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{ Know your enemy } - Indagare dall'interno, dietro la maschera.

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con Kaori

10:31 Kaori:
 L'apparizione di suo padre nei suoi sogni è riuscita a confortare appena in parte il dolore che Kaori si porta dietro ormai da troppo tempo. Non sa quantificarlo, ha perso il conto dei giorni da quando è stata rapita, ha perduto la cognizione del tempo e sommariamente sa che le sue giornate sono scandite dall'arrivo dei pasti nella sua cella. In teoria le arrivano due pasti al giorno il che vuol dire che il terzo pasto consecutivo che mangia è il primo di un nuovo giorno. Ad occhio è croce devono essere passate poco più di due settimane dal suo arrivo lì e il pensiero la stanca enormemente. E' rimasta chiusa nella sua stanza come una sorta di automa per parecchio tempo e solo ora ha ritrovato la forza di reagire e non lasciarsi andare, grazie solo alle parole di suo padre ed alla visione di ciò che le persone a cui tiene stanno facendo per lei. Vuole aggrapparsi a quelle immagini con tutta se stessa: vuole credere che non fossero solo confortanti scenari ideati dalla sua mente per darle un nuovo motivo per combattere, ma che sia la verità. Che da qualche parte, là fuori, ciò che ha visto è reale. Questa mattina Kaori si è svegliata con una certa carica. Alzatasi dal letto si è diretta verso il bagno sfilandosi, passo dopo passo, i lacci che tengono il suo abito su. Lascia scivolare la stoffa lucida dal suo corpo fino a lasciarla cadere in terra, uscendone con grazia e rimanendo svestita nel piccolo bagno posto nella sua stanza/prigione. Si è lavata i denti, si è fatta una doccia rigenerante e si è minuziosamente asciugata i capelli. Li ha pettinati, sbrogliati e lasciati ricadere lisci e morbidi lungo la schiena. Un nuovo cambio d'abiti le è stato portato -probabilmente mentre ancora dormiva- nella stanza. Questa volta si tratta di un abito azzurro, leggero, dalle bretelline sottili e dalla gonna che ricade morbida lungo i fianchi fino alle caviglie. La parte del seno è ricamata con pizzi candidi bianchi e piccoli brillantini che ne risaltano le forme mentre alla vita reca un cinturino argentato dal quale ricadono due catenine sottili ed eleganti. Un abito raffinato, elaborato nei dettagli, pulito, candido, che un tempo avrebbe pensato sarebbe stato perfetto per lei. Adesso le par solo inadatto al suo stato d'animo, alla sua voglia di lottare e fuggire. C'è qualcosa di sfarzoso e ricercato nei vestiti che Cappuccio Rosso le fa arrivare ogni giorno. C'è una sorta di ostentatezza che porta Kaori a capirla un poco meglio. O, almeno, tentare di farlo. E' una persona teatrale, le piace creare la giusta atmosfera, fare entrate ad effetto. Creare suspance, lasciar credere alle sue vittime che ci sia una via d'uscita, che possano ancora sfuggirle. Questo spiegherebbe perchè non l'ha catturata ad Iwa e perchè l'abbia lasciata fuggire per poi riacciuffarla in un secondo momento, nella sua terra natia, lì dove credeva d'esser più al sicuro. Forse spiega anche il motivo per cui, nonostante Kaori sia lì già da settimane, ancora non sia stata sfiorata con un dito. L'attesa. La suspance. Il dolore. Che desideri abbattere definitivamente ciò che si cela dentro di lei? La sua anima, la sua forza? La sua resistenza? Oppure è possibile che, semplicemente, questo specifico caso non abbia nulla a che vedere con la sua teatralità ma con il bisogno che Kaori sia... pronta? Forse c'è bisogno di aspettare e rispettare tempi precisi, forse ci sono fattori che non sono ancora entrati in gioco, meccanismi non perfettamente allineati. Troppe possibilità e nessuna risposta.

