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Sposiamoci. Adesso.

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con Kaori, Raido

19:09 Kaori:
 La giornata non è andata esattamente come sperato. L'incontro al dojo si è rivelato essere più turbolento di quanto pensasse e, soprattutto, con la persona sbagliata. Mekura è stata l'unica, in tutta quella faccenda, alla fine di tutto a rimanere pacata e tranquilla, a cercare di essere realmente collaborativa e ad evitare provocazioni di alcun tipo. Kaori ha apprezzato il suo atteggiamento e ha fatto il possibile per favorirlo cercando di essere quanto più concisa e diretta possibile. Tuttavia Hiashi si è rivelato una sorpresa in questo frangente... il suo cercare di portare Sakura in uno scontro così pericoloso, il modo in cui ha proposto di partire all'attacco d i v i d e n d o s i contro chissà quanti avversari, il modo in cui poi ha reagito alle parole di Raido... non l'ha riconosciuto. E sì che Raido l'ha minacciato di morte, ma ehi, non l'avrebbe mai attaccato davvero per una idea un po' fuori luogo! Non riesce a credere al modo in cui l'ha offeso, attaccato. Sminuito. Cosa pensa che sarebbero riusciti a fare senza di lui? Come pensa che potrebbero mai battere quella donna senza il suo aiuto? E' lì per proteggerla, sì. Ma questo non vuol dire che non sta combattendo anche per il resto del clan. Non toglie che se uno di loro fosse stato in pericolo non li avrebbe difesi. Avrebbe potuto semplicemente non esserci, limitarsi a stare al fianco dell'Hasukage, dirle di rivolgersi al suo Hokage. Ma lui c'è. Sta combattendo per loro. Per tutti. Sospira stancamente, lei, mentre rientrano alla locanda. Si sente spossata come se quella riunione fosse durata ore ed ore di più. E' ancora nervosa, tesa e non riesce a spiccicare parola per il fastidio. Accompagna i passi dell'Oboro fino alla loro stanza dove andrebbe a cercar immediatamente rifugio. Non appena i due varcano la soglia, ecco che andrebbe a liberarsi della morsa di schinieri e vambracci, non ché dei manicotti che le coprivano le braccia. Rimarrebbe con il corsetto nero e i pantaloni bui liberandosi anche dei porta kunai e della cintura con la tasca porta oggetti. Si passa una mano fra i corti capelli scuri respirando a fondo, reclinando il capo all'indietro, stancamente. <Sto per impazzire> sospira alla fine, abbandonandosi col capo e la schiena contro la parete del corridoio che divide la porta dalla camera vera e propria. Uno sfogo breve, leggero, basso, che vorrebbe quasi gettare via tutta la confusione che ha per la testa. Dovrebbe guidarli, decidere come agire, cosa fare... ma come può tenere tutto in ordine, sotto controllo, nella sua testa così confusa? <Vorrei tornare a casa. Alla casa nel bosco...> mormora poco dopo ruotando appena il capo, volgendolo verso di lui, ovunque si fosse fermato nella stanza. L'espressione mesta, spossata, le labbra chiuse semplicemente fra loro. Vorrebbe fuggire. Vorrebbe scappare. Allontanarsi da quella storia, da quel clan, da quel Villaggio. Fuggire via, nascondersi, cercare una quotidianità normale in un luogo sereno, sicuro. Vorrebbe tornare indietro nel tempo, vorrebbe riavere al suo fianco suo padre. [chakra: on]

19:29 Raido:
  [Stanza] Sarebbe dovuta essere una discussione normale, un parlare tranquillo per decidere come proseguire, come andare avanti in tutta questa faccenda. E' andato in quel dojo con la paura di scontrarsi con Mekura, di dover discutere con lei prima del tempo e invece si è ritrovato a litigare con Hiashi, l'unico che si è sempre dimostrato pacato agli occhi di tutti. Non avrebbe mai immaginato una reazione simile da parte sua, una reazione del genere e così violenta. Si, lo ha minacciato di morte ma non lo avrebbe fatto sul serio, non si sarebbe permesso se l'altro avesse capito e provato ad ascoltare le parole proferite ma così non è andata. Ha sguainato la samehada, ha cominciato a prepararsi per combatterlo e si, lo avrebbe attaccato se avesse detto ancora una parola di troppo, lo avrebbe combattuto con tutte le sue forze schiacciandolo a terra come un insetto. Non sarebbe arrivato a togliergli la vita, serve alla causa ma gli avrebbe insegnato ad abbassare la testa e a smettere di fare lo spavaldo quando non deve, specialmente con i superiori e con i più esperti. Si è rovinato la giornata e ora la rabbia divampa nel di lui animo, una rabbia che cerca di uscire, una rabbia che tenta ti sfogarsi sempre di più ma non vi riesce, non ne ha l'occasione. Non ha l'occasione di sfoderare le sue armi e combattere contro qualcuno degno di essere combattuto. Respira lentamente e profondamente, cerca una calma interiore troppo lontana per essere trovata anche se, in tutto questo, qualcosa di positivo vi è. Ha cercato in tutti i modo di chiedere scusa a Kaori, ha chiesto il suo perdono per non esserle stato a fianco, per non averle mai dato fiducia e oggi, finalmente, lo ha fatto; ha cercato di darle quella fiducia da sempre assente, una fiducia totale affidandole il comando della missione. Sa che è rischioso, sa che forse non è ancora pronta per un simile incarico ma lei, più di tutti, deve combattere al suo fianco; ha dimostrato di avere le idee più chiare, di sapere come bisogna muoversi e questo gli basta per affidarle la vita. Cammina al suo fianco per le strade di Konoha indossando le solite vesti, il solito equipaggiamento fino a raggiungere la locanda dove sostano oramai da giorni. Salgono le scale nel più completo silenzio fino a entrare all'interno della stanza che si mostra accogliente come al solito anche se è definibile casa loro. Chiude la porta dietro di se andando a togliere la katana dal fianco e la samehada dalla schiena; poggia tutto quanto contro il muro al fianco del portone. Togli i vambracci, l'armatura, ogni cosa viene buttata in bagno lasciando l'Oboro soltanto con il kimono bianco addosso e nient'altro. E' libero di muoversi come più gli piace. Lo sguardo va a posarsi su Kaori, ascoltandone il dire e, piano piano si avvicina, lento fino a mettersi dinanzi a lei. Ne ricerca gli occhi mentre la destra si muove alla ricerca della di lei mano sinistra; l'afferra delicatamente<Vieni>per poi muoversi verso la stanza da letto portandosi dietro la chunin. Cammina, cammina piano andando a sedersi sul letto cercando di farla sedere sulle proprie gambe<Ci torneremo, una volta sposati sarà casa nostra>. [Chk on]

