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Un sogno

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con Kimi, Hanae

21:00 Hanae:
 Il sole è ormai scomparso per lasciare posto alla sua controparte luna, la notte ha ormai avvolto l'intero mondo, eppure sembra costantemente all'alba di un nuovo inizio. In mezzo a quell'oscurità che ormai non sembra più celare insidia alcuna, un'oscurità che credeva apprezzare quando ancora era immerso in nient'altro che un ruolo, in verità quel sentimento non era altro che un rimpiazzo alla paura che ha sempre avuto nei confronti dell'ignoto, del futuro al quale neppure lo sharingan può prevalere. Ma adesso, sembra vedere luce dove c'è ombra, ombra dove c'è luce. La verità dell'insonne non era nient'altro che un urlo disperato, una richiesta nei confronti di Katsumi di accettare qualcosa della propria identità che ha lasciato tempo addietro alle sue spalle, seduto su una vecchia sedia ad aspettare di rivedere la più flebile delle luci. Ma ormai quella stanza è stata cancellata, o quantomeno nascosta tra la miriade di ricordi che avvolgono la mente di Katsumi, della propria vita o meno ormai gli appartengono. Si trova nell'immensa stanza centrale del covo sud dell'Akatsuki, la stessa dove è presente il tavolo nel quale si sono riuniti e si dovrebbero riunire i membri dell'alba. E davanti allo stesso, a coprire un'intera parete e quasi lo stesso soffitto l'immensa statua del gedo Mazou che protrae le proprie mani verso il cielo. In questo momento l'Uchiha è immobile, in piedi a dare le spalle all'accesso del covo, rivolto in direzione di quella statua. Visibile come primo dettaglio il capello più lungo di quanto non fosse già a Lian Yu, ma non soltanto più lungo, dipinto di un colore differente, un colore che già ha attraversato il proprio corpo..ma che fino a questo momento ha rappresentato esclusivamente le sue debolezze. Un bianco candido che si rifà quasi al colore della pelle, tanto simile a ciò che era ma abbastanza diverso dal non identificarlo in colui che si faceva chiamare per le strade di Oto 0-21, quel clone disperato e distrutto dal suo stesso senso di inferiorità nei confronti del clan. Adesso c'è sicurezza nella sua postura, eleganza nei movimenti, uno sguardo in grado di mostrare ciò che vuole. La parte superiore del corpo è avvolta in una camicia nera bordata in grigio a bottoni, questi totalmente uniti tra loro anche all'altezza del collo. Mani prive di guanto e il proprio anello color latte ad essere visibile nella sua relativa posizione: il medio destro. Alle gambe un pantalone color corvino ed infine un paio di stivali. Niente di particolarmente eccentrico e tanto meno di poco elegante. Il tratto maggiormente alieno in quel corpo potrebbe essere una benda dalla forma poligonale che poggia sull'occhio destro, cambiato dall'incontro con l'insonne e lasciato a riposo sotto quella seta per non incorrere in alcun tipo di problema. Gambe leggermente divaricate tra loro e braccia immobili lungo i fianchi, il capo permane leggermente inarcato verso l'alto e lo sguardo assottigliato. Presto si muoverà per Konoha, ha da attendere che le cure del Rikudo terminino, che il suo rinnegan riacquisti la sua naturale saturazione. [ chakra attivo ]

21:20 Kimi:
 Possiamo anche definire il suo come un lungo viaggio ma sappiamo tutti che non è stato così. Si ritrova all’interno del covo sud, cammina per quei cunicoli, per quei corridoi con un passo lento e sicuro, elegante, nonostante le parole lasciate ad Akendo ha finito per tornare da loro anche se le motivazioni son ben differenti da quanto si possa pensare, c’è un motivo infatti se oggi non indossa né anello né abiti neri con le nuvolette, sembra solo una semplice donna. Sa dove trovarlo, si muove tranquilla mentre apre la porta per raggiungerlo intorno a quel tavolo, fa la sua entrata con grazia lasciando che si possa osservare quel suo vestiario radicalmente diverso da solito. Indossa un vestito composto da due distinte parti. La prima che è anche quella che potremmo definire struttura base è un elegantissimo abito azzurro chiaro, quasi verde per certi aspetti, un colore che ricorda molto il mare, percorre tutto il suo corpo andando ad abbracciarla dolcemente intorno a quei fianchi, accarezzando il ventre ormai decisamente pieno, scivola lungo le sue gambe arrivando a lambire il terreno, coprendole i piedi. La forma della gonna è a sirena, le chiude le gambe con grazia. Sul petto una scollatura a cuore, non ci sono maniche, questo permette allo sguardo non solo di cogliere l’abbondanza del suo seno ora che è incinta ma anche quelle due grosse cicatrici che non si azzardano ad andarsene, una testa di lupo tra le clavicole ormai bianco, persino più della sua pelle normalmente, una bruciatura ormai antica con i contorni arrossati a sottolinearne la natura traumatica mentre sopra al cuore una scarnificazione rossa, ancora dello stesso colore del sangue, dai tratti poco sicuri e puliti “k-21” è ciò che recita e che svetta come a sottolineare come quel codice appartenga a qualcuno a cui, a sua volta, appartiene il suo cuore. Sotto all’abbondante seno una cinta dorata a tener stretta e chiusa quella seconda parte dell’abito, un bustino di un azzurro tendente al blu, che scende accarezzando e proteggendo il suo ventre per poi, all’altezza dei fianchi, aprirsi in due distinti veli che si muovono ondeggiando ai suoi passi, svolazzano rendendo il suo camminare ancora più elegante e leggero. Il volto sta fissando la figura dell’uomo ormai davanti a lei, è cambiato ancora eppure ai suoi occhi è sempre lo stesso <Ti amiamo> sussurra leggera con una voce piena d’amore per quanto resti delicata e in qualche modo fredda, la sua solita voce così priva di sfumatura per uno sconosciuto eppure che alle sue orecchie dovrebbe suonare così colorata, tinta dal semplice amore appena dichiarato. Continua ad avanzare, ha cercato di richiamare delicatamente la sua attenzione, sul volto un lieve sorriso, le labbra sono state tinte di una tonalità appena più rossa del normale, qualcosa che le da vigore, il volto è pieno, non più scavato e le occhiaie sono particolarmente sparite. Gli occhi azzurri illuminano quella faccia candida, fatta di pura porcellana, le iridi illuminate invece da un accenno di trucco, una riga nera sulla palpebra mobile e del mascara, nulla di più, un semplice tocco capace di renderla sia più umana che simile ad una creatura ultraterrena per quella capacità di concentrare tutta l’attenzione nei suoi occhi color del ghiaccio. Lo fissa mentre lenta continua ad avanzare

