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Sogno o son desto?

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con Furaya, Tayuya

16:09 Furaya:
 Ci troviamo, quest'oggi, nella Base Anbu sotterranea e sconosciuta ai più. Non per niente, si trova nel sottosuolo e non alla luce del sole. Il Generale Gekido è dietro la scrivania, come suo solito quando aspetta qualche visita. O un arrivo inaspettato. Come quello di Yona. Quest'ultima viene portata in questo momento da un sottoposto della Consigliera, vestito della normale tenuta Anbu grigio scuro con pettorina, maschera sul volto simil volpe e modulatore di voce. Capelli neri, molto corti. La tiene sotto il braccio destro, quasi fosse un fuscello. Effettivamente, non pesa poi molto e l'Anbu sembra essere abbastanza muscoloso, raggiungendo l'altezza di circa un metro e ottanta. La Akimichi sarà sveglia ( //Discrezione del Player come giocarsi la situazione// ) o dormirà? Sta di fatto che il Generale veste anch'esso con la Divisa Anbu, formata da pantaloni neri, sandali ninja del medesimo colore, una maglietta grigio scuro è tenuta sotto la pettorina d'un grigio più chiaro, che nasconde il seno in buona parte. Sul volto, compare la maschera Anbu con striature violacee/rossastre ai lati, come se fossero i baffi di un gatto. Da dietro la maschera, gli occhi azzurro ghiaccio scrutano attenti colui il quale, con la ragazzina sottobraccio, entra all'interno della stanza, dopo aver bussato. La stanza è asettica, ovale, con una scrivania metallica al centro, dietro di essa il simbolo degli Anbu di Konoha in rosso, su tutta la parete posteriore. Innanzi alla scrivania, due sedie. Lateralmente, sulla parete a sinistra, v'è un piccolo armadio contenente alcune delle armi della giovane, quale la Zanbato in mostra, la Najinata e qualche altra arma dalle dimensioni ragguardevoli. Addosso, ha soltanto una Katana sul fianco mancino, una Tasca Porta Kunai e Shuriken attorno alla leva inferiore destra ( altezza coscia ) e una Tasca Porta Oggetti sul gluteo corrispondente. Coprifronte a protezione del collo, legato attorno ad esso. Capelli rossastri raccolti in una coda alta. < Oh, bene. Puoi lasciarla qui. > Yona, ovviamente, sarà legata e bendata, per evitare che veda troppo o scappi involontariamente. La Paura dell'Ignoto, in fondo, fa sempre brutti scherzi. [ Chk On - Equip Anbu ]

16:28 Tayuya:
 E’ una bella giornata, almeno è quello che si potrebbe pensare dal sole, il caldo, l’estate… nonostante la Golden Week non sia partita nel migliore dei modi, anzi. Tuttavia al momento la giovane quindicenne non potrebbe definire propriamente questa come una bella giornata. Era iniziata bene, ma poi qualcosa è successo, un qualcosa che però al momento non riesce a ricordare. Ricorda solo il buio e il fatto che probabilmente deve aver dormito. Quando la propria mente ha ripreso coscienza, però, per prima cosa la ragazzina ha potuto notare di non essere sdraiata e di non stare camminando, ma che qualcuno la sta letteralmente trasportando. Il panico è partito in un nano secondo, il cuore in gola, i battiti accelerati, la testa che ha iniziato a girare e un formicolio lungo tutto il corpo. Non vede nulla, è bendata probabilmente, e come prima cosa ha tentato di muovere le mani inutilmente, dato che si ritrova legata. Insomma, qualcuno la sta trasportando come un sacco di patate, sotto braccio. Un braccio davvero muscoloso per poterla portare in quel modo, anche se lei rientra nella media come peso. Nonostante la paura e il panico, non appena ha avuto modo di constatare di essere bloccata, ella si è come spenta. Nelle orecchie solo il battito frenetico del proprio cuore, lo stomaco si è chiuso e contorto, ma lei non si è più mossa. Forse a lei il panico fa il brutto scherzo di congelarsi sul posto, oppure semplicemente sta cercando di richiamare a sé tutta la lucidità che potrebbe mai possedere. Il sangue freddo che ogni ninja dovrebbe avere, tranne lei. Non sente nulla se non i passi di chi la sta portando, e al momento non ha ancora rivolto una sola parola. La voce le è morta in gola, non sa cosa stia succedendo, come è finita in quella situazione e cosa le succederà. C’entra suo padre? È una qualche vendetta o scherzo da parte di qualcuno del clan? Anche perché non saprebbe proprio spiegarsi una simile situazione. Cercherebbe di controllare il proprio respiro