20:02 Kaori:
 E' stanca... si sente davvero spossata. Lascia che Raido le afferri la mano sinistra, che la stringa appena e che la guidi attraverso quel semplice contatto verso il letto. E' un po' tesa, un po' nervosa all'idea di avvicinarsi al letto con lui, non si sente ancora pronta a riunirsi fisicamente al kiriano, ma non lo rifiuta. Non ostacola il suo fare, i suoi movimenti. Ha bisogno di averlo vicino ora più che mai, ha bisogno di sentirlo accanto a sé, pronto a confortarla come sempre. Adesso più che mai. Lo vede sedersi, sente le sue mani andare ad invitarla ad accomodarsi su di sé e così lei fa. Va a sedersi sulle sue cosce, poggia il capo sull'incavo fra il collo e la spalla e tiene la mancina nella di lui mano. Inspira a fondo il suo profumo, chiude appena gli occhi e si lascia guidare dalle sue parole, dalla sua voce. Sono parole ricche di fiducia e speranza quelle, parole che lasciano presupporre un futuro sicuro per loro. Un futuro dove sarebbero liberi dalla minaccia di Akane, del progetto, di tutti gli altri Hyuga. Un futuro che possa vederli ancora vivi, insieme, sposati. Sotto le palpebre andrebbe a figurarsi l'immagine di quella casa circondata da alberi in fiore in una calda mattinata primaverile. Immagina loro due seduti sul portico a bere del té, sorridere, mentre la mano di Raido si posa gentile sul suo ventre rigonfio. Scambiarsi un bacio affettuoso mentre i raggi del sole colpiscono e illuminano le loro fedi brillanti. Immagina una casa solo loro, dove essere felici, dove vivere assieme, creare una famiglia desiderata ed amata e si lascia quasi cullare da quella possibilità. Ma sarà mai possibile una cosa simile? Potranno davvero batterla? Potranno davvero superare ogni cosa? Sposarsi, avere una vita tranquilla, normale, come quella di chiunque altro? Teme profondamente di no. Non teme che uno dei due possa non sopravvivere, non teme di morire durante quello scontro finale... ma teme il dopo. Ha paura di quello che sarebbe avvenuto a seguito di quella lotta. Lei non sarebbe più tornata la Kaori di un tempo, non sarebbe più stata la stessa ragazza della quale lui si è innamorato. E' diversa e avrebbe continuato ad esserlo anche dopo. Non sa se avrebbe mantenuto quella rabbia violenta anche dopo la fine di quella vicenda, quella furia che le logora l'anima dal profondo costantemente, in un ringhio lontano e costante che non accenna a diminuire in nessun momento. Forse è davvero rotta, adesso, forse è davvero spezzata. Di sicuro è una persona diversa e non sa se Raido potrà amarla ancora, allo stesso modo, nonostante tutto. Non sa se potrà superare, come lei, il sapere che sia stata violata, dissacrata così orridamente da quella donna, dai suoi uomini. Non sa se supereranno quel cambiamento che lei per prima non è ancora in grado di gestire. <Già... una volta sposati...> mormora lei con voce bassa, flebile, riaprendo lentamente le palpebre, un piccolo sospiro a sfuggire dalle labbra carnose. Scosta il capo dalla di lui spalla andando a mettere la schiena dritta, il viso a voltarsi nell'altrui direzione. <Penso che dovremmo aspettare> mormora lei con sguardo triste, mesto, chinando le iridi assieme al capo, incapace di sostenere il suo sguardo. Le fa male pronunciare quelle parole, rivelare quel pensiero: il timore di essere divenuta qualcosa che l'altro non riuscirebbe ad amare l'atterrisce e terrorizza, ma il pensiero di sposarlo per poi doversene dividere la spaventa ancora di più. E' giusto che lui sappia con chi si sta unendo, a chi sta promettendo il suo amore. E' giusto che lui impari a conoscere la Kaori che avrebbe avuto accanto da ora in avanti. [chakra: on]

21:12 Raido:
 Oramai la sua vita è conosciuta, si sa che ha vissuto da solo per anni senza nessuno accanto e l'idea del matrimonio, l'idea di riuscire a creare e a concretizzare qualcosa lo rende felice. E' riuscito ad uscire da quel vortice di solitudine in cui ha vissuto per un decennio. E' emerso, ha trovato qualcuno che non l'ha abbandonato ma anzi, l'ha addirittura scelto. Ha hanno condiviso momenti incredibili insieme, picchi di estrema felicità e picchi di estrema infelicità, tutti legati a questa storia purtroppo. Li sta dilaniando dall'interno, percepisce ogni disagio, ogni singolo problema, ogni tensione che aleggia tra di loro. Lui in primis ha finito per cadere ai di lei piedi, ha finito con il piangere per la propria incompetenza nel non essere riuscito a proteggerla come si deve; ha scelto di lasciarla per il suo bene, ha scelto di allontanarsi per creare una barriera più solida per lei ma non ci è riuscito. Non può vivere o stare senza di lei, non riesce a pensare alla propria vita senza la sua presenza, senza il suo sorriso, senza i suoi occhi perlacei, occhi stupendi che ama con tutto se stesso. La porta con se nella stanza da letta e riesce a farla sedere su di se sentendone il peso sulle proprie ginocchia, il suo adagiarsi in modo delicato. Poggia il capo contro il suo godendosi quel piccolo momento mentre il calore del di lei corpo riesce a invaderlo completamente, il profumo è inebriante, lo manda in visibilio. Ogni cosa di Kaori lo fa impazzire, lo attrae con una forza magnetica impareggiabile e si, vuole davvero sposarla. Oggi ha capito quanto Kaori sia cambiata profondamente e la ragazza indifesa e fragile conosciuta un anno fa non esiste più, è morta in quella stanza il giorno che è morto suo padre. Un'esperienza distruttiva che l'ha cambiata dall'interno, l'ha fatta crescere ma nonostante tutto questo, oggi, ha rivisto la sua donna; in quelle parole contro Hiashi, il modo in cui si è posta per difenderlo, per difendere quella ragazza genjutser, sono i segni che la vecchia Kaori è ancora li solo con un carattere più forte e determinato, più sicuro di se. Lo sa, lo ha predetto tempo e seppur ci sia voluto un evento del genere per sbloccarla, è felice che ci sia riuscita. Tiene il capo poggiato sul suo, pochi secondi prima di sentirla spostarsi, pochi attimi prima di udire tali parole dalla sua bocca ma non è ciò che lo colpisce, bensì la tristezza nel tono e negli occhi, una tristezza immensa. Vorrebbe piangere con lei, aiutarla a sfogarsi. Resta fermo a guarda, un minuscolo sorriso si forma sul viso, gli occhi mostrano tutto l'amore che prova per la sua Kaori mentre la destra le carezza la coscia dolcemente<Oggi ho visto la donna che amo evolversi, diventare più forte. Ho visto quella ragazza diventare una donna>umetta le labbra, prende fiato per poi continuare<So che sei cambiata anzi no, sei cresciuta di più perchè oggi ti ho vista e mi hai ricordato il nostro primo incontro. Ricordi? Hai detto che volevi essere tu a proteggere gli altri e oggi lo hai fatto. Hai difesa questa ragazzina con forza, hai dimostrato di possedere carattere senza però negare chi sei>dice solo ciò che ha visto, ne più ne meno. Non le sta mentendo, non vuole prenderla in giro ma solo restare con lei<Se vuoi aspettare va bene, ti lascio i tuoi spazi, il tuo tempo ma se fosse per me, ti sposerei anche adesso senza ripensamenti, senza dubbi>oggi sono venute fuori molte cose, molte rivelazioni eppure vuole ancora sposarla, vuole ancora creare qualcosa di concreato con lei. [Chk on]

21:36 Kaori:
 E di tutto ciò che avrebbe potuto aspettarsi, queste sono le ultime cose che avrebbe potuto immaginare. Schiude le labbra nell'osservare il viso di Raido, nel sentire quanto dice, rimanendo colpita dal modo in cui pare averle letto nel pensiero. Ha detto ad alta voce quello che pensava? I suoi dubbi, le sue paure? La ha sentita? O, semplicemente, ha saputo leggere in lei quello che le stava vorticando per la testa? Non lo sa, non ne è sicura, eppure è felice che sia riuscito a capire immediatamente cosa l'abbia così tanto turbata. E' felice di sapere che lui possa immaginare i suoi stessi dubbi, i suoi turbamenti, e che veda nel di lei cambiamento una evoluzione, qualcosa di nobile. Eppure... eppure ha paura che non sia tutto così fantastico come l'altro lo dipinge, che non si tratti semplicemente di una dimostrazione di carattere. C'è qualcosa, in lei, che la spaventa, che la disgusta. Qualcosa che teme presto potrà notare e spaventare anche lui. Lo osserva con lo sguardo mesto, amaro, le labbra schiuse mentre egli le carezza dolcemente la coscia. Ascolta il suo discorso per poi ritrovarsi, alla fine, a far risalire la sua destrorsa fino al di lui petto. Giocherella con il suo kimono, nervosamente, mentre le parole escono con difficoltà dalle sue labbra. <Non lo so se è così...> rivela titubante battendo le palpebre una, due, tre volte in rapida successione. <Io non mi riconosco più.> Arresta il movimento delle dita sulla di lui veste, rimane con i polpastrelli a poggiare sul suo pettorale sinistro, mentre il viso s'abbassa ad osservare un punto imprecisato delle proprie gambe. <Mi sento sempre arrabbiata, in conflitto. Continuo ad attaccare e odiare tutti quelli che ho attorno, li allontano e dentro di me mi sembra di impazzire.> Racconta, spiega ad alta voce quel contrasto che in lei si agita ogni giorno, quella fiamma che arde e brucia consumandola man mano dal profondo. <Da un lato mi sento nauseata da me stessa, dall'altro vorrei continuare ancora e ancora e ancora.> e il suo tono va via via infiammandosi, accendendosi, mentre si libera di un peso che le stava opprimendo il petto. <Ieri avrei voluto uccidere Mekura giù, alle terme. Lì, sul posto. Ho pensato in quanti e quali modi avrei potuto colpirla. Ma abbiamo bisogno anche di lei per fermare sua madre.> non osa guardarlo in viso mentre rivela questo lato di sé, teme la reazione di lui allo scoprire gli oscuri pensieri del suo piccolo sole. <Oggi avrei voluto colpire Hiashi per quelle idee assurde che stava sparando, per come ha osato parlare... E Juusan per i suoi silenzi, per la sua inutilità. E avrei voluto fermare ogni altro Hyuga là fuori e legarlo, interrogarlo e cercare...> si ferma arrestando quella fiumana di parole che rapide si sono susseguite dalle sue labbra. Non è lei. Non è più Kaori. Non sa più chi è. Ed ha paura. <E se non mi amassi più ora che sono così? Se non ti piacesse più come sono adesso?> domanda allora, alla fine, alzando il viso verso di lui, l'espressione preoccupata, spaventata dalla sola eventualità che una cosa simile possa divenire realtà. Stringe la sua veste fra le dita, le labbra fra loro. <Non puoi sposare una persona che non conosci più... Non voglio che te ne penta> la sua voce s'abbassa lentamente fino a svanire, il capo si china cupo, sconsolato, temendo di leggere qualsiasi cosa nei di lui occhi. Come avrebbe potuto reagire se solo lui l'avesse davvero lasciata? Ora come ora non sa davvero cosa sarebbe rimasto di lei se anche quell'unica luce rimasta nella sua vita l'avesse abbandonata. [chakra: on]