21:53 Hanae:
 Sente passi avvicinarsi in prossimità del centro del covo, indistinti eppure in qualche modo familiari, pesanti? Rimane voltato fintanto che non riesce ad udire lo strusciare della seta delle vesti altrui sulla stessa pelle, ma forse..ancora prima di notare questo piccolo dettaglio poteva percepire che non poteva essere che lei, la figura in avvicinamento. E' passato del tempo da quando ha letto la missiva, qualche settimana forse, ma nonostante ciò sembra che siano passate intere vite prima di raggiungere il punto qui presente della storia. Ha fatto una scelta e non se ne pentirà, ma non per questo deve adagiarsi nell'idea che andrà tutto per il meglio. Desiderare troppo per sè potrebbe riempirgli tanto le mani d'oro dal farlo poi cadere a causa del suo stesso peso e questo non deve accadere. Il busto ad essere ruotato appena facendo seguire il corpo, in modo dal potersi voltare in direzione della lei ed osservarla. Inutile dire che sia strano..il modo in cui si presenta. E non si tratta semplicemente del pancione, quanto in quel corpo che sembra aver riacquistato una certa dose di vigore. Il capo torna diritto nel cercarne le iridi tramite il solo occhio esposto, un movimento lieve che tuttavia sottintende il fatto che la mette sul suo stesso piano d'esistenza, nè come essere superiore nè come inferiore. Ascolta quelle parole, facendone seguire una contrazione dei muscoli del volto nella forma di un sorriso. Non eccessivamente gentile..troppa è la tensione e l'energia presente nel suo corpo, in costante aumento durante l'attesa del Rikudo sennin..suo cugino. Forse dovrebbe raccontarle, forse è semplicemente qualcosa d'irrilevante per la figura altrui. Rivede in quel volto gli eventi della serata precedente, della nottata, rivede quel limbo. I muscoli che per un istante si contraggono, lo sguardo a scurirsi appena, assottigliarsi ulteriormente. Ma non si permette esitazioni, le labbra si schiudono ed un moto rettilineo prende avvio verso di lei. < Ne sono certo.. > La mancina si solleva appena partendo dai fianchi, nel tentativo di sfiorare ed unire il proprio palmo della mano con quello altrui, facendovi eventualmente scaturire una leggera forza tendente all'alto per raggiungere l'altezza del petto dell'Uchiha. La mano gemella repentina tenta a sua volta di poggiarsi sul dorso della stessa mano della Doku. Nulla sarebbe mai mutato nella compostezza di quei movimenti, che quasi possono sembrare colmi di superbia ad un terzo sconosciuto. < Stavo perdendo di nuovo l'equilibrio. > lo sguardo scivola sul corpo di lei, passando dalle gambe, soffermandosi appena all'altezza dello stomaco per poi risalire al volto. Le mani ancora immobili sull'altrui qualora gli fosse possibile. < Qualcuno mi ha ricordato che la luce non può esistere da sola, tanto meno l'oscurità. Solo quando ho accettato la verità ci sono arrivato. > Sulle labbra il sorriso riappare per brevi istanti. < Quel numero non ha più motivo di esistere, anzi, non ne ha mai avuto. > Lo sguardo si punta sul K-21 impresso a fuoco sulla pelle altrui. Ormai non si lega più a sè quel numero, 0-21 è stato soltanto un errore, uno strato di pellicola con lo scopo di proteggere la realtà. < Come stai? > Le braccia vanno a scemare lentamente per abbandonare la mano altrui, cosi' da tornare lungo i fianchi. [ chakra on ]

22:10 Kimi:
 Si ricongiunge a lui, naturalmente, lasciandosi cullare in quel tocco senza mai smettere di sostenerne lo sguardo, non c’è veleno in quel contatto si tratta solo di pelle che si sfiora. Ascolta il battito del suo cuore attraverso il palmo e quando viene lasciata semplicemente la mano sale, lentamente sfiorando con l’indice il corpo di lui, i vestiti, il collo per poi passare al mento e giungere alla benda <devo preoccuparmi per questa?> domanda semplicemente senza apprensione sulle sue labbra, le schiude per parlare andando lentamente a richiuderle. Gli occhi tornano a muoversi mentre il capo viene abbassato per portarsi su quella cicatrice <questa è rabbia> replica lei osservando la cicatrice <ti ricorda che sono pronta a spaccarti la faccia se dovessi osare un’altra volta> la voce usata suona distaccata ma non priva di dolcezza, insomma l’opposto che ci si aspetterebbe viste le parole pronunciate, lentamente lo sguardo scivola sulla figura altrui, ne saggia ogni centimetro memorizzando i cambiamenti, continuando a tenere aggiornata la figura impressa nella memoria. Mentre il mento si rialza e gli occhi che si muovono la sua mano destra calerebbe solo per andare a sfiorare nuovamente la gemella altrui, lentamente andrebbe a prenderne il dorso, una lieve pressione per cercare di farlo spostare <ascolta> mormora nascondendo un sorriso e mordendosi il labbro. Se le fosse concesso porterebbe il palmo di lui sul suo ventre, verso la bambina, potrebbe sentirlo anche lui quel calcio, quei movimenti ormai non più tanto rari per lei ma che ancora la emozionano, capaci di farle dimenticare anche per qualche piccolo istante il fatale destino che pende sul feto, su quella vita così ostinata da aver resistito fin ora anche al suo veleno. Non ha altro da aggiungere lei che non abbandona con lo sguardo il volto altrui, vuole osservare le sue reazioni, condividere quel momento unico di una gravidanza che a ben vedere sta portando avanti da sola, da quanto tempo non stanno soli ormai, tutti i suoi dubbi, le sue paure sono sopite nel suo cuore, nascoste. Se solo avessero più tempo allora forse potrebbe anche pensare di condividere con lui ma come sempre nella loro storia sono più rari i momenti in cui condividono spazio e tempo della distanza, sa di potersela cavare da sola. I capelli le lambiscono il collo, andando a sottolineare la mascella appena tesa, il dolore misto a piacere di quei colpi, calci che non accennano a rallentare, forse anche la bambina si è accorta di essere in presenza del padre, forse per qualche miracolo reagisce alla voce di Katsumi e non quella di Yukio o delle farfalle esseri che ha sentito decisamente di più, un’assenza che magari non sta già intaccando il rapporto padre figlia, un rapporto che lei comunque non ha mai avuto il piacere di conoscere. Non arriva risposta all’ultima domanda, quel volto sofferente e in pace al tempo stesso dovrebbe comunicare abbastanza, attraverso i suoi occhi c’è l’ombra del dubbio e la paura eppure sembra così piccola adesso, cosa possono dei pensieri davanti all’immensità dell’amore che provano, due anime che si sono perse tante volte ma ritrovati sempre una in più, due cuori che nonostante le mille motivazioni per spezzarsi e allontanarsi hanno finito solo con il legarsi sempre di più

