[Cure per Yotsuko]
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Giocata del 29/05/2017 dalle 13:04 alle 16:28 nella chat "Ospedale [Konoha]"
[Ospedale - Saletta] Seduta in una saletta di attesa, la ragazzina attende l'arrivo di un medico, e intanto fa ciondolare leggermente le gambe, stando ad osservare i piedi calzanti le scarpe ninja nere che facevano avanti ed indietro scomparendo a turno sotto al bordo della sedia. Oltre ai calzari neri porta i soliti calzoncini del medesimo colore, che le fasciano le gambe fino all'altezza del ginocchio, ma questa volta senza fasce e porta kunai assicurati alla coscia destra. Il corto kimono smanicato è rimasto a casa da lavare e per comodità il busto è coperto da una leggera maglietta bianca, dalle maniche corte di colore azzurro: immancabile, lo stemma della famiglia Hatake, il rombo suddiviso in nove piccoli rombi interni, dipinto proprio da lei sul fronte della maglietta, sempre di nero. L'onore di essere Hatake non è mai eccessivamente espresso per la neo-genin. Il viso leggermente reclinato verso il basso, porta i profondi occhi neri a osservare il movimento ritmico delle gambe ciondolanti, mentre la chioma argentea le ricade a coprire parte della fronte e dei lineamenti gentili. L'idea di curare la ferita per conto suo a casa ha abbandonato la sua mente velocemente com'era arrivata, appena ci ha provato, con il risultato di averci applicato una benda alla buona e aver deciso di seguire il consiglio di sua madre ed andare in ospedale. Non ha portato niente con sé, niente armi o porta oggetti, dato che in questa struttura è vietato aggirarsi armati, così come non si deve attivare il chakra. Le sembra giusto, dopotutto è un luogo dove ci si deve riposare, guarire e recuperare le energie; se scoppiassero liti tra ninja sarebbe un bel problema. Tali pensieri fugaci lasciarono spazio ad n'altra idea che ma man mano si fa strada in lei, legata a quel posto <Potrei andare a far visita alla zia Yukiko... sì, prima di tornare a casa lo faccio!> un piccolo sorriso le illuminò il viso, allontanando per poco il dolore pulsante della spalla destra. Il ricongiungimento con la sua cara amica Yona le aveva dato ancora più carica del normale e visto che aveva parlato con lei, perchè non provare a parlare anche con sua madre, già che c'era. Nel suo pensiero vi è la speranza che farsi vedere raggiante e grintosa dalla debilitata Yukiko possa trasmettere anche a lei un po' di questa energia vitale, aiutandola a superare il momento difficile che vive. Forse anche il sapere che la figlia si sia ricongiunta a le e che finora la strada che ha scelto di percorrere sembra andar bene potrebbe darle speranza. Inoltre hanno sostenuto l'esame genin insieme ed insieme sono state promosse; per Yotsuko questo può essere solo un buon auspicio, un'enorme spinta in più per portare avanti la sua personale missione di riscatto e perchè no, aiutare Yona a cambiare il modo di essere ninja di questo mondo. [Ospedale -> Stanza] Quest’oggi la giovane Yakushi si trova all’ospedale di Konoha, solitamente fa avanti e indietro tra qui e Kusa, ma oggi non aveva particolari impegni nel villaggio rappresentato sul suo copri fronte, quindi ha deciso di rendersi utile dove ha trovato dimora. Ha ancora molto esercizio da fare per migliorare, e non può permettersi di non darsi da fare solo perché non si trova al suo villaggio, inoltre non crede proprio di dare fastidio. Indossa un kimono corto color bianco dalle maniche lunghe e morbide che arrivano a coprirle interamente le mani. Esso è chiuso alla vita da una fascia blu, sulla quale, sul davanti, è presente la placca metallica del copri fronte di Kusa. Al di sotto del kimono indossa invece dei pantaloncini neri lunghi fino a metà coscia, stretti ma elasticizzati. Sotto agli indumenti indossa delle fasciature bianche, che ricoprono l’intero suo corpo, ed esse sono visibili sulle gambe e sul collo, mentre per il resto del corpo sono nasconde dagli indumenti stessi. Non indossa i guanti ninja e nemmeno le sue armi e il suo equipaggiamento, dato che negli ospedale è vietato. Sopra ai vestiti, infine, indossa un piccolo camice bianco tenuto aperto, mentre i capelli neri e lisci sono tenuti raccolti in un pratico ed elegante chignon. Il viso pallido, contornato da qualche ciocca, e gli occhi profondi e gialli. Il viso è una maschera distaccata per il momento, immersa nei suoi pensieri o forse decisamente concentrata sul suo lavoro di oggi. È di statura piccola, data la giovanissima età, e per questo magari potrebbe risultare buffa con quel camice o forse poco affidabile, ma non ha mai dato nessun motivo per non ispirare fiducia… almeno nell’ambiente ospedaliero. Qui sarebbe vietato anche impastare il chakra, ma questo è un discorso che, come tirocinante medico, non la tocca. Di fatti andrebbe ad impastare il proprio chakra, giusto per tenersi pronta nella eventualità di dover intervenire su qualche ferita minore. Porterebbe quindi le mani all’altezza dello sterno, così da intrecciare le dita per cercare di formare il sigillo della Capra. Quindi cercherebbe di immaginare il proprio corpo come una