15:54 Kaori:
 E di tutto ciò che avrebbe potuto aspettarsi, queste sono le ultime cose che avrebbe potuto immaginare. Schiude le labbra nell'osservare il viso di Raido, nel sentire quanto dice, rimanendo colpita dal modo in cui pare averle letto nel pensiero. Ha detto ad alta voce quello che pensava? I suoi dubbi, le sue paure? La ha sentita? O, semplicemente, ha saputo leggere in lei quello che le stava vorticando per la testa? Non lo sa, non ne è sicura, eppure è felice che sia riuscito a capire immediatamente cosa l'abbia così tanto turbata. E' felice di sapere che lui possa immaginare i suoi stessi dubbi, i suoi turbamenti, e che veda nel di lei cambiamento una evoluzione, qualcosa di nobile. Eppure... eppure ha paura che non sia tutto così fantastico come l'altro lo dipinge, che non si tratti semplicemente di una dimostrazione di carattere. C'è qualcosa, in lei, che la spaventa, che la disgusta. Qualcosa che teme presto potrà notare e spaventare anche lui. Lo osserva con lo sguardo mesto, amaro, le labbra schiuse mentre egli le carezza dolcemente la coscia. Ascolta il suo discorso per poi ritrovarsi, alla fine, a far risalire la sua destrorsa fino al di lui petto. Giocherella con il suo kimono, nervosamente, mentre le parole escono con difficoltà dalle sue labbra. <Non lo so se è così...> rivela titubante battendo le palpebre una, due, tre volte in rapida successione. <Io non mi riconosco più.> Arresta il movimento delle dita sulla di lui veste, rimane con i polpastrelli a poggiare sul suo pettorale sinistro, mentre il viso s'abbassa ad osservare un punto imprecisato delle proprie gambe. <Mi sento sempre arrabbiata, in conflitto. Continuo ad attaccare e odiare tutti quelli che ho attorno, li allontano e dentro di me mi sembra di impazzire.> Racconta, spiega ad alta voce quel contrasto che in lei si agita ogni giorno, quella fiamma che arde e brucia consumandola man mano dal profondo. <Da un lato mi sento nauseata da me stessa, dall'altro vorrei continuare ancora e ancora e ancora.> e il suo tono va via via infiammandosi, accendendosi, mentre si libera di un peso che le stava opprimendo il petto. <Ieri avrei voluto uccidere Mekura giù, alle terme. Lì, sul posto. Ho pensato in quanti e quali modi avrei potuto colpirla. Ma abbiamo bisogno anche di lei per fermare sua madre.> non osa guardarlo in viso mentre rivela questo lato di sé, teme la reazione di lui allo scoprire gli oscuri pensieri del suo piccolo sole. <Oggi avrei voluto colpire Hiashi per quelle idee assurde che stava sparando, per come ha osato parlare... E Juusan per i suoi silenzi, per la sua inutilità. E avrei voluto fermare ogni altro Hyuga là fuori e legarlo, interrogarlo e cercare...> si ferma arrestando quella fiumana di parole che rapide si sono susseguite dalle sue labbra. Non è lei. Non è più Kaori. Non sa più chi è. Ed ha paura. <E se non mi amassi più ora che sono così? Se non ti piacesse più come sono adesso?> domanda allora, alla fine, alzando il viso verso di lui, l'espressione preoccupata, spaventata dalla sola eventualità che una cosa simile possa divenire realtà. Stringe la sua veste fra le dita, le labbra fra loro. <Non puoi sposare una persona che non conosci più... Non voglio che te ne penta> la sua voce s'abbassa lentamente fino a svanire, il capo si china cupo, sconsolato, temendo di leggere qualsiasi cosa nei di lui occhi. Come avrebbe potuto reagire se solo lui l'avesse davvero lasciata? Ora come ora non sa davvero cosa sarebbe rimasto di lei se anche quell'unica luce rimasta nella sua vita l'avesse abbandonata. [chakra: on]

16:21 Raido:
 Capisce cosa sta provando in questo determinato momento, comprende ogni singola cosa, ogni parola, ogni minima sensazione che la sua mente partorisce. Una rabbia cieca per quello che ha subito e sofferto, la solitudine patita. Lo ha capito fin dal primo giorno, lo ha capito ancor di più dopo la loro ultima discussione, una discussione accesa per lei e distruttiva per lui; ha pianto in quel momento, ha mostrato il suo lato debole convinto di non essere più adatto per lei e per certi versi è così. Ha cercato di renderla felice e ha fallito, ha cercato di proteggerla e ha fallito, ha cercato di impedire che cappuccio rosso si avvicinasse a lei e ha fallito nuovamente; non è riuscito a fare niente, non ha portato a compimento nessuna delle sue promesse ma lasciarla sola, lasciarla sola in questo momento che è più fragile e spaventata, non ci è riuscito. Ha visto in lei il cambiamento, ha visto cosa sta diventando, un passo più vicino alla pazzia..la stessa che ha provato lui anni or-sono durante una missione. Ricorda come ci si sente quando furia e rabbia si uniscono impadronendosi della mente non permettendo più di ragionare con lucidità, sa cosa vuol dire litigare con tutti, desiderare la morte di tutti per ciò che è successo ed è uno dei motivo per cui ha imparato a divenire glaciale con tutti quanti. Ha imparato a controllare le proprie emozioni, impedire a chiunque di potergli leggere dentro, di violare ciò che ha di più intimo in cuor suo. La mano sinistra si muove, la carezza la schiena portandosi al fianco opposto, afferra quella parte del corpo della ragazza cercando di avvicinarla a se, di tenerla vicino il più possibile mentre ne ascolta le parole in completo silenzio. In questo momento, i suoi occhi, tornano a essere di ghiaccio, privi di sentimento alcuno, privi di compassione o di qualsivoglia dolcezza; impedisce a Kaori di capire cosa sta provando in quel momento mentre ode tutto ciò, le impedisce di agitarsi nel vedere una di lui reazione. Il pensiero del Jonin è giusto, è la rabbia che cresce a rendere Kaori, una rabbia che la sta cambiando, l'aiuta a crescere ma ha paura che questa sua crescita possa rivelarsi distruttiva per entrambi. Muove il busto togliendo la mano dal di lei fianco, alza la destra dalla sua coscia e con entrambe va ad afferrarle la mano posta sul petto del Jonin. Tiene stretta quella parte della Hyuga mentre il sigillo sul collo comincia a brillare di un'intensa luce violacea; non lascia che si attivi, non lo permetterebbe ma fa fluire quel chakra maledetto all'interno del proprio corpo fino alla mano della ragazza, li lo convoglierebbe facendolo entrare in circolo nel suo corpo. La sensazione che può provare e sentire è quella di un potere immenso, una forza senza pari capace di distruggere qualsiasi cosa ma, allo stesso tempo, percepisce la negatività di quel potere, la rabbia che esso è in grado di far scaturire, una rabbia amplificata, cento volte più grande di quella che sta provando Kaori in questo momento<Quando mi hai trovato dolorante per le strade di Kusa mi hai aiutato a controllarlo, mi hai aiutato a controllare una rabbia tanto grande, la stessa che stai provando tu in questo momento>cessa l'afflusso di chakra verso di lei, il sigillo torna sopito nel di lui collo mentre porta gli occhi nei suoi<Non posso dire di conoscere ciò che hai passato e non voglio farlo ma non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento perche Kaori Hyuga è ancora qui>la mano sinistra si alza, si muove andando a posarsi sul suo petto, a sinistra per la precisione, proprio sul cuore e lo sente battere, sente la sua vita battere in quel corpo<La ragazza che amo è ancora qui dentro ed è qui con me. Volevi attaccare Mekura ma non lo hai fatto, hai fatto una scelta ed è questo che mi porta a dire che tu non sei cambiata>vuole tirarle su il morale, vuole renderla felice, vuole che tutta questa storia passi alle spalle un giorno ma è difficile, troppo difficile per poter risolvere tutto quanto in pochi minuti. Il tempo deve passare, pensieri devono essere espressi prima che tutto finisca<Io ti conosco e ti amo>scuote il capo guardando verso il basso, piccoli movimenti mentre la bocca si apre leggermente<Non posso vivere senza di te e non potrò mai pentirmi della mia scelta. Supereremo tutto quanto e lo faremo insieme...come avremmo dovuto fare fin dall'inizio>e ora capisce tante cose, capisce che avrebbe dovuto dare più fiducia alla chunin, una fiducia che li ha portati a questo. Una fiducia mai data. Deve sistemare le cose. [Chk on]

