la sua fiducia, ha perso tutto quanto. Le di lei urla sono strazianti, distruggono i timpani mentre il cuore martella contro il petto, arriva a distruggere tutto ciò che ha dentro. La nausea pervade il di lui corpo, si sente male, si sente stanco, distrutto e gli occhi bruciano, le lacrime ricominciano a scendere solcandogli ancora il viso, lacrime calde che non accennano a diminuire. Non riesce a parlare, non vuole parlare ma alla domanda, a quella domanda altro in lui si rompe, si rompe definitivamente <Una seconda possibilità?> le gambe cedono, le ginocchia tremano fino a poggiarle contro il prato, le lacrime escono a fiumi, le mani si poggiano a terra strappando l'erba e iniziando a dare pugno sul terreno. Colpo dopo colpo segna quel terreno, digrigna i denti, sfoga la rabbia per poi alzare il viso verso di lei <COME FAI A CHIEDERMI UNA COSA DEL GENERE? MA NON LO CAPISCI?> urla ma la voce è strozzata e nei suoi occhi è nuovamente visibile l'amore che prova per lei <Io ti amo Kaori, ti amo e ti amerò per sempre. Non è cambiato niente, quel sentimento non è mai scomparso e mai lo farà, sei la donna della mia vita> lo dice apertamente, lo dice senza trattenersi. Le parole escono come un fiume in piena, escono e non c'è modo di fermarle. Le lacrime si mischiano tra loro, bagnano completamente il viso <Ed è proprio perchè ti amo che voglio che finisca, non ci sono seconde possibilità, quello che è fatto è fatto> il viso torna a guardare per terra mentre sente le parole strozzate della Hyuga. Cade anche lei lasciandosi andare, cade rovinosamente al suolo insieme a lui in preda al dolore più nero. Entrambi soffrono per un unico errore, entrambi piangono e si disperano <Non riesco più a fidarmi di te, non riesco più a pensare a noi come una volta> solleva leggermente lo sguardo. L'esperienza lo ha portato a questo, la vita lo ha portato a questo e non c'è modo di rimediare, non c'è modo per fargli cambiare idea. Cerca di rialzarsi, cerca di rimettersi in piedi traballando leggermente, a stento trova l'equilibrio. Lo sguardo fisso sulla Hyuga, piange ancora, il groppo in gola non accenna a scendere e la disperazione continua a pervaderlo. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

19:23 Kaori:
 E' quello. E' solo quello il "piccolo" errore di Kaori. Non aver lasciato neppure un biglietto. Non aver lasciato un minimo indizio sulla sua scelta. Sapeva che sparire così, di punto in bianco, avrebbe cambiato delle vite, avrebbe straziato lo stesso Raido, ma sapeva anche che parlarne con lui avrebbe potuto significare non poter seguire la propria scelta. Sapeva che lui avrebbe cercato di esserci, che avrebbe cercato di aiutarla, di essere ancora più presente. Sapeva che lo avrebbe fatto perchè lo conosceva e lo conosce ancora. Lui stesso, solo pochi istanti prima, ha ribadito esattamente la stessa cosa. Che lui e Kouki l'avrebbero seguita. Che l'avrebbero dovuto affrontare insieme. E non sarebbe cambiato nulla. Avrebbe continuato ad affidarsi a loro nascondendo nella gioia della loro vicinanza il suo dolore. Accantonandolo, nascondendolo sotto il tappeto fino a quando avesse avuto i due vicino a sé. Un palliativo. Un debole, inefficace, pallido rimedio d'emergenza che non avrebbe potuto durare per sempre. Solo questo è il motivo per cui non ha voluto avvisarli. Solo questa la ragione alla base del suo gesto. E forse questo non giustifica il suo fare, forse questo non giustifica le sue azioni ma... non ha mai avuto intenzione di abbandonare nessuno. Mai avuto intenzione di ferirli. Solo di ritrovarsi, di salvarsi, per essere una persona migliore. Per essere la persona che loro stessi meritavano di avere al fianco. Non una persona rotta ma una moglie. Una madre. <Non è stato facile. Mi sono tormentata per ore cercando di capire come avrei dovuto farlo. Ma lo hai detto tu stesso, Raido... se lo avessi saputo avresti cercato di venire con me. E cosa sarebbe cambiato? Cosa avrei risolto?