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Entrata Medici- Yujiro

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con Kimi

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Ci troviamo nei pressi dell’Ospedale di Kusa, uno dei migliori e più rinomati di tutta l’alleanza eppure sfortunatamente non siamo qui oggi per lodare la struttura che possiamo vedere in lontananza, tra gli alberi di quel parco in cui siamo immersi ora, ci sono tanti pazienti in giro per il luogo, chi con più fatica chi meno, l’orario è quello delle visite per cui molti ne approfittano per farsi un giro sotto a quel sole che pallido ancora priva a riscaldare l’ambiente, con i suoi raggi che passano attraverso le fronde degli abeti le cui foglie sono ormai sui toni caldi di arancione e giallo, un tipico paesaggio autunnale illuminato da una luce decisamente estiva che cerca di dare un po’ di conforto a quelle persone che per vari motivi si ritrovano a passare le loro giornate in degenza. Non ci sono molto medici o camici bianchi in giro per il luogo, ci sono quasi solo malati e parenti, pochi gli addetti ai lavori che transitano, probabilmente presi da questioni più importanti e urgenti che li portano a non godersi quella splendida giornata dal sapore estivo. La quiete e il silenzio regnano comunque nel luogo, c’è rispetto reciproco e nessuno fa casino, si parla e si cammina a cassa voce, stampelle e carrozzine la fanno da padrone insieme agli alberi. Non ci sono recinzioni a delimitare lo spiazzo verde lasciando che chiunque possa entrare e godersi quello spettacolo sembra di essere piombati in un mondo parallelo, lontani da guerre e ribellioni, con il fantasma delle pestilenze che non si fa sentire più di tanto, che non opprime e spaventa la popolazione, improvvisamente, forse proprio grazie a quella luce calda, si è caduti in un mondo idilliaco in cui la sofferenza può essere dimenticata persino da uomini che camminano con bende sul volto a coprire occhi ormai mancanti, mentre altri a stento si muovono, affaticati anche solo da un passo. Ferite di ninja che ora dovranno trovare un’altra ragione di vita ma che per un momento, un pomeriggio, possono semplicemente godersi la vita che ancora possiedono a differenza dei loro compagni. Un vento freddo soffia a tratti, andando a far rabbrividire chiunque in quel posto, come a voler ricordare che la guerra è sempre dietro alle porte, che il pericolo c’è sempre e tutto può finire in un battito di ciglia, passa lasciando un segno che si manifesta con dei brividi permettendo alla mente di tornare alla realtà prima di venir simbolicamente sconfitto dai caldi raggi del solo che portano nuovamente tepore e tranquillità nel luogo

14:20 Utente anonimo:
  [Esterno Ospedale - Interno] Il dolce calore del Sole accompagna la giornata quasi estiva di questo meriggio ormai inoltrato. Dopo lunghi giorni di pioggia e freddo, senza dubbio ci voleva un pomeriggio diverso dalla solita routine del villaggio, apprezzato dallo stesso Yujiro che, per quanto affascinato dall’acqua piovana, a cui poco è abituato viste le sue provenienze, era stufo di non vedere la luce solare ed avvertire un po’di calore sulla propria pelle. Tant’è che il giovane, come al solito, gira per il villaggio con degli indumenti particolarmente leggeri che lo vestono interamente. Una semplice t-shirt infatti gli copre l’esile busto, e dietro la schiena per la prima volta, da quando l’ha ricevuto, non vi è il grande ventaglio che caratterizza il proprio clan. Anche le armi ninja, son state lasciate in casa, luogo da cui proviene, non ammesse nel posto in cui invece, ora, sta cercando di raggiungere. Le candite gambe, glabre come il resto del corpo acerbo di lui, son state per lo più lasciate scoperte, indossando un altrettanto semplice paio di pantaloncini, mentre ai piedi, dei sandali ninja. Solo un oggetto conferma il suo essere Genin, facente parte del mondo degli Shinobi stessi. Il coprifronte con l’effige di Kusa infatti è legato al collo di lui, tramite una fascia rossa scarlatta come i suoi stessi capelli che, scarmigliati, ricadono davanti ai grandi occhi, affetti da eterocromia. Il sinistro, infatti, si tuffa nel verde smeraldo, mentre il destro dell’ambra più acceso. E con questi che dovrebbe ammirare lo spiazzo d’erba in cui vi sono i degenti dell’ospedale, se realmente raggiunto. Una visione quasi idilliaca ed un silenzio che, in effetti, par apprezzare nonostante la sua indole casinista. Un passo dopo l’altro, però, tenterebbe di avvicinarsi all’ingresso della struttura, guardandosi comunque intorno per avvedere i vari pazienti, senza però accennare ad un sorriso o anche solo una parola. La mandritta, poi, verrebbe poggiata contro la presunta porta chiusa, affiancata probabilmente dai due Anbu a cui, oltre una breve occhiata, non concederebbe attenzioni. Spingerebbe quindi l’uscio per cercare di entrare nell’ospedale, con l’intenzione di raggiungere la reception.

