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Luce e Ombra

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con Zashiki, Hikari

11:00 Zashiki:
 Un nuovo giorno ha inizio in quel di Konoha e il ragazzo se ne sta comodo, seduto ad un tavolino nella propria stanza d'albergo. Il soggiorno in terra straniera è quasi finito e tra poco dovrà tornare a fare i conti con la solita routine quotidiana. Gli rimane solo due cose da fare, andare al porto e compiere quella che è la sua missione e dichiarare il proprio amore a Hikari. Si perché, siamo sinceri, tra i due c'è qualcosa e Fumiko, qualche giorno fa lo ha fatto venire a galla. Ha fatto riflettere Zash donandogli anche molti consigli utili e molto interessanti. Hanno parlato del vero romanticismo e di come si dovrebbe far innamorare ogni giorno la propria amata. Ah, ma perché tutto questo? Forse è giusto spiegare un piccolo particolare. Zash ha accennato a Hikari come sua compagnia, lo ha dovuto fare, doveva inventare una storia credibile e quella è stata l'unica soluzione che gli è venuta in mente. Quindi ora è intenzionato, da bravo attore, a concludere la recita messa in atto. La stanza dell'albergo non è molto grande e comprende un salotto, dove appunto si trova il ragazzo e la camera da letto. Il salotto è il primo ambiente che si incontra appena entrati. E' uno stile semplice, pavimento in legno così come le pareti e il soffitto. Un arredamento molto tradizionale, come piace a Zash per capirci. Al centro della stanza vi sarebbe un tavolino rotondo fatto apposta per due persone, intorno due sedie e al centro del tavolino un vaso con dei fiori. Ora, sembrerebbe tutto normale se non fosse che la stanza sia riempita di vasi con dei fiori, tantissimi, veramente tanti. Di svariati tipi e di svariati colori. Ah, la ricchezza non fa la felicità dicevano. Comunque sia sta seduto su una delle due sedie, esattamente quella che gli garantisce di osservare la porta d'ingresso. Sul tavolino ci sono dei pasticcini e del te, è tutto apparecchiato per due in pratica. Attende una persona, Hikari, l'ha fatta chiamare nella sua stanza. Ora non può che attendere <Umh> pensa il ragazzo. Ci vuole poco prima che il viso muti i lineamenti per dare vita ad un espressione felice, colma di gioia. E' un attore e un bravo attore deve saper recitare qualsiasi parte. Il ragazzo indossa i suoi abiti tipici. Il corpo, longilineo e ben strutturato è coperto si da un vestiario elegante ma alla moda. Un paio di pantaloni lunghi, neri, delle scarpe nere, eleganti. Sopra ha una camicia bianca, di lino infilata dentro il pantalone e delle bretelle nere a completare il tutto. Sulla testa l'inseparabile fedora, che nasconde in parte i corvini capelli del ragazzo. Attende paziente ora.

11:33 Hikari:
 Un evento che forse potrebbe averle fatto accendere un barlume di speranza in quel cuore ormai lacerato. La notte passata, questo ha subito un’ulteriore strattone, forte, prepotente. La mattina successiva, le è giunta notizia che il suo compagno di viaggio, Zashiki, ha chiesto di lei. E dunque, perché questo avrebbe dovuto darle speranza? Beh, per il semplice fatto che potrebbe aver recepito qualche informazione sull’amato, scomparso ormai da mesi. D’altronde, si trovano a Konoha proprio per questo. Peccato che una tale notizia, o meglio, una tale ipotesi, non le abbia donato la vitalità che si aspettava. Da lungo tempo ormai aspetta una qualche notizia su Shitsui, il solo pensiero di poterne ricevere dovrebbe accenderla, estasiarla. E’ anche vero che ciò che ora prova maggiormente è rabbia nei suoi confronti, e andiamo, nessuno può biasimarla. Ma ciò che risalta maggiormente e che occupa la mente della giovane Yoton è l’incontro avuto la notte precedente con il Chuunin. Koichi, Chikage, le hanno rivelato i loro sentimenti. Sono innamorati di lei, contro ogni sua aspettativa. Le immagini legate a diverse ore prima le balenano nella mente come spettri, che appaiono e scompaiono quasi a volerle costantemente ricordare i gesti, le parole che si sono creati, per così dire, quella notte, sotto la pioggia. Un incontro fuori dal tempo e dallo spazio, in cui tutto a torno a loro è sembrato sospeso. Istanti diventati attimi eterni in quella continua attesa di una risposta nell’altra persona. Lei lo ha deluso, li ha delusi, ma ha dovuto farlo. Ha dovuto perché il sentimento che prova nei confronti del ragazzo scomparso è ancora troppo grande. E poi, non riuscirebbe a vivere in pace finché qualcosa, una qualsiasi cosa, non salti fuori a proposito di questa estrema scomparsa. E’ verità però, che lei ha voluto, prima di allontanarsi forse per sempre da loro, ricambiare quel gesto d’amore e d’affetto che le hanno rivolto. Le uniche persone rimaste presenti per lei dopo essere stata abbandonata, come potrebbe non essersi legata a loro? E’ stato inevitabile, e non se ne pente. Non si pente di essere