22:45 Hanae:
 Ascolta le parole da lei esposte, il solo capo va a muoversi appena per permettere alle pupille di scivolare per poter squadrare meglio la figura della Doku. Un atteggiamento piuttosto contorto, ma comprensibile quantomeno per la situazione in corso. < Mi ricorda di aver vissuto dolore non necessario. Di averti abbandonata per un complesso privo di reale origine. Mi ricorda di essermi privato di tre anni di una parte di me per poter interpretare il ruolo imposto dalla casualità degli eventi. > In quel tono sembra esserci una severità piuttosto..particolare, una severità che non applica spesso sulla Doku ma che adesso necessita per farle comprendere e iniziare a capire che qualcosa è emerso..sulla verità delle sue origini, su ciò che stava cercando di raggiungere tramite Akendo. Nessun senso di nausea, nessuna lacrima di sangue, semplicemente il proprio corpo sta bene. Velatamente porta avanti una richiesta nei confronti di quella cicatrice. < Le mie origini non sono da collegarsi al laboratorio. > Esplica infine cosi' il necessario. < No..> il capo ad esser scosso appena in un movimento orizzontale, il braccio sinistro ad esser sollevato e le dita ad afferrare la benda indossata, per poi rimuoverla per permettere a Kimi di intravedere cosa si cela oltre. Un'iride totalmente bianca cerchiata di nero, come un piccolo frammento di vetro che riflette la sola luce, un contrasto nuovo nel suo volto. La pupilla a dilatarsi per adattarsi alla luce/ombra presente nel covo, brevi istanti per poi tornare in sua direzione. < E' la prova che ho trovato il modo di stare in equilibrio sul bordo del precipizio. > Quell'infinito abisso oscuro nel quale molte anime si proiettano senza possibilità di fuoriuscita. Un abisso nel quale si è immerso di sua spontanea volontà e dal quale è riuscito a fuoriuscire soltanto accettando l'aiuto dell'insonne, colui che ha dato inizio a questa catena di eventi. La mancina si riporta all'altezza della fronte per poter tornare a nascondere quell'occhio. < Hai un posto sicuro per questo utimo periodo? > La magione di yukio, è l'aspettativa nonchè il posto più sicuro che possa esserci per attendere fino al momento del parto. Ma la sicurezza non è mai troppa. Il busto viene inarcato appena in avanti, accompagnato dal movimento della propria mancina che si lascia trascinare verso il grembo altrui, ormai evoluto ad uno stadio quasi ultimo. E' questione di poco tempo perchè possa nascere..e in verità la gioia si macchia di preoccupazioni, visibili nello sguardo, percepibili nell'osservare la lieve contrazione dei muscoli corporei. < è..strano..> lo sguardo non si ferma sul grembo altrui, ma scivola verso il terreno, forse una forma di disagio verso quella creatura nata da parte propria. < ... > non c'è realmente niente da dire, per l'Uchiha, che lo sguardo stesso non riesca ad esprimere. [ ck on ]

23:03 Kimi:
 Ascolta le sue parole senza mai lasciare la mano, osserva l’occhio con attenzione e curiosità, cerca come sempre di leggere oltre ciò che le viene detto, di comprendere l’animo tormentato di quello che le pare proprio di non poter più identificare come clone. Le sue labbra si schiudono e all’improvviso le parole escono senza riflettere, sembra di tornare a parecchi anni prima, intorno a lei non c’è più il covo ma una pizza deserta, la pioggia che cade sul suo capo e lei è tornata una piccola ragazzina, debole e forse indifesa ma capace di attaccare come un toro senza fermarsi o ragionare sulle conseguenze, qualcuno di radicalmente diverso da ora <cosa ti hanno fatto?> la forma cambia ma il tono è lo stesso, rabbia e paura mischiare alla perfezione in un mix che tempo addietro è stato capace di risvegliare l’animo tormentato di lui e che ora con la stessa potenza va ad attaccarlo, come se fosse tornata indietro nel tempo. I calci sul suo ventre si placano, la bambina ha smesso di agitarsi o girarsi, non c’è altro. La sua destra si sposta lentamente verso il mento di quello che ormai possiamo chiamare uomo, l’indice che si porterebbe proprio sotto le sue labbra, il pollice che invece va ad accarezzare il collo prima di cercare id far forza per fargli alzare il volto, riportare i loro occhi ad incontrarsi, poter leggere così l’uno nell’animo dell’altro <non rimproverarti> aggiunge con un tono duro, freddo e decisamente serio <sarò io a farlo quando necessario te l’ho detto quante volte?> domanda lasciando che un sospiro esca dalle sue labbra, non ci mette particolare forza ma quelle dita stanno tremando nel tentativo di trattenersi <non sei solo sull’orlo del baratro salterò con te se vorrai gettarti o ti tratterò sulla terra> non lascia la presa mentre la mano sinistra si chiude in un pugno a trattenere quelle emozioni che la scuotono sin nel profondo <noi> si corregge subito dopo <perché se oserai fuggire ancora una volta saremo in due a venirti a prendere a calci> puntualizza, glielo ricorda, quella minaccia fatta sempre davanti ad Oto, alla fine quel villaggio torna sempre tra di loro a ricordargli le mille promesse mai infrante <e sì è strano ma per tutti, credi mi piaccia essere sempre sotto il suo controllo? Ho fame quando vuole, mangio solo ciò che lei vuole e dormo solo se me lo permette. La mia vita sarà così anche dopo la sua nascita eppure io la sto sentendo crescere non voglio sensi di colpa da te voglio vederti tornare da me e darmi il cambio, voglio che quando sarà il momento sarai tu a spiegarle perché la mia anima appartiene all’Ade, voglio che quando sarà il momento> si ferma appena senza fermare quel tremore, ormoni, paura, ansia quante cosa si mischiano mentre cerca di mantenere la calma <tu sia lì a stringermi ad essere il padre che nessuno di noi ha mai avuto, ti è chiaro?> severa, ma quanto può resistere davanti a lui? Un tempo decisamente poco ora meglio non scoprirlo. Si limiterebbe poi a raggiungere il suo volto a cercare di stringerlo a sé con le dita sempre sul suo mento solo per baciarlo, rabbia, odio, paura, passione e amore andrebbero a mischiarsi insieme se le loro labbra riuscissero effettivamente ad unirsi in un contatto che le è stato negato troppo a lungo

