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Quando l'amore sboccia come un fiore

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con Namika, Renold

10:26 Namika:
  [Altura] È mattina e il Sole ha deciso di nascondersi tra le nuvole, lasciando che esse filtrino il suo calore e la luce che potrebbe donare al villaggio. Nonostante ciò il duo Inuzuka ha deciso di farsi una bella passeggiata prima di tornare a casa, cambiarsi e riprendere a fare commissione per il padre che è in missione da qualche giorno. Quest’oggi il tronco della quindicenne è coperto da una semplice camicia a quadri neri e bianchi con i bottoni tutti e quanti allacciati se non fosse per il primo che rimane slacciato allargando la presa del colletto al collo. Le gambe magre sono fasciate da un paio di pantaloni neri ed aderenti che si adattano perfettamente alle forme ancora acerbe della ragazza, pantaloni che si arrestano appena sopra la caviglia lasciando quest’ultima libera, mentre i piedi sono coperti da un paio di sneakers grigie. I capelli rosei sono pettinati, ordinati e le arrivano appena sotto le orecchie, coprendole. Capelli che ondeggiano grazie alla leggera brezza che soffia su quell’altura sulla quale il duo Inuzuka ha deciso di soffermarsi per qualche minuti prima di riprendere a camminare e tornare a casa. Il volto della Genin è un volto sereno, rilassato ed indubbiamente energico nonostante il filo di occhiaie violacee che si po’ notare sotto gli occhietti verdi. È seduta a circa due metri dal dirupo, le gambe sono incrociate e il busto rivolto verso l’immenso e mozzafiato paesaggio che si può notare da quella posizione, un paesaggio che, come sempre, riesce a catturare la sua attenzione e farla immergere nei suoi pensieri. Accanto a lei è seduto Seth, il suo compagno canide. È un cucciolo ancora piccolo, ma senza dubbio con il carattere ben formato e deciso. Si presenta come una semplice palla di pelo interamente bianca con delle leggere sfumature grigie appena sopra il capo e sotto il collo. Il naso è umido e il muso lungo, simile a quello di un lupacchiotto, rimane leggermente inclinato verso l’alto in cerca di qualche odore particolare che possa attirare la sua attenzione.

10:31 Renold:
  [Altura] Il ragazzo si è svegliato di buon mattino, approfittandone per fare qualche esercizio dal punto di vista fisico e subito dopo una doccia. Sta quindi avanzando per il monte dei volti di pietra, gradino dopo gradino. L’aspetto fisico è completamente cambiato: il fisico del ragazzo è sempre rimasto lo stesso, un metro e ottanta per ottantadue chili, un fisico più impostato della norma, con spalle larghe, petto e addome scolpiti e braccia solide. I tratti del viso sono molto affilati, al solito, quasi felini, ma sono resi molto più evidenti da un viso che adesso è più scoperto in quanto i capelli sono stati drasticamente tagliati. Un taglio corto, drastico e netto che lo ha portato di nuovo ad avere un look pseudo decente. Capelli corvini che adesso ricordano molto quelli di Kaori e che hanno dei riflessi blu/violetti. Gli occhi, però, sono rimasti sempre scarlatti ed inquietanti, innaturalmente profondi. Ciò che indossa sono i soliti pantaloni neri, da ginnastica, comodi per il moto e i sandali blu da ninja. La parte superiore, invece, è fasciata semplicemente da una canottiera, anch’essa nera e neutra, che mette in mostra spalle e braccia scolpite e muscolose, oltre che il falco stilizzato sul bicipite destro, interamente nero. Ciò che ha fatto la sua comparsa, proprio sulla fronte, è il coprifronte della foglia che qualifica i genin del villaggio e quindi tutte quelle persone che possono essere riconosciute come dei veri ninja. Avanza lungo le scale che portano al monte, lo sguardo neutro che va alla perenne ricerca di tranquillità e solitudine. Sale dunque le scale, il suo odore che comincia ad invadere l’aria, e si immette proprio sul monte. Nota una figura che da principio non riconosce. Vede quindi il musetto del cane, ne scorge il profilo, quantomeno e quindi va a riconoscere anche la padrona. <Nami?> la chiama. Eppure non si sofferma su di lei, ma su Seth, che guarda sempre con distanza. [Equip – Portakunai: 6 Kunai – 3 Shuriken – Portaoggetti: 3 Shuriken]

10:49 Namika:
  [Altura] Gli occhietti verdi ed accesi continuano a muoversi tra la natura e il villaggio di Konoha che si può notare da quell’altezza. Un’immensità che riesce a sorprenderla ogni volta, è qualcosa di spettacolare. Rimane con l’attenzione sul paesaggio senza preoccuparsi troppo di quello che le succede intorno, non sente i passi di Ren e non fa nemmeno caso al nuovo odore che invade l’aria e inonda le sue narici, è concentrata su altro. Il primo ad accorgersi della presenza dello Hyuga è Seth che volta dapprima il capo e poi tutto il corpo verso la figura maschile che è appena arrivata su quell’altura. Il cucciolo rimane in quella posizione andando a scrutare attentamente la figura del Genin e, un attimo dopo che le parole del ragazzo arrivano alle orecchie della Inuzuka, anche lei si volta verso Ren. <Uh?> Inizialmente lo osserva attentamente, non è così semplice riconoscerlo, il suo volto è cambiato drasticamente tra il taglio di capelli e i lineamenti che, grazie a quest’ultimo, risultano molto più evidenti ed affilati. Lo sguardo viene assottigliato ad una fessura e gli occhietti continuano a muoversi su e giù, per poi schioccare un paio di volte la lingua sul palato e uscirsene con un semplice: <Ren?> Le labbra si incurvano lasciandole sul volto un’espressione dubbiosa, mentre le gambe vengono distese e, un attimo dopo, il peso viene messo su i piedi portandola in posizione eretta con una leggera spinta proveniente dalle leve inferiori. Un paio di passi vengono mossi in direzione del ragazzo e l’attenzione si sofferma sul suo nuovo taglio e, successivamente, anche sul coprifronte della Foglia che porta sulla fronte. <Hai tagliato i capelli.> Afferma velocemente per poi schiudere le labbra sottili ed andare a formare un sorriso tiepido che inizia così ad albergare sul suo volto sereno. <Ti sta bene, dai.> Ammette senza troppi problemi e velocemente, preferisce concentrarsi su altro, sul simbolo che identifica ogni Ninja del villaggio di Konoha. <E quello?> Chiede e l’indice della mano destra va ad indicare proprio il coprifronte del ragazzo mentre il sorriso che ha sul volto si allarga diventando spontaneo e decisamente energico. <Non dirmi che hai già finito l’Accademia!> Contenta nel parlare e nel dirlo qualche altro passo viene mosso in direzione dello Shinobi mentre Seth le sta appena da parte seguendo tutti i suoi movimenti.