sagoma oscura, per cercare di concentrarsi meglio e passerebbe dunque a richiamare le due energie che compongono il chakra. L’energia psichica, sotto forma di sfera verde, stazionaria e posizionata al livello della testa. Essa racchiuderebbe tutti i suoi sentimenti, il suo animo, le sue emozioni, quello che prova quest’oggi. In seguito cercherebbe di visualizzare la seconda sfera di energia, quella fisica, di un colore rosso accesso e posizionata al livello dell’addome, anch’essa statica. Questa seconda sfera racchiuderebbe in sé tutta l’energia derivante dalle cellule del suo corpo, dai muscoli, dalle articolazioni e dai tessuti. Fisico ed animo andrebbero quindi ad essere uniti al livello dello sterno, e cercherebbe quindi di muovere quelle due sfere in modo che possano unirsi in un’unica sfera di colore azzurro e dal movimento rotatorio. Se ci fosse riuscita avrebbe richiamato il proprio chakra, il quale ora lo farebbe scorrere lungo gli appositi canali per poter andare ad occupare l’intero suo corpo, fino ai punti di fuga. Se ci fosse riuscita andrebbe ad informarsi su eventuali pazienti, offrendosi di poter dare una mano in qualche modo, seppur in maniera ridotta data la sua poca esperienza ancora. Dopo aver ricevuto le dovute istruzioni, quindi, la ragazzina andrebbe ad avviarsi verso una stanza nella quale dovrebbe esserci in attesa una paziente con una lieve ferita, la quale potrebbe rientrare nelle sue capacità. Entrerebbe quindi nella stanza, aprendo la porta e mostrandosi in tutta la sua piccolezza. <Buongiorno.> il tono di voce è basso, ma udibile, sibilante, caldo ed avvolgente, mentre il viso freddo e distaccato verrebbero ora solcato da un sorriso cortese, sforzandosi, come sempre, di essere spontanea e rassicurante. Si avvicinerebbe di qualche passo puntando il suo sguardo sulla figura della ragazza davanti a lei, seduta sulla sedia. La osserverebbe con la sua solita insistenza, nel suo tentativo di analizzare sempre e comunque ogni persona che si ritrova di fronte. Solo dopo qualche attimo di inquietante silenzio tornerebbe a parlare. <Io sono Kouki Yakushi, sono una tirocinante e sono qui per curare le tue ferite.> si presenta in maniera del tutto professionale, senza lasciar spazio a nulla che non sia logico o impostato. <Il tuo nome qual è? Dove sei ferita?> diciamo che deve ancora migliorare nei suoi tentativi di mettere a proprio agio le persone. Andrebbe comunque ad indicare il lettino presente nella stanza. <Prego siediti pure lì e mostrami la ferita.> nonostante quei modi un po’ spigolosi, la piccola cerca di essere il più educata possibile, tenendo sempre accennato quel sorriso impacciato. [Tentativo Impasto Chakra][Chakra: 35/35] [Ospedale - Saletta] L'attenzione della genin viene subito attirata dalla piccola e bianca figura che compare nella saletta di attesa. Volta il capo verso la Yakushi, inclinandolo leggermente di lato, in uno spontaneo moto di stupore per aver davanti un medico tanto piccolo e...bianco, ma senza risultare eccessivamente stranita. Le iridi nere scrutano velocemente la nuova venuta, soffermandosi sull'abbigliamento, andando a notare il simbolo di un altro villaggio sulla fascia atta a chiudere il kimono. Non starebbe a farsi troppe domande al riguardo, i villaggi collaborano e le viene da pensare che possano esistere anche scambi di ninja medici, o cose del genere. Altro particolare che salta all'occhio dell'Hatake è l'intenso e straordinario colore delle iridi della mini tirocinante, di un incredibile giallo, quasi ipnotico. Anche in questo caso le viene da chiedersi, come in accademia, se mai incontrerà qualcuno di più comune, ma a parte la bassezza e l'intuibile giovane età, non le crea alcun problema farsi curare da lei. <Buongiorno!> risponde educatamente ed entusiasticamente al saluto <Mi chiamo Yotsuko Hakate e ho una ferita alla spalla destra...!> c'è da dire che il modo di approcciarsi di Kouki la lascia un po' basita, sembra quasi impacciata o in difficoltà a mostrarsi cortese, ma chi è lei per giudicare, ognuno ha un carattere differente. Si alza, seguendo le indicazioni della giovane e recandosi sull'apposito lettino; ora che è in piedi nota chiaramente la differenza di altezza tra le due, ci circa 20 centimetri, se non di più e quella figura minuta avvolta in quel camice professionale, che esegue gesti da dottore e parla come tale non può che strapparle un sorriso di simpatia nei suoi riguardi. Mentre si siede sul lettino, sfilando lentamente il braccio dalla maglietta per mostrare la ferita decide di buttarsi facendole una domanda <Scusa se te lo chiedo, è solo una curiosità, ma quanti anni hai? E... in ogni caso se sei ninja medico ti faccio i miei complimenti!