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con Lind

10:00 Lind:
  [Accademia] 'Siccome fuori piove'. Questo è il titolo che Ludovico Enaudi avrebbe scelto per dipingere la seguente mattinata. Nuvole grigie. Lampi. Tuoni. Acqua; tanta. Nulla di nuovo. Niente di diverso dal consueto giro che da tempo, ormai, ha preso scacco Konoha che, inerme, sta lì sotto a questo cielo che piange senza fine. Scenario cupo se non fosse per qualche luce lungo il cammino. Bagliori di speranza che fanno breccia nel tetro. Ciò che, maggiormente, consola è la vista di qualche matto intento a far il suo come a dire: 'Hey qui non si molla'. Tra questi Lind. Completamente fradicio. Volto a recarsi verso l'accademia ninja. A volte viene da chiedersi se a differenza degl'alrri sia stupidose o se, semplicemente, in casa Mekura abbiano degli ombrelli vista la situazione, poi ci si ricorda di chi si sta parlando e tutto è più chiaro. Destro e sinistro nel fango. Un piede dopo l'altro a guadagnare metri verso l'entrata. Le gambe fanno da motore al corpo che si erge, diritto, quasi, statuario a testimone della sua fierezza. Le mani giacciono in tasca. Il visto fronte a se. Gli occhi, infimi globi da serpe, srutano.

10:23 Lind:
  [Accademia] La bocca rimane serrata. Tace. Zitto. Muto per escludere ogni rumore superfluo. Gli occhi osservano senza sosta quasi ingordi di dettagli. Scrutano. Captano. Vedono ogni movimento e lo inviano alla mente per elaborarlo sottoforma di pensiero utile. Le orecchie ascoltano con la stessa frequenza con cui adopera le pupille. Cerca. Assorbe. Ode tutti i suoni nei paraggi per collezionarli nel cranio e plasmarli in forma di idee da cui attingere. Analizza. Sonda. Traccia un piano anche se non persiste il, reale, bisogno di farlo. È l'istinto innato. La cautela della serpe mista all'innocenza della colomba. Ciò che gli ha permesso di adattarsi. Sopravvivere. Essere superiore rispetto gli alievi del suo corso. La pioggia continua a cadere. Persiste sul bagnato. Addosso alla sua figura ma non gli importa. Ciò che conta in quell'istante è giungere al compimento del suo intento. I piedi ancora a poggiarsi sul fango. *splat* *splat*. Una bolgia. Persino il corpo sembra aver rallentato il suo normale andamento.

10:40 Lind:
  [Accademia] Lento più del solito. Ciondolante. In moviola style procede verso, l'ormai prossima, accademia ninja. Il piazzale di terra battuta che si slarga frontestante ad essa, finalmente, fornisce un pò di tregua da quel calvario. Da quella bolgia. I passi, pure se persistenti nel poggiarsi accorti, trovano nuovo vigore. Energia utile per non desistere dalla meta. Destro e sinistro. Uno dopo l'altro. Un moto perpetuo che non demorde dall'incalzare feroce. Dal guadagnare i metri che lo separano dall'entrata. In poco vi è. Il porticato installato a far da veranda, ora, fornisce riparo dalla pioggia. Là le lacrime del cielo lì non arrivano. Passano solo i lamenti riversati sulla superficie della copertura mediante di tintinnie delle gocce. Un lampo squarcia il cielo. Il tuono lo segue come nella corsa all'amore. Il rumore lacera Konoha. Poi torna la pace. La tranquillità. Non che quel bagliore l'avesse minata in Lind ma ritorna. Da quella postazione è possibile sentire nuovi suoni. Diversa musica. La natura che compone il suo canto di lode al creato. 'Tutto va come deve andare' direbbe Cesare Cremonini.

10:53 Lind:
  [Accademia] Le natiche e metà della schiena in breve giacciono contro la superficie che compone le mura stanti fuori dal loco. La gamba destra, lenta, compie un movimento a chiudersi per formare un angolo di, circa, 120°. In rapida successione il tallone viene portato a sbattere, ripetutamente, con forza ma non troppa da non ferirsi, verso la parete. *tap* *tap* Successivamente si compie lo stesso con il sinistro. Azione volta a togliersi il fango da sotto i piedi. Un piccolo scorcio di educazione. Fare che riesce. Il capo, precedentemente, chino per osservare l'esito si riporta fronte a se. Nuovamente ricomincia la camminata. Il braccio destro, moderatamente, fa si che la mano si sfili dalla tasca, vada alla porta e la apra. Entra. Riporta il pugno aperto nella sacca dei pantaloni di pelle nera. Calma religiosa. Che altro se non la pace? Dentro quel perimetro, tutti, i suoni vengono a mancare. Un rapido scorcio verso la direzione scelta e poi via. Uno.. due..

11:06 Lind:
  [Accademia] Tre.. quattro e così via. Il rintocco dei passi lacera il silenzio del posto. *Tap* *tap*. Il rumore da il tempo di percorrenza come su un beat rap. 120 bpm circa. Lento. Non c'è fretta. L'acqua trattenuta dai panni, inevitabilmente, lascia la scia di percorrenza. Una sorta di strada per il ritorno come per Hansel e Grethel. Non se ne cura o meglio ne se ne accorge. La concentrazione è rivolta verso ciò che da lì a poco andrà ad agguantare. Inspira. Espira. Smolla la tensione nervosa causata dalla noia quotidiana. Sgranchisce, lievemente, il collo facendolo andare da destra a sinistra. Tace. Come potrebbe essere altrimenti? Scruta. Da lontano ecco intravedersi ciò che brama. Si dirige verso l'atrio principale. In direzione della parete dove vengono affisse tutte le news riguardanti gli andamenti accademici.

11:22 Lind:
  [Accademia] La metratura che lo separava dalla bacheca in breve viene colmata. Pure spostandosi in modo lento non tarda ad arrivare. Ora posto fronte ad essa sta. Diritto. Spavaldo. Fiero di se. Il cranio, facendo ondeggiare la chioma, segue il movimento delle pupille. Osserva. Scruta fra i caratteri impressi nei fogli appesi. Cerca. Guarda per trovare il suo nome. Tace. Respira calmo e regolare come a seguire il battito del suo cuore. Freddo. Glaciale. Immagina, già, quello a cui va in contro ma vuole la riconferma messa nero su bianco. In breve: Lind. Il suo nome salta agl'occhi. Segue le lettere fino ad arrivare ai due punti che aprono la strada per la promozione o meno. AMMESSO AL PRATICO. Accenna un sorriso. Mezzo sul lato destro del viso. Nessun ebro schiamazzo. Non c'è bisogno. Lo sapeva già. Zero umiltà. E che vogliamo farci? È così: marcio. Il frutto malata dell'albero dei comuni mortali. Ruota il corpo. Di scatto si accorge della scia lasciata sul pavimento. Ora palesa completamente il disinteresse riguarda al danno commesso facendo luce sul fatto che il fango, precedentemente, sbattuto via dai piedi era un capriccio non un atto di generosità verso la struttura. Lesto, un pò più del solito, ripercorre il tracciate. Corridoio. Porta. Sottotetto. Area di terra battuta. Pioggia. Fango. Bolgia. Per tornare da dove è venuto. Nessun sentimento. Ne gioia ne rabbia. Apatia. Di certo non andrà dal fratello o dalla sensei a sbandierare quel successo. Non è questo il suo stile. [End]

Lind si reca in accademia per l'esito dell'esame scritto