16:57 Kaori:
 Non riesce a vedere negli occhi altrui alcun tipo di reazione. Non coglie alcun luccichio, alcuna sensazione dalle sue iridi dorate vedendole fredde ed invalicabili. E' un muro che non può raggirare ma nonostante tutto continua. Continua a gettare tutto fuori mentre lui la stringe a sé, l'abbraccia, impedendole di sfuggire da quella stretta. E no, non desidera fuggire, non vuole allontanarsi da lui, anzi. Ha bisogno del suo aiuto, bisogno della sua presenza nella sua vita per andare avanti. Se solo avesse perso anche Raido, allora... cosa sarebbe rimasto di lei? Solamente odio, rancore, rabbia e vendetta. Sarebbe stata consumata, logorata dalla furia, dall'astio, fin quasi a morirne. Lui è l'unica luce che rimane nella sua vita, ancora una volta è l'unico che riesce a rischiarare in parte le tenebre che la stanno avvolgendo. La sua luna, sempre e comunque. Rimane seduta sulle di lui gambe, stretta contro di lui, con la sua mano a rimanere posata sul di lui petto come per cercare un ulteriore diretto contatto con lui. Avverte il battito del suo cuore sotto il palmo, il suo respiro che si mescola all'aria che respira ed il suo odore cingerla dolcemente. Lascia che lui vada a raggiungere la sua mano e, quando vede il sigillo illuminarsi, non comprende cosa stia accadendo. E' arrabbiato? Solitamente quel marchio s'illumina quando l'altro diviene preda di emozioni intense, incontrollabili, che minano alla sua stabilità. Per lo più l'ha visto brillare in situazioni di forte stress, di viva furia. Ma ora, allora...? Non capisce, non comprende, solleva il viso a cercarne lo sguardo per tentare di leggere nel suo viso una spiegazione. E poi... e poi avverte qualcosa montarle dentro, come un'oscurità serpentina che le si insinua lentamente in corpo risvegliando, stuzzicando e moltiplicando la rabbia che prova e che la logora. Schiude le labbra sentendo quell'ondata di negatività andare a travolgerla, irrigidendosi. Il respiro si ferma per un istante mentre tutto sembra troppo intenso per lei. Soverchiante. Fa fatica a contenere quell'oscurità, quella forza che la fa sentire capace di devastare il mondo. Non comprende, non capisce, ma non le piace. Vorrebbe che smettesse, che finisse. La spaventa. L'osserva con le iridi appena dilatate, le labbra schiuse dalla sorpresa mentre, poco a poco, quell'energia l'abbandona nuovamente, tornando a rifluire verso il sigillo che va alla fine spegnendosi. La voce di Raido spiega, accarezza la ragazza, andando a cercare di dirle che può capire. Che può capire il suo turbamento, la confusione, la paura. Man mano che parla, che avanza, Kaori si sente come stilettata al petto da più e più coltellate. Lei è ancora lì? Davvero? E perchè, allora, non riesce a vederla? Perchè non riesce a trovarla, a riconoscerla? Teme profondamente che ciò che Raido possa star vedendo in lei sia semplicemente una eco di chi era stata in passato, prima di quel momento. Un ricordo che spera possa tornare a vivere in lei. Ma Kaori lo sa.. lo sente... quei giorni sono passati, forse perduti. Non vuole dire che è una persona completamente diversa, no. Ma neppure la stessa che lui ha conosciuto. Avverte la di lui mano scostarsi, andare a posarsi sul di lei petto, sul seno, lì ove il cuore batte ora più rapidamente. S'irrigidisce per un attimo, un brivido la percorre da capo a piedi mentre abbassa violentemente lo sguardo, incapace di guardarlo oltre. Quel contatto la confonde, la devasta. Le era mancato sentire le sue mani toccarla, carezzarla, abbracciarla. Avrebbe voluto sentirle così tante volte attorno a lei in quei giorni passati lontani... Eppure, adesso, non riesce a reprimere la vergogna, l'imbarazzo, lo schifo per quello che è stata costretta a subire. E' come se avesse scritto su tutto il corpo ciò che le è accaduto, come se l'altro potesse chiaramente leggere sulla sua pelle gli sguardi di altri uomini, di altre persone marchiati a fuoco sulla di lei carne. Come se potesse sentire la differenza in lei adesso che quella macchina aveva spinto quella siringa fin dentro il suo corpo, i suoi muscoli, violandola. Ascolta la sua voce, le sue parole, ed in esse trova conforto e dolore. Vorrebbe credere a quel dire, vorrebbe semplicemente convincersi che è così, che è solo un momento, solo una fase, eppure non ce la fa. Deglutisce silenziosamente, si umetta le labbra prima di rialzare il viso a cercare il suo sguardo. A cercare le sue iridi mentre le ripete quanto la ama, quanto non abbia affatto cambiato idea. Le sue parole sono fiele che scivola nelle sue vene e la portano a sentire gli occhi pizzicare, bruciare, velarsi di lacrime silenziose. Scivolano una per volta dai suoi occhi rigandole il viso mentre andrebbe a poggiare la fronte contro la di lui spalla, il suo petto, ricercandovi rifugio e conforto. <Ho paura di non poter più tornare indietro...> la sua voce è sottile, flebile, mentre sussurra piano quelle parole, nascondendo dai suoi occhi il proprio viso. <Di non poter più uscire da quella cella. Sono ancora lì> rivela con estrema difficoltà sentendo il cuore martellare dolorosamente contro i seni. <Mi basta chiudere gli occhi per tornarci. Per rivedere le pareti grigie, il camino acceso, il letto rosso...> ricorda tutto con precisione, nitidamente, come se avesse davanti agli occhi l'intera stanza. <E lei aspetta solo che provi ad uscire dalla porta per...> la mano che ha sul di lui petto trema, si stringe contro la veste del kimono mentre una nuova lacrima scivola di sotto bollente. <...usarmi.> quella parola esce fuori sconfitta, stanca, mentre si abbandona col corpo contro di lui, senza più alcuna forza o resistenza nei muscoli, nella posa. Le spalle s'abbassano morbide, le dita liberano dal loro gioco la sua veste ed il capo si abbandona pesante contro il suo petto. <Di nuovo.> E lui non dovrebbe, non dovrebbe vederla in quello stato, non dovrebbe immaginarla in quella scena. Non dovrebbe sapere, non dovrebbe amare un qualcosa di rotto come lei. Dovrebbe essere lei a liberarlo dalla sua presa, per amor suo. Dovrebbe esser lei a sfuggire dalle sue mani per salvarlo, per impedirgli di cadere affondo al suo fianco. Ma non ce la fa, non riesce... non può abbandonare l'unica persona al mondo che è ancora capace d'amare. Di amarla. <E ho paura che se anche dovessi ucciderla tutto questo non cambierà. E se neppure questo servirà a riportarmi indietro, allora, cosa posso fare? Come posso uscire da quella stanza?!> Ed è un grido d'aiuto, una invocazione, un disperato richiedere di essere salvata. Le lacrime sgorgano salate sul suo viso, bruciano, fanno male, e i pugni si chiudono involontariamente fra loro mentre a stento trattiene l'istinto di colpire qualcosa. Fa male. Fa male. E più di tutto ciò che la ferisce è l'idea di far soffrire Raido con quel suo atteggiamento, con la sua debolezza. O con la sua nuova forza. [chakra: on]