23:53 Hanae:
 Aggrotta appena la fronte alle prime parole altrui, cosa gli hanno fatto. La risposta da dare sarebbe più complicata di quanto le proprie parole gli possano permettere. Come ceramica utilizzata per creare l'oggetto sbagliato, frantumata in cocci e riassemblata in forma diversa. Mai uscirà la forma desiderata senza imperfezioni. Eppure gli sembra giusto cosi', forse è stato proprio l'esser stato distrutto che gli ha permesso di evolvere. < Mi hanno raccontato la verità. > Akendo, Madara, lo stesso Insonne ci ha provato da qualche tempo prima. Ma non era mai abbastanza pronto ad affrontarla, mai avrebbe potuto reggere la mole di informazioni che ora viaggiano per la sua mente con una mente com'era prima di aver visto la figura del primo degli Uchiha, un suo..antenato, a conti fatti. < Nanami Seiun, è il nome completo di mia madre. > Esordisce cosi', con lo stesso cognome portato a lungo dalla figura dell'attuale rikudo sennin. < Per un periodo scomparve, ritornando tempo dopo con un figlio in grembo, cosi' come te adesso. > questo è ciò che Akendo gli ha potuto raccontare a grandi linee. < Akendo sospetta che la mia crescita nel villaggio del suono fosse una misura di sicurezza per permettergli di vegliare su di me. Tuttavia qualcosa è andato storto, al suo risveglio nè io nè lei eravamo più presenti. > L'avere un legame di sangue potrebbe essere sottinteso, dato il cognome della madre. Ma il padre? Gli occhi in origine color cremisi dell'Uchiha non mentono sulle sue origini, tuttavia.. < devo svelare l'intera verità. > Rimane dunque in silenzio, trattiene quanto riguarda l'aver letteralmente divorato Nemurimasen, l'averlo accettato e nascosto al suo interno. Forse, un giorno, farà riemergere quel lato, quella personalità dominante che in parte si è amalgamata al normale Katsumi. < Non sarò mai proteso da nessuna delle due parti. > Sta seguendo un percorso che potrebbe portare infine soltanto all'insoddisfazione, un percorso che può essere affrontato soltanto con aiuto o avversione della propria mente. Non può permettersi di vivere per il puro gusto di farlo, per portare avanti semplicemente una famiglia, sia essa legata agli uchiha o meno. Deve andare avanti, seguire le impronte lasciate dal ciclo vitale precedente e far si che le ruote del destino non si arrestino mai. Non è forse per questo, che ha cercato Akendo, dopo averne ottenuto ogni parte della sua vita? Per compiere il suo fato. Ascolta le richieste di lei, legate alla figlia, legate all'ipotetica fine che farà. L'ade. Privo del tempo di parlare vede le labbra della lei avvicinarsi. capo a chinarsi appena verso il basso, aderisce a quell'azione, le braccia ad alzarsi e le mani a stringere attorno ai polsi di lei, per poi scivolare lungo l'intero braccio per raggiungere le spalle. Un bacio che fa percepire la propria presenza, che tenta di affievolire le preoccupazioni altrui. < ..E non abbandonerò il mio percorso, qualunque cosa succeda. > Si scosta appena di qualche centimetro. < Non siamo persone qualunque, Kimi; non potremo mai esserlo. > Alza il braccio destro, sul quale poggia l'anello dell'Akatsuki. < Ci siamo spinti ben oltre quel livello, fermarci a vivere l'immagine rappresentata in una tela perfetta non ci sarà mai possibile. Sarò sempre pronto a combattere fino all'ultima goccia di sangue per voi. Ma dobbiamo essere consci che non siamo genitori. Ho ucciso e mangiato uomini per il gusto di farlo, ho ucciso e mangiato uomini per odio ed ira. Ucciderò ancora e ancora, mi sporcherò e chissà cos'altro avverrà. Ho visto cose che nessuno dovrebbe vedere, chiuso in una stanza con il cadavere di un altro Uchiha, qualcuno che allora consideravo un fratello. > E' calmo, nonostante tutte le parole dette, non possono affrontare tutto pensando di essere pronti ad un fardello simile. Sono entrambi disposti a cambiare, per la propria figlia? Difficile rispondere. [ ck on ]

