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Il ritorno di E-001

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Giocata di Clan

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con Raido, Kouki

Attendere fato

Le nuvole sovrastano il paese dell'erba, il cielo viene interamente oscurato dalle nubi che presagiscono una pioggia imminente. I tuoni, i lampi sono fin troppo evidenti e l'oscurità viene attenuata proprio da essi. Il rumore è assordente, fa venire letteralmente la strizza, il cielo sta per cadere sulla testa dei cittadini ma per fortuna sono solo piccole sensazioni temporanee. Non bastano dei fenomeni atmosferici a spaventare giovani e intrepidi ninja, non tutti almeno ed è proprio ciò che Kouki sente in questo momento. La neo-genin sta per vivere un'esperienza al di fuori del normale perchè è tempo che abbracci il suo destino e torni ad essere ciò per cui è stata creata ma come? Come può fare una cosa del genere? Come può ricordare? Kusagakure è un villaggio pieno di risorse, pieno di piccoli segreti che non tutti conoscono ed è proprio uno di questi segreti che permette a Kouki di andare avanti. La notte non l'ha passata nel migliore dei modi, incubi su incubi si sono andati a creare nell'animo della giovane, sogna la guerra, il fuoco, la morte; piccole sequenze di pochissimi secondi si mostrano nella di lei mente, micro fotogrammi talmente veloci da essere impossibili da capire. Un puzzle inizia a formarsi nella sua testa, i pezzi stanno cominciando a tornare molto lentamente. Su un ipotetico puzzle da 1000 pezzi, lei ne ha raccolti 3 con i fotogrammi visti durante il sogno ma non è questo l'importante. La notte ha fatto schifo ma ora, ora sta riaprendo gli occhi e dove si trova? E' sdraiata su un lettino di metallo, braccia, gambe e collo sono legati tramite lacci di pelle, riesce a muovere solo le mani e i piedi e nient'altro; una lampada è puntata sul di lei corpo facendo scaturire una luce bianca talmente forte da farle bruciare gli occhi e proprio per questo, tutto intorno a se è sfocato, troppo sfocato. Fortunatamente riesce a sentire dei bisbiglii nelle vicinanze ma non di più. [Ambient]

16:11 Kouki:
  [Lettino] Il tempo non è dei migliori, nonostante sia quello che rispecchia di più il suo animo freddo e tormentato del momento. Le nuvole minacciavano pioggia, ragion per cui non è stata lasciata fuori al freddo e al gelo, ma ha potuto passare la notte in una stanza di una locanda che quei mercanti ancora si ostinano a pagarle. Non sa perché, ma nonostante lei cerchi di evitarli, loro non smettono di procurarle una sorte di base sicura in cui fare ritorno di tanto in tanto. La determinazione che bruciava dentro di lei da quando è diventata Genin via via è andata scemando, lasciandole un grande vuoto che sembra divorarla dall’interno. La mente in subbuglio nonostante ora riesca a tenere in mano un’arma senza sentirsi la gola sgozzata. Non riesce a sentirsi euforica, però, le sue emozioni iniziano a scivolarle di dosso, lasciando posto a un arido animo che vuole solo isolarsi nel suo mondo. Si è quindi prospettata una pessima notte… una notte che è andata solo peggiorando. Una serie di immagini veloci sono andate a costituire i suoi incubi… una notte agitata, sogni riguardanti la morte, la guerra, il fuoco. Ogni volta che cerca di carpire una sola immagine, essa le sfugge via dalle dita come sabbia, gettandola in un vortice di confusione ed ansia. Panico, forse, una leggera paura… ma quella che più di tutte avverte è una frustrazione snervante. Sente che tutto quello è importante, ma non ne comprende il significato. Non ha dormito bene, decisamente, e pian piano che la coscienza si desta da quel sonno, pensieri negativi iniziano a vorticarle nella mente. La giornata inizia male, vero? Ma si rivela ancora peggiore quando riaprendo gli occhi non si ritrova affatto nella stanza in cui si era addormentata. Il fiato viene trattenuto, il cuore la balza in gola, gli occhi vengono spalancati ma subito feriti dalla luce che la investe e quindi vengono ridotti a delle fessure. Per prima cosa cercherebbe di muoversi, per mettersi seduta, ma con orrore scopre che non le è possibile. Cinghie la tengono immobilizzata al livello delle braccia, delle gambe e del collo. Freddo il metallo su cui poggia la schiena. Rimane immobile, paralizzata dalla paura, cercando di ricordare come sia finita lì, cercando di mantenere il sangue freddo, ma il cuore pompa all’impazzata. Indosso ha un semplice pigiama, la maglia a maniche lunghe e i pantaloni che le coprono le gambe. Più grande di lei di una taglia forse e che la fa sembrare ancora più piccola e gracile. Piedi scalzi, non ha il copri fronte, non ha nessun’arma. Il panico si fa strada sempre più prepotente, mentre la vice non riesce ad uscire. Cercherebbe di guardarsi intorno come le potrebbe permettere la luce, e attenta cercherebbe di carpire quei sussurri che sente intorno a sé. Ma man mano che si trova impedita nei movimenti, oltre al panico, anche la rabbia inizia a farsi sentire. Come è potuto accadere? Chi è il responsabile? <Ehi! Chi c’è? C’è qualcuno?> il tono, viene alzato, si fa imperativo, cerca in ogni modo di nascondere la paura… e per nasconderla deve far prevalere la rabbia, anche se questo significa rischiare di perdere lucidità. Cercherebbe quindi di muovere i polsi e le caviglie, movimenti secchi nel tentativo di liberarsi.