poi rimasta con loro, di aver provato ad essere un sostegno anche se minimo, quando hanno perso la loro Luna. Si sono fatti forza a vicenda, lei e il Goryo. Con la mente totalmente annebbiata dalle sensazioni e i pensieri lasciategli dalle tenebre, si sta dirigendo verso la stanza occupata da Zashiki nell’albergo che li ha ospitati durante questi giorni. Il soggiorno a Konoha sta finendo e non sono riusciti a scoprire niente, niente di niente. Il Doku alloggia sul suo stesso pianerottolo, dal capo opposto del corridoio. Un fantasma infesta un albergo ospitante persone estranee al suo dolore. Il viso, chiaramente stanco, quasi sciupato, non è nelle sue condizioni migliori. Ha cercato di mettersi un po’ a nuovo, forse inutilmente. Tutto ciò che ha fatto è stato sciacquarsi per poter cancellare le tracce di mascara colato che le hanno fatto compagnia tutta la notte. Zashiki potrà chiaramente notare un alone scuro attorno agli occhi, dovuto per l’appunto alla mancanza di desiderio di apparire presentabile, essendo l’ultimo dei suoi problemi. Indossa una larga maglietta bianca che le funge da vestito, raggiungendo circa metà delle cosce in lunghezza. Ai piedi, le pantofole che devono essere obbligatoriamente usate per camminare sui pavimenti di legno dell’albergo. I capelli sono lasciati sciolti, un po’ spettinati, e le ricadono ribelli sulle spalle e sulla schiena. Forse sarà difficile notarlo, per l’altro, ma sul collo ha un segno violaceo. Un’impronta di denti lasciata dal Chuunin, segno di un morso. E’ stata prodotta con la stessa modalità con cui le ha impresso delle macchie dello stesso colore sui polsi, estendendole fino alle mani. Un potere probabilmente legato al clan altrui, questo ha pensato Hikari. Ricorda il senso di stanchezza avvertito dopo la comparsa di quelle macchie. Dunque, Zashiki si troverà dinanzi una Hikari irriconoscibile. Cosa penserà delle mani completamente viola, di quell’espressione vuota, e di quell’aspetto completamente opposto alla solennità del Doku?

12:02 Zashiki:
 Attende, poco a dir la verità. Sente i passi avvicinarsi, un moto lento, sconsolato, inesorabile. E' curioso di vedere la reazione della ragazza, se la pregusta già. Una reazione furibonda, incontrollata e forse isterica. Si, questi si immagina, questo gli piace. Infondo ormai per lui è divertente giocare con la ragazza, si diverte a prenderla in giro, ma non lo fa con cattiveria. E' un rapporto strano, opposti che non si attraggono. Ma complici uno strano destino si ritrovano le loro vite collegate. Un filo, un misero filo. Così spesso si rappresenta il destino. Un sottile filo che però è in grado di resistere a tutto, a qualsiasi azione fisica, a qualsiasi emozione. Un filo che lega le esistenze delle persone e volendo o meno, le vite dei due ragazzi sono legate. Nel bene o nel male. Il giovane Doku attende ancora un poco prima di poter notare la figura della ragazza. Si alza in piedi, sorridente e gioioso. Lo sguardo, quel dannato sguardo freddo, magnetico andrebbe a cercare gli occhi della fanciulla. Ama mettergli pressione, anche quello per lui è divertente. Lo sguardo freddo del giovane viene raffreddato. Lo sguardo cade nel vuoto assoluto. Non trova quella fiamma che ha sempre ricercato, non questa volta. Il viso rapidamente cambia, assume quella che è la sua espressione originale, un espressione fredda e non troppo delineata. Lo sguardo si inizia a muovere scruta la ragazza. C'è qualcosa che non gli torna. Muove qualche passo verso di lei. Perché quella fiamma che ha sempre cercato ora si è spenta? Quella fiamma capace di riscaldare almeno in parte l'animo gelido del Doku. Perché è scomparsa? Continua a fissarla senza proferir parola. Sente una strana morsa allo stomaco. Diavolo, che sensazione può mai essere questa? Dolore? Rabbia? Tristezza? Compassione? Zashiki è capace di provare compassione? No non è possibile. Resta fermo dinnanzi a lei. Perché non parla, perché non lo insulta? Perché non gli tira uno schiaffo? Perché è così dannatamente persa. Tante domande affiorano nella mente del ragazzo, domande che prendono il posto di quelle aspettative che si era creato. Ha un istinto, uno strano istinto. Muove un altro passo e una volta arrivato a contatto con la ragazza aprirebbe le braccia e le donerebbe un abbraccio. Un abbraccio? Seriamente, Zashiki fai così pena? Ma è veramente così strano? Si sa, solo chi ha provato il vero dolore sa apprezzare la vita. Solo chi non ha mai avuto amore, calore lo sa apprezzare veramente. E questo è il caso del ragazzo. Soffre, ma non ne è consapevole. Quell'espressione, quel vuoto lui lo ha già visto, più di una volta. Un abbraccio sincero, privo di parole. Ma perché ora? Cosa diavolo sta succedendo? Sa cosa si prova a sentirsi abbandonati ma soprattutto sa cosa vuol dire portare una maschera, sperare. Sperare prosciuga le forze e prima o poi si finisce a secco.

