Giocata del 03/03/2017 dalle 17:03 alle 20:32 nella chat "Centro di Kusa"
OFF:// Ti è arrivata una missiva, senza firma, dove ti viene richiesto di andare nel Locale "La spunta del Kunai", situato nel Quinto cerchio, nei pressi del portone Nord. La calligrafia non la riconosci, ma sai che è di una persona a te famigliare. A te la prima
Una giornata come tutte le altre o forse no. Qualcosa di strano è successo. Giusca ha ricevuto una missiva, una cosa insolita. Non conosce nessuno a Kusa, non ha amici. "La spunta del Kunai", un locale nel quinto cerchio. E' quello il luogo indicato, nel quale è richiesta la sua presenza. Non l'ha mai sentito prima, d'altronde il ragazzo ramato non è il tipo di persona che frequenta locali o che esce di notte per divertirsi. Solitamente se ne sta sempre a casa, disteso sul suo letto, a pensare e a ripensare al passato, alla lettera di suo fratello Marek, autoconvincendosi che tornerà un giorno per riabbracciarlo, fino a quando poi non è così esausto da addormentarsi. La calligrafia ha qualcosa di particolare, l'ha già vista prima, ma nonostante ciò non riesce ad associare ad essa un viso. Il suo pensiero a dire il vero va in automatico a suo fratello, spera con tutta l'anima sia lui, ma le sue paure lo portano a fare marcia indietro, non vuole illudersi, non vuole più stare male. E' già per strada, sta raggiungendo il quinto cerchio, verso l'uscita nord di Kusa. Indossa un kimono viola scuro, con maniche larghe e lunghe, chiuso in vita da una fascia ancora più scura arrotolata due volte e stretta con un nodo. Sotto al kimono si intravede una maglia nera a rete. Ai piedi invece dei calzari ninja semplici di colore blu. Sul fianco sinistro un portaoggetti nel quale sono presenti 3 kunai. I suoi capelli folti e mossi non sembrano più di quel rosso così acceso a causa del brutto tempo. Il cielo è plumbeo, le nuvole coprono interamente il sole i cui raggi timidamente sfiorano il viso pallido del giovane ragazzo. I suoi occhi cangianti sono persi nel vuoto, cammina piano, i suoi respiri non sono regolari, il cuore gli batte forte. Ha paura, non sa cosa gli aspetta. Perfino il cielo sembra essere partecipe delle sue sofferenze. E' quasi arrivato. "La spunta del kunai" eccola, porterebbe titubante la mano destra in avanti per aprire la porta del locale, mentre si guarderebbe attorno indispettito prima di entrarci. [Quinto cerchio] edit [Quinto cerchio] edit [Equip: portaoggetti fianco sx: 3 kunai]La spunta del Kunai non è un locale rinomato all'interno di Kusa. Situato nel quinto cerchio, dove ormai la povertà non è più presente, si presenta all'esterno come un locale sciatto, quasi in disuso. Le vetrine sono completamente oscurate da dita di polvere, mentre il legno che riveste la muratura esterna è imbarcato e vecchio, più scuro dell'originale. Giusca, per oggi, ha deciso di prendere in mano la situazione e volgere verso quel luogo. Sicuramente un gesto abbastanza avventato, da parte del ragazzo. Ma spinto più dai sentimenti che da altro, si ritrova a dover fare i conti con ciò che sente nel cuore e ciò che spera. Aprendo la porta, potrà entrare in un locale non troppo grande. I tavoli e le sedie sono vecchie, ma di buona manifattura e poggiano su di un parquet mogano invecchiato. Le pareti sono dipinte di una vecchia tonalità Beige, ingiallita e in alcuni punti sbiadita. Agli angoli dei muri, verso il soffitto, ci sono evidenti macchie di muffa e qualche ragnatela. Il bancone è posto dall'altra parte dell'ingresso e dietro vi è un barista molto vecchio. Capelli quasi completamente radi, due baffi bianchi e folti e gli occhi chiusi, mentre maneggia un bicchiere da schotch in mano. Il locle è completamente vuoto, fatta eccezione per un piccolo tavolino, posto dalla parte opposta rispetto al bancone, dietro al quale è seduta una figura. Il lungo mantello ed il cappuccio celato ne coprono le fattezze fisiche. Ma dal cappuccio, spunta fuori una ciocca di capelli, piuttosto lunga, di un rosso intenso. Molto intenso. Se ne sta a braccia conserte, con il capo chino, ad attendere l'unica persona che potrebbe entrare in quel locale. Giusca. Non da modo di riconoscerlo, ma un movimento molto repentino del capo lo invita ad avvicinarsi al tavolo, sopra al quale c'è un calice di vino rosso.[Ambient per Giusca.][CHIUSA][//Attenzione: Non mandare tutti questi edit. Prima di inviare l'azione, controlla sempre che ci sia tutto!]