In questo momento Kouki è debole, inerme in un posto di cui non è a conoscenza, non sa dove si trovi, non conosce il luogo in cui qualcuno l'ha portata perchè ce l'ha portata qualcuno li, non è sonnambula...non che il fato sappia almeno. Si agita, si muove, vuole nascondere la paura per far prevalere la rabbia, non vuole mostrare alcun segno di debolezza, tutt'altro, deve dimostrarsi forte e risoluta anche in situazioni del genere dove lo svantaggio è abissale. Il chakra non è attivo, non può nemmeno optare per lo scioglimento dei nodi come metodo liberatorio, non può sfruttare la sua potenza da ninja per fare qualcosa. La luce della lampada si mostra sempre più forte invadendo il suo campo visivo, guardare è letteralmente impossibile per la giovane ed è proprio grazie a questo piccolo particolare che i suoi occhi cominciano a mutare. Pian piano la pupilla si assottiglia e allunga in verticale divenendo come quella di un rettile, l'iride da gialla diviene letteralmente dorata ma niente più. Ora la visione cambia totalmente, la luce diviene più scura riuscendo, bene o male, a farsi un'idea del luogo in cui si trova. Le pareti sono di un bianco tendente al grigio, quella sopra di se è effettivamente una lampada mentre alla propria destra può vedere un carrellino con vari attrezzi sopra e 3 uomini intorno che discutono e parlano. Tutti è tre hanno un camice verde, una cuffia verde in testa e una mascherina davanti alla bocca fino a quando, quello centrale, non sente le domande della genin<Finalmente ti sei svegliata E-001>e la voce di quell'uomo è dannatamente familiare per la ragazza, una voce non nuova che ha già sentito in passato. Una voce che l'ha accudita e cresciuta ma non lo ricorda, non ricorda niente eppure, nome e voce sono estremamente familiari, come se qualcosa del passato stesse emergendo per tornare alla luce, tornare alla ribalta. L'uomo si avvicina al letto con passo lento mantenendo lo sguardo fisso su di lei, non la perde di vista nemmeno per un minuto. [Ambient]