Il genin passa abbastanza inosservato in quel parco, cammina libero di muoversi e sì se vorrà potrà anche giungere all’ingresso ed entrare in reception però prima dovrò prendere una decisione, quantomeno morale. Un uomo adulto dai capelli neri e la pelle piuttosto scusa tossisce con forza, sembra non riuscire a respirare molto bene <aiut…> mormora a voce troppo bassa per essere udito da chiunque sti a più di cinque metri da lui e la sfortuna vuole che l’unico ad essere in quel raggio sia proprio Yujiro. L’uomo che dimostra all’incirca trent’anni o poco più si piega in avanti, la mano destra va davanti alla sua bocca a soffocare l’ennesimo colpo di tosse. Un violento spasmo attraversa il suo corpo andando a far perdere momentaneamente l’equilibrio, flette le gambe e pare chiudersi in sé stesso, le dita sulla sua bocca si macchiano di rosso, sangue che viene spostato su quella mano mentre tremante la sinistra che va in quel kimono azzurro, il tipico dei degenti potremmo dire, alla ricerca di un fazzoletto o di qualsiasi cosa possa usare per pulirsi la mano e la bocca che ora si mostra sporca di muco e sangue, un misto di certo non bello da vedersi, né tanto meno da odorare ma che comunque comunica un problema, quel paziente non sta bene e bisogna soccorrerlo il prima possibile, per ora l’unico che può accorgersene è proprio il ninja di Kusa al quale comunque non viene tolta la libertà di scelta, aiutarlo o tirare dritto come se nulla fosse?

14:52 Utente anonimo:
 Non appena la destra si poggia contro l’uscio della porta, il suono del tossire di un uomo, sempre più intenso, giunge alle orecchie del genin, la cui attenzione si ritrova a doversi scostare dall’ingresso per andare alla ricerca, con i due occhi bi-cromi, dell’artefice di tanto baccano. Non dovrebbe metterci molto ad individuare, non molto più in là in effetti, un uomo sulla trentina. Inarca un sopracciglio il ragazzino, quindi, le cui labbra si schiudono per accennare qualcosa ma, a quanto sembra, l’altro non sembra proprio stare bene. Le parole di Yujiro vengono troncate sul nascere, infatti, e con una certa velocità cercherebbe di spingere la porta dell’ospedale che, se riuscisse, andrebbe ad urlare al suo interno<fate venire subito un medico qui fuori!>Dichiarerebbe quindi, preferendo da prima chiamare i soccorsi che, comunque, riuscito o meno a farlo, si precipiterebbe subito dopo verso l’uomo, che all’apparenza par si stia per inginocchiarsi.<hai ingoiato qualcosa per caso?>Chiede velocemente il giovane Yujiro, che effettivamente non bada più di tanto alla vista e all’odore, seppur poco gradevole, che in questo momento lo investono. Passano in secondo piano in effetti, non ha idea di cosa chiedere o fare, un accenno di panico si pressa anche sul suo giovane viso, eppure il giovincello cercherebbe comunque di mettersi davanti all’uomo, con le ginocchia che affondano nel terreno e la schiena ritta, con il volto rivolto verso di lui<adesso… adesso provo ad aiutarti, va bene?>Asserisce istintivamente, e cercherebbe di scostare le mani di lui<cerca di non tossire, intesi? Lascia che controlli>Una certa nota di panico si fa sentire nella voce di lui, che comunque cerca di mantenerla quanto meno cordiale. Con le dita, se riuscito a scostare le mani altrui, tenterebbe di fargli aprire la bocca, poggiando indice e pollice ai lati del mento per poi premere verso il basso.