11:07 Renold:
  [Altura] Resta fisso con lo sguardo su di lei, la scruta da quella posizione privilegiata e sposta quindi gli occhi su Seth, quando questo volta. Non gli riserva tante attenzioni, ma aspetta solo che la ragazza si volti. Ne sente e ne vede l’espressione sorpresa e incuriosita e lascia che questa lo scruti tranquillamente. Il fare si mantiene sempre molto neutro e controllato nel sentirla parlare. Annusice, dunque, col capo. <Già, proprio io> conferma i dubbi della ragazza, fissandola con le iridi scarlatte che si, sono rimaste le stesse, invariate. La sente proferire la seconda frase e quello che fa è avvicinarsi a lei e andarsi a sedere proprio al suo fianco, proprio mentre lei parla ancora. E ancora una volta annuisce, fissando il proprio sguardo sul vuoto. <Sono successe molte cose negli ultimi tre giorni. Tanti cambiamenti> lo sguardo nel vuoto va a farsi più pensieroso ed uno sbuffo copioso fuoriesce dalla bocca. <.. E ci voleva un cambiamento anche fisico> spiega quindi, scrollando le spalle, a non dare troppa importanza alla propria voce, che comunque risulta neutra, bassa e calda nel parlare, profonda e sicura. Solamente quando lei parla del coprifronte va a scattare con lo sguardo verso di lei. La fissa, la studia attentamente e solo dopo qualche secondo va a parlare. <Non ti avevo forse fatto una promessa?> domanda, quindi, più sicuro, il tono che pure non si schioda da quella fissa neutralità. <E un vero ninja mantiene sempre le promesse. Ti avevo promesso che sarei diventato genin e l’ho fatto. E ti avevo promesso che avremmo fatto squadra. Ma questo non dipende da me> scandisce ancora una volta, scuotendo il capo. Riporta quindi il capo davanti a sé, nel vuoto. <Cosa fai nella vita? Non te l’ho chiesto, l’altra volta> scandisce, dunque, sbuffando leggermente. <Io vorrei entrare nella squadra Ambu, ma non so da dove cominciare, in effetti. E scomodare il Kage per una questione così, mi pare fuori discussione> scuote pure la testa, ordinato nel fare e quantomai sicuro. [Equip – Portakunai: 6 Kunai – 3 Shuriken – Portaoggetti: 3 Shuriken]

11:28 Namika:
  [Altura] Ormai si è alzata in piedi, la posizione è eretta e le braccia vengono incrociate velocemente sotto il seno ancora acerbo, spostando il peso sulla gamba destra che rimane tesa, mentre quella sinistra si flette leggermente. Non appena il ragazzo le conferma la sua identità non può che annuire andando ad allargare un tiepido sorriso sul volto, per poi andare ad ascoltare le sue successive parole, parole che le fanno aggrottare per un attimo la fronte ed inarcare il sopracciglio destro in un’espressione pensierosa. <Cambiamenti? Di che tipo?> E anche se i due si conoscono da davvero poco non le importa di risultare invadente o inopportuna, è una domanda che le esce dalle labbra senza alcun tipo di filtro, una domanda impulsiva alla quale non ragiona più di tanto. Alza poi le spallucce e le stringe, andando a concentrarsi sull’argomento successivo, sulla promessa e sul diventare Genin. Le labbra sottili vengono umettate da un veloce movimento della lingua per poi prendere un bel respiro e iniziare a parlare. <Beh, l’hai mantenuta. Grande.> Lo dice con il suo solito entusiasmo e gli angoli della bocca a poco a poco si alzano verso l’alto andando a formare un sorriso spontaneo e decisamente felice, di quella felicità sana, ingenua e genuina. Il braccio destro invece si stacca dal petto e va ad allungarsi in avanti andando a posizionarsi perpendicolarmente al resto del corpo, la mano viene stretta in un pugno e il pollice viene alzato verso l’alto, è indubbiamente contenta per la promozione dell’altro. <Siamo entrambi Genin, le possibilità ci sono che ci mettano in squadra insieme per una missione.> Non chissà quante, ma sicuramente hanno le carte in regola per entrare a far parte dello stesso team. E sembra che la conversazione stia andando avanti senza alcun tipo di intoppo, almeno fino al momento nel quale Ren se ne esce con gli Anbu, con la squadra speciale e il suo volere. Gli occhietti verdi della ragazza vengono sgranati per qualche secondo, le labbra vengono socchiuse e entrambe le braccia ricadono molli lungo i fianchi. Inutile dire che un’uscita del genere non se l’aspettava mica. L’ha sorpresa senza un minimo di preavviso e lei, in tutta risposta, è rimasta bloccata. <V-vuoi entrare nelle forze speciali?> Si prende il tempo per metabolizzare quello che le è appena stato detto per poi scrollare le spalle e lasciare andare un piccolo sospiro che dovrebbe portare via tutte le angosce che ha accumulato a quelle parole. I muscoli vengono rilassati per quanto riesca a fare mentre, a poco a poco, il volto torna a prendere quell’espressione calma e, rispetto a prima, anche un pochettino distaccata. <Perché? Perché vuoi entrare negli Anbu?> Chiede rimanendo per qualche secondo impassibile, cercando di non far uscire alcun tipo di emozione. Non deve, non può parlarne della sua presenza nella via dell’ombra, non le è permesso farlo.

