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[Quest Cura] Latte e biscotti

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con Koichi, Hikari

21:48 Hikari:
  [Stanza 4] Finalmente è di nuovo in forze la genin di Kusa. Dopo le cure ricevute qualche giorno prima, è riuscita a riacquistare quasi del tutto possesso del proprio corpo. Respirare è tornato ad essere facile, e il petto non è più pesante. Ha cercato di mantenere la spalla sinistra ferma il più possibile, muovendola solo se necessario per alcuni spostamenti. Come le hanno detto il medico belloccio e la dottoressa matrioska, è rimasta a letto, alzandosi solo per sgranchire un po’ le gambe ogni tanto o affacciarsi alla finestra. Sta arrivando la bella stagione, e non le va proprio di rimanere chiusa in una stanza. In più, ha da fare a Kusa. Beh, sempre se tatuare un maiale possa ritenersi tale. Non vede l’ora di poter rivedere i suoi compagni, che ancora non sono venuti a trovarla. Chissà se verranno. Hikari deve parlare di cose urgenti con Shitsui, ma a questo punto lo farà quando si rimetterà. Il medico giovane, Koichi, dovrebbe visitarla quest’oggi, per poter finalmente mettere fine alle sue pene. E’ stato molto premuroso l’ultima volta, e questo ha messo a proprio agio la ragazza, che in un certo senso ha trovato il soggiorno in ospedale non così spiacevole. Al momento, è distesa sul letto, a fissare un punto impreciso sul soffitto. E’ immersa nei pensieri, pensieri a cui non riesce a dare una definizione completa. Un po’ il torneo, un’ le cure, un po’ Yuu. Tante cose, a cui da un lato non ha voglia di pensare. Ha i capelli raccolti in una treccia, fattale da un’infermiera che le ha portato da mangiare. Una piccola distrazione nel vuoto dei giorni passati lì dentro. Attende quindi l’arrivo del medico, al quale sono rivolti parte dei suoi pensieri. Che abbia voluto dimostrare un qualche interesse per lei la volta precedente? Spera di essersi sbagliata. < Voglio andarmene! > esclama, agitando appena le gambe, sapendo che nessuno può sentirla.

22:05 Koichi:
  [Ospedale.] Un'ombra, una indefinita sagoma che andrebbe a percorrere quei corridoi illuminati della struttura ospedaliera di Konohagakure no sato. Passi che verrebbe scanditi regolarmente, ma senza produrre suono. Una capacità innata, totalmente abituato alle modalità di spionaggio, in cui il minimo suono potrebbe equivalere a morte certa. Un movimento lento, elegante, che dovrebbe terminare solo quando starà dinanzi alla porta a cui ambirebbe. La osserverebbe per qualche secondo, prima di roteare il proprio corpo, affinché la porta venga spinta con la propria schiena, in quanto le mani sarebbero ben occupate, da un piccolo vassoio ligneo. E dovrebbe essere lo stesso frangente in cui l'altra argomenterebbe, si lamenterebbe di quella statica posizione, di rimanere all'interno di una cella dipinta di bianco, come la neve. <Presto te ne andrai, Hikari-San.> Una voce come dall'oltretomba, una soave melodia che verrebbe emessa dalle proprie labbra, interrompendo il silenzio che prima vigeva all'interno della stanza. Qualche ulteriore passo prima di potersi palesare alla controparte, la quale potrà notare, al di sopra di quella superficie in legno, una bottiglia di latte ed alcuni biscotti di lato, pronti ad esser consumati all'interno di un recipiente moderatamente largo; non mancherebbe neanche la scodella al cui interno si celerebbe lo zucchero. Un trattamento per colei che dimora ancora lì, un modo per risarcire quell'attesa interminabile. Dovrebbe risultare facile, mediante alcuni piedi estraibili, poggiare il tutto al di sopra del letto, facendo in modo che nulla cada, porgendole un minuscolo tavolo d'asporto. <Oggi dovrei completare le ultime cure e, dopo di ciò, potrai esser libera di tornare a Kusa.> Sibilla leggermente, mostrando un volto sereno, pacato. Il vestiario sarebbe quel semplice camice bianco, candido, che fascerebbe la fisionomia maschile, con tutti i bottoni all'interno della cavità apposita. Solo inferiormente, si può notare un pantalone scuro, color pece, intorno alle proprie gambe. <Oggi ti massaggerò mediante una tecnica medica la spalla lussata, affinché possa ripristinare totalmente.> Le andrebbe a spiegare, facendole intuire che non vi sarà altro dolore a pervadere i suoi sensi, ma sarà addirittura piacevole. Mani che andrebbero dunque ad esser sfregate fra loro, per intensificare l'attrito e creare calore: delle mani calde saranno ideali rispetto a dei tocchi gelidi, pungenti, alquanto fastidiosi. Non dovrebbe far altro che avvicinarsi alla spalla lesa ed osservarla, limitandosi alla semplice vista. <Posso iniziare?> Chiederebbe, lasciandole libertà di cibarsi e di bere, con l'altra mano, senza intaccare quel processo di nutrimento. Silenzio che tornerebbe poi ad avvolgere quella figura, quella del Chuunin, sigillando le labbra, e senza mostrare ulteriori sensazioni all'esterno. Tranquillo. Lo è davvero? [Chakra On]

