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La famiglia

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con Raido, Kouki

14:29 Raido:
  [Casa | Salotto] E' da poco tornato da Ame dopo aver consegnato i progetti di quell'arma tanto speciale, un'arma che può cambiare la concezione stessa di ninja. Non è stata una missione molto facile, al contrario, è forse una delle missioni più difficili che abbia mai affrontato da quando è diventato ninja a Kiri. Li non vi sono Noribiki e tutti i clan della nebbia sono facilmente battibili per lui ma i clan di Sunagakure presenti nel territorio dell'erba riescono a metterlo sempre in difficoltà ogni volta e i Noribiki sono la sua nemesi assoluta, non vi è niente di più distruttivo per lui. E' stanco, tremendamente stanco, non vuole più fare niente per tutto il giorno adesso, solo rilassarsi e godersi il pomeriggio in pace. Indosso porta un armatura pesante in parti metalliche fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sugli avambracci e sulle gambe sono stati posizionate apposite protezioni ovvero vambracci e schinieri; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Nell'orecchio ha una trasmittente per tenersi in contatto con gli altri nonostante la distanza. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero e imbevuta di un veleno composito speciale; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti: 1 tonico recupero chakra speciale, 2 tonici coagulanti, 2 confezioni di fili di nylon conduttore, 5 carte bomba, 2 bomba luce, 2 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 2 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 9 kunai a tre punte, tre per scompart, 9 shuriken 3 per scomparto. Nel portaoggetti ha posizionato un fuda con all'interno un respiratore per eventuali evenienze subacquee. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso. Nel polso destro vi è sigillata una nodachi imbevuta di veleno allucinogeno di livello S, nel polso sinistro una katana a doppia lama le cui lame sono imbevute di veleno allucinogeno di livello S. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato. Sul petto, precisamente sul pettorale destro, vi è piegato in modo che si veda solo il kanji "potenza" ha applicato 1 fuda potenziante; sul pettorale sinistro, invece, ha posizionato una particolare fuda speciale con il sigillo "potenza" dotato di forza maggiore. In ultimo, legata sulla schiena, ha lei, la samehada, la grande pelle di squalo ottenuta dal Kokketsu. Essa è avvolta in delle fasce bianche per coprirne le scaglie di squalo il quale hanno il potere di risucchiare il chakra nemico e non solo. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Sulla parte destra del collo, in basso, vi sono stampati in rilievo 3 tomoe nere, simbolo del patto fatto con il diavolo. Ha addosso ancora tutto quanto l'equipaggiamento ma non per molto, difatti va a togliere la samehada poggiandola contro la parete, appena la cintura con la katana all'appendi abiti, sfila i vari pezzi dell'armatura portandoli in camera sua e di Kaori per poi scendere nuovamente verso il salotto. E' tutto quanto vuoto, non vi è nessuno, Kaori deve essere ancora in ospedale mentre la madre in giro. Si siede sul sofà, uno dei divani più comodi che ha mai provato mentre sulla gamba destra è possibile vedere il pantalone squarciato e la ferita che si è procurato durante la missione. [Chk on]

14:37 Kouki:
  [Casa - camera] Ha appena concluso la missione di livello D. Dopo aver portato gli strumenti raccolti dal fabbro verso un luogo sicuro dove poterli contenere, si è diretta alla nuovissima stazione di Kusa e da lì ha preso l’ultimo treno che l’avrebbe poi tornata a Konoha. È stato un viaggio decisamente lungo, almeno per la sua concezione del tempo. Pieno di rancore, pensieri ed emozioni decisamente negative. La giovane Yakushi indossa il suo nuovo vestito bianco cinese, lungo fino a poco prima della metà delle cosce e dalle maniche lunghe, larghe e fresche, fino a ricoprirle anche le mani. I bordi del vestito sono colorati di blu, e presenta un accenno di colletto. La vita è stretta da una fascia anch’esso di colore blu, dove sul davanti vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa che ora porta, appunto, in vita. Il vestito inoltre presenta due spacchi laterali, ma sotto di esso vi è un tessuto blu a mo’ di gonna che copre tali aperture e risulta più lungo del vestito di qualche centimetro, arrivandole alla metà delle cosce. Al di sotto indossa dei pantaloncini neri dal tessuto elasticizzato, corti, e le fasciature bianche ricoprono l’intero suo corpo, a contatto con la pelle. Tali fasciature sono visibili sulle gambe e sul collo, mentre per il resto sono nascoste dai vestiti. Scarpe nere da ninja ai piedi e guanti a mezze dita alle mani, del medesimo colore. Alla coscia destra vi è invece il porta kunai e shuriken, mentre alla vita, dietro alla schiena, vi è il porta oggetti. I lunghi capelli neri sono raccolti in uno chignon, pratico ed elegante, mettendo così a vista il simbolo del