16:39 Kouki:
  [Lettino] Cerca di mascherare la sua paura con la rabbia, ma non è sicura di poterci riuscire. Si trova catapultata in un posto sconosciuto, senza sapere come e perché, dopo una notte piena di incubi e con la paura di non rivedere mai più la luce del sole. Ma se fosse un’illusione? Un'altra cosa simile a quella successa al circo? Anche perché non ha idea di chi realmente possa volerle fare una cosa simile. O forse semplicemente fa parte di quel passato che non ricorda. La testa le pulsa e le gira, preda alla confusione più totale. Non sa proprio cosa pensare. L’adrenalina le permette di agitarsi, ma man mano che si rende conto che i suoi tentativi sono del tutto vani, i muscoli iniziano ad indolenzirsi. Mani bloccati, non può impastare il chakra, non può attivarlo per fare nulla. E’ inerme, ancora, ed è una cosa del tutto frustrante per lei. Tenta di guardarsi intorno, assottigliando lo sguardo, ma niente, quella luce è dannatamente forte e le crea un gran fastidio. Chiude gli occhi, li riapre… della mutazione che avviene non può rendersene conto, ma lentamente quella luce diviene più scura, più sopportabile, e finalmente riesce a guardarsi intorno ad osservare il luogo in cui si trova. Pareti bianco-grigio, un carrellino con sopra quelli che sembrano essere degli strumenti non ben definiti e… tre uomini in camice e mascherina verde. Oltre che a una cuffia. È in ospedale? No, non crede proprio che in ospedale leghino i pazienti al letto. Il cuore batte ancora più forte, le fa male, e per riuscire a stargli dietro inizia a compiere respiri veloci, iperventilando. Non può permettersi di cedere alla paura, quindi punta il suo sguardo sottile contro le tre figure. Uno sguardo carico di rabbia e odio, non dice nulla. Attende e finalmente uno dei tre si degna di risponderle e… un flash le attraversa la mente, i ricordi. Quel nome, lo conosce, quella voce le è familiare. Quell’uomo lo ha già visto. Assottiglia lo sguardo, lo trafigge con gli occhi, mentre la fronte si corruga, confusa e spaventata. <E-001…?> la sua voce è tornata ad essere un sussurro, un sibilo. <Non capisco. Dove sono? Chi sei? Liberatemi subito.> cerca ancora di dare fermezza alla sua voce, di nascondere la sua paura. Un tono tagliente e freddo, mentre la sua mente sembra cercare di ravanare in quel suo oscuro passato, cercando in tutto i modi di fare luce e riportare a galla quello che è stato. Lo sente, sente che è lì, può sfiorare quei ricordi, ma non riesce ad afferrarli.

Le memorie tornano alla mente della ragazza, piccoli ricordi che si affacciano nel sentir pronunciare quel nome in codice e nel sentire la voce dell'uomo che va a parlarle. Tutto troppo familiare, tutto troppo conosciuto per una che ha perso la memoria e non ricorda niente del proprio passato. Persino il nome non è il suo ma qualcosa di inventato sul momento, qualcosa di inaspettato come la situazione attuale. Quelle domande arrivano alle orecchie dell'uomo che ascolta senza fiatare, ascolta con attenzione il dire della giovane senza mostrare sentimento alcuno. Ne felicità, ne rabbia, ne niente, complice anche la mascherina che porta sul viso a nascondendo la bocca<Allora è proprio vero, non ricordi niente>le mani vengono portate dietro la schiena per poi darle le spalle camminando verso il carrellino con sopra vari attrezzi ma, tra tutti, viene scelta una siringa abbastanza grossa e lunga. L'uomo inizia a smontarla, a farla a pezzi per poter inserire al suo interno un liquido verde. Lo inietta lentamente fino a riempire tutta la boccettina<Sei a casa E-001>è a casa, è in un posto dove può essere se stessa una volta recuperata la memoria ma tutto va fatto con calma e senza fretta, non bisogna correre in un processo così delicato<Oggi, E-001, abbraccerai il tuo destino>annuncia l'uomo con un pizzico di eccitazione nella voce, un briciolo di felicità viene fatta sentire mentre la siringa viene ricomposta come si deve e un po' di liquido verde è spruzzato fuori da essa. Si volta nuovamente verso la ragazza camminando verso di lei con il solito, lento, passo fino a giungere al fianco del letto. La mano sinistra va ad afferrare la manica del braccio destro strappandola letteralmente così che il braccio possa essere messo in bella vista e non solo, si riesce a intravedere anche la vena. Sempre la sinistra va ad appoggiarsi su di esso tenendolo fermo e ben diritto<Il gene recesso ritornerà>la punta dell'ago va a infilarsi al centro dell'arto e il liquido verde viene iniettato piano piano ma tutto questo processo provoca in Kouki un dolore immenso, un bruciore tale da desiderare la morte immediata per evitare di soffrire ulteriormente. [Ambient]