[Quinto cerchio] Ma dove è finito? Sembra un casolare abbandonato. Una stanza dalle dimensioni ridotte si presenta davanti agli occhi disgustati del ragazzo. Un odore poco invitante pervade con prepotenza le sue narici, colpa della muffa formatasi qua e là, sul soffitto principalmente. Ragnatele vecchie di anni e anni che sono diventate parte integrante dell'atmosfera di quel posto. Pareti ingiallite, che hanno perso il loro colore naturale. L'unica cosa accettabile è il parquet, che nonostante sia vecchio, riesce a mantenere pur sempre un certo fascino. Anche le sedie e i tavoli a dire il vero sono di buona manifattura, probabilmente opera di un bravo falegname, ma abbastanza vecchi. Un bancone si presenta dalla parte opposta all'ingresso, alle sue spalle un anziano dalla barba e baffi folti e bianchi. I suoi capelli sono andati a finire tutti là. E' l'unica cosa buffa in quel luogo dall'atmosfera tetra. Non c'è nessuno, è deserto. Nessuno tranne una figura incappucciata, avvolta in un mantello. Deve essere per forza lui il mittente della missiva. Ha un'aria sconosciuta, mette anche un po' di timore al ragazzo il quale ormai ha la paura stampata sul viso. I suoi occhi sono spalancati, i suoi muscoli contratti. La bocca è serrata, soprattutto per la puzza di quel luogo. Le mani sfiorano continuamente il kimono con la speranza di asciugare quel sudore freddo che le rende umidicce. Fissa senza mai distogliere lo sguardo quella figura incappucciata, vuole tenerlo d'occhio. Vuole essere pronto in caso di pericolo. Studia ogni suo movimento. Nota con stupore una ciocca di capelli rossi, di un rosso fiammeggiante, intenso, proprio come i suoi, ma molto più lunghi. Ha le braccia conserte e il capo abbassato, sembra essere un tipo sicuro di se, al contrario di Giusca che è disorientato e nervoso, a tal punto da cominciare a mordersi le labbra sottili e pallide e a farle sanguinare. Un movimento rapido del capo della figura misteriosa spaventa il rosso. Cerca di non lasciar trapelare la paura dai suoi occhi, che per la fioca luce che entra dalle vetrine, completamente oscurate dalla polvere,sembrano più scuri del solito. Lo sta invitando a raggiungerlo al tavolo dove è seduto. Cosa fare? Ormai si trova lì, tanto vale andare fino in fondo alla questione. La curiosità è tanta, forse anche più forte della paura. Al che Giusca con fare incerto si avvicinerebbe a quella figura mai vista prima. [Equip: portaoggetti fianco sx: 3 kunai]Finalmente il ragazzetto si avvicina alla figura. Davanti a lui c'è una sedia sulla quale potrà sedersi. E non appena l'avrà fatto, la figura si metterà seduta un po' più composta, sciogliendo il nodo fatto con le braccia. Il viso è ancora coperto dal cappuccio, ed è impossibile per il ragazzo capirne le fattezze fisiche. Non sa se è uomo o donna, non sa nulla. Solamente la voce è un fattore discriminatorio. Ed è da li che potrà cominciare a capire qualcosa. < Sei arrivato.> Voce maschile, profonda. Baritona, sotto molti punti di vista. Una voce che non riconosce il ragazzo. Una voce che non trasuda nulla.. Né emozioni né sensazioni. Nulla di nulla. < Non ho molto tempo.. E non posso fermarmi troppo a lungo in questo posto.> Direbbe, alzando solamente ora la testolina. I lineamenti del volto, il colore degli occhi e le fattezze visive generali sono riconducibili ad una sola persona: suo fratello. Ma il fratello aveva i capelli verdi, no? Ebbene sì. <Ho dovuto cambiare i capelli, perché troppo riconoscibili in giro. E non voglio che la mia presenza qui possa metterti in pericolo. Ecco perché ho scelto questo posto.> Il tono di voce rimane pur sempre neutrale. non dice il suo nome, né tanto meno fa cenno di provare a dimostrare un minimo di amore fraterno. Troppe emozioni o movimenti potrebbero destare dei sospetti. E per quanto il barista li sia un vecchio dall'aria neutrale, è sempre meglio prendere le giuste precauzioni. < Non fare gesti avventati, non muoverti.. non piangere e non fare le facce stupite.