12:39 Hikari:
 Il pomello della porta risulta freddo sotto la presa debole della ragazza, a meno che quella temperatura non sia propria della pelle di lei. Una Yoton, una fiamma, questo è lei, però incapace ora di riscaldare. Il calore inestinguibile che vive dentro sé e che la alimenta è diventato una minima percentuale della sua effettiva forza, temendo che ogni minimo alito di vento possa spegnerla definitivamente. Si potrebbe effettivamente dire che Hikari abbia raggiunto il limite, che abbia ormai l’acqua alla gola? La goccia che farebbe traboccate il vaso sarebbe un nuovo zero appuntato sulla lista degli indizi su Shitsui. Forse potrebbe rialimentarsi quella debole fiammella, se avesse un solo indizio, anche piccolo. Ma ormai le conviene ancora sperare? Ha ancora la forza di farlo? Probabilmente no, le ultime forze che le rimangono possono essere completamente annullate da questo incontro. Ah, Shitsui, dannato sia il giorno in cui sei sparito. Pomello che gira tra le dita violacee della giovane, che lo accompagnano affinché possa sbloccare la serratura, ma non prima di essersi annunciata ed aver bussato con le notte sul legno della porta. < Permesso? Sono Hikari. > un effimero fiato, quasi un sussurro. L’altro dovrebbe averla sentita se non fosse troppo lontano dalla porta, o se fosse in allerta in attesa del suo arrivo. Dovrebbe cogliere in quella voce la mancanza di diffidenza e pesantezza che solitamente avrebbe rivolgendosi verso il Doku. Poi, accordatole il permesso, aprirebbe la porta, oltrepassandone la soglia. Farebbe capolino all’interno della stanza, venendo invasa da uno tsunami di colori. Diversi profumi aleggiano tra quelle mura, rendendole forse la penitenza meno dura. Da quanto non sentiva l’odore di un fiore, anzi, in questo caso, di tantissimi fiori! Una vista a dir poco inebriante. Peccato che la somma di tutti quei colori, quegli odori, sia inferiore a quella della pena che porta con sé. Chiuderebbe dunque la porta alle proprie spalle, dirigendo le iridi castane su colui che l’ha chiamata. E’ in piedi dinanzi a lei, dietro di lui invece si trova un tavolo apparecchiato, che la giovane riesce tuttavia solo a intravedere. E’ lì, con il sorriso di chi ne sa una più del diavolo, e con quegli occhi affilati che sono soliti maledirla con un solo sguardo. Ma attenzione, qualcosa muta improvvisamente quando quegli zaffiri incontrano la figura femminile. Si velano, diminuendo nettamente quel bagliore che spicca in quel viso dionisiaco. Le labbra lentamente si indeboliscono, gli angoli virano quasi impercettibilmente verso il basso. L’espressione da demone assunta da Zashiki, in trepidante attesa dell’arrivo della giovane donna, muta completamente, divenendo inespressiva, come una statua. Si sta avvicinando come un cacciatore si avvicina alla preda ferita per vedere se sia ancora viva o meno, con quello sguardo misto a curiosità e dispiacere. Hikari non distoglie lo sguardo da lui nemmeno per un secondo, rimanendo sull’attenti per quanto le proprie forze possano concederglielo. Le braccia maschili si sollevano, lei le osserva, perplessa. Qualche istante prima che queste possano avvolgerla e stringerla in quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un abbraccio. Un gesto totalmente inaspettato da parte di un ragazzo che ha sempre manifestato astio nei suoi confronti. Il mondo sembra essersi capovolto in una notte, non è così? E’ forse un segno, un’anticipazione che non ha niente per lei, oggi, nessuna notizia, nessun messaggio. O forse è rimasto così colpito da quella parvenza spettrale che le ha fatto pena. Ma lei non può essere nella sua testa, non sa che cosa stia pensando. Ciò che sa, e che avverte con nitidezza, e che quell’abbraccio è come una valvola di sfogo. Non appena le braccia la circondando completamente, le palpebre le si socchiudono, l’ormai noto pizzicare alla gola si fa sempre più presente. Stringerebbe le labbra tremanti, e a seguito di queste gli occhi. Una pressione sempre più forte le salirebbe lungo la cavità orale che, aprendosi, trasformerebbe in un singhiozzo. Prima uno, poi un altro, sempre più intensi e ravvicinati. Le iridi castane, coperte dalle palpebre, vedono attraverso il buio le lacrime abbandonarle e scivolare lungo le gote della ragazza, rigandole il viso. Sta piangendo tra le braccia di quello che ha sempre considerato il suo peggior nemico.

