Pensieri. Mille pensieri che affollano la mente dell'Uchiha prima della venuta della notte. Così tante rivelazioni, così tante condizioni, così poche soluzioni. Dubbi, riflessioni, domande, ogni sorta di pensiero scorre confuso nella sua mente stanca eppur inarrestabile. Sarebbe bella la pace. Sarebbe bello il silenzio. Utopia. O la più dolce illusione. L'ennesima lunghissima giornata giunge al suo termine, il sole abbandona quelle terre lasciando ch'esse vengano avvolte dal buio più totale. Nessuna luna questa notte, nessuna stella brilla in cielo fulgida più delle altre. Una notte opaca, una di tante