22:25 Hikari:
  [Stanza 4] Proprio durante quel breve sfogo, degli scricchiolii provengono dalla porta. Il suono di qualcuno che vi si appoggia e il conseguente suono dei cardini attraggono la giovane, le cui iridi viaggiano immediatamente in quella direzione. Come sospettava, è Koichi, il medico. In fondo, stava aspettando solamente lui, sarebbe stato strano vedere qualcun altro varcare quella soglia. Anche se le sarebbe piaciuto ricevere delle visite. Un lieve colorito roseo colore le gote della ragazza, colta in flagrante durante quelle lamentele. < Sì. > un sussurro, dal quale può trasparire la sorpresa nell’essere stata udita. < Oh mio dio. > direbbe, abbassando lo sguardo su ciò che il ragazzo dai capelli splendidamente azzurri ha portato con sé. Latte e biscotti, fantastico. E’ la cosa commestibile migliore che ha visto da quando ha messo piede lì dentro. Il viso le si illuminerebbe, completamente catturato da quella visione. Un’ improvvisa fame sembra assalirla. Aspetterebbe che il vassoio le venga poggiato sul letto per rivolgersi a colui che lo ha portato. < Non sai quanto ti sono grata. > una piccola pausa, seguita da un sorriso. Allungherebbe la mano destra verso la ciotola contenente i biscotti, sfiorandone uno prima di prenderlo tra le dita. Sembrano buonissimi, pensa. < Ho un maiale che mi aspetta a Kusa. > una risata asseconderebbe quelle parole. Il pensiero di dover lavorare con un animale la mette un po’ a disagio, non sa come comportarsi. E si dovesse agitare? Meglio non pensarci adesso. Sicuramente si farà accompagnare da qualcuno. Mangerebbe ora il biscotto che ha preso tra le dita poco prima, mostrando un’espressione quasi estatica. < Mmh… buonissimo. > ascolterebbe poi le sue parole, su quello che accadrà di lì a pochi minuti. La prospettiva sembra molto più piacevole della volta precedente, potrebbe persino rilassarsi. < Capito. > annuirebbe, andando a prendere un altro biscotto. < Certo, comincia pure. >