compiendo inspirazioni profonde… bloccandosi non appena anche il passo di chi la tiene si arresta. Potrebbe sentire un bussare a una qualche porta, quest’ultima che viene aperta ed altri passi che vengono compiuti. Calma, calma e sangue freddo. Analizza, pensa, ragiona. Ci prova con tutta se stessa, eppure non riesce a trovare una sola risposta a tutto quello. La giovane Akimichi indossa uno dei suoi kimono smanicati e corti, ma questo è di un colore blu, mentre i motivi floreali che percorrono la stoffa sono di colore azzurri. Il kimono è stretto in vita da una fascia azzurra che si lega dietro alla schiena in un fiocco morbido e poco appariscente. Anche i bordi del kimono riprendono il colore della fascia e dei motivi floreali, mentre sulla schiena del vestiario, a livello infra scapolare, vi è il simbolo del clan Akimichi, ripreso anche sul davanti, in alto a destra. Al di sotto del kimono indossa invece dei semplici pantaloncini neri aderenti, ma dal tessuto elasticizzato, che le arrivano a circa metà coscia. Al collo indossa il suo ciondolo rotondo raffigurante un albero rosso e stilizzato su sfondo azzurro, unico ricordo di suo padre che conserva e custodisce gelosamente. Capelli sempre corti e ondulati, senza un senso logico e decisamente ribelli, di un colore rosso, i quali incorniciano il viso roseo dai lineamenti dolci e gentili, almeno solitamente, dato che ora sono stravolti da una tensione mai provata prima. Ed ecco finalmente che sente qualcosa di diverso… una voce che al momento non riuscirebbe a definire. Parole che le fanno raggelare il sangue, ma cerca di farsi coraggio. Vuole delle risposte, ne ha bisogno, deve capire… ed ecco che quindi troverebbe il coraggio di spiccicare finalmente qualche parole. <Ehm… S-scusate… che cosa sta succedendo? Chi siete? E perché mi trovo in questa situazione?> il tono avrebbe voluto essere più deciso e forte, ma il balbettio iniziale, mannaggia a lui, ha rovinato tutto. Nonostante la voce sia alta abbastanza e cerchi di far trasparire una certa quantità di sangue freddo, pacatezza e coraggio, il non sapere cosa stia succedendo la porta a tentennare leggermente. Buffo come invece appaia comunque educata nel suo esprimersi. Qualsiasi cosa sua successa, agitarsi non serve a nulla se non a peggiorare la situazione. Tesa, nervosa… le viene anche una certa fame ad essere sinceri, fortuna che almeno non trema!

16:47 Furaya:
 La leva inferiore destra viene piegata e portata a ridosso della speculare, il cui piede poggia tramite suola sul pavimento. Ticchetta lieve, sollevandosi un paio di volte e abbassandosi. Ella le si rivolge, titubante, ancor bendata. L'Anbu la deposita su una sedia, quella a destra, e le toglie la benda. La luce potrà darle un minimo di fastidio, essendo stata per un po' senza possibilità di visuale, al buio più totale fintanto che non abbia raggiunto la Sede degli Anbu, all'interno della quale ora si trova. Quindi, tolta la benda e aperti gli occhi - ancora opportunamente legata, perché non si sa mai - può notare la maschera di chi le sta davanti. Il fisico è abbastanza minuto, ma finché non parla non può dire con esattezza che sia una donna. La pettorina, tuttavia, non nasconde molto del seno, al massimo un po' lo appiattisce, lascia insomma il beneficio del dubbio. Almeno finché non apre la bocca. La maschera può modulare la voce, per diversificarla, ma non cambia il timbro e le sfumature del classico tono femminile. < Sei, attualmente, al cospetto del Generale Anbu: Gekido. Quindi, porta rispetto. > Il tono è perentorio. Deve dimostrarsi fredda e distaccata, un lato diverso da quello di Furaya. Gekido è più freddo, più attento, più guardingo. E prende anche più per i fondelli, come ha fatto con la povera Namika che, adesso, per guadagnarsi la fiducia della Nara, deve scontrarsi contro il suo stesso uomo. Può essere diabolica, delle volte. Non sempre. Ma delle volte, sì. < Tu sei Yona Akimichi, non è così? Hai una vaga idea del perché ti trovi qui? Riesci a rispondere da sola alle tue domande? > A sua volta, ne fa troppe, ma lo fa di proposito. Vuole stressarla, pungere sempre più sui nervi scoperti della Genin, la quale - come qualsiasi vittima di rapimento - è tesa, impaurita. E' del tutto naturale. [ Chk On - Equip Anbu ]

17:08 Tayuya:
