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con Natsumi, Kouki

16:49 Natsumi:
  [Mensa] Si trova in pausa, dopo aver svolto le prime mansioni richieste quest’oggi. Ha seguito costantemente ogni medico che richiedesse il suo ausilio, per poter imparare a curare le ferite minori: scottature, tagli, abrasioni. Ha il Chakra disattivo ora, dato che non vi è bisogno di tenerlo impastato. Indossa un camice bianco che si chiude sul davanti e sotto di esso indossa un semplicissimo maglione blu con un paio di leggins del medesimo colore. Ciabatte bianche indossate ai piedi e capelli lilla scalati sul capo. Non sono lunghi, quindi non si richiede un codino per tenerli al riparo. Iridi lilla presenti sul viso, su di un incarnato roseo e labbra rosse definite e delicate. Si trova nella caffetteria presente al piano inferiore rispetto alle sale d’attesa e ai diversi studi, assaporando un piatto caldo di ramen e del thè verde al gelsomino per completare il tutto. Oggi tocca a lei rimanere qui per l’intera giornata, dato che ragazzini si divertono troppo con alcuni gioco pirotecnici e finiscono in queste mura con dita e corpo bruciacchiati. Le bacchette si muovono appena nella mano destra, dando modo alla ragazza di prendere una manciata del suo pranzo e assaporare ogni singolo filo, ogni singolo rivolo di calore che proviene dalla ciotola. Un brodo di verdura accompagna il tutto, deliziando così la mente e il corpo della Goryo. Le gambe sono accavallate al di sotto del tavolino, nessuno si offre di farle compagnia o di scambiare qualche parola. Lei non cerca la compagnia, non ne sente il bisogno diretto e ognuno è libero di fare ciò che vuole. E’ in pausa, vuole pace e tranquillità, non vuole innervosirsi inutilmente. [Chakra Off]

16:55 Kouki:
  [Mensa] Dopo la brutta esperienza alle colline, è ormai sempre più convinta a trovare un luogo in cui possa isolarsi ed elaborare quanto accaduto. Purtroppo non può esserle concesso dato che si è resa conto di dover raggiungere l’ospedale di Kusa, per il suo turno di tirocinio, anzi… probabilmente è arrivata con qualche minuto di ritardo. E la sfortuna vuole che il tempo nuvoloso sia soppiantato dalla pioggia proprio mentre la ragazzina si affretta per raggiungere l’ospedale. Indosso ha i suoi soliti vestiti, ormai zuppi. Pantaloni di tessuto morbido di colore nero, lunghi e stretti alle caviglie. Canotta rossa infilata nei pantaloni, e scarpe nere ai piedi. Indossa infine un giubbino nero corto, che le arriva all’altezza delle ultime costole, dalle maniche lunghe fino ai gomiti. Guanti ninja neri a mezze dita alle mani e copri fronte di Kusa ben fissato alla sua fronte. Le fasciature bianche le avvolgono il torace e il collo, mentre gli avambracci restano nudi, mostrando tutte le cicatrici e le bruciature che segnano quelle pelle pallida. Aria stanca, scossa, ma cerca in tutti i modi di riappropriarsi della sua fredda maschera. Velocemente cercherebbe di raggiungere l’ingresso dell’ospedale e una volta giunta lascerebbe le sue armi agli anbu di guardia, come vuole la regola. Veloce nel suo modo di fare, meccanico, come una marionetta. Non guarda in faccia nessuno, ne tanto meno saluterebbe o ringrazierebbe, quindi fa il suo ingresso nell’edificio. I capelli lunghi e neri le sono appiccicati sul viso per via della pioggia e le occhiaie sono ben visibili su quel suo pallido viso, proprio sotto ai gialli occhi. Si ferma, compie un profondo respiro per imporsi la calma e il suo solito distacco. Ma è davvero, davvero difficile. Sospira, quindi si avvia per poter iniziare il suo turno, zuppa dalla testa ai piedi. Tuttavia non passerebbero poco più che una decina di minuti che il medico referente, notando lo stato emotivo della ragazzina, le permetterebbe di fare una breve pausa, giusto il tempo per permetterle di riprendersi da qualsiasi cosa le sia accaduto. Altri sospiri verrebbero pronunciati dalle sue labbra, per poi avviarsi nel luogo più convenzionale. È tutto fin troppo frenetico per lei al momento. Si dirige alla mensa, anche se come al solito non ha molta fame, come si potrebbe facilmente intuire dalla poca carne che ha attaccata alle ossa. Questa volta ha qualcosa di nuovo indosso, che ha messo per iniziare il turno, un camice bianco. Un camice leggermente un po’ troppo grande per lei, ma se lo fa andare bene. Una volta entrata in mensa, passerebbe diversi minuti per decidere cosa prendere, limitandosi quindi a un po’ di pane e acqua. In seguito si aggirerebbe per i tavoli, persa, muovendosi senza una precisa meta e non sapendo assolutamente dove potersi sedere. Sbuffa, irritata, rimanendo imbambolata senza rendersi conto che a pochi metri da lei vi è Natsumi.