11:39 Renold:
  [Altura] Continua a fissare quel vuoto, che in fin dei conti diventa pure comodo, rispetto alla domanda che la ragazza gli pone. Sente lo sguardo su di sé, ma non risponde affatto. Non subito. Percepisce l’aria curiosa della ragazza. Schiude dunque le labbra, ma solo qualche secondo dopo si costringe a parlare. Uno sforzo che deve essere compiuto con tutto sé stesso. <Del tipo che l’altro ieri ho scoperto di essere il fratello gemello di Kaori Hyuga…> lascia la frase in sospeso e andare a tacere su un fatto così personale è una sorta di sollievo. <Naturalmente le belle notizie circolano subito, quindi ieri al mio esame pratico, Tobimasu-Sensei lo sapeva già e l’ha praticamente sbandierato ai quattro venti> e si, c’è una sorta di fastidio nella voce, qualcosa di estremamente nervoso e irritato, che ora trapela, ma che è comunque qualcosa di sicuro e controllato alla perfezione. Lascia dunque cadere la seconda frase per rintanarsi in un lunghissimo silenzio, che si gode alla perfezione Lascia che la ragazza rimane impietrita e ne nota la reazione, sebbene non faccia proprio niente per guardarla. Non subito almeno. Si prende ancora il tempo necessario per elaborare e rispondere. <Perché sono alla ricerca di emozioni forti. Di avventura, di pericolo, di adrenalina. E capirai che gli Ambu sono perfetti per questo> scandisce, annuendo, quindi e voltandosi verso di lei a scoccarle un’occhiata [Equip – Portakunai: 6 Kunai – 3 Shuriken – Portaoggetti: 3 Shuriken]

12:01 Namika:
  [Altura] Lo sguardo rimane fisso sul ragazzo osservandolo ancora e cercando di metabolizzare i cambiamenti che sono avvenuti in lui, cerca di imprimersi nella mente la nuova immagine del Genin, caratterizzata dai capelli corti e da quei lineamenti sul viso che adesso sono più evidenti di prima. Alle sue parole la fronte viene aggrottata e gli occhietti verdi si spostano andando a posizionarsi dapprima su Seth e poi verso il basso. <Kaori Hyuga? La Special che ha vinto il torneo dei villaggi?> Va a chiedere immediatamente per poi scrollare le spalle ed alzare lo sguardo verso il cielo, in un’espressione piuttosto immersa nei suoi pensieri, pensieri che però vengono a galla un attimo dopo. <Quindi sei uno Hyuga?> Domanda semplice durante la quale gli occhietti vanno a posizionarsi su quelli altrui, come se volesse prendersi da sola una conferma al suo stesso dubbio, dopotutto gli Hyuga si riconosco per gli occhi. La lingua viene schioccata un paio di volte sul palato producendo quel leggero rumore che si diffonde intorno alla sua figura, per poi andare ad incurvare la labbra verso il basso, alla tipica faccia alla “not bad”. <Non c’è niente di male. Anzi, Kaori non è una che passa inosservata all’interno del villaggio.> Forse non riesce a capirlo appieno, ma come darle torto? Lei di sorelle e fratelli non ne ha e sicuramente non può capire il fastidio della notizia che viene spifferata di qua e di là. <Ma quindi l’hai scoperto tutto ad un tratto? Come l’hai presa?> Lo chiede, la voce è calda, sicura e indubbiamente vera, di quel vero sincero e reale che non porta con se alcun tipo di secondo fine. Quando poi l’argomento ricade sugli Anbu non può che abbassare per qualche secondo lo sguardo verso il basso, lancia una piccola occhiata a Seth per poi ascoltare le parole di Ren, parole che suscitano vari tipi di emozioni all’interno della Inuzuka, emozioni particolari, emozioni positive ed emozioni negative. <Tsk. Le emozioni forti te le puoi trovare anche facendo una semplicissima missione di livello C.> Commenta fredda e distaccata e, finalmente, lo sguardo va a posizionarsi sulla figura del Genin, uno sguardo anch’esso gelido e privo di qualsiasi tipo di emozione. Sta cercando di controllarsi il più possibile, di bloccare quell’impulsività tipica di lei. <Far parte della squadra speciale significa avere il triplo delle responsabilità che ha un semplice ninja, se non il quadruplo.> Inizia, tenendo sempre un certo tono scuro e basso. <Comporta il totale affidamento verso il villaggio e l’Hokage, la loro protezione, non è un gioco. Se vuoi il pericolo e l’adrenalina vai a scalarti una montagna senza utilizzare il Chakra e protezioni.> È una questione che prende sul serio, dopotutto. <Cioè, almeno penso.> E detto questo un sorriso mica tanto convinto le si forma sul volto, un sorriso che dovrebbe tentare di far credere che quello che sta dicendo sono solo ipotesi, ma è un sorrisetto tirato, difficile da comprendere completamente.

12:25 Renold:
  [Altura] Volta verso di lei, la sente parlare ed ancora una volta annuisce, rimbambito da tutte le parole che lei pronuncia. Un sospiro nel sentire il primo discorso, il volto che annuisce. <Si, Nami, proprio lei. Quella Kaori Hyuga> scandisce, annuendo pure. E il volto si imperla di un sorrisetto divertito nel ricordo della sorella. Sente la ragazza ancora, ne percepisce il dubbio e lo stupore e sente quella domanda, che lo porta a sospirare, una domanda che è evidentemente molto ingombrante, oltre che pesante come un macigno. <Eh già, sono uno Hyuga> scandisce, annuendo. <E quella è la stessa faccia del sensei quando l’ha annunciato ieri> fa notare, schietto, sicuro, eppure sottile come il vento, verso il quale il suo chakra è portato naturalmente. Volta verso di lei giusto in tempo per vedere la faccia alla “not bad” che lei esegue. La guarda e la sente parlare. <Me ne sono accorto. Ieri quando ho combattuto contro Khon Hyuga gli altri non facevano altro che scommettere sulla mia vittoria, solo perché sono il fratello di Kaori> scandisce, sicuro, eppure seccato ed infastidito, tanto che scuote pure leggermente la testa, in cenno di disapprovazione. Alla seguente domanda, in compenso, corrisponde un lungo sospiro. Volta verso Nami, ancora una volta e la guarda attentamente. La scruta, la studia ben prima di rispondere. E ancora una volta è palese come parlare sia una forzatura immane. <… beh, sono cresciuto in orfanotrofio, tra lo schifo, fino ad un mese fa. Non sapevo neanche che mi avessero abbandonato. Sono incazzato, chiaramente. Ma non ho mai avuto una famiglia. E si vive una volta sola> scandisce. E il tono vuole essere più semplicistico possibile, come se stesse parlando effettivamente del tempo. Non trapela alcuna emozione, come se ciò che dicesse non fosse del suo passato, presente e futuro. Ma poi il tono freddo, lo porta a scuotere le spalle e a prendere volutamente le distanze da lei. Vicino, eppure adesso istintivamente lontano. Sente l’incertezza, dopo, sente l’ultimo dire ed è proprio lì che si insinua. <Sembri sapere molto bene cosa fa un Ambu, Namika> scandisce. Una frase seguita da un ghigno, tono di voce che viene leggermente calcato volutamente e che ostenta sicurezza e carisma.