 Viene finalmente messa a sedere, su una sedia, e per lo meno non viene più portata come un salame sotto braccio. La benda le viene tolta dagli occhi e lei può finalmente tornare a vedere. Per prima cosa cercherebbe di aprire gli occhi viola il più possibile, come se volesse osservare tutto ciò che la circonda, ma in un solo istante si rende conto della mossa sbagliata. La luce la ferisce ed è costretta a ridurli a due fessure, almeno per qualche istante, il tempo di abituarsi nuovamente all’assenza di buio. Si guarderebbe intorno, ancor prima di osservare chi ha davanti, riuscendo a farsi una vaga idea di dove si trova, ovvero una stanza. Un qualcosa del tutto inutile per farle realmente capire dov’è. Gli occhi della giovane si punterebbero ora sulla persona che ha di fronte non appena ella inizia a parlare. Una voce femminile anche se modulata, ne osserva la maschera, i vestiti, i capelli. La fissa e l’analizza come se volesse vedere attraverso quel finto volto, ma allo stesso momento, non appena vede la maschera, non appena sente le parole dell’altra, si rende conto di trovare alla base Anbu. Nel giro di pochi secondo la tensione sembra affievolirsi… dopo tutto sono gli Anbu, coloro che proteggono il villaggio, gli abitanti e l’Hokage, di cosa dovrebbe aver paura quindi? Tuttavia non appena ha scoperta con chi si trova ad avere a che fare, la schiena si raddrizza, la testa viene tenuta alta e l’espressione del viso si fa rispettosa e seria. Certo, la tensione, sebbene sia scemata, vi è ancora… si trova al cospetto del Generale Anbu Gekido, mica uno qualsiasi. <Chiedo scusa se sono risultata irrispettosa.> risponde con un tono di voce leggermente più sicuro ora, anche se forse le viene il dubbio che dovrebbe rimanere in silenzio ed aspettare che sia il Generale a darle la parola. Si morde il labbro inferiore, rendendosi conto di non sapere bene come comportarsi… eppure non può che sentirsi sollevata, felice forse, questo perché è proprio quello che la giovane avrebbe voluto per sé, per continuare il suo cammino: entrare a far parte del corpo degli Anbu. Ma… è proprio sicura di sapere del perché si trova lì? E se invece fosse stata portata in questo luogo per via di suo padre? Se sospettassero che anche lei era ed è in combutta con lui? Se sospettassero che lei sappia qualcosa in merito, dove si nasconde o altro? E’ quindi forse stata portata qui per essere interrogata? Si spiegherebbe il fatto che sia ancora legata. Il cuore le balza in gola e tutto quel sollievo provato prima va a farsi benedire. Troppe paranoie, troppi pensieri, troppe paura che si sta imponendo da sola. La tensione tornerebbe alta sul suo viso, anche se in maniera abbastanza stoica cerca di mantenere un’espressione seria e carica di rispetto. Gli occhi cercherebbero di esprimere la propria determinazione e il proprio coraggio, mentre continua a fissare la donna davanti a lei. <Si, sono io, Generale.> afferma, cercando di nascondere ogni sorta di paura, mentre il corpo è pervaso da brividi freddi. Cercherebbe di far lavorare il proprio cervello, tentando di scovare la risposta alle sue domande, così come le è stato chiesto. Nonostante lei voglia diventare un Anbu, non può sapere se il Generale ne sia a conoscenza, ma tanto vale cercare di esporre tutte le soluzioni che ha trovato. Che sono solo due. Prenderebbe un profondo respiro prima di rispondere, cercando di mantenere il sangue freddo. <Mi vengono in mente solo due motivi al momento. Il primo è che io stessa ho sempre pensato di entrare a far parte degli Anbu, e che quindi io mi trovi qui per… un colloquio?> si sente ridicola, molto ridicola, ma è fatta così. <Ma sinceramente dato che non ho parlato quasi a nessuno di questo mio desiderio, non so se voi ne siate venuti a conoscenza, anche se effettivamente è probabile con tutti i mezzi che avete…> sta divagando, come sempre quando si trova sotto pressione, ma per fortuna cerca di rientrare in carreggiata quasi subito. <Comunque! La seconda ipotesi è che io mi trovi qui per mio padre. Essendo egli un traditore di Konoha, forse vorreste interrogarmi per sapere se conosco qualcosa in merito. Questo spiegherebbe forse perché sono ancora legata.> si, decisamente ormai la mente ha già deciso per la seconda ipotesi. Deglutisce e sta sudando freddo… caspita se fa davvero caldo qui dentro. Tutta la tensione si accumula, così come le strette allo stomaco. Ora tace, in ansia, attendendo una sorta di responso.

