Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

A casa!

Free

0
0
con Kaori, Raido

10:41 Raido:
  [Stanza] E' mattino, il sole finalmente sorge in quel di Konohagakure, un sole rosso per il sangue sparso il giorno precedente, un sole triste e allo stesse tempo talmente luminoso da penetrare all'interno della stanza illuminandola in toto. Si trovano in una stanza di albergo in quel di Konoha, un piccolo albergo dove risiede il Jonin in questo periodo, un posto isolato, lontano dal quartiere Hyuga, lontano da tutti vicino alle mura del villaggio. La camera si presenta come un ampio spazio quadrato con un letto matrimoniale attaccato alla parete in fondo, ai lati vi sono due comodini con relative bajour, sulla destra del letto, visto dalla prospettiva di chi ci sta sopra, vi è una finestra ampia con un balcone. Grosse tende blu vanno a coprire parzialmente il tutto lasciando entrare solo qualche fascio per non lasciare la camera completamente al buio. Alla camera da letto si collega un corridoio che porta diritto alla porta d'ingresso mentre sulla sinistra vi è il bagno composto da lavandino, gabinetto, una vasca che funge anche da doccia; il tutto è bianco, limpido e pulito. Prima del bagno vi è un armadio nel quale poggiare i vestiti, semplice ed efficace. Kaori si trova sul letto, sotto le coperte, l'ha portata li direttamente dopo averla salvata e la Hyuga dorme, dorme profondamente, dorme un sonno immenso ma il Jonin? E' seduto su una sedia posta frontalmente al letto, gli occhi a fissarla, a guardarla intensamente. Indosso porta un armatura pesante in parti metalliche fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sugli avambracci e sulle gambe sono stati posizionate apposite protezioni ovvero vambracci e schinieri; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti 5 tonici del chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 45 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 10 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 38 kunai, 50 shuriken, 47 kunai a tre punte. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso; nel polso destro vi è sigillata una nodachi, nel polso sinistro una katana a doppia lama. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato. Sul petto, piegati in modo che si veda solo il kanji "potenza" ha applicato 10 fuda potenzianti. In più ogni lama è cosparsa di veleno stordente grado S ovvero la katana, la nodachi e la katana a doppia lama, una sicurezza in più per se. In ultimo, legata sulla schiena, ha lei, la samehada, la grande pelle di squalo ottenuta dal Kokketsu. Essa è avvolta in delle fasce bianche per coprirne le scaglie di squalo il quale hanno il potere di risucchiare il chakra nemico e non solo. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Sulla parte destra del collo, in basso, vi sono stampati in rilievo 3 tomoe nere, simbolo del patto fatto con il diavolo. Il viso e le vesti si presentano sporchi di sangue, i capelli sono rossi oramai, non si è cambiato, non si è lavato, non ha dormito. E' rimasto a fare la guardia a Kaori per tutta la notte, ha vegliato su di lei come mai prima d'ora, non l'ha lasciata sola per un momento. Gli unici momenti in cui si è allontanato sono stati quelli per posare la katana e la samehada contro la parete al proprio fianco ma niente di più, per il resto è rimasto sempre li al di lei fianco. E' stanco, tremendamente stanco, i muscoli sono pesanti, non ha più forze ne energie, a fatica riesce a reggersi in piedi per via del tremolio continuo delle gambe eppure non si lascia ancora andare; ha rischiato di perderla, ha rischiato seriamente di perderla e se dovesse succedere nuovamente per causa sua non potrebbe mai perdonarselo. [Chk on][Equip solito]

11:03 Kaori:
 E' un sonno, quello di Kaori, che sa di oblio. Nessun sogno, nessun pensiero, nessun colore. Nero. Un infinito abisso oscuro che si ripete ancora ed ancora ed ancora, all'infinito. E' un sonno indotto, quello, forzato da medicinali che le sono stati iniettati alla base del collo, in quella maledetta cella lontana ora neppure così tanto, non quanto avrebbe desiderato. Ma il loro effetto va lentamente svanendo e, poco a poco, quell'ombra che la opprime, che pressa contro il suo corpo e la sua mente va allentando la stretta. Si sente poco a poco più leggera, più libera, affiorando da quelle acque profonde nelle quali era stata gettata. Riacquista lentamente lucidità, conoscenza, sentendosi semplicemente stordita dagli ultimi effetti di quel potente tranquillante. Non apre ancora gli occhi, si sente stanca, si sente un po' intorpidita. E poi, insomma, perchè mai dovrebbe aprirli? Perchè mai dovrebbe svegliarsi, alzarsi, quando la sua vita è scandita dal ritmo dei pasti che le vengono portati in camera? Può rimanere a letto quanto vuole. Finchè rimane con gli occhi chiusi può credere d'essere ovunque, in qualsiasi altro posto, in qualsiasi altro letto. E lei ha ben in mente il letto nel quale vorrebbe trovarsi adesso. Quello di quella casa solitaria immersa nel folto del bosco dei ciliegi di Kusa. Quella casa che l'ha ospitata durante il suo soggiorno a Kusa, durante la guerra. La casa che ha potuto veder sbocciare e crescere un amore che adesso la logora dall'interno. Le dà speranza e al tempo stesso la uccide. Continuare a svegliarsi senza avere Raido accanto è il dolore peggiore che possa ricordare. Svegliarsi e sapere di esser stata vista, guardata completamente nuda da altre persone le fa venir voglia di nascondersi, di fuggire. Svegliarsi e sapere che nel suo grembo potrebbe star crescendo una vita che non sa di lui la strazia. E forse, quindi, è meglio che lui non possa vederla, non possa toccarla. Eppure, nonostante questo, le manca. Le manca da star male. <Mhn...> deglutisce appena cercando d'idratare la gola secca, sospira silenziosamente per poi andare a stringere appena gli occhi. Tremano, vibrano per un attimo, prima di aprirsi poco a poco. Le palpebre faticano, sono ancora un po' pesanti, ma lentamente si sollevano schiudendosi come petali di rosa. Le ciglia folte s'alzano, lasciano modo alle iridi bianche di vedere ciò che v'è là fuori. Batte le palpebre per un paio di volte, rapidamente, lasciando modo agli occhi di abituarsi alla luce del mattino che filtra dalle finestre, quei pochi raggi che entrano dalle tende e sente che c'è qualcosa di strano. Luce..? Finestre...? Ma... da quando? Aggrotta le sopracciglia schiudendo le labbra mentre la vista diviene più nitida e lo sguardo corre per la parete che ha di fronte. Non è decisamente la cella nella quale ha vissuto nelle ultime interminabili settimane. Conosce ormai a memoria ogni angolo di quella dannata stanza e definitivamente non è la stessa in cui si trova. Ma allora...? Tenterebbe di sollevarsi, di mettersi a sedere per guardarsi attorno, ma non appena solleva il busto dal letto avverte un senso di vertigine andare a farle girare la testa. <Mhhhn..> un lamento silenzioso, basso, che la porta a chiudere gli occhi col capo le chino, le mani a levarsi al viso, alle tempie, per calmare quel senso di debolezza. L'anestetico circola ancora, in poche gocce, nelle sue vene, nel suo organismo. Cosa è successo? Cosa ricorda, per ultimo? Era nella sua prigione. Era nella sua gabbia, davanti al camino. Stava osservando la lama del kunai andare a diventare sempre più calda, più incandescente, mentre le fiamme ne lambivano i tratti. Era seduta in terra, con la mano allungata verso il camino per arroventare l'arma. Un modo come tanti per passare il tempo. E poi...? Non ricorda... non ricorda più. Ultimamente succede spesso, inizia a preoccuparsi. Schiude le labbra, la lingua a schioccare sul palato prima di inspirare a fondo ed espirare. Ripete questo procedimento per due, tre volte, cercando di attenuare il senso di vertigine prima di riaprire gli occhi e abbassare le mani dal viso. Le abbandona sulle coperte, sulle lenzuola, guardandosi attorno. O meglio, ci proverebbe, se solo non fosse che, scoperte le iridi dalla copertura delle palpebre, non si fosse ritrovata dinnanzi gli occhi la figura di un Raido malconcio, sporco, ricoperto di sangue dalla testa ai piedi. Una immagine che la paralizza sul posto, che le schiude le labbra, le dilata le iridi. <Cosa...> la voce è flebile, sottile, mentre il respiro manca dalla gola. E'... davvero lui? O è solo un altro modo dei suoi carcerieri di torturarla? Tormentarla? Ammansirla? <No...> mormora scuotendo meccanicamente il capo, rannicchiandosi tremante in sè; con le ginocchia a portarsi al petto, il corpo a cercare di spingersi contro la testiera del letto. <No...>