12:54 Namika:
  [Altura] Le nuvole continuano ad albergare sopra il villaggio di Konoha bloccando il passaggio della luce del Sole e lasciando le strade e i tetti delle case in una penombra tiepida. Sull’altura del monte dei volti di pietra nel frattempo la Inuzuka continua ad ascoltare le parole del neo-Genin, parole che accoglie e che, in qualche modo, cerca di far sue per poter capire al meglio il ragazzo. È uno Hyuga, ha davanti a se un possibile portatore del Byakugan. <Uhm.> Mugugna inizialmente, soffermandosi ancora una volta sulla figura del ragazzo che scruta per qualche attimo prima di arricciare un paio di volte il naso e riprendere a parlare. <Scusa, non volevo.> Avere la stessa faccia del Sensei che ha tenuto il suo esame pratico, forse, un pochettino, sembra avere capito e compreso le parole del ragazzo. Continua, dunque, ad ascoltarlo. Rimane con l’attenzione e lo sguardo fisso su di lui, non vuole perdersi nemmeno una parola del suo piccolo discorso, nemmeno un’espressione che potrebbe risultare utile per comprenderlo al meglio. <Immagino che sia una seccatura.> Commenta, inizialmente cercando di mantenere un tono il più possibile pacato, tentando di nascondere quell’energia ed esuberanza tipici di lei che al momento non sembrano proprio opportuni. <Mi dispiace, Ren.> Le parole escono calde dalle sue labbra sottili, come se con quelle lettere vorrebbe andare a dare un po’ di conforto al ragazzo. <Ma non puoi farci niente.> Seria nel parlare, ma allo stesso tempo sicura, decisa e vicina. <Accettalo, gli altri d’ora in poi ti vedranno come il fratello di Kaori.> Forse un po’ troppo diretta e schietta nel parlare, ma è così, almeno per la sua opinione. <Ma non io, non le persone che ti stanno accanto. Loro ti vedranno sempre come il Ren che non ha un particolare feeling con gli animali.> E anche qui le parole sono più sincere che mai, dopotutto lei l’ha conosciuto come Ren, non come Hyuga e le va bene così. Il tono, questa volta, oltre ad essere caldo è anche un filo ironico, sta cercando di sdrammatizzare un po’ quella situazione. Una piccola occhiata viene anche lanciata al compagno canide che le sta accanto e che, in tutta risposta, si mette a girarle intorno tenendo sempre lo sguardo fisso sul Genin. <Magari avevano delle motivazioni per abbandonarti. Ne hai parlato con Kaori? E con i tuoi?> Chiede immediatamente, anche adesso schietta e impulsiva nel chiedere, dopotutto è fatta così. E nel frattempo l’argomento della squadra speciale va avanti, un argomento delicato della quindicenne, un argomento sul quale si sta allargando decisamente troppo. Lo sguardo è gelido e distaccato e, alle successive parole del ragazzo, non può che scrollare le spalle, andando a serrare le labbra e la mandibola. Gli occhietti rimangono fissi sul diciottenne, almeno fino a quando Seth non si arresta e va a mordicchiarle la caviglia destra. Lo sguardo viene abbassato verso il basso con un leggero movimento del capo e l’attenzione va a posizionarsi sulla palla di pelo, visibilmente preoccupata. <Lo so, non preoccuparti.> Sussurra lievemente verso il compagno a quattro zampe per poi tornare con lo sguardo attento sul ragazzo. Le spallucce vengono alzate e strette, mentre il naso arricciato alla radice. <Sono cosa che si sanno in giro.> Inizia per poi schioccare un paio di volte la lingua sul palato e riprendere. <Se tu hai vissuto per tutta la vita chiuso in un orfanotrofio e non sai niente non è mica colpa mia.> Lo dice davvero, gli lancia quella frecciatina che, al momento, le risulta essenziale per concentrare l’attenzione su altro. Lo fa e un piccolo dolore le arriva, proprio lì, proprio al petto, proprio al cuore.