17:34 Furaya:
 Un sopracciglio viene inarcato, dietro la maschera, invisibile ovviamente ai danni di Yona. Le fa piacere il modo in cui risponde, attenta alle parole pronunciate dal Generale. Sembra capire che è, più o meno, al sicuro all'interno della Base Anbu. E' solo Gekido che vuole lasciarle il beneficio del dubbio in ogni cosa, insinuare ogni singolo puntino nel cervello della ragazzina. E' il suo solito metodo per testare le capacità delle future e nuove leve. Yona, del resto, vuol diventare tale, perché non accontentarla? D'un tratto, scoppia a ridere. < Fufufu~ Hai davvero detto "Colloquio"? > Una risata che dalla Consigliera non sentirete mai, ma che da Gekido è piuttosto normale, persino fastidiosa delle volte. Dipende sempre da chi la sente e a chi la rivolge quest'ultima. < Non so se chiamarlo tale sia esatto. > Commenta con ancor quel tono sibillino, ridacchiante. < In fondo, ti ho fatto condurre qui legata, bendata, per far sì che tu non sappia né dove sei né come arrivarci. > Scrolla le spalle, agitando la dritta nell'etere come un fazzoletto, giusto per zittire successive disquisizioni che abbiano come ripetizione queste stesse problematiche appena riassunte in ben poche parole da parte di Gekido. < Non m'interessa che tu voglia entrare di tua sponte negli Anbu. Voglio che tu, prima, capisca cosa voglia DIRE, cosa SIGNIFICA essere uno di NOI. Cosa vuol dire LOTTARE per il bene comune e del VILLAGGIO in cui vivi. > Con il tono della propria voce, sottolinea volutamente quelle stesse parole, le quali devono avere un impatto maggiore sulla ragazza dai capelli rossi. < Non m'interessa neppure di tuo padre. In quanto Traditore, è esiliato a vita dal Villaggio. Qualora osi rientrare, senza autorizzazione, a Konoha, avrà la giusta punizione che merita un qualsiasi traditore. > E' davvero utile dirla? Yona può arrivarci da sola. Quasi sicuramente. Non sembra una sprovveduta, né una stupida. < Sei legata per precauzione. Così riesci ad attivare il Chakra? Così riesci ad usare qualche Jutsu? Oh, beh, anche volendo non so quanto possano essere utili contro di me. > Porta la dritta a ridosso del volto, della bocca, in orizzontale. < Fufufufu! > E ride, una risata che in realtà è finta. Ma la Nara sta interpretando un personaggio diverso dal solito. Una seconda realtà. < Cosa sai degli Anbu? > Una domanda con un motivo particolare? [ Chk On - Equip Anbu ]

18:02 Tayuya:
 Ebbene si, ha detto colloquio ed è un qualcosa che a quanto pare fa ridere il generale. Ne è ben consapevole, circa, infatti il viso di colora di un rosso intenso, decisamente imbarazzata per la figura che appena fatto dinnanzi a un’autorità come quella. Non dice nulla, cosa mai potrebbe rispondere? Di sicuro non distoglie lo sguardo e non lo abbassa, semplicemente spera che quel colore non si possa notare. Decisamente non è un colloquio, ha sbagliato ad esprimersi e nemmeno se ne è resa conto, scatenando l’ilarità della donna che si trova davanti… be, almeno l’ha fatta ridere. Non si pronuncia in merito delle restanti parole che le vengono dette, del resto l’ha fatta rapire, legata e bendata, per quel che la riguarda potrebbero anche volerla sacrificare a qualche Kami senza farlo sapere a nessuno. La osserva mentre compie quel gesto e la quindicenne rimane in assoluto silenzio, non osando nemmeno chiedere scusa per quello che ha detto. Respira a fondo, cerca di calmarsi. In effetti quello sembra tutto tranne che un colloquio. Rimane in ascolto, memorizza ogni parola che le viene detta, tutte quelle che il tono della sua voce da’ importanza. Cosa vuol dire essere un Anbu, cosa significa, cosa comporta, cosa vuol dire lottare per il villaggio e il bene comune. Riflette, accuratamente, lasciando che ella continui a parlare, sentendosi nuovamente sollevata nel sapere che suo padre non centra nulla. Bene, nessun interrogatorio… anche se le parole del Generale le procurano un tuffo al cuore. La giusta punizione per ogni traditore. Ah, lei si batterà per evitare che sia la morte, poco ma sicuro, ma non è qui ora per fare dell’allegro dibattito con il Generale. <Essere Anbu significa proteggere il villaggio, i suoi abitanti e l’Hokage da ogni genere di pericolo. Eseguire le missioni più difficili, impedire che ogni minaccia diventi realtà. Lottare anche a costo della vita per difendere il villaggio, l’Hokage e gli innocenti. Il tutto rimanendo nell’ombra, non sbandierando la propria identità e tenere massica segretezza per tutto ciò che riguarda gli Anbu.> termina di parlare, si ferma, riflette… ha detto tutto? <E’ tutto quello che conosco degli Anbu, la loro segretezza, quello che fanno, la missione deve essere di vitale importanza da compiere. Si eseguono gli ordini, si lavora nell’ombra per dare delle fondamenta stabili e sicure al villaggio.> conclude, prende un profondo respiro, cerca di rilassarsi per quanto quella situazione concede. Lo sguardo però ora si fa più deciso, sicuro, si punta su quella maschera che si trova davanti. <Si eseguono sempre gli ordini, ma non come una marionetta, ma con coscienza e consapevolezza di quello che ci si ordina.> calca su questa frase tutta la determinazione che possiede, conscia che niente e nessuno la potrà piegare ad essere un mero oggetti di esecuzione. <Si ha una mente, ha un cervello, dei pensieri, si è capaci di ragionare e ponderare. Un ninja o un anbu, che si priva di queste capacità, allora si priva di gran parte della sua forza e potenza.> ha preso coraggio, un enorme coraggio per rispondere con sicurezza a quanto le è stato detto e per esporre quello che è il suo pensiero alla fin fine. Accenna un piccolo sorriso, per quanto riguarda l’essere legata. <Oh, non mi sognerei mai di attaccarvi, non ne avrei motivo e nemmeno la forza.> non dice altro, rimane in silenzio, decisamente rilassata e serena ora che è riuscita ad esprimere il suo pensiero. Quello che accadrà non le fa più paura.

