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Missione D: Estirpa le erbacce - Due anime affini, tra la pioggia e il fango

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Missione di Livello D

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con Haran, Kouki

10:01 Haran:
 La missione di quest'oggi dovrebbe essere piuttosto semplice... in teoria. Estirpare le erbacce che stanno circondando la casa di un'anziana signora senza però andare a strappare le erbe mediche che si confondono con esse. Un incarico che ad occhio e croce dovrebbe essere noioso più che complicato, con i giusti provvedimenti, no? Eppure le cose non possono mai andare per il verso giusto ed ecco che un bell'acquazzone va a complicare le cose. Per quanto ad Akira la pioggia non sia mai dispiaciuta in questo frangente la trova decisamente d'intralcio. Sbuffa sonoramente mentre avanza verso la casa in questione al fianco della sua odierna compagna di squadra. Una genin con la quale si è ritrovata a combattere durante il loro incontro al Torneo dei Villaggi. Una genin con la quale non s'è mai scontrata direttamente e che probabilmente a stento si ricorderà di lei visto che dovrebbe aver trascorso gran parte dell'incontro invisibile ai suoi occhi. <Ho portato questo libro sulle erbe con me. Così possiamo vedere quali erbe strappare e quali no> direbbe l'Uchiha volgendo il capo in direzione di Kouki mostrandole il libro che reca sotto braccio. Akira si mostra come una esile e magrolina fanciulla dal crine nero che giunge all'altezza di metà schiena con indosso un kimono del medesimo colore con una trama floreale scarlatta che risale lungo gli orli. Un obi cremisi le fascia fianchi e vita richiudendosi dietro la schiena in un grande, morbido fiocco, mentre la gonna del kimono giunge a metà coscia, con degli spacchi laterali che lasciano intravvedere parte della sua pelle diafana. Stivaletti scuri calzano ai piedi mentre nella mancina regge un ombrello di carta rosso che la protegge dalla pioggia. Sotto l'altro braccio ha il libro che sta ora mostrando agli occhi della Yakushi. <La casa dovrebbe essere questa, giusto?> direbbe quindi, d'un tratto, fermandosi dinnanzi l'abitazione che dovrebbero andare a sistemare. Se l'altra avesse dato conferma ecco che allora la giovane sarebbe andata ad annuire. <Mhn. Sarà meglio impastare. Col chakra attivo saremo di riflessi più pronti> Il tono di voce che usa è piuttosto basso, fermo e atono. L'espressione è distaccata, fredda e quasi sovrappensiero. Non ha molta voglia di occuparsi di questa missione, ha cose più importanti per la testa, ma non può fare a meno di eseguire i propri incarichi. Così, reggendo l'ombrello fra collo e spalla e reggendo il libro sotto l'altra ascella stringendolo fra bicipite e seno, andrebbe ad unire al petto le mani per comporre il sigillo della Capra. Cercherebbe di calmarsi, estraniare dalla mente tutti i sentimenti che la pervadono ed i pensieri che la travolgono lasciando solo un grande silenzio. A questo punto tenterebbe di radunare all'altezza della mente le energie psichiche ed all'altezza del ventre quelle fisiche estraendole e concentrandole da ogni parte di sé. Arriverebbe quindi ad ottenere due grandi fonti di forza che, con un moto rotatorio ascendente e discendente andrebbe a far unire e scontrare all'altezza del plesso solare voe si trova composto il sigillo della Capra. Qui andrebbe a far sì che le due si fondano fino a lasciare che diventino un'unica nuova energia: il chakra. [Tentativo Impasto chakra]

10:11 Kouki:
  [-> Casa] Questa mattina la giovane Yakushi deve svolgere un’altra missione, un’altra di livello D che sembrerebbe non comportare alcun rischio, almeno per se stessa. Insomma, estirpare delle erbacce non è propriamente un pericolo, eppure non si può mai sapere… nemmeno recuperare un pallone non sarebbe dovuto esserlo. La giovane anche oggi indossa il suo vestito bianco cinese, lungo fino a poco prima della metà delle cosce e dalle maniche lunghe, larghe e fresche, fino a ricoprirle anche le mani. I bordi del vestito sono colorati di blu, e presenta un accenno di colletto. La vita è stretta da una fascia anch’esso di colore blu, dove sul davanti vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa che ora porta, appunto, in vita. Il vestito inoltre presenta due spacchi laterali, ma sotto di esso vi è un tessuto blu a mo’ di gonna che copre tali aperture e risulta più lungo del vestito di qualche centimetro, arrivandole alla metà delle cosce. Al di sotto indossa dei pantaloncini neri dal tessuto elasticizzato, corti. L’intero suo corpo è avvolto da bende bianche, accuratamente strette a contatto con la pelle lacerata da cicatrici e bruciature. Tali fasciature sono visibili sulle gambe e sul collo, mentre per il resto sono nascoste dai vestiti. Scarpe nere da ninja ai piedi e guanti a mezze dita alle mani, del medesimo colore. Alla coscia destra vi è invece il porta kunai e shuriken, mentre alla vita, dietro alla schiena, vi è il porta oggetti. I lunghi capelli neri sono raccolti in uno chignon, pratico ed elegante, ideale per non averli tra i piedi durante un lavoro simile, mettendo così a vista il simbolo del proprio clan Yakushi che si trova ricamano sulla schiena del vestito, a livello infra scapolare. Solo due ciocche di capelli laterali al viso sono tenute sciolte, libere di caderle in avanti sulle spalle, e che, insieme alla frangia, incorniciano quel suo visino pallido e gli occhi profondi e gialli. Espressione al momento seria e distaccata, intenta a concentrarsi solo ed unicamente sulla propria missione di oggi, dato che un minimo di accortezza serve sempre, e al momento è data dal fatto che bisognerà prestare attenzione a non tagliare le erbe mediche presenti nella selva della signora. Cammina affianco di una ragazza, sua compagna di missione, della quale non ricorda l’aspetto, ma il nome si, dato che figurava tra le persone presenti nel suo girone, comunque sia si limita a spostare lentamente il proprio sguardo sul libro che le viene mostrato. <Oh, comodo.> va a sussurrare in maniera udibile, tono sibilante, ma allo stesso tempo caldo ed avvolgente. Sincera, in effetti non saprebbe dire se le sue conoscenze mediche le avrebbero permesso di distinguere con assoluta certezza delle piante mediche. Mentre si dirigono verso la casa, tenterebbe di impastare il chakra, come ogni volta in ogni missione che sia D o C, non le importa, sente il dovere di possedere quella forza per una qualsiasi evenienza. Le mani verrebbero portare al livello dello sterno, mentre le dita si intreccerebbero a formare il sigillo della Capra. Cercherebbe di intensificare la propria concentrazione andando ad immaginare il proprio corpo come una sagoma completamente scura, fatta di oscurità. Richiamerebbe quindi la prima sfera di energia che andrebbe a collocare a livello della propria testa. Una sfera statica e di colore verde, la propria sfera psichica, contenente le energie derivanti dal suo animo, le sue emozioni e i sentimenti passati e presenti. Se ci fosse riuscita cercherebbe di richiamare anche la seconda sfera di energia, quella fisica, di colore rosso e anch’essa statica. Essa verrebbe posizionata al livello dell’addome e racchiuderebbe in sé l’energia derivante dalle cellule, dai muscoli, dalle articolazioni, ogni cosa che le possa dare pura energia fisica. Infine cercherebbe di unire tali energia a livello dello sterno, facendole diventare una cosa unica, così che andrebbero a costituire un’unica sfera di energia azzurra e dal movimento rotatorio: il chakra. Esso verrebbe distribuito lungo i canali del chakra presenti all’interno della propria figura, così da raggiungere e ricoprire l’intero suo corpo fino ai punti di fuga. Forte di questa sua energia e decisamente rassicurata, avanzerebbe ora verso la casa designata per la missione, la quale non dovrebbe essere difficile da notare, dato che la giovane si immagina una vera e propria selva oscura al posto del giardino. Annuisce alla domanda dell’altra una volta giunte, senza preoccuparsi più di tanto della pioggia, lei infatti non porta con sé nemmeno una protezione dalla stessa. Le scivola addosso, portando via i suoi pensieri. <Dovrebbe.> come al solito non è di molte parole, almeno all’inizio di una conversazione, dato che non sa esattamente come relazionarsi con gli altri quando si ritrova libera di poter agire. Si avvicinerebbe quindi alla porta della casa e proverebbe a bussare. Due semplici tocchi forti e decisi. [Tentativo Impasto Chakra][Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