11:29 Raido:
  [Stanza] Il corpo è completamente poggiate sul sedile della sedia, i glutei permangono fermi su di essa, i gomiti sono poggiati sopra le cosce, le braccia distese leggermente in avanti con le mani intrecciate tra loro. Il respiro lento, controllato e il battito del cuore accelerato; lo sente pompare, sbattere contro il petto con estrema forza, con una forza immensa. L'agitazione del giorno prima non è ancora passata, la rabbia non è svanita, anzi, è aumentata in modo esponenziale; vedere la sua Kaori li, in quel letto, sapendo che ha vissuto per settimana in una cella a subire chissà quali torture, a essere toccata da quegli individui. Più ci pensa, più sente la rabbia salirgli al cervello e una piccola nota di follia si affaccia nella di lui mente, una follia omicida che lo spinge a tornare in quel luogo, in quella botola e uccidere tutti quelli rimasti, innocenti e non perchè nessuno merita di vivere, merita di continuare ad andare avanti sapendo ciò che è accaduto in quel posto. Vorrebbe alzarsi, andare li, distruggere cappuccio rosso con le proprie mani ma ora sa, lei sa che colui che ha affrontato a Iwa non l'Oboro bensì una piccola copia; sa che il vero Oboro è quello che ha fatto irruzione nel suo covo, quello che ha ucciso i suoi uomini liberando Kaori da solo, senza aiuto alcuno. Ha dato prova della sua forza, delle sue abilità e ha dato prova a se stesso di quanto vale; mai ha affrontato una sfida simile, fronteggiare tanti avversari tutti insieme, uno diverso dall'altro, uno più potente e abile dell'altro. Ha agito pensando unicamente a lei, ha pensato a lei soltanto e con l'immagine di Kaori nella mente è riuscito ad avanzare facendosi beffe delle difficoltà, mettendo a rischio la propria vita per portarla in salvo, a casa. L'è mancata, ha sentito la sua mancanza e il dolore per una sua possibile perdita era sempre presente. Non averla accanto, non poterla cullare, non svegliarsi con il suo sorriso ogni giorno è da sempre un dolore unico ma in questi giorni è come se fosse una pugnalata al cuore e vederla li, sana e salva in quel letto, lo rende felice. Una felicità amara, non piena; avrebbe potuto salvarla molto prima, avrebbe dovuto fare di più di quanto non ha fatto, mettere a soqquadro l'intero paese del fuoco, correre ovunque per riaverla al suo fianco. Chiude gli occhi, occhi lucidi, stanchi, le occhiaia sono ben visibili, non riesce più a restare sveglio ma il suo della di lei voce, in qualche modo lo tira su. Li riapre di scatto, porta le pupille verso di lei a fissarla nuovamente, si sta svegliando, sta riaprendo gli occhi. Il Jonin non si muove, permane fermo a guardarla, lascia che scruti l'ambiente in cui si trovi, la nuova e più confortevole stanza fino a quella reazione alla di lui vista. Cerca dentro di se la forza per rialzarsi, la forza per fare un qualunque movimento e poi, con un piccolo di reni si alzerebbe dalla sedia mettendosi in piedi; le leve inferiori si muovono, avanza verso di lei mettendosi alla luce, farsi vedere, far vedere alla ragazza che non è un sogno, non è un incubo ma tutto vero, lui è li con lei<Sei a casa>solo questa frase, solo queste 3 parole vengono pronunciate con voce stanca e distrutta dalla fatica. E' percepibile, lo si riesce a percepire fin troppo bene quanto sia spossato per ciò che ha fatto, troppo affaticato per dire o fare altro ma un lieve e breve sorriso si forma sul di lui volto. [Chk on]