15:58 Furaya:
 Il capo della Consigliera si muove dall'alto al basso, con estrema lentezza. Alza il mento, lo riabbassa, un paio di volte. I secondi passano, lascia che Yona possa parlare, possa dirle tutto ciò che conosce a proposito degli Anbu. Insomma, le nozioni che si possono conoscere all'esterno della Corporazione, le basi. < Tutto molto bello, tutto molto... Ovvio. > Piega il capo verso la spalla sinistra, agganciando le superiori leve a ridosso dell'addome, continuando ad osservare la figura della Akimichi ancora legata e sistemata sulla sedia davanti al Generale, dall'alto lato della scrivania. < Fufufu~ > Ridacchia, riprendendo a parlare in sua direzione con tono serio, niente più sceneggiate o fandonie. Il tono è profondo, serio, attento e scandisce per bene ogni singola parola che proviene dalle di lei labbra. < Essere Anbu vuol dire anche sacrificarsi per la patria, per il bene del popolo, dell'Hokage e del Villaggio. Significa uccidere anche chi amiamo se minaccia noi, la corporazione, Konoha e chiunque ne faccia parte. Vuol dire non tentennare di fronte all'uccisione. Se necessario, non puoi tirarti indietro. Se necessario, devi uccidere a sangue freddo. Se io te lo ordino, tu uccidi. Se io te lo ordino, tu muori per me e per gli Anbu, tuoi compagni e superiori. Se io te lo ordino, fai tutto quello che ti verrà detto. Non puoi tirarti indietro, non puoi fiatare. Non puoi obiettare. La missione è una ed è primaria. La si porta a termine, qualsiasi sia essa. > Assottiglia lo sguardo da dietro la maschera, attendendo una risposta o espressioni sul di lei volto per comprenderne le emozioni provate. < Ti è tutto più chiaro, adesso? Niente rose e fiori. > Come lei ha quasi fatto pensare con le proprie spiegazioni. Ma, ovviamente, non può sapere tutto ciò che si svolge all'interno della Corporazione, ed è compito del Generale Gekido spiegarle tutto quello che non sa. Ovvio come stia prendendo comunque delle dovute precauzioni. < Menti. Il motivo per attaccarmi lo avresti, se non ti fidi di me. In fondo, potrei anche averti catturato per colpa di tuo padre. O, comunque, non l'hai pensato appena scoperto il posto in cui ti trovi e il modo in cui ci sei arrivata? > Ma non l'aveva appena smentito? Instilla, forse, il dubbio? [ Chk On - Equip On ]

16:26 Tayuya:
 Rimane in silenzio attendendo il proseguimento del discorso da parte dell’altra figura, del Generale. Non muove un muscolo, cerca di respirare in modo da regolarizzare il battito cardiaco e trovare una calma ancora più profonda. Il viso, l’espressione è seria ma estremamente sicura di sé al momento. In un certo senso si sente tranquilla, non prova più quella paura che aveva avvertito fino a poco prima. Ha detto quello che pensa e non se ne vergogna, sempre meglio mettere le cose in chiaro, no? Nonostante tutto continua a portare un estremo rispetto verso la persona che ha di fronte, riconoscendone l’importanza e il rango. Ascolta con estrema attenzione, ogni singola parola che viene detta. Ogni parola. È molto chiara, ovvia, le va a dire quello che anche la ragazzina poteva pensare riguardo agli Anbu, o meglio, quello che ha dato per scontato tanto da non dirlo apertamente. Sacrificarsi, ed è un concetto chiaro, dopo tutto lo ha detto anche lei… lottare anche a costo della vita per la difesa del villaggio, degli abitanti e dell’Hokage. Lo sa cosa comporta essere un ninja, figuriamoci un anbu. Ma il viso della giovane non pare scomporsi, rimane ferreo, determinata, lasciando che sia solo il proprio cuore a stringersi ad ogni singola parola. Immobile, mentre lo stomaco si ribalta, il cuore pulsa e fa male. Sono parole che la feriscono particolarmente, ma sono anche concetti che non può totalmente accettare. Stringerebbe i pugni, legati, forse, dietro alla schiena… potrebbe lasciar correre, potrebbe annuire e dire si signora, così da avere più possibilità per entrare negli Anbu… ma sarebbe come mentire a se stessa, e lei non può cedere, non può lasciar correre. Mantiene il viso serio, educato e cortese, lineamenti pacati che cercano di nascondere il dolore che prova dentro. Schiena dritta, testa alta, occhi fissi su quella maschera. Rischia di giocarsi tutto, ogni possibilità, ma lei non è fatta per chinare il capo e lasciar correre. <Come ho detto, so perfettamente che bisogna dare anche la propria vita se serve a difendere il villaggio e tutti i suoi abitanti e l’Hokage. Non ho mai detto che siano tutte rose e fiori. Le missioni sono di vitale importanza e bisogna portarle a termine.