> Direbbe, fermando sul nascere una sua ipotetica reazione. <Hai notato che la mia calligrafia è cambiata. L'ho fatto per evitare di lasciare delle tracce del mio passaggio. Appena torni a casa, bruciala subito.> Come non ha importanza. Deve semplicemente bruciarla, così da non lasciarne traccia. < Ora.. Scusami se non ti ho fatto sapere nulla in questi anni. Ma sai che sono andato alla ricerca dei nostri genitori.> Una ricerca che a quanto pare, l'ha reso più sospettoso di prima. Molto, ma molto più sospettoso. Ci sono tratti che sembrano non essere quelli del fratello di Giusca. Ma si sa, la solitudine e soprattutto l'istinto di sopravvivenza portano a cambiare drasticamente il modo di pensare e, di conseguenza, di agire di una persona. <Li ho trovati.> Gli occhi si posizionano su quelli del fratello, andando a mostrare una minima parte di dolore. <E.. Ci sono delle cose di cui dovremmo parlare.> Dichiara, per poi prendere il calice di vino e sorseggiare un po' di quella bevanda alcolica.[Ambient per Giusca.][CHIUSA]
[Quinto cerchio] Il ragazzo si siede, ora quella figura è a pochi centimetri da lui, forse un metro. Non riesce a riconoscerla, non può ancora vedere il suo viso. Quel mantello poi nasconde quasi interamente il suo corpo. Una voce fuoriesce dalla sua bocca, una voce profonda, di un uomo. Nulla di familiare. Quindi si tratta di una figura maschile, è raro trovare donne con un vocione del genere. Non ha molto tempo, lo dice chiaramente. Il ramato cerca di ascoltare attentamente ogni singola parola che viene pronunciata per cercare di capirci qualcosa. Finalmente si intravede il suo volto, quegli occhi, quei lineamenti restano impressi nella mente disturbata di Giusca. Gli ricordano qualcuno, suo fratello. Non ne ha la certezza. I suoi capelli sono verdi. Ma ecco che che ammette di esserseli tinti di rosso per non essere riconosciuto. Un nodo si forma in gola, sta sognando? I suoi occhi vorrebbero riempirsi di lacrime ma cerca di contenersi. Non può e non vuole crederci. Deve restare con i piedi per terra. Non vuole metterlo in pericolo, da cosa? Non riesce a capire, è tutto così strano. Non fa in tempo a cambiare espressioni del viso che subito altre parole si aggiungono a quelle dette in precedenza. Deve rimanere immobile, vorrebbe abbracciarlo, stringerlo forte. Dirgli che gli è mancato in tutti questi anni, ma non può, non riesce a spiegarselo, ma questo diritto gli è stato negato. Cerca di rimanere il più composto possibile, per quanto possa essere facile, un viso serioso, come se si stesse parlando di lavoro, in maniera del tutto tranquilla. Ascolta in silenzio, in effetti perfino la calligrafia è cambiata. Infatti non l'aveva riconosciuta. Deve perfino bruciare la lettera. Perché? cosa succede? La sua testa vorrebbe scoppiare, mille domande vorrebbero uscire da quella bocca che fa di tutto per rimanere chiusa, che cerca di opprimere ogni forma di ribellione. Se ne è andato e lo odia per questo, profondamente, ha vissuto anni di inferno da solo. Si è sentito abbandonato una seconda volta, sono state tante le notti insonni dove il passato lo ha tormentato. Quelle scuse, però, sembrano far crollare tutto il rancore che si è accumulato in questi anni. Come un castello di carte distrutte da un soffio di vento. Ama suo fratello, è l'unica persona importante per lui, si fida ciecamente. I respiri inizialmente rapidi cominciano a farsi più lenti. Il giovanotto dalla cresta mossa cerca di liberarsi da ogni pensiero, lo sguardo non si distoglie dagli occhi di lui. Sa bene il motivo del suo viaggio lo aveva precisato nella lettera lasciata prima della sua partenza. Li ha trovati, finalmente, potranno tornare insieme, ad essere una famiglia normale o forse no. Ci sono delle cose di cui devono parlare. Di cosa? Questa sua dichiarazione lo terrorizza, cosa mai potrebbe essere successo. Al che il ragazzo continuerebbe a fissarlo, cercando di controllarsi per saperne di più. [Equip: portaoggetti fianco sx: 3 kunai]<Rimani impassibile.