proprio clan Yakushi che si trova ricamano sulla schiena del vestito, a livello infra scapolare. Solo due ciocche di capelli laterali al viso sono tenute sciolte, libere di caderle in avanti sulle spalle, e che, insieme alla frangia, incorniciano quel suo visino pallido e gli occhi profondi e gialli. L’espressione è carica di tensione e risentimento, non riesce a fermare il vortice dei suoi pensieri per poterci ragionare su, semplicemente si lascia trascinare in una morsa di rabbia e nervosismo. Si sente ferita e non riesce nemmeno a capire il perché le possa importare tanto, non potrebbe semplicemente ignorare la cosa? Non si sa. Fatto sta che appena il treno sarebbe arrivato a Konoha, la ragazzina si sarebbe diretta verso la casa di Kaori, dove attualmente vive con lei, Raido e la madre della Hyuga. La sua nuova famiglia… ma al momento, nemmeno l’idea di avere una madre e un padre la calmano. Una volta arrivata davanti casa, ne varcherebbe la soglia con una certa irruenza, poco rispettosa di chi magari sta riposando, e nemmeno preoccupandosi di essere educata annunciandosi o altro. Dopo tutto non è abituata a vivere in famiglia, ha ancora molte cose da imparare, in più è pervasa dall’insofferenza. Non si guarda intorno, non osserverebbe eventuali presenti e non degnerebbe di una sola parola nessuno. Semplicemente si avvierebbe con passo svelto e testa bassa verso le scale, che andrebbe a salire senza preoccuparsi di essere silenziosa. I piedi sbattono e velocemente si porterebbe verso la propria stanza. Una volta varcata la soglia di quella stanza tutta sua, la ragazzina andrebbe a sbattere la porta dietro di sé, con l’intento di chiuderla e far sapere al mondo che è decisamente intrattabile. Camminerebbe verso il letto e inizierebbe a levarsi il porta kunai e shuriken e il porta oggetti, con rabbia e movimenti frenetici, per poi lasciarli cadere sul pavimento con poca grazia. <Ti lasci trattare in questo modo? Non dovresti lasciar correre.> un sibilo fuoriesce dalle sue labbra, velenoso e mellifluo, diretto a se stessa, mentre un lieve ghigno si delinea sulle sue pallide labbra e gli occhi brillano di una luce sinistra e viscida. <Non mi sta bene, ma che dovrei fare?> il viso si trasforma nuovamente, il suo tono è più sussurrato, più nervoso, mentre l’espressione torna a farsi irata e le mani si chiudono a pugno dopo essersi sfilata anche i guanti, anch’essi lasciati cadere a terra. <Io avrei una bella soluzione in proposito.> nuovamente quel ghigno spunta, si fa più accentuato, lo sguardo malvagio e divertito, mentre una punta di sadismo viene messa in risalto. Giusto qualche istante, e la ragazzina andrebbe a scuotere la testa con veemenza, per scacciarla, per scacciare le sue parole, mentre le mani si porterebbero a stringere la propria testa. Quel dannato ragazzo la porterà all’esasperazione, se lo sente.

14:55 Raido:
  [Casa | Salotto] Il pomeriggio si presenta tranquillo, in casa non vi è nessuno e il silenzio è praticamente sovrano. Non può chiedere di meglio anche se vorrebbe vedere Kaori e..sua figlia, Kouki. Il pensiero di avere una figlia, di avere la ragazzina come figlia lo porta a sorridere come fosse una novità, un qualcosa di appena accaduto. Ancora non ci crede, non crede a quello che sta succedendo, la sua vita è perfetta, troppo perfetta per essere vera. Qualche anno fa non avrebbe mai pensato di poter mettere su famiglia, di sposarsi, di avere una famiglia tutta sua a cui badare e una figlia da crescere. Sebbene non sia la sua figli biologica, però, considera Kouki come sangue del suo sangue, le vuole troppo bene, tiene troppo a quella ragazza per considerarla di meno. Forse il Raido di un tempo l'avrebbe snobbata o lasciata stare, non si sarebbe preoccupato di lei oppure l'avrebbe incitata a divenire più forte e potente proponendole ogni giorno ogni tipo di sfida. Da quando ha incontrato Kaori, però, tutto è cambiato, come il suo modo di pensare, il suo modo di approcciarsi alla vita, ogni cosa e non può fare a meno di essere felice per questa cosa. Il cuore batte piano, il respiro è lento, si sta rilassando su quel divano; porta le braccia all'altezza della testa, le mani vengono unite e poste sotto il capo che andrebbe ad appoggiare contro lo schienale del divano. Piano piano gli occhi si chiudono, il sonno è in procinto di arrivare e una dormita è ciò che gli serve, una bella e lunga dormito per riprendere le forze. Purtroppo fare parte di una famiglia significa avere anche dei grattacapi, risolvere questioni interne e bada a tutti i membri, proprio come deve fare con Kouki. Sente la porta aprirsi e venire sbattuta con violenza senza preoccuparsi se vi è qualcuno che sta riposando. Apre gli occhi di scatto, spaventato per certi versi e irritato per altri; si affaccia dalla parte della porta riuscendo a intravedere la figura di Kouki che sale le scale facendo tutto il rumore di questo mondo e ancora sente la porta della sua camera sbattere con la stessa violenza. Non serve un genio per capire che è arrabbiata e ha quasi paura a chiederle cosa le sia successo. Sbuffa, riporta lo sguardo davanti a se, avrebbe voluto tanto riposare e dormire, farsi quelle due ore di sonno prima dell'arrivo di tutti quanti ma purtroppo non è possibile <Hai voluto essere genitori?