11:48 Kaori:
 Non ha mai visto Raido in quelle condizioni. Non ha mai visto il suo corpo così ferito, così stanco, ricoperto di così tanto sangue. Non sa dire se è suo o se appartenga ad altri, ma può vedere che non sta bene, che è debole, stanco. Ferito. Vorrebbe correre ad abbracciarlo, confortarlo e confortarsi e al tempo stesso teme la sola idea di avvicinarsi a lui. Non sa se è tutto vero, non sa se è davvero fuori da quel posto, non sa se è solo un modo come un altro per ucciderla un altro po'. Mostrarle l'uomo che ama in quelle condizioni avrebbe destabilizzato chiunque, no? Temere per la sua vita, per la sua incolumità. Eppure sembra così reale... Avevano detto che stava arrivando, no? Avevano detto che aveva scoperto il loro covo, che stava venendo a punirli, a prenderla. Quindi perchè non potrebbe essere tutto vero? Perchè non può permettersi di credere che, davvero, lui sia lì al suo fianco? Perchè scoprire di aver sbagliato farebbe troppo male. Scoprire di aver creduto a quel modo ad una mera illusione avrebbe strappato via da lei ogni traccia di sanità mentale che le sia rimasta. L'avrebbe abbattuta del tutto, definitivamente, lasciandola di nuovo ad un passo dalla fine. Lo vede alzarsi, lo vede mettersi alla luce ed ode la sua voce andare a cercare di confortarla. La sua voce... quante volte aveva sognato di sentirla ancora? Ancora una volta? Quante notti ha trascorso ricercando quel sorriso nei suoi sogni? Ed ora è lì, davanti a lei. O potrebbe non esserlo davvero. Non si muove, non s'avvicina, non dà alcun segno di sollievo guardandolo ma si ritrova a sentire il cuore che batte forte contro il petto, a farle dannatamente male. Non sa cosa fare, come reagire, non sa neppure cosa dire. Ha paura. Ha una paura tremenda, terribile, che le stringe lo stomaco. Le fa venire voglia di piangere e al tempo stesso di gridare. Deglutisce a vuoto, silenziosamente, fissandolo con occhi incerti prima di schiudere tremante le labbra. <Prova...> La sua voce è incerta, è flebile, debole e la porta a respirare a fondo ed espirare poi con decisione. Chiude gli occhi, scuote il capo, ricerca una calma profonda nella sua mente. Tace per qualche istante prima di riaprirli e osservare con rinnovata decisione la figura dell'Oboro. <Provami che sei tu> dice con voce più ferma, più forte, fissandolo in viso con gli occhi carichi di determinazione. Non l'avrebbero vista debole mai più. Non l'avrebbero più vista tremante, fragile, stanca. L'avrebbero sentita ringhiare, ruggire e gridare. L'avrebbero vista combattere e lottare e distruggere fino a quando non l'avessero voluta uccidere. Si scosta le coperte andando a scivolare fuori dal letto, rimane al lato destro dello stesso con una mano poggiata sulle coperte e l'altra chiusa a pugno lungo i fianchi. Detesta l'idea di star potenzialmente dubitando davvero di lui, ma non può fare altrimenti. Non può permettersi di sbagliare, di credere in una illusione fatta solo per demolirla. Ha troppo da perdere, troppo da veder crollare. <Provalo. Dimmi qualcosa che solo Raido potrebbe sapere> continua allora fissandolo negli occhi, a capo alzato, il vestito nero a cingerle i fianchi con la gonna tutta sgualcita, macchiata del sangue che colava dal corpo dell'Oboro durante il ritorno a casa. "Per favore... per favore... sii tu" pensa dentro di sé fissandolo, respirando piano. "Sii Raido... sii con me" prega, supplica, implora gli Dei di darle almeno questo, almeno questo piccolo dono. Qualcosa che sente di potergli richiedere dopo tutto ciò che in quel periodo ha dovuto sopportare per un loro dannatissimo capriccio.

12:35 Raido:
  [Stanza] Il suo aspetto, il modo in cui si presenta non è dei migliori, si mostra vulnerabile come non mai, stanco, distrutto, sporco di sangue non suo, sporco di un sangue vile che non dovrebbe nemmeno entrare in questa stanza, un sangue sporco della vita di tanti innocenti. Ha fatto il giusto, è nel giusto, è nel giusto più assoluto; è un assassino e lo ha sempre saputo, ha sempre saputo di esserlo ma loro sono riusciti a risvegliare il demone rimasto sopito per troppo tempo dentro il di lui animo. Da quando ha conosciuto Kaori si è, in qualche modo, lasciato andare, ha lasciato che i sentimenti pervadessero la di lui vita facendolo ragionare diversamente, anche in missione. Senza accorgersene è cambiato, aiuta gli altri senza pensarci due volte, mette in gioco la sua stessa vita per aiutare gli altri e questo lo ha portato ad essere meno lucido, meno razionale ma ieri no, ieri è tornato ad essere il kiriano di un tempo. Lucido, in grado di controllare la rabbia, farla sua, farla completamente sua ma in questo, gli occhi continuano a fissare Kaori senza scostarsi. La penetrano con lo sguardo cercando di capire come stia ma quella reazione, la reazione sul suo viso è simile a una pugnalata. Vede, vede il dubbio sul di lei viso, l'incertezza di quello che sta vedendo e vivendo ma come può dimostrare di essere veramente lui? E' una domanda che gli sorge all'improvviso ma per ora non ha motivo di dare una risposta, non ha motivo di rispondere a una tale domanda però deve capire come avvicinarsi nuovamente a lei. Ancora una volta la rabbia aumenta, aumenta sempre di più pensando a cosa possano averle fatto, quali torture deve aver subito per non fidarsi nemmeno di lui; sta male, sta tremendamente male perchè vorrebbe abbracciarla, baciarla, stringerla a se come mai prima d'ora non facendola più scappare, proteggendola ancora e per sempre. Si sente in colpa per tutto quanto, non l'ha protetta come si deve, non l'è stato accanto ma è andato via, andato a cercare una forza ben più ampia per combattere contro il cappuccio, i segreti degli spadaccini. Se fosse rimasto sempre con lei, giorno dopo giorno, tutto questo non sarebbe successe e non si sarebbe mai trovato in una situazione così; rischia di perderla, rischia di vederla scappare lontano da lui, non creduto, trattato come un qualsiasi vile, come uno di quelli che hanno osato...non riesce a pensarlo, non riesce nemmeno più a pensare a tutto questo. La guarda alzarsi, la guarda mettersi seduta sul letto a stringere quelle coperte mentre l'ordine viene imposto dalla giovane. Deve provarlo, provare di essere lui in ogni modo possibile ma come? Dirle "ti amo"? Troppo banale, troppo stupido, chiunque potrebbe ma allora cosa? La mente viaggia nei ricordi passati, nel tempo, tutto ciò che hanno vissuto insieme e solo ora si accorge di quanti bei ricordi vi sono nelle loro vite, quanti bei momenti vissuti hanno rischiato di divenire niente più che ricordi se l'avesse veramente persa. Ne vuole altri, vuole viverne altri con lei, da oggi fino al giorno della sua morte ma come può fare? Come fare in tutto questo adesso? Pensa, ancora e ancora, pensa a tutto quanto ma qualche ricordo arriva più in alto degli altri<Al nostro primo incontro ti ho detto di voler proteggere le nuove generazioni come te>comincia a parlare, il tono permane basso, stanco e provato, si sta sforzando di dire qualcos'altro, qualcosa di più<Ma tu mi hai risposto di voler essere tu a proteggere per fa si che la sofferenza che ho provato, non la provi più nessuno>un pensiero che gli è rimasto dentro, che lo ha colpito nel profondo del suo animo. Una frase altruista che riflette tutta la bontà presente nel di lei cuore, una bontà immensa e infinita<A Kiri vengo chiamato Oni, demone>comincia a parlare nuovamente facendo rivivere un nuovo ricordo, uno ancora più forte e più bello, più significativo che lo ha toccato<In quel magazzino mi hai detto che non vedermi in quel modo, non mi chiameresti mai così>le parole escono a fatica, la voce gli muore in gola ma non demorde e continua ad andare avanti<Sono la tua luna, questo mi hai detto quel giorno e il giorno dopo, quando ti ho baciata dicendoti di essere il mio sole, mi hai fatto promettere di non far spegnere mai la mia luce>rivive quei ricordo come se fosse ieri, sembra sia passato solo un giorno da quando ha vissuto tutto questo. I ricordi più belli, più significativi che ha sono tutti racchiusi in queste parole, questa è la sua dimostrazione<E a Iwa hai accettato di sposarmi>direbbe infine come ultima testimonianza. Sta dicendo il vero, sta dicendo la verità e spera che tutto questo basta a farle credere che sia così. [Chk on]