13:04 Zashiki:
 Nulla è come appare, quante volte lo ha ripetuto? Quel mantra che da tempo lo accompagna forse oggi trova l'esatta applicazione. Nulla è come appare. Chi avrebbe mai potuto pensare che dietro alla durezza, alla freddezza, alla rabbia di Zashiki poteva esserci tutto questo? Nessuno ha mai conosciuto quello che è il suo dolore, quella che è la sua storia, quello che è il vuoto che ha dentro. Ma il giovane Doku, come tutti, è umano e non c'è umano che non provi amore, dolore, affetto. Affetto, che parola buffa. Lui, lui non ha mai avuto affetto. Da sempre rilegato a scappare da una vita che non era la sua, da sempre costretto a nascondere i propri pensieri, le proprie emozioni. Accusato della morte della madre è sempre stato visto come un demone. E' cresciuto senza padre e senza madre, con due nonni che hanno preferito crescerlo con i soldi piuttosto che con l'affetto. Lo hanno sempre visto male, un qualcosa che non doveva esserci. Diverso, lui è sempre stato diverso. Diverso dalle aspettative, diverso dal luogo comune. Tutto e niente. E' cresciuto tra i bassifondi di Kusa nonostante fosse facoltoso, perché? Perché non voleva dipendere dagli altri, voleva farcela con le proprie forze, perché in quei posti non ci sono aspettative. O combatti o muori. Per troppo tempo ha tenuto sopito le proprie emozioni, talmente tanto tempo che quasi ha rischiato di perderle. Amore. Lui non ha mai conosciuto l'amore. Cosa è l'amore se non un spreco di tempo, una debolezza. Però, in cuor suo, sa cosa è l'amore. Lo sa meglio di chiunque altro. Sa il vero valore che ha perché a differenza dei molti lui non ha potuto provarlo. Odio, rabbia, potere. Questo è ciò che è diventato. Un uomo freddo che ha deciso di sopprimere le proprie debolezze. Il principe del male. Come si può pretendere diversamente? Dopo anni passati in solitudine. Dopo anni passati in vicoli bui privi di ogni via d'uscita. Un diavolo. Forse è vero, forse è veramente un demone. Ma se così fosse, sarebbe un demone umano. Umano. Che parola strana, essere umano. Provare emozioni, pensare, vivere. Questo ci rende umani dopotutto. Diversi dagli animali. L'abbraccio non si scioglie, no. Quella fiamma, quell'ultima fiamma che gli è rimasta, quella fiamma capace di tenerlo in vita si sta spegnendo e non se lo può permettere. E' vero non ha mai amato Hikari e probabilmente mai lo farà. Sono così dannatamente diversi, ma non può negare che siano legati. Probabilmente non lo ammetterà mai, però gli vuole bene. Del resto non può esistere ombra se non c'è luce. Quella ragazza, quella ragazza nel bene e nel male era la sua luce. Non può vederla così. Resta silente. Questo non è il momento di parlare, no, per una volta le parole non servono. Sarebbero superflue, vuote e di vuoto forse ce ne è persino troppo. Una volta una persona ha detto: non capisci il vero valore delle cose finchè non le perdi. Ecco, ora che ha visto spegnersi quella fiamma, ha capito, ha capito quanto sia importante. Quelle risate, quelle litigate. Fanno parte della sua vita, della loro vita. La mano destra si alzerebbe e andrebbe posizionarsi sulla nuca della ragazza. Spingerebbe dolcemente a se la ragazza. Lasciando che la testa si poggi sul petto del ragazzo. Lei piange, odia vedere le donne piangere. E' la cosa più brutta che si possano vedere. Le donne devono piangere solo di gioia. Nessuno merita questo, nessuno. Ma lui sa, sa cosa vuol dire piangere. Sfogarsi. Ma sa anche cosa vuol dire perdersi. E di certo non vuole vedere una ragazza come Hikari perdersi. Non è il suo destino. Lascerebbe che siano le emozioni a comunicare. Qualsiasi cosa detta ora non sarebbe giusta.

13:33 Hikari:
 Lacrime che continuerebbero a sgorgare, imperterrite, come una fonte d’acqua d’alta montagna, ma, al contrario di questa, le lacrime di Hikari sarebbero contaminate da sentimenti negativi. Rabbia, frustrazione, rassegnazione in parte. La purezza che ha sempre caratterizzato quelle lacrime è venuta via via meno, trasformandosi in qualcosa di mostruoso. Non le appartengono queste emozioni, queste non sono lei. Lei è la ragazza che ha lasciato Kiri in cerca di una rinascita, ricca di speranze, sogni, il desiderio di una vita vissuta senza dolore. Eppure, dentro di sé sa che è impossibile per chiunque. Il dolore esiste e persiste nella vita di ognuno nonostante si cerchi di arginarlo e allontanarlo in ogni modo. Illusa, ecco cosa è lei, e la cosa peggiore è che tutta colpa sua. E’ lei che si è illusa, che ha pensato che lasciare la propria terra potesse in qualche modo recarle un’enorme felicità. Così è stato, alla fine, prima di arrivare a questo momento, a oggi, in cui sta definitivamente perdendo ciò che ancora la tiene ancorata a quell’appiglio di luce che rappresenta per lei tutto. E’ finita, non è così? Non hai niente per lei, Zashiki. Ma come farai a dirglielo, come farà lei ad ascoltarlo. Un viaggio che è stato un completo fiasco in ambito di ricerche, ma non in quello relazionale. Solleverebbe senza la spinta necessaria quelle mani dal colore anomalo, estraneo alla normalità, dirigendole verso la schiena maschile, alla ricerca di un contatto. Più lui la stringe, più lei piange. E’ normale d’altronde, no? Probabilmente l’elegante abito del Doku risulterà rovinato e impregnato di quel liquido salato che gli esseri umani producono in situazioni simili, che siano dovute a tristezza, stress, rabbia o frustrazione. Chissà se gli interesserà, chissà se sarà la prima cosa a cui baderà una volta che si saranno distaccati. Da uno come lui, almeno per come può conoscerlo Hikari, ci si potrebbe aspettarlo. Ma ora come ora, può davvero dire di conoscerlo veramente? Quel gesto ha spazzato via tutti i giudizi che la genin aveva nei suoi confronti. < Non ce la faccio più. > una voce spezzata dai singhiozzi e che si annulla nel petto del Doku. Che queste parole sanciscano la vera fine delle sue speranze? Che stia davvero gettando la spugna, arrivata a questo punto? Beh, sicuramente molti, forse tutti, l’avrebbero fatto molto tempo prima.