> prende un profondo respiro, deve trovare il coraggio di dire la sua. <Io rispetto chi mi è superiore e anche chi non è superiore a me. Rispetto tutti, quindi anche voi, l’Hokage, tutti. Ma il rispettare non vuol dire chinare la testa e diventare ciechi e sordi. So che negli anbu è tutto molto più difficile, so che ci sono regole ferree che vanno assolutamente rispettate. Ma penso che si possa portare rispetto e rispettare le regole anche senza ubbidire ciecamente ad ogni ordine che viene dato, riducendoci a miserabili burattini.> il tono, nonostante le parole che usa, rimane calmo, pacato, esprime una sicurezza e una calma quasi insolita in quel momento. <Il voler fare domande rispetto ad un ordine ricevuto, voler chiarire la faccenda, trovare altre soluzioni differenti alla morte, non farebbe di un Anbu un soldato meno efficiente, o una persona che manca di rispetto. Anzi, secondo me lo arricchirebbe di più.> lei è così, parla e dice quello che pensa, senza cattiveria alcuna ma solo per esprimere il suo punto di vista in un sano confronto. <Detto questo non vuol dire che non voglia proteggere il villaggio o portare a termine le missioni. Detto questo continuerei a mettere in gioco la mia vita per la sua difesa e per contribuire a creare solide fondamenta. Detto questo non vuol dire che non ucciderei se strettamente necessario per la salvezza degli innocenti.> tace, prende altri profondi respiri, non vacilla, non sembrerebbe intimorita. <Il fiatare, fare domande… non varrebbe da parte come una mancanza di rispetto, ma come una sana e proficua discussione. Ovviamente se c’è occasione di instaurarla. È ovvio che se ci si trova nel ben mezzo della missione non mi metterei a chiacchierare e probabilmente non avrei tempo per le domande. Ovvio, non sono stupida ne così tanto ingenua… semplicemente, forse, preferirei tramortire all’uccidere, ma se necessario ucciderei.> ad ogni parola che aggiunge, ha come l’impressione di bruciarsi ogni minima possibilità, ma lei è sincera, è meglio che queste cose vengano subito portate alla luce. In fondo spera che abbia il suo peso anche il carattere e la determinazione di una persona, il suo voler mettere a rischio la propria vita per il villaggio, fare di tutto per mantenerlo sicuro anche se non si vuole sempre arrivare all’uccisione. Ci sono diversi modi, basta volerli trovare. Uccidere è fin troppo semplice e non porta nessun beneficio, ovviamente se non si è in reale pericolo di vita, nostra o degli altri. Vuol far capire al Generale che se anche la pensa in quel modo così strano per gli Anbu, non lascerebbe mai che un criminale faccia del male. <Niente rosa e fiori. Non lo è, e sicuramente non lo sarebbe per me.> probabilmente lei ci rimetterebbe il doppio, ma è ben determinata ad andare avanti su quella strada. Prenderebbe altri profondi respiri, espira delicatamente. <Io non mento. Sono sempre sincera. Non avrei motivo di attaccarla perché riconosco la sua autorità. È vero, fa paura… ma se sono stata portata qui per mio padre, allora racconterei tutto quello che so. Non ho nulla da nascondere. E non ho nemmeno motivo di non fidarmi. Lei serve il villaggio, vuole solo il suo bene, no? Il fatto che io abbia paura, non mi porta automaticamente al pensare di attaccarla.> il viso ora sembra addolcirsi di più, accennando nuovamente un piccolo sorriso cordiale. Più a cuore aperto di così, ci sarebbe solo di aprirla letteralmente in due. <Ovviamente questo è solo il mio pensiero, sono i miei punti di vista. E io non posso certo obbligarla a credermi.> conclude, rimanendo finalmente si potrebbe dire, in silenzio.