10:43 Kaori:
 Dall'interno non può esattamente agire, fare qualcosa per abbatterla, ma come ha sempre detto suo padre "Informazione è potere" e lei, essendo quella che sia stata più a stretto contatto con la donna fra i suoi oppositori negli ultimi tempi, è quella che più di tutti può dire di conoscerla. Il che è -diciamolo- un parolone, ma sicuramente può fare un ritratto di lei molto più accurato di Raido o di Mekura. Almeno crede. Perciò, in attesa dell'arrivo del pranzo quotidiano, Kaori decide di riprendere con gli allenamenti che già da troppi giorni ha lasciato in sospeso. Respira a fondo andando ad umettarsi le labbra. Divarica appena le gambe, i piedi posti leggermente verso l'esterno e le ginocchia appena piegate, flesse verso il basso di pochi centimetri. Il baricentro del suo corpo va abbassandosi donandole così maggior stabilità ed equilibrio. Il busto è dritto, fermo, e le braccia vengono disposte nella stessa posa tipica del combattimento Hyuga. Il destro piegato col gomito che punta all'indietro e la mano aperta col palmo rivolto verso la direzione frontale accanto al seno destro, il sinistro piegato allo stesso modo ma leggermente più in basso, di modo tale che il palmo sinistro si trovi accanto al relativo fianco. E' pronta per iniziare. Inizia lei ad alternare un rapido movimento di arti che li porta a caricarsi leggermente all'indietro per venir poi ridistesi rapidamente verso l'esterno, in avanti, di fronte a sé. Un movimento ritmico, alternato, che porta al contempo ad una leggera rotazione del busto che accompagna ogni singolo moto. Si sente lenta, impacciata e debole senza il suo chakra a ribollire nelle vene, ma questo non toglie che deve continuare ad allenarsi per essere pronta al momento propizio. Cerca di non emettere alcun suono, di rimanere in silenzio. Se ha ben capito quella stanza dev'essere a prova di chakra: dubita che la sua incapacità di risvegliarlo possa dipendere da qualche tipo di intruglio ingerito perciò l'unica cosa che può impedirle di richiamarlo dev'essere la stanza. Questo pensiero le pare anche il più probabile in considerazione del fatto che Cappuccio Rosso avrebbe potuto uccidere suo padre in mille modi diversi per punirla, eppure ha usato un kunai. Un modo rozzo, poco scenografico che, secondo l'idea che si è fatta di lei, non la rispecchia così tanto. Probabilmente era l'unico modo che aveva di ucciderlo senza utilizzare il proprio chakra. Se davvero è come pensa e quella stanza è una prigione per lei quanto per i suoi poteri, allora -forse- neppure la vista del Byakugan può raggiungerla dall'esterno. Lo spera. Lo spera vivamente. Riflette su queste considerazioni cercando di ammassare in un angolo della sua mente tutte le informazioni che può aver raccolto nella sua permanenza in quel luogo mentre il suo corpo continua a muoversi, allenarsi, scattare. Sente già i muscoli indolenziti, formicolare di quella piacevole stanchezza che accompagna i suoi allenamenti e le viene da sorridere. Era una sensazione che le mancava sentire, la fa sentire più forte man mano che aumenta d'intensità.