Raido a pranzo

13:48 Kaori:
 I secondi trascorrono in silenzio mentre i due si osservano da un lato all'altro della stanza, divisi dal letto che si frappone fra loro. Lui, davanti alla finestra con la luce del giorno ad illuminare le sue ferite, i capelli incrostati di sangue secco e grumoso che lo ricopre da capo a piedi. Lei in piedi, dall'altro lato del letto, con una mano chiusa a pugno e l'altra che va rigirandosi l'anello di fidanzamento attorno al dito, col pollice, in un gesto automatico, nervoso, istintivo, sorto nel tempo della sua prigionia. Come se inconsciamente cercasse di aggrapparsi a quel piccolo oggetto, al significato dietro di esso, per non arrendersi del tutto. Il tempo pare dilatarsi, le braccia sentono appena freddo mentre l'attesa si fa pesante, straziante. Dolorosa. Il cuore martella forte nel petto e Raido la osserva pensando, tacendo, ricercando nella memoria una qualche prova della sua vera identità. Alla fine, dopo lunghi attimi di silenzio, la sua voce spezza l'assordante quiete di quella stanza andando a sciorinare, uno dopo l'altro, pezzi di momenti vissuta dai due. Frasi, attimi, ricordi che la raggiungono e l'avvolgono, abbracciandola. Ricorda tutto perfettamente anche lei, ogni più piccola cosa, ogni dettaglio. Il modo in cui la luna si rifletteva argentata sui di lui capelli nelle silenziose praterie della memoria a Konoha durante il loro primo incontro, l'imbarazzo per le sue pessime condizioni durante il loro incontro ai magazzini di Kusa, all'esplosione della guerra. Puzzava, era sporca di liquido fognario e lui era malconcio ma mai quanto in quel momento. E ancora l'imbarazzo del giorno seguente quando aveva dovuto spiegargli cosa significasse per lei quanto gli aveva detto. Perchè era la sua luna... e la paura. La paura di una visione che ora pare aver sentito anni e anni fa. Ricorda tutto, ogni cosa, ma nessuna memoria è forte quanto quell'ultima citata da lui. Le labbra si schiudono appena, le sue resistenze vengono meno mentre cerca mentalmente di essere sicura che nessun altro possa conoscere queste informazioni. Ma non riesce a riflettere, non bene. L'emozione è soverchiante, la convinzione di essere finalmente libera, fuori da quel posto è travolgente e le toglie di dosso la tensione che fino a quel momento l'aveva sempre tenuta in piedi. Sente le gambe tremare, gli occhi riempirsi di lacrime calde, brucianti, che in pochi attimi vanno a solcarle il viso silenziosamente. Le mani si portano entrambe al viso, le dita a coprire labbra e naso in una sorta di cupola, con l'anello a brillare onnipresente all'anulare sinistro. Si sente improvvisamente libera di un po' di quel peso che le gravava sulle spalle, sul petto, mentre singhiozzi e lacrime si librano da lei. E' lì... è lì con lei. E non appena sente quella consapevolezza rafforzarsi dentro di sé eccola che va aggirando il letto per correre verso di lui, abbracciarlo, quasi ignorando, nella foga del momento, le ferite, le sue condizioni. Andrebbe a cercare di trovar rifugio sul suo petto, le mani a stringersi forte attorno alla sua schiena, stringendo le vesti non più candide fra le dita. Soffocherebbe nel suo petto il suo pianto, i singhiozzi, la paura che come un torrente in piena vorrebbe svuotarla di tutto il terrore e l'orrore che alberga ora in lei o, quanto meno, allentare la presa e lasciarla libera di sfogare finalmente parte della sua rabbia, della sua stanchezza. Un pianto dirompente che la scuote, che la fa vibrare da capo a piedi per minuti, minuti e minuti interi, senza mai cessare, senza diminuire, senza interrompersi, rendendola incapace di dire qualsiasi di cosa, di fare altro. E' fuori da quel posto... è lontana dalla presa delle mani di quella donna ed è finalmente fra le braccia di Raido. Vorrebbe che questo potesse voler dire che è libera, ma sa che non lo è. Sa che ora, più che mai, lei verrà a cercarla, a riprenderla. Sa che adesso che nel suo grembo sta crescendo il suo esperimento non ci sarà luogo abbastanza distante per tenerla al sicuro, ma almeno per un attimo, almeno per un poco, vuole crogiolarsi nell'idea di essere al sicuro. Di essere nuovamente sua.

14:43 Raido:
  [Stanza] Il tempo passa lento, una lentezza disarmante che pare infinita, i secondi sembrano ore e le ore paiono anni, decenni, quasi secoli in quegli strazianti momenti. I migliori ricordi, i più significativi ricordi sono usciti in questa stanza, forti, provenienti direttamente dal cuore del Jonin. Ha pensato, ha ripercorso le memorie di questi mesi. E' con Kaori da quasi un anno e nella mente passano ricordi di un intero anno, piccoli momenti d'intimità passati con lei, grandi pericoli vissuti, come la guerra ma alla fine si sono sempre ritrovati, hanno sempre sorriso pensando al futuro. Tutto questo ora cambia, niente può essere più come prima, ne Raido ne Kaori. Ha capito che lasciarsi andare non porta alcun beneficio, rende solamente deboli e da ora in avanti niente più deve sfuggire al suo sguardo, niente più deve essere perso; deve fare in modo di avere tutto sotto controllo, seguire ogni mossa sia qui, Konoha, che a Kusa. L'ha salvata, è vero ma se avesse tardato ancora probabilmente sarebbe morta anche se, ripensa alle parole di quell'uomo, non hanno voluto farle del male per paura di essere uccisi, per questo è stata sedata e ciò può solamente significare che lei rimane ancora importante per il cappuccio rosso, resta una pedina molto importante. I pericoli non sono ancora finiti e questa è la conferma più brutta, sapere che Kaori non è ancora completamente salva lo riempie di rabbia e timore, timore per la di lei saluta, per la di lei vita, paura di perderla da un momento all'altro senza accorgersene. Respira piano, tranquillo anche se così non è, dentro di se permane un'agitazione immensa, il cuore batte all'impazzata mentre attende la risposta della ragazza. Freme, vuole sapere, vuole sapere se ha capito di trovarsi davanti al suo Raido e non davanti a uno scherzo o a una tortura, lui è li, con lei, è li solo per lei in attesa di poterla riabbracciare nuovamente, di baciarla per l'ennesima volta dimostrandole quando veramente ci tiene. Passano ancora gli attimi, lungo e interminabili prima di riuscire a vedere le lacrime sgorgare dal di lei viso, lacrime calde che scaturiscono da occhi pieni di tristezza, una tristezza infinita mista a felicità per essere finalmente libera. Gli manca il respiro, vorrebbe piangere con lei, lasciarsi andare ma si trattiene, non può farlo, non ora, non può mostrarsi più debole di quanto già non sia però le braccia vengono allargate fino ad accoglierla tra di esse. Le passa le mani sulla schiena stringendola contro di se, spingendola contro il proprio petto, la testa poggiata sul suo capo. La stringe, non la lascia andare, vorrebbe dirle che l'ama, vorrebbe dirle che l'è mancata ma le parole svaniscono nel nulla, diventano nulla più totale e il cuore batte, forte, Kaori può sentirlo, può sentire quel battito, quel pompare, quel cuore che pulsa solamente per lei e per nessun'altra. Purtroppo, però, la felicità di questo piccolo momento viene surclassata dal senso di colpa, una colpa che lo divora dall'interno, lo distrugge letteralmente<Mi dispiace>comincia a sussurrarle, comincia a parlare con quella voce strozzata che esce tremendamente a fatica<E' colpa mia, è tutto colpa mia>è colpa sua se l'hanno rapita, è colpa sua se le hanno fatto questo, non è stato con lei<E' colpa mia>nuovamente ripete portando la mano dietro il di lei capo per stringerla ulteriormente contro di se. Si schiaccia contro di lei e la schiaccia contro. [Chk on]