16:57 Furaya:
 < Certo, l'hai detto. Ma non hai specificato che non puoi tirarti indietro, qualsiasi sia la missione. > Si stringe nelle spalle, nuovamente. Precedentemente, aveva piegato una gamba sull'altra e, attualmente, le districa. Poggia entrambe le suole dei sandali al suolo, sul pavimento dell'Ufficio nella Base Anbu. Le permette ancora d'aprire bocca. Pare quasi ignorarla, dal momento che l'arto superiore destro viene districato a sua volta dall'intreccio. Le dita della mano portante iniziano a tamburellare sul tavolo, sul bordo dello stesso, con un ritmo incalzante. Dapprima, parte piano, facendo sì che sia prima l'indice, poi il medio, l'anulare e di conseguenza il mignolo a sbattere contro la lignea superficie. V'è un intervallo di tempo tra l'uno e l'altro "tac" dell'unghia. Man mano, tuttavia, quello stacco diventa sempre di meno, accelerando il movimento. Sta cercando ogni modo possibile per instaurare in ella il dubbio, la paura, la semplice e mera ansia. E' nella Corporazione Anbu da anni, quand'era soltanto una Genin appena uscita dall'Accademia, avendo probabilmente riconosciuto le proprie doti. Ha assistito ad un sacco di torture, sa come muoversi in queste specialità. Certo, non ne usufruisce chissà quanto in battaglia, a meno che non sia estremamente necessario, come lo è adesso. Non che questa sia una battaglia su chissà quale fronte, tuttavia vuole capire FIN DOVE Yona possa spingersi per far parte delle Forze Speciali di Konoha. < Quindi, vuoi essere uno di noi? Posso testarti. Ti terrò d'occhio da così vicino che potrai sentire il mio fiato sul collo al minimo errore. Ti starò così attaccata che avrai terrore anche solo a girare lo sguardo. Pensi possa piacerti questo periodo di prova tra di noi? Perché è ora che tu scelga un soprannome con il quale io possa chiamarti qui dentro, con la tua Maschera e le tue vesti. > Asserisce, concludendo il proprio dire. A differenza della Akimichi, è di poche parole. Sfrutta i momenti, le situazioni, tamburellando ancor con la dritta sul legno della scrivania. [ Chk On - Equip Anbu ]

17:13 Tayuya:
 È vero, non ha specificato quell’importante nozione che effettivamente è necessaria. Non si può tirare indietro, non potrà farlo in missione e ne tanto meno ora, o se si tratta di prendere una semplice scelta. Ha decido che strada percorrere e non può tirarsi indietro. Che si tratta di grandi o piccole cose, quella nozione è davvero importante e forse se ne sta rendendo conto solo ora. La giovane Akimichi parla, il cuore batte all’impazzata e la testa le gira, tuttavia lei cerca di mantenere la propria stoica espressione. Se la giovane parla tanto, e parla davvero tanto, l’altra invece se ne sta in silenzio, regalandole un’intensa sensazione di disagio. Sembra non ascoltarla, sembra annoiata, ma lei non si interrompe e cercherebbe di non lasciarsi influenzare dalla fretta che il Generale sembra metterle. Dopo tutto lei risulta in pace con se stessa, quello che voleva dire lo ha detto, ha espresso il suo modo di pensare e ora più che mai si sente leggera. Se l’altra non ha ascolta non importa, o meglio, non è tanto l’impressione di non essere ascoltata, ma quella di non essere presa sul serio. Non importa, dopo tutto è abituata ad atteggiamenti simili nel clan, sa già che può farsi valere solo con i fatti. Rimane in silenzio dopo che ha parlato così a lungo, ad osservare le movenze dell’altra, quelle dita che vengono ticchettate più volte e velocemente sulla scrivania… non ha nemmeno idea se chi l’ha portata in quella stanza è ancora con loro. Un piccolo dubbio, anzi, più che altro si rende conto di aver ignorato tutto quello che la circonda per focalizzarsi sul generale. Ma non vuole voltare la testa e distogliere lo sguardo, quindi rimarrà col dubbio. Niente viene detto in risposta al dire dell’Akimichi da parte del Generale, e lei non sa se sentirsi abbattuta, per non essere riuscita ad instaurare una discussione in merito, o sollevata per aver evitato le ire dell’altra. In ogni caso, forse è meglio così. Ascolta le parole che le vengono dette e non c’è che dire… ansia pura. Man mano che la sente parla le sembra addirittura di sentire già il suo respiro dietro di lei, sul suo collo… di sentire i suoi occhi addosso a perforarle la nuca. Deglutisce, cercando di fare meno rumore possibile, tentando di mantenere la sua espressione composta ed educata, seria e determinata. Ci dovrebbe riuscire, se non fosse forse del pallore che accompagna il suo viso, quel sudore freddo, la testa che dire e il cuore che scalpita. Prende dei profondi respiri, per calmarsi, ed infine riesce persino ad accennare un altro piccolo sorriso. <Ho scelto questa strada, Generale. Non mi tirerò indietro, qualsiasi cosa accada.> certo, potrebbe sembrare ingenuo da parte sua, eppure la determinazione che dimostra nel suo sguardo è sincera. Per lo meno ci crede veramente, per lo meno è consapevole che ci sarà di peggio. Accetta quindi, andando ad essere presa un po’ alla sprovvista. <Un soprannome?> cade dal pero, non ci aveva minimamente pensato, e si ritrova così a far girare le proprie rotelle il più velocemente possibile. Trovare qualcosa che le appartenga, qualcosa che la descriva, alla fin fine sembra trovarlo. <Yurushi. Questo vorrei che fosse il mio soprannome.> non aggiunge altro, semplicemente annuisce concordando con la sua stessa mente, mantenendo lo sguardo sempre sulla maschera che si trova di fronte, anche se dall’altra parte della scrivania.