00:12 Kimi:
 Un bacio non privo di significati eppure si stacca andando semplicemente a prendere posto su una delle sedie a quel tavolo <ancora lui> sospira. Akendo, una figura che ai suoi occhi inizia a diventare decisamente più fastidiosa che altro, come se stesse allontanando da lei. Siede dandogli le spalle e continuando ad ascoltare tutto il suo discorso rinchiudendosi a lungo in un silenzio. Ciò che le viene narrato non è piacevole né semplice e la fatica che fa nell’udire quelle parole è palese, forse non da lui a cui vengono rivolte le spalle ma se solo potesse osservarne il volto noterebbe come quegli occhi vanno pian piano a raffreddarsi, allontanarsi rinchiudersi lontano mentre il suo stesso cuore viene congelato, protetto da quello strato spesso che ci ha messo anni ad elaborare, il dolore che viene allontanato come se non esistesse. Accavalla le gambe lasciando che la schiena si irrigidisca, una postura elegante e fiera che di certo non si addice ad una comune ragazza <lo so> sbotta infine, un tono gelido che non lascia trasparire davvero delle emozioni. Continua a dargli le spalle <non potremo mai essere genitori Kimi, che brutta vita, che brutto destino, oh io uccido e mangio le persone> potrà notare i suoi capelli ondeggiare mentre quasi lo scimmiotta ripetendo quelle parole che si è stufata di udire <continua a nasconderti Katsumi> lo sta rimproverando proprio come promesso poco fa. Non lo sta osservando eppure non ha nulla da nascondere, su quel volto mancano sia la rabbia che il dolore <da quando sono una stupida donna che crede in simili sciocchezze?> sbuffa, sonoramente adesso per quanto il tono resti decisamente freddo, distaccato come se volesse ferirlo con quel suo modo di fare <sapevo non l’avresti mai accettato, forse tu non puoi ancora comprendere> ed è ora che tenterebbe, per quanto possibile, di flettere il busto, voltarsi quel tanto che basta per osservarlo <ti sei mai chiesto cosa abbia fatto in quei tre anni? Certo sapevi di spettro ma hai mai saputo qualcosa su di me?> lo fissa, attende qualche istante una risposta prima di incalzarlo ancora <ti sei chiesto cosa io abbia scoperto su me stessa? Hai mai pensato cosa provassi davvero a proposito di questa gravidanza?> il capo si flette verso destra, appena, solo per far calare su di lui quello sguardo così lontano <no sei troppo preso dal tuo dolore per poter anche solo lontanamente avvicinarti a me> la mano destra va a farle da appoggio per il mento, il gomito poggiato sul tavolo <sai che ho pensato di ucciderla?> sorride, c’è qualcosa di sbagliato in quell’espressione, non la dovrebbe fare ora non con tutto l’amore che prova per la bambina <l’hai sentita la mia controparte lei è segnata> quelle parole, quell’ultima finale minaccia rivolta a loro figlia <e vieni qui a dirmi che non saremo mai una famiglia normale, scusa non mi ero accorta di essere ingenua> ci sta credendo comunque, nonostante tutto <se questo è il massimo che puoi fare affronterà tutto solo con me. Un padre incapace di guardare oltre al suo naso non le serve. Così come ad una regina non serve un re debole, te l’avevo giurato abbandonami ancora e io non ti perdonerò, ti ammazzerò e tormenterò in eterno la tua anima> anche lei è cambiata nel tempo, spostandosi da quella malata dipendenza che la spingeva a dire sempre di sì ad ogni sua parola, gli è fedele non ha mai smesso di amarlo ma grazie alle farfalle e a Zasso ha imparato il sapore dell’egoismo, ha separarsi dal più profondo dolore e lo sta dimostrando <ti definisci in equilibrio ma non lo sarai mai finchè non imparerai a dettare tu le condizioni, sei passivo davanti ad un destino> l’indice della mano destra si sposta, va sulle sue labbra come in un cenno di silenzio, l’espressione che si dipinge sul suo volto è di stupore <ma tu non mi avevi rimproverato le stesse identiche cose prima di lasciarmi sola con il dolore e la tua assenza?> cattiva. Rinfacciarglielo non è stato il gesto più nobile di sempre ma basta guardarla, o meglio basta che lui la guardi, per comprendere quanta rabbia e quanto dolore si celino dietro a quell’espressione apparentemente indifferente. Una pugnalata dopo l’altra le è stata inferta da quelle parole

18:28 Hanae:
  [Sala centrale] Lo sguardo scivola sulla Doku che si sposta dalla propria posizione per sedersi in uno di quei posti che dovrebbero rappresentare il punto d'unione dell'Akatsuki, adesso più o meno separata per i più disparati motivi. Fronte ad aggrottarsi appena alle prime parole altrui, continuando tuttavia nel proprio parlato, per poi tornare immobile, osservando la lei che gli da le spalle. Ed infine ecco che le prime parole di risposta vengono emanate, come a voler rappresentare virtualmente uno schiaffo, un colpo dritto alla propria psiche, alla propria attuale compostezza mentale. Una reazione che lo porta al contrarre i muscoli e ad inspirare profondamente, trattenendo quel fiato e continuando ad ascoltare le parole che la Doku esprime, eppure le labbra si schiudono, quasi impossibilitato ad affrontare quel dialogo nel silenzio. < Non osare credere di capire cosa io abbia provato, se questi sono realmente i tuoi pensieri! Tu più di chiunque dovresti sapere cosa ho tentato di affrontare da quando l'idea di superare Sasuke mi era entrata nella testa. > Lo sguardo ad assottigliarsi ed il piede sinistro ad essere battuto sul terreno. Il naso permane arricciato verso l'alto ed il corpo ancora immobile nella stessa identica posizione, dando le spalle all'enorme statua del gedo mazo per osservare la Doku. < Non ho vissuto neppure un singolo istante del mio tempo con te cercando di allontanarmi dalla mia vita. Mai ti ho mentito al riguardo, in quella vecchia casa abbandonata ti ho narrato più d'una volta i miei obiettivi. Eppure più andavamo avanti e più ostacoli comparivano. Devo forse ricordarti della guerra civile ad oto. > Nonostante il principale trauma della Doku sia stato cancellato e sostituito ciò che riguarda l'Uchiha è rimasto integro, cosi' come il periodo nel quale era nel costante terrore di vivere un genjutsu. < O magari di ogni singola volta che ero costretto a vederti distesa su un lago di sangue, per mano mia. Hai mai pensato a quanto potesse fare male starti vicina con quelle immagini nella testa? > Il tono va alzandosi per sottolineare quanto detto, eppure qualche istante a seguire scuote il capo, lentamente. < Hai mai pensato di non aspettare questo momento per parlare di quei 3 anni? > E poi una risata, breve, piuttosto placida e fredda, l'espressione facciale permane indifferente in quell'atto dalla durata di pochi secondi. < Davvero..> La mancina stretta a pugno ad impattare senza particolare enfasi sulla propria gamba sinistra. < Se fossi stato passivo davanti al mio destino sarei morto tempo addietro. Puoi tu avere idea di cosa rappresenti l'equilibrio? Il MIO equilibrio!? Oh..> un cenno del capo verticale, occhi a socchiudersi e in essi a fluire la propria naturale energia del chakra, sospinto conseguentemente verso l'alto con lo scopo di raggiungere il nervo ottico, e da questo entrambe le pupille, nonostante una sia adesso nascosta. Irrora le proprie energie in entrambi i bulbi, per poter causare una reazione naturale del chakra con il proprio gene che dia vita a ciò che fino ad ora è riuscito a raggiungere, quelle tre virgole nere che rappresentano il proprio avanzamento, arrivato al suo apice ma non alla perfezione. < Sto combattendo ogni giorno, per mandare avanti la mia idea di equilibrio, che tu la approvi o meno. Nonostante sia stato io a rimproverarti allora, dimmi se nel mio sharingan leggi ancora quei sentimenti contorti e annodati. Dimmi se non ti ho anche detto quel giorno, prima di andare via da Lian Yu, che sarei cambiato. Dimmi se ancora pensi che io stia combattendo l'idea di ucciderti per potenziare questa abilità oculare. La risposta la sai, e la causa è che sono cambiato. La causa è che ho deciso di andare oltre i miei ostacoli, poichè non sono più passivo al mio destino. > [ Chakra on ] [sh 3 on]