22:37 Koichi:
  [Ospedale.] Noterebbe la felicità comparire sul volto femminile, alla vista di quel vassoio che egregiamente verrebbe posto sul lettino d'ospedale e, grazie ad un insieme di cuscini, porre il busto d'ella in modo che possa appoggiarsi comodamente e trovarsi quasi in posizione seduta. Respiri lunghi, profondi, mentre andrebbe ad avvicinare le proprie mani, con le dita unite fra loro, e quel processo che verrebbe solo ora sollecitato. Chakra che già sarebbe stato richiamato all'interno del proprio organismo verrebbe setacciato, lavorato, in modo tale da trarre solo l'energia fisica, fonte necessaria per attivare il chakra medico. Un'identità nuova, una capacità lenitiva, un'arte che solo pochi riescono ad evocare e domarla correttamente. Nessu sigillo ad esser imposto, per trasferire quel nuovo composto prima verso le spalle, poi farlo discendere verso i gomiti e terminare oltre i propri polsi, convogliando tutto quel potere, ma in modo differente a delle semplici mani terapeutiche. Tenterebbe di imporre un movimento rotatorio del chakra e plasmare quella nuova funzione su tutta la mano, sul proprio palmo e le dita. Non solito ad eseguire questo particolare Jutsu, in effetti, ma che non dovrebbe destare alcuna difficoltà. <O alzi la manica o rimuovi il braccio dalla maglia.> Chiaro, conciso, sembrando apparire con un tono più professionale, inviando quella richiesta non per doppi fini. Se avesse ora la possibilità di cogliere la zona su cui imporre la tecnica, avvicinerebbe le mani, cariche di quel nuovo potere, e le muoverebbe lentamente, affinché potesse iniziare quel massaggio, quei movimenti lenti ed anch'essi rotatori. Farebbe della propria conoscenza anatomica la propria musa ispiratrice, risollevando gradualmente quelle ferite, sollecitando i muscoli danneggiati ad esser guariti completamente. <Un maiale?> Esordirebbe, quasi colpito da quella specie d'animale. <Gestisci una fattoria o qualcosa di simile?> Chiederebbe, con una semplicità disumana. Non comprenderebbe il mestiere d'ella, non lo conosce, e la domanda appena posta sarebbe quella più semplice, più ovvia. E poi, una domanda probabilmente più critica: <Qualcuno ti ha fatto visita?> Avanzerebbe, spezzando quel silenzio che si era appena creato. Una domanda che potrebbe suonare peggio di un dolore fisico, una curiosità che potrebbe alimentare un mal contento della paziente, ma di tutto ciò lui ne sarebbe totalmente ignaro. Che lo si voglia perdonare, Hikari-San. [Chakra On: 62/70][Messaggio Terapeutico: +3 PV][Turno 1/3][PV Hikari: 90]

22:54 Hikari:
  [Stanza 4] Mentre lei comincia a far fuori i dolci gentilmente offerti dal dottore, quest’ultimo si appresta a cominciare la procedura di cura. Come da lui appena osservato, non può cominciare se la zona interessata rimane coperta, al che, ad una sua sollecitazione, la ragazza abbandonerebbe il biscotto nel contenitore, allungando la mano destra verso la manica del camicione rifilato ad ogni paziente. Afferrerebbe l’estremità tra le dita, sollevandola verso l’alto. Una volta scoperta, cercherebbe di bloccarla facendo un risvolto. In questo modo le mani del medico non dovrebbero avere problemi ad operare in quella zona. < Così va bene? > domanderebbe, in cerca di una conferma. Se dovesse essere errato, potrà sempre sistemarla lui. D’altronde, è lui che conosce bene la zona su cui andrà ad agire. Le mani dell’altro si avvicinerebbero dunque alla pelle di lei, come la volta precedente. Delicatamente andrebbero in un certo senso ad accarezzarla. Non avverte alcun dolore, ed soprattutto, è piacevolmente sorpresa che non siano fredde, ma bensì calde. < No, no, nessuna fattoria. > comincerebbe, divertita da quell’affermazione. < Sono un’apprendista tatuatrice, e il mio capo mi ha chiesto di allenarmi su un maiale. > povero animale, chissà se soffrirà quando l’ago andrà ad incidergli la pelle. Il solo pensiero fa rabbrividire la giovane genin, che non avrebbe mai pensato di affrontare una situazione simile. Però, allo stesso tempo è felice di poter fare progressi in quel campo. D’altronde è il suo lavoro, e le piace, nonostante il capo sia un pelo detestabile. Ma ecco che il discorso plana verso un’altra pista, una pista su cui ella ha riflettuto in questi giorni. D’un tratto, il volto pallido si incupisce, un’espressione che potrebbe essere intesa dall’altro come una risposta chiara. < No, nessuno. > due semplici parole, prima che la mano viaggi verso la bottiglia di latte. Che in questo modo possa mostrare di meno il proprio dispiacere? Ma come, bevendo latte? Avvicinerebbe la bottiglia alle labbra, bevendone un paio di sorsi. < Saranno stati impegnati. > ma chi, potrebbe chiedersi l’altro. E’ quello che lei si sta ripentendo da un po’ ormai, altrimenti non ci sarebbero stati motivi per non farle, visita, giusto?