14:02 Zashiki:
 Lacrime su lacrime. Un fiume in piena di emozioni, di pensieri. Il vestito è rovinato, il suo vestito preferito <Lo sai si che poi mi devi lavare il vestito?> affermerebbe in maniera scherzosa. Non lo pensa veramente, sta cercando solo di farla distrarre un po', di farla ridere. Sa cosa sta provando, per questo ha fatto quello che ha fatto <Sai volevo farti un scherzo oggi> borbotta il ragazzo. L'espressione si fa leggermente più calda, dolce <Ho dovuto farti passare come la mia compagna e una ragazza gentilissima, una fiorista, mi ha raccontato molti aneddoti sull'amore> spiega il ragazzo <Poi mi ha venduto un po' di fiori> un po'? Però ci sta, per lui non sono certo un problema i soldi <E volevo vedere come reagivi> continua il ragazzo. Un profondo respiro sentenzia una piccola pausa, pausa che durerebbe poco <Però appena sei entrata ho capito> parla lento, con la sua solita flemma, ma con parole molto più dolci, sincere <Che forse li meriti veramente tutti questi fiori> conclude il ragazzo. Non se la sente di lasciarla, non ora. Continua ad abbracciarla e lo farà sino a quando lei non deciderà di staccarsi. Ha bisogno ora di un qualcosa che riaccenda quella fiamma quasi spenta. La testa rimane alta, solenne. Un pilastro, ecco cosa potrebbe essere <Sei forte Hikari chan, più forte di quello che pensi> spiega il ragazzo <Io mi sono perso nel buio tanto tempo fa e ormai non posso più uscirne ma tu, tu non sei destinata a vivere nel buio, tu devi brillare, forte, solenne, come una grande fiamma> cerca di sfruttare le sue ben note capacità oratorie per spronare la ragazza a reagire. Non è abituato a vederla così <E poi come farei senza di te? Chi mi resterebbe da prendere in giro?> sorriderebbe il ragazzo. Questo è il loro rapporto, una lieta convivenza o forse la rassegnazione e la consapevolezza che le loro vite in un modo o nell'altro sono intrecciate. Diverse, vite molto diverse ma che corrono di pari passo <So che sei stanca ma non puoi mollare, non ora> continua il doku, senza però essere veloce o sputare sentenze. Per una volta non è lui al centro del mondo, per una volta si è reso conto che deve aiutare <Ti prometto che lo troveremo e quando lo troveremo gli tirerò due cazzotti in viso> serio questa volta. Lo farà? Si lo farà veramente <Uno perché è scappato con i miei soldi> piccola pausa <E due perché ha avuto il coraggio di far piangere una ragazza> conclude il ragazzo. Odia veramente tanto vedere le ragazze piangere, poi ancora peggio se quella ragazza è Hikari, la sua vittima preferita.