18:45 Kimi:
 Lo fissa, tenendo alto il mento davanti a quello sguardo, senza abbassarsi ascoltando quelle parole, osservando quella rabbia che da tanto non poteva scorgere come se nonostante tutto un muro si fosse costruito tra loro <io> lo sillaba lentamente mentre osserva lo sharingan senza ritrarsi, senza pausa <io> continua <io> un’accusa, un tono freddo e gelido <ecco cosa sento> lo rimprovera ancora andando semplicemente a portarsi la mano sull’addome, come a controllare e a tranquillizzare quel feto che non può non reagire ai sentimenti della madre, più lei sarà arrabbiata e scossa più la bimba sarà irrequieta, reagendo naturalmente <non ho mai negato il tuo dolore o il tuo passato> replica ancora una volta <ti sto solo ricordando che il futuro sei tu a deciderlo> la guerra di Oto per lei è un po’ confusa, con l’illusione creata proprio da Katsumi ha rimosso la parte più traumatica ma non riesce a ricordare nemmeno cosa è successo dopo essere stata sconfitta, all’epoca, dalla sua parte peggiore, dal primo di una lunga serie di demoni. Sorregge le sue parole e il suo sguardo <e per una volta prova a capire che non sono una bambina da difendere> si alza, di scatto da quella sedia solo per poterlo fissare come si deve, il corpo rigido, nonostante la freddezza nei suoi occhi e nella sua voce il resto die muscoli è teso, lascia trasparire le sensazioni che la pervadono. La destra si sposta a raggiungere quel “k-21” scarnificato sul suo petto, lo accarezza, un gesto che ha un retrogusto amaro e lontano, era tempo ormai che non sentiva più la necessità di ricordare la loro storia e il loro amore a sé stessa <non lo sono da tempo eppure tu mi parli di equilibrio, dichiari di voler camminare solo e di volerci proteggere> l’indice andrebbe a premere su quella che ormai è solo una cicatrice, non le fa più male ma nella sua mente il gesto è abbastanza, quasi fosse una droga <a me non serve la tua protezione ma il tuo supporto> continua quindi mentre il volto rimane impassibile, nascondendo ancora una volta <ti conosco non servono certi discorsi Katsumi> torna semplicemente a chiamarlo per nome, continua a scuoterlo lei, continua disperatamente nel suo intento, smantellare quella barriera piazzata da entrambi che alla fine è l’unica cosa davvero in grado di separali <se anche tu dovessi cambiare idea, decidere di uccidermi te lo impedirei. Ti ricorderei tutto questo, non sono un peso ma una tua alleata> una piccola pausa mentre prende un profondo respiro e va a mordersi il labbro inferiore, lei potrebbe anche continuare quella discussione all’infinito ma qualcuno non sembra della sua stessa idea. Abbassa lo sguardo per tornare a sedersi, cerca di nascondere il vero motivo di quella che pare una resa <l’unica alleata che morirà piuttosto che tradirti> questo non è altro che un sussurro mentre seduta lascia che i capelli le ricadano in avanti, andando a coprire appena il volto e quell’espressione che ora inizia a disegnarsi sulla faccia, il dolore che pian piano si palesa, lo spasmo addominale che una donna al suo mese di gravidanza non dovrebbe provare. Non è la prima volta che le capita e nascondere l’ansia, la paura è difficile ma ancora più arduo è lasciar andare quella rabbia non solo per la discussione ma anche e soprattutto, per l’incapacità di reggerla, sta smentendo ogni sua singola parola al momento, una goccia di sangue bagna il su abbro inferiore, respira lentamente e profondamente ed è una cosa palese, si vedono le sue spalle alzarsi e poi abbassarsi, se di solito il suo modo di respirare è talmente lieve da risultare quasi impercettibile ora è l’esatto opposto eppure dignitosamente cerca di nascondere il volto, unica maschera di sofferenza, e flette il busto in avanti così da nascondere anche la mano sull’addome che trema appena