10:31 Haran:
 Il giardino attorno all'abitazione sembra effettivamente malmesso. Vi sono diversi ciuffi d'erba particolarmente vistosi e privi di fiori, ma di steli sterili e selvatici. Si insidiano fra piante più eleganti e fiorite e spuntano ovunque nei dintorni della struttura. Akira cerca di osservare la situazione mentre segue la strada percorsa dalla compagna fino a raggiungere l'ingresso della casa. Al bussare della Yakushi vi sarebbero alcuni attimi di attesa prima che una anziana vecchina apra la porta rivelandosi alle due. Nel notare i coprifronte delle ragazze l'anziana andrebbe a sorridere salutando le due per poi muovere qualche passo fuori dalla porta, rimanendo però sotto la tettoia d'ingresso. "Oh, che carine. Sarete voi ad occuparvi delle erbacce nel mio giardino eh?" saluta intenerita dal vedere queste due giovani, fresche, piccole bamboline che bussano alla sua porta. Sarebbero effettivamente tenere se non fosse per quelle espressioni distaccate che si palesano sui loro volti, ma, insomma, che volete farci? <Sì, signora> annuisce e conferma Akira senza troppi giri di parole, fissandola. "Ho bisogno che ripuliate tutte le erbacce intorno la mia casa. Mi ritroverò in una foresta se non le tolgo subito e, sapete, a quest'età non ho più la resistenza di un tempo..." borbotta lei tossicchiando appena. "Potete buttare le erbacce in queste ceste: poi provvederò io a smaltirle" aggiunge, poco dopo, porgendo alle due due ceste di quelle che si infilano alle braccia e si portano sulla schiena, pratici contenitori per i rifiuti portatili. Akira annuisce semplicemente alle sue parole rivolgendo quindi una occhiata alla ragazza al suo fianco. <Direi di dividerci per fare prima, ma ho solo un libro con me. Per cui forse sarà meglio fare insieme la stessa area e spostarci di volta in volta contemporaneamente, così potremo consultare il libro tutte e due. Ti va bene?> le propone con fare pragmatico e semplice, fissandola negli occhi con le iridi bicromatiche. Se Kouki fosse stata d'accordo allora Akira avrebbe preso a muovere qualche passo verso la zona erbosa alla destra della struttura -ovvero alla sua sinistra- iniziando con l'aprire il libro per cercare fra le sue pagine una qualche corrispondenza con le piante che vede dinnanzi a sé. Sfogliando sfogliando troverebbe una rappresentazione delle fatidiche erbacce che mostrerebbe quindi alla Yakushi. <Ok, dobbiamo togliere queste piante qui> le dice mostrandole il ciuffetto d'erba semplicemente riprodotto. Qualcosa che forse avrebbero saputo tutti da principio, ma che per lei è una novità non sapendo cosa sia una erbaccia e cosa un fiore da conservare. A quel punto, se non vi fossero state opposizioni o problemi, avrebbe riposto il libro aperto sul terreno con l'ombrello a poggiarsi al suolo a protezione delle sue pagine. Rimarrebbe tranquilla sotto la pioggia lasciando modo al tomo di rimanere asciutto grazie alla copertura offerta dal libro aperto poggiato a terra. <Bene. Iniziamo?> chiederebbe approvazione alla compagna prima di chinarsi di ginocchia al suolo ed iniziare e strappare il primo ciuffo di erba selvatica a mani nude, con la sua esigua forza, buttandolo poi, umido e con tutte le radici, nella cesta che precedentemente aveva infilato attorno alle spalle. [chakra: 34/34]

10:45 Kouki:
  [Casa] La ragazzina non è molto alta, anzi, forse difetta proprio in questo dimostrandosi decisamente piccola di altezza rispetto a probabili sue coetanee, anche se negli ultimi mesi ha potuto notare una leggera crescita. Non può che esserne felice. Esile e magrolina, decisamente sotto peso nonostante abbia iniziato a mangiare più regolarmente da quando è stata adottata. Insomma pian piano si sta dando una sistematina. Le piace la pioggia, il suono la tranquillizza e la rilassa, ma al momento pensa che potrebbe essere decisamente scomodo estirpare delle erbacce sotto l’acqua scrosciante. Indispettita, ma non ne fa una tragedia. Attende che la porta venga aperta e finalmente può vedere la figura di una vecchietta farsi avanti. La osserverebbe con attenzione, analizzandola come fa sempre con le persone, per poi annuire alle sue parole. <Si. Io sono Kouki Yakushi. Penseremo noi al suo giardino, non si preoccupi.> si presenta alla vecchietta, per poi lasciarla parlare riguardo al giardino, le erbacce e la sua vecchia vita che le impedisce di raccoglierle. Brutto essere vecchi, meno male che lei aspira a tutt’altro nella propria vita. Annuisce nuovamente e quindi si dirige insieme alla ragazza verso il giardino, osservando quei cesti che dovrebbero essere portati sulla schiena. Mentre la ragazzina sta mettendosi il suo cesto per essere portato in maniera comoda, ascolta le parole di Akira, annuendo nuovamente. <Si, mi sembra una buona strategia. Almeno possiamo consultarlo entrambe.> mormora verso di lei, osservandola con attenzione intanto che cerca di dare protezione al libro, posandolo al di sotto dell’ombrello. Osserva quel ciuffo d’erba riprodotto, e quindi si guarda intorno, cercando di ritrovarlo nel giardino… diciamo che nemmeno lei è molto pratica, ma si deve impegnare al meglio. La giovane continua a guardare l’altra ragazza, le chiede, le domanda ed infine incomincia il suo lavoro, abbassandosi sulle ginocchia e iniziando a strappare quel primo ciuffo d’erbaccia. Lei dal canto suo rimane in piedi ancora per qualche istante, tornando a vagliare il giardino con lo sguardo. <A me non dispiace la selva oscura.> commenta senza che nessuno le abbia chiesto nulla, come se si sentisse in dovere di dare un proprio parere non richiesto. Un mormorio, lontano, con qualche sfumatura dolce… ed infine finalmente anche lei si piegherebbe sulle ginocchia, cercando di mantenere l’equilibrio sulle piante dei piedi. Il busto leggermente piegato in avanti per non cadere e lentamente andrebbe ad allungare la mano destra verso un ciuffo da estirpare. Lo afferrerebbe, lo guarderebbe per bene cercando di ricordarsi meglio la figura sul libro designata come erbaccia, e quindi tirerebbe con forza e decisione, estirpandolo e ponendo fine alla sua vita. Rimarrebbe per qualche secondo ad osservare quel ciuffo nella sua mano, corrugando appena la fronte, pensierosa… ed infine lo butterebbe nel cesto tenuto alla schiena. Un movimento semplice e calcolato, come una bambola di porcellana automatizzata. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

10:57 Haran:
 Il commento di Kouki porta Akira a sollevare lo sguardo dal punto del terreno ove ha strappato quel primo ciuffetto d'erba. Ha le mani adesso umidicce, scivolose e le gambe totalmente poggiate sul terreno, disinteressata al fatto che in questo modo si sta rovinosamente sporcando di fango abiti e pelle. Non è qualcosa al quale dà eccessivo peso: è una missione ed è quasi normale tornare a casa sporchi e infangati. Sarebbe doloroso rimanere tutto il tempo in equilibrio sulle punte dei piedi, almeno per lei che di esercizio fisico ne ha fatto davvero poco nella sua limitata esperienza di vita. Osserva prima Kouki e poi il giardino -fortunatamente non troppo grande- attorno a loro. <Mhn> le iridi bicromatiche osservano quei ciuffi d'erba folti che crescono qua e là e poi si stringe leggermente nelle spalle. <Non so perchè queste erbe vadano tolte e quelle no, ma se l'hanno chiesto ci sarà un motivo> commenta con fare quasi freddo, logico, di una razionalità impersonale. Dopotutto le è stato insegnato di eseguire, semplicemente, quanto le viene chiesto e per questo si ritrova ad obbedire alla missione ricevuta senza farsi troppe domande. China sul terreno andrebbe a ripercorrere nuovamente con lo sguardo quella zolla di terra andando a cercare di capire quali erbe ha davanti. Vi sono diversi ciuffi d'erba piuttosto alti ed altri un po' più corti ma dalle foglie diverse. Meno sottili, più spesse, e di un verde brillante. Starebbe quasi per richiudere il pugno attorno la base di tali fili se non fosse per un piccolo particolare che richiama la sua attenzione prima di portarla a strappar via il tutto. Sulla cima dei fili d'erba son presenti piccoli bulbi azzurri che invece sono assenti negli altri steli lì accanto. <Mh> aggrotta appena le sopracciglia allentando la presa sul ciuffo erboso rivolgendo lo sguardo sull'immagine del libro poco distante. Non c'è alcuna traccia di quei bulbi colorati nell'immagine: probabilmente non è il tipo di pianta che deve andare a strappar via. <Ho trovato delle erbe con dei piccoli bozzi azzurri sulla cima. Credo che non vadano tolte quelle...> mormora rivolgendosi alla ragazza, quasi a volerla aiutare a non commettere lo stesso errore che stava per fare lei. Non sa che quei bozzi sarebbero divenuti splendidi fiori col tempo. Col sole. Quindi andrebbe a lasciar la presa e a concentrarsi sul ciuffetto d'erba subito adiacente. Ne stringerebbe l'estremità inferiore con la mano destra mentre la sinistra andrebbe a poggiarsi sul terreno per darsi equilibrio. Stringerebbe forte e, impiegando la sua poca forza, andrebbe a tirare via ancora quell'altra porzione d'erba selvatica, scatenando un improvviso odore di erba bagnata e di terra fresca. Piccoli granelli di terra cadrebbero dalle radici sulle sue cosce mentre andrebbe a gettare quella manciata di fili verdi nella cesta sulle sue spalle. [chakra: 98/98]