17:05 Natsumi:
  [Mensa] Continuerebbe a mangiare la sua razione di ramen senza fiatare e cercando di seguire con lo sguardo qualsiasi movimento sospetto all’interno della mensa. Non si è mai troppo al sicuro, secondo i suoi canoni, dato che la privazione delle armi non è un fattore di estrema sicurezza per lei. Le bacchette si muovono all’interno della ciotola, prelevando altri ramen dall’interno e portando alle labbra quei fili gustosi e pieni di sostanza. Un sapore che allieta le sue papille gustative, che rendono gioioso anche un momento semplice e privo di senso per molti. I ramen vengono inviati giù, attraverso la gola, prima di alzare lo sguardo lilla in direzione di Kouki e della sua dispersione in mezzo alle persone che circolano senza degnarla di uno sguardo. Lei viene trattata allo stesso modo, quindi può immaginare lo stato d’animo della Yakushi. Alzerebbe un poco la voce quando questa esce dalle labbra, per provare a richiamare l’attenzione dell’altra Tirocinante <Kouki, vieni qui. Mi fa piacere che ti abbiano presa qui> e in effetti rimane perplessa per qualche brevissimo istante, dato che è stata lei a spronare la ragazza ad avvicinarsi a quel mondo, alle conoscenze del corpo umano e dei suoi punti vitali. La sedia di fronte alla propria è libera, molti evitando di circolare attorno alla Goryo, neanche avesse la peste addosso. Un’altra manciata di ramen vengono portati alle labbra, per poter assaporare altre gocce di quella pietanza, di quel meraviglioso liquido che scorre lieto fin dentro lo stomaco. Aspetterebbe che la ragazzina si accomodi accanto a lei, osservandola senza pronunciare parola, per evitare di metterla in soggezione o darle fastidio. Un silenzio contemplativo, un silenzio assolutamente spontaneo e sincero. [Chakra Off]