> il viso è contratto dal dolore, dalla preoccupazione, mentre la brezza soffia e lei si sente riempita di un terrore profondo ed oscuro. <Sarei stata punto e daccapo> un sospiro stanco, scoraggiato, che si scontra con la glaciale rabbia di Raido. Una rabbia che risveglia d'istinto quella di lei. Una rabbia che pungola e alimenta la paura di Kaori di perdere la sua bambina, la sua Kouki. La ragazza scatta, corre, lo raggiunge, incurante del fatto che lui avrebbe potuto vedere in quel gesto una minaccia, incurante del fatto che avrebbe potuto essere attaccata. Non le importa. Ma deve difendere la sua bambina, il loro legame. Sarà solo la stessa Kouki a decidere se esso è andato perduto per sempre oppure no. Lei soltanto. Le parole di Raido portano la Hyuga a calmarsi appena, un attimo dopo, rassicurandola. Non avrebbe permesso alla propria rabbia di privare la bambina della sua mamma, questo la conforta. La considera ancora tale. Allora, forse, può ancora sperare di... Lei si calma, il fervore si spegne così com'è venuto, mentre Asia viene fatta fermare e la voce di Kaori va scivolando via fra le sue labbra morbide. <Adesso posso essere la madre che merita. Una madre che può difenderla quando ha paura perchè lei per prima non ha più paura di ciò che si nasconde nel buio> gli dice con convinzione, con fermezza, sostenendo il suo sguardo col proprio. E poi ogni cosa cambia ancora e la rabbia diviene tristezza, la tristezza disperazione e urla, lacrime, ringhi e singhiozzi di scambiano di posto in un'altalena senza fine di emozioni. Kaori vede Raido piangere, vede le lacrime scivolare lungo il volto esattamente seguendo il flusso di quelle di lei. Crolla al suolo, colpisce il terreno e lei l'osserva sentendo la sua voce straziata dal pianto. Sente il suo urlo e nel suo sguardo, per la prima volta quel giorno, riscopre il sentimento che li aveva sempre uniti. Un tuffo al cuore, una stretta violenta e un pianto caldo e avvolgente si riversa fuori dai suoi occhi. Un pianto che sa di nostalgia, di speranza e di paura. Kaori crolla al suo fianco, al suolo, in ginocchio, con il viso congestionato dal timore di quello che quella discussione avrebbe potuto distruggere per sempre. Le parole di Raido la stanno lentamente innalzando, le stanno donando la più grande speranza e al tempo stesso costituiscono la più pericolosa minaccia. Cadere da quell'altezza avrebbe fatto di lei un ammucchio di cocci e frammenti distrutti, un cuore appena riparato nuovamente distrutto. Lei scuote il capo, nega, si rifiuta, tentando di andare a poggiare le sue mani sulle sue spalle, sul suo viso, piangendo e tremando disperatamente. <Perchè? Perchè dici così, Raido?> chiede lei straziata, distrutta, spaventata a morte da quelle parole. <Quante possibilità hai avuto? Quante te ne ho date?> domanda lei, con voce rotta, fissandolo negli occhi, cercando di sentire sotto le dita la sua pelle, il suo corpo. <Quando mi hai lasciato a Iwa per partire da solo nonostante sapessi che volevano prendermi. Quando volevi lasciarmi dopo avermi tirata fuori da lì solo perchè ero rotta e non sopportavi la tua colpa. Quando mi hai messa davanti alla scelta di prendere Kouki senza nemmeno avermi avvisato> la voce esce fuori a singhiozzi, frammentata, straziata, rievocando ricordi ed esperienze di vita vissuta assieme, trascorsa fianco a fianco. <E io non ti ho mai lasciato andare. Nonostante gli errori, nonostante il dolore. Nonostante tutto> continua lei cercandone lo sguardo, cercandone le iridi. <Mi sono comunque fidata di te. Non ho mai smesso. E non