Dall’interno dell’ospedale lo sentono ma le emergenze sono molte e un ragazzino che chiede un medico forse non è abbastanza per far precipitare tutti, quindi per il momento i soccorsi tardano ad arrivare, forse sottovalutato il problema. L’uomo si lascia semplicemente aiutare senza opporsi e scuotendo la testa a quella prima domanda. Lascia semplicemente che la mano destra sporca di sangue e tremante venga scostata. L’uomo apre appena la bocca anche se di certo non potrà controllare gli spasmi del suo corpo, infatti appena inspira un nuovo colpo di tosse lo coglie, togliendogli il respiro, china velocemente il capo finendo per cadere in ginocchio a terra essendosi sbilanciato, altro sangue viene sputato fuori dalla sua bocca con quel colpo di tosse, sangue che finisce anche sui pantaloni del ragazzo oltre che sui suoi stessi abiti e a terra. Forse analizzandolo meglio il genin noterà come dal suo addome si stia spargendo altro sangue, una macchia che sembra farsi sempre più nette e in espansione. La situazione è decisamente più grave di quel che pensava. Gli occhi dell’uomo si fanno sempre più vitrei, perdendo di forza ogni istante che passa, non respira e sta perdendo troppo sangue e in maniera decisamente palese. Che farai ora?

15:14 Utente anonimo:
 In poco tempo i propri pantaloncini ed i vestiti dell’uomo si imbrattano di altro sangue, ma stranamente, per quanto schifo possa provare Yujiro, attualmente non sembra neanche essersene accorto. Solo un certo panico si è palesato sul suo volto, gli occhi son fissi all’interno della bocca poco aperta dell’uomo e, da lì, non sembra avvedersi di nulla, oltre che a dargli conferma è lui stesso.<va bene, va bene!>Dice in fretta il ragazzino, cercando di formulare qualche idea o un qualcosa di concreto di fattibile. Ed ecco però che dopo la perdita dell’equilibrio di lui, finendo in ginocchio, forse è proprio per questo che gli occhi del ragazzino paiono captare un’altra anomalia. Altro sangue che si sparge a macchia d’olio sul torace dell’uomo<oh no… >Non è sicuro, ovviamente, non ha idea di cosa stia succedendo ma, in effetti, subito dopo cerca di assumere un tono più tranquiilo.<ora ascoltami, adesso ti aiuto a sdraiarti… ok?>Quindi, cercherebbe di sospingere delicatamente il corpo dell’uomo verso il terreno, poggiando la mancina sulla sua spalla e l’altra dietro alla nuca, nell’intenzione di farlo adagiare delicatamente contro l’erba fresca, di schiena. Se riuscito, si dovrebbe trovare di fianco al trent’enne, e cercherebbe, poi, di sollevargli il tessuto che gli copre addome e torace con altrettanta delicatezza, volendolo portare appena sotto al collo per scoprire la parte in cui vi è altro sangue e, su cui, gli occhi del tredicenne vanno a posarsi per vedere cosa stia succedendo.