17:13 Kouki:
  [Mensa] La voce nella sua mente la sente ancora, ma ora è riuscita a calmarsi almeno un poco. Quell’esperienza è ancora troppo vivida e ogni tanto le sembra di vedere il mondo ancora un po’ troppo lento rispetto a come è in realtà. Dovevano essere dei dolci veramente potenti, soprattutto in un corpo piccolo e gracile come il suo. Sembra un pesce fuor d’acqua, in mezzo a quelle persone in camice che mangiano, mentre lei si aggira sperduta nei meandri della mensa. Già si è presa un’iniziale sgridata per non esseri raccolti i capelli… capelli che sono rimasti raccolti per dieci minuti, mentre ora sono tornati sciolti. Dopo tutto siamo in mensa, la ragazzina non pensa di doverli tenere raccolti anche lì, poi quando tornerà al proprio turno ci penserà. Ci sono molte cose che per tutti sono scontate, mentre per lei no. La gente le passa accanto, e lei sembra come invisibile agli occhi di tutti, facendo in modo che ella scivoli lentamente nel suo personale mondo. Eppure qualcuno si accorge di lei. Una voce arriva alle sue orecchie, attira la sua attenzione perché pronuncia il nome della ragazzina, e lei volge lentamente la testa verso Natsumi. Punta su di lei il suo sguardo dorato e ancora confuso, come se facesse fatica a riconoscerla. Qualche attimo di silenzio, quindi il suo sguardo prende consapevolezza. Si, è proprio lei. Un piccolo sollievo, quindi accetta l’invito della ragazza e si dirige verso il suo tavolo. Vi è solo lei, nessun’altro. Piccoli passi, lenti, senza fretta, mentre finalmente raggiunge il posto a sedere, quella sedia di fronte all’altra tirocinante. Appoggia prima il vassoio, e solo in seguito prenderebbe posto in maniera composta e rigida. Distante la sua espressione, ancora persa in tutto quello che le è accaduto. <Si. Mi hanno presa.> sussurra solo dopo una lunga attesa, tenendo lo sguardo sull’altra ed osservandola mentre si gusta il suo ramen. La ragazzina non ha paura di sembrare invadente, semplicemente la fissa mangiare per qualche lungo istante, poi volgere il proprio sguardo ai due panini che ha preso, solo pane, niente farcitura. Così le manine si muoverebbero per afferrare la prima pagnotta. <Sto imparando a curare le piccole ferite.> aggiunge infine, prima di andare a dare il primo morso al panino. Lentamente, senza fretta.

17:35 Natsumi:
  [Mensa] Lei non ha vocine a cui fare affidamento o che viaggiano ininterrotte all’interno della testa. Ha avuto un’infanzia difficile e complessa, come tanti, ma è riuscita a rimanere lucida e a crescere con principi e ideali che andassero bene a lei. Tuttavia non ha mai torto il capello a nessuno e, se lo ha fatto, era per autodifesa e conservazione della sua sanità mentale. Rinchiuderla in orfanotrofio è stato uno sbaglio, rendendola ancora più combattiva e ancora più determinata. Insomma… voleva ammansirla e invece l’hanno resa una combattente. Le bacchette andrebbero ancora a muoversi senza sosta, rifilando nello stomaco l’ultima manciata di ramen rimasto e lo sguardo lilla ricadrebbe sul magro pranzo presente nel vassoio della sua collega. Pane, semplice pane e un po’ d’acqua. Le sembra quasi che provenga dalle prigioni, che qualcuno avesse spontaneamente privato della sostanza quella piccola Yakushi. Non lo sa che smuove i serpenti, che è una diretta discendente di Orochimaru, ma non si preoccuperebbe comunque di questo fattore. Ognuno è quello che è, indipendentemente dalle sue origini. Lei non ha ereditato nulla dai suoi genitori, presentando un potere che le hanno impiantato attraverso il sangue, attraverso la sua stessa sopravvivenza. Deve molto a Nimura e farebbe di tutto per non deluderla, per seguire le sue preziose direttive. Il suo pranzo è terminato, il vassoio è vuoto, lo sguardo rimane a ridosso dell’altra e riprende a parlare solamente ora <Mi fa piacere, Kouki. Ero sicura che ti avrebbero presa, sei una ragazza dalle mille potenzialità. Per loro non sprigioni nulla di buono, ma per me sei un elemento essenziale. Sia per loro, sia per te stessa> la considera un’amica, una possibile alleata, una sorta di sorella minore che non ha mai avuto. Il mento verrebbe appoggiato al di sopra delle mani unite tra loro, con i gomiti che si appoggiano a ridosso del tavolino. [Chakra Off]