> Tirannico, quasi, nella voce. Se ha cambiato così tanto il modo di porsi, un motivoc alla base c'è. <Non piangere.> Dichiara, ancora con quel solito tono, per poi riprendere il suo racconto. <Li ho cercati a lungo, passando per Sunagakure. Li ho trovato delle testimonianze ma nulla di concreto. Ho seguito solo delle voci, che parlavano di due ninja che scappavano da qualcosa. Ma nulla di concreto, finché..> Altro sorso di vino. L'espressione sempre neutrale ed impassibile. Sembra essersi allenato a lungo, per evitare problemi al giovane Genin di Kusa. <..Non li ho trovati. A est, nel paese dell'acqua.> Un posto piuttosto lontano, sicuramente. Rispetto a Kusa, non è dietro l'angolo. E considerando la mole di lavoro che ha fatto, il viaggio dev'essere stato sfibrante. < Sono vivi, ma si nascondono da una persona che vuole.. Ucciderli.> Chi è questo tizio? Perché vuole ucciderli? Che cosa hanno fatto per meritarsi una caccia come quella, che li ha portati ad abbandonare i propri figli? < Il motivo non me l'hanno detto. So soltanto che ci hanno lasciato a Kusa per proteggerci. Venti anni fa, lasciarono noi due qui perché sapevano che era un ambiente pacifico.. Senza guerre. Almeno finché non sono sorti i problemi.> Quali tra i tanti? La carestia, la ribellione, il potere in mano ai pochi.. La rivolta contro Ryota che ha riunito tutti i villaggi sotto un'unica grande armata. Non una cosa semplice, possiamo dirlo. <Ora.. Vogliono vederti. Perché devono fare ciò che ogni famiglia fa: istruire i propri figli, alle arti del clan di appartenenza.> Un clan che non sapeva di avere, il giovane Giusca. Un clan che non è originario di li. Un clan che ha le radici in un remoto e lontano passato. <Facciamo parte del clan Chikamatsu.> Il clan dei Burattinai per eccellenza. Coloro che maneggiano le marionette, come vere e proprie armi da guerra. Un clan che ha fatto la storia, specialmente a Suna. < E vogliono darti qualcosa. Non so quando, ma riceverai una lettera da parte loro, dove ti indicheranno giorno ed ora d'incrontro.> E per il resto? Perché lui è così guardingo? Perché non è il suo solito fratellone? Cosa è successo durante questo viaggio, tanto da renderlo una persona sospettosa di tutto e tutti? <Io non posso restare qui. Non ora. Ti esporrei ad un pericolo troppo grande. L'aver cercato i miei genitori, ha fatto si che chi li inseguiva, puntasse gli occhi su di me.> Il motivo per cui ha scelto quel luogo. Eccolo svelato. Così come il motivo per cui ha cambiato i suoi abiti, i suoi atteggiamenti ed i suoi capelli. Certo, utilizzare la tecnica della trasformazione avrebbe senso, se non che è un po' troppo instabile. < Non ti devi preoccupare. Né per me, né per i nostri genitori. Siamo al sicuro per ora, ma dobbiamo risolvere questa faccenda. Tu restane fuori, Giusca.> Imperativo, ancora una volta. < Limitati a seguire quanto ti ho detto. E un giorno ti racconterò tutto, promesso.> E altra sorsata di vino. Altra bella sorsata, che manda giù senza remore continuando a controllare sia suo fratello che il locale senza notare nulla di sospetto, per ora. [Ambient per Giusca.][CHIUSA]
[Quinto cerchio] Non riesce ancora a crederci, la persona davanti ai suoi occhi è proprio suo fratello. Quello che resta di lui a dire il vero. Non è più così affettuoso, anzi, è freddo, schivo. Sospettoso di tutto e di tutti. Sarà solo per tutelare il povero Giusca? E' davvero cambiato così tanto? Chi può dirlo. Sembra essere così severo, nemmeno all'accademia i sensei bacchettavano i loro alunni in questo modo. Vorrebbe piange, sfogarsi, urlare al mondo, ma non può. Non ha voglia di mettere in pericolo Marek, non vuole perderlo di nuovo e definitivamente. Li ha cercati a lungo, a Sunagakure, ha sentito delle voci riguardo ai loro genitori, senza