15:03 Kaori:
 Sente le di lui mani andare a cingerla, ad abbracciarla, premendola contro di sé con dolcezza, con affetto. Avverte il battito del suo cuore rimbombare forte sotto il di lui petto, i suoi respiri smorzati. E' tutto un sottofondo ai suoi singhiozzi, a quel dolore che esce prepotente da ogni parte di sé finalmente accolto da qualcuno. La tensione abbandona poco a poco il suo corpo assieme ad ogni lacrima, ad ogni urlo soffocato nella sua veste, ad ogni singhiozzo che la fa tremare da capo a piedi. Sente il corpo farsi più leggero e più pesante al tempo stesso. Sente così tante cose da sentire la testa pulsare dolorosamente. E' sollevata, sì, di essere uscita e di essersi riunita a lui. Ma al tempo stesso sa che adesso arriverà il peggio. Sa che adesso dovranno affrontare l'ira di Cappuccio Rosso, la battaglia finale. Sa che vorranno sapere, che le chiederanno e che lei dovrà spiegare. E non vuole. Non vuole dire nulla, non vuole ricordare. Vuole soffocare tutto in un angolo remoto di se stessa, vuole seppellire ogni cosa sotto cumuli e cumuli di sorrisi e risate, come ha sempre fatto dopo una difficoltà. Ma... potrà ancora sorridere, adesso? Sarà ancora capace di farlo? Potrà davvero riuscire a convivere con quanto ha vissuto, ora? Si sente una persona completamente diversa adesso e questo cambiamento la spaventa. E' circospetta, sospettosa e la sola idea della compagnia la irrigidisce. Vorrebbe rimanere sola, vorrebbe allenarsi, vorrebbe combattere. E al tempo stesso dormire. Lasciarsi cadere in un sonno lunghissimo che sia capace di cancellare ogni dolore. Cambiamenti importanti, diversi, che la portano a non sapere neppure più chi lei sia. E se non si conosce lei come può sperare che la conoscano gli altri? Troppi... troppi pensieri che le frullano per la mente, troppe preoccupazioni, troppe domande che la fanno sentire stanca nonostante la felicità di essere uscita da quella cella. Cerca di riversare ogni cosa nelle grida che lancia contro la veste del kiriano, che soffoca contro il suo corpo per non farle sentire al mondo intero. E lentamente, poco a poco, si sente spossata, si sente stanca di piangere, svuotata. I singhiozzi vanno lentamente placandosi, le lacrime scivolano più lentamente, trasparenti, mentre persino la stretta delle dita contro i suoi abiti si allenta mano a mano. Si sente decisamente vuota, ora. Dopo aver gettato fuori tutti quei sentimenti che come una corazza la stavano tenendo stretta non sa neppure lei cosa prova, cosa desidera. Non vorrebbe parlare, vorrebbe rimanere lì abbracciata a lui in silenzio per sempre, senza dover affrontare conseguenze e ripercussioni. Ma sa che non potrà fuggire per sempre da questa situazione... che non potrà evitare di affrontare la realtà. La verità. Le parole di Raido escono in un sussurro quasi strozzato portandola ad inspirare, tirare su col naso, chiudendo gli occhi con fare stanco. Sente il dolore nella sua voce, la colpa che permea ogni sillaba, la stanza intera, portandola a sentire stilettate di viva sofferenza al cuore. "Almeno lo ha capito..." sibila sarcasticamente quella fastidiosa vocina nella mente di Kaori. Stringe gli occhi lei scuotendo il capo, cercando di metterla a tacere, di allontanarla. Non vuole darle retta, non vuole darle ascolto. Se solo dovesse permettersi di ascoltarla per un istante più a lungo sarebbe finita a fondo.. l'avrebbe trascinata giù, nelle profondità dell'Abisso che per giorni interi l'aveva resa poco più di un cadavere. <E' colpa di Cappuccio Rosso> mormora alla fine Kaori cercando di chiudere l'argomento, di lasciarselo alle spalle. "E' colpa sua, eh? Uhuhuh" ridacchia la vocina stuzzicandola, provocandola, giocando meschinamente con le ferite ancora aperte, con le aperture della sua carne che lasciano i nervi scoperti. Zone sensibili con le quali il suo io più profondo ama giocare. <E pagherà per questo> la sua voce è più forte, non piange più. E' più scura, più seria mentre lascia che quelle parole scivolino via dalle sue labbra graffiando fra i denti. La rabbia è perfettamente percepibile nella sua voce, nel suo tono, a stento contenuta. <Pagherà per molte cose>