> esprime un sincero entusiasmo trattenendo una leggera smorfia di dolore e fastidio causata dal movimento dell'arto destro, ma che per fortuna riesce a sfilare senza troppi problemi, mostrano la spalla sulla quale vi sarebbe una benda bianca che sembra essere stata buttata lì alla ben e meglio, leggermente macchiata di sangue, ormai secco. [Stanza] Il sole splende e come al solito le temperature sembrano in continuo aumento, cosa che rende sofferente la piccola Genin, dato che oltre al caldo solitamente avvertito, si sente soffocare anche dalle bende con le quali avvolge il suo corpicino. Ma sopporta, non può fare altrimenti. Comunque sia rimane ad osservare quella ragazza dai capelli argentei e gli occhi neri, cercando di comprendere ogni sua espressione e reazione, studiandone i movimenti. Solo in questo modo, dopo tutto, può imparare come ci si comporta in società. Inoltre cercherebbe di capire se ha con sé un copri fronte o meno, per lo meno per capire se è un ninja oppure no. Memorizza mentalmente il nome dell’altra, il quale non provoca in lei nessuna particolare emozione, dopo tutto le serve solo per la cartella clinica, ancor di più si concentra attentamente sul suo dire riguardo la ferita. Spalla destra. Attenderebbe dunque che l’altra vada ad accomodarsi e a sfilarsi il braccio dalla maglietta, mostrando agli occhi gialli della ragazzina una benda messa a casaccio e sporca di sangue secco. Le viene da sorridere, per la poca praticità dell’altra al curarsi le ferite, forse potrebbe darle qualche lezione su come mettere le bende. Sciocchezze a parte, la giovane ascolterebbe certamente il seguito delle parole della ragazza, al quale si butta in quella domanda della quale non comprende il significato. Che c’è? Non si fida di lei per l’età che dimostra? Il viso starebbe mutando in un’espressione seccata, se non fosse per il continuo di quella frase, che un poco la va a calmare. Nessuna presa in giro, dunque. <Credo di averne 11. Anche se ormai sto andando per i 12.> di certo non è sicura sulla propria età, ma più o meno dovrebbe essere intorno a quei numeri. Il tono è calmo, il sorriso viene mantenuto, ma il suo cervello cataloga quella ragazza come solo una paziente ancora. Non sa cosa dire, anche se sa benissimo che dovrebbe dire qualcosa, intrattenerla, farla pensare ad altro mentre tenta di curarle la ferita. Ma nulla, il vuoto totale nella sua testa. Si limiterebbe quindi a sbendare la spalla destra, mettendo da parte sul lettino quelle bende sporche e ormai inutili. Come al solito nonostante possa sembra rigida e spigolosa, i suoi movimenti sono delicati e accurati, prestando ben attenzione a non fare più male del necessario. Andrebbe quindi a cercare di richiamare il proprio chakra medico, il quale non sarebbe altro che la propria energia fisica dopo che è stata estrapolata dal proprio chakra. Dato che quest’ultimo è formato sia dall’energia fisica che psichica, la ragazzina dovrebbe andare a concentrarsi su di esso per cercare di andare ad individuare la sola energia fisica. Così come dovrebbe essere riuscite ad unirle, ora cercherebbe di separare l’energia fisica dal chakra, in modo da farla scorrere lungo le braccia, fino alle mani. Libera e senza vincoli, tale energia dovrebbe quindi essere concentrata verso entrambe le sue mani, le quali ora dovrebbero contornarsi di un alone verde e rassicurante. Se ci fosse riuscita le avvicinerebbe alla spalla destra della ragazza, sopra la ferita. La mano sinistra posata sopra la destra, ma entrambe le mani non toccherebbero la pelle della paziente, tenendosi accuratamente a una distanza di qualche centimetro, una decina. Una volta soddisfatta della distanza mantenuta, la ragazzina cercherebbe di far confluire il chakra medico dalle proprie mani fino alla spalla della ragazza. L’alone verde dovrebbe quindi avvolgere la zona ferita dell’argentea per poter iniziare il processo curativo di quella leggera lezione. Un leggero pizzicore dovrebbe quindi sentire la giovane Hatake, mentre la ragazzina cercherebbe di spingere il proprio chakra alla giusta profondità della ferità, per inizia a spronare le cellule alla loro guarigione. <Come ti sei fatta questa ferita?> finalmente una domanda le viene in mente, ed è anche una domanda necessaria per il suo interesse, meglio tardi che mai dunque. Ritornerebbe nel suo silenzio in seguito, attendendo una risposta. [Tentativo Mani Terapeutiche D – consumo 5 pc al primo turno + 0,5 ai turni successivi][Chakra: 30/35][PS: 3 a turno – PS Yotsuko: 90 + 3 = 93] [Ospedale - Saletta] Mantiene un'espressione quanto il più serena e sorridente, come è nelle sue corde, cercando anche di non badare alla toppa messa sulla spalla e al dolore che il taglio ancora produce. Per non pensarci ulteriormente concentra tutta la sua attenzione sulle parole di Kouki, ascoltando la risposta alla sua domanda, ma osservando anche l'espressione che va a dipingersi sul suo volto. Il sorriso di cortesia permane, anche se a Yotsuko dà l'impressione di essere un po' seccata per la domanda posta. Che abbia toppato ancora? Non vuole che vada a finire come con Yama, che per un'incomprensione e i caratteri diversi si è finiti quasi alle minacce, per non parlare delle 'botte' all'esame. Resta un perplessa quando l'altra inizia la risposta con 'Credo'; particolare parola per spiegare la propria età... ma nuovamente, chi è lei per giudicare, ci potrebbero essere mille ragioni per cui la piccola tirocinante non conosca con esattezza i propri anni. Onde rischiare di finire come con il tatuatore, non indaga oltre e decide di lasciar correre. <Capisco, sei piccola, ma devi essere brava!