19:36 Hanae:
  [Sala centrale] Rimane in attesa, lo sharingan permane sugli occhi per permettere a lei di reggere il confronto con quello sguardo, per permetterle di analizzare quell'iride che non più trema all'idea che qualcosa possa cambiare, quel singolo occhio che vuole invece essere simbolo di calma e coscienza. Non mera follia e perversione come poteva intravedere nel mangekyou di Sasuke, il proprio obiettivo sta molto più in alto, cosi' come la propria stessa figura. Una volta pensava di essere inferiore a troppi elementi in questo mondo, e per quello ha deciso di interpretare il ruolo dell'individuo forte. Ma ora non c'è più spazio per le finzioni, la verità è davanti a lui e può soltanto decidere se essere realmente debole o realmente forte. Ha già scelto cosa cercherà nel proprio futuro; Eppure ancora è troppo presto per discutere di questa scelta, ha intenzione per prima cosa di svelare punto per punto i passi fondamentali della sua storia, cosi' da smantellare ogni singola bugia alla quale ha avuto modo di credere. A Konoha potrebbe trovare informazioni sulle sue origini da quanto detto da Akendo, forse gli originali quartieri Uchiha vogliono rappresentare qualcosa? E' la sola possibilità plausibile, eppure adesso non è il momento di pensarci. Riporta lo sguardo sulla Doku, un paio di passi per potersi avvicinare, ma non abbastanza dal poter cercare nessun tipo di contatto. Ascolta quelle parole e questa volta sta in silenzio fintanto che non rimane altro che un grande silenzio a rieccheggiare attorno alle pareti della stanza. Agli occhi dell'Uchiha ha tutto assunto un significato diverso, il solo ripensare a quando si era appena unito all'Akatsuki gli ricorda quanto fosse immaturo a quei tempi, quanto ancora non fosse in grado di definire il proprio percorso. E adesso tutto si è ingigantito, ci son voluti anni, eppure sembra passato molo meno. Non si tratta più di portare avanti un'ossessione o un desiderio, si tratta di fare qualcosa che lasci un'impronta nel mondo degli Shinobi, qualcosa di immortale che forse non verrà ricordato, ma che sarà causa di cambiamenti. Un altro passo in avanti, le sole punte degli stivali a poggiare sul pavimento, avvicinandosi a quella figura nascosta su sè stessa. Osserva per qualche istante, eppure ha già deciso cosa fare, ancor prima di ricongiungersi all'insonne, parte di sè ora fusa al proprio corpo e alla propria mente, per quanto..sopita. Le braccia a distendersi in avanti, nel tentativo di andare oltre il capo altrui per poi cingersi attorno ad esso. Una lieve spinta in propria direzione, quanto basta dal poterla eventualmente portare a poggiare il capo all'altezza del proprio petto, ciò reso possibile dal piegarsi delle ginocchia, mantenendo l'equilibrio sulle punte. Le labbra si schiudono appena, mantenendo il capo quasi poggiato sulla spalla sinistra altrui. < Ti conosco, non servono certi discordi, Kimi. > Le pupille a ruotare, lasciando svanire le tre tomoe e lasciando al loro posto il "naturale" colore degli occhi, per quanto ora nascosti alla vista altrui. Rimane poi immobile, come se facesse parte delle statue presenti in quel covo, che si tratti di istanti, secondi, o molto più tempo, rimarrà li' fintanto che sarà necessario. [ck on]

19:53 Kimi:
 Ormai non lo sta più osservanda, si limita a stare ripiegata su sé stessa mentre continua a respirare piano a nascondere quel dolore e la paura di perdere la bambina, un istinto materno che non credeva proprio di possedere ma in qualche modo si è rivelato. Le mani di lui la prendono, passano oltre al suo corpo e lei semplicemente va a poggiare la testa sul suo petto, in silenzio senza dire altro, chiusa in quel dolore eppure con lui a sostenerla proprio come aveva chiesto poco prima. Resta lì senza altro da replicare in attesa che la rabbia si allontani dal suo cuore e che il dolore cessi, con la speranza che tutto semplicemente vada via. La fronte poggiata agli abiti dell’amato, il cuore che batte più velocemente del solito in un accenno di tachicardia dato solo dall’adrenalina in circolo causata da rabbia e dal sistema nervoso che prova a tramutare quelle fitte all’addome, la paura che si mischia. Non parla perché è convinta di non doverglielo spiegare, si sono promessi nuovamente amore, nonostante la lite condita di minacce di morte sono finite a ripetersi le stesse parole e in qualche modo a promettersi una vita l’uno al fianco dell’altra. Incapace di separarsi da lui, sa che forse avrebbe dovuto farlo molti anni prima, che per entrambi la vita sarebbe stata più facile senza quella debolezza eppure non si è mai sentita più forte e sicura di ora, completa solo quando sente le sue braccia cingerle il corpo, solo quando può udire il battere del suo cuore. Smette di mordersi il labbro lasciando che quella sofferenza le attraversi il corpo, arrendendosi ad essa senza più combatterla lasciando che semplicemente scemi via, in attesa di quel momento, attaccata ad una speranza sempre più sottile ma che rappresenta anche l’unica cosa in grado di salvarla da sé stessa <ho ucciso l’uomo che mi ha generato> ammette infine nel silenzio, in quel silenzio che aveva deciso di prendersi, lasciando che le sue mani ora scivolino lentamente verso i fianchi altrui, le mani che ancora tremano in maniera quasi impercettibile e non lo sfiorano, i gomiti che si alzano mentre lei finalmente riesce a superare il suo corpo. Le gemelle si sfiorano, le dita si intrecciano prima che i palmi vadano a chiudersi sulla sua schiena, sui suoi abiti in un abbraccio fatto quasi per non farlo allontanare, non vuole ancora separarsi da quel contatto in quella posizione che è capace di riportare la sua mente ad Oto, sotto alla pioggia nei primi giorni dal suo ritorno, quando aveva paura a sfiorarlo, temeva di avvelenarlo quando tutto sembrava così difficile ma in realtà era molto più semplice di ora, le sembra passata davvero un’eternità, un secolo la separa da quei momenti in cui era incapace di separarsi da lui, prima di abituarsi alle loro vite e alla loro distanza. Un nuovo calcio da parte della bambina che la colpisce con forza, tanto da farla irrigidire, un modo poco simpatico per farle capire che sta bene, che le contrazioni addominali sono finite, è passato tutto. Non sta più piovendo ora, le nuvole sono state allontanate ancora una volta da Katsumi