15:33 Raido:
  [Stanza] La colpa è tanta, immensa, controllarla pare quasi impossibile al momento ed esce fuori come non mai. Riversa questa colpa sulla ragazza chiedendole scusa, per tutto quello che è successo e mai più deve ripetersi. La porta ancora contro di se, la spinge ulteriormente avvicinandone il capo al petto; la veste viene bagnata dalle di lei lacrime, calde, lunghe si asciugano contro l'albino. Lacrime di gioia e dolore allo stesso tempo ma la sente, sente che non è più la stessa perchè, quello che sarebbe durato un'infinità di tempo, si rivela essere un pianto breve fino a fermarsi del tutto. Smette di lacrimare, smette di piangere ma non la lascia andare, nonostante abbia smesso continua a tenerla stretta a se; l'ha persa per troppo tempo, per troppo è rimasto distante da lei e ora invece deve recuperare, deve continuare a rimanerle a fianco costi quel che costi. Non posso dimenticare tutta questa storia, è impossibile ma deve provare a rendere le sue giornate migliori, farle pensare ad altro, farla sorridere, svagare in qualche modo e come primo passo vi è il matrimonio, sposarla, darle una nuova vita, una vita più serena e felice. Ora come ora, però, sa di non poter andare molto avanti, la minaccia del cappuccio rosso permane e finchè non lo faranno fuori non possono vivere sereni ed è quello che, con le di lei parole, Kaori fa sottintendere. Non è colpa del jonin ma di quella donna, è colpa sua se è successo quello che è successo, colpa di quel tessai che l'ha spedito in ospedale in fin di vita. La sente staccarsi dalla veste e pronunciare quelle parole con più forza, con convinzione e una certa rabbia, una furia che percepisce all'interno del di lei animo, una furia pronta ad esplodere da un momento all'altro senza lasciare tregua a nessuno. Deve pagare, deve pagare per ciò che ha fatto e mai, ora come ora, ha concordato tanto con il suo dire; mai si è ritrovato a doverle dare una ragione così forte perchè nonostante tutto, vuole vendetta anche lui per ciò che ha osato fare alla sua donna. Si stacca leggermente da lei andando a fissarne il viso, gli occhi a puntare sulle di lei iridi ad osservare quel colore perlaceo che tanto ama e adora, occhi che lo attirano di giorno in giorno, occhi nel quale si perderebbe minuto dopo minuto se continuasse ad osservarli<La pagherà>gli occhi sono determinati, rabbiosi, sente di poter esplodere da un momento all'altro, in un qualsiasi momento, far uscire fuori tutta la furia che ha ancora in corpo<Quello che è successo ieri è solo un anticipo di ciò che gli accadrà>lo deve uccidere, anzi, la deve uccidere, deve far sgorgare il di lei sangue, farlo uscire, bagnare il suolo del fuoco, sporcare il terreno con le di lei viscere. Non vede l'ora che questo accada, non vede l'ora di portare avanti il suo attacco anche se, oggi non è il giorno giusto. La debolezza arriva ancor più forte, si fa sentire, le gambe tremano così come le braccia; è stanco, troppo stanco per reggersi ancora in piedi. La palpebre di si fanno pesanti, le sente chiudersi fino a perdere completamente le forze. Traballa dinanzi alla ragazza, vede tutto quanto sfocato, ogni cosa, tutto intorno a se gira per poi cadere rovinosamente verso destra atterrando di lato sul pavimento. Resta fermo, a terra, non muove un muscolo, troppo stanco per fare qualsiasi cosa. Non dorme da due giorni, non mangia e non beve da due giorni, sta arrivando al suo limite di sopportazione. [Chk on]

15:56 Kaori:
 E nonostante la rabbia, nonostante i dubbi, nonostante la paura, le braccia dell'Oboro rimangono un caldo rifugio in cui nascondersi, farsi cullare. Si sente meglio nel sentire quelle braccia attorno a sé, si sente meno sola. Eppure, in qualche modo, quella stessa stretta le causa un imbarazzo profondo. Non un imbarazzo simile a quello che ha sempre provato durante la loro intimità, no. E' un imbarazzo più profondo, lacerante, che fa male. E' la vergogna, la colpa d'esser stata guardata, toccata da altri occhi, da altre mani. E' la vergogna di esser stata violata, di portare dentro di sé il frutto di altri uomini sebbene non sia stata una sua scelta, un suo egoistico capriccio o istintivo bisogno. Razionalmente sa che se lui sapesse non le darebbe mai la colpa, che capirebbe il fatto che sia stata costretta, ma dentro di lei continua a sentirsi sporca, a sentirsi a disagio nel sentirsi stringere da lui dopo una cosa simile. Ma per ora non vuole allontanarsi, non vuole distaccarsi. Per ora vuole rimanere rinchiusa in quell'abbraccio sopportando l'imbarazzo e il disagio per assicurarsi che tutto è reale, sta accadendo davvero. Desidera rimanergli vicina per sentire il suo cuore che batte contro l'orecchio, per godersi quel ritrovamento e quell'attimo d'unione che dopo tanto tempo li fa sentire nuovamente vicini. Sa che non durerà a lungo... sa che questo momento avrà presto fine. Che le difficoltà arriveranno, che non sarà capace di tornare a parlare con loro come una volta. Non sa come riuscirà ad affrontarli, a rispondere alle loro domande, e per questo adesso si rifugia nel silenzio della stanchezza, della felicità di essersi ritrovati. Lascia che la sua voce esca dura, seria dalle proprie labbra, con una decisione maturata nel tempo, dovuta al troppo dolore. E quando lo guarda negli occhi non v'è tentennamento né dubbio nelle di lei iridi. Non v'è quella luce ingenua che solitamente brilla nei suoi occhi, ma anzi può leggervi la sicurezza delle sue parole, il desiderio di rivalsa e vendetta che le ribolle nelle vene. <Voglio essere l'ultima cosa che vedrà prima di morire.> gli dice con voce ferma, determinata, sinistramente seria. <Voglio che mi guardi bene negli occhi prima di lasciare questo mondo, gliel'ho promesso molto tempo fa> sibila stringendo le labbra in una linea dura, ricercando nelle di lui iridi la promessa che non l'avrebbe tenuta fuori da quell'incontro, da quella battaglia. Dopotutto, per assurdo, è l'unica che lei non avrebbe avuto il coraggio di ferire, di toccare. Avrebbe cercato solamente di neutralizzarla, di sedarla, di impedirle di reagire. Ma debilitarla, ferirla... questo mai. Troppo preziosa, ancora, per poter essere anche solo ammaccata. Ma questo, per ora, è meglio che lui non lo sappia... E mentre i due rimangono così abbracciati meditando vendetta e assassini, ecco che il corpo di Raido si fa improvvisamente più pesante. M o l t o più pesante, considerando le scarse forze della chuunin. <R-Raido!> Cerca di sostenerlo, di reggerlo, ma le sue braccia sono esili e senza l'ausilio del chakra non può far molto. Così, concentrandosi, andrebbe a cercare di richiamarlo a sé quasi incredula di poter tentare ancora una volta. Andrebbe lei a richiamare all'altezza della fronte le sue energie mentali derivanti dalle esperienze, dai sentimenti, dalla disciplina cui si è sottoposta per tutta una vita. La radunerebbe lì, all'altezza del capo, prima di procedere con lo stesso metodo al richiamo delle energie fisiche all'altezza dell'addome. Tenterebbe di radunare l'energia derivante dai suoi muscoli, dagli allenamenti, dalle ossa per radunarle in un unico punto, in un'unica fiamma rossastra. E poi ecco che cercherebbe di far ascendere e discendere tali forze per farle incontrare all'altezza del plesso solare dove tenterebbe semplicemente di fonderle in un moto vorticoso sempre più rapido e veloce che vorrebbe vederle mischiarsi e mescolarsi fino a divenire un tutt'uno. Il chakra dovrebbe ora scorrere in lei, dopo fin troppo tempo, andando a pervaderla in ogni angolo del corpo, donandole nuove forze e nuove energie, acuendone i sensi e le capacità. Le sue braccia sarebbero ora più resistenti, più forti, ma non abbastanza da reggere l'intero corpo dell'Oboro e tutto il suo equipaggiamento. Finiscono a terra, entrambi, con Kaori che cerca di attutire la sua caduta impedendogli di battere la testa. <Raido!> chiamerebbe allora mettendosi in ginocchio al suo fianco, con l'espressione preoccupata, il cuore che batte frenetico nel petto con la paura di perderlo proprio ora che l'ha ritrovato. Va lei a mettere una mano dinnanzi alla sua bocca per avvertire il calore del suo respiro che s'infrange sulla sua pelle. Regolare, profondo, un po' debole. Ma una buona respirazione. La stessa mano va poi a portarsi al suo collo, indice e medio a premere contro la sua carne per sentire il battito del cuore che si riverbera in lui. E' forte, regolare, ritmico. Non gocciola sangue, non c'è alcun sanguinamento in atto, quello che ha addosso è secco e rinsecchito. Sembra star bene, sembra essere solamente incredibilmente stanco. Non sa da quanto lui stia in movimento per quella missione. Non sa quante forze ed energie abbia sfruttato per salvarla, ma sa che non avrebbe abbandonato il suo fianco fino a quando non si fosse risvegliato. [Tentativo Impasto]