15:08 Renold:
  [Altura] Per tutta risposta va a scavallare le gambe e a distenderle sul terreno. A queste segue la schiena e le braccia, che vanno a fare da cuscino alla testa, che si appoggia su di esse. Chiude gli occhi, mentre gli altri sensi restano comunque tesi. Non può percepire o vedere altro che il tono di voce con cui Namika parla. <Nah> va a scandire per tutta risposta alla prima frase. <Mi innervosisce, ma in fin dei conti non me ne importa proprio niente. Ci devo fare l’abitudine> non fa una piega, solo quel tono della voce quasi incurante, quasi di sufficienza, come se stessero parlando di qualcosa ormai assimilato, quando assimilato, poi, non lo è affatto, perché tutto è novità per lo Hyuga. Un sospiro, poi, accoglie il successivo dire di lei. Apparentemente tranquillo, è questo che il viso testimonia, imperscrutabile, non traspare niente di ciò che prova realmente. <Non mi importa granchè di come mi chiamano o come mi considerano, in realtà. Io so chi sono, tanto basta. Sono le nostre scelte che ci dicono chi siamo veramente, non l’opinione altrui. E’ solo tutto nuovo e devo abituarmi a tante cose, ancora…> lascia dunque la frase in sospeso, lascia parlare Namika, la sente e sbuffa, annuendo. <… compreso avere una mamma. Il papà no, quello è morto. Almeno questo è quello che mi ha detto Kaori. E comunque si, ne ho parlato con Kaori, ma non sono sicuro che siano cose di cui posso parlare> scandisce ancora una volta, annuendo, sicuro. E poi il gelo di Namika lo sente e anche la frase che taglia altrettanto come una lama. Si prende il tempo necessario per incassarla, sebbene all’esterno non mostri niente. <Sta’ attenta a ciò che dici. A volte le parole possono ferire più di una lama> scandisce ancora una volta. Eppure dall’esterno il tono rimane lo stesso, come se quelle parole non fossero state dirette verso di lui. <Seconda cosa: non sai niente della mia storia. Non parlarne con tanta leggerezza. E non difenderti attaccandomi. E’ una tecnica vecchia, Nami> scandisce, basso e sicuro. Di nuovo, il tono non muta e non può avere alcuna interpretazione se non quella fredda impersonalità. Un gelo che diventa più palese ed evidente, ora.

15:32 Namika:
 Gli occhietti verdi rimangono posizionati sulla figura dello Hyuga, lo osservano, lo scrutano e, successivamente, va ad ascoltare le sue parole. Le assimila, prendendosi tutto il tempo che le serve per rispondere. Non è così facile capirlo per una che non ha molta empatia con le altre persone e, soprattutto, non è facile intravedere qualche particolare sentimento all’interno del tono del diciottenne sempre così apatico e sicuro. <Mmh.> Mugugna inizialmente, andando ad incurvare leggermente le labbra in un’espressione piuttosto sotto pensiero, chissà cosa le frulla per la testolina rosea. <Va bene.> Approva con quelle due paroline le scelte del ragazzo, il volto rimane deciso e, poco dopo, le labbra si schiudono e vanno ad allargarsi dipingendo un solare ed energico sorriso sul volto della Inuzuka. <L’importante è che non scordi chi sei.> Fa quasi eco alle parole del ragazzo per poi prendere un bel respiro e uscirsene con un semplice: <Hai ragione.> E detto questo ha concluso quello che, per adesso, ha da dire riguardo alla storia del Genin. Poi ecco che le esce quella frecciatina, parole pronunciate con serietà e con incredibile freddezza da parte della quindicenne. Parole che dovrebbero servire per sviare il discorso dagli Anbu a qualcos’altro, qualunque altra cosa potrebbe andarle bene, qualunque. Ed è proprio per questo che si aggrappa alla prima cosa che le viene in mente e che potrebbe avere un impatto emotivo su Ren, un impatto che cerca di proposito, sebbene sappia quanto possa far male. Ascolta le sue parole, parole che la fanno stare male più di quanto si possa immaginare. Non vuole ferirlo, ma anche questo significa essere un Anbu, mettere al primo posto l’ombra e la segretezza, non importa quanto possa essere doloroso per te e chi ti sta intorno. Gli occhietti rimangono fissi sul volto del ragazzo, un volto che rimane inalterato così come il suo tono di voce. Continua ad ascoltarlo e, infine, le mani vengono strette in un pugno, forma che le dovrebbe servire per darsi un po’ di controllo in situazioni come quelle. <Perché non ti arrabbi? Dovresti urlarmi contro per quello che ti ho detto.> E i sensi di colpa si stanno iniziando a far sentire, alimentati anche dalle parole del ragazzo. Rimane comunque gelida e fredda nei modi di parlare, deve mantenere la calma per quanto può. <Tecnica vecchia o no, non mi sto difendendo, non ne ho motivo.> Certo, come no.

15:48 Renold:
  [Altura] Assapora quel silenzio, il neo-genin della foglia, lo sente, lo percepisce e ne gode palesemente. Un silenzio che è interrotto a più riprese solo dalla ragazza che va a rispondere in maniera decisamente telegrafica. E tutto questo porta ad una fase di stallo decisamente tesa. Perché se lei risponde a monosillabi, neanche lui parla, finchè lei non gli fa quella domanda. Sente il tono, lo analizza volutamente, percepisce quei sensi di colpa. L’affermazione precedente scava dentro al ragazzo come un martello pneumatico. Eppure ne sopporta il silenzio il peso, accompagnando il suo dolore, sensazione ormai accettata ampiamente e alla quale ha fatto l’abitudine, ai sensi di colpa di Namika. Ma niente viene rivelato, non dall’esterno. <Perché ho imparato col tempo a non farmi travolgere dalle sensazioni> risponde, sempre freddo e neutrale. Gli occhi sono ancora chiusi, non la vede, ma sente la ragazza su di sé, ne percepisce lo sguardo. <Ho imparato a non esserne schiavo, a controllarle e a dominarle, il più delle volte. E questo mi mette in condizione di ragionare lucidamente praticamente sempre> digrigna i denti e sospira. <Quello che hai detto fa schifo. E solo perché non ti urlo contro o non ti scaravento contro Kunai e Shuriken o tutte le arti magiche che conosco, non vuol dire che non sia incazzato per quello che hai detto> e sebbene percepisca il tentativo disperato della ragazza di cambiare argomento, non lo dà a vedere e glissa volutamente sull’ultima frase da lei detta.