11:02 Kaori:
 Non appena inizia ad avvertire il corpo raggiungere quel calore prossimo alla sudorazione va arrestando i propri movimenti. Respira a fondo, si siede sul letto, inspirando ed espirando ritmicamente senza più muoversi. Non può sudare, non può dar modo a chiunque potrebbe entrare da un momento all'altro di intuire che stesse facendo qualsiasi cosa. Non può permettersi di far capire ai suoi nemici che qualcosa è cambiato: deve continuare a fingere, continuare a mostrarsi come la bambola inanimata che hanno conosciuto in questi ultimi giorni. Continuare ad apparire come una preda sconfitta e pronta a venir utilizzata. Non devono essere cauti accanto a lei, non devono essere sospettosi. Devono vederla come una creatura già vinta, rassegnata, della quale non doversi preoccupare. Se solo dovessero vederla allenarsi, se solo dovessero vederla improvvisamente pronta a far domande e indagare, capirebbero che qualcosa è cambiata, che non è più la mansueta bambolina stanca che hanno conosciuto negli ultimi tempi e questo non deve accadere. Così si ferma, si riposa, respirando a fondo per ristabilire un battito cardiaco normale, tranquillo, per lasciare che il corpo ritorni ad una temperatura più bassa, piacevole. Un modo odioso di allenarsi, ma non può tradirsi. Dev'essere cauta nei più piccoli dettagli. Inspira chiudendo gli occhi, il petto si alza gonfiandosi e riempiendole i polmoni d'aria. Si ferma una volta giunta al suo limite massimo e poi espira schiudendo di poco le labbra, lasciando defluire l'ossigeno intriso d'anidride carbonica verso l'esterno, sgonfiandosi. Un movimento che ripete ritmicamente fin quando non è nuovamente serena, nuovamente rilassata, non più in uno stato di tensione dovuto al tendere e distendere dei muscoli del corpo. Si umetta le labbra sospirando appena. Ha bisogno di fare il punto della situazione se vuole essere sicura di come agire lì dentro, di cosa fare. I suoi amici stanno lavorando per trovare il luogo in cui è nascosta, per cui deve credere che da un giorno all'altro arriveranno a dar battaglia per tirarla fuori da lì. Lei, dal canto suo, dovrà fare tutto il possibile per aiutarli e sostenerli quando quel giorno arriverà e perciò deve fare il possibile per esser loro utile. Se non può combattere o non potrà fisicamente aiutarli, dovrà quanto meno raccogliere delle informazioni, dar loro qualsiasi dettaglio possa aiutarli a conoscere meglio il nemico per abbatterlo. Cosa sa, lei, di Cappuccio rosso? E' estremamente forte, sì. Questo lo sanno anche i muri. E' una donna suscettibile, irritabile: le è bastato offenderla e minacciarla perchè lei decidesse di punirla uccidendo suo padre. Orgogliosa, cade facilmente preda dell'ira. Ama avere il controllo della situazione: voleva la sua preda perchè rispondesse alle sue esigenze e la aiutasse nei suoi piani, ma quando ha visto che aveva a che fare con un carattere indisponente ha dovuto rimetterlo in riga. Precisa. Metodica. Crudele. Le ha offerto una stanza elegante, elaborata, comoda: le fornisce ogni giorno abiti belli e raffinati adatti quasi più ad una bambola che ad una persona. Teatrale. Scenografica. Primadonna. E, più di tutto, è paziente. Assottiglia lo sguardo, Kaori, cercando di rincorrere qualche altro pensiero, tentando di cercare qualche altra informazione su di lei che possa esser loro utile per abbatterla. Ma ci ha avuto troppo poco a che fare, non sa altro di lei. Nulla che le venga in mente. Si morde il labbro inferiore rialzandosi dal letto, misurando la stanza a grandi passi con la mancina poggiata sul mento, il pollice catturato ora fra i denti bianchi. <Mhn> riflette. Riflette a fondo prima di sospirare e levare lo sguardo sulla foto posta sulla mensola del camino. Mekura e Daiko. Non è riuscita a sapere nulla su di loro, da lei. E così... il famoso fratello dispotico di Mekura era, addirittura, il Consigliere? Non lo sapeva... lei non gliel'aveva mai rivelato. Le sopracciglia si aggrottano. Daiko... è sparito ormai da mesi, anni. E se la sua sparizione fosse legata a questa storia? Se lui... fosse stato la prima vittima degli esperimenti di quella malefica donna? O peggio... se fosse in combutta con lei?!