17:47 Raido:
 Lui stesso prova quella rabbia ogni qual volta sente il sigillo attivarsi e entrare in contatto con il proprio corpo. Di norma gli Oboro posseggono un chakra luminoso, pieno di luce e speranza, un'energia capace di portare avanti l'intera Kirigakure, una forza in grado di battere l'oscurità e non a caso, il Kage della nebbia è un Oboro. L'intero villaggio ha riconosciuto la potenza di quel clan, la potenza dei suoi membri e persino Raido è riuscito a comprenderne l'efficacia vera e propria padroneggiando il vero potenziale del proprio clan e sbloccando i suoi limiti. Il suo potere deriva direttamente dalla luna, la luce lunare scorre in lui e nelle di lui armi, una luce calda e accogliente che fa sentire bene chiunque ma allo stesso tempo letale come non mai. Eppure, quando il sigillo viene attivato, la luce gialla del proprio clan viene sostituita da una luce, l'oscurità si impadronisce di lui conferendogli una forza mai vista prima, una forza in grado di rivaleggiare con chiunque in questo mondo, un potere che non gli fa temere nessuno ma tutti temono lui. In questo potere, in questa forza, in questa pressione che sente ogni qual volta esso si attiva, percepisce la rabbia dell'oscuro, la furia adrenalinica che va a impadronirsi del suo corpo. Non è un qualcosa di naturale, non un qualcosa con cui ci è nato bensì gli hanno impiantato tutto quanto; quella rabbia non è sua, non fa parte di lui ma si attiva quando i sentimenti arrivano a un picco troppo alto per essere contenuti, troppo elevato per tenere tutto quanto dentro. Usa il sigillo come sfogo per tutto l'odio e la furia, come mezzo per manipolare la proprio rabbia a piacimento e trasformarla in qualcosa di forte, qualcosa di estremamente potente. Ma per far questo ha bisogno di controllare ogni singola goccia di potere, ogni singolo granello di potere presente nel suo corpo; deve controllare i propri sentimenti e le proprie emozione se vuole evitare di essere sommerso da tutto quell'odio che la maledizione insita in lui gli porta. Ripensa al giorno in cui Kaori è arrivata a Kusa, al giorno in cui si sono rivisti. Lui, malandato, malconcio e distrutto in una lotta continua contro un potere così grande e impossibile da controllare e lei, la luce all'interno delle tenebre. Quando l'ha vista, quando i propri occhi si sono posati sul di lei viso, ha visto il sole, ha rivisto la luce tornare a risplendere nel proprio cuore, una luce capace di scacciare tutte quante le tenebre. Il suono della sua voce è paragonabile alla più dolce delle melodie capace di rilassarlo, renderlo innocuo e inerme; il suo tocco equivale a toccare un cuscino caldo. Mani morbide e delicate atte a tranquillizzarlo. La sua presenza lo ha aiutato e man mano che ci pensa, capisce sempre di più che se non ci fosse stata lei, non sarebbe mai riuscito a tenere sotto controllo la propria rabbia e la propria ira; è tutto merito suo se può vantare un simile controllo e perderla, perdere Kaori significa far uscire tutto ciò che giace dentro di se in modo irreparabile. Il pensiero diventa una realtà dei fatti, non può cambiare questo e adesso che lo sa, adesso che lo ha capito, è ancora più convinto di dover rimanere al fianco della ragazza ogni giorno fino alla morte. Poggia la mano sul suo cuore, sul suo petto passandole sopra il seno; è la prima volta che la tocca veramente da quando è tornata, la prima volta che osa mettere una mano sul suo corpo in quelle zone che ha visto solo durante l'intimità eppure qualcosa è diverso. L'imbarazzo sul di lei viso è diverso, non quello timido di un tempo ma quello di chi non vuole farsi toccare e il corpo parla da se essendo divenuto completamente rigido. Che cosa le hanno fatto in quel posto? Non vuole farsi toccare, non vuole che nemmeno Raido la tocchi, proprio lui che ha preso e fatto sua la purezza della Hyuga, una purezza che conserva sempre, ogni giorno e la tiene cara. Devono tornare alla normalità, tornare a vivere una vita normale, come prima, senza pensieri, senza problemi. Ne sente il capo venire poggiato contro il petto, le lacrime scivolare sulle vesti in un pianto triste, un pianto doloroso che lo porta a deglutire mentre la sinistra si solleva andando a poggiarsi sulla di lei testa. In silenzi ne ode il dire continuo, ode quelle brevi e semplici parole. Sospira, fa fuoriuscire l'aria dalle proprie narici<Non possiamo tornare indietro ma solo andare avanti, guardare al futuro>risponde tranquillo, convinto di quelle parole ma non dice mai "devi" ma sempre "dobbiamo". Vuole sottolineare il suo essere sempre con lei, in ogni momento della sua vita. Non l'avrebbe mai abbandonata, qualunque sia la difficoltà da affrontare e poi quelle paure che vengono a galla, fuori. Un pensiero che la distrugge dall'interno e nel sentire tutto ciò che si distanzia leggermente da lei; la mano sinistra si abbassa sul di lei viso, ne tocca la guancia destra ricercandone gli occhi<Allora tornerò in quella stanza per salvarti, ogni volta. Tornerò di nuovo in quel posto per portarti via con me>lo fa, vuole combattere ancora e ancora per salvarla, per tenerla al sicuro al proprio fianco ma la sua paura persiste. Come può uscire definitivamente da quel posto? Come può accettare di essere nuovamente libera? Gli occhi gli divengono lucidi, leggermente mentre pensa a cosa fare e a cosa dirle. La vuole con se, vuole nuovamente con se la sua Kaori e forse, forse un'idea gli viene in mente, una piccola e rischiosa idea. Continua a guardarla negli occhi, la scruta ancora mentre gli occhi del Jonin iniziano a esprimere il loro per amore per la Hyuga, un'amore vero e incondizionato<Fai l'amore con me>fare l'amore con lui, qualcosa di naturale, fisico che gli può permettere di convincersi che ora è libera, libera dalla prigionia di quella donna, libera da quella stanza. Adesso è con lui, è al suo fianco, ora e per sempre. [Chk on]