Le forze dell’uomo vengono sempre meno e così senza potersi davvero opporre si fa aiutare dal ragazzo a sdraiarsi a terra, apre la bocca per cercare aria ma finisce solo per tossire. Rischiando quindi di soffocarsi, incapace di girarsi su un fianco da solo <medico> bofonchia altro mentre tossisce e chiude semplicemente gli occhi, il suo apparato respiratorio invado dal sangue che lo sta davvero soffocando ora, insieme a quello che, essendosi sdraiato, non è uscito dalla sua bocca ma è rimasto all’interno del suo corpo. Invece aprendo quel kimono azzurro si noterà come una benda sta proprio sul fianco destro ed è quella ad essere piena di sangue, è successo qualcosa ma probabilmente troppo per il neo genin che ora si ritroverà con un morente svenuto e soffocante tra le mani a pochi passi dall’ingresso dell’ospedale da cui solo un’infermiera esce. Ed è proprio lei a fermarsi dal ragazzo <oddio!> esclama accucciandosi e provando, con le sue poche forze, essendo una mora ragazzina decisamente magra e minuta, a girarlo sul fianco destro <entra e dii cos’hai visto ci serve un medico> l’ordine è chiaro. Non c’è tempo da perdere, all’interno, oltre le porte socchiuse, potrà notar vari medici camminare, tutti presi ed indaffarati mentre l’infermiera inizia ad alzare la benda, sicuro di voler restare a vedere cos’è successo a quella ferita?

15:32 Utente anonimo:
 Sbarra gli occhi alle parole dell’uomo, eccome se vorrebbe la presenza di un medico. Sentirsi impotente ed incapace di aiutarlo, non è certo una sensazione gradevole, motivo per cui causa anche il panico che, in effetti, sta mostrando il ragazzino, abbastanza normale probabilmente per un tredicenne, i cui occhi si posano su una benda attorno al fianco del trentenne, sporca di sangue e da cui, appunto, sembra essere partito l’origine di tutto. Lo sguardo di lui però si posa poco dopo verso una ragazza, poco giunta dall’ingresso dell’ospedale e che, a quanto sembra cerca di metterlo sul fianco destro.<no!>Urla lui, provando persino a bloccarle le mani<ha una ferità lì, non vedi? Se la comprimi sta peggio!>Crede, almeno, probabilmente si sbaglia dato le sue poche, se non nulle, conoscenze al riguardo… ma dopotutto, secondo una logica, almeno la sua, è così. All’ordine di lei, poi, andrebbe a sollevarsi da terra, annuendo<prova… prova a sollevarlo, così sembra peggio di prima>Espone il ragazzino, non pensando al momento alla possibilità che ella non ce la faccia. Comunque sia, inizierebbe a correre verso l’ingresso dell’ospedale, e questa volta, la mandritta andrebbe in cerca di spalancare la porta con molta più forza, provando ad entrare nello stesso edificio<Ci serve un fot***** medico adesso! Un uomo ha problemi a respirare!>Espone il giovane, mettendosi – se entrato – al centro della stanza, cercando di attirare l’attenzione di uno dei medici<muovetevi forza! Perde sangue dal fianco e dalla bocca!>Urla ancora Yujiro, con gli occhi spalancati, particolarmente umidi, ed il viso paonazzo oltre che il corpo quasi interamente sporco di sangue.

L’infermiera ignora le parole del ragazzo continuando con le sue manovre, si ferma solo quando finalmente arriva la cavalleria. Infatti Yujiro seppur con poca delicatezza è riuscito nel compito che gli è stato affidato motivo per cui un medico con dei barellieri si precipita fuori da quelle porte <bravo ragazzo ora ci pensiamo noi> e così molto velocemente l’uomo viene caricato e portato di urgenza nella prima sala operatoria libera. Rimane nuovamente solo, sporco di sangue e all’ingresso dell’ospedale di Kusa. Nessuno gli si avvicina ma può sentire molti sguardi su di lui, i medici e le infermiere però sono troppo presi dal loro lavoro per prestargli ulteriore attenzione mentre i pazienti gli stanno alla larga non sapendo bene cos’è successo, in molto lo fissano curiosi altri addirittura disgustati ma al genin viene lasciato un po’ di tempo per riprendersi dall’emergenza appena gestita. Il mondo è tornato a scorrere normalmente per tutti gli altri e lui si ritrova sporco di sangue e anche abbastanza puzzolente e se vuole potrà anche fare ciò per cui è venuto ora, per quanto di certo il suo aspetto sia cambiato, oppure semplicemente mettersi su una delle sedie in sala d’attesa per riprendersi, magari prendersi qualcosa da bere e riflettere, o anche andarsene, insomma è nuovamente libero di pensare a sé stesso