16:25 Raido:
  [Stanza] Non può tenerla fuori dallo scontro, per quanto desideri proteggerla non può farle questo. La vendetta non porta a niente, non si riottiene ciò che è andato perduto uccidendo gli altri, non si risolve niente eppure è lui il primo che la medita, il primo che vuole metterla in atto per distruggere quella figura. Vuole vendicare la ragazza, vuole vendicarsi per quello che le hanno fatto, vuole fargliela pagare e vuole che l'ultima cosa che veda sia il viso di Kaori. La capisce, capisce tremendamente bene ciò che sta provando perchè sono gli stessi sentimenti, la stessa rabbia. Annuisce a quelle parole, fa un semplice cenno con il capo senza ribadire, non le va contro, non le impedisce di portare avanti la sua decisione ma allo stesso tempo non ha nemmeno più le forze per parlare, non riesce nemmeno ad aprire la bocca. Il corpo si fa estremamente pesante, più del solito; quegli 80 chili sembrano essere diventati 160, un peso immenso che lo porta a cadere a terra. Si lascia andare, dopo due giorni si lascia finalmente andare cadendo a terra. Sbatte la spalla destra contro il pavimento ma, grazie al fare di Kaori, la testa è salva. A terra, senza forze, senza energie, il chakra praticamente prosciugato dalla battaglia; muovere anche un solo dito gli costa fatica, i muscoli bruciano e sono doloranti, riesce a malapena ad aprire gli occhi per guardarsi intorno ma anche quelli si rivelano essere affaticati. Bruciano come carboni ardenti, la sclera è completamente rossa come se un fuoco fosse stato appiccato al suo interno, un rosso intenso che può scaturire solo dalle migliori droghe ma non ne fa uso, questo è il problema. Gli occhi sono persi nel vuoto, cercano di restare vivi, di essere sempre attivi ma è difficile, trova difficile tenerli aperti addirittura e restare sveglio diventa una vera e propria agonia. Come fa, però, ad addormentarsi in un momento come questo? A dormire sapendo che Kaori è ancora in pericolo? No, deve restare vigile, sveglio, attento a chiunque entri in quella stanza, a chiunque entri in contatto con loro. Sente il fare di Kaori, la sente abbassarsi e il suono della di lei voce arrivare alla orecchie pronunciando il suo nome. E' preoccupata, lo capisce per questo cerca, lentamente, di allungare il braccio sinistro verso di lei, ne ricerca il corpo, vuole toccarne il corpo; lo allunga ancora poggiandosi, infine, sulla di lei gamba, la carezza leggermente. Gli occhi, si muovono verso l'alto a guardarla sentendosi in colpa per la situazione e lo stato in cui giace, uno stato pietoso che nessuna dovrebbe vedere, nessuna e nessuno, tanto meno la sua futura moglie<Sono...stanco>un filo di voce esce dalla di lui bocca, un sussurro quasi impercettibile ma abbastanza da farlo sentire alla ragazza. Ha raggiunto il culmine della stanchezza, il picco massimo di sopportazione ma non demorde, non ancora, non vuole. Digrigna i denti, fa leggermente forza sulla mano poggiata sulle di lei cosce per provare a sollevarsi cercando di alzare il corpo da terra, di avvicinarlo a lei, farsi più vicino e meno debole. Enorme è la fatica, praticamente immensa mentre il braccio destro si solleva andando a poggiare la mano a terra mentre con il sinistro va a carezzare il di lei viso<Perdonami>per essere in questo stato, per non essere abbastanza forte, per tutto quanto le chiede perdono<Sposami>un momento del genere, in un momento come questo il matrimonio è davvero l'ultima cosa a cui bisogna pensare eppure, la distanza lo ha portato a pensare solo a lei. Mette in secondo piano la vendetta, la battaglia, la guerra, niente è più importante di lei e cerca, in tutti i modi, di farglielo capire<Ti amo>i sussurri continuano, usa le ultime forze per dirle ciò che le ha sempre detto ma mai abbastanza. [Chk on]