18:35 Kaori:
 E Raido la stringe, la carezza, le tiene il capo dolcemente, con attenzione, lasciando che lei sfoghi sul suo petto il suo dolore e la sua paura. L'ascolta, le è vicino, la protegge con quel modo pacato di fare che lo contraddistingue. Lascia che lei si sfoghi, si liberi, sebbene nonostante tutto lei continui a sentirsi stretta, in trappola. Sente quella rabbia, quella paura, quel dolore occluderle la gola fin quasi a spezzarle il respiro. Se ne sente travolta, riempita e non riesce più a respirare. Fa male al petto, al cuore, ai polmoni e cerca di gettare tutto fuori in quelle lacrime roventi che le solcano il viso. Eppure più piange e strepita ed urla, più nulla sembra cambiare. Continua a sentirsi sempre colma di risentimento e rabbia come se crescesse e si moltiplicasse in lei per ogni suo tentativo di liberarsene. Forse avrebbe dovuto solo iniziare a conviverci, imparare a gestirla invece che sperare di perderla, di soffocarla. Non lo sa, non sa niente in questo istante se non che in Raido riesce a trovare un barlume di speranza, un briciolo di pace. In lui trova la quiete dopo la tempesta, in lui trova quelle briglie capaci di fermare la sua furia. In lui trova il suo inizio e la sua fine e in nessun altro paio di braccia vorrebbe mai poter giacere. Una verità strana, forse incredibile considerando la sua reazione quando l'altro va a sfiorarle il seno, quando va a toccarla con fare innocente, al solo scopo di sentire il di lei cuore battere sotto le sue dita. Eppure non ha potuto fare a meno d'irrigidirsi, di temere quel contatto, vergognandosi profondamente di se stessa. Nauseata, disgustata da quanto le è accaduto, teme che anche lui possa trovare rivoltante ciò che è stata obbligata a fare, a ricevere. Teme che il suo corpo sia semplicemente troppo sporco, ora, per poter essere ancora da lui sfiorato, per poter ancora e nuovamente godere dei suoi baci. Ma lui non la scosta, non l'allontana, anzi; le sue mani la cingono, la carezzano, cercano di rassicurarla scacciando via quelle paure e quel dolore che la sconquassano con violenza dall'interno. La sua voce, come miele, l'avvolge e riscalda andando a cercare di indirizzarle la via. Già... è inutile guardare ora al passato. E' inutile ricercare in lei la Kaori che è stata un tempo. Può solamente imparare a conoscersi di nuovo, a capirsi, ad accettarsi. E se non sarà lei per prima a farlo non potrà permettere a nessun altro di conoscerla, di comprenderla. Ma lei vuole davvero farlo? E' davvero pronta a lasciarsi alle spalle la persona che è stata fino ad ora? Abbracciare quel suo nuovo modo di essere, di fare, d'agire? E' pronta? Non lo sa, non riesce a capirlo, è troppo stanca e confusa per realizzare qualsiasi cosa in questo momento. E poi ecco che la mancina di Raido si scosta, raggiunge il suo viso, la porta a scostare il capo dal suo petto per cercare il di lui sguardo. Le iridi perlacee di lei s'incontrano e si specchiano in quelle ocra di lui mentre la voce dell'albino va a raggiungerla, a cullarla. Si aggrappa disperatamente a quelle parole, alla sua voce, per cercare di rimanere a galla, di non sprofondare, di non perdersi nell'oscurità nella quale è finita col cadere. E quelle parole sono balsamo, sono salvezza per lei. Sarebbe venuto a salvarla ogni volta che ce ne fosse stato bisogno... avrebbe affrontato la morte ogni volta che lei fosse stata in pericolo, pur di salvarla. E l'avrebbe riportata a casa, stretta a sé, ogni volta. E lei ci crede, ci crede davvero mentre legge nelle di lui iridi la verità. Sente le lacrime scivolare silenziosamente lungo il viso, solcarle le gote, inumidendo la di lui mano posta sul proprio volto. Avverte il respiro farsi più corto, pesante, mentre un calore gentile si disperde nel suo petto, nel cuore, fino a raggiungere il viso. E non sa cosa dire Kaori, non sa come reagire a quelle parole mentre si sente appena più leggera, più confortata. Vorrebbe poter trovare il modo di esprimere come si sente, come lui la fa sentire, ma d'improvviso la di lui voce spezza il silenzio venutosi a creare spezzandole nuovamente il fiato. Trema appena, leggermente, fra le sue braccia fissandolo a labbra schiuse negli occhi. Le di lei iridi si restringono, mostra esitazione in quel gesto, in quello sguardo, mentre il suo cuore accelera violento nel suo petto. Non sa come prendere quella richiesta. Non sa come rispondere a quelle parole. Fare l'amore con lui... un tempo sarebbe stato così semplice. Un tempo sarebbe stato facile, sarebbe stata sicura e felice di dirgli di sì. Un tempo si sarebbe semplicemente distesa al suo fianco andando a scostare dal di lui corpo i suoi abiti. Ma ora... ora si sente frenare, si sente intimorita e spaventata dall'idea di mostrargli ancora il suo corpo. La sua pelle sporca, macchiata degli sguardi assenti di quegli uomini in camice. Non l'hanno toccata, è vero. Nessuno di loro l'ha sfiorata, l'ha spogliata. Gustata. Eppure... eppure non di meno si sente colpevole di tradimento, non di meno sente di esser venuta meno alla sua promessa di concedersi a lui soltanto. Altri occhi, altri sguardi hanno percorso le sue forme. Qualcos'altro s'è fatto strada in lei. Ma forse... forse è proprio questo ciò che Raido intendeva. Forse questo è semplicemente un primo passo per uscire dalla stanza, dalla cella. Un modo per lasciarsi alle spalle qualcosa che non avrebbe più dovuto condizionarla. Un modo per sentirsi nuovamente se stessa, nuovamente a casa. Riunita a lui in modo totale, assoluto, senza più alcuna barriera a separarli. Tituba, esita, mentre a labbra schiuse sente tutti questi pensieri affollarsi nella sua mente. Le lacrime scendono sempre più rade, più lentamente, mentre cerca di prendere una decisione sul da farsi. Lo vuole... vorrebbe davvero tanto essere nuovamente sua, nuovamente viva sotto le sue mani. Vorrebbe poter sentire le sue labbra scivolare sulla sua pelle con tutta se stessa. Vorrebbe sentire i suoi baci farla morire mille e mille volte e vorrebbe poter sentire la sua voce rompersi per via di ciò che lei sola può provocargli. Ma come delle corde invisibili vanno a fermarla, a limitarla, tentando di frenarla. Ma sa che lui non le avrebbe fatto del male. Sa che non le dà la colpa, sa che l'unica a sentirsi sporca è lei. Lo sa. Razionalmente, logicamente, è conscia di tutto questo. Ed è solo con la forza di volontà e della sua convinzione che riesce a a scostarsi. Lascia scivolare le sue gambe ai lati del di lui corpo, dei suoi fianchi, sedendosi su di lui così da poterlo guardare negli occhi. Ha paura, è spaventata, ma sa che le sue solo mani avrebbero potuto scacciare ogni cosa da lei. E per questo si forza, si spinge a sostenere il suo sguardo, a respirare a fondo coi seni che s'alzano e abbassano ritmicamente ad ogni inspiro ed espiro. Rimane eretta, così, su di lui, con le cosce a cingere i suoi fianchi e le mani a muoversi lentamente fino a piegarsi dietro la sua schiena per raggiungere il gancio del suo corsetto. Lo guarda fissando le sue iridi ocra con le proprie, l'osserva spaventata, decisa a voler fare quel passo, a volersi riunire davvero a lui, mentre le mani sfilacciano e allargano i legacci del bustino dietro le scapole. Sente l'abito divenire sempre più largo sul suo corpo, sempre più prossimo allo scivolare via lasciandola scoperta. Esposta. <Cancella i loro sguardi dalla mia pelle...> sussurra lei con fare supplichevole mentre l'ultimo laccio viene sciolto ed il corsetto ricade via, verso il basso, privo di sostegno. scivola fra loro, fino in terra, lasciandola ora esposta e vulnerabile dal viso alla vita. Il suo viso s'abbassa, lo sguardo sfugge da quello di Raido mentre quasi vorrebbe alzare le mani a coprirsi da qualsiasi vista. Ma si trattiene. Se lo impedisce lasciando che lui possa guardarla, possa vederla, magari ripulirla persino di ciò che altri hanno lasciato marchiato a fuoco sul suo corpo. La sensazione di quegli occhi che la squadrano come fosse un'opera esposta, od un corpo da sezionare. <Portami via da quella stanza...> e la voce è flebile, bassa, quasi strozzata mentre forza i propri occhi ad incontrare quelli di lui. Non sarebbe fuggita, non si sarebbe tirata indietro. Avrebbe combattuto, a sua volta, per venirne fuori, per tornare a galla. Alla vita. Da lui. [chakra: on]