17:39 Furaya:
 < Non l'hai scelta tu. L'ho scelta io per te. Non avresti avuto modo d'entrare nel corpo Anbu se non fosse stato per me e per chi ti ha tenuta d'occhio. > Diciamocelo. La Nara ha voluto darle una possibilità, ma avere anche una Akimichi tra le fila può essere ottimo e vantaggioso, soprattutto se la ragazza riesce ad affinare le proprie capacità maggiormente di quanto già non abbia fatto in poco tempo. < Okay, Yurushi. > La destrorsa scende sotto al tavolo, s'avvicina alla tasca Porta Oggetti sul gluteo corrispondente. Ne tira fuori un Fuda apparentemente innocuo. Lo poggia sulla scrivania, incanalando una piccola e minuscola quantità di Chakra nello stesso. In una nuvoletta di polvere, ne dovrebbe fuoriuscire un cartone, con un coperchio. Lo apre innanzi alla ragazza, facendo sì che possa notare il contenuto: maschera Anbu simil-volpe ( la base, ovviamente ), pettorina, ninjato, divisa Anbu e quanto più le serve ora che entrerà a far parte del corpo delle Forze Speciali. < Benvenuta a bordo, Yurushi. > Tuttavia, quello che si ricorderà, una volta tornata nella propria abitazione, è la parvenza d'un sogno, d'essere stata a contatto con il Generale Anbu e di aver parlato. Non ricorderà né com'è tornata né perché il braccio destro, all'altezza della spalla le faccia male e le bruci. Ma, a ben vedere, il motivo è ovvio: sulla di lei pelle, sarà impresso il tatuaggio Anbu, il marchio per antonomasia che indica tutti gli appartenenti e li accomuna. [ End ]

17:51 Tayuya:
 Ascolta il dire del Generale, la osserva e ancora una volta le parole che le sente dire non possono che assumere un aspetto veritiero. È vero, lei ha avuto il desiderio, ma se non fosse stato per il Generale stesso, non avrebbe avuto occasione di entrare a far parte delle Forze Speciali. Arrossisce lievemente, per la gaffe o forse per l’arroganza che ha dimostrato in quella frase, accennando un sorrisino nervoso. <Ha ragione, in effetti è così.> non aggiunge altro, sentendosi decisamente in pace con se stessa, stranamente. Sente pronunciare il proprio soprannome dalle sue labbra, rendendosi conto che da oggi in avanti, in quella sede e coi suoi compagni Anbu, verrà conosciuta solo con quel nome. La segretezza prima di tutto e si impegnerà per rispettarla. Espressione seria, mentre le braccia, i polsi e le mani iniziano a formicolarle, desiderando solo il momento di poter essere slegata. Tuttavia al momento i suoi occhi si focalizzano sui movimenti della donna, la quale va a prendere un fuda che va a mettere sulla scrivania. Un fuda dal quale richiama tutto il necessario per fare effettivamente parte di quel gruppo. La maschera Anbu, la pettorina, la divisa insomma, il ninjato. Ovviamente contiene la propria felicità, sia perché da oggi sarà tutto molto duro, sia perché vuole mantenere un certo contegno. Ma non riesce a trattenere un altro dei suoi sorrisi nell’osservare tutto quell’equipaggiamento, soprattutto la maschera. Alle ultime parole che le vengono rivolge, la ragazza andrebbe a raddrizzare ulteriormente la schiena, per poi assumere un atteggiamento rigido e marziale. <Grazie, Generale.> un grazie decisamente sentito, le ha dato lei la possibilità di entrare dopo tutto. Voce udibile, non più tentennante come all’inizio, sempre rispettosa e pacata. Eppure non ricorderà molto del suo ritorno a casa, solo altro buio… un buio che l’accoglie per poi farla risvegliare in un luogo decisamente più familiare a lei. Non ricorda come ci è arrivata, ne tanto meno in un primo momento avrà la sicurezza di aver vissuto davvero quell’incontro. Forse frutto di un sogno? Ma a destarla da quei pensieri, il bruciore costante alla spalla destra, lì dove risiederà ora il tatuaggio identificativo degli anbu. Nessun sogno, tutto quello è la realtà. [END]

Yona entra nelle Forze Speciali Anbu, con il nome in codice di Yurushi.