11:37 Kaori:
 Sgrana appena gli occhi arrestando i suoi passi mentre fissa insistentemente l'immagine di Daiko nella foto. Cappuccio Rosso ha già rapito, torturato ed estratto da Mekura ciò che le serviva per i suoi progetti, ma non l'ha uccisa. L'ha lasciata andare, ha lasciato che tornasse a casa, che ricordasse. Non l'ha uccisa e questo può significare o che le serve ancora viva, o che era uno spreco di "sangue puro" oppure che nella sua infinita crudeltà non è stata capace di uccidere sua figlia. Ma Daiko? Se lo avesse davvero rapito per estrarre da lui lo stesso materiale genetico strappato anche ad Hiashi, perchè non l'ha lasciato andare? Possibile che lui l'abbia affrontata e che lei sia stata costretta ad ucciderlo? Oppure lo tiene prigioniero esattamente come ora ha prigioniera lei? E se invece sia riuscita a prenderlo con sè? A portarlo dalla propria parte, a fargli credere in quel folle ed assurdo progetto? Se lui sia uno dei suoi collaboratori, ora? Troppe idee, troppi pensieri, troppe possibilità si aprono sotto la sua mente portandola a scuotere appena il capo e chiudere gli occhi. Riempirsi la testa di supposizioni e opzioni non la porterà a nulla, non la porterà ad altro che a ulteriori domande irrisolte. Inspira a fondo, espira e cerca di scacciare dalla mente tutte quelle domande. Non ha senso che ora ci pensi: è qualcosa sul quale potrà lavorare se mai dovesse rivederla. Potrà cercare di indagare su ciò che riguarda i suoi figli solamente con lei in persona. Non può chiedere a nessun altro e non può ricavare informazioni da nessun dettaglio della stanza. Aveva detto che a tempo debito gliene avrebbe parlato...? Vuol dire forse che i due giocano ancora un ruolo in questo folle e assurdo piano? Riprende a camminare per la stanza misurandola a larghi passi tenendosi però sempre vicina al letto. Riflette, riflette, riflette senza realizzare di come il tempo continui a scorrere man mano che la sua mente lavora. Non è più stata così attiva dal giorno del rapimento. Così tante cose su cui riflettere, a cui pensare, e al tempo stesso deve stare attenta a non lasciar trasparire alcuno di questi pensieri dal suo volto, dal suo viso. Può farlo, può farcela. Può scoprire qualcosa se vuole... No. No, ha sbagliato totalmente approccio. Lei non può. Lei d e v e. Deve farlo per il clan, per la sicurezza del Villaggio e dell'intero mondo ninja, in qualità di chuunin di Konohagakure. Non nasconde di aver paura, di temere di non essere esattamente capace in una missione di ricerca informazioni, ma in questo momento è l'unica che possa compiere questo incarico e il fallimento non è contemplato. Dovrà impedire al suo viso di mostrare qualsiasi tipo di pensiero, di emozione. Dovrà cercare di allontanare da sé quella che per molti anni è stata la caratteristica predominante della sua personalità. La trasparenza. Lei che ha sempre trasmesso già solo con lo sguardo ciò che pensa e che prova, deve adesso imparare a nascondere ogni cosa, a divenire la bambola che per lunghi giorni si è sentita di essere. Ma si può davvero imparare una cosa simile? Può davvero mostrarsi indifferente e sconfitta quando dentro di lei arde adesso un fuoco vivo e crepitante? Non lo sa, non ne è certa... Ma deve provare. In quei giorni si è sentita persa, sola, battuta. Si è sentita sola al mondo, e nulla aveva più importanza perchè ormai il mondo -per lei- aveva trovato la sua fine e conclusione. Non aveva più uno scopo, non aveva più speranza. Non c'era nulla alla quale potesse aggrapparsi per vivere. Tutti questi pensieri, queste convinzioni e questi fattori l'hanno portata a morire lentamente, poco a poco, fino a seppellire se stessa sotto strati e strati di nulla e arrendevolezza. Forse, per riuscire a mostrarsi ancora come l'involucro vuoto che è stata fino a poco tempo prima, deve semplicemente tornare a rimuginare su quei sentimenti oscuri che la luce di suo padre è riuscita a scacciare. Ma questa idea è un'arma a doppio taglio che le provoca un lungo brivido dietro la schiena. Come può esser certa che, tornare a pensare a quei sentimenti, non la faccia ricadere nel baratro? Come può sapere che riuscirà a tenere distante da sé quelle convinzioni abbastanza da non far spegnere la fiamma che la sta animando di nuova vita? Semplice: non può saperlo. Non può, ma deve rischiare. Deve essere forte, deve imparare a discernere sentimenti e necessità e imparare ad usare le une e le altre a seconda di ciò che le serve. Ma, forse, non c'è tempo per le prove generali: non v'è tempo per imparare questa distinzione perchè una chiave sta già girando nella toppa.