> aggiunge mentre Kouki si appresta a curarla. La genin segue con lo sguardo i movimenti della giovane, prestando massima attenzione alle tecniche che utilizza, a quell'energia verde che vede apparire sulle di lei mani, la quale andrebbe a avvolgere la sua ferita. Il leggero pizzicore la fa sussultare un attimo, colta più di sorpresa che dal fastidio o dal dolore. La pratica di cura medica ninja la affascina e l'essere medicata da una così giovane ragazzina le fa pensare quanto debba davvero essere in gamba. I movimenti fluidi e delicati cozzano con le espressioni verbali e gli inquietanti silenzi di Kouki, probabilmente poco abituata a conversare con le altre persone, ma non può che farle piacere il lieve tocco sulla spalla <Oh, sono stata ferita da un kunai durante l'esame pratico genin!> E solo in quel momento un lampo le attraversa la mente e si porta di istinto la mani sinistra alla fronte, dandosi una sonora sberla. Sgrana gli occhi colpi mi sorpresa e stupore mentre le labbra si schiudono in un cerchio sbigottito <Mi sono dimenticata il coprifronte a casa!!> esclama, infine, come se da quello possa dipendere la sua vita. [Stanza] La ragazza mantiene sempre quell’espressione serena a sorridente, contribuendo a rilassare l’atmosfera presente, almeno per quanto riguarda la ragazzina. Non saprebbe come catalogare quella persona seduta sul lettino, non provando niente di particolare, ma eseguendo semplicemente il suo lavoro nella maniera più professionale possibile. La frase che le viene detta in seguito non sa proprio come prenderla. Si sente orgogliosa di tale giudizio e questo va ad accentuare il suo sorriso, risvegliando in lei il tratto arrogante dell’Altra, l’ormai Mirako. Tuttavia al momento il tutto è tenuto sotto controllo da quel suo precario equilibrio mentale. <Grazie. Sono brava, ma ho ancora molto da imparare. Mia madre è molto più brava.> a quelle parole il sorriso si fa decisamente più spontaneo e dolce… ancora riesce provare una gioia immensa nel chiamare Kaori in quel modo e nel presentarla come sua madre. Il chakra medico avvolgerebbe le mani della ragazzina, dunque, imbevendo i suoi tessuti e fuoriuscendo dagli tsubo presenti nelle mani. In questo modo può tentare appunto di convogliare quel particolare chakra verso la zona ferita della ragazza e fare in modo che il proprio chakra medico avvolga la pelle di Yotsuko e si insinui al suo interno, districandosi attraverso i tessuti e focalizzandosi sulla ferita. Cercherebbe di raggiungere le cellule attorno alla ferita, spronando il processo di guarigione e procurando del fastidio misto ad un leggero dolore alla ragazza. Partirebbe dal fondo della lesione, per poi man mano aiutare i tessuti a ricomporsi e spostarsi sempre più verso la superficie. Dal sussulto di Yotsuko, però, la giovane si rende conto di aver peccato in qualcosa di fondamentale. Velocemente andrebbe quindi a muovere parola verso di lei, assumendo un’espressione lievemente colpevole. <Mi spiace, mi sono dimenticata di avvisare che potrebbe dare fastidio o dolore. Ma cercherò di fare del mio meglio.> il tono assume una vena dispiaciuta, la quale nasconde qualcosa di sincero nelle sue parole, senza lasciar quindi intendere che la piccola sia solo una macchina atta al proprio lavoro. Ascolta la risposta alla sua domanda e si sente in dovere di dire qualcosa a riguardo, anche se nessuno le ha chiesto nulla. <L’importante è che non sia una ferita troppo grave e che poi tu abbia passato l’esame. Il mio non è stato affatto soddisfacente, sono stata promossa sulla parola.> storce il naso a quell’odioso ricordo. Aveva gestito male tutto, facendosi cogliere da chissà quale sentimento, ma ricorda anche che in quel periodo non se la stava passando bene per via degli incubi del circo. Gli occhi seguono poi i movimenti della ragazza, la quale va a colpirsi la fronte con una mano, lasciando la Yakushi leggermente perplessa. Perché quel gesto? Che sta a significare? Mantiene la concentrazione sul proprio lavoro, ma non può che prestare attenzione anche alla ragazza che a quanto pare si sta disperando per il copri fronte dimenticato. <Quindi sei diventata Genin e hai dimenticato di indossare il simbolo che ti identifica come ninja di questo villaggio.> una pausa, in cui cerca di definire la ragazza, provando ad arrivare a qualche conclusione con le sole informazioni ottenute in quel momento. <O non ti importa molto del titolo, o sei estremamente sbadata.> ecco le sue due soluzioni, dette senza pensarci troppo, diretta e sincera, forse un po’ troppo schietta, ma si sta allenando alla comprensione. [Mani Terapeutiche D – consumo 5 pc al primo turno + 0,5 ai turni successivi][Chakra: 29.5/35][PS: 3 a turno – PS Yotsuko: 93 + 3 = 96] [Ospedale - Saletta] Un alone di sconforto avvolge la genin, la quale lascia ricadere il braccio sinistro lungo il fianco, andando a posare con poca grazia il dorso della mano sulla superficie del lettino, e china il capo scompigliando qualche ciuffo ribelle della corta chioma argentea, il tutto emettendo un sospiro fuoriuscito dalle labbra ripiegate in una smorfia di dispiacere e colpa nei propri riguardi <Sono sbadata! Sono uscita di casa senza pensarci, con mamma che mi ha messo fretta per venire a farmi medicare, ed è rimasto sul letto! Il mio primo giorno da genin e lo lascio a casa, maddai!