17:44 Kouki:
  [Mensa] Non è di molte parole, ma rientra nella sua normalità. Cerca di mantenere una facciata calma, fredda e distaccata, cercando in tutti i modi di non ascoltare la voce nella sua testa, costringendosi ad accantonare, almeno per il momento, tutto quello che ha ricordato. Deve apparire tranquilla, normale, e tenersi dentro tutto quello che le è accaduto, per poi finalmente chiudersi nella sua stanza della locanda e lasciarsi andare, elaborando il tutto. Occhi lontani mentre finalmente i denti strappano un altro boccone e lentamente va a masticare. Non mangia molto, probabilmente non inizierà nemmeno il secondo panino. Non ne sente il bisogno, o per lo meno è quello che crede, quello che ha nella sua mente. Ciò che mangia non la soddisfa, non le da piacere alcuno, lo fa solo perché le serve per tenersi in piedi. Quel minimo per tenersi in piedi. Ha ancora molto da imparare, sotto ogni aspetto della sua vita. Sia come ninja, nelle tecniche, sia come tirocinante nella conoscenza del corpo umano e sia come Yakushi. Deve migliorare su ogni aspetto e molto spesso dimentica anche quello più importante, ovvero i rapporti sociali. Deve allenarsi molto anche in quelli se non vuole attirare troppo l’attenzione o sembrare strana. Non dice nulla, ognuna delle due mangia il suo cibo, e la piccola è ancora a metà panino quando invece l’altra ha finito. Altro silenzio scandito solo dal vociare delle persone intorno a loro, e poi ecco che la ragazza prende la parola, intavolando un discorso. La osserva, interrompe il suo pasto, fissandola in maniera neutra. <Essenziale? E perché?> domanda in un sibilo, senza aver capito la motivazione di quelle parole. Certo vuole essere la migliore, perfetta, ma non capisce come possa essere essenziale per lei. <Ho talento e ho intenzione di coltivarlo e migliorare sempre di più. Tutto qui. Migliorare in ogni campo.> ammette infine, con decisione, godendosi quella pace nella sua anima. Non sente dolore ora, non sente emozioni che le fanno batte forte il cuore di dolore. <Immagino che come tirocinante tu sia comunque molto più brava di me.> piccola considerazione mentre torna a mangiare a piccoli bocconi il suo panino. Dopo tutto ha iniziato prima di lei, avrà decisamente più esperienza.

18:00 Natsumi:
  [Mensa] Ha finito di mangiare la sua razione, il vassoio è completamente vuoto, almeno per quanto riguarda le vivande. Ha ancora il thé verde al gelsomino dentro al suo bicchiere e una piccola quantità all’interno della teiera accanto a esso. Porta il bicchierino alle labbra, bevendo un piccolo sorso di quella bevanda calda e assaporando ogni singolo poro di quel prezioso sapore. Movimenti lenti, automatici, un’essenza che l’accompagna in ogni gesto quotidiano. Osserverebbe la figura della Yakushi, la sua magrezza, la sua pelle bianca, la sua presenza cadaverica, da film horror. Non giudica un libro dalla copertina, una persona dal suo aspetto esteriore. Lei non si addentra troppo nella vita e nella testa della gente se non le interessa e, per il momento, non vuole essere troppo oppressiva con lei. E’ libera di farsi del male, è libera di sostenersi con semplice pane e acqua, è libera di rimanere a digiuno per giorni. Vuole capire la sua indole, vuole scalfire quella maschera che porta sul viso e che non vuole togliersi, con lei. Un altro sorso di thé che irrora di calore il corpo della Goryo, prima di rispondere alla domanda posta dalla sua interlocutrice <Perché ampliare le tue conoscenze, il tuo sapere, la tua intelligenza può solo portarti a dimostrare che puoi farcela, che puoi essere meglio di tutti loro. Vedi come ti guardano, come ti scrutano?> e indicherebbe alcuni di loro, i medici che passano accanto alle due tirocinanti senza battere ciglio. <Può non importartene, può essere irrilevante, ma puoi solo fargli vedere che tu sarai la migliore, che li farai sembrare solo feccia> tono sarcastico e violento, una violenza che proviene da quella parte assopita che vorrebbe fuoriuscire in diverse occasioni. La Yakushi non ha mai visto questo lato della fanciulla dalla pelle candida e dai capelli variopinti, un carattere che fuoriesce in rare occasioni. Per ora. <Ho esperienza, vero. Ma posso essere anche indietro di te, in questo momento. Se ti impegni di più di me, puoi essere già meglio di me> ragionamenti che non fanno acqua, ragionamenti dettati da una mente cinica e calcolatrice. [Chakra Off]