11:12 Kouki:
  [Casa] Ogni tanto si guarda attorno, mentre afferra qualche erbaccia per estirparla, ma solo dopo essersi assicurata che non sia qualche erba medica, ovviamente. Quel posto non le dispiace alla fin fine, selvatico, naturale insomma. È come se si rivedesse in quel giardino, in quella vegetazione. Violata, deturpata per poter essere come altri la vogliono. Scende un’ombra sul suo viso, mentre ad ogni strappo è come se risentisse il dolore di ogni singola cicatrice. Ascolta le parole della ragazza che va a porre quella semplice domanda, una domanda che si sta ponendo anche la Yakushi, ma al contrario dell’altra corvina, lei ha una risposta. <Quelle considerate erbacce sono nocive per le erbe che invece non vanno tolte. Le soffocano e tolgono loro nutrimento. Inoltre penso che ci sia anche un fattore estetico, un giardino ordinato è molto più bello da vedere.> commenta verso di lei, il tono sempre basso, ma calmo, mentre gli occhi rimangono concentrati sull’erba che ha davanti. <Non fare mai qualcosa senza saperne il motivo. Così non rischi di fare errori di cui potresti pentirti.> ancora una volta prova a dare dei consigli… ma dalle ultime esperienze ormai ha capito che ogni volta che ci prova verrà trattata male. Quindi si prepara già a sentirsi dire dietro qualcosa ed è per questo che mantiene quella sua aria distaccata. Analizza, decide cosa deve essere strappato e cosa no, evitando di estirpare erbe invece necessarie al giardino, almeno per la convenzione sociale. Le parole dell’altra attirano nuovamente la sua attenzione e lentamente il proprio sguardo cadrebbe su quei fiori, quei boccioli che ancora devono maturare e crescere. <Non penso siano catalogati come erbacce. Sono fiori, boccioli. Devono ancora sbocciare e diventare belli.> va a dire verso di lei, posando le proprie dita delicate su quei bozzi azzurri. Almeno le paiono dei fiori. Li osserva, li accarezza e chissà cosa starà mai pensando in quella sua testolina. Ma nella sua mente si fa strada velocemente l’Altra, sotto forma di impulso violento e sadico. Un leggero ghigno si delineerebbe sul suo volto, mentre la voglia di estirpare quei fiori non ancora cresciuti si fa sempre più insistente. Un attimo, qualche secondo, impulsi ai quali riesce a dare un freno togliendo frettolosamente la mano da quei boccioli, senza più toccarli e scuotendo forte la propria testa. Scaccia quei pensieri, scaccia quegli impulsi con rabbia. <Estirpare solo le erbacce.> mormora, verso se stessa, verso la Voce, la quale sembra però risponderle. Una domanda che viene posta nella propria testa e alla quale lei non sa rispondere. Guarderebbe quindi l’altra corvina, ma non è sicura che ella possa rispondere a tale interrogativo. <Secondo te chi ha deciso cosa è buono e cosa non lo è? Chi ha deciso che queste sono erbacce, mentre quest’altre no?> per quanto ne sa lei, la verità potrebbe anche essere l’opposto. Quell’interrogativo posto dalla sua Voce, lei lo pone verso la sua compagna, andando a volgere lo sguardo verso le erbacce e riprendendo il suo lavoro. Metterebbe una mano intorno all’ennesima erbaccia, bagnata, scivolosa, fangosa… e quindi la strapperebbe via, buttandola alle sue spalle, nel cesto. Continuerebbe con quel movimento, con quel suo fare, mentre attende una risposta, un parere da parte dell’altra. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

11:32 Haran:
 La spiegazione di Kouki porta Akira a schiudere appena le labbra, fissando il giardino sotto di sé con fare ora un po' meno ottuso. Quindi queste erbacce fanno del male alle altre erbe perchè rubano loro cibo e acqua... E sono brutte, pare. L'Uchiha aggrotta appena le sopracciglia, confusa, stringendosi nelle spalle. <A me non sembra disordinato> commenta con fare ingenuo, semplice, ritrovandosi poi a sentire quella spiegazione da parte di Kouki che le fa ruotare il capo in sua direzione. La osserva, l'ascolta, tiene in conto le sue parole e si ritrova semplicemente a risponderle con fare pacato. <Sto strappando erba... dubito potrei pentirmene> non c'è sarcasmo o cattiveria nel tono, è come se stesse dando una spiegazione a sua volta, semplice, lineare, che la porta però a non fermarsi per molto ma a riprendere invero, poco dopo, il discorso. <E' più difficile con le persone...> mormora incupendosi appena per poi riabbassare lo sguardo. Come fai a sapere se puoi fidarti di quello che ti vien detto di fare da qualcuno? Come fai a sapere se non dovresti fidarti? Su quali basi si dovrebbero basare le sue capacità cognitive? E' semplice eseguire ordini, fare quello che ci viene chiesto così da sentirsi privi di responsabilità nascondendosi dietro un semplice "Ho fatto quello che mi è stato detto di fare". Tuttavia ogni azione compiuta che possa aver conseguenze su un altro essere umano scatena domande interiori inarrestabili. "Perchè dovrei?" "Perchè n o n dovrei?" domande che distinguono una mente pensante da una specie di automa. Akira sospira e cerca di distanziare da sè questi pensieri andando quindi a continuare nel suo fare. Scosterebbe lo sguardo un po' più in là e tornerebbe a cercare quei ciuffi di erba selvatica e folta da strappar via. Acciufferebbe con forza la base e tirerebbe via, violentemente, per poi gettare il tutto nella cesta sulla schiena. Continuerebbe così una, due, tre volte, evitando di volta in volta quelle piante che presentano foglie diverse oppure dei fiorellini colorati o quegli strani bozzi variopinti sulle estremità. Kouki a quel punto le spiega che quei bozzi sono fiori ancora non nati e Akira andrebbe a porre su quelle piccole forme lo sguardo. Arresta il suo fare studiando la pianta in questione, sbattendo le ciglia, sentendo la pioggia scivolare lungo il collo, le vesti, i capelli, incollandoli al viso. <Oh... Allora li lascio stare> commenta, semplicemente, non sapendo bene cosa dire in merito a quelle pianticelle ancora acerbe. Andrebbe ad estirpare le piante che vi sono attorno, cercando sul libro, man mano, eventuali piante incontrate per assicurarsi che non siano altri tipi di erbacce da dover tirare via. Alla fine la voce di Kouki torna a raggiungere l'udito della clone che, udendo la sua voce, va a puntare su di lei lo sguardo. <Non lo so. Ma... nessuno può dire cosa è buono e cosa non lo è> dice la sua, Akira, abbassando lo sguardo sulle piante sotto i suoi occhi, su quella zona di giardino che lei e Kouki insieme hanno pulito e svuotato di quelle erbe nocive, lasciando solo presenti piccoli steli d'erba fresca e pulita. <Una persona mi disse che niente è buono o cattivo, che tutto dipende dalle azioni che fa. Non mi fido di questa persona però... penso che su questo avesse ragione> spiega lei cercando di sopprimere nel fondo del petto il ricordo di Katsumi. <Le erbe che sto strappando possono vedermi come una persona cattiva perchè le sto uccidendo. I fiori che sto lasciando in disparte possono vedermi come una persona buona perchè sto togliendo di mezzo le erbe che gli rubano il nutrimento. Sono tutti e due giusti punti di vista, no? Questo mi rende una persona cattiva e buona insieme?> domanda, allora, tenendo lo sguardo fisso su Kouki per qualche istante, quasi a voler cercare da lei una risposta. Alla fine, semplicemente, tornerebbe al suo lavoro spostandosi un po' più in là, man mano che libera e pulisce piccole parti di giardino attorno a sé. Tornerebbe ad osservare il terreno, ad individuare le piante coi fiori e con le foglie diverse da quelle dell'illustrazione e quindi si concentrerebbe sulle erbe disegnate sul libro, per poi afferrarle e tirarle via con forza così da cestinarle e riprendere quel fare in un ciclo continuo e senza fine. [chakra: 98/98]

11:36 Haran:
 EDIT: [chakra: 34/34]