smetto nemmeno ora> le lacrime colano via dagli occhi, le dita cercherebbero di andare a fermarsi sulle sue gote, su quelle cicatrici che un tempo ha baciato centimetro per centimetro con le sue labbra. <Io ti amo... non ci sarà mai un altro dopo di te. Non ci sarà nessun altro, mai. Sarai sempre tu> la sua voce è una supplica disperata, un suono straziato che si perde nel vento, che cerca di raggiungere con disperazione il suo cuore. <Avrei dovuto avvisarti. Avrei dovuto almeno dirti che sarei tornata. Mi dispiace. Mi dispiace davvero, lo giuro> qualcosa dentro di lei le dice che non deve fermarsi, che non deve smettere di parlare, perchè qualsiasi suo attimo di silenzio avrebbe potuto essere quello definitivo tra loro. Deve dire tutto quello che può, tutto quello che non ha mai detto, tutto quello che non potrà mai dire se lui non riuscirà più a sollevare lo sguardo su di lei. <Volevo essere di nuovo normale. Volevo essere di nuovo tutta intera. Volevo essere abbastanza forte da poter sopportare qualsiasi cosa con voi. Per voi. E per me. Non volevo abbandonarvi, non voglio perdervi...> la voce è rotta, i singhiozzi ne distorcono quasi le parole rendendo il suo dire una nenia confusa. <Ti prego. Ti prego Raido. Per favore. Non--... non farlo... Puoi ancora fidarti di me. Non l'ho meritato fino ad ora...?> Può un solo piccolo errore cancellare tutte le cose belle che lei ha fatto per lui? Tutte le cose belle che hanno vissuto e condiviso? Le cose che li hanno resi felici? Un solo, maledettissimo errore poteva...? Il suo cuore fa male, si stringe, le lacrime offuscano tutto, il naso è chiuso, la nausea rischia di farla vomitare lì davanti a lui da un momento all'altro mentre sente il sangue pulsare nelle tempie, nelle orecchie, con violenza. <...Ti prego> supplica, alla fine, devastata, in un verso stridulo e implorante che porta la tigre ad accucciarsi al suolo, al suo fianco, abbassando il capo. Le offre la sua vicinanza, il calore della sua pelliccia, senza però intromettersi in quel momento. Le offre la sua forza come Kaori ha fatto con lei in quei giorni.[chakra: on]

19:59 Raido:
 E' finita, è dannatamente finita tra di loro, non può più portare avanti quella storia un minuto di più, non può riuscire a resistere ancora per molto e fa male, tantissimo. Il cuore si è letteralmente spezzato in due, il sangue cola all'interno del di lui corpo. Il cuore piange sangue, gli occhi piangono sangue perchè quelle lacrime sono calde come il sangue, fanno male come una ferita aperta. Kouki può avere una madre, gli Hyuga possono riavere la loro clannata più potente, Hitomu ha nuovamente la sua amica, Hiashi la sua allieva e lui? Lui non può avere niente, è l'unico che non può sopportare una cosa del genere perchè è l'unico che ha il cuore spezzato quanto quello della ragazza. Stanno morendo, una lenta e crudele morte interiore che li porta a dannarsi a vicenda. Ha detto parole forti, ha detto tutto ciò che pensa e ha fatto uscire tutta quanta la propria sofferenza. La ama terribilmente, soffre al pensiero di stare senza di lei, soffre alla sola idea di passare anche un attimo senza la sua Kaori ma è così purtroppo, non può evitare che quello che è successo vada a influire sul loro rapporto, non può impedire che si distacchi. Quello che ha fatto, quello che è successo, lo ha allontanato come non mai ma lei, lei rinfaccia ogni cosa. Di quando è andato via per proteggerla, di quando ha affrontato un viaggio per uccidere coloro che avrebbero voluto privarla della vita, gli rinfaccia di Kouki ma in tutto questo lui non se ne sarebbe mai andato, non avrebbe passato un solo giorno lontano da lei se, non si sarebbe nemmeno mai permesso. Questa è la differenza e chiamarli errori, chiamarli errori è qualcosa di osceno, qualcosa che gli fa salire una rabbia immensa, una rabbia che vorrebbe uscire, esplodere da dentro scatenando tutto il potere verso l'esterno <Errori?