> parla da solo a se stesso <Adesso alzati e comportati da padre> si incita a fare la cosa giusta andando contro voglia. Si alza dal divano, si porta verso la porta per poi cominciare a salire le scale, gradino dopo gradino, non ha fretta, non ha alcuna fretta di arrivare. Va piano fino a giungere al pianerottolo superiore fermandosi davanti la porta della ragazza. Sospira, butta fuori l'aria conservata nei polmoni mentre il braccio destro si muove, la mano si apre andando ad afferrare la maniglia della porta cercando di aprirla e mostrando l'interno della camera della genin <Nemmeno un ciao, niente, non ci hai pensato due volte ad andartene senza salutare, vero?> entra nella stanza andando a richiudere la porta dietro di se. La stanza è molto carina, tranquilla, una stanzetta ideale per una ragazza di 11/12 anni. Resta fermo e immobile al fianco della porta a guardarla <Dai, cosa è successo?> vuole sapere cosa vi è che la turba talmente tanto da portarla ad essere violenta. [Chk on]

15:14 Kouki:
  [Casa - camera] La testa viene scossa e in quel momento decide di chinarsi per raccogliere quello che ha lasciato cadere a terra, per afferrarlo e quanto meno posarlo sul comodino. Almeno le sue cose le tratta bene, non è un granchè, ma sempre meglio dell’assoluto menefreghismo. Vivere da sola era triste, vero, ma per certi versi anche più libero, infatti non si è mai dovuta preoccupare di disturbare con le sue crisi o di avere sempre e costantemente la dovuta accortezza ed educazione. Kaori, sua madre, le ha assicurato che niente al mondo le farà cambiare idea sulla giovane e che non verrà abbandonata. Questo ha fatto scattare un contorto ragionamento nella mente dell’Altra, che ora la porta a cercare di prendere il controllo ed esagerare. Li vuole mettere alla prova, sia Kaori che Raido, ma fortunatamente la ragazzina riesce ancora a mantenere il proprio controllo. Non ci tiene ad essere problematica più di quanto non lo sia già. La porta della sua stanza viene aperta, e lei si volterebbe di scatto verso di essa, con espressione nervosa, arrabbiata, come se dovesse urlare contro a chiunque abbia osato mettere piede nella sua stanza. Be, dovrà abituarsi al concetto di famiglia, non è più da sola, dopo tutto. Lo sguardo giallo si posa sulla figura di Raido, suo padre, e in silenzio starebbe ad ascoltare le sue parole. Non risponde, non subito almeno, per poi optare sulla sincerità. <Non ti avevo visto.> sincera, appunto, ma del resto come avrebbe potuto vederlo se nemmeno si è guardata intorno una volta entrata? Non si sente in colpa, non prova questo tipo di sentimento, ma solo il fastidio di quella situazione scomoda. <Ho concluso una missione a Kusa.> e da quella reazione sembrerebbe che sia andata male, fallita. Tono stizzito e sguardo che evita accuratamente quello del padre. <Una cosa semplice, dovevamo prendere dell’attrezzatura da dei fabbri, per la statua che stanno facendo.> la sta prendendo larga, ma nemmeno poi tanto, infatti arriva subito al dunque. <C’era quel ragazzo. Non ha fatto altro che punzecchiarmi, ragionare come un bambino e darmi la colpa di tutto.> da per scontato che Raido si ricordi di che ragazzo stia parlando, dato che gli aveva accennato di quel battibecco che aveva avuto con il compagno di sventure nelle fogne. Man mano che parla il tono si fa sempre più sibilante, la rabbia sale, il fastidio aumenta. <Come al solito io volevo solamente aiutare, ma forse sono io che sbaglio, forse mi esprimo in maniera sbagliata? Cosa c’è di sbagliato nel voler collaborare in una missione? Volevo che ognuno esprimesse delle proprie idee e strategie, ma lui mi ha praticamente detto che a seguire le mie strategie si rischia solo la vita! Come se fosse colpa se siamo quasi morti in quelle maledette fogne, era un colpo basso. Mi ha insultata e detto qualcosa di falso su di me, dato che nelle fogne io ho seguito le sue di strategie, perché erano ottime e convincenti.> parla tanto e lo fa senza prendere fiato, mentre inizierebbe a camminare avanti e indietro al lato del letto. Potrebbe persino sembrare una scena comica, buffa, ma la rabbia è tanta al momento. <Non ci sto a farmi buttare fango addosso. Io parlo e quello nemmeno mi ascolta, e poi non dovrei arrabbiarmi?> si fermerebbe ora, mostrando il fianco a Raido che è rimasto fermo accanto alla porta. <Non gli importava nulla di me e dell’altro ragazzo, aveva la sua strategia e l’avrebbe portata avanti anche da solo, fregandosene sia del mio parere che dell’altro ragazzo.> e riprende, sembra una pentola di fagioli. <E dire che sono io quella egoista, ma almeno so quando bisogna collaborare.> si può certo dire che è letteralmente avvelenata, doveva sfogarsi dato che si è dovuta trattenere per tutto il tempo della missione, per non mandarla a rotoli.