16:13 Namika:
 Sta succedendo un casino, un casino alla quale vorrebbe porre rimedio, ma che fa ancora fatica a metabolizzare totalmente. Ren uno Hyuga, fratello di Kaori, l’ombra e la squadra speciale, le parole che ha pronunciato, il suo tono gelido e distaccato, così come quello neutrale e freddo del neo-Genin. Come ci sono arrivati a quel punto? È successo tutto alla svelta e lei, come sempre, non ha ragionato sui piccoli dettagli e su che impatto avrebbero potuto avere sulla loro conversazione. Quel silenzio non la fa sentire a posto con se stessa, il silenzio che di tanto in tanto cade su i due non può che farle ritornare in mente quella frase che ha detto poco prima, una frase di cui, ormai e dopo pochi secondi, si sta già pentendo. Lo sapeva benissimo che si sarebbe sentita in colpa, eppure ha voluto pronunciare quelle poche parole comunque. Le parole di Ren le arrivano come un’ondata veloce, improvvisa ed indubbiamente tagliente. <Dovresti invece.> Piccola pausa. <Lasciarti travolgere.> E non sa nemmeno perché lo dice precisamente, forse perché, se il Genin non fosse stato così sicuro e neutrale nei comportamenti, lei avrebbe sicuramente avuto vita più facile durante questa piccola conversazione. E poi “quello che hai detto fa schifo”. Silenzio. Ascolta le sue parole in silenzio. Lo sguardo si abbassa andando ad osservare un punto indefinito verso il terreno che alberga sotto i suoi piedi. Rimane immobile a pensare. Lascia passare il tempo che basta senza aggiungere niente, né un mugugno, né un respiro più pesante di un altro, niente di niente. Elabora quello che le è appena stato detto, lo metabolizza ma ancora non riesce ad accettarlo, non vuole, non ha mai voluto far del male a nessuno, eppure adesso è riuscita a farlo. Un passo viene mosso all’indietro, un passo che dovrebbe allargare ulteriormente la distanza che intercorre tra i due. Un piccolo gesto, ma pieno di significato. <Tsk. Se tu non avessi tirato in ballo argomenti tanto stupidi adesso saremmo qua a ridere e a scherzare. E tu avresti anche un’incazzatura in meno.> A quanto pare ha deciso di riversare tutta la colpa su Ren. Ha appena fatto una cosa idiota, di cui prima o poi se ne pentirà, ma l’unico suo obiettivo è togliersi quei sensi di colpa dalla coscienza, lasciare che sfumino lasciandole qualche attimo di sollievo. Il tono è freddo e decisamente menefreghista, per quel che riesce a fingere ovviamente.

16:25 Renold:
  [Altura] E se lei ostenta freddezza, quella del ragazzo non è ostentata, ma decisamente autentica. Una sensazione che trova campo in maniera decisamente naturale, una distanza che è portato a prendere già di per sé, per indole. Apre gli occhi per notare la faccia di Namika che trasuda, per quanto si sforzi, sensi di colpa e sensazioni spiacevoli. Tuttavia pone lo sguardo in alto, non la guarda e non è neanche tentato di farlo. Semplicemente si limita ad udire. Sente le parole e sospira, scutoendo la testa. <Dovrei?> domanda ancora una volta, tagliente. <E a cosa mi gioverebbe?> domanda ancora, decisamente tagliente. E poi volta verso di lei. <Sarebbe facile, vero? Che ti urlassi addosso> domanda e specifica, sicuro. E poi scuote la testa, come a voler rivelare tutta la sua residua disapprovazione. Sente anche l’altra frase della ragazza. Per tutta risposta va a far scattare gli addominali. Un colpo secco, con la forza dei quali dovrebbe trovarsi in piedi nuovamente. <Argomenti dai quali ti difendi in maniera apparentemente inspiegabile> non la guarda ancora, ma passa le mani a darsi una ripulita. <Non fraintendermi. Dei tuoi segreti non mi frega nulla. Ognuno ha i suoi> scandisce ancora una volta, sbuffando, neutro e sicuro. <Cercavo pace, ho trovato solo inquietudine. Me ne vado> sancisce ancora, sicuro nel tono, spietato nel parlare. E si, le dà le spalle e comincia ad avviarsi verso la scalinata. [Exit se non fermato]

16:49 Namika:
 Non le capita molto spesso di avere conversazioni e discussioni come questa, si trova in una sensazione di disagio e di innaturalezza, non è da lei essere così fredda, cinica e stronza. Non che il ragazzo sia da meno eh. Non le risulta nemmeno facile continuare a tenere testa al neo-Genin, ma la piccola parte orgogliosa dentro di lei, una parte che vorrebbe non stare a sentire, ma che purtroppo continua a farsi strada tra le sue parole e i suoi pensieri. <Si, Ren. Più facile.> E nel dirlo gli occhietti continuano a posarsi sulla figura dello Hyuga, a terra. <Almeno potrei provare a capirci qualcosa e invece no.> Sospira, stanca. <Continua pure con i tuoi modi freddi, continua pure a non tralasciare alcun tipo di emozione, sono proprio curiosa di vedere come va a finire.> Sono arrivati fino a questo punto, si. E per lei, rispetto al diciottenne, è più difficile controllare le emozioni, non ne ha mai avuto bisogno, non ha mai avuto la necessità di nascondere qualcosa che provava. Ed è proprio per questo che si trova in difficoltà, da una parte sta cercando di controllare l’impulsività, mentre dall’altra sta cercando di rimanere fredda e impassibile, senza alcun tipo di successo. E mentre i pensieri della Inuzuka corrono le parole del ragazzo continuano ad uscire gelide e spietate dalle sue labbra, parole che la colpiscono in qualche modo, la colpiscono andando a ferirla sotto alcuni aspetti. Non risponde, non per il momento. Si prende il tempo per elaborare qualcosa di adeguato, ma il tempo che lei spreca, viene accolto da Ren e usato per darle le spalle e iniziare ad avviarsi verso la scalinata. Rimane di sasso, immobile. Non se lo sarebbe mai aspettato di vederlo andare via senza aver concluso niente, senza essersi chiariti. Una piccola occhiata viene lanciata anche a Seth, cucciolo che ormai ha capito e deciso di farsi da parte, lasciando che siano i due a continuare il tutto. Lo sguardo rimane basso mentre la gamba destra viene mossa leggermente in avanti, un passo decisamente titubante ed indeciso, seguito da altri come lui. Il braccio destro viene teso e la mano va ad allargarsi leggermente una volta arrivata a poca distanza da Ren. La mano aperta tenterebbe di muoversi ed afferrare il polso sinsitro del ragazzo. <F-fermo.> È un movimento veloce, la mano le trema e gli occhi sono puntati verso il basso. Non dice altro. È una richiesta disperata e, allo stesso tempo, decisa.