13:43 Kaori:
 Lo sguardo vola immediatamente verso la porta. Le iridi si dilatano, le labbra si schiudono. "Merda" un pensiero che sfuggevole le carezza la mente mentre sente l'ansia salirle addosso, travolgerla. Qualcuno sta per entrare da un momento all'altro e lei non è pronta. Non è la stessa persona che era fino al giorno prima. Rischia di mandare tutto a monte fin dall'inizio, rischia di fregarsi da sola per via dell'evidente tensione che le trapela dal volto. Cerca di respirare a fondo, si volta donando le spalle alla porta e lascia scivolare le braccia lungo i fianchi. Tenta di calmarsi, di estraniarsi dal mondo in un procedimento assai simile a quello richiesto per impastare il chakra. Va a scacciare alla mente ogni pensiero, distrazione ed ogni paura. Ha una sola possibilità per non mandare tutto in fumo e non può fallire. Sente il cuore battere forte in petto, sa che il suo viso non è inespressivo come dovrebbe, se lo sente. E perciò, con la paura nel petto, manda al diavolo ogni precauzione e si getta volontariamente nell'abisso dal quale è uscita solo quel giorno dentro di sé. Ricerca nel pensiero l'immagine del cadavere di suo padre, ricerca i suoi occhi vuoti, vacui, la foto mentale del sangue che sgorga copioso dalla sua gola squarciata. Avverte le labbra stringersi, il respiro spezzarsi. Lo rivede disteso in una pozza del suo sangue chiedendosi se quella scena avrebbe potuto essere evitata se solo non avesse provocato la furia del Cappuccio Rosso. Lui non la incolpa, dopo stanotte lo sa, eppure lei non riesce a smettere di chiedersi se non sia stata davvero colpa sua. Avrebbe potuto continuare ad essere il suo schiavo, ma vivo. Magari avrebbe potuto persino riuscire a liberarlo quando Mekura, Raido e gli altri fossero venuti a salvarla. Avrebbe potuto tornare a casa, con lui. Mano nella mano, godere di altre decine di quei caldi abbracci che quella notte ha potuto sperimentare solamente nei suoi sogni. Quel sogno... qualcosa le aveva detto, al risveglio, che non si era trattato solamente di un sogno. Doveva essere un qualche messaggio che suo padre voleva mandarle dall'altro mondo, un modo per darle forza e ridarle quella speranza che era svanita dai suoi occhi. Ha creduto a tutte quelle dolci parole che nella notte hanno allietato il suo risveglio, eppure... se fosse stato, davvero, soltanto un sogno? Se fosse stato solo un modo che la sua mente ha usato per ridarle la vita? Per risollevarla? Persino quelle immagini mentali ove Raido, Mekura, Hiashi, Juusan e tutti gli altri si stavano dando da fare per lei, potevano essere solamente speranze nascoste da qualche parte nella sua anima e non la realtà dei fatti. I dubbi tornano ad assalirla mentre una parte di lei cerca di tenere presente che è solo un metodo per autoindursi in uno stato di rassegnazione e tristezza. Si sente già meno decisa di poco prima, si sente già molto più abbattuta man mano che sotto gli occhi ripercorre mentalmente la figura del cadavere insanguinato di suo padre. La sua espressione non sarà totalmente vuota come quella dei giorni precedenti, ma è sicuramente abbastanza spenta da non essere la stessa di pochi minuti prima. Dovrà farselo bastare: in una manciata di secondi non può fare meglio di questo, meglio di così. La porta si apre e lei, in piedi accanto al letto, si volta verso l'ingresso con espressione mesta, triste, stanca. Un