17:00 Kaori:
 Può vedere la stanchezza di Raido tracciare segni profondi in ogni angolo del suo viso. Può vederla nelle occhiaie scure sotto gli occhi, nel tremolio del corpo, nella sclera arrossata dei suoi occhi. Non l'ha mai visto così affaticato se non, forse, quando in ospedale stava combattendo fra la vita e la morte a seguito dell'incontro con quella donna. Avverte la sua mano andare a scostarsi, a sistemarsi sulla sua gamba come per cercare di non abbandonarla anche nonostante la spossatezza e la stanchezza. Se ne sente toccata, intenerita, come una madre che assiste il figlio ammalato. L'osserva con espressione sorpresa, incerta, non sapendo bene come comportarsi. E' come se quella lunga assenza le avesse fatto dimenticare come comportarsi col mondo, con le persone. Vorrebbe aiutarlo ad alzarsi, farlo distendere fra le coperte, ma sa che è troppo stanco per una simile impresa. Vorrebbe allora abbracciarlo, cullarlo, ma teme che un gesto troppo impulsivo potrebbe solo fargli male. E' ferito, dopotutto, sotto quell'ammasso di vesti e armature. Avverte la sua mano carezzarle la gamba, la coscia, al di sopra di quell'abito nero che vorrebbe potersi strappare di dosso in favore di abiti che sente più suoi, che non provengano da quel luogo. Sente la sua voce flebile, stanca, e annuisce appena andando a porre la propria mano su quella che egli ha poggiato sulla sua gamba. <Lo so... riposati> cerca Kaori di cullarlo appena con la sua voce, di fargli chiudere gli occhi e dormire. Non sarebbe andata via, non l'avrebbe abbandonato. Non dopo tutto questo. Non così. Ma Raido non vuole ancora lasciarsi andare all'oblio della stanchezza e del sonno; si sforza, si mette seduto, tirandosi su e le si avvicina portando una mano al suo viso. Kaori abbandona il volto sul suo palmo, sulle sue dita, guardandolo negli occhi con le iridi vuote, prive di qualsiasi bagliore. Le sue gote sono ancora umide ma nessuna lacrima sgorga più dai suoi occhi. L'osserva in silenzio, a labbra schiuse, udendo la sua voce andare a colpirla ancora. Le chiede perdono. Le chiede perdono per non essere stato con lei quel giorno, per non averla seguita a Konoha. Per aver spezzato la promessa. L'hanno presa nonostante le avesse giurato il contrario. Le chiede scusa, mostra la sua colpa in quella sola parola che porta Kaori a chinare di poco lo sguardo. Non vuole parlarne, non vuole rispondere, non vorrebbe dover più fare i conti con le colpe di nessuno. Comprende il bisogno di lui di ricercare la di lei comprensione, l'accettazione, ma è troppo stanca. Stanca per pensare, per riflettere, perdonare. Non è arrabbiata, non è contrariata da quel momento, dai suoi gesti, dalle sue parole... ma non è pronta. Non è pronta ad andare avanti, a chiudere capitoli rimasti scritti a metà. Perdonare vuol dire superare qualcosa e lasciarsela alle spalle dopotutto, no? Ma lei non ha superato un bel niente, lei, nella sua mente, è ancora lì in quella cella in attesa d'essere salvata. Sguazza ancora nel ricordo di quelle settimane, nel timore di veder tutto svanire da un momento al'altro. Non può perdonare finché non sarà definitivamente fuori da quel covo. E lei, ora, ci è ancora dannatamente dentro. Una parte di Kaori, forse, rimarrà fra quelle mura per sempre. Ma è il secondo dire di Raido che la porta a spalancare gli occhi, a fissarlo colpita, sorpresa, col cuore in tumulto. Batte le palpebre due, tre volte, rapidamente, con le labbra schiuse e i battiti accelerati. Lo guarda senza sapere cosa dire, cosa fare. Sposarlo... è il pensiero che più di tutti nei primi giorni l'ha tenuta in vita, l'ha tenuta forte. Era la speranza di quel progetto che le aveva dato la forza di resistere, di sopravvivere alla prigionia e di metterle fine. Ma poi... da quando suo padre è morto, ha quasi perduto ogni interesse a quel pensiero. No, non è vero. Lo ha desiderato ancora, forse anche più prepotentemente di prima, ma il dolore di pensare a quel giorno senza poterlo condividere con lui faceva troppo male. Era troppo doloroso. E, in parte, lo è ancora. Accenna un sorriso tirato, tremante, cercando di non dare una risposta chiara a quelle parole. Cercando di non mentire in alcun modo. Vuole ancora sposarlo, sì. E' l'unico che vorrebbe al suo fianco, con cui sente di poter condividere la vita. Con cui lo desideri... ma non ora. Non così. Non mentre è così rotta, spezzata e incasinata. Non mentre teme di star portando in grembo il figlio del suo migliore amico ed il nipote di quel mostro. E' un pensiero che non riesce ad accettare, che, in verità, le fa salire una nausea violenta. Sorride per dargli speranza, per mostrargli quanto la sola idea possa darle forza, ma non risponde, non dice nulla, limitandosi a voltare il capo verso la sua mano per baciarne il palmo, le dita a risalire dal proprio grembo al suo braccio, carezzandolo lentamente, cautamente, non volendo fargli male. Torna ad osservarlo ed ode quell'ultimo dire con lo sguardo che si specchia in quello di lui. Avverte la sua stanchezza come fosse propria, avverte la fatica dell'altro nel rimanere vigile e se ne sente colpevole. Allunga a sua volta le proprie mani per carezzare il suo viso e avvicina il proprio volto a quello di lui, per guardarlo dritto negli occhi. <Anche io ti amo...> sussurra lei fissando le sue iridi dorate, quelle piccole pepite dorate che ha sempre amato con tutta se stessa. <E ti amerò ancora domani. Per cui adesso riposati... chiudi gli occhi, abbandonati e riposa. Non andrò via e farò la guardia. Domani sarò ancora qui> cerca di rassicurarlo per convincerlo a recuperare le forze, a perderla di vista solo il tempo necessario a sentirsi di nuovo vivo e non un mezzo cadavere. Parla piano, a bassa voce, carezzando con i pollici le sue gote, gli zigomi, cercando di rilassarlo e confortarlo, ben sapendo quanto anche lui -dentro di sé- sia divorato da una paura profonda. <Okay? Riposa Raido...> mormora lei tentando di poggiare le proprie labbra sulla di lui fronte. <Riposa, mia luna...> parole che, in verità, non pronunciava più da molti mesi. Quel modo solo loro di riconoscersi e di amarsi, che ritorna ora nel momento più buio. [END]

17:26 Raido:
  [Stanza] Il suo sorriso basta a riscaldargli l'animo, basta a rendere la sua giornata migliore, più bella e confortante. Il sorriso di quella donna che gli è mancato per troppo tempo, troppo a lungo è rimasto con la paura di non rivederla più, troppo a lungo ha passato notti insonne all'insegna dell'agitazione. Per più di due settimana il suo sonno è stato un tormento, sempre sveglio a vegliare sulla stanza e per più notti si è allenato senza sosta fino alla notte seguente, un allenamento continuo per migliorare le proprie abilità in modo considerevole resistendo, facendosi forza con il pensiero di salvare Kaori sempre presente. La sua visione è da sempre presente, immagina il di lei sorriso, i suoi occhi perlacei, tutto ciò che lo attrae della Hyuga, che lo ha fatto innamorare di lei, tutto questo lo ha spinto ad andare avanti, a continuare a combattere anche quando chiunque si sarebbe arreso. Carezza il di lei viso, piano, molto lentamente con quell'ultimo barlume di forza, sorride a sua volta mentre gli occhi vanno a chiudersi da soli. Si accascia sulle di lei gambe, poggia il capo sulle cosce mentre la di lei mano va a carezzargli il viso. Il suo calore lo pervade donandogli una forza incredibile, ben più grande di qualsiasi altra e quelle parole giungono come un balsamo. La sua voce gli rende il sonno meraviglioso, chiude gli occhi ascoltandole, sente quel dire di lei, quella parole<Mio sole>va a dire con le ultime forze prima di crollare definitivamente tra le braccia di morfeo. [END]

Raido e Kaori si ritrovano dopo il salvataggio. Per il resto leggetela <3