trovarli però. Scappavano da qualcosa, ma cosa? E' stufo di questi giri di parole, vorrebbe sapere tutto e subito. Conoscere poco per volta il suo passato e la sua famiglia lo distrugge. Lo fa soffrire. Preferirebbe sapere tutto quello che c'è da sapere di getto, come una pugnalata dritta nel cuore. Rapida, indolore. Meglio morire subito che morire dopo un lungo periodo di sofferenza. Alla fine li ha trovati però, ad est. Nel paese dell'acqua. A dire il vero per Giusca sono solo nomi letti e riletti sui libri di scuola, non ci è mai stato. Non saprebbe nemmeno dire quanto sia distante e dove effettivamente si trovi. Non sa nulla di come è la vita lì, di come è la popolazione, se sia solare o meno, laboriosa o siano tutti dei ninja cattivi pronti ad accoltellarti quando meno te lo aspetti. Sono vivi, è una bella notizia, un sospiro di sollievo fuoriesce dalla bocca del ragazzo, il quale per non farsi vedere porta entrambe le mani vicino ad essa, simulando un finto colpo di tosse dopo. Ma ecco che le altre parole gli provocano preoccupazioni. Chi vuole ucciderli? Vorrebbe digrignare i denti, sbattere entrambi i palmi delle mani su quel vecchio tavolo, distruggere ogni cosa lì dentro. Far fuoriuscire una rabbia mai vista prima, sia per l'abbandono, sia per questa situazione strana. Sono stati abbandonati per proteggerli. E' meglio lasciare i propri figli piccoli al freddo e al gelo, senza nulla per sfamarsi, senza vestiti per coprirsi e un posto per ripararsi dalla pioggia o meglio restare con i propri figli e lottare anche a costo della vita? E' questo che non si spiega, avrebbe preferito la seconda. Vogliono vederlo, dopo tutto questo tempo? con quale coraggio? Ormai sono degli estranei, non sa nemmeno i colore dei capelli dei suoi, le fattezze dei loro visi. Non sa nulla di nulla. E' facile sparire per tutto questo tempo e poi tornare a dettare legge. Istruirlo alle arti del clan? ma di che clan parlano. Un nuovo mondo si apre nella mente di Giusca la quale comincia a fantasticare. Clan? insieme di persone con le stesse abilità, insieme di persone esatto. Lui che è solo fin da sempre ora potrebbe far parte di qualcosa di più grande. Chikamatsu? risuona nella sue testa come se quel nome aspettasse di fuoriuscire nel momento più opportuno. Forse sapeva già di farne parte, forse nel suo subconscio conosceva già tutto. Vogliono dargli qualcosa. L'amore che non ha mai ricevuto, l'affetto? Sembra quasi una presa in giro. "Lettera da parte loro" quelle parole restano impresse, come una scritta indelebile su un foglio di carta, come una cicatrice sulla pelle. Deve incontrarli. Potrebbe essere l'occasione giusta per vendicarsi, almeno verbalmente, di quegli anni cupi che lo hanno portato a isolarsi dal mondo. Non può restare Marek, deve andare via di nuovo, il terzo abbandono. Vorrebbe afferrarlo per il braccio e implorarlo ricordandogli i momenti passati assieme, quando giocavano a nascondino, quando lo proteggeva gelosamente dai bulli. Vorrebbe, ma resta immobile. Come un burattino in attesa di ordini. E' in pericolo anche suo fratello ora, non vuole perderlo, ha paura, ma non è più il ragazzo di un tempo. E' diverso, sembra molto più forte, più sicuro di sé, il suo modo di parlare lo intimidisce. Si limita solo ad accennare un si con la testa, come a dire ti sto ascoltando, ha capito, nessuna parola fuoriesce da quelle labbra fini, nessuna espressione buffa si disegna su quel volto pallido. Al che porterebbe entrambe le mani giunte appoggiandole sul tavolo, attendendo ulteriori parole. [Equip: portaoggetti fianco sx: 3 kunai]Nessun movimento improvviso, nessuna parola. Niente. Il che potrebbe essere positivo. Non gli rimane altro da fare che terminare quel brevissimo riassunto di ciò che è accaduto. <Tieni sempre a mente ciò che ti ho detto. Non farne parola con nessuno di questo incontro. Né del fatto che sei un esponente del Clan.