20:53 Hanae:
  [Sala centrale] Il silenzio torna a fendere la pesante aria creatasi nei momenti precedenti, lo sguardo dell'Uchiha rimane adesso nascosto sulla spalla altrui, un corpo freddo che tenta tuttavia di trasmettere calore all'altra persona. Tenta di calmare quel battito accelerato udibile anche senza ricorrere al contatto fisico, quel respiro fin troppo accentuato, quel gonfiarsi e sgonfiarsi repentino della cassa toracica proveniente dall'altra donna. Non può certamente capire a pieno cosa possa provare a portare in grembo una figlia, non riesce realmente a capire neanche cosa dovrebbe voler dire essere padre. Non teme quella parola, quanto la possibilità di non essere in grado e nella posizione di poter lasciare quando serve il proprio posto all'interno dell'organizzazione alba. Più che mai ha assunto significato questa sala e la stessa statua del gedo mazo, cosi' come l'esistenza di Akendo Seiun e di tutto ciò a lui collegato. L'idea iniziale era di trovarlo per poi proseguire nella sua strada, ma pare proprio che il suo percorso lo abbia riportato infine a rafforzare il suo legame con questo luogo. E questa volta non può semplicemente voltare strada, poichè ha deciso di voler restare su questi binari. Indubbiamente le cose sarebbero andate diversamente se quel giorno ad Oto le loro strade non si fossero incrociate, ma alla fin fine non si può dire se il destino avrebbe comunque messo il suo zampino nel tutto. Destino..una bella parola dalla nuova prospettiva dell'Uchiha, tanto quanto il passato. Se potesse cambiare qualcosa della sua vita, lo farebbe? Farebbe meno all'esser stato mandato via dal clan Uchiha da Sasuke, farebbe meno alle torture e a quanto avvenuto da allora ad oggi? Poteva essere una persona qualunque, vivere senza un reale ed importante scopo e limitarsi a lasciare una debole impronta per quella mezza dozzina di persone a sè care. Ma la risposta adesso è no. Non potrebbe rinunciare a ciò che è diventato, alla lei che affianca per ciò che è. Non potrebbe rinunciare al suo obiettivo e al suo destino, se gli venisse offerto. Ed in questo momento, più precisamente, non rinuncerebbe alla figura della Doku. Il capo quasi a strusciarsi appena sulla spalla altrui, le mani a scivolare lentamente dal capo ai capelli con il solo ausilio della punta delle dita. Il vento notturno si alza impetuoso al di fuori del covo quando le parole di Kimi raggiungono il proprio udito. < Va bene cosi'. > inspira e mantiene il respiro, lasciando che la Doku possa trovare un appiglio ai propri fianchi. E poi un abbraccio, forse ancor più importante di quanto non lo fosse il bacio che ha preceduto le parole precedentemente espresse. Il capo a scostarsi appena per poter osservare il grembo altrui quando un suono viene udito, iridi a cercare Kimi. < Dovremo trovare un nome..> sussurra, e nuovamente chiude gli occhi, limitandosi ad ascoltare quanto il calore altrui può fargli sentire. [ ck on ]

22:25 Kimi:
 Si muove lenta per quella stanza, il vestito che leggero le cade sul corpo accarezzandola e danzandole sulla pelle, esalta la sua figura ora più piena, lei portatrice di morte che si ritrova a svolgere il compito opposto. Quella semplice frase basta per calmarla, per allontanare ogni nube da lei, ancora una volta il solo che sorge sopra alle loro teste, alza il vento bloccando il passo, il ginocchio destr che resta lievemente flesso, il piede corrispondente poggiato solo con la punta, sembra fissare il soffitto mentre i suoi occhi chiari vagano <un nome> un sussurro il suo, un mormorio che le sfugge mentre le labbra si aprono andando a scandire ogni singola lettere di quella frase. Il mento torna ad abbassarsi, il capo si volta quel tanto che basta per potersi rivolgere a lui, per osservarlo. I capelli le accarezzano il volto, scivolano dalla spalla andando ad ondeggiarle appena lungo la nuca <non saprei> non ci aveva mai pensato, dare a quella creatura un nome, le sembra così sbagliato, così strano, deve deciderlo? Lei che non ha mai avuto quel privilegio e che per anni ha dovuto accontentarsi di un semplice suono spesso pronunciato con disprezzo, più raramente cons semplice curiosità finché non ha sentito quella sfumatura amorevole di cui solo il principe, che ormai anni orsono l’ha salvata dal primo attacco dei ribelli, poteva donare ad un semplice “Tu”. Un sorriso sfugge da quel volto solitamente inespressivo e freddo, come l’Ade stesso <Amaya> mormora quindi fissando intensamente Katsumi <o forse Chiasa> sospira appena soppesando il significato di ogni parola, comunque decidano di chiamarla vuole augurarle il meglio, vuole in qualche modo benedirla, insomma se ha il potere di maledire ed uccidere in qualche modo potrà anche fare il contrario per sua figlia no? <o magari semplicemente Eiko> sospira ancora, in quanti modo diversi potrebbe augurale semplicemente di essere felice, una felicità simile a quella che prova lei in presenza di suo padre, qualcosa di unico e che non è semplicemente descrivibile <Ai> sorride, che sia il suggerimento di un nome o la semplice dichiarazione del suo amore per l’Uchiha però non lo specifica. Attende una sua risposta osservandolo a lungo prima di limitarsi a tendere la mano destra in sua direzione, come per essere raggiunta e per uscire da quella stanza insieme, hanno ancora un po’ di tempo per stare insieme e certo è che non vuole separarsene. La sinistra si poggia sul ventre, andando simbolicamente a racchiudere la sua famiglia, già ora può quasi dire di avere una famiglia, per quanto la consapevolezza del domani possa pesare su di loro non è questo il momento di preoccuparsene. Sembra pacifica e felice mentre osserva il ragazzo, mentre gli sorride. Ora si deve godere l’attimo, al suo destino penserà domani quando non sarà più al fianco di Katsumi

18:00 Hanae:
 Osserva la lei che lo affianca nel muoversi nella stanza centrale dell'Akatsuki, lo sguardo si alterna in particolar modo tra volto e grembo..sulle labbra un'incurvatura che par mostrar gioia, un flebile filo di questa ancora appeso alla figura di Kimi. E' pronto ad avere realmente una figlia? No..indubbiamente il proprio parere non è cambiato da quanto espresso all'inizio di tale dialogo, tuttavia è in parte evoluto. Forse sarà una sfida..ma è disposto a dare ogni goccia del proprio sangue per riuscirci, e nel farlo riuscirà anche ad andare avanti, a scoprire questa fatidica verità. Ma tornando all'argomento principale, rimane in religioso silenzio, permettendo alla Doku di poter dunque ragionare su quello che dovrebbe essere..un nome. Del resto un codice clone o un pronome non si addice realmente molto bene ad una figura umana, no? Anzi, è ironico che adesso siano due figure nate quasi senza nome a doverne nominare una terza. Ascolta i nomi, soffermandosi appena nel ragionare su Ai..amore. E' questo che potrebbe rappresentare, una figlia? Qualche istante soltanto per permettere alle labbra di schiudersi appena, cosa potrebbe essere, per loro due? < Yume..> le labbra si schiudono flebilmente nell'esprimere quel sussurro. < Qualcosa di normalmente inarrivabile, di alieno..un sogno..> per quanto di bei sogni non ne abbia mai fatti, forse questa è l'occasione per rinnovare il proprio parere. Non vuole realmente una risposta, lo sguardo si limita a cercare quello altrui..ancora per un po' di tempo prima di scivolare magari in un semplice sonno, o una lunga passeggiata notturna. Chi può dirlo? [end]

Ci abbiamo messo una vita ma ne è valsa la pena.
Io shippo forte.