11:50 Kouki:
  [Casa] Insomma, le erbacce sono considerate nocive per le altre piante, ma se fosse l’inverso? Dopo tutto lei sa solo quello che secondo la società va bene e cosa no, quello che considerano e definiscono. Ma la realtà come dovrebbe essere? Si sente abbastanza confusa al momento, ma non per questo ferma il proprio lavoro, una missione che deve essere comunque portata a termine, ma che non può non scatenare in lei qualche domanda. Osserva il libro, lo consulta, ne ricerca le immagini e cercherebbe di capire se quelli che ha davanti sono da estirpare oppure no e nel caso agisce. Nonostante i dubbi, si tratta semplicemente di erba, nonostante il significato che per lei può avere. <Nemmeno a me sembra disordinato, come ho detto mi piaceva. Tuttavia la società ha ideato un concetto di ordine e allora per tutti questo è diventato disordinato. Io lo trovo solo naturale.> risponde al suo dire per poi riprendere il proprio lavoro e lentamente ripulire quella parte del giardino, con cura e dedizione, mentre la risposta dell’altra si fa sentire. Rimane in silenzio, annuisce… era proprio quello che intendeva. <Esatto, parlavo di altri contesti. L’importante è ragionare.> meglio mantenere questo stato d’animo per la ragazzina, decisamente migliore dell’eseguire solo perché mi va o perché è stato detto. Non dice altro, cambia posizione invece, appoggiando le ginocchia sul terreno e sporcandosi, iniziando a trovare fastidioso il dover rimanere in equilibrio. Tanto non le costa nulla sporcarsi, i vestiti si lavano. La mano sinistra poggia sul terreno, mentre la destra andrebbe ad accogliere altre erbacce invece che altre, per poi tirarle via dal terreno con forza e violenza. Un movimento quasi meccanico che poi darebbe la fine a quell’erbacce all’interno del cesto. I fiori a quanto pare vanno lasciati lì alla fine, dando loro la possibilità di crescere e sbocciare. È davvero cambiata molto la Yakushi, un tempo, mesi fa, non avrebbe fatto distinzione, estirpando con un certo sadismo anche quei fiori. Eppure adesso no, adesso ci ragiona, sente che c’è altro. La risposta dell’altra arriva dopo un po’, e la giovane rimane in silenzio, ad ascoltarla. Trova in quelle parole una profonda verità, alla quale non aveva mai propriamente pensato. Non sa esattamente cosa rispondere eppure ci riflette molto. <Le nostre azioni possono essere sia buone che cattive a seconda dal punto di vista di chi le subisce. Ma penso che alla fin fine a renderci buoni o cattivi siano le nostre vere intenzioni, i nostri pensieri.> una breve pausa, un altro ciuffo d’erba verrebbe strappato e buttato. <Se fai del male con l’intenzione di proteggere qualcuno, questo ti rende buono. Se fai del male con l’intenzione di divertirti e basta… questo ti rende cattivo.> corruga la fronte, lei rientra nella seconda per il momento, questo fa di lei una persona cattiva, anche se Kaori le aveva detto tutt’altro… eppure questo ragionamento non fa una piega. Si sofferma a pensarci per qualche attimo, per poi tornare a togliere le erbacce quasi con rabbia. <La società dice cosa è buono e cosa è sbagliato. È la società a catalogare, senza conoscere nessuna delle singole persone, senza sapere come vivono o come diventano e perché.> sta iniziando a provare un certo astio verso quella che lei considera società, ma non vuole lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Continuerebbe col suo lavoro, diligentemente. Controllerebbe le piante, lascerebbe stare quelle da non togliere e si scaglierebbe contro quelle invece da estirpare. Meglio non pensare, molto meglio. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:07 Haran:
 C'è qualcosa di bizzarro nella conversazione che si viene a creare fra le due. Una chiacchierata piuttosto formale, tranquilla e che tratta nonostante tutto argomenti piuttosto sottili, delicati. C'è una strana atmosfera nel vedere queste ragazze dall'aspetto così fresco e giovane parlare di simili filosofie con tono distante, bagnate dalla pioggia, chine nel fango a strappare erba. Un tuono rimbomba lontano, un alito di vento soffia sui loro volti e le loro mani continuano a stringere e strappare ciuffi di erba selvatica. L'aspetto del giardino si fa lentamente più ordinato man mano che le due, collaborando, iniziano a ripulire sempre più zolle di terra facendo poco per volta il giro della casa. Man mano che si spostano, il libro e l'ombrello vengono portati con loro così da continuare a consultarlo e le loro parole si susseguono. <Alla fine quello che conta è quello che vuole la padrona di casa, no?> dice Akira d'un tratto facendo spallucce, china su una nuova zolla di terra da cui sbucano diversi ciuffi di erbe selvatiche. Man mano che vanno verso il retro della casa sembrano aumentare in numero. Sente le dita pizzicare e dolere, non è abituata a questo sforzo fisico, ma nonostante tutto non si ferma. Afferra, stringe e strappa. <Se la rende felice avere un giardino senza erbacce... non sta a noi dire se fa bene o se fa male> Almeno, lei, la pensa così. Continuano nel loro operato andando a riempire man mano il fondo della cesta alle loro spalle e si spostano verso un argomento ben più serio e delicato. Akira ascolta attentamente il dire di Kouki e trova nelle sue parole un senso concreto. Tuttavia sentire quanto le dice porta a galla numerose altre domande. Perchè Katsumi ha ucciso Arima? Aveva buone intenzioni? Voleva ucciderlo per divertimento? Per prendere il suo posto di capo? Cos'è Katsumi? Buono o cattivo? E' frustrante, doloroso e sconfortante non poter trovare risposta a queste domande e questo si ripercuote sul suo fare. Le erbe che le capitano sotto gli occhi vengono strappate con più forza, con più foga, con più rabbia, riuscendo con estrema difficoltà a concentrarsi sulle erbacce senza intaccare le pianticelle fiorite in mezzo ad esse. <Non me ne frega niente di quello che pensa la società!> sbotta alla fine con rabbia, strappando l'ennesimo pugno d'erba con forza, con rabbia, stringendo i denti. <Non me ne frega niente di quello che pensano che io sia, che debba essere o che debba fare. E' una mia scelta, è un mio diritto> ringhia lei stringendo le labbra, gettando l'erba strappata nella cesta sulla sua schiena. Lei è un clone: non dovrebbe essere nata, non dovrebbe vivere una vita normale, dovrebbe essere un ninja e obbedire ciecamente ad altri ordini. No. Per lei non è così e non si sarebbe chinata agli ordini degli altri! <E non dovrebbe fregare nemmeno a te. Tu sei tu e non devi essere quello che vogliono gli altri> aggiunge rivolgendo ora lo sguardo verso Kouki, fissandola in viso. Nota come anche lei para decisamente contrariata nei riguardi e confronti di questa "società" e, sebbene non sappia il perchè, sente di darle questo consiglio trovando in lei qualcuno con una ideologia fin troppo simile alla propria. [chakra: 34/34]

12:24 Kouki:
  [Casa] Il giardino viene pian piano ripulito, contornato da quei discorsi che non sono poi così spiacevoli per la ragazzina. Si spostano, collaborano, si portano dietro quel povero libro osservando da esso cosa possono strappare e cosa no. Ascolta le sue parole, e anche lei alza le esili spalle, trovandosi comunque d’accordo. <E’ vero. Per questo siamo qui, perché la padrona di casa lo vuole.> non ha senso rifiutarsi, soprattutto perché fisicamente si tratta solo di erba, nient’altro. <Ma si, alla fine di sicuro non sarà una persona buona o cattiva solo perché fa sistemare come vuole il suo giardino.> una conclusione abbastanza ovvia, che la porta a sospirare. Il lavoro verrebbe portato avanti, ciuffo dopo ciuffo, erbaccia dopo erbaccia. Non dice altro, rimanendo in silenzio dopo aver detto la sua, tutte quelle parole. I dubbi rimangono, si ritrova a dubitare di se stessa ancora una volta, non sapendo come considerarsi, anche se più o meno è sicura in quale categoria rientrare. Forse dovrebbe parlarne con la sia famiglia? Non significa forse questo? Continuerebbe completamente immersa nei suoi pensieri, strappando con violenza le erbacce, fino a quando il tono dell’altra non la coglie di sorpresa. Sbotta in quel modo e lei si ritrova costretta a fermarsi per osservarla. Espressione perplessa, ma attenta mentre ascolta le sue parole. Non interrompe, la lascia parlare e sente quelle parole tanto vere, oltre a che sentire un certo senso di… comprensione. La osserva e sorride. Un sorriso spontaneo e sincero, forse giusto appena divertito. Quella ragazza così sconosciuta si sta rivelando tutt’altro. <Esatto, io sono come sono. Anche se ancora sto cercando di capirlo.> ammette verso l’altra, rimanendo a fissarla con espressione più rilassata rispetto a prima, più morbida. Lei che è stata cambiata per volere di altri e che per questo si è spezzata e rovinata. <Prima non avevo idea di chi fossi. Mi sono svegliata qui e non sapevo nulla, nessun ricordo di me del mio passato. Poi ho pensato di essere qualcuno, e ora sto di nuovo cercando di comprendere chi io sia realmente… come sarei potuta essere se tutto fosse andato normalmente.> normalmente, ecco tutto. Lei che di normale non ha nulla effettivamente. Torna ora ad osservare le erbacce, riprendendo ad estirpare quelle ultime che saranno rimaste, ora con più calma rispetto a prima. Si è ritrovata senza volerlo a confidarsi con quella ragazza, forse sentendosi affine per quell’uguale pensiero riguardo alla società. Si è sentita in un qualche modo capita. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:43 Haran:
 Il tempo passa lentamente mentre le due ragazze, con le ginocchia nel fango, continuano a lavorare. Si sporcano, si stancano, collaborano e vanno a ricercare nel libro le varie erbe che trovano dinnanzi per essere sicure di doverle o meno estirpare. Strappano, tolgono, puliscono e appesantiscono il carico che hanno sulle spalle. La pioggia continua a scendere, i capelli sul viso di Akira sono quasi incollati alla pelle mentre un fulmine di tanto in tanto va brillando nel cielo. Il clone continua nel suo lavoro andando a passarsi l'avambraccio sulla fronte per liberarlo della copertura di quei ciuffi corvini e avanza man mano che ripulisce l'area assieme a Kouki. Le due sembrano pensarla allo stesso modo su vari fronti e questo la porta a sopportare meglio il momento. Tuttavia i dubbi, i pensieri, i turbamenti interiori della ragazza non possono semplicemente svanire, e basta qualunque conversazione per riportarla con la mente a ricordi pericolosi. Si ritrova a sbottare mentre strappa l'ennesimo ciuffo d'erba ritrovando nel viso di Kouki una sorta di muta comprensione. La ragazza abbozza un sorriso, si rivela essere concorde e quel che dice porta l'Uchiha ad ascoltarla con attenzione ed improvviso interesse. <Svegliata qui?> domanda aggrottando le sopracciglia, confusa, non capendo bene cosa voglia dire per poi andare a sentire il resto del discorso e quindi scuotere appena il capo. <Non ha senso... Ormai sei così. Adesso sei la persona che ho davanti. A che ti serve capire come saresti stata se le cose fossero andate diversamente?> domanda lei con una vena malinconica nella voce. Capisce il bisogno di immaginare per sé una vita diversa, una vita che avrebbe potuto assaporare se solo alcune cose fossero andate in modo diverso. Anche lei si è spesso soffermata a chiedersi come sarebbe stata se fosse rimasta con Arima, se Katsumi non l'avesse abbandonata, se adesso Hitachi fosse rimasto al suo fianco... Ma pensare a questo fa solamente male, la ferisce nel profondo, perchè sono vite che non potrà vivere, scenari che può solo desiderare impotente. <Però ti capisco... Anche io non so chi sono. Cerco di capirlo man mano che scopro i miei stessi pensieri, giorno dopo giorno> sospira ritrovandosi affine alle esperienze dell'altra. Nessun ricordo, nessun passato. Vuoto. Solo il desiderio di trovare un posto per loro in quel mondo troppo grande. <E' estenuante...> ammette, alla fine, con tono triste, chinandosi a strappare l'ennesimo ciuffo d'erba sotto i propri occhi. [chakra: 34/34]