15:48 Utente anonimo:
 Almeno una cosa è riuscita a farla e, sicuramente, anche l’unica che poteva fare per salvare l’uomo. Di certo però il ragazzino ora non si sente del migliore dei modi, ha richiamato l’attenzione dei medici ed ha seguito con lo sguardo il soccorso dato al poveretto, fissandolo per tutto il tragitto con gli occhi che quasi brillano, probabilmente dalle lacrime, ed un viso totalmente distrutto. Che sia sporco di sangue o meno non gli interessa, anzi, avverte solo un gran fastidio nell’essere fissato dagli altri, ma non dice nulla, neanche ha dato risposta ad uno dei medici quando gli ha rivolto parola, anzi, quel suono gli è sembrato persino apparso lontano, sfogato forse. Lentamente però il giovane si muove, spostando le gambe verso uno dei muri della HALL, che ci siano sedie o meno, nel tentativo di trascinarsi con la schiena lungo questo prima di adagiarsi col sedere in terra. Una gamba stesa, l’altra appena sollevata con il gomito rivolto in alto ed il piede che aderisce, o dovrebbe se riuscito a sedersi, contro il pavimento. Il viso basso con gli arruffati capelli rossi che gli ricadono da tutte le parti, il fiato mozzato, l’espressione affranta ma con un’unica e sola intenzione. Aspettare, semplicemente, aspettare che l’uomo venga operato prima di chiedere come stia.

Sono lunghi gli istanti che passa attaccato a quel muro, con la gente che continua a passare e fissarlo, alcuni mormorano, altri ancora storcono il naso e si allontanano eppure nessuno di loro sa cos’ha ridotto in quello stato il ragazzo, lunghissimi i momenti in cui nessuno gli parla lasciandolo semplicemente solo ad affrontare tutto, forse le immagini di quel sangue e quella ferita lo tormenteranno per un po’, l’uomo perde conoscenza, lascia che le forze lo abbandonino senza essere n grado di opporsi senza poter essere davvero salvato. Il tempo è passato velocemente eppure ad analizzarci ci vogliono ore, ogni singolo istante è ben fissato della mente di Yujiro che potrà continuare a vivere quei momenti in continuo, perdendosi nel vivido ricordo di quello che è appena successo. Tutto questo fino al momento in cui sulle sue mani non sentirà freddo, a spostare lo sguardo noterà una bottiglietta d’acqua poggiata sulle sue dita, tenuta da una ragazza, l’infermiera di prima, ormai anche lei sporca di sangue che però lo guarda dalla non altezza di quel metro e cinquanta con un dolcissimo sorriso. I capelli mori sono raccolti in un uno chignon sulla nuca, qualche ciuffo le riduce disordinato sul volto. Si limita a star lì tranquilla, sorridendo <sei stato bravo> attende che lui accetti quella bevanda <l’hanno preso in tempo si riprenderà tranquillo> quanto tempo è passato da quando si è messo lì? Non sa dirlo con certezza. China appena il capo verso destra la ragazzina che cercherebbe poi di poggiarsi al suo fianco, sulla destra, non sarà facile nemmeno stabilire gli anni dell’infermiera <non ti sei spaventato e hai agito> ammette lei sospirando e senza smettere di sorridere con dolcezza. Quella donna potrebbe avere un’età compresa tra i quindici e i trentacinque visto il viso acqua e sapone completamente struccato e il fisico minuto <sai è una dote che a volte persino i medici faticano a trovare> ammette ancora voltandosi verso di lui <io sono Sumi> si presenza semplicemente chinando appena volto e ginocchia in quello che è un accenno di inchino <tu sei?> domanda ancora, non lo lascia solo in quel momento, non lo abbandona mentre elabora tutto ciò che ha vissuto