23:09 Koichi:
  [Ospedale.] Mani che andrebbero quasi a seguire quasi una traiettoria prestabilita, mentre andrebbero a muoversi per la spalla scoperta, accarezzando quella superficie in più punti, compiendo anche delle lieve pressioni in alcuni determinati punti. Un massaggio, un semplice e comune massaggio: questo si potrebbe affermare, se non fosse per quel flusso energetico che andrebbe ad intervenire direttamente, in modo esplicito, assicurando una lenta guarigione. Un impegno costante nel mantenere quel moto circolare del chakra medico sulle proprie estremità, delle leve superiori. Un semplice cenno del capo, piegandolo in basso e poi ritirandolo indietro, per confermare, per conferire una risposta positiva a quella domanda. Avrebbe tutti i requisiti per poter lavorare comodamente, senza infastidire la paziente con altre richieste. <Una tatuatrice.> Andrebbe a sintetizzare, mugugnando appena: <Non sono un amante di questi disegni, mi dispiace.> Di cosa chiederebbe dispiacere? Di non potersi offrire come potenziale clinete, in futuro? Forse un giorno potrà colmarsi d'alcol e lasciar che la volontà d'ella possa imprimere sul corpo maschile un disegno; e chissà che disegno si potrebbe chiedere, in uno stato di incoscienza. Divertente. E poi quella reazione che coglierebbe immediatamente, studierebbe nel particolare ogni movenza d'ella, in quella ricerca del liquido bianco, posto dinanzi. Comprenderebbe che abbia toccato un tasto dolente, un punto che deve ancora risanare. <Hikari-San.> La richiamerebbe all'ordine, evocando quel nome con un sussurro, in quanto non sono così distanti da dover farsi udire con un volume maggiore. <Chi voleva vedere il tuo volto, sarebbe venuto.> Tagliente, come non mai, ma questo sarebbe la realtà. <Non possiamo circondarci da persone che vi sono solo quando sorridiamo.> Che incoerenza sarebbe, d'altronde? <Ognuno merita di avere persone che vi siano sempre, anche per guardarsi qualche secondo, senza proferire nulla.> Non servirebbe chissà cosa, ma ognuno dovrebbe alimentarsi di piccole cose, di piccole attenzioni, e non aspettarsi troppo. Ci si può scottare, ci si può rimaner delusi. <Alza quel capo e sorridi.> La invoglierebbe, la sollecita nel riprendersi da quel sguardo cupo che sembrerebbe possederla. <Non per gli altri, ma per te stessa.> E lui tenterebbe di accompagnarla, allargando appena gli angoli della propria bocca, lievemente, per avanzare un minimo sorriso. <La luna non smette di brillare, se viene coperta dalle nuvole, ma continua senza cedere, nell'attesa di trovare uno spiraglio e rendere meraviglioso quell'attimo stesso.> Ultimerebbe, mentre andrebbe a concentrarsi maggiormente a quel processo di guarigione. [Chakra On: 62/70][Messaggio Terapeutico: +3 PV][Turno 2/3][PV Hikari: 93]

23:25 Hikari:
  [Stanza 4] Si godrebbe ogni secondo di quel massaggio, che probabilmente non si ripeterà per diverso tempo. Nonostante si trovi in ospedale, questo non le vieta di rilassarsi un po’. Era parecchio che non riceveva un trattamento simile e di certo non vuole farlo sfumare. < Beh, sono gusti. > in risposta all’opinione di lui sui tatuaggi. < Secondo me sono molto belli, soprattutto sui ragazzi. > un sorrisino si delineerebbe sul volto d’ella, che forse avrebbe dovuto evitare di pronunciare tali parole. Probabilmente discorsi di questo genere sarebbero opportuni in un gruppo di amiche, o no? In fondo, era di questo che parlava assieme alle altre ragazze quando si trovava ancora a Kiri. Pettegolezzi, ragazzi, insomma, gli argomenti preferiti del genere femminile in un certo senso. < Se dovessi cambiare idea, sai a chi rivolgerti. > e detto ciò, destinerebbe all’altro un occhiolino, prima di tornare a concentrarsi sui biscottini. Il discorso sull’altro fronte continua a procedere. Già, nessuno è venuto a trovarla da quando si trova lì, dopo il torneo. E pensare che tutto quello che voleva era rivedere presto i suoi compagni, soprattutto Shitsui. Le manca, molto. Ma dove si sarà cacciato? A questi pensieri, un sospiro abbandonerebbe le labbra rosee della genin, intenta ad osservare distrattamente la bottiglia che tiene tra le mani. Ascolterebbe le parole dell’altro, risollevando lentamente lo sguardo in sua direzione. Il suo dire in qualche modo la scalda, la fanno sorridere debolmente. La prima parte un po’ la demoralizza, però: significa che i suoi compagni non hanno volutamente farle visita? Se così fosse, che ne sarebbe di loro? Non vuole pensare queste cose, la spaventano. Non possono essere vere. < Grazie, Koichi. > parole flebili, udibili solo dall’altro. Occhi sinceramente riconoscenti puntano le iridi ambrate dell’altro, che dopo poco torna ad operare sulla zona lesionata. < Spero solo che non sia capitato nulla. > perché anche questa è un’opzione, no? Potrebbe essere successo qualcosa di grave e lei ne è rimasta ignara poiché rinchiusa là dentro. Sono tante le opzioni che viaggiano nella mente di lei. < Potresti fare il poeta. > azzarderebbe, per alleggerire un po’ il discorso.