19:30 Raido:
 Non serve guardare al passato, ogni volta si sta male nell'osservare i propri fallimenti o le proprie esperienze negative. Kaori ha vissuto una parte della propria vita, una breve parte, in quattro mura in attesa che venisse deciso il di lei destino, un destino crudele. Al solo pensiero va in bestia, pensare che hanno cercato di abusare di lei, hanno provata a fecondarla strappando a lui quell'unico privilegio. Non nega di volere una famiglia, un giorno, con lei e vuole essere il padre biologico di quei bambini, il vero e proprio genitori di quei piccoli pargoli. Vuole vederli crescere, vederli giocare intorno a lui, correre e divertirsi..essere un padre esemplare, essere il vero padre. Per realizzare tutto questo devono guardare avanti, abbandonarsi il passato alle spalle e non tornarci più, non ripercorrere quel tragitto inutile e distruggere quella barriera che si è frapposta fra loro. Lui lo ha capito da molto, molto tempo, ha capito che è l'unico modo per non essere distrutti dalla vita, l'unica cosa da fare per continuare a viverla nel pieno della sua forza. Deve farlo capire anche a Kaori, deve convincerla a guardare al futuro; non deve rinnegare il passato ma solo accantonarlo per potersi riprendere, per poter continuare a vivere la vita che ha sempre sognato ed è quello che vuole anche lo stesso Oboro. Vivere una vita con la donna che ama, una vita serena e tranquilla. Questa è forse la battaglia più grande che ha mai affrontato, il combattimento più arduo della sua intera esistenza, riuscire a vincere..si. Per tutta la vita ha sempre creduto di essere chissà chi, di essere il demone di Kirigakure, un ninja potente, forse uno dei più potenti al mondo in grado di vincere ogni battaglia, ogni affronto. Ogni battaglia l'ha vinta, ogni attacco alla sua persona da parte di criminali è stato vano nonostante la forza che ci hanno messo eppure, adesso, ha capito che non è così. Nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come si colpisce, l'importante è come si sa resistere ai colpi, come li si incassa e se si finisce al tappeto bisogna avere la forza di rialzarsi. Così si è un vincente. Una lezione dura, molto dura quella sta imparando in questo giorni ma è questo il punto, l'ha imparata, lui ce l'ha fatta e deve farla imparare anche a Kaori, deve riuscire a farla rialzare, deve farla diventare una vincente, insieme devono farlo. Il cuore batte all'impazzata al momento, il petto sta per essere sfondato da quel battito continuo mentre una nuova determinazione va a crearsi nel suo sguardo riempiendolo totalmente. E' determinato più che mai a far reagire Kaori, a renderla di nuovo la ragazza solare e felice di prima anche con tutto il suo cambiamento, anche se non è completamente lei. Non gli interesse, non gli interessa niente di tutto questo. E' il suo obiettivo, il suo unico scopo sopra ogni cosa, sopra tutto quanto e a costo di rimetterci la vita, ci deve riuscire. Non può riuscirci a parole, parlando non può sperare di portarla via da quella stanza, salvarla e tenerla al sicuro, è impossibile, lo sa lui e lo sa persino lei. Quando l'ha salvata si sono riuniti, sono tornati insieme ma solo fisicamente perchè mentalmente, lei, è rimasto ancora chiusa in quel buco di solitudine, è rimasto da sola e non lo tollera, non lo sopporta. Deve tornare con lui, in questo momento e l'unico modo è portarla con se nel'unico posto che appartiene soltanto a loro e a loro soltanto. La desidera, la desidera dal giorno in cui l'ha ritrovata. Già dal suo risveglio avrebbe voluto riunirsi a lei, tornare insieme in modo completo ma ha aspettato, ha atteso senza nemmeno baciarla dandole i suoi spazi, dandole la possibilità di riprendersi completamente ma non è servito a niente, anzi, l'ha resa più sola, l'ha resa più aggressiva. Ne punte le iridi perlacee ammirandone l'eterna bellezza, punta il suo viso e il suo sguardo sentendo il suo corpo irrigidirsi nuovamente per pochi secondi per poi osservane il moto. Resta fermo sul letto lasciandola muovere, non osa fermarla facendo in modo che si segga completamente su di se; sente le di lei gambe premere contro le proprie, una piccola morsa dolce. Le mani si abbassano andando a toccarle, sfiorarle le cosce fino ad osservare ciò che l'altra fa, il suo rimanere scoperta davanti agli occhi dell'altro e quelle parole che escono, tirate, tristi. Ammira quel busto scoperto, quel busto che solo lui dovrebbe vedere in quel modo, osservare con quegli occhi, scrutare con quei pensieri che ora affliggono la mente del Jonin. Le mani cominciano a risalire le di lei cosce, si portano sui fianchi toccandone le pelle nuda dolcemente, con delicatezza e ancora; risale fino ai seni, li carezza mentre il viso viene avvicinato al suo, piano, lentamente cercando di poggiare le labbra sulla sue per darle quel bacio atteso e desiderato da tempo. Comincia a baciarla con quella volontà e passione, le mani le afferrano il corpo stringendola contro di se, facendola sentire sua perchè lei è sua. Gli occhi mostrano amore così come i gesti, il toccare, ogni cosa. Farle dimenticare il passato e portarla fuori dalla stanza. Ancora le mani si abbassano carezzandone la schiena e portandosi nella zona bassa, sulla vita dove andrebbero a fermarsi; il viso inizia a baciarle le guance scendendo fino al collo, piccoli e minuscoli baci. Non va di fretta, non ha fretto ma si gode quel tempo, ogni secondo. [Chk on]

20:11 Kaori:
 Vuole che lui la guardi e al tempo stesso non vorrebbe. Vuole sentire il suo sguardo scivolare sulla sua pelle nuda ed al contempo vorrebbe fuggirne. E' una questione di delicati equilibri, questa, quella che si sta svolgendo fra loro. Rimane parzialmente nuda, seduta su di lui, lasciandogli modo di tornare a guardarla come un tempo. Cerca di ritrovare in lui e nelle sue occhiate l'intesa e la complicità che avevano così faticosamente raggiunto fino a quel momento. Vuole che lui cancelli con il candore dei suoi sguardi ciò che altri hanno lasciato sulla sua pelle. Ma ci vuole tempo. Ci vuole pazienza. Avverte la presa delle sue dita sulle cosce, quel contatto leggero, gentile, che si riverbera nel suo corpo come puro fuoco. Un tocco leggero, sottile, attraverso la stoffa dei pantaloni che tuttavia riesce a sconvolgerla con forza. Rimane su di lui, ferma, immobile, mostrandosi con un imbarazzo tutto nuovo, diverso, colpevole. Lascia che lui la osservi, la studi, che ritrovi familiarità con quel corpo a lungo avuto distante. Il respiro di lei è pieno, corto, mentre si sente agitata e nervosa. Si umetta le labbra con fare teso, l'osserva timidamente, impacciata, temendo quasi di disgustarlo dopo quanto è successo. Ma sa che non succederà, sa che è solo ciò che lei pensa di se stessa. Attende, silenziosamente, che lui sia pronto. Nota il suo sguardo ricercarla, avvolgerla, e le sue mani risalire lentamente fino ai fianchi andando a fermarsi sulla pelle nuda del suo corpo. E' caldo. Le sue mani sono calde, grandi e il loro tocco la fa rabbrividire appena nel profondo. Da quanto tempo non sentiva le sue dita solcare la sua carne? Da quanto tempo non lasciava che lui la sfiorasse? Cerca di ricordare la loro ultima notte insieme, la loro ultima unione, senza però riuscirci. E allora decide semplicemente di smetterla, di non pensare oltre, e di lasciarsi soltanto andare a quell'attimo mentre le sue mani continuano lente la loro ascesa. Salgono sfiorandola con delicatezza, con attenzione, premurose all'idea di non farle del male, di non essere precipitoso. Trattiene lei il respiro quando sente quelle dita risalire ai seni gonfi, pieni, bianchi. Sente quelle carezze riverberarsi in lei in ondate di fuoco mentre un fremito la scuote nel profondo. Lo vede avvicinarsi a lei, ricercarla, ricercare le sue labbra e, come una calamita, si sente inevitabilmente attratta da lui. Il suo volto si china, s'avvicina lento a quello del kiriano con le labbra schiuse bisognose di cercar le sue gemelle. Trema appena in quel fare, in quell'incerto abbandono e si muove lentamente, cautamente, fino a quando finalmente non riescono ad unirsi in quel bacio. Un bacio inizialmente leggero, sottile, uno sfiorar caldo di labbra che diventa lentamente più intenso, più sentito. Lascia che quella pressione diventi sempre maggiore fino a quando non avverte su di esse il calore del suo respiro. Si lascia cullare, carezzare dalle sue labbra fino a quando non inizia lentamente a sciogliersi, ad abbandonarsi a lui, cercando persino di andare oltre. Schiude leggermente le labbra, lascia che quel bacio s'intensifichi divenendo ora più sentito, umido, mentre le loro lingue s'incontrano sospinte dai loro caldi respiri. Le era mancato così tanto tutto questo... quel semplice contatto con lui, quel semplice riuscire a baciarlo con tutta la passione di cui sono capaci. Va a premersi contro di lui assecondando la stretta ch'egli impone sul suo corpo. Si sospinge appena in avanti, contro il suo busto, alzando le dita a cercare il suo viso, afferrandone le gote. Continua a baciarlo, sentitamente, mentre stringe dolcemente le cosce contro i di lui fianchi, come a volerlo intrappolare nella sua morsa. Dentro di lei una fiamma inizia a brillare incandescente, inizia a rischiarare timori e terrori soverchianti. Sente il sangue iniziare a bruciare nelle vene, ribollire di quelle sensazioni che la sua vicinanza le provoca. Nonostante tutto, nonostante ciò che le hanno fatto, lui è ancora lì. Lui la ama comunque, la sfiora senza timore, senza paura, desiderandola semplicemente ancor di più. Lo sente... lo sente nel modo in cui la stringe, lo sente nel modo in cui la bacia. La vuole. La vuole ancora, nonostante tutto, o forse proprio per questo. Ansima appena sulle di lui labbra sentendo il cuore battere con forza, mille sensazioni a scontrarsi in lei. La felicità di averlo ritrovato, il timore e la colpa di esser macchiata di vergogna, il desiderio di sentirlo stringerla con ancor più forza. E' confusa, è stordita e si lascia trascinare dal momento come un aquilone sospinto dalla brezza estiva. Sente le sue mani scivolare dietro la schiena, i fianchi, carezzandola lentamente, con dolcezza, ritrovandone la proprietà. Si soffermano sulla sua vita, lì ove giace l'orlo dei suoi pantaloni mentre il di lui volto si scosta appena da lei. Le bacia il viso, le gote, scivolando poi lungo la gola, il collo, baciando e mordendo la sua carne con la dolcezza d'un amante preoccupato. La riscopre poco a poco, pezzo dopo pezzo, permettendole di ritrovare familiarità col suo tocco. E' come se fosse tutto uguale eppure è tutto diverso. Man mano che i secondi passano e le sue mani vagano sulla sua pelle la colpa svanisce poco a poco lasciando dietro sé il semplice desiderio di volerne ancora. Volere di più. Le di lei dita scivolano dalle di lui gote fino ai capelli d'argento, alla nuca, scivolando poi lungo le scapole. Le mani si scostano, si spostano fino a raggiungere le spalle, le clavicole, fermandosi sul suo petto ove l'orlo del kimono ne copre la carne. Il suo respiro è corto, le labbra rosse come ciliegie, gonfie per i baci appena scambiati. Andrebbe a cercare di far scivolare gli orli della veste verso l'esterno, lentamente, di modo tale da scoprirlo, da spogliarlo, da far scivolare il kimono verso il basso così da permetterle di poter sfiorare ora il suo petto nudo, le sue braccia scoperte. Un passo per volta, lentamente, per imparare a scoprirsi e conoscersi di nuovo. Per imparare ad accettare che qualcun altro ha potuto guardarla, vederla, forse persino desiderarla: chissà? Ma ora come ora... è poi così importante? Non vuole che quel timore le impedisca di accettare gli sguardi e le carezze di Raido. Non vuole che quanto ha vissuto impedisca al suo uomo di toccarla, di baciarla, di averla con sé. Non vuole che impedisca al kiriano di essere suo marito. <Sposami...> la sua voce esce incontrollata, autonoma, fluendo verso di lui in un sussurro rotto dall'emozione del momento. Ne ricerca lo sguardo, il viso, avvicinando il volto a quello di lui per poterlo meglio guardare negli occhi. <Adesso. Sposiamoci.> ansima sulle sue labbra lasciando risalire le mani dal di lui petto fino al viso, ai lati d'esso, su quelle cicatrici scarlatte che ne solcano il volto. <Non voglio passare un altro giorno su questa terra senza essere definitivamente tua> mormora lei specchiandosi nelle sue iridi sfiorando con le proprie labbra quelle di lui. <E se devo morire voglio morire come tua moglie...> aggiunge tentando di rubargli un piccolo, rapido bacio. <Ti amo, Raido... e giuro a te ed agli Dei stessi di farlo per il resto dei miei giorni. Per tutta la vita che mi rimane davanti. Ed anche oltre> sussurra Kaori con i capelli scomposti, il viso arrossato, il busto nudo a schiacciarsi contro quello di lui. Un matrimonio strano, assurdo, unico. Ma sincero. E' tutto ciò che in quel momento desidera, tutto ciò che è in grado di volere. [chakra: on]