ragazzo è venuto a portarle il pranzo, la degna appena di una occhiata mentre avanza fino al letto col vassoio stretto fra le mani. Lo appoggia sulle coperte scarlatte e procede poi fino al bagno per recuperare gli abiti sporchi. Kaori respira a fondo, si umetta le labbra approfittando di quell'attimo d'assenza dell'altro e cerca di farsi coraggio. Si siede accanto al vassoio con i piedi che pendono oltre il materasso, troppo alto perchè con la sua misera statura raggiunga il terreno. Il capo è chino, le spalle tenute ben basse, appena ingobbita mentre le mani sono lasciate molli fra il ventre e le cosce. Quando avverte i passi dell'altro tornare nella stanza, uscendo dal bagno, senza sollevare il viso verso di lui -lasciando quindi che i capelli rimangano ai lati del viso a mo' di tenda e copertura-, schiude le labbra lasciando fuoriuscire una voce bassa e sottile, flebile abbastanza da poter essere coperta dal semplice schioccare d'un tacco sul terreno. <Cosa state aspettando...?> mormora lei senza muoversi, senza alzare il viso, cercando di nascondere con quella posizione i propri occhi all'altrui sguardo. <Perchè... sono ancora qui?> domanda con la stessa voce stanca e bassa di prima, tentando di risultare il più sconfitta e stanca possibile. Si concentra sull'immagine di suo padre, cerca di ripensare a tutti gli abbracci che non potrà più ricercargli, i consigli che non potrà chiedergli. I sorrisi che non potrà più vedere. Sente il viso pizzicare, gli occhi iniziare a bruciare. Fa male. Fa un male tremendo pungolare quel lato di lei che fino a quel momento era riuscita a tenere in disparte, ma deve continuare. Deve forzarsi a rivivere quei pensieri. <Non ce la faccio...> ansima con la voce rotta chinando ancor più il capo verso il basso, il busto a chinarsi di pochi millimetri di conseguenza mentre i capelli, come fili d'ombra, seguono ogni moto scivolando oltre le sue spalle, verso il basso. <Non ce la faccio più...> continua a mormorare pensando a vecchi ricordi. Lei e suo padre che si allenano insieme al dojo, la sua frustrazione nel realizzare l'inadeguatezza della sua bambina. Ripensa a vecchie cene silenziose in cui si sentiva a disagio per l'espressione severa di lui e che ora vorrebbe poter rivivere con tutta se stessa. Immagina il suo matrimonio, all'assenza dell'uomo che l'avrebbe dovuta accompagnare fino all'altare. Un paio di lacrime scendono dal suo viso andando a farla tirare su col naso. <Ti prego... dimmi... quanto ancora dovrò aspettare?!> chiede in lacrime portandosi le mani al viso, fra i capelli, stringendoli fra le dita con forza. <Quanto, prima che sia finita?!> esclama con la voce spezzata e graffiante, appena nasale per via del pianto che le si ferma nel naso. <Ormai mi avete qui!> singhiozza lei lasciandosi divorare dal dolore, cercando di rimanere lucida, di lasciare dentro di sé ancora viva quella parte razionale che ha architettato tutto questo. E' difficile, fa male. Si è lasciata volontariamente cadere nell'abisso del suo dolore e delle sue paure, entrambi ancora così freschi e fragili, e deve rimanere abbastanza cosciente da ricordare che non è sola, che verranno a salvarla. Ma è difficile... è difficile ricordarlo mentre nella sua testa si ripercorrono immagini di momenti che non vivrà mai più. Scene di vita quotidiana su cui ha sputato così a lungo e che ora le mancano così tanto.