> il tono di voce è basso mentre guarda per terra sentendo le di lei mani poggiarsi sulle spalle per poi essere toccato il viso, mani calde il cui calore lo riempie di ulteriore tristezza. Quel contatto gli è mancato ma adesso non fa altro che bruciare con troppa intensità, un bruciore insopportabile come se gli avessero poggiato addosso dei carboni ardenti <IO NON SONO MAI SCOMPARSO> le urla infine al sentire tutte quelle affermazioni <QUANDO ME NE ANDAVO LO FACEVO PER DARE LA CACCIA A CHI TI VOLEVA MORTA, NON SONO MAI SCOMPARSO DALLA TUA VITA, NON SONO MAI ANDATO VIA> urla rabbioso, furioso come non mai prima d'ora. Non gli interessa se qualcuno lo sente, non gli interessa di essere visto in quelle condizioni, adesso deve sfogarsi, deve dire tutto quanto mettendo le cose al loro giusto posto. Le dispiace, le dispiace...parole che oramai non servono più a niente, non si fa abbindolare da nessuno, non lo ha mai fatto e non inizia adesso. Forse è vero, oltre a lui non avrebbe avuto più nessun altro ma questo non lo conforta, non cambia ciò che è successo e non rende le cose più facili da digerire. La ama e ora più che mai il desiderio di baciarla si fa pressante, si fa deciso, il desiderio di farla sua per un ultima volta prima di lasciarla andare definitivamente ma non lo fa, non si muove in quella direzione. E' in piedi adesso, la guarda dall'alto, non distoglie lo sguardo dalla ragazza e gli occhi, gli occhi mostrano amore, mostrano sofferenza, tristezza ma non odio, nonostante tutto non riesce ad odiarla per niente al mondo perchè la ama troppo <Mi hai perso il giorno che te ne sei andata> le parole escono quasi in un sussurro, strozzate dalle lacrime e dal groppo che non vuole scendere. Ha perso solo lui, non Kouki, lei è li, rimane li pronta ad accogliere nuovamente la sua mamma. Quelle suppliche equivalgono a tante pugnalate ma cedere adesso significa tornare indietro e vivere con la paura che una cosa del genere possa accadere nuovamente, una paura letteralmente fottuta. Basta soffrire, devono andare avanti <Ti amo Kaori ma dobbiamo andare avanti adesso> si volta, le da le spalle e lentamente, traballante, ricomincia a camminare e non verso Konoha, non verso la stazione ma verso Kusa, vuole tornare a Kusa a piedi. E' un lungo viaggio ma questo gli può dare modo di pensare, di capire cosa fare, come comportarsi e come agire, oramai non c'è più niente da salvare e non sa come andare nuovamente avanti. E' distrutto, distrutto dentro, distrutto fuori e forse è questo quello che ha sempre detto, sarebbe morto se l'avesse persa ma la morte è una benedizione, la vera morte è continuare a vivere. [END]

20:22 Kaori:
 Nulla. Nulla serve a farlo tornare indietro. Niente può penetrare oltre la corazza creata dalla rabbia e dalla delusione. Niente di tutto quello che hanno passato può superare quanto è successo ora. Nessuna buona azione, nessun bel momento, nessun bel gesto può aiutarla a riaverlo indietro. E' andato. Perso per sempre. Sono vicini ora, l'uno davanti all'altro, eppure la distanza fra loro non è mai stata così tanta. Kaori la sente nell'esatto istante in cui lui esplode una volta ancora e urla e grida e si sfoga e la uccide. Un unico violento colpo che stralcia e cancella via ogni cosa. Ed è una morte lenta, che inizia tagliando i fili che più di tutti le hanno dato forza per poi iniziare a scarnificarla poco per volta, facendola sanguinare. E' una morte che inizia con l'oblio, con un senso di negazione e rifiuto tali da lasciarla pietrificata lì, sul posto, per poi procedere sempre più lentamente fino a quando di Kaori non