13:45 Kouki:
  [Casa] Quel lavoro si fa un po’ più leggero se la compagnia è buona, e lo è. La corvina accanto a lei, con quegli occhi così particolari, la interessa, la incuriosisce. Tutto quello che si dicono sembra uscire dagli stessi pensieri, nonostante le loro vicissitudini, probabilmente, sono diverse. Pian piano il giardino sembra ripulirsi, farsi più bello, mentre loro continuano a strappare le erbacce e a condividere i propri pensieri. La pioggia continua a scendere, lei si sporca e i propri capelli si appiccicano al viso, così come i vestiti. È tutta una scomodità. <Si, svegliata. Mi sono ritrovata sul carro di alcuni mercanti. Non ricordavo nulla, avevo la febbre… e loro mi hanno chiama Kouki.> a ripensare a quel gruppo di uomini si ritrova a sentirseli mancare. Lei ha deciso poi di rimanere, nella stanza di una locanda, e al momento, in quel periodo, non ha provato nulla nel separarsi da loro. Ora invece il viso si scurisce, non riuscendo a comprendere quello che prova. <Prima ero diversa, prima ero come mi avevano creata, come il mio creatore voleva. Ha soffocato la mia vera me, modellandola.> la rabbia torna, quel sentimento che sente impetuoso come un fuoco nelle sue vene. Un sentimento tutto per quello scienziato. <E ora che invece sto capendo come sono in realtà, sono così confusa perché non conosco nulla di sentimenti e per me le cose che sono normali per gli altri… per me sono difficili da comprendere.> commenta, quasi con disinteresse, ma sentendosi in realtà come al sicuro nel parlare con quella ragazza. Le mani continuano ad afferrare e strappare, mentre le parole scivolano dalle labbra. <Non vorrei focalizzarmi troppo sul passato, ma mi è impossibile… Lei è sempre lì a ricordarmelo.> commenta, amara, per poi ascoltare con attenzione le parole dell’altra. Uguale, così uguale a lei. Estenuante è proprio la parola giusta. Un altro sorriso lieve sulle sue labbra, il viso leggero. <Hai ragione, è proprio estenuante. Lottare ogni giorno per affermarsi, trovare un senso, comprendere le cose più semplici.> un lieve sospiro, quindi andrebbe a guardarsi intorno per vedere se c’è altro da fare, se hanno mancato qualche pezzo, qualche erbaccia. <Sai, è la prima volta che incontro qualcuno così simile a me.> ammette infine, col desiderio di condividere con lei quel senso di sollievo che sente addosso. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

14:16 Haran:
 Senza neppure rendersene conto, le due si sono ritrovate a muoversi e spostarsi e ripulire tutto il giardino attorno alla casa. Muovendosi muovendosi hanno finito col ripulire il giardino facendo il giro attorno alla struttura. Le erbacce hanno lasciato le loro dita sporche di fango, terriccio e pioggia. I vestiti sono tutti macchiati, la pelle sporca, bagnata, un po' sbucciata per via di quel continuo gattonare di Akira sul terreno per spostarsi. Non si è mai immersa tanto, letteralmente, nella natura e le sembra di sentire l'odore di pioggia e di terra bagnata penetrarle il cervello. Una sensazione che non trova così fastidiosa, ma piuttosto intensa. Stanca, decisamente, ma non dispiaciuta. Questa missione poteva rivelarsi assai più lunga e noiosa con altri compagni. Questa bambina, invece, ha qualcosa di diverso. Sembra riuscire a capirla, la pensa come lei per molti aspetti e fa trascorrere il tempo più piacevolmente. Anche strappare erbacce con lei sembra qualcosa di migliore e se ne sente confortata. Stringe un altro ciuffo d'erba e lo sradica con forza buttandolo nel cesto posto sulla sua schiena. Ascolta il racconto di lei in silenzio e schiude appena le labbra quando lei le rivela le sue difficoltà nel vivere la vita di tutti i giorni. Quasi le manca il fiato nel realizzare che, al mondo, esiste un'altra persona come lei. Che si senta persa, frustrata e combattuta allo stesso modo. <A-anche io mi sento così!> esclama di getto, d'istinto, osservandola sinceramente e appassionatamente negli occhi. Quel distacco iniziale va lentamente sciogliendosi quando scorge nelle parole di Kouki quel filo di comprensione di cui tanto aveva bisogno. <Tutti hanno vissuto una vita normale, sono cresciuti imparando da piccoli come si vive, mentre noi... non lo sappiamo> mormora lei con fare sconfortato, triste, mordendosi il labbro inferiore. <Beh, tu non lo ricordi. Un tempo sicuramente lo hai imparato anche tu...> rettifica Akira, non avendo la minima idea del fatto che la Yakushi, proprio come lei, è un esperimento di laboratorio. <E' difficile riconoscere le situazioni che si hanno davanti. O dei modi di dire che non si sono mai sentiti prima... Ci sono luoghi in cui è bene togliersi le scarpe, altri in cui non è bene parlare o far rumore, altri in cui si va vestiti in un certo modo. E tutti lo sanno da sempre, mentre io devo impararlo facendo ogni volta la figura della stupida...> Abbassa lo sguardo, osserva il terreno sotto di sé ormai composto quasi solo da fiori ed erbe medicinali che ha visto e riconosciuto sul libro portato con sé. Nota in questo giardino ormai ripulito uno degli ultimi ciuffetti d'erba selvatica e vi si avvicina, s'inchina, andando quindi a porre la destrorsa alla base di quel mazzetto per poi stringerla attorno ad essa. Una forte pressione, una spinta ed ecco che questo va divellendosi dal terreno rimanendo esanime fra le sue dita sottili. <Lei?> domanderebbe, quindi, alla specifica di Kouki. Non sa "dell'Altra", non sa di chi stia parlando e alza il viso confusa nel cercare da lei un chiarimento. Anche Kouki sembra essere stanca di quel modo di vivere la vita e le rivela che è la prima persona che trova che possa comprenderla. Akira schiude le labbra fermando il suo fare e, prendendosi qualche attimo di tempo, va poi a risponderle con voce mesta e un po' imbarazzata. <...Io ho trovato qualcuno che credevo essermi simile ma... tu sei la prima che sembri capire davvero quello che provo> rivela lei togliendosi con le mani i ciuffi fradici dagli occhi. Si sporca di terra la fronte, il viso, avendo le mani macchiate, ma non se ne cura. Hitachi, Keizo, Kioshi anche loro sono cloni che come lei condividono lo stesso destino e, in parte, lo stesso sangue. Tuttavia per quanto simili a lei nessuno di loro ha mai capito davvero i suoi sentimenti. Hanno avuto modo di crescere con qualcuno, d'essere seguiti e monitorati ed in qualche modo hanno trovato la loro via nel mondo. Akira, invece, è sola. E' rimasta abbandonata a se stessa senza una guida, senza qualcuno ad insegnarle come muoversi in questo universo troppo vasto. E' rimasta sola e per la prima volta sente che qualcuno possa comprendere ciò che prova. <Magari.. possiamo fare qualche altra missione insieme> azzarderebbe lei, timidamente, poco dopo, alzando lo sguardo su Kouki con fare perplesso, indeciso, un po' in difficoltà mentre la pioggia cade ed il tempo scorre silente. Non dovrebbe farlo... non dovrebbe affezionarsi, non dovrebbe cercare di creare un legame con lei. Tutte le persone di cui si fida finiscono col tradirla, con l'abbandonarla. Non dovrebbe illudersi una volta ancora di aver trovato qualcuno che non l'avrebbe lasciata. Ma l'atavico bisogno di trovare qualcuno che possa comprenderla ha la meglio e, d'istinto, pone quella richiesta alla volta della Yakushi. [chakra: 34/34]