15:37 Raido:
  [Casa | Camera] Avere una famiglia significa anche questo, badare ai problemi di tutti i membri e cercare di risolverli, specialmente per lui che è il capo famiglia, colui che deve gestire tutto quanto, almeno in teoria ma ha imparato che fare tutto quanto da solo porta solamente a orribili conseguenze. Lo ha imparato durante le missioni, durante gli eventi di cappuccio rosso dove ha praticamente cercato di risolvere da se le varie questioni senza tenere conto della Hyuga avendo il desiderio persistente di volerla proteggere a tutti i costi. Con Kouki è la stessa cosa, vuole risolvere con lei i problemi ma allo stesso tempo non può permettere che qualcuno si avvicini a lei e le dia fastidio o le faccia del male. E' andato a parlare con Hiroki proprio per questo, per tenerlo a bada e non fargli fare cose strano con la sua bambina. Ha una concezione strana della vita ma è il suo carattere e non può cambiarlo, ci sta provando ma riesce sempre di meno a farlo, trova giusto il suo metodo, trova giusto il suo modo di agire. Resta fermo al fianco della porta, sguardo fisso sulla Yakushi mentre va a rispondere alla prima domanda..sincera, glielo legge negli occhi, non ha motivo di mentirgli su una cosa del genere. Resta in silenzio senza dirle altro mentre ode la parte più sostanziosa, gli spiega cosa è successo per farlo diventare una furia del genere. Ascolta interessato, vuole sapere tutto di quello che le accade intorno, sapere ogni singola cosa, essere presente in modo incondizionato, svolgere come si deve il suo ruolo di padre. Gli viene da ridere ma soffoca il tutto, soffoca per non darle fastidio ma tutto questo rasenta la più pura delle normalità, non c'è niente di strano. Tra compagni di squadra è normale litigare, nessuno vuole cedere il comando, tutti quanti voglio fare di testa propria ma Kouki lo sorprende, dimostra di avere l'atteggiamento di un vero leader e questo non può fare altro che compiacerlo, sapere che sua figlia può diventare un capo un giorno. Inizia a camminare, avanza verso il letto cercando di giungere in prossimità della ragazza per poi sedersi sul materasso poggiando i glutei. Sospira facendola finire di parlare e la situazione è semplice, molto semplice <Vedi Kouki, quando ero ragazzo avevo anche io questi problemi con i miei compagni di squadra. Ricordo un giorno, ero ancora genin e mi sono messo a litigare con un Kori perche entrambi volevamo fare di testa nostra. E' finita a botte e questo ragazzo ha iniziato a svilirmi per tutta Kiri, è stato un periodo orribile> sono piccoli pezzi della sua vita che non racconta mai, non vi è il bisogno di svelare tanto del suo passato a meno che non ce n'è sia il bisogno. Volta il capo verso la ragazza, sorride guardandola negli occhi <Sai cosa ho fatto alla fine?> una piccola pausa prima di riprendere il discorso <Ho dimostrato a tutti quanti che si sbagliava attraverso i fatti. Ho dimostro al villaggio che ero io il più affidabile e non lui> una rivincita, una piccola rivincita che si è preso su questo soggetto che gli ha dato fastidio per tanto tempo. Prende fiato, riprende aria <Molti vogliono avere ragione per colpa di un caratteraccio ma tu hai dimostrato di essere un leader migliore, proprio perchè hai cercato di ascoltare il parere di tutti. Certe cose succedono e sono normali durante le difficoltà ma è il modo in cui reagiamo che fa la differenza, non trovi?> chiede a sua volta alla ragazza sempre con il sorriso in viso. [Chk on]

16:00 Kouki:
  [Casa - camera] C’è da dire che anche lei si sta comportando in maniera abbastanza infantile, ma si potrebbe quasi perdonare data la sua effettiva giovane età… cosa che invece lei non perdona su un ragazzo così grande come sembra essere l’altro. Sbuffa, rimane immobile a rimuginare su quanto detto e a cercare di tenere calma l’Altra, la quale sembra divertirsi un mondo, come al solito. Ora tace, attendendo che suo padre faccia qualcosa, abbia una reazione, qualsiasi cosa. E lui, nel più completo silenzio, decide di entrare nella stanza ed avvicinarsi al letto, per poi sedersi sul materasso. La giovane lo segue con gli occhi, le labbra serrate e l’attesa sul suo volto, ma quello che l’uomo va a dirle sembra avere un giusto impatto. Innanzitutto sembra rilassarsi lievemente quando scopre che anche lui ha passato un momento simile, litigare con un compagno ed essere svilito da egli senza una valida ragione. La soluzione che lui ha trovato, infine, sembra aver avuto il giusto effetto. Dimostrare coi fatti chi dei due avesse ragione, e alla fine i fatti dicono sempre la verità. Pazienza quindi, attendere che solo il tempo aggiusti le cose. Ma sono le ultime parole a sorprenderla, non tanto il complimento che le ha dato sul fatto di essere una leader migliore, quello le fa piacere, le da le giuste certezze per continuare in quel modo… ma quello che davvero l’ha sorpresa è il sapere che sono cose del tutto normali. Il viso si rilassa, l’espressione si fa decisamente carica di stupore. E chi lo avrebbe mai detto che nella società potessero succedere spesso cose simili? <Oh.> un solo commento, e nel giro di pochi minuti suo padre sembra aver sistemato tutto. <Quindi dovrei portare pazienza, continuare ad agire come sto facendo e lasciare che parlino i fatti.> alla fine quella soluzione le piace, ma non hanno fatto i conti con qualcosa di particolare ed importante. La testa viene scossa, mentre un sospiro viene liberato dalle sue labbra. <Però è stancante per me. Devo concentrarmi il doppio, per me non basta ignorarlo e lasciare che il tempo faccia le sue dimostrazioni. Devo preoccuparmi di trattenere E-001. È doloroso e faticoso non farla emergere per rovinare tutto, perché quando sono in questo stato lei è molto più forte.> si, perché emozioni simili vengono alimentate da Lei, si basa su di Lei e si fa forza attraverso Lei. E’ un circolo vizioso, perché per essere ferma a determinata così tanto da ignorare l’altro deve fare almeno un poco affidamento su di Lei, ma così facendolo rischia di farla emergere troppo. <Lui dice che io non capisco. Mi ha detto che lo fa per sopravvivere, e penso di capire benissimo cosa voglia dire sopravvivere a tutti i costi. Ma lui dice che io non capisco, quando non sa nulla di me.> il tono torna a farsi gelido, sofferente. <Come se nessuno possa capirlo, quando al mondo ci sono chissà quante persone che lottano per sopravvivere. Non è solo lui, come non sono solo io. È da… egocentrici pensare di essere i soli a soffrire e che nessuno possa capire.> arriva a queste conclusioni, mentre la rabbia torna a salire, ma è una rabbia mista a dolore che la rende meno nervosa e più pacata. <Non so nemmeno perché mi importa tanto. Potrei davvero fregarmene e basta, lasciarlo bollire nel suo brodo.> però se la cosa la ferisce, vuol dire che per una qualche ragione astrusa le interessa. La mano destra viene tenuta sopra il braccio sinistro, al livello del gomito, stringendo la presa. Si sente il fuoco nelle vene, l’animo in subbuglio, e vorrebbe solo strapparsi via quelle bende e dimostrare che può comprendere benissimo, che non parla a vanvera tanto per. <Non mi piace essere trattata male.> ed è forse qui il succo della questione, è un qualcosa che va ben oltre ad un semplice litigio, che incide sulla sua mente e sui suoi pensieri. Non vuole essere trattata male, non vuole essere insultata. Ha già fin troppi ricordi simili, e non sopporta che tutto venga scaricato su di sé. <Forse è davvero una mia colpa. Lui me lo diceva sempre, e forse è vero che il mio modo di fare attira su di me solo queste reazioni.> i ricordi man mano si ricompongono, lentamente, ma alcune parole del suo creatore sono incise nella sua memoria da quando le ha ricordate. La rabbia sembra svanire, per lasciar posto a un distacco che potrebbe portarla a chiudersi.