17:20 Kouki:
  [Lettino] Immobile, in silenzio, con lo sguardo puntato su quell’uomo che le si avvicina. Nessun movimento, come se il nemico non potesse vederla se lei non ne compie, come il fingersi morti davanti a un orso. Ma di certo non funzionerà in questo contesto, con queste persone, ma lei non si muove, forse pietrificata dalla paura e dalla confusione che ora alberga nella sua testa. Non distoglie lo sguardo da quello, lo tiene sott’occhio, un modo come un altro per sentirsi più al sicuro in una situazione nella quale al sicuro non lo è per nulla. Lo osserva, cercando di fermare un qualche tipo di immagine che le frulla in testa veloce. Non conosce il suo vero nome, ma quello pare conoscerla, forse la chiave del suo passato. Prova un misto di paura, rabbia e curiosità. Ma la situazione è talmente improvvisa che il sentimento che predomina è la paura. <Non ricordo.> mormora appena, mentre l’altro si volta e si avvicina al carrello, andando a prendere una siringa che va a smontare, per poi riempire con un liquido poco rassicurante. <Cos’è?> panico, non riesce a nasconderlo. <Ascolta… spiegami, se sai qualcosa, spiegami… Non mi piace quello che sto vedendo.> la voce è bassa, leggermente rotta dal fiato corto, gli occhi sono puntati su quella siringa la quale le provoca sentimenti di paura e dolore. Un altro ricordo troppo lontano da raggiungere. Lo ascolta, ascolta quelle successive parola, e la ragazzina va a guardarsi attorno. Quella è la sua casa? <Non mi sembra una casa… dove si trova? Che significa?> la voce via via va ad aumentare, più l’uomo le si riavvicina lentamente con quella siringa, più la ragazzina cerca di ritrarsi inutilmente. <Fermo!> la manica del pigiama le viene strappata, il panico si unisce alla vergogna per quelle cicatrici che vengono messe a nudo, e quando lui le afferra il braccio ed avvicina la siringa, altri flash percorrono la sua mente, ma come al solito non riesce ad afferrarli. <Quale gene? Smettila! Spiegami! Non fare niente!> alta la voce, ormai totalmente abbandonata al panico, ma egli non si ferma, infila l’ago e inietta quello strano liquido. Piano, troppo piano… il liquido brucia, percorre velocemente le sue vene portando in tutto il suo corpo quel bruciore e quel dolore lacerante. La ragazzina urla con tutto il fiato che ha in corpo, svuota in polmoni, il cuore soffre e batte all’impazzata e tutto il suo corpo si ritrova pervaso da spasmi di infinito dolore. Le mani si chiudono a pugno, forte, le dita dei piedi si contraggono fino a farsi venire i crampi, la bocca spalancata, gli occhi che si chiudono forte lasciando scivolare le lacrime che ahimè si lascia sfuggire lungo il viso. <Basta!!!> riesce a ritrovare la voce solo per urlare ancora, fino a quando non sente la gola farle male, le corde vocali dolerle. Il corpo teso, contratto, si dimena cercando di trovare pace a quel dolore senza fine. Forse si, desidererebbe la morte.

Tira un D50

Kouki tira un D50 e fa 43

Il liquido verde reagisce bene nel corpo della ragazza, sente gli occhi stringersi ancora di più, farsi più sottili, li sente bruciare, la di lei lingua cambia divenendo più sensibile al calore mentre le urla distruggono letteralmente le pareti, urla che rimbalzano di angolo in angolo senza sosta. La sofferenza aumenta a dismisura, il dolore provato è tanto, molto di più di quel che si potrebbe immaginare ma, alla fine, il gene Yakushi torna alla ribalta, torna vivo e vegeto. La di lei pelle diventa ancora più chiara come la pelle del sannin Orochimaru, le fattezze del viso divengono molto simili a quelle dell'uomo ma nessuno risponde alle di lei domande, nessuno le dice cosa sta effettivamente succedendo ma qualche ricordo comincia ad affiorare. Il dolore che sta provando in questo momento le riporta alla mente il dolore provato durante le torture inflitte per diventare una statua di ghiaccio, un dolore che ha imparato a rendere nullo alla vista degli altri, a crearsi una maschera impenetrabile, una maschera che, attualmente, è caduta in preda alla paura e al panico<Il gene è tornato>la voce dell'uomo irrompe nelle orecchi di Kouki affermando la riuscita dell'esperimento, del suo lavoro ma ora, cosa succederà? <Quando sarai pronta avrai le risposte E-001. Per ora impara a controllarlo>la mano destra dell'uomo ha in mano un fazzoletto, fazzoletto pieno di narcotico che viene adagiato sulla bocca e sul naso della ragazza per farla riaddormentare. Gli occhi si fanno stanchi, le palpebre pesanti fino a sprofondare in un sonno profondo e, al suo risveglio, si ritroverà nella stanza della locanda con la manica destra strappa, un buco nel braccio e gli occhi come quelli di un serpente. [END]

Kouki viene rapita da alcuni loschi figuri che effettuano un esperimento su di lei risvegliandole il gene sopito degli Yakushi

Note: Role bella come al solito, niente da aggiungere in merito

Dadi 43/50
Master 40/50
Totale 83/100

No exp e benvenuta nel clan