> Ordini. altri ordini. Ma almeno capisce l'importanza di ciò che sta dicendo? Capisce Giusca cosa significhi proteggere effettivamente qualcuno? Ci sono diversi modi per dimostrare l'amore verso qualcuno. Così come ci sono modi per evitare che questo amore, porti alla morte delle persone più care. < La persona che ci insegue potrebbe prenderti come ostaggio. Ed è l'ultima cosa che voglio. Cammina a testa bassa, guardati sempre intorno. La pace c'è, ma gli animi delle persone possono nascondere caratteri che non combaciano con il clima attuale.> Rivela, continuando a guardare il ragazzo con aria molto seria. < Ricordati sempre.. Hai una famiglia. Hai me, hai i nostri genitori che incontrerai.> Dice, andando poi a terminare quel discorso. < Ora devo andare. Ci rivedremo, Giusca. Te lo prometto.> E detto questo, non farebbe altro che alzarsi dal tavolo e avviarsi verso il bancone. Con fare guardingo andrebbe a pagare il calice di vino appena bevuto, lasciando sul bancone un sacchetto pieno di monete. Il barista si stoppa dall'operazione, andando ad annuire per poi prendere in tasca il denaro appena lasciato. Nessun altra parola, né sussurro. Solo uno strusciare del mantello ed una porta che si chiude alle spalle. Un nuovo capitolo sta per cominciare nel mondo del ragazzo neo genin. Un mondo, probabilmente pericoloso data la natura della conversazione.. Ma comunque nuovo. [Ambient per Giusca.][END]
[Quinto cerchio] Tutto così intenso. Un fiume di parole che fuoriescono dalla bocca di suo fratello e raggiunge le sue orecchie. Tante parole, tutte memorizzate, saprebbe quasi replicarle alla perfezione. Non hanno suscitato di certo pochi sentimenti al suo interno, dolore, stupore, rabbia, dolcezza. Alcuni anche contrastanti che hanno cercato di prevalere gli uni sugli altri. A chi avrebbe dovuto dirlo? Non conosce nessuno, l'unica persona con la quale si è praticamente confidato è stata quella ragazza dai capelli lunghi e color nocciola, Hikari. L'unica che l'abbia fatto sentire effettivamente a suo agio, l'unica che abbia dimostrato di avere un cuore, di preoccuparsi per lui. E' scosso, come potrebbe proferir parola riguardo un simile incontro? E poi suo fratello sparito e ricomparso magicamente, chi avrebbe mai potuto credergli. Ordini, solo ordini, ormai sembra averci fatto l'abitudine. Chissà se anche i suoi vorranno metterlo in riga così, un soldatino. Da suo fratello può accettarlo, alla fine è lui che lo ha cresciuto, che gli ha dato l'educazione. Dai suoi genitori invece no, genitori è un parolone. "Ostaggio", si sente già ostaggio di una vita che non lo soddisfa, una vita che è stata crudele con lui. Al momento gli ha portato più sofferenze di quanto un ragazzo meriti, gioie non ne ha viste e ora vuole metterla ulteriormente alla prova, riportando a galla il passato, che sembra volerlo travolgere come un'onda che si schianta su uno scoglio. Che vuole inglobarlo al suo interno, che vuole riemergere, vittoriosa sui più deboli. Deve addirittura camminare a testa bassa, più facile del previsto. Non ama guardare le altre persone negli occhi, ma deve guardarsi sempre intorno. Sembra un controsenso, sinceramente. Ma d'ora in poi di sicuro lo farà, ora che ha ritrovato la sua famiglia, suo fratello non vuole rischiare di riperdere tutto. E' vero è arrabbiato, ma aspettava da tanto una cosa del genere. E' già arrivato il momento di dirsi arrivederci, si spera. Lo guarda sollevarsi, non distoglie il suo sguardo dal fratello, avvicinarsi al bancone per pagare il calice di vino e poi uscire fuori dalla locanda, come se non fosse mai stato lì. Al che Giusca, farebbe lo stesso, si avvierebbe verso la porta di entrata della locanda e si avvierebbe verso casa, ripercorrendo la strada al contrario, a capo chino come ordinatogli da suo fratello, ma guardandosi intorno. Perché da quel momento in poi qualcosa è cambiata in Giusca, non è più il ragazzino di una volta. [Equip: portaoggetti fianco sx: 3 kunai] [End]