18:11 Kouki:
  [Mensa] Il tempo passa parecchio lentamente per la ragazzina, intenta a sforzarsi di mangiare almeno tutto quel primo panino. È sicura di quello che dice, anche a costo di sembrare troppo piena di sé, ma dice le cose come le sente e come le sembrano. Non ha difficoltà a riconoscere i propri difetti, anzi, deve sbrigarsi per migliorarli e farli sparire possibilmente. Al momento non si sofferma troppo sul cercare di comprendere quelli che la circondano, al momento le interessa osservare e carpire l’essenza della ragazza che ha davanti. La scruta, nella speranza che qualcosa le arrivi alla mente. Certo per conoscere meglio una persona non basta osservarla e basta, bisogna anche parlarle e capire come la pensa. Fa una pausa dal mangiare, quando ormai è quasi arrivata alla fine di quel panino. Si sente già piena, dato che mangiando poco il suo stomaco non è abituato a grandi quantità di cibo. Il minimo indispensabile. Ascolta ora il dire della ragazza e con molta attenzione. Le sembra di sentire sé stessa, anzi no… le sembra di sentire la propria voce. L’espressione si corruga, si fa confusa. Annuisce. Si sente sulla sua stessa lunghezza d’onda. <Certo, è quello che penso anche io. Migliorare per essere la migliore. In accademia ero la più brava, gli altri non li consideravo.> una piccola pausa, nella quale si concede un sorso d’acqua. <Ho sempre cercato di essere perfetta, di prevaricare su tutto e tutti. Un giorno ci riuscirò.> convinta nelle sue idee, duro il suo tono carico di fuoco. E solo dopo una piccola pausa un sorrisino si dipingerebbe sulle sue labbra, tornando ad osservare la ragazza. Un sogghigno, niente di positivo. <Questo vuol dire che cercherò di essere migliore anche di te.> non salva proprio nessuno in quel suo modo di pensare. Ovvio che questo non può fare altro che spronarla a fare di meglio, una competitività positiva per così dire. Ma siamo proprio sicuri che alla lunga le possa fare bene? Chissà. <Le altre persone non mi interessano.> eccola che ripiomba nella sua maschera, nel momento stesso in cui pronuncia questa frase, sa di stare mentendo a sé stessa. Sa che ci sono delle persone che sono state in grado di smuoverla, e non sa se potrebbe fare a meno di loro. È dura da accettare, ciò la rende confusa. E molto probabilmente fra quelle poche persone vi è anche la tirocinante che ha di fronte. Ma non lo ammetterà mai a lei. Così riprende a cercare di finire quel dannato panino.

18:32 Natsumi:
  [Mensa] E’ stato portato via troppo dalla vita della Goryo, in breve tempo. I suoi genitori, la sua libertà, la sua forza di volontà, una possibile famiglia a cui appoggiarsi davvero. Quest’ultimo tassello lo ha ritrovato grazie a quello che è diventata, ma ancora non le basta. E’ ancora troppo poco, lei vuole di più ma cercherebbe di non mostrarlo all’esterno. Verrebbe imprigionata, verrebbe isolata completamente, non le permetterebbero di avere carta bianca su diversi fattori. Deve viaggiare a testa bassa e proseguire, seguire la sua indole, seguire il suo carattere e quello che ancora rimane ancorato nell’inconscio. Una personalità multipla, una personalità con cui ormai ha imparato a fare i conti da quando quel sangue nuovo scorre all’interno delle sue vene. Osserverebbe la figura della tirocinante, senza fiatare, andando a finire il suo thé al gelsomino e ascoltando ogni singola parola che le viene rivolta. Le immagazzina tutte, cerca di centellinarle all’interno della testa e a collegare possibili risposte e un possibile identikit dell’altra. <Ed è così che sarà, ne sono sicura. Devi sempre avere questa forza, questa determinazione, questa voglia di dimostrare che gli altri mangeranno la tua polvere. Non meritano di starti accanto coloro che pensano che tu sia solo una ragazzina inutile, troppo magra e troppo fragile> quando non lo è e la Goryo lo ha percepito questo e glielo potrebbe leggere nelle iridi color lilla. <Oh, bene. Vuoi essere migliore di me? Ci puoi provare, magari succederà davvero. Però farò in modo di darti filo da torcere, combatterò fino in fondo> la sprona, fa in modo di essere una vera amica, una vera sorella maggiore, un affetto che a entrambe manca realmente. Provare emozioni è qualcosa che reca fastidio alla mente della tirocinante, la mette in confusione, la rende più fragile, più sottomessa, più inetta. Deve cercare di dare un freno a certe cose, altrimenti rischia solo di farsi del male. <Vuoi un po’ di thé? Non l’ho ancora finito> propone all’altra, dato che la riscalderebbe un poco, senza riempirle troppo lo stomaco. [Chakra Off]