> esclama, dapprima con un tono lievemente depresso, poi man mano più acceso, con una punta di rabbia sempre rivolta a se stessa e alla testa tra le nuvole che di tanto in tanto ha. <Mi importa eccome del titolo, mi sono impegnata tanto! Non è stato un esamone, eh... ma mi sono impegnata!> il fiume di parole straripa uscendo dalla bocca dell'Hatake e andando a travolgere la poverina che si trova davanti, tutta concentrata a curarla. Probabilmente a Kouki non interessa poi molto del suo esame e nonostante il dispiacere Yotsuko stessa è la prima che non si lascia scoraggiare da dimenticanze simili, quindi sceglie di voltare pagina, cogliendo le parole della giovanissima e spostando il discorso su altro <Davvero, non è andato benissimo, dici? Be...penso che possa capitare, dopotutto siamo tutti umani, eh! E poi, non so come sia stato, ma se adesso sei qui a curarmi, di certo ti sei meritata di aver passato quell'esame!> un altro fiume di parole, ma stavolta indirizzato a Kouki, con il quale la genin spera di rincuorarla ed esprimere la sua sincera ammirazione per le cure che tanto abilmente le sta dando. Man mano sente sempre meno dolore, e il pizzicore non le ha dato nemmeno tanto fastidio <E non preoccuparti, sopporto, non mi hai fatto male!> [Stanza] Ascolta le parole della ragazza rimanendo nel suo assoluto silenzio. Gli occhi rimangono fissi sulla ferita intenta a curare, mentre le mani non si smuovono dalla loro posizione. La cura andrebbe avanti, il chakra della ragazzina cercherebbe di continuare nel suo intento, mentre la pelle della ragazza, pian piano, sembra rigenerarsi andando a creare un nuovo tessuto dal colore più scuro rispetto alla pelle della ragazza. <Potrebbe rimanere un segno.> pronuncia con tono distante, mentre la propria si perde in qualche pensiero. Scegliere una via come questa non è stato qualcosa di facile per lei, o almeno, al momento lo è stata, influenzata unicamente dalla sua voglia di sapere e poter utilizzare tali arti in altro modo non propriamente curativo. Tuttavia ora che sta analizzando per bene la propria personalità, ha compreso che oltre alla sua voglia di conoscere e migliorarsi sempre più, vi è anche il desiderio di curare il prossimo. Ancor di più se sono persone che conosce. Rendersi utile, cercare di essere la migliore. Tuttavia lascia in lei anche parecchio disagio, perché la costringe ad interagire con le persone costringendola a crescere e definirsi più in fretta del normale. Come ha detto Kaori, lei sta imparando tutto nuovamente da capo, percorrendo un processo che normalmente inizia dalla prima infanzia e viene portato avanti pian piano, per tappe, mentre lei lo sta svolgendo velocemente in pochi mesi, anziché anni. Coi suoi occhi vede un sacco di cicatrici, questo la porta a pensare alle proprie e inevitabilmente sente dolore. Al momento, una pessima professione per lei, ma si adatterà molto presto. <Capisco.> risponde in maniera striminzita a quel dire di Yotsuko, riguardo al copri fronte dimenticato e al suo esame. Ma improvvisamente ecco che coglie al volo un’opportunità, lo sguardo si fa più vispo e curioso, mentre inizia ad indagare. <Come mai sei voluta diventare Genin?> una domanda che forse potrebbe non centrare, eppure è desiderosa di conoscere la risposta. Continua imperterrita a smuovere il proprio chakra ala ferita della ragazza, ascoltando anche le sue successive parole. <Certo che me lo sono meritato. Sono migliorata molto e migliorerò ancora e diventerò sempre più forte.> su questo non ci piove, lo afferma con sicurezza e determinazione, credendo ciecamente nel proprio miglioramento da allora e in uno futuro. Sta avendo molta fortuna, la ragazza, a non aver ancora avuto modo di conoscere l’Altra, perché non Lei non si sarebbe risparmiato con le risposte, dando sfoggio di tutta la sua arroganza. Ma come abbiamo detto, fortunatamente oggi sembra essere parecchio equilibrata. [Mani Terapeutiche D – consumo 5 pc al primo turno + 0,5 ai turni successivi][Chakra: 29/35][PS: 3 a turno – PS Yotsuko: 96 + 3 = 99] [Ospedale - Saletta] Yotsuko continua ad osservare la giovanissima Kouki mentre la medica, l'imposizione delle sue mani, il chakra, la sua ferita che a poco a poco si rigenera. Sicuramente si è meritata il passaggio a quell'esame, così giovane e così esperta, dovrà darsi da fare anche lei, ora che è genin, per non restare troppo indietro e -percorrere la sua strada. Sorride nuovamente alla Yakushi <Tranquilla, non mi da fastidio! È la... mia prima ferita da ninja! Eheheh...