14:03 Kaori:
 Non sa se l'altro le risponderà, non sa neppure se sarà mosso o meno da pietà per le sue condizioni, ma cerca comunque di porre quelle domande, di capire cosa stiano aspettando prima di agire. Spera che il suo piano riesca a scucirgli qualche parola di bocca, che i suoi sforzi per rivivere quei dolorosissimi ricordi siano quanto meno serviti a nascondergli la verità circa le sue condizioni, quella ritrovata forza d'agire. Non poteva fare altre domande, non poteva insistere più di così... Se solo avesse cercato di ottenere altre informazioni ancora, allora si sarebbe smascherata di sicuro. Doveva apparire stanca e fragile, incapace di sopportare oltre di vivere dopo essere stata così brutalmente sconfitta da Cappuccio Rosso. Doveva essere uno sfogo di un attimo, un capire quanto avrebbe dovuto attendere prima di morire. Se solo avesse forzato la mano cercando di porre ulteriori domande, allora avrebbe rischiato di rendere il tutto troppo complicato fino a commetter fallo e fallire. Ha dovuto cercare d'esser cauta e la cosa la preoccupa moltissimo: non è mai stata una brava attrice, non è mai stata capace di mentire o di nascondere i suoi intenti dietro parole ed espressioni. Tuttavia in questo caso è essenziale che la sua sceneggiata abbia funzionato: spera che la forza della sua disperazione e del suo bisogno di aiutare e salvare il clan le sia stata d'aiuto per rendere quanto più realistica e buona la sua opera. Non che poi abbia dovuto fingere molto, comunque: il suo dolore è vero, è autentico, è stato solo un po' forzato a venir fuori. La sua resa, il suo tentativo di apparir sconfitta, quelli son stati finti. Ma il dolore.. il pianto... no, quello era tutto reale. Era palpabile nell'aria che l'altro può respirare quanto lei stia realmente soffrendo. Ma doveva nascondere la rabbia, doveva nascondere la voglia di evadere e di combattere. Doveva porre le cose come una stanchezza di vivere, di essere ancora tenuta in vita. Rassegnata e battuta, questo doveva dimostrare d'essere nella sua piccola scena. Non sa se ci è riuscita, non sa se ha gestito bene la sua parte, ma sa che ha fatto tutto il possibile per fare il suo dall'interno di quella stanza, di quella cella. Se l'altro dovesse averle dato qualche risposta, ecco che Kaori avrebbe preso -una volta ch'egli fosse uscito- a calmarsi e respirare a fondo così da cercare di raccogliere le idee e riflettere sulle nuove verità ottenute iniziando a mangiare con rinnovata calma il suo pranzo, così da continuare ad eseguire in silenzio gli ordini imposti da Cappuccio Rosso circa la sua salute. Se invece l'altro non dovesse averle dato alcuna nuova informazione la ragazza avrebbe preso a stringere i denti con fare sconfitto mordendosi nervosamente le labbra. Un fallimento che non avrebbe dovuto esserci, una mossa che avrebbe potuto mettere a rischio il piccolo vantaggio che potrebbe aver guadagnato dopo aver fatto credere a Cappuccio di essersi arresa, di non essere una minaccia della quale tener conto, da cui dover stare attenta. Avrebbe ugualmente cercato di calmarsi, alla fine, lasciando spazio alla rabbia contro se stessa più che al dolore per i ricordi che avrebbe quindi tentato di seppellire nuovamente in fondo allo stomaco. [END]

Kaori, dopo le parole che suo padre le ha rivolto in sogno, ritrova la speranza e la voglia di combattere. Ha visto i suoi amici e compagni darsi da fare dall'esterno per trovare e salvarla perciò decide di fare del suo meglio per aiutarli dall'interno e raccogliere informazioni che possano essere loro utili. Riflette anche sul fatto che in quel momento i suoi avversari la credono sconfitta e abbattuta, una minaccia in meno di cui doversi preoccupare e decide di sfruttare a suo vantaggio questo fattore per cercare di colpirli alle spalle al momento propizio quando meno possono aspettarselo.

Quando vengono a portarle il pranzo, Kaori cerca di nascondere il suo rinnovato spirito combattivo dietro il dolore per la perdita di suo padre, e cerca di chiedere al ragazzo venuto cosa stiano aspettando prima di procedere coi loro piani.

Deduzioni fatte in questa role:
1. La stanza è antichakra: probabilmente neppure il byakugan può vedere al suo interno. (almeno ci spera)
2. Cappuccio Rosso è suscettibile, orgogliosa e irascibile: ha ucciso suo padre per via delle offese ricevute.
3. E' teatrale, una prima donna, capace di grande pazienza: ama le entrate ad effetto e le scene drammatiche/tragiche.
4. Daiko potrebbe essere una sua vittima od un suo complice.

Domande fatte:
<Cosa state aspettando...?> [...] <Perchè... sono ancora qui?>


Al master che segue la trama il verdetto y.y