21:42 Raido:
 Vuole prendersi tutto il tempo che questo mondo può offrire, ogni singolo attimo che la vita gli cede, non lascia che nemmeno un attimo con lei vada sprecato. Godersi ogni singolo momento come fosse la prima volta che la vede, la tocca e ne assapora il corpo. Lentamente le mani ne carezzano la pelle sentendo quel calore mancato da troppo tempo. L'ultima volta che hanno avuto un momento del genere risale a più di un mese fa a Iwa, quella sera nella loro stanza dove proprio la Hyuga si è offerta per quel momento. L'ha osservata, ha osservato il suo favore, la sua intraprendenza nel decidere di concedersi e quella è stata una delle notti più belle, più passionali che abbiano mai avuto. Ha trovato l'amore in lei quella notte, un'amore che, in questi giorni, è mancato terribilmente. Nonostante si sono detti di amarsi, nonostante abbiano affermato entrambe il loro amore, quello di Kaori non gli è mai sembrato sincero anzi, si è rivelato sempre più distaccato, lontano. Per giorni l'ha tenuta d'occhio, l'ha guardata in silenzio, specialmente durante la notte. Si, nel bel mezzo della notte si è sempre alzato per ammirarla dormire, per osservarla in un momento di pace assoluta promettendo a se stesso che mai più nessuno si sarebbe avvicinato a lei e non solo. Si è messo a riflettere, pensare a come poter far tornare tutto quanto alla normalità, tutto quanto normale. Ha visto la sua figura allontanarsi sempre più e la paura di perderla si è fatta ogni giorno più viva e presente come mai prima di ora. Hanno discusso l'ultima volta e ha notato la differenza dalla precedente Kaori e anche se, in qualche modo, si sono riappacificati, non è mai divenuto tutto quanto naturale; persino oggi, nell'incontro al Dojo Hyuga, tutto è apparso strano, l'ha sentita troppo distante fin quando non ha preso le difese del Jonin. La sorpresa è grande e ha capito che, forse, Kaori è ancora presenta, la bellissima Kaori di cui ha completamente perso la testa è ancora li con loro solo in una versione più evoluta, più forte, più determinata e alla luce di ciò, le sue speranza si sono riaccese in una luce sempre più abbagliante e possente. In questi ultimi attimi con lei, tale luce ha cominciato a brillare come non mai grazie alla determinazione acquisita per via della consapevolezza appena raggiunta. Fare l'amore con lei non è solo un atto carnale per il piacere di entrambi ma è un modo più intimo e sincero di comunicare, di rivelare senza parlare i propri pensieri, di essere se stessi e di ritrovare quella pace perduta da tempo immemore. E' un momento che solo loro possono vivere, solo loro possono provare; un momento unico e indimenticabile dove stanno per riscoprire loro stessi. Lei non si riconosce più e questo è il momento migliore per conoscersi nuovamente, per capire ancora una volta chi siano entrambi. Chi è Raido? Chi è Kaori? Due domande, un'unica risposta, se stessi. Entrambi si appartengono, entrambi devono riaffermarlo nuovamente a se stessi. Il calore del corpo della Hyuga pervade quello del Jonin, tutto diviene caldo, troppo caldo ma si gusto ogni secondo di quel calore confortevole; odora il di lei profumo lasciandosi inebriare completamente mentre con le mani ne tocca la palle. Dolcemente risale la schiena per poi far scendere nuovamente la mano toccando ogni parte di essa con estrema delicatezza per riscoprirla come fosse la loro prima volta. La bocca passa sul di lei collo lasciando piccoli, minuscoli baci; la morde, piccoli per lasciare il segno del suo passaggio, un monito di avvertimento per tutti quelli che avrebbero osato avvicinarsi a lei con intenzioni malevole e di nuovo la spinge contro di se. Il petto viene avvicinato al suo mentre torna verso le di lei labbra ricercandole, prendendole, baciandole con la stessa intensità di due amanti. Nel frattempo sente le mani della Hyuga passare per il di lui corpo, sente quei minuscoli tocchi fino all'orlo del kimono bianco che ancora sosta sul busto del Jonin coprendolo interamente. Piano piano lo sente scivolare giù dalla schiena, oltre le spalle, le maniche vengono tolte portandolo a rimanere a busto scoperto come la sua controparte. Il silenzio, però, viene interrotto dalle parole della ragazza, parole che portano il cuore ad accelerare sempre di più, il petto sta per essere sfondato ma la felicità, la felicità di sentire quella parola uscire dalla di lei bocca è immensurabile, difficile da misura o da paragonare. Cerca i suoi occhi, vuole vedere il suo mentre i propri diventano lucidi e un sorriso va a crearsi sul volto dell'Oboro, un sorriso felice, estremamente felice. Felicità che aumenta man mano che quelle parole continuano fino all'atto finale, il matrimonio vero e proprio. Non si stanno unendo davanti a un prete o in una chiesa ma si uniscono direttamente davanti agli Dei e bastano loro per decretarli veramente sposati, bastano loro per dire se sono davvero marito e moglie<Ti amo Kaori e giuro davanti agli Dei di prenderti come mia moglie e di amarti e onorarti fino al resto dei miei giorni>il matrimonio è fatto, la loro unione è compiuta anche se non in via ufficiale ma cosa importa. Lo sanno loro e lo sanno gli Dei, tanto basta. Sposati, per sempre. Le braccia vanno a cingerle il corpo, la tiene stretta a se mentre si lascia andare all'indietro, si distende sul letto scrutando il viso della ragazza sopra di se<Ti amo>ripete nuovamente per poi tornare a baciarla, un bacio per segnare definitivamente quella unione. [END]

Dopo la chiacchierata al Dojo Hyuga, Raido e Kaori ritornano nella stanza della locanda dove parlando decidono di sposarsi davanti agli Dei