> ridacchia, forse un po' fuori luogo, ma effettivamente quel graffio causatole dal kunai di Yama è la prova del suo impegno, del suo traguardo raggiunto. Di sicuro ci saranno ferite peggiori e probabilmente ne causerà anche lei in qualche missione, ma... anche questo fa parte dell'essere ninja. Anche se la sua via non prevede di seminare morti o feriti alle sue spalle, ha un concetto più onorevole da perseguire. La domande della giovanissima capita a pennello, e sembra anche che man mano la cura va avanti lei riesca a lasciarsi andare un po' di più, intavolando una conversazione piacevole con l'Hatake. Lei le rivolge uno sguardo colmo di orgoglio e sicurezza, puntando le iridi onice nelle sue chiare e intense <Per riscattare la mia famiglia!> e per enfatizzare il tutto sporge leggermente il petto in avanti, il poco che basta a non interferire con le cure alla spalla e a porre in evidenza il simbolo tinto sulla stoffa bianca. <Riporterò in alto il nome degli Hatake! Con onore e rispetto!> asserisce, dunque, con tutta la fierezza che porta nell'anima. <Tu sei sicure di te stessa e delle tue capacità, è un'ottima cosa! Anche io diventerò forte e brava! Diventeremo entrambi le migliori!> ormai trascinata completamente dalla propria euforia coinvolge nel suo discorso Kouki, un po' come se volesse farsela amica. Non che ci abbia pensato, non pensa mai se farsi amico qualcuno; lei si mostra per com'è, genuina, impulsiva ma anche gentile e be', se conquista una nuova amicizia tanto meglio. Forse ad una persona un po' riservata e impacciata come Kouki, uno spirito aperto come il suo potrebbe farle bene e aiutarla ad aprirsi, chi può dirlo. [Stanza] Pian piano la ferita della ragazza sembra evolvere in maniera positiva ed andrebbe ad ultimare le ultimissime cure per tale lesione. Le mani vengono mantenute sempre distanti dalla pelle, mai a contatto, permettendo al chakra medico di rilasciare il suo effetto curativo. I tessuti dovrebbero finire di rigenerarsi e le cellule dovrebbero ormai ultimare di risanarsi e crearsi. Una ferita lieve alla fine, ma che ha dato alla ragazzina l’opportunità di fare pratica ed esperienza, sperando che tutto sia andando liscio, ovviamente. Ascolta le parole dell’Hatake, con estrema attenzione, ma storcendo appena il naso. Quelle semplici parole hanno risvegliato in lei qualcosa e sa benissimo di cosa si tratta. Nella propria testa avverte l’Altra ridacchiare e istintivamente gli occhi si assottigliando a due fessure ed è costretta a richiamare a sé maggior concentrazione per evitare di farla fuori uscire. È snervante e faticoso, ma per farlo deve iniziare un delicato gioco di equilibri, facendo in modo che parte del carattere dell’Altra influenzi il proprio, in modo da tenerla un po’ più sotto controllo, anche se ora la giovane potrebbe rivelarsi più distaccata rispetto a prima, meno dolce e gentile. <Cosa c’è da esserne felice? E’ una ferita che ti è stata inferta dal nemico. Indica solo quanto tu sia stata sprovveduta a farti colpire.> sibila verso di lei, mantenendo un’espressione distaccata e andando a colpire la ragazza diretta in quel punto del discorso. Cercherebbe comunque di mantenere il controllo, farsi sopraffare dall’altra ora, in questo delicato momento, sarebbe decisamente contro producente e pericoloso per la ragazza che ha in cura. La risposta alla sua domanda viene spiegata con grande ardore e determinazione, ma la ragazzina rimarrebbe immobile a fissare le proprie mani, concentrandosi sulla ferita e la sua rimarginazione. In parte comprende le motivazioni dell’altra, tuttavia se ne sente sia infastidita che contenta. L’Altra prova una sorta di complicità in quelle parole, essendo che la giovane Yakushi è stata creata forse per uno scopo simile, per ridare valore al proprio clan. Tuttavia la stessa Kouki si sente intrappolata in quello scopo, che potrebbe anche perseguire senza problemi, se non fosse che ha sofferto l’inferno per essere plasmata per tale scopo. Emozioni diverse e contrastanti che la portano a sforzarsi per mantenere quel gelido distacco. <Riscattare la tua famiglia, come mai?> domanda, il tono sempre basso e sibilante, ma mantiene quel suo aspetto avvolgente. <E’ solo per questo o c’è dell’altro? Sacrificheresti la tua vita per il villaggio?> insiste su questo punto perché in questo periodo è quello che sta cercando di comprendere. Tuttavia quelle ultime parole sembrano dette apposta per stuzzicare l’Altra. Perché? Perché deve essere così? <Tu non lo so, io diventerò senz’altro la migliore. Sarò perfetta.> deve lasciare andare quelle parole, sinuose come serpi dalle sue labbra. Forse non vorrebbe, ma non c’è altro modo. Un piccolo sorrisino sfuggirebbe sulle sue labbra, determinato e leggermente arrogante, mentre il suo equilibrio psichico inizia a ballare. Per fortuna le cure mediche dovrebbero essere concluse, dato che ancora qualche secondo e la ferita dovrebbe essere a posto. Certo, poi le metterà un bendaggio per sicurezza, o un cerotto. <Abbiamo quasi finito.