18:40 Kouki:
  [Mensa] A piccoli morsi e lunghe masticazioni, quel primo panino viene finito. Sospira, quindi cercherebbe di prendere la sua acqua e bere qualche sorso. È sembrata una sfida titanica per lei, eppure può ritenere il proprio stomaco sazio. Non soddisfatto, ma sazio si, al momento non desidera appagare le sue papille gustative. L’altra sorseggia il suo thè, con calma ed eleganza, e lei di tanto in tanto la osserva. C’è calma, tranquillità, finalmente è riuscita a rinchiudere in un angolino della sua mente ciò che le è successo. Ovviamente non si dimenticherà, una volta a casa, di valutare per bene tutto. Pensa solo a sé stessa, un pensiero forse fin troppo egoistico per chi ha deciso di diventare tirocinante, ma il bello della ragazzina è che risulta essere versatile. Può occuparsi del prossimo senza problemi, e solo perché ogni cosa che fa la vuole portare a termine nel migliore dei modi. Una sfida con sé stessa. Man mano che l’altra parla, le sembra davvero di trovarsi di fronte a quel suo riflesso. Conosce quelle parole, e le piace sentirsele dire, la sprona, la motiva ad andare avanti. Il sorrisetto di accentua, posando le mani sul tavolo. <E’ quello che succederà. Sarò io la migliore. Gli altri solo feccia.> di colpo, a ciel sereno, come un fulmine… un ricordo. Qualcuno oltre a Natsumi le ha riempito la testa di quelle parole, e lei nel tempo le ha fatte sue. Quell’uomo è il responsabile, ne è sicura. Tutto quello che non sa è se lei stessa è sempre stata così o è stata semplicemente plasmata. Quello non lo ricorda. Il sorriso permane nel sentire le successive parole della ragazza. <La competizione mi piace. Sprona le persone a migliorarsi.> non ha paura di confrontarsi, non ha paura di perdere. Se succedesse avrebbe modo di scoprire cosa migliorare di sé stessa, per poi tornare ancora più forte. <Abbiamo pensieri molto simili.> questo la rincuora, in un certo modo la fa sentire protetta. Solleva lo sguardo sul thè che le viene offerto, e seguono lunghi attimi di silenzio, alla fine dei quali scuote la testa. <No, grazie.> dopo aver accettato dei dolci drogati da un pagliaccio, al momento si sente un po’ poco propensa ad accettare cose dagli altri. Comunque permane una sorta di educazione nel tono della voce… fredda, ma pur sempre pacata.