resterà nulla. Di nuovo. Aveva appena ritrovato se stessa ed ora ha perduto tutto ciò che fino a quel momento le aveva dato speranza per il presente, per il futuro. Ha perduto la voglia di andare avanti. Resta solo il dovere, adesso. E Kouki. La bambina è l'unico motivo per cui si impone di non crollare del tutto, per cui si impone di non ricercare lo scontro con lui. Avrebbe preferito sentire la sua katana passare sulla sua gola piuttosto che subire quello. Sarebbe stata una morte rapida, indolore, elegante persino. Raido era bellissimo quando maneggiava la sua spada. Un autentico Dio della Guerra. Ma non può permetterselo. Per Kouki. Non può lasciarla sola per davvero perchè questa volta sarebbe stato definitivo. Avrebbe dovuto rimanere in piedi, avrebbe dovuto essere forte per lei, per la sua piccola. Sente il cuore dentro di sé spezzarsi, andare in frantumi microscopici mentre Raido si rialza sfuggendo al contatto con le sue mani. Non lo guarda, non lo segue con lo sguardo, rimane immobile con le mani a mezz'aria e le lacrime che ora scivolano lente lungo il viso ghiacciato. E' fredda. Ha freddo. Non le importa. Nulla più importa, nulla più ha senso. Quei due mesi hanno perso improvvisamente di significato... Ha affrontato e sopportato il lutto, la perdita e il dolore che aveva nascosto nel suo animo per niente. Per perdere tutto il resto dell'amore che aveva nella sua vita. E cosa rimaneva ora? Una figlia che forse l'avrebbe odiata, una figlia che forse avrebbe seguito i passi di suo padre che, al contrario, non l'aveva mai lasciata. Una madre che forse era impazzita del tutto, un gemello che non aveva più sentito e che forse si era sentito a sua volta tradito da lei. Cosa rimaneva ora? Microscopiche speranze di non aver perduto ogni cosa. Microscopiche possibilità di poter ancora stringere a sé un briciolo d'amore. O forse, ormai iniziava a crederlo davvero, dovrebbe chiamarle illusioni. Come può sperare che loro decidano di rimanerle accanto se persino Raido, l'unica persona al mondo della quale non avrebbe mai dubitato, l'aveva appena lasciata? L'unico che non l'avrebbe mai tradita, l'unico che non l'avrebbe mai ferita... l'ha appena uccisa. E allora Kaori non ha più certezze, non ha più nulla. Ha solo nuove ferite e un gelo interiore che le stringe il cuore. Raido la saluta e le sue parole sono prive di senso per lei. No. Non dovrebbe parlare così. Amarla? Se l'amasse davvero capirebbe. Se l'amasse davvero non si sarebbe arreso così. Se l'amasse davvero non ci sarebbe stato nessun "avanti" verso cui andare. Eppure, nonostante le sembri impossibile che lui sia sincero, decide di conservare nel cuore quelle parole. Decide di salvare nella sua memoria quella frase, di marchiare a fuoco nella carne quel momento. L'ultimo attimo fra loro. Il loro addio. Raido se ne va. Si allontana, traballante, vacillando, allontanandosi da lei. Per la prima volta le volta le spalle lasciando Kaori immobile. La lascia lì, in mezzo alla prateria, in ginocchio, con le mani ancora a mezz'aria e le lacrime a scorrere sul viso. La lascia pietrificata, incapace di accettare la verità, con Asia che si acciambella attorno a lei, poggiando la testa sulle zampe e la coda ad avvolgersi dietro i suoi fianchi in una sorta di abbraccio. [END]

Kaori è tornata a Konoha e si reca alla prateria della memoria per salutare definitivamente suo padre, l'ultima tappa del suo viaggio segreto.

Qui, tuttavia, contro ogni aspettativa s'imbatte in Raido.

I due iniziano una dura e difficile discussione circa i motivi che hanno allontanato la Hyuga e la natura del loro rapporto. Raido non è disposto a perdonarla, non è disposto a rimanerle accanto e col cuore a pezzi la lascia in stato di shock sancendo la fine del loro rapporto.