14:48 Kouki:
  [Casa] Continua nel suo fare, sporcandosi, bagnandosi, ma non le importa. È concentrata sull’altra ragazza per il momento, è concentrata a sentirne le parole a sentirsi così coinvolta e compresa. È vero che gli altri possono immaginare, così tanto forse da credere di poter comprendere profondamente, ma non è così. Ci sono cose che se non le si provano sulla propria pelle non si capiscono appieno. Man mano le due compagne si aggirano per il giardino, trascinando le ginocchia e le mani, e la pioggia che continua a cadere rende il tutto decisamente difficile, ma non le dispiace in fondo. Le fasciature iniziano a darle fastidio, così zuppe da essere un ostacolo, da sfaldarsi. Il dire della corvina la coglie ancora una volta di sorpresa, sembrerebbe entusiasta e con fervore le comunica che anche per lei è lo stesso. Entrambe hanno difficoltà nelle cose che altri ritengono normali e semplici. Per la prima volta la ragazzina si lascia andare in un’espressione decisamente sollevata, non essere soli in qualcosa è sempre bello dopo tutto. Alle sue parole, però, il viso si intristisce nuovamente, con una vena di rabbia. Scuote la testa, piano. <Ho iniziato a ricordare. Ma tutto quello che mi hanno insegnato sono… punizioni. Esperimenti e torture.> commenta in maniera più secca, mentre con forza andrebbe ad estirpare un altro ciuffo d’erbaccia. <Sofferenza e rabbia. Paura di morire, desiderare di essere la migliore per evitare altre cicatrici. Isolamento, fare la fame. Test, esami.> fa un elenco abbastanza generico di quello che le hanno insegnato, ad ogni parola una fitta, ad ogni fitta un pensiero rabbioso. Non può che annuire alle sue successive parole, ritrovando solo in parte quella serenità che era riuscita a guadagnare con lei. <E’ proprio vero. Non sapere come comportarsi, se bisogna salutare, presentarsi. Molte cose le ho imparate e ora cerco sempre di studiare il prossimo per vedere come si comporta e come ragiona. Molte emozioni io non riuscivo ad identificarle. Non sapevo cosa fosse la gioia, ma ora si.> ma le sorge ora una domanda, che subito va a porre verso l’altra ragazza, una domanda che fino ad allora era rimasta sopita. <A te come mai non è stato insegnato nulla?> cosa le è successo? Ma prima tocca alla giovane Yakushi rispondere a quella domanda, andando a stringersi nelle spalle. <Lei è la Voce che ho nella testa. È l’Altra, è sempre me ma è diversa. Pensa e vive in un modo tutto suo, dentro di me. Non so come sia successo… semplicemente un giorno mi sono abbandonata e lei è arrivata in mia difesa.> le deve molto e non può negarlo. <Se non fosse stato per lei, sarei morta completamente.> qualcuno che possa comprenderla del tutto forse è impossibile, ma non le importa, per lei già quello che può fare Akira è decisamente tanto. Continua a strappare l’erba cattiva, controllando di tanto in tanto sul libro, mentre ascolta il dire dell’altra e solo ogni tanto la osserva, per non distrarsi dal lavoro. <Capisco. Io non ho trovato nessuno di simile a me, ma ho trovato persone che possono immaginare come mi sento. Non è la stessa cosa però. Tu sei diversa.> forse un’amica, forse nulla, non può saperlo, ma sa che stare con lei la rende tranquilla. Sola per troppo tempo, ma ora sembra proprio che la vita le stia sorridendo, nonostante tutto. Quella richiesta viene colta, ma prima di rispondere, la ragazzina fermerebbe il suo fare e si volterebbe verso di lei. <Vuoi fare altre missioni con me?> sembra stupita, ma non infastidita. Ricorda quella proposta che le era stata fatta da un ragazzo, poi sparito, e crede che forse lei le stia facendo la stessa identica proposta. <Vuoi fare squadra con me?> ah, si era sentita così felice quando le era stato proposto… per poi sentirsi tremendamente abbandonata quando non se ne è fatto più nulla. Un’amica, una vera amica qui a Kusa. Per qualche istante la sua espressone sembra essere quella di una effettiva bambina. <A me piacerebbe.> ammette infine, spunta un sorriso, uno di quelli sinceri, e subito dopo torna a finire il suo lavoro con le erbacce. Eppure c’è sempre un pericolo nel creare legami e lo sa bene. Infatti si blocca, gli occhi fissi sull’erba. <Spero solo che tu non soffra a causa mia.> è un pericolo sempre costante dopo tutto. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

15:21 Haran:
 I ricordi che ha ritrovato Kouki non sembrano essere affatto piacevoli. Akira l'ascolta leggermente sorpresa, dispiaciuta che tutto ciò che l'altra abbia ritrovato fosse così triste e misero. Le dispiace pensare che da piccola possa aver dovuto subire tutte quelle brutte cose e sente di non poter comprendere questo aspetto della sua vita. Non può capire la vecchia Kouki, ma può comprendere quella che ha ora davanti. Quella spaurita e sperduta come Akira. <Mi dispiace... non deve essere stato piacevole> non sa bene cos'altro dire, non sa cosa effettivamente vada fatto in questo tipo di situazioni. Nel dubbio preferisce limitarsi, star zitta, evitare di causare ancora più dolore con qualcosa di inappropriato. L'ascolta ancora, accoglie quelle parole iniziando a conoscere meglio quella creatura al suo fianco. Una ragazza che le sta facendo dono di piccole parti di sé. Esperienze passate, pensieri, riflessioni, ricordi. Si sta aprendo inaspettatamente a lei donandole quanto di più prezioso ormai esista al mondo: sincerità. Akira fa tesoro di tali informazioni e quando la bambina le pone quella domanda si ritrova improvvisamente in enorme difficoltà. Non sa se dovrebbe dirglielo o meno, non sa se dirle la verità avrebbe in qualche modo cambiare quel rapporto che sembra essersi instaurato fra loro nel mentre. Tuttavia non se la sente di ripagare la sincerità della bambina con delle menzogne o con delle mezze verità. Sente nel profondo, istintivamente, che sarebbe scorretto, che sarebbe cattivo. Per cui cerca di convincersi che in fondo non le importa se anche Kouki l'avrebbe abbandonata venendo a conoscenza della verità, cerca di convincersi che non è importante se l'altra fosse rimasta o meno con lei a prescindere dalla sua natura di clone e abbassa lo sguardo sul giardino. Strappa un altro ciuffo di erba selvatica e risponde al suo dire con voce bassa, leggermente, tesa, rifuggendo il suo sguardo per timore di leggere nelle sue iridi un tono di accusa: o peggio, giudizio. <Quando mi sono svegliata la prima volta mi trovavo in una cella. Ho vissuto lì per... beh, non so quanto tempo. Ogni tanto una persona veniva a trovarmi, mi insegnava cose. Mi ha insegnato la discendenza degli Uchiha, la storia del Clan e dei Villaggi Ninja. Mi ha insegnato a leggere e scrivere e a parlare correttamente> inizia a spiegare Akira incapace però di rivelare il nome di Arima. Un nome che duole troppo ora, che porta a galla un dolore risvegliatosi a seguito delle informazioni ricevute da Keizo sulla notte della sua stessa liberazione. <Non potevo uscire e non avevo mai visto nessun altro all'infuori di lui. Finché non è arrivato un altro Uchiha a liberarmi. Mi ha promesso di insegnarmi cose, di aiutarmi ma... è sparito. E così mi sono trovata da sola a vivere nel mondo esterno senza sapere bene come muovermi, come comportarmi... è tutto nuovo e non so di chi fidarmi per imparare. Le persone a cui mi sono affidata sono sparite tutte dopo avermi promesso di rimanere con me> rivela con tono piatto, freddo, distante, mentre dentro di lei il ricordo brucia e duole. <Suppongo sia il destino di noi cloni... quello di rimanere soli.> Si stringe nelle spalle a quell'ultimo dire espirando stancamente, stracciando via l'ultimo ciuffetto d'erbaccia rimasto nella sua zona di controllo. La pioggia, senza che le due se ne accorgessero, va lentamente fermandosi ma i loro discorso proseguono. A quanto pare Kouki ha una parte di sé che la protegge ed aiuta, ne parla quasi come fosse una seconda persona. Akira pensa immediatamente a Koichi ed a Chikage, due anime in un solo corpo, e tuttavia non sa se si tratti dello stesso tipo di situazione. <Almeno cerca di aiutarti... sembra una brava persona> commenta abbozzando un sorrisetto di circostanza, non sapendo bene come doversi comportare nel sentire questo tipo di informazioni. E' normale, quindi, avere voci nella testa che guidano le proprie azioni? E perchè lei non ne ha una? Non lo sa, è confusa, ma teme che chiedere chiarimenti alla giovane possa essere quanto mai scortese. Akira osserva, guarda il giardino e nota solo ora la differenza con la situazione prima del loro arrivo. Effettivamente ora sembra molto più ordinato: l'erba è verde e rada, non più alta e selvatica come prima, e i fiori son molto più visibili e liberi di crescere. Le erbe mediche e le piante coltivate si susseguono in una elegante varietà naturale che appare piacevole alla vista. La loro fatica, alla fine, ha portato dei veri frutti. Non solo alla proprietaria di casa, ma anche alla stessa coppia di kunoichi: entrambe sembrano apprezzare l'idea di lavorare in squadra e, alla domanda di Kouki circa il far squadra insieme, Akira va semplicemente schiudendo le labbra ed annuendo. <B-beh... sì. Sarebbe carino... no?> risponde lei, timidamente, sollevando lo sguardo sulla genin, deglutendo silenziosamente un grumo di saliva. <Almeno andiamo d'accordo. Potremmo lavorare bene insieme anche in combattimento> si stringe nelle spalle, innocentemente, dando quel suo parere, prima di aggrottare le sopracciglia a quell'ultimo dire della Yakushi. <Eh? Cosa vuoi dire?> domanda confusamente, alzandosi da terra con le gambe tutte sporche, bagnate e ricoperte di fango. <Perchè dovresti farmi soffrire?> chiede ancora, stranita, andando a recuperare ombrello e libro da terra. <E poi... sto cercando di essere più forte. Sto cercando di non affezionarmi più alle persone. In questo modo qualunque cosa facciano non posso rimanerci male. Quindi stai tranquilla. Andrà tutto bene> Cerca di rassicurarla, di calmarla e al tempo stesso le dice che vuole mettere distanze fra sé e il mondo. Forse un controsenso, forse un modo strano di dimostrare le proprie parole, forse per quanto si sforzi di rimanere sola, non sa proprio come fare. <Credo che le abbiamo tolte tutte, tu che dici?> domanderebbe quindi, alla fine, guardandosi attorno, cercando di notare eventuali altri sprazzi di erbacce rimasti in giro e non ancora tolti. [chakra: 34/34]