21:16 Hikari:
 Ecco la constatazione del ragazzo a proposito del vestito, se l’aspettava. Però è stato leggero questa volta, è chiaro che non voleva sottolinearlo con negatività ma bensì diminuire la tensione, almeno un po’. Il viso della ragazza è ancora nascosto nel petto di lui, e lo rimane fino a che non continua con le sue parole. Sta parlando di uno scherzo, ed è piuttosto incuriosita da ciò che verrà dopo. Solleverebbe dunque appena il capo, quanto basta per poter scrutare da quell’altezza le iridi azzurre altrui. Gli aloni scuri attorno agli occhi femminili apparirebbero meno forti, ma più ampi a causa delle lacrime versate. Lacrime che, in ascolto del dire del Doku, sembrerebbero rallentare. L’altro potrebbe scorgere in quel viso provato una somiglianza con un panda. < Uno scherzo? > voce roca, bassa, ancora tartassata da qualche singhiozzo. La parvenza assunta dal ragazzo è tutt’altro che cattiva, anzi, con quel tono e quell’espressione sembrerebbe presagire qualcosa di buono, nonostante l’oggetto del discorso sia uno scherzo nei confronti della giovane. Chissà se dovrà arrabbiarsi la povera Hikari. Se fosse, probabilmente non ne avrebbe la facoltà mentale. Ascolta ciò che il principe del male kusano, come ama definirsi, ha da dire, cercando di rimanere quanto più concentrata possibile e non sbandare i propri pensieri verso Shitsui, verso Koichi, e verso Chikage. Può sforzarsi forse per un attimo di concentrarsi su Zashiki. < Cosa intendi? > domanderebbe, sbattendo ripetutamente le palpebre, chiaramente confusa. Aspetterebbe una risposta, per poi lasciarlo continuare senza interromperlo, fino a fargli raggiungere la parte in cui dice che lei probabilmente si merita tutti i colori e i profumi presenti in quella stanza. Una frase che non rimane indifferente alla giovane donna, ma che bensì lascia stupida, tanto che le palpebre andrebbero ad allargarsi in segno di stupore, isolando le iridi castane nelle sclera arrossate. Un sorriso vorrebbe palesarsi, comparire lento su quel volto femminile, ma è talmente catturata da quella frase che non riesce a mostrarlo. < Ti sbagli… > direbbe poi, quando l’altro accenna alla sua forza, quella interiore. < Io sono stata forte, ora non lo sono più. > parole che risuonerebbero nell’aria come una sentenza, come se fossero la fine effettiva della propria speranza. Dei tremolii accompagnerebbero ora la sua pelle, mentre cerca di non scoppiare in lacrime ancora una volta. Quanta dolcezza pronunciata da quelle labbra maschili, parte integrante di quel viso principesco, statuario. Così tanta che stonerebbe con l’idea che la Yoton ha di quel ragazzo, sempre etichettato da lei come matto, psicopatico. Sempre il primo a darle contro e sempre l’ultimo a darle ragione. Sono come e gatto, loro due, ma non credeva che lui potesse avere tale visione del loro rapporto. Insomma, quel “come farei senza di te” significherebbe che tra i due c’è una qualche specie di legame, seppure strano e certamente non nella norma. Una timida risata a quelle parole. < Troveresti qualcun altro da prendere in giro. > frase di circostanza in cui non crede davvero. In questo momento, in questo esatto momento, non prima né dopo, penserebbe di essere contenta di averlo conosciuto ed essere la persona sua opposta, la sua nemesi. Sì, lui è la sua nemesi, anche se in questa situazione il termine può essere diviso dal concetto in sé. Ormai non si odiano, forse. Avranno seppellito per sempre l’ascia di guerra? Chi può saperlo. < Probabilmente gli mollerò due schiaffi anche io. > direbbe con un sorriso, non credendo del tutto però in quel verbo futuro, e sicuro, che ha utilizzato. Sarebbe stato più adatto un condizionale, probabilmente. < Grazie per le tue parole. >

21:51 Zashiki:
 Annuisce lievemente il ragazzo lasciando che il viso, già di per se fiabesco, risulti ancora più bello con quei lineamenti dolci e con un sincero lineamento <Si, volevo farti uno scherzo, lo sai, mi piace farti gli scherzi> spiega il ragazzo. La voce resta solida, leggera ma potente, sicura di se ma dolce, sa come comportarsi con le persone e lo sta dimostrando ancora <Perché mi piace come reagisci, mi piaci farti arrabbiare perché reagisci> non lo nasconde, usa quella parola, piacere, si gli piace vedere come quella ragazza reagisce alle sue parole e non è una cosa da poco. Quando la ragazza ammette di non essere più forte il giovane Doku emette un lieve sospiro. Muoverebbe la mano sinistra e la posizionerebbe sotto il mento della ragazza. La destra nel frattempo andrebbe ad estrarre un fazzoletto dalla tasca del pantalone. Una volta fatto ciò la mancina con un lieve movimento alzerebbe il viso della ragazza, facendo si che lo sguardo dei due si incroci. La destra lentamente si avvicinerebbe al volto della ragazza e con dei delicati movimenti cercherebbe di asciugare le lacrime della ragazza, se gli fosse concesso <Sai, ho sempre odiato mio nonno ma diceva una cosa che ho sempre condiviso, le lacrime di una ragazza sono preziose quanto le lacrime