16:22 Raido:
  [Casa | Camera] Qualche volta riesce a ottenere ottimi risultati anche con le parole, risultati che non prevedono la violenza, specialmente verso i propri compagni di squadra. Essi sono gli aiutanti, bisogna fare affidamento su di loro durante le missioni più pericolose, il gioco di squadra è una cosa fondamentale per vincere contro nemici ben più potenti. Forse tutto questo non c'entra niente, forse le giuste parole sono uscite proprio perchè vuole vederla sorridere sempre e comunque, vedere il suo volto raggiante come quando le ha detto che fa parte della famiglia in tutto e per tutto. Si, ora lei è una Oboro, non più Yakushi ma Oboro legalmente ed è così che tutti gli altri devono vederla, forse sapere che porta quel cognome spinge gli altri ad avere un occhio di riguardo per lei, una preoccupazione maggiore per tutti loro. Ne guarda il viso, vede come va piano piano a rilassarsi mostrando un tono sorpreso. E' tutto quanto normale, i litigi sono all'ordine del giorno durante le missioni e sono proprio questi che uniscono i membri di una squadra, litigano si impara a conoscersi, si impara a capire gli altri ma sono cose che si capiscono con il tempo e Kouki è ancora troppo giovane e troppo inesperta. Ha bisogno di tempo, di fare esperienze sul campo, di venire colpita e di rialzarsi. Sono cose che un ninja deve mettere in conto, ora e sempre o il lavoro diventa un qualcosa di insopportabile. Ode il suo dire andando ad annuire <Esatto, quando le parole non funzionano, lascia parlare i fatti> lui fa sempre così, dimostra sempre con le proprie azioni quanto vale mettendo da parte ogni singola parola. Nell'ultima missione svolta, quella contro il Noribiki, non ha detto niente, non si è vantato, non ha replicato alle parole di quell'uomo ma ha dimostrato di essere superiore, di essere migliore semplicemente con le azioni e, alla fine, è riuscito a batterlo ponendo fine alla sua vita. Il discorso prosegue, si fa sempre più insidioso e la ragazza esprime ogni sentimento, si lascia andare completamente. E' felice che lo faccia, felice di vedere che riesce a parlare liberamente senza trattenere niente ma è anche arrabbiato, non vuole che qualcuno la tratti male, non riesce a sopportarlo e non può permettere a nessuno di farlo. L'ultima frase è la goccia che fa traboccare il vaso, non deve mai più pensare cose del genere. Allunga le braccia verso , cerca di avvicinarle al di lei corpo cercando di afferrarle i fianco e, se lei glielo avesse permesso, tenta di prenderla in braccio o meglio, tenta di farla sedere sulle proprie gambe. Gli occhi si portano sul di lei viso, la fissa, sorride dolcemente <Nessuno può trattare male la mia bambina> perchè adesso è la sua bambina, sua e di nessun altro, questo va messo in chiaro <La maggior parte delle persone pensa che il proprio dolore sia qualcosa che nessuno possa capire. Tutti pensano di essere gli unici a soffrire perchè vedono gli altri sorridere> porta la mano sul di lei viso, ne carezza la guancia, una piccola carezza per rincuorarla <Non è colpa tua e non devi nemmeno pensarlo. Lui ha sempre sbagliato su di te. Kouki, tu non hai colpe, è il mondo che gira così> il mondo gira in tanti versi, è sempre difficile accettarlo ma una volta fatto, tutto diventa più leggero, ogni pensiero, ogni arrabbiatura, tutto quanto <Cerca di non darci peso, lascialo parlare ma...non sopporto che ti tratti male, se mi dici come si chiama andrò io a parlarci> vuole metterlo al suo posto, farlo stare zitto una volta per tutte. [Chk on]

16:40 Kouki:
  [Casa - camera] Quante volte le è stata data la colpa? Ogni sua singola cicatrice è stata fatta per colpa sua. Ogni singola tortura, ogni singolo esperimento. Lei se lo meritava perché non era come doveva essere. Colpa sua. Ed è quindi forse questo il motivo di tanta rabbia, perché quel ragazzo fa le stesse identiche cose, sebbene in maniera e in contesti diversi. Le addossa colpe che non ha, le dice cose che non merita e tutto si mischia in quel vortice di ricordi passati. Quella confusione che era presente nella sua testa, ora si sta pian piano diradando, lasciando posto a dei pensieri ragionati che potrebbero portare al motivo di tale rabbia. Era tutto così semplice in fondo. Rimane in silenzio mentre ascolta suo padre parlare, ne sente le parole, quelle prime parole che vanno solo a confermare la soluzione da lui stesso proposta. Non ha altro da aggiungere in merito, e in seguito a quel suo sfogo, quel suo parlare tranquillamente con lui, suo padre, egli cerca di farla sedere sulle sue gambe. Non si oppone, ora non ha più motivo di temerlo come figura adulta e maschile, si fida ciecamente. Seduta sulle sue gambe quindi, ma non lo guarda in viso, rimane distante, sempre più convinta di quei pensieri, anche se l’uomo cerca di farle comprendere la realtà delle cose. <Io non sorrido. E non ho certo sorriso a lui. Abbiamo rischiato entrambi di morire.