23:38 Koichi:
  [Ospedale.] E la spalla verrebbe gradualmente curata, mediante quei movimenti delle proprie mani, quel calore che andrebbe ad intensificarsi a causa della pressione che eserciterebbe su quella sezione di carne femminile. Attento, tentando di mischiare sia la funzione benefica, quella che rimuoverebbe ogni singolo problema all'articolazione, e sia la parte superficiale, quel tocco che andrebbe a viziarla. Già, perché sarebbe ciò che starebbe facendo: la sta viziando, senza ombra di dubbio. <Nel caso cambiassi idea, saprò chi cercare e...> Lascerebbe la frase in sospeso, per qualche secondo: <Nel caso in cui ti dovessi ferire, ti preserverò sempre un appuntamento in tempi rapidi.> Come se volesse darle una priorità maggiore rispetto ad altri ipotetici pazienti; un trattamento particolare, nulla di eccessivo però. <Non ringraziarmi.> Confesserebbe: <Non ho espresso nulla di eccezionale, ma solo il mio punto di vista.> E lei crede che questi siano stati tutti impegnati in altro: <A meno che non siano feriti tutti...> Piegherebbe appena il capo verso sinistra, riflettendo duramente su quanto starebbe elaborando: <...l'essere umano non può resistere molto tempo senza riposare o cibare.> E con ciò cosa vorrebbe dire? <Dunque, se hanno avuto tempo per compiere questi fabbisogni, avrebbero potuto trovare il tempo per una persona, se era necessario.> Ancora più tagliente, ancora più rude. E forse, solo dopo aver espresso quell'ultima opinione, lo comprenderebbe. <Non volevo renderti triste.> Ed a quell'occhiolino d'ella, verrebbe solo ora ricambiato, invertito, e consegnato agli occhi altrui. Un occhiolino che potrebbe rassicurarla, un segno di complicità ed un modo per dire di non preoccuparsi eccessivamente. <Un poeta?> Quasi gli verrebbe da ridere: <Alle ragazze non piacciono questi interventi?> Ed a quella palpebra socchiusa, per l'occhiolino, si aggiungerebbe un pezzo di lingua, di poco estratta, un triangolino piccolo che verrebbe a spuntare tra le labbra maschili. Una linguaccia inoffensiva, divertito dalla situazione creatasi. <Non le studio queste frasi, vengono espresse nel momento esatto in cui le penso.> Non i peli sulla lingua, lui. Cosa stai facendo, stai giocando al dottore? Una voce rimbomberebbe all'interno del subconscio del Chuunin, una sinfonia oscura che si estenderebbe nei meandri della propria mente. Una voce d'una sagoma rinchiusa da un cancello, quella che divide le due entità. Lo avvertirebbe, lo ascolterebbe, ma non coglierebbe, limitandosi semplicemente ad ignorarlo momentaneamente e continuare con il suo operato, sicuramente più importante. <Cosa farai appena uscita da qui?> Si tratterebbe sempre di domani, per estrema sicurezza, per controllare se tutti i parametri sono tornati stabili. [Chakra On: 62/70][Messaggio Terapeutico: +3 PV][Turno 3/3][PV Hikari: 96]