di una sirena, non vanno sprecate> sentenzia il ragazzo tenendo un tono di voce basso, ora non è il momento di urlare o di alterarsi, non serve. Fatto sta che cercherebbe di guardarla ancora in viso <Tu sei ancora forte, più forte di quello che pensi> una piccola pausa <Più forte di me> resta sorridente, la ragazza ora ha bisogno di conforto e di certo non di altra depressione o malinconia <Devi sapere che tu sei riuscita fino ad ora a non cadere nel buio mondo dell'odio, invece per me è troppo tardi> si arresta ancora <Quello che ti sto per dire forse non ti piacerà e se vorrai andar via, colpirmi o fare altro lo capirò> afferma il ragazzo mentre si prepara a raccontare quella che è la sua storia <Devi sapere che sono cresciuto da solo, che fin da piccolo mi hanno sempre visto come un demone perché sono il figlio di uno stupro e durante il parto ho ucciso mia madre> continua a raccontare cercando di rimanere sereno <Sono sempre stato solo, costretto a vivere una vita che non era mia, costretto a serbare ogni giorno più rancore, più odio verso il mondo e sono finito in un brutto giro> non si arresta <Ho fatto e faccio tutt'ora cose che non andrebbero fatte> spiega il giovane <Non sono una brava persona, non più, ormai sono affondato nello scuro mare del male e non posso più essere salvato ma tu…> si ferma un attimo per donargli un sorriso vero, sincero e caloroso <Tu non puoi sprofondare in questo mare, tu sei forte e hai delle persone intorno a te che ti vogliono bene> non si vuole arrestare <Quindi vedi di non spegnere mai quella fiamma che hai dentro di te, non diventare freddo come me, non cedere al nulla, al vuoto> continua il giovane <Io non posso farci più niente ma tu si, non ti permetterò di cadere> quindi ora decide di prendere una pausa. Fare un profondo respiro <No, non potrei sostituirti con nessuno, chi altro avrebbe coraggio di tirarmi una torta in faccia?> borbotta cercando di fare un'espressione comica ma seriosa <Diciamo che sono discretamente rispettato in quel di Kusa> asserisce alla sua carica all'interno della Yakuza <Però voglio dirti che se servirà ci sarò e che nonostante siamo persone diverse, che seguono strade diverse e con principi diversi il destino, i kami hanno voluto farci incontrare e forse un motivo ci sarà> e giunto alla conclusione il ragazzo che per ora non si stacca dalla ragazza <Del resto non può esistere l'ombra senza la luce> dice sorridendo il giovane. Pronto a tutto, uno schiaffo? Un pugno? Una denuncia? Chissà <E se te lo dico è perché mi fido e ci…> si ferma un attimo, non lo ha mai detto a nessuno quello che sta per dire <ten> no ancora non ci riesce, che parola difficile <Ci tengo, ma non farti strane idee, non sei il mio tipo eh> conclude facendo una piccola risata.

22:24 Hikari:
 E’ strano quando un rapporto come il loro arriva a questo punto, ovvero a quello della verità. La verità che sta dietro ai loro gesti, alle loro diffidenze, alle loro ragioni di essere quelli che sono l’uno con l’altra. E’ quel momento in un rapporto dal quale d’ora in avanti le cose non saranno più le stesse. Non potranno tornare ad odiarsi dopo essersi esposti entrambi in questo modo. Insomma, piangere davanti a Zashiki, o meglio, tra le sue braccia, chi lo avrebbe mai immaginato. E lui, pronto ad accoglierla non appena ha notato che in lei c’è qualcosa che con va. Due nuove persone si potrebbe dire. Un rapporto che alla fine si è evoluto, è sbocciato. < Anche a me piace farti i dispetti. > forse non c’era neanche bisogno di dirlo, ha sicuramente dato modo di farlo capire. Prova una certa soddisfazione nel farlo arrabbiare, come lui tra l’altro. Capo che verrebbe ulteriormente sollevato al fine di poter incontrare lo sguardo del Doku che con una mano è impegnato a sostenerle il mento, mentre con l’altra è alla ricerca di qualcosa nella sua tasca che si rivelerà essere un fazzoletto. Zashiki che asciuga le lacrime di Hikari, il lupo che consola l’agnello, una scena probabilmente irripetibile ed unica, anomala. Un gesto che la commuove ancor di più, ma non può piangere. Basta piangere. < Sono una sirena? > un tono di voce leggermente più infantile legato a una domanda espressamente ironica, che però pare aver risollevato il morale della giovane Yoton. Il peggio sembra essere passato, le parole del Doku si sono diffuse dentro di lei donandole un calore inaspettato. < Non sono così forte come pensi. > è convinta di questa cosa, ormai ha patito troppo dolore per poter pensare il contrario. Ma gli è grata per continuare a ripeterglielo, potrebbe convincerla. Assume poi uno sguardo serio lei, quando l’altro preannuncia un discorso che potrebbe disturbarla, o addirittura allontanarla. Nonostante l’incipit, Hikari non abbandona le sue braccia, pronta ad ascoltarlo. Un passato terribile incombe sul ragazzo, un passato vissuto nell’oscurità d’animo, all’ombra del vero se stesso. Continuamente additato e incolpato tanto da trasformarsi in un mostro. Un mostro incitato e definito dagli altri. A quanto pare, è il