> il tono è distaccato, stanco e sofferente, ma permane in quella sua maschera quasi apatica. Continua a rispondergli, venendo scossa appena da quella leggera carezza delicata. <L’Altra non veniva quasi mai punita dal creatore. Invece io si, eppure siamo sempre noi. Cioè, lei è me. Quindi è logico pensare che sia io quella sbagliata. Come mi viene logico pensare che sia io a sbagliare a parlare con quel ragazzo… è che cercavo di farlo ragionare, lui mi ignorava e io mi sono arrabbiata e in quel frangente credo che l’Altra abbia esagerato con le parole.> va a spiegare quel suo punto di vista, mostrandosi più rilassata e lucida. Alle ultime parole di suo padre, la ragazzina va a scuote la testa lentamente, ma in maniera categorica. <No. Non voglio che tu ci parli. È un mio problema e voglio risolverlo io. Non voglio che tu ti metta in mezzo, non sarebbe giusto per me.> non vuole farsi ascoltare o temere solo perché ora ha un padre decisamente forte che potrebbe mettere timore a chi la infastidisce. Vuole continuare a cavarsela da sola, solo che almeno adesso ha l’appoggio morale di una famiglia. <Non risolvere le cose al posto mio, posso cavarmela.> e su questo è sicura, al cento per cento. Però sembra almeno riconoscere l’atto generoso dell’uomo, verso il quale va ad aggiungere un piccolo ringraziamento. <Grazie però, per il pensiero.> non aggiunge altro, rimanendo con lo sguardo fisso verso il basso, verso le sue gambe, mentre le mani se ne stanno appoggiate sulle ginocchia e le dita percorrono i lembi delle sue fasciature. In quel silenzio però, un pensiero le balena nella testa, un pensiero che le procura una fitta al petto, al cuore. Solo per un attimo si è concentrata più del dovuto su quelle fasciature e l’Altra è andata a sussurrarle parole alle orecchie della mente. <Il mio corpo.> sussurra, senza continuare però la frase. La voce rotta da un dolore profondo, mentre il viso rimane distante, ma è come se si stesse rivolgendo a qualcun altro, non a suo padre di sicuro.

17:28 Raido:
  [Casa | Camera] Conosce fin troppo bene la storia di Kouki, gliel'ha raccontata, gli ha detto tutto o quasi e sa quanto ha sofferto durante la sua vita. Odia ciò che le hanno fatto, odia il modo in cui ha sofferto per colpa di quello scienziato maledetto e vorrebbe poter cambiare il passato. Vorrebbe poter fare di più, vorrebbe poterla aiutare meglio ma è alle prime armi con gli affari genitoriali, non sa bene come comportarsi o cosa fare, non sa bene come mettersi in gioco in tutto questo anche se lo vorrebbe davvero. Deve pensare, deve solo pensare a cosa fare, pensare al suo bene e dire tutto ciò che può farla stare meglio. Si sente inutile, incompetente eppure ci sta provando, sta provando a fare il genitore, vuole essere il padre migliore al mondo per lei. La prende, la porta sulle sue gambe, la tiene in braccio come farebbe chiunque; odia vedere la sua bambina così arrabbiata e sofferente, odia vederla in questo stato. Le missioni fanno emergere il lato peggiore di tutti quanti, durante una missione esce il carattere, esce ogni singolo sentimento che vi è nel cuore ed è quello che è successo a Kouki, ha fatto emergere tutto quanto perchè sta cominciando a conoscere il mondo, inizia a conoscere le persone e per lei che non è abituata appare tutto strano e inconsueto. Fa male vederla così ma da un lato è anche giusto, sta facendo le sue esperienze, sta diventando grande e solo dopo che ha capito può finalmente smettere di fustigarsi da sola. Quelle parole tornano, nuovamente ripete quelle parole facendo salire la rabbia nel cuore dell'albino, una rabbia che non ha eguali, una rabbia verso quello scienziato che l'ha sempre trattata male, l'ha resa qualcuno che non è <Kouki, tu non sbagli e non hai mai sbagliato. Il creatore, non devi più pensare a lui mentre per quel ragazzo, non è colpa tua