17:02 Renold:
  [Altura] Cammina verso la scalinata e lascia che lei parli. Il camminare è lento, come se il suo modo di sclerare, come se le parole non lo toccassero proprio, perennemente ad un passo di distanza dal mondo, un gelo che è calato per reazione istintiva, che lo ha portato a difendersi prendendo le distanze e tagliando con parole spietate, ma lucide. <Io sono così. Non ostento niente. Sono quello che vedi> scandisce, apparentemente tranquillo. Continua a camminare. <Forse non ti rendi conto, ma sei stata cattiva. Potevi dire centomila altre cose, ma tra tutte hai battuto proprio su ciò che hai pensato che potesse farmi male. Puoi darmi tutta la colpa o parte di essa, se ciò ti fa sentire meglio, non mi importa. Ma tu lo sai che è così. E’ già la terza sfida che mi lanci e non accetto. Dovresti capire che non attacca, no?> parole dispiegate dalla bocca in maniera quasi solenne, calma e sicura. Non c’è l’ombra della rabbia, né della delusione, malgrado, sotto sotto, entrambe siano presenti. E si, la lascia lì, dopo aver sparato l’ennesima sentenza tagliente come un rasoio. La sente quindi avvicinarsi, ma fa finta di niente, appropinquandosi alla scalinata. Sente la ragazza avvicinarsi e si lascia volutamente prendere il polso. E quando questa lo afferra, si ferma. Va quindi a voltarsi lentamente verso di lei, le iridi scarlatte piantate in quelle di lei. Mai così vicini durante le conversazioni, eppure non sembra soffrire neanche quella vicinanza. Non parla, ma aspetta che sia lei a prendere l’iniziativa. <Ti ascolto> scandisce solamente, guardandola verso il basso per via di quei quindici centimetri di differenza d’altezza.

17:30 Namika:
  [Altura] Rimane per qualche istante in silenzio, un silenzio che ha così tante parole dentro di se. Gli occhietti verdi rimangono fissi sulla figura dello Hyuga che a poco a poco si sta allontanando da lei, lasciandola da sola con i suoi sensi di colpa che la stanno continuando a divorare dall’interno. Lascia che le parole del ragazzo continuano ad uscire in quel modo così schietto, sicuro e freddo, non lo interrompe, non vuole interromperlo. Vuole capire fino a che punto si è spinta con la cattiveria, vuole capire fino a che punto può vergognarsi di se stessa. Le parole di Ren la feriscono, su questo non c’è dubbio. La mascella viene serrata così come le labbra, mentre il naso viene arricciato leggermente alla radice in un visibile cenno di disapprovazione per quello che sta per fare. Allunga il braccio destro e la rispettiva mano riesce ad afferrare il polso del ragazzo. È una mano fragile, una mano che trema e che la Inuzuka va ad osservare per qualche secondo. Alla vista di quel tremolio non può che socchiudere leggermente gli occhi e incurvare le labbra. Non vuole tremare, non vuole che quelle sensazioni che prova dentro la rendano così debole. Ed è proprio per questo che, prima ancora di parlare, tenterebbe di stringere ulteriormente la presa attorno al polso altrui, cercando di fermare quel segno di angoscia. Si prende poi il tempo per rispondere, un piccolo respiro viene lasciato uscire dalle labbra mentre gli occhietti sono puntati verso il basso, non vuole guardarlo in faccia, non vuole capire tutto quello che ha detto che effetti ha avuto realmente su di lui. <Non volevo ferirti.> Ammette in un sussurro davvero pacato e basso. Un sussurro che sarà appena percettibile dalle orecchie del ragazzo nonostante ci sia quella minima distanza quasi nulla che li separa. <C i sono state delle domande e parole scomode.> E non va a dire quali, non vuole nuovamente tirare fuori l’argomento degli Anbu. <Non era mia intenzione attaccarti in quel modo.> E questa volta le parole hanno un tono leggermente più deciso, ma rimangono comunque flebili, perdendosi nell’aria. <Poi però a quelle parole non hai reagito come volevo e..> Piccola pausa. <E io non sapevo più che fare.> Sincera nel dire. <Sei rimasto così impassibile, mi ha dato fastidio. Mi aspettavo una reazione completamente diversa e per averla ho continuato a parlare e a darti fastidio.> Ammette finalmente sempre con lo sguardo rivolto giù, verso il terreno dell’altura. E mentre aspetta una possibile risposta da parte del Genin gli occhietti vengono chiusi, come se avesse paura di essere ferita dopo aver ammesso le sue colpe.

18:01 Renold:
  [Altura] Rimane lì, a guardarla. La guarda, l’espressione da cucciolo ferito della Inuzuka, quell’essere così vicini, l’aria che puzza di estrogeni a non finire, ma qualcosa scatta nel ragazzo, che tuttavia rimane impassibile a guardare la ragazza negli occhi. Occhi che si allargano leggemente di più, nonostante la sensazione di essere ferito. Rimane in quella posizione che provoca un calore all’altezza del petto quasi inspiegabile. Sta lì e la guarda, semplicemente. La sente parlare e ne nota i sensi di colpa. Ne sente tutto il dire ed annuisce. <Io lo so. Ma dovevi ammetterlo con te stessa> scandisce ancora una volta. Non c’è compiacimento nel tono o nell’atteggiamento, ma annuisce col capo. Osserva il capo chino verso terra e quello che fa, in quel frangente, è affidarsi all’istinto, poiché è qualcosa, quella sensazione nuova, che non rientra nella sfera del conosciuto. La mano libera, la destra, va a rivelare l’indice e il medio e quello che va a tentare di fare è unirli. Questi dovrebbero andare a tentare di impattare col mento della Inuzuka in quella che vuole essere una carezza che dovrebbe portare il volto della ragazza nuovamente a guardarlo negli occhi. Il cuore tambureggia nel petto, nonostante tutto. Non ghigna, ma sorride, adesso, in sua direzione. <Sei bella> un complimento che esce dal cuore, decisamente e che vale molto più di mille parole.