resto del mondo ad averlo trasformato e tirato a fondo, rendendolo vittima dell’odio e costretto poi lui stesso a odiare. Che atroce sofferenza quella esposta dalle labbra maschili in quella stanza d’albergo, quale dispiacere prova una persona empatica come Hikari che, già fragile emotivamente, è aperta e pronta ad accogliere quel racconto. < Lo avevo intuito, sai? > comincerebbe, mantenendo lo sguardo della controparte < La tua propensione a non agire del bene. > d’altronde è stato proprio lui a rivelarle di quell’affare segreto con Shitsui. < Perciò non mi allontanerò da te. > questa rivelazione cosa potrebbe cambiare nel loro rapporto? Ciò che cambierà da oggi in poi sarà solamente qualcosa di positivo. Tutto ciò che è venuto fuori in questa conversazione non ha fatto altro che saldare un legame che sembrava all’apparenza precario e forse addirittura inesistente. < Anche io ci sarò, Zashiki. Conta su di me. > la Hikari di qualche giorno prima sarebbe rimasta disgustata da simili parole rivolte verso il Doku, ma ora lei non è la stessa di prima, assolutamente. Le sue condizioni sono peggiorate, è vero, ma sul frangente Zashiki c’è stato un enorme passo avanti. < Uh! > un’esclamazione. La voce è ormai pulita poiché le lacrime sono cessate. < Lo hai detto! Lo hai detto! > e riderebbe, allontanandosi dal suo petto ma non mollando la presa sulla sua schiena. < Hai detto che ci tieni! >

23:02 Zashiki:
 Sorride divertito e soddisfatto, si è reso conto di essere riuscito a sollevare un po' il morale alla ragazza <Si, lo avevo intuito> una piccola risatina gli sfugge. Finalmente può essere se stesso senza dover sottostare alle pesanti maschere impostegli dalla società <Sei una sirena?> la squadra da cima a piedi prima di dargli una risposta <Per metà, dal busto in su direi di si, dal busto in giù…> ci pensa un attimo <Per fortuna no> e quindi tornerebbe a ridere. Tutto è bene quello che finisce bene a quanto pare <Bene sono contento che almeno tu resterai al mio fianco> e una volta detto ciò scuoterebbe la testa <L'ho detto ma non lo ripeterò, ho una fama da dura che devo rispettare, sappilo> afferma deciso. Quindi per l'ultima volta l'attirerebbe a se per donargli l'ultimo abbraccio, qualche secondo in cui gli sussurrerebbe nell'orecchio a bassisima voce <Grazie> nulla di più. Fatto ciò si staccherebbe da lei e sarebbe anche ora. Muoverebbe qualche passo verso il tavolino dove c'è la colazione <Su, facciamo colazione che poi dobbiamo partire> afferma il ragazzo <Ah, però ti devo avvertire su una cosa, ti chiedo il favore di non entrare in certi posti e certe faccende, c'è gente pericolosa intorno a me e con me e se ci vediamo dobbiamo farlo di nascosto> perché questo? Direbbe seriamente questa volta il ragazzo <Ci tengo a te e vorrei evitare ti capitasse qualcosa per causa mia> conosce bene quegli ambienti e sa cosa potrebbe andare incontro la ragazza <Ma ora non pensiamoci su, mangiamo che è tutta roba buona> sorriderebbe un ultima volta il ragazzo <E non disperare, prima o poi lo troveremo > sorride nuovamente, non vuole far pesare alla ragazza il fatto che non abbiano ottenuto niente a Konoha. Non è ora il momento di pensare a questo. [End]

23:16 Hikari:
 < Sì, preferisco vivere sulla terra che nell’acqua. > asseconderebbe la risata dell’altro, totalmente nuova alle orecchie di lei. Quale rivelazione, oggi. L’umanità di Zashiki è venuta a galla tutta in una volta, e al solo scopo di sollevarle il morale. E’ sicuramente un sacrificio quello che ha compiuto il kusano, non si sarebbe aperto facilmente con chiunque, questo ha avuto modo di capirlo. < Peccato, mi sarebbe piaciuto sentirlo un’altra volta. > è tornata in parte quella di sempre, quella a cui piace stuzzicarlo. < Una fama da mantenere, sì. > le fa ridere questa sua affermazione. Chissà se è veramente il pezzo grosso che vuole far credere di essere. Ed ecco un nuovo abbraccio, oramai gesti del genere sembrano poter accadere senza il minimo imbarazzo, almeno durante la giornata di oggi. Chissà come si comporteranno una volta tornati a Kusa e dopo non essersi visti per un giorno o due. Probabilmente allora sì che ci sarà dell’imbarazzo. Ricambia la stretta Hikari, sorridente e ad occhi chiusi. E’ rilassata adesso, temporaneamente in pace. < Grazie a te. > Si allontanerebbero poi, dopo diversi minuti abbracciati. E’ quasi strano sentire l’aria attorno a sé. La invita a sedersi, ma non prima di aver promesso di non ficcare il naso negli affari di cui si occupa il Doku. < Lo prometto. > risponde, rilanciando poi un nuovo sorriso furbo alle sue dichiarazioni d’affetto. E chi se lo sarebbe mai aspettato. Hikari e Zashiki, probabilmente amici. < Sì. > [End.]

Quello che doveva essere uno scherzo si è trasformato in tutt'altro. Era pronto Zashiki a prendersi gioco di lei per l'ennesima volta, ma quando l'ha vista arrivare ha subito seppellito l'ascia di guerra ed è diventato per lei la spalla su cui piangere. Ha quasi toccato il fondo la Yoton, ma anche quest'oggi è stata salvata.