se non ha ragionato. Non è colpa tu, lui non vuole sentire ragioni e va bene così, imparerà da solo a dare più retta ai propri compagni di squadra. Si farà male, soffrirà ma imparerà perchè in una missione sono i compagni di squadra che fanno la differenza. Tu lo hai capito, ora lascia che lo capiscano anche gli altri> non ci è riuscita lei, vuol dire che devono farlo da soli, non vi è il bisogno di addossarsi le colpe, non ha proprio questo tipo di bisogno. Nota la determinazione nel suo viso, vede come voglia risolvere i problemi da sola e questo è una cosa di cui andare fieri, è segno di una grande maturità. E' fiero di lei, vorrebbe dirglielo ma le parole non servono a molto, contano più i fatti <Grazie? Adesso siamo una famiglia, io sono sempre in pensiero per te e vederti così abbattuta e arrabbiata è un colpo al cuore. Ora sei mia figlia e farei di tutto per vederti felice, per aiutarti> le mani si portano sul di lei corpo, sulla schiena andando ad avvicinarla al proprio busto cercando di abbracciarla. Poggia il capo su quello di lei stringendola sempre di più <Non mi devi ringraziare, io ci sarò sempre per te, in ogni momento> le mani ne carezzando le braccia, quelle braccia fasciate. Sa cosa nascondono ma non gli da fastidio, le vuole bene in modo incondizionato, ora e per sempre. Sente quella parola, quella minuscola parola pronunciata <Il tuo corpo?> domanda incuriosito. [Chk on]

17:48 Kouki:
  [Casa - camera] È come un incubo che si ripresenta sempre e non sa come mandarlo via, o semplicemente accettarlo. Solitamente se ne occupava l’Altra di queste cose, non stava a lei preoccuparsi di questo, ma ora ha deciso di ridimensionare i loro ruoli e deve imparare a cavarsela con solo qualche aiuto da parte Sua. Rimane in silenzio, cerca di ragionare e comprendere, cerca di mantenere la mente lucida anche se è ancora difficile per lei. La rabbia è passata, il dolore sta via via scemando lasciando posto a quel distacco. Come se fosse esausta, come se avesse esaurito le energie. Sta ancora imparando e pian piano maturerà ancor di più. Le parole di suo padre arrivano, ma è come se si scontrassero con qualcosa. È come se stesse lentamente scivolando davanti agli occhi di Raido, via, sempre più in profondità nel suo mondo, per isolarsi e parlare solo con l’Altra. Come se le parole del padre non stessero raggiungendo la mente della giovane che, in quella piccola pausa, si è ammutolita ancor di più. <Non mi sentirò più in colpa.> sentenzia infine, il tono, sebbene possa sembrare lontano, è deciso. Ha compreso, più o meno, quello che voglia dire l’altro. <Continuerò per la mia strada, lascerò che lui se la sbrighi da solo.> è un buon consiglio per evitare di farsi il sangue marcio per una persona che in effetti non conosce nemmeno bene. Sospira, mentre l’uomo la stringe a sé, accarezzando le sue braccia, e lei si irrigidisce. Così come era successo con Hiroki, succede quando qualcuno passa le dita su quei segni che risultano in rilievo sotto le fasciature. Almeno al tatto. Il suo corpo, già. Fa schifo. Sono una famiglia, già. Scivola la sua mente, si rifugia, e in quel momento quasi morto, la ragazzina riprende a parlare con un tono di voce più presente, più sicuro di sé. <Ti piace il mio corpo?> l’espressione non è più distante, un leve sorrisino si delinea sulle sue labbra, ma Raido non dovrebbe notare quel cambiamento espressivo, data la posizione, ma solo del tono di voce. <A Hiroki piace, a lui non interessano le cicatrici. Anche se a me non importa, a me piacciono tutto sommato.> i muscoli si rilassano completamente tra le braccia dell’uomo, non avendo più motivo di temerlo, non ora che è emersa l’Altra. <Scusa, ma non sarebbe interessante anche fargliela pagare? Distruggerlo del tutto, sarebbe più divertente e soddisfacente. Non ci sarebbe più dolore, niente più fastidio. Che ne pensi?> il tono è mellifluo, curioso, vogliosa di sapere cosa ne pensi l’altro di quella sua idea, un’idea che non appartiene propriamente a Kouki, ma ormai le è stata data l’opportunità di esprimersi e Lei sta iniziando a tastare il terreno, a tastare quella famiglia. Andrebbe a sciogliersi lo chignon, così poi da tentare di appoggiare la propria nuca sul petto dell’uomo. Si adagia, completamente rilassata e a suo agio. Ogni dolore è andato via, ogni arrabbiatura, ogni dubbio, ogni incertezza… non è molto meglio vivere così?