18:22 Namika:
 Rimane in quella posizione, lo sguardo è basso e gli occhietti verdi sono chiusi, quasi per paura di quello che potrebbe sentire dire dal ragazzo. Ha ammesso quello che ha fatto, si è scusata con il ragazzo e il riuscirne a parlarne ad alta voce le ha anche permesso di comprendersi e capire meglio il motivo che la spinta a far uscire quelle orribili parole dalle sue sottili labbra, perché ha tirato in ballo quell’argomento che sapeva poter ferire lo Hyuga. Le sue parole le arrivano alle orecchie e lei non può che metabolizzarle con calma, cercando di capirle e farle sue. Scuote velocemente la testa e la presa sul polso, se il Genin glielo lascerà fare ovviamente, si stringerebbe ancora un po’ di più, senza arrivare al punto di fargli del male però. Vuole sentirlo lì, vicino a lei, sentire che non se ne è andato per tutte le cattiverie che ha detto. <Mi dispiace tanto.> Lo dice nuovamente, come se la prima volta non bastasse. <Tanto, tanto.> Si ripete di nuovo, ma, in qualche modo, sta cercando di accettare quello che ha fatto e questo le sembra l’unica via per poterlo fare al momento. Poi intorno a loro silenzio, un silenzio che viene riempito dai gesti che la figura altrui compie. La mano destra va a sfiorare il suo mento e il volto della Inuzuka viene finalmente portato verso l’alto, lasciando che i capelli ricadano all’indietro e i suoi occhi che cercano un contatto con quelli del ragazzo. Il volto è triste e i sensi di colpa albergano su di esso. Ma alle sue parole qualcosa scatta, qualcosa che anche per lei non è conosciuto. Il cuore inizia a martellarle nel petto, gli occhietti verdi quasi totalmente sgranati a causa della sorpresa, le labbra che vanno a socchiudersi e le guance che si colorano di un rosso leggero. <Ren.> Lo sussurra semplicemente ed è quasi automatico che gli occhi iniziano a riempirsi di quel qualcosa che li rende leggermente lucidi. Come ha potuto ferirlo?

18:35 Renold:
  [Altura] Se la guarda in quella distanza che è molto ravvicinata. Un contatto che provoca calore. Un calore sconosciuto del quale, intimamente, sta pian piano trovando velocemente risposta. Un calore che non riconosce, ma che sa cosa rappresenti. Un sospiro copioso mentre sente le parole. La guarda negli occhi ed annuisce, la freddezza residua svanisce. <Ti perdono> il tono è sempre molto sicuro ed impostato, ma privo di quella freddezza che fa male, come se quel contatto avesse, effettivamente, scaldato il cuore. <Non ti preoccupare> scandisce, in un sospiro copioso, che fa uscire una buona dose di quella tensione e di quello stress inconsapevolmente accumulati. La osserva quindi dall’alto in basso, tenendo quel contatto visivo con lei. Osserva quella faccia pregna ancora di sensi di colpa. <Basta sentirti in colpa> decreta, serio. La bocca si scioglie in un sorrisetto determinato e divertito. Estremamente sicuro di sé. Sente il suo nome e vede i suoi occhi farsi lucidi. Il sorriso si slarga. <Sta’ zitta> impera sottovoce, sempre sicuro. Il rossore e l’imbarazzo lo vede, eppure vola con l’istinto ad avvicinare il volto verso di lei. Va a tentare di unire le labbra con quelle della ragazza a poca distanza gradualmente. Se vi fosse riuscito, sarebbe stato un bacio lungo e delicato, proprio come le sensazioni che permeano il corpo.

18:59 Namika:
  [Altura] Dai sorrisi iniziali, alle freddezza ed infine a questo. Ne hanno fatta di strada. Gli occhietti della Inuzuka si muovono di qua e di là sul volto del neo-Genin, cercando di sfruttare al meglio quella vicinanza per poterlo capire di più, per poter incrociare il suo sguardo e capire che, effettivamente, l’ha perdonata per tutto quello che le ha detto. E gli occhietti a poco a poco iniziano a riempirsi di quella lucentezza, diventando umidi. <Non ci riesco.> A non sentirsi in colpa. Quel contatto visivo le fa ripassare mentalmente tutto quello che gli ha detto, tutto quello che lui ha detto a lei. “A volte le parole possono ferire più di una lama”, “Quello che hai detto fa schifo”, “Se tu non avessi tirato in ballo argomenti tanto stupidi adesso saremmo qua a ridere e a scherzare.”, “Sarebbe facile, vero? Che ti urlassi addosso.”, “Sono proprio curiosa di vedere come va a finire.”. Ed oltre a queste un’infinità di altre parole e frasi continuano a gironzolarle nella mente. La conversazione poteva andare in un altro modo se solo lei si fosse data una controllata. E mentre i pensieri e i sensi di colpa continuano a viaggiare lei le labbra del ragazzo si posano sulle sue andando ad unirsi in una un’unione speciale, in qualcosa di nuovo, nel primo bacio della Inuzuka. Gli occhietti, inizialmente spalancati a causa della sorpresa, sembrano trovare a poco a poco pace e lentamente vanno a chiudersi lasciando fuoriuscire un paio di lacrime che le albergavano nello sguardo rendendolo lucido. Non è riuscita a ricacciarle indietro, le emozioni che sta provando sono davvero troppo forti. E lei da quel contatto che li unisce non si stacca, non oppone alcun tipo di resistenza, lascia che il cuore le martelli nel petto. Vuole continuare a sentirlo lì, senza niente che li separi. In un gesto quasi automatico ed istintivo la mano sinistra va ad alzarsi e tenterebbe di posarsi sulla parte alta del collo, mentre il pollice andrebbe a sfiorare leggermente la guancia dello Hyuga.

Nami e Ren si incontrano sul monte dei volti di pietra. I due parlano tranquillamente, fino a che Namika, per proteggere la sua identità ambu, non offende il ragazzo, che, tranquillamente, le fa notare che ha sbagliato. Il tutto culminerà in un bacio.