> l’avvisa, per dovere e professione. [Mani Terapeutiche D – consumo 5 pc al primo turno + 0,5 ai turni successivi][Chakra: 28.5/35][PS: 3 a turno – PS Yotsuko: 99 + 1 = 100] [Ospedale - Saletta] Yotsuko osserva e ascolta con attenzione l'altra, la quale sembra aver leggermente mutato il modo di approcciarsi e il tono della voce. Forse qualcosa nelle sue parole l'hanno infastidita, o è stata troppo esuberante, ad alcune persone può dare fastidio, e finisce con il farsi fraintendere come è successo con il giovane Chunin. Le sopracciglia si aggrottano in risposta al cambiamento leggero ma sentito in Kouki, e gli occhi profondi vanno a spostarsi lungo il viso di lei, per coglierne ogni sfumatura e cercare di capire cosa possa averla infastidita e come possa porvi rimedio. <Non mi ha ferita un nemico, era un esame e il mio avversario era di un livello molto superiore al mio, era inevitabile, in un certo senso... ma appunto per valutarmi si è trattenuto, non poteva fare sul serio, e mi ha colpita di striscio, anche se l'altri kunai sono riuscita a schivarlo!> spiega, con calma, parlando pacatamente anche se nel tono permane la voglia di fare che la caratterizza. <Non penso sia stata una mia debolezza, dopotutto devo ancora imparare tante cose, sono all'inizio e di certo migliorerò!> poi l'attenzione si sposta sul resto del discorso accennato dalla Yakushi e vista la piega leggermente storta che la situazione pare aver preso, per il momento l'Hatake decide di sorvolare sull'asserzione di perfezione alla quale la giovanissima ambisce ed è certa di raggiungere. Il suo pensiero differisce notevolmente da quel concetto, ma se sarà il caso e ce ne sarà l'occasione lo approfondirà in un secondo momento, quando l'aria sarà meno tesa. Decide quindi di impiegare le sue energie nel rispondere al quesito sulla propria famiglia, senza dilungarsi troppo o scendere in particolari dolorosi per lei e magari poco interessanti per Kouki <Mio padre è morto in una missione, ed è... sconsiderato un fallito e un traditore da chi ci conosce, per questo... ma dato che non è affatto né un fallito né un traditore, ho deciso di diventare ninja come lui, per dimostrare quanto siamo valorosi noi Hatake.> infine, resta in silenzio alcuni istanti ponderando sull'altra importante domanda che le è stata posta. Sacrificheresti la tua vita per il villaggio? Questa sì che è una domanda tosta... un quesito che fino ad allora non era mai arrivata a porsi sinceramente, troppo presa dal suo percorso e dall'entusiasmo nell'affrontarlo. Le sopracciglia sottili e chiare si avvicinarono ancora di più alle palpebre, andando ad increspare la fronte con qualche piccola ruga, in uno stato di concentrazione massima. Lo sguardo si spostò verso il basso, andando a concentrare l'attenzione sul pavimento, come se cercasse la risposta nelle mattonelle, anche se quella risposta poteva solo essere dentro di lei e non è detto che ci fosse già <Se mi sacrificherei per il villaggio... non lo so. Non penso di poter dare una risposta, mi dispiace.> fece una piccola pausa, gettando il fiato lentamente fuori dai polmoni, intanto che la ferita viene completamente rimarginata <Non ci ho mai veramente pensato, fino ad ora... anche se penso che potrebbe succedere, di morire... fa parte dell'essere ninja, giusto? Però se il mio sacrificio non sarebbe di aiuto al villaggio, o ai miei amici o compagni, sarebbe vano, quindi ci sono molte opzioni da valutare. Preferirei di certo non morire, ma se questo aiuterebbe qualcuno nel bene o a fare del bene per il villaggio o per qualcun altro allora... potrebbe anche essere che non avrei rimpianti nel morire per il villaggio.> il discorso esce un po' confusionario e caracollante dalla sua bocca, perchè così è uscito dalla sua mente. Non ha le idee chiare in merito a questo argomento e per quanto lei si sente devota al proprio villaggio e alla propria causa non può fare a meno di pensare a suo padre, il quale si è sacrificato proprio per difendere queste terre, chi le popola e anche nel tentativo di difendere il suo più caro amico. E guarda come è stato ripagato, con il rifiuto. Istintivamente la mano sinistra va a stringersi attorno alla stoffa dei pantaloncini, chiusa a pugno, con un leggero tremito del braccio stesso, come a voler contenere e calmare quel turbinio di pensieri ed emozioni che una domanda inaspettata hanno innalzato e scatenato nell'animo della neo genin. [Stanza] Concluso il suo lavoro, cercherebbe ora di richiamare a sé il proprio chakra medico, distaccando le mani e facendo in modo che l’alone verde si distacchi dalla pelle della ragazza e rientri nel corpo della giovane attraverso i propri punti di fuga. Ha concluso quella piccola cura e si sente alquanto soddisfatta per essere riuscita a fare un po’ di pratica tutta da sola. Le mani verrebbero quindi portate lungo i fianchi, mentre ora vagherebbe con lo sguardo alla ricerca di qualcosa con il quale fasciare il braccio. Anche se forse non ha propriamente bisogno di qualche benda, forse un cerottone per tenere un po’ più rimata quella pelle appena rimarginata. Andrebbe quindi a direzionarsi verso un carello, sul quale sono posto bendaggi, cerotti di diverse dimensioni, acqua fisiologica, forbici e tutto ciò che serve per delle medicazioni. Andrebbe a prendere un cerotto delle giuste dimensioni per la ferita rimarginata della ragazza, quindi tornerebbe da lei e delicatamente glie lo applicherebbe. <Te lo metto solo per protezione per la pelle appena rigenerata. Potrai toglierlo quando vorrai.> si assicura di informarla riguardo al suo gesto, ed infine si lascia andare alle parole. <Nel mio esame mi sono scontrata con un Jonin.