18:27 Raido:
  [Casa | Camera] Qualcosa si smuove in Kouki, forse le sue parole hanno effetto sulla ragazza o forse no. Non sa come prenderla in questo momento, sta cercando di aiutarla in tutti i modi eppure funzionano e non funzionano, vuole farla riprendere. La guarda, non vuole distogliere lo sguardo dal suo viso mentre pronuncia tali parole, ha capito finalmente, ha capito tutto quanto ma ha ancora un ultima cosa da dire <Kouki...stai crescendo, lo sto vedendo ogni giorno e so fiero della ragazza che stai diventando. Voglio che tu questo lo sappia e un giorno sarai un'ottima Kunoichi, la migliore e una donna fantastica> sta capendo come gira il mondo. Ha voluto dirglielo per un motivo ben preciso, vuole farle sentire la sua presenza, vuole farle capire che non la vede come un'estranea ma proprio come una figlia, la sua prediletta, la ragazza che vuol vedere crescere. L'abbraccia, l'accarezza, la tiene stretta a se senza lasciarla andare, vuole trattenerla il più possibile in modo da non lasciarla andare. Nota quella parola che viene detta, il corpo, parla del suo corpo per poi giungere con quella domanda improvvisa. Rimane un attimo di stucco, non sa cosa rispondere o meglio, lo sa, però mai si sarebbe aspettato una domanda del genere d a parte sua fino a quando non sente la prossima affermazione parlando di questo Hiroki. Il nervoso e la gelosia arrivano alle stelle, non lo sopporta quel ragazzo, non gli piace per niente <Ah ma allora è seria con questo Hiroki> il tono è visibilmente geloso anche se ride. E' geloso della sua bambina <Il tuo corpo mi piace, mi piaci tutta tu ma questo Hiroki non mi piace eh, digli di tenere le mani a posto o gli taglio le mani> continua con il suo moto di gelosia verso la ragazza <D'altronde gliel'ho pure detto di persona> commenta infine sulla questione. Forse può far piacere alla ragazza o forse no ma la gelosia di un padre è qualcosa da non sottovalutare al momento, specialmente ora che lei è appena diventata sua figlia. Alla fine ode quella serie di domande, nota come non sia lei a parlare, non direbbe mai una cosa del genere, l'altra sopraggiunge eppure sente il di lei capo appoggiarsi sul petto. Continua ad abbracciarla, a tenerla stretta a se <A dire la verità...forse possiamo fargliela pagare> pensa a una eventualità del genere <Niente di violento ma forse qualcosa possiamo farlo, dobbiamo solo ideare un piano, che ne dici?> china il capo verso la ragazza sorridendo. Farebbe di tutto pur di vederla felice e come Jonin può impartire una bella lezione a quel ragazzo, una lezione non di meno per un ragazzo che si comporta male <Facciamo così, adesso usciamo e andiamo a prendere Kaori in ospedale, prendiamo qualcosa per la cena e poi ci pensiamo, d'accordo bambina mia?> continua a carezzarne il capo e, se la risposta fosse affermativa, la prenderebbe per mano andando verso la porta per uscire di casa. [END]

18:47 Kouki:
  [Casa - camera] Ascolta quelle parole che le vengono dette, quelle esatte parole che vanno ad alimentare l’autostima della ragazzina, ma soprattutto le fanno capire che suo padre è lì, vicino a lei. La osserva e la sostiene. Non risponde a quelle parole, anche perché non saprebbe in che modo, ma annuisce, dandogli almeno l’impressione di aver ascoltato. Una donna fantastica, un’ottima kunoichi. Si focalizza su questi pensieri, grata che l’uomo creda così tanto in se stessa. Potrebbero sembrare parole semplici, ma non lo sono poi così tanto per lei. Il sorriso si accentua quando l’attenzione viene portata su Hiroki. <Non so se è seria.> ammette, sincera, non sa nemmeno cosa sia in realtà, ma lo scoprirà, arriverà alla soluzione di quell’enigma. Potrebbe notare quella punta di gelosia e la ragazzina storcerebbe appena il naso. <Perché non ti piace? Che ti ha fatto?> domanda verso di lui, per capire e comprendere, perché di certo non si metterà a scegliere fra i due. Ma appena sente che determinate cose sono state dette anche di persona al ragazzino stesso, il disappunto non può che apparire sul suo volto. <Sei andato a minacciarlo? Non mi piace per niente. A me piace, sta simpatico e mi trovo bene. Se deciderà di evitarmi perché lo hai minacciato te la faccio pagare.> il tono di voce è serio anche se non troppo, dato che segnato da una leggera ironia. <Non decidere per me, okay?> ora è decisamente seria, pacata, ma vuol far passare comunque quel passaggio. È importante per lei che cose simili non vengano decise da altri, non vuole più che la sua vita sia tenuta sotto controllo da altri. Nonostante tutto il tono potrebbe persino sembrare addolcito, dopo tutto fa sempre piacere quando qualcuno si preoccupa comunque per te. Quel momento tuttavia determina lo scambio della personalità della ragazzina, la quale lascia libera la parola all’Altra. Probabilmente si aspetta di essere attaccata, allontanata, minacciata di lasciare in pace Kouki, ma ciò non avviene. Raido si comporta in maniera assolutamente normale e ciò provoca qualcosa persino in E-001. Rimane di stucco, immobile, il viso si fa stupito e in quel momento Raido sta parlando con lei. Le da parzialmente ragione, l’asseconda, le da importanza. Il sorriso torna sul suo viso, un sorriso che tende sempre al ghigno, poco sincero e dolce, ma quel momento di destabilizzazione c’è stato. Sente le sue carezze, sente quel modo di chiamarla, bambina mia. Chissà, forse quel primo test da parte dell’Altra è stato superato. <Mh. Bene, come idea mi piace.> Andrebbe ad alzarsi da lui adesso, mettendosi in piedi e voltandosi verso Raido. Lo osserva, spavalda, arrogante, ma per il momento è Lei che rimane, è Lei che tiene il controllo. Ha intenzione di godersi ancora un po’ quei momenti così familiari, dopo tutto non può prenderseli sempre e solo Kouki, no? <Sai cosa, anche? Dovrei trovarmi un altro nome. E-001 non mi rende giustizia, è solo un numero.> detto ciò inizierebbe ad avviarsi verso la porta, movimenti decisi e sicuri, come se ritenesse quel posto assolutamente suo. O almeno molto più di quanto ancora non faccia Kouki. <Non è carino? È come se aveste adottato due gemelle!> una piccola risatina, mentre anche lei si lascia andare alle parole, anche se probabilmente è solo un modo per valutare le reazioni dell’altro. Sicuramente lungo la strada tornerà ad essere se stessa, ma non troppo presto e non così in fretta. [END]

Kouki gli parla della missione D, del motivo per cui è arrabbiata e viene fatto notare come siano oramai una famiglia, una vera famiglia e anche l'altra di Kouki ne fa parte.