18:55 Natsumi:
  [Mensa] La vedrebbe terminare quel panino con fatica, eppure è riuscita a portare a termine quel primo compito che si è imposta. E’ qualcosa che la rincuora, è qualcosa che la rende felice, nonostante non dimostri quasi mai quello che prova all’interno dell’animo. Non può mostrarsi fragile a chiunque, altrimenti verrebbe surclassata senza esclusione di colpi. Solo Sosachi sta riuscendo a scoprire molto di lei, ma è un’altra storia questa. Quel piccolo sussurro risuona spesso nella sua testa, la rende euforica, la fa sentire bene. Un’unica parola, brevi sillabe. Tornerebbe presto con i piedi per terra, versando l’ultimo sorso di thè nel bicchierino e bevendo quel caloroso infuso. Quel che rimane, le ultimissime gocce. Le piace particolarmente, ne berrebbe litri e litri senza avere la nausea. Il vassoio è completamente vuoto adesso, nella sua totalità. Mano sinistra che tamburella appena a ridosso della superficie del tavolino, prima di aggiungere <Esatto> sottolinea semplicemente quelle prime parole, quella determinazione che avverte nel cuore della Yakushi. <La competizione fa sempre bene, a chiunque. Ci da modo di dimostrare sempre di più, di dare il massimo, di mostrare ogni singola nostra dote, senza arrenderci, senza farci vedere deboli e privi di forze> parole ovvie, parole già ribadite ma che non bastano mai nella testa della Goryo. <Pensieri simili? Oh… tutto quello che dico è quello che penso, né più, né meno> sincera, educata, spontanea. L’altra tirocinante non potrebbe vedere artificio o bugia nella sua essenza, è tutto ciò che è senza maschere e senza scudi. Si alzerebbe solo ora dal tavolino e prenderebbe il vassoio vuoto tra le mani. Un ultimo sguardo verso la piccola interlocutrice, prima di congedarsi <Bene. Io devo tornare al mio turno di lavoro adesso. Se mi vuoi trovare, cerca l’Anteiku. Sarò lieta di vederti, se vorrai> e la lascerebbe così, lasciando il vassoio vuoto nella zona adibita al ritiro e tornando in reparto, assieme al medico a cui è stata affidata per l’ultimo giro. <Exit> [Chakra Off]

19:02 Kouki:
  [Mensa] Ormai è più che chiaro che quel secondo panino non verrà mangiato, non subito almeno. Magari se lo terrà da parte per qualche altro giorno. Sospira, andando a prendere qualche tovagliolo nel quale avvolgere la pagnotta. Tutto viene fatto con estrema precisione e cura, come se stesse maneggiando un prezioso cristallo. Ha occhi solo per quei gesti che sta andando a fare, ma rimanendo pur sempre vigile con le orecchie, nel caso l’altra avesse altro da dire. Infatti la sente ribadire quei concetti che pur essendo ovvi, che pur essendo già stati snocciolati e sempre bene ribadire. Annuisce verso di lei, trovandosi in accordo. Pensieri simili, come se stessero sulla stessa lunghezza d’onda, appunto. Rimane in silenzio, ora lo sguardo si solleva a e va a puntarsi sulla ragazza, vigile ed attenta alle sue parole. <Mh.> un mugolio, nient’altro, non si sente di aggiungere nessun’altra parola, le sembra che sia stato detto tutto… per quanto lei ne possa sapere del socializzare. Quindi la seguirebbe con lo sguardo mentre l’altra andrebbe ad alzarsi prendendo il proprio vassoio. <Buon turno.> le dice soltanto, annuendo silenziosamente a quell’invito che le viene fatto. Non sa se effettivamente andrà mai a trovarla in quel posto di cui non sa nulla, ma non esclude a priori l’idea. La seguirebbe con lo sguardo, mentre ella va via, sparisce dalla sua vista per poter tornare al suo lavoro. Un lungo e lento sospiro viene emesso, mentre ora finalmente può smettere di combattere contro la sua voce… smettere di cercare di apparire posata. La fronte viene appoggiata al tavolo, corrugata, mentre la fatica si fa sentire e il dolore si fa strada lungo tutto il suo corpo, partendo dal cervello. Quei ricordi fanno male, quello che è successo fa male, ma lei stringerà i denti e porterà a termine quel suo turno di lavoro al meglio. [END]

Le due ragazze si ritrovano nella mensa dell'ospedale, entrambe tirocinanti in ospedale. Mettono in tavola la loro indole, tra ramen, pane e acqua <3