15:46 Kouki:
  [Casa] Non sa il motivo, non lo comprende, eppure è così che si sente, in un qualche modo simile, legata all’altra. È un tipo diverso di legame, ma pur sempre piacevole per quanto le riguarda. Non teme nulla, non teme un giudizio dell’altra, non teme di farle paura, sono ben altre cose delle quali ha paura. L’altra va a pronunciare poche e semplici parole, le dispiace per quei ricordi poco felici e lei si stringe nelle spalle. Non sa bene nemmeno come comportarsi, quindi si limita ad annuire. <A volte penso ancora di essere un oggetto, dopo tutto sono stata creata… studiata a tavolino, un ammasso di cellule che qualcun altro ha deciso di mettere insieme. E a volte credo di meritarmi tutto il male che incontro.> sono parole che escono spontanee dalla sua bocca, parole che ha ripetuto anche a Raido, ma che lui, suo padre, si è prodigato a cacciare via. Ma non può farci niente, forse fino a quando non avrà il pieno ricordo del suo passato, i progetti, forse non potrà andare avanti. Di sicuro non potrà farlo fino a quando il suo creatore e torturatore sarà ancora vivo. Un sospiro mentre il suo cuore accoglie quei propositi di vendetta. <Un… esperimento. È così triste se ci si pensa, sono solo questo, nata solo con questo scopo.> la rabbia monta, ma deve soffocarla, anzi la scarica su quelle ultime erbacce che va ad estirpare. In silenzio finalmente, attende che sia l’altra a rivelarle qualcosa su di sé, sperando in un qualche modo che lei provi le stesse cose, non di sofferenza o tristezza, ma di spontaneità verso di lei. Vuole sapere, conoscere, comprendere. E l’ascolta… risvegliata in una cella, segregata lì per tutta una vita con solo la visita di un essere umano, sempre lo stesso. Qualcuno che si è preso cura di lei, le ha insegnato a leggere e scrivere, insegnarle la storia. In seguito è sparito ed è stata liberata da un altro uomo e lei si è ritrovata sola e spaesata nuovamente in un mondo che non aveva mai avuto modo di conoscere effettivamente. Poi sente la parola clone… e comprende che sono più simili di quanto lei stessa potesse immaginare. La parola clone risveglia in lei qualcos’altro, un altro minimo ricordo sepolto, un qualcosa in più. <Mi dispiace… posso solo capire in parte cosa si prova ad essere rinchiusa da qualche parte. Sembriamo uguali, anche a me sono state insegnate quelle cose, tra un test e l’altro.> tra una tortura e l’altra, quando girava bene allo scienziato. <Sei ancora sola? Non c’è nessuno con te adesso? Mi dispiace, so quanto è brutto essere soli, una sensazione soffocante che ti svuota pian piano.> persone che hanno promesso e poi non ci sono state, deve essere stato anche peggio per Akira. <Mi dispiace che tu abbia trovato solo persone così, nessuno merita di stare da solo.> finalmente ora può concentrarsi su un altro aspetto della sua storia però. <Cosa intendi dire con clone?> non si rende conto di essere indiscreta, lei pone le domande non con cattiveria, ma per la semplice voglia di conoscere. Tuttavia poi si torna a Lei, a quella che dimora dentro di sé. <No, Lei non ti piacerebbe. Lei è sadica, cattiva, le piace fare del male e vuole perseguire il suo obiettivo. Lei mi tormenta, cerca costantemente di prendere il controllo ed è davvero stancante…> sospira rumorosamente, mentre l’altra comincia a raccogliere le proprie cose. Si guarda intorno, probabilmente hanno finito. <Ma è anche vero che mi ha aiutata si. Lei sa affrontare le situazioni che a me provocano dolore e paura, e io come una codarda scappo, lasciando che se ne occupi lei.> sa che non è normale, sa che è malata, sa che la doppia personalità è frutto del suo cervello, eppure ne parla come se fosse un’effettiva entità a sé. È sempre lei, ma diversa. <Temo di fare del male e di farti soffrire perché quando l’Altra prende il controllo io non sono consapevole di quello che fa. Uccide… ha ucciso… fatto cose discutibili, offende, smania nel svilire gli altri ed insulta. È violenta.> ecco spiegato il perché teme di farle del male, sa che non è un problema per la sua famiglia, ma potrebbe esserlo per Akira. <Sto cercando comunque un equilibrio e pian piano lo sto trovando. Le lascio un po’ di spazio e patto che non faccia del male a nessuno.> nessuno che non se lo meriti insomma. Si alza anche lei, continuando ad ascoltarla, osservando il loro lavoro. <Si è più forti distaccandosi dagli altri? Anche Lei lo pensa, gli altri li sfrutterebbe e basta. Ma io penso che invece la forza derivi dai legami.> afferma verso di lei, per poi annuire. <Penso che potremmo aver finito, si.> cerca di ripulirsi le gambe e le ginocchia, dovrà mettere da lavare tutto, anche se stessa. <Se vuoi, puoi contare su di me.> le sfugge dalle labbra, come un qualcosa di incontrollato. <So che pure io ne capisco poco, ma se sei sola posso farti compagnia.> imbarazzata, non sa bene come potrebbe prenderla Akira, un lieve rossore sulle guance ed evita di guardarla. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