23:57 Hikari:
  [Stanza 4] Il massaggio diventa sempre più piacevole, poiché man mano la spalla viene sistemata e il poco dolore rimasto scompare, e quest’ultimo lascia spazio ad un piacevole relax. Potrebbe rimanere così tutto il giorno. Ascolta le sue parole, e la gentilezza nei propri confronti. < Dici davvero? > certamente un’opportunità molto buona che in futuro potrebbe tornarle utile di ritorno da una missione o a seguito di un evento come il torneo appena passato. Beh, non vorrebbe comunque togliere spazio a pazienti più gravi. Il discorso sui propri compagni continua a evolversi, insinuando sempre più dubbi nella genin convalescente. Dubbi che essa stessa non vuole alimentare, non vuole in alcun modo credere che i suoi compagni non abbiano voluto vederla. Non può essere vero, e lei non lo crede. < Hai ragione, ma… > una breve pausa, immersa in quei pensieri non troppo belli. < Ma sicuramente avranno avuto qualche motivo. > la dolce ingenuità di chi ha massima fede nel legame con i propri compagni, di chi vive in parte nell’illusione dei legami eterni. Anche se sa bene che il mondo non gira affatto così. Lo sa bene, ed è per questo che continua a ripetersi queste cose. Quella tensione però viene smorzata dall’espressione dell’altro, che solo ora ricambia l’occhiolino rivoltogli poco fa. < Non preoccuparti. > agiterebbe dunque la mano, rivolgendogli poi un sorriso. Alla fine, lui non ha alcuna colpa. < Beh, sì alle ragazze piacciono parecchio. > al che riderebbe, confermando la teoria dell’altro. L’atmosfera sembra pian piano alleggerirsi e trasformarsi in semplici chiacchiere tra amici. Un’espressione divertita nel vedere la lingua dell’altro fare capolino tra le sue labbra. Espressione che la ragazza andrebbe ad imitare. < E’ una bellissima dote, fidati. > annuirebbe, sollevando il dito indice e chiudendo le palpebre. Di certo non poteva chiedere un trattamento migliore in ospedale. Il personale non è distaccato, anzi, è molto accogliente e soprattutto premuroso. E’ stata davvero fortunata. < Credo che andrò a cercare i miei compagni, e magari chiedere qualche spiegazione. > lo farebbe gentilmente, ovviamente, non è una che ricorre a scenate o cose simili. < E a tatuare il maiale. > una risata riecheggerebbe ora nella stanza.

00:19 Koichi:
  [Ospedale.] Altro chakra medico che verrebbe richiamato alla volontà del giovane, il quale continuerebbe a fluire verso le leve superiori, queste tese verso la zona interessata: quella spalla che prima era lussata ed ora massaggiata con cura, con quella rotazione che permarrebbe attiva, costante, su quelle mani miracolose. Un trattamento che non si limiterebbe, che darebbe quella sensazione gentile, che risolleva ogni fardello ed ogni dolore lì rimasto. Spalla che dovrebbe essere oramai perfetta, prossima alla completa guarigione. <Ho quasi terminato.> Andrebbe a suggerirle, a confermare che oramai presto quelle movenze lente, calde, andranno a terminare. <A meno che tu non voglia avere un semplice massaggio, nulla di medico.> Lo esplicherebbe con naturalezza, senza alcun problema, senza preoccuparsi della reazione femminile. <Lo spero.> Si impegnerebbe in quegli ultimi secondi, affinché vada tutto correttamente, non diminuendo la propria attenzione. <E se mai dovessi trovare una risposta che non gradisci, ricorda le mie parole...> Non terminerebbe la frase, cogliendo il tempo per respirare e soggiungere poco dopo: <A questa sera, tra latte e biscotti.> Un sorriso che andrebbe ad esser allungato, massimizzato, mostrando la sua dentatura, splendente e perfetta. Sorriderebbe, come non mai. <Povero maiale.> Gli scapperebbe, per poi accompagnare la risata d'ella, di buon gusto, ma senza porgere le iridi arancioni altrove. Le rimarrebbe lì, fisse, in quel particolare punto in cui starebbe operando. <Chiedo troppo se mi passi solo un biscotto?> Chiederebbe gentilmente, poi: <Ho le mani attualmente occupate e vederti mangiare così, di gusto, mi ha fatto venire voglia.> E già, le sta chiedendo di imboccargli un solo boccone, un solo biscotto di cui l'altra disporrebbe. Tutta la giornata all'ospedale, a pranzo un ramen al volo ed ora... non ci vede più dalla fame! [Chakra On: 54/70][Messaggio Terapeutico: +3 PV][Turno 1/3][PV Hikari: 99]