16:12 Utente anonimo:
 Secondi, forse minuti, forse anche ore. Il tempo non sembra neanche più scorrere, non ha idea di quanto tempo stia passando, sembra che la percezione di questo sia stata totalmente annullata, annientata del tutto da quando è giunto in ospedale, da quando ha visto quell’uomo prima tossire, poi accasciarsi, sanguinare ed infine essere portato in sala operatoria. Una giornata iniziata bene ma con un continui decisamente poco piacevole, per lui. Ogni singolo istante si fanno vivide quelle immagini nella sua mente, e lui, lì rimane, immobile, consapevole di essere fissato dagli altri, ma decisamente fin troppo poco interessato a quegli sguardi quando, al loro confronto, si mettono l’impotenza e l’incapacità di muoversi, agire, o fare qualcosa di utile. La mandritta penzola lungo la gamba, con il polso poggiato contro il ginocchio sollevato della gamba destra intanto che lo sguardo rimane verso il basso, fisso nel vuoto. Sospiri pesanti si alternano a piccoli sbuffi, a immancabili respiri profondi a veloci espirazioni. Una brutta e crudele sensazione però si fa viva, non sa quanto dopo da quell’evento, non se ne rende conto, ma quel fresco, forse anche umido contatto, lo porta alla realtà dei fatti. Veloci saettano gli occhi, e lì, sulla figura della ragazza dall’età indecifrabile si soffermano. Non ne trova conforto nelle sue parole che non ricevono risposta da Yujiro, che l’unica cosa che fa è recuperare la bottiglia prima di portarla alla bocca. La mancina ne strappa il tappo, con forza, mentre le labbra si fanno possesso dell’orlo del contenitore per buttare giù, con fin troppa velocità, quel liquido fresco. Ci passano secondi intanto, secondi in cui l’altra si siede senza problemi, prima che lui si stacchi dalla bottiglia ed emetta un sospiro<bene… cos’è che aveva?>E solo ora, comunque, decide di muoverle per proferir parola, volgendo lo sguardo d’innanzi a sé, invece che fissare la ragazza che, in maniera dolce, gli si sta rivolgendo.<cosa, non aver fatto nulla se non dare ordini e urlare?>Accenna freddamente il ragazzino, poi, con un sospiro che gli increspa le labbra e le spalle che dopo si scrollano<Yui>Si limita a dire quando ella si presenta, preferendo utilizzare il proprio diminutivo per pura casualità.

Annuisce a quello sfogo, lo può comprendere o almeno così sembra comunicare. Resta in silenzio ad ascoltarlo, senza mai smettere di sorridergli dolcemente e con gentilezza, sempre per confortarlo <hai prestato soccorso e chiesto aiuto, non sei preparato per fare altro> ammette lei forse brutalmente ma senza nascondere la verità <sei un ninja vedo ma comunque un comune ninja> continua con quel suo discorso <non sei un medico non puoi fare altro> alza appena le spalle <Yui> ripete il suo nome con naturalezza <secondo me sei dotato, il semplice essere rimasto il più lucido possibile me lo fa pensare, potresti decidere di diventare un medico, che ne dici?> domanda quindi, lasciando che quella domanda rimbombi nella testa altrui per qualche istante. Allontana le spalle dal muro andando a stiracchiarsi lievemente, con le braccia che vengono portate verso l’altro <facciamo così ti dirò cos’ha avuto quando sarai in grado di curare chiunque manifesti gli stessi sintomi> un modo come un altro per invogliarlo a seguire quella carriera, ha visto qualcosa in quel ragazzino, un piccolo barlume, una scintilla ma che è comunque bastata a farla avvicinare e farle pronunciare quella sfida, quelle parole di incoraggiamento