16:24 Haran:
 E sono quelle rivelazioni a portare Akira a sentirsi definitivamente simile alla bambina. Allora anche lei è stata creata in laboratorio, non è nata come le altre persone, è... come lei. Pensano le stesse cose, provano le stesse cose, perchè hanno vissuto allo stesso modo. Circa. L'Uchiha l'ascolta senza rispondere fino a quando Kouki non va a cercare di confortarla a seguito del suo racconto sulla sua esistenza, sulla sua storia. Concordano su molte cose, la vedono in maniera leggermente diversa per altre, ma sostanzialmente hanno un'affinità mentale piuttosto forte. <No, smettila di pensarla così> dice Akira circa il primo commento espresso della Yakushi. Parole un po' perentorie, ma dette con un tono non troppo autoritario, più simile forse ad una sorta di richiesta. <Non abbiamo chiesto noi di nascere. Non abbiamo colpa se siamo dei prodotti di laboratorio, se siamo nate senza amore> inizia a dire Akira cercando forse di convincere l'altra delle stesse cose di cui cerca di convincere, ormai da tempo, proprio se stessa. <Non è colpa nostra se siamo quello che siamo e non dovremmo soffrire per questo. Siamo vive, abbiamo avuto l'opportunità di nascere in un modo o nell'altro, possiamo respirare e correre e camminare. Abbiamo ricevuto un dono che forse meritiamo e forse no, ma lo abbiamo e non possiamo sprecarlo continuando a credere di meritare le cattiverie che ci sono successe> Cerca di convincersi davvero di questo e lo dice ad alta voce, lo esprime all'altra cercando di convincere anche lei di questo. Lo dice, se lo ripete, a voce e a mente, eppure quanto è difficile riuscire a crederci ad un livello più profondo? Più reale? Si stringe nelle spalle quando l'altra si rivela dispiaciuta per lei e, alle sue domande, va abbassando lo sguardo. <No. Non c'è nessuno> risponde stringendo i pugni, guardando le erbe ai suoi piedi. L'unica persona che sente vicina in questo momento è Kioshi ma sa che quella loro vicinanza dipende solamente dalla missione che devono portare a termine. Una volta risolta quella, ne è sicura, lui se ne sarebbe andato e lei sarebbe rimasta nuovamente sola con se stessa. Per cui si considera sola già da ora, già da subito, allontanando dalla mente il pensiero di poter contare su di lui. Cerca di farlo così da non rimanere delusa una volta ancora quando anche lui se ne sarebbe andato. <Sono nata dai geni di Katsumi Uchiha. Sono stata creata in laboratorio per essere una sua copia in carne ed ossa. Un clone> spiega nel modo più chiaro e semplice possibile puntando sull'altra lo sguardo. E' la prima persona che, guardandola, non nota nei suoi lineamenti l'assurda somiglianza col mezzo Seiun. Ascolta quanto viene detto da Kouki su "l'Altra" e alle sue parole si ritrova ad inclinare il capo fissandola con fare stranito mentre un timido raggio di sole s'affaccia fra le nubi nel cielo. <Tutti uccidono. Non mi fa paura> dice semplicemente stringendosi nelle spalle, fissandola con espressione neutra in viso, come se la cosa non la sconvolgesse più di tanto. <La storia del mondo si basa su gente che uccide gente, perchè la cosa ti sconvolge? Anche noi dovremo uccidere, a un certo punto. Siamo ninja, no?> domanda sbattendo le ciglia, prima di inspirare e umettarsi le labbra. <Comunque dici che ti tormenta ma... hai mai provato a chiederti come si senta? Tu vivi coscientemente in questo corpo, giusto? E questa voce cerca di prenderne possesso. Quando lei ce la fa e tu cerchi di riprendertelo non diventi forse tu, l'Altra?> domanda Akira seguendo una logica forse crudele, forse contorta, ma semplice, sulla base delle poche informazioni che ha a disposizione. <Siete due persone che vivono in una casa con un solo letto... come si fa a decidere chi è giusto che lo usi?> domanda Akira ritornando quasi al discorso originario su bene e male. <Forse dovreste solo fare a turni, così sareste contente tutte e due. Magari è cattiva e arrabbiata perchè lei è quella che dorme sempre a terra> Azzarda lei una ipotesi stringendosi nelle spalle prima di andare poi a richiudere l'ombrello e il libro ormai inutile. Ascolta quanto viene detto da Kouki circa l'esser soli e si ritrova ad abbassare lo sguardo con fare incerto. <I legami rendono forti?> domanda a bassa voce, confusa, non affatto convinta. <A me hanno fatto solo male. Il mio creatore è morto, Katsumi mi ha liberato ed è sparito. Tutte le persone che hanno detto di essere la mia famiglia non mi hanno più cercata e chi ha detto di amarmi è...> Una fitta al cuore le fa sanguinare quella ferita ancora aperta nel suo animo. Hitachi è sparito. E' andato via. Le ha detto di amarla, l'ha baciata e poi non è più tornato. Le ha fatto scoprire un modo diverso di amare, una sfumatura diversa della parola amore e poi l'ha abbandonata come gli altri. Fa male. La sua assenza, il ricordo dei suoi occhi scuri, delle sue braccia calde che l'avvolgevano come un mantello, troppo grandi e lunghe per quel suo corpicino esile. Non termina il discorso scuotendo leggermente il capo. <Ogni volta che qualcuno spariva mi sono sentita più piccola. Più sola. Più stupida. Tutte le persone di cui mi sono fidata mi hanno tradito. Come posso credere di poter trarre forza da qualcosa che la maggior parte del tempo mi uccide?> La osserva ora dritta negli occhi stringendo le mani attorno al manico dell'ombrello ed alla copertina del libro che regge per il dorso. <No... non voglio più averne. Non voglio più fidarmi di nessuno> confessa dolorosamente avviandosi ora verso casa della vecchia. Fa male. Fa troppo male. E lei è stanca di soffrire. Andrebbe quindi a bussare alla porta della donna attendendo ch'ella compaia sulla soglia. L'anziana non ci metterebbe molto e, alla sua comparsa, Akira andrebbe a sfilarsi la cesta dalla schiena per porgerla verso di lei. <Abbiamo finito. Il giardino è abbastanza pulito, così?> chiederebbe alla donna con tono più cupo di qualche ora prima, scossa e turbata ora dai discorsi appena affrontati. Avrebbe ascoltato quanto detto dall'anziana e se l'altra le avesse indicato altre zone da ripulire sarebbe andata di corsa ad occuparsene altrimenti, se tutto fosse stato completato per il meglio, si sarebbe semplicemente volta verso Kouki con sguardo timido ed incerto. <Allora... alla prossima missione> la saluterebbe, imbarazzata, senza sapere bene come comportarsi. Distoglierebbe lo sguardo, timidamente, sentendosi strana per questo suo tentativo di tener fede alle sue decisioni. <Ciao!> Un saluto gettato così, rapidamente, alla ragazza, prima di andare a correre via di corsa verso casa. Una corsa che forse non vuole essere fatta per arrivare in un particolare luogo, ma per sfuggire alla tentazione di cadere ancora una volta nello stesso errore. [END]

16:44 Kouki:
  [Casa] Il cielo termina di versare le sue lacrime, come una muta metafora di quello che si è andato a creare fra lei ed Akira. Come se anche il cielo avesse acconsentito a quel tipo di legame. Le nuvole permangono ma il sole cerca di fare capolino di tanto in tanto. L’odore di erba bagnata impregna l’aria, e quel bel tempo improvviso illumina il lavoro svolto dalle due ragazze. Ascolta il dire della ragazza, su come non dovrebbe sentirsi, parole simili a quelle dette da suo padre, ma decisamente diverse alla fine. Sono più dirette, più sentite, più comprensibili. Sa che l’altra ragazza è uguale a lei, simile, diciamo, e quindi quelle parole fanno automaticamente più effetto. Non che disgusti quelle dette da Raido, ma è… diverso. Annuisce, non propriamente convinta del tutto ancora, ma ha capito cosa intende dire. <Si, meglio fare tesoro di quanto ci è stato dato. E perseguire la nostra strada e non quella che hanno steso per noi quando ci hanno create.> una piccola frase, alla quale crede ormai da tempo, deve solo ricordarsi di crederci. Prende atto della sua solitudine, ascolta la spiegazione che le viene data riguardo all’essere clone, e forse trova una spiegazione al suo esistere. Sul perché anche lei è stata creata. Piccoli ricordi di quanto il suo creatore le urlava contro, della sua rabbia, del perché non era riuscito come esperimento… perché non era totalmente uguale a Orochimaru. Sesso diverso, indole diversa, persino l’elemento del chakra è diverso. Un fallimento che le è stato fatto pesare da sempre. <Un clone.> si perde in quella parola, in quel tentativo fallito che si ritrova ad essere, e torna solo dopo un po’ ad osservare la ragazza. <Ho capito.> in seguito le parole dell’altra la fanno scuotere la testa, lentamente. <Hai ragione, normalmente si uccide, la storia si basa su questo. Ma l’Altra ha ucciso per divertimento, ha ucciso chi non c’entrava nulla. È un tipo diverso di uccidere. Quello che dici tu è quello pratico, quello che serve, quello che ha uno scopo. L’Altra non ce l’ha.> comunque sia in seguito sorride alle sue parole, annuendo. <Si, sai… ci sono arrivata anche io, anche se un po’ tardi. Per questo adesso la lascio prendere il controllo più spesso. Un equilibrio… mi sono accorta quanto egoista io sia stata, facendola uscire solo quando io non volevo affrontare il dolore, lasciandola sola ad affrontarlo per me.> lo sguardo viene abbassato, il sorriso tende a farsi più triste. <Me ne sono accorta, mi sono sentita in colpa. Pian piano però stiamo migliorando, ma la mia paura di non avere il controllo resta sempre.> alza le spalle, sospirando. <Lei si chiama E-001, anche se di recente ha deciso di scegliersi un altro nome. Se ti farà piacere, potrei anche fartela conoscere. Ma devi tenere bene a mente che potrebbe non essere piacevole, quindi non vorrei che poi tu scappassi e mi abbandonassi dopo che l’avrai conosciuta.> non fa un bell’effetto, ma in quella minuscola frase la ragazzina esprime a chiare lettere un’altra pausa. Sa che di Kaori e Raido ormai si può fidare, ma deve tastare il terreno con Akira. Le sue successive parole sui legami la intristiscono, non pensava, non aveva mai pensato di provare un simile sentimenti, eppure sentirla parlare in quel modo le procura una sorta di dolore. Non saprebbe come farle cambiare idea, anzi, magari rischierebbe solo di peggiorare le cose. <Mi dispiace. Forse il tempo renderà giustizia alle mie parole e allora potrai avere conferma che per quanto mi riguarda voglio starti accanto.> solo il tempo, come le ha detto Raido, pazientare e continuare a fare come crede sia meglio. La segue, andando verso la casa, per avvisare la signora. Un legame, quel legame, lei lo vuole. Ma non insisterà oltre al momento, sarebbe controproducente, quindi si limita al silenzio, ascoltando il responso della signora e quindi facendo un piccolo inchino per salutarla. Uscirebbe insieme ad Akira. <Si, alla prossima.> un altro sorriso, questa volta sente la speranza dentro di sé… e poi quel saluto, così normale, così dolce e tranquillo. La ragazzina solleverebbe una mano e la muoverebbe in segno di saluto, impacciata e buffa, quasi tenera a vederla. <Ciao…!> ricambia il saluto e quindi starebbe qualche second immobile, scombussolata da quell’incontro, ma con la voglia di rivederla. Ed è strano, molto strano per lei, ma di una stranezza che le piace, come per Hiroki. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 5 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C][END]

Akira e Kouki si dirigono a casa di una signora per estirpare le erbacce dal suo giardino, facendo ben attenzione a non causare danni ad eventuali altre erbe come quelle mediche. Con l'aiuto di un libro e il dispetto della pioggia, le due si mettono al lavoro, collaborando ed aiutandosi. In quel frangente nasce una profonda discussione, durante le quale entrambe si confidano l'una con l'altra trovandosi in qualche modo molto affini tra loro. Simili, uguali, con la tacita promessa di Kouki di non lasciare sola Akira, mentre quest'ultima propone un'altra missione insieme e chissà... forse un futuro team.