> inizia a rispondere a quella prima frase della ragazza, andando a fissarla ora dritta negli occhi, lasciando trapelare parte di quell’arroganza che contraddistingue l’Altra. <E non sono stata ferita.> manipola a modo suo quanto è successo per cercare di mettersi ad un gradino superiore rispetto a quella ragazza. Certo che non è stata ferita, quello che ormai è suo padre si era trattenuto di molto e nonostante abbia tentato di colpirla più volte, lei era sempre riuscita a difendersi ed attaccare. <Avevo iniziato male. Ma ho sempre schivato i suoi pericolosi colpi e sono riuscita a colpirlo due volte. Una volta per disarmarlo e una volta con un pugno al fianco.> è palese, palese a dir poco che Raido si fosse trattenuto e non poco, palese come il sole che molto probabilmente si sia lasciato colpire. È palese a tutti, persino alla stessa ragazzina, ma al momento lei ha voglia solo di mettersi in mostra rispetto all’altra, andando quindi a creare uno scenario completamente a suo favore. Il sorrisino si accentua, palesandosi più come un ghigno mentre ascolta la triste storia della ragazza davanti a sé. Il padre morto in missione e considerato come fallito. Lei non comprende, la sua situazione è lontana anni luce da quella della giovane e non può in alcun modo mettersi nei panni dell’altra. <A molti ninja capita e capiterà di fallire una missione. E di morire.> afferma l’ovvio, non capisce proprio tutto quello che poi è successo in seguito. Se è qualcosa che succede, perché prendersela tanto? Insomma, quanti ninja saranno morti in missione? Questo vuol dire che ogni volta che un ninja muore fallendo in missione, la famiglia cade sempre? Non ci aveva mai pensato, dovrà informarsi al riguardo. Ma ecco che arriva la risposta riguardo ad un eventuale sacrificio e si sente felice nel constatare che allora non è l’unica a non avere una risposta in merito. Ma a pensarci bene c’è poco da esserne felici… lei almeno non lo sa, la giovane Yakushi invece non sente proprio il bisogno di sacrificarsi per il suo villaggio. Infine a quanto pare l’Hatake una minima dedizione al villaggio la prova… la ragazzina sospira, per niente felice ora. <Ho capito. Bene, le cure sono state portate a termine. La prossima volta stai più attenta.> non può rimanere ancora in quella stanza, deve uscire, prendersi un momento, cercare di ripristinare l’equilibrio della sua psiche o rischia di scatenare il peggio. Abbozza un piccolo sorriso, tornando per qualche istante a quella ragazzina impacciata che era all’inizio. <Uhm. Ciao. Ho del lavoro da fare.> non può trattenersi oltre in chiacchiere, quindi si dirigerebbe a passo svelto verso la porta ed uscirebbe, allontanandosi da quella stanza. [Chakra: 28.5/35][END] [Ospedale - Saletta] Cerca di restare salda alla realtà e al presente, annuendo alle parole di Kouki riguardo le cure fatte e il cerotto messo a protezione, sistemandosi poi la maglietta, senza provare alcun dolore quando infila il braccio nella manica corta. Un lavoro proprio ben fatto. Vorrebbe ringraziarla per averla aiutata e curata, con un sorriso e magari un inchino gentile, ma i modi di fare di lei, e le parole quasi fredde e dure pronunciate la bloccano, impedendole di riuscire a proferire le parole volute. Resta dunque un altro po' in silenzio, cercando di soppesare la situazione che nonostante idee e dubbi continua a sfuggirle di mano. Che lasciandosi andare durante la conversazione abbia rivelato una parte più intima del suo essere? Forse quell'arroganza mostrata fa propriamente parte del suo carattere, ed è fatta così, oppure è legato a quell'aspetto impacciato del non riuscire a rapportarsi serenamente con gli altri e il mostrarsi superiore potrebbe farla sentire più sicura. È molto giovane e potrebbe essere un meccanismo di difesa, un po' come lo è l'esuberanza dell'Hatake. Nonostante tali riflessioni il modo di parlare di Kouki l'ha colpita nel profondo, nell'orgoglio e nell'animo, ferendola non troppo, ma quel che basta a farle serrare le labbra, e spegnere il sorriso sincero che spesso le colora il volto. Non spiccica parola, non sa che altro dire al riguardo dell'esame genin o della morte di suo padre... certo, succede spesso, ma non tutti la prendono con indifferenza e filofofia... magari con un po' più di lucidità prima o poi potrebbe provare a farglielo capire e a capire a sua volta perchè tale notizia sembra non toccarla minimamente o non farle sorgere nulla. Prima che possa comunque reagire e dire qualcosa la mini tirocinante si appresta a lasciare velocemente la stanza, così che i suoi movimenti attirano lo sguardo dell'Hatake, la quale non vuole farsi scappare l'occasione di riservare un ultimo saluto garbato e gentile. Salta giù dal lettino andando ad inchinarsi, lasciando che i capelli argentati si arruffino all'ingiù coprendole la fronte <Grazie per le cure, farò attenzione!> detto ciò, tornerebbe eretta, muovendo il braccio destro in un ulteriore segno di saluto, anche per valutare la mobilità della spalla e un po' perplessa e confusa si appresterebbe a lasciare la stanza e l'ospedale. [END]