16:27 Utente anonimo:
 Nuovamente le labbra di lui si serrano, stringe con forza la bottiglia d’acqua, avvinghiando le dita attorno ad essa senza premere troppo, seppur, ora come ora, una voglia impellente di far qualcosa gli sale dalle viscere, un desiderio di dare pugni, calci, o qualunque altra cosa per sfogare la tensione del momento. Non dice nulla alle parole di lei, alle prime almeno, si limita ad ascoltare e, in effetti, annuire. Non sta certo lì ad auto commiserarsi, quel conforto gli basta abbastanza da emettere un piccolo sospiro e, in effetti, farla finita lì con quella sua commiserazione<l’importante è che stia bene ora>Si esprime semplicemente il giovincello, mantenendo comunque un tono quasi distaccato, freddo forse, con le spalle che ancora una volta di scrollano. Lei però attira lo sguardo del tredicenne, i due occhi bi-cromi che si fissano sul volto della donna dall’età sconosciuta<un… medico?>Ripete, inarcando un sopracciglio per una prima manciata di secondi. Gli occhi si scostano, intanto, portandoli nuovamente fissi in un punto imprecisato della stanza. Un’espressione pensierosa si fa viva sul suo volto però, il labbro inferiore viene mordicchiato intanto che la mancina giocherella con l’orlo dei pantaloncini. Passano alcuni secondi, forse anche di più, in cui l’altra accenna anche a quella proposta, quella sfida che, in effetti, sembra essere ciò che gli fa accennare un leggero sorriso<… perché no, potrei provarci.>

Annuisce vigorosamente appena lui accetta <speravo l’avresti detto> sospira appena <anche perché ho già avvisato e avviato le pratiche con il medico referente> un risata sfugge dalle sue labbra, un modo di fare che lascia trasparire saggezza, quel tipo di conoscenza degli altri che si apprende solo con l’età <lascia le tue generalità in reception e torna da me quando sarai in grado di capire cos’aveva quell’uomo, io ti racconterò il resto> e con queste parole si limita ad uscire dalla sala d’attesa, il suo turno alla fine non è ancora concluso. Si allontana e svanisce dietro al bancone della reception lasciando il ragazzo alla sua nuova strada e a quella sfida che aspetta d’essere portata a termine. Una volta che uscirà da quell’ospedale si accorgerà di quanto poco tempo è in realtà passato realizzando che forse l’uomo è ancora sotto i ferri, tante domande potranno sorgere nella sua mente sul destino di quel malato sconosciuto, domande alle quali troverà risposta un giorno, più in là nel tempo quando ormai avrà una carriera affermata come ninja medico. Non resta che augurargli buona fortuna per questo suo nuovo viaggio. Chissà quante altre volte ancora si troverà ad affrontare simili emergenze, chissà quante volte si sentirà abbattuto e chissà se questa Sumi misteriosa sarà al suo fianco per consolarlo e spingerlo ogni qual volta che perderà un paziente [end]

16:44 Utente anonimo:
 Strabuzza gli occhi il ragazzino, fissando incredulo la donna poco dopo<cosa… cosa?!>Ripete due volte, con la voce molto più squillante e sorpresa, che prende posto dell’invece fredda e quasi apatica di poc’anzi. E’ rimasto disarmato, decisamente, non si aspettava nulla del genere, affatto, ma non aspetta che sia l’altra a muoversi, ad andarsene, anzi, lui sembra alzarsi per primo, forse anche in contemporanea, ma comunque ad ella rivolge le spalle, poi, correndo letteralmente verso la reception. Che sia sporco di sangue, paonazzo, col viso arrossato, i capelli scomposti ed un’espressione mista tra l’incredulo e l’euforico, passa in secondo piano, anzi, in effetti non gli importa di cosa possa pensare la donna oltre al bancone.<Yujiro Hoshi, tredici anni… futuro ninja medico!>Forse fin troppo euforico, tant’è che un sorriso sornione si stampa sulle sue labbra intanto che dice ciò alla donna. E poi, com’è tornato, uscirebbe, dimenticandosi persino del motivo per cui sia giunto in ospedale, dei controlli che doveva fare, i classici di routine, spedito verso casa per dichiarare la notizia alla madre.

Yujiro si trova a dover prestare il primo soccorso ad un malato le cui condizioni si aggravano improvvisamente. Viene poi aiutato da un'infermiera dall'età indefinibile che poi gli propone pure di fare richiesta per entrare in corporazione

Niente px dato che è un'entrata in corp