00:35 Hikari:
  [Stanza 4] Cerca di allontanare del tutto quei brutti pensieri, una volta per tutte. Anche se sa che una volta uscita da lì in qualche modo dovrà affrontarli. Piuttosto tenta di concentrarsi sul massaggio che l’altro sta fornendole e che anzi sembra volergliene offrire un secondo. L’idea la alletta, ne avrebbe proprio bisogno dopo tutto quel tempo passato in ospedale. < Non mi dispiacerebbe se continuassi, ne avrei bisogno. > per uscire da lì al meglio, ovviamente, non per altri fini. Già che c’è, coglie l’occasione. Sente la spalla come nuova, una sensazione stupenda. Non dovrà più tenerla ferma. < Le ricorderò, Koichi. > annuirebbe in sua direzione. < Meno male che ci sei stato tu a farmi compagnia. > la serata è stata davvero piacevole, nonostante parte del discorso sia stata un po’ triste, ma meglio non pensarci. E’ stato come passare il tempo assieme a qualcuno che si conosce da tempo, nonostante si siano incontrati solamente tre volte. < Devo davvero ringraziarti, anche per ciò che mi hai portato. > e indicherebbe con un cenno del capo il vassoio posto sul letto. Un sorriso, quello dell’altro, che non aveva mai visto sul suo volto prima d’ora. Un sorriso contagioso. < Già, non auguro a nessuno di essere al suo posto. > e scuoterebbe il capo, ridendo, come rassegnata al fatto che sarà un disastro come primo tentativo di tatuare. Allungherebbe poi la mano destra nuovamente verso il contenitore dei biscotti, a seguito della richiesta dell’altro, avvicinandola poi alle labbra di lui. < Ecco a te, è il minimo che possa fare. > e attenderebbe che l’altro prenda in consegna il dolce, andando poi ad accarezzarsi la treccia sul lato destro del capo. Osserverebbe l’altro, intento a mangiare. Che abbia trovato un nuovo amico? Chissà se lo rivedrà a Kusa. [End.]

00:59 Koichi:
  [Ospedale.] Mani che andrebbero a sciogliersi, a distaccarsi da quella spalla femminile, interrompendo anche il flusso energetico fino ad ora utilizzato, attinto unicamente dall’energia fisica che scorreva nel proprio corpo. <Ecco, terminato.> La spalla dovrebbe essere completamente risanato ma non per questo potrà uscite immediatamente. <Attendiamo almeno questa notte per controllare se il recupero sia stato totale ed assoluto.> Questioni di sicurezza a cui non tenterebbe a rinunciare affatto. Le aggiusterebbe anche quella manica richiamata fino a sopra, sciogliendo il risvoltino prima eseguito per mantenere il tessuto distante dalla zona da lavoro. <Perfetto.> Sussurrerebbe, quasi in risposta al dire di lei; come avrebbe fatto se non vi fosse stato il Chuunin con le sue amorevoli attenzioni? Andrebbe a poggiare anche le braccia su quel vassoio per rimuoverlo da lì e poggiarlo altrove, permettendo alla ragazza di potersi muovere con più facilità. <Solo uno.> Tenterebbe di precisare mentre le farebbe chiaro segno di girarsi, di andare a pancia verso sotto. <Ne approfitti finché puoi essere così viziata.> Provocherebbe, poco dopo aver accettato quel biscotto dalle mani femminili, estraendo quanto basta le labbra per addentare il biscotto consegnato. <Fin quando non dormirai…> Le informa, mentre le mani calde calano nuovamente verso la schiena femminile iniziando a massaggiare con cura, salendo e scendendo, facendo strani disegni al passaggio delle sue dita. Attenderà che l’altra prenda sonno prima di distaccarsi totalmente e, dopo aver baciato la nuca di lei, verificato lo stato dormiente d’ella, scomparirebbe nel vuoto, nell’oscurità. [Chakra On][END]

Le cure post torneo terminano, tra chiacchiere e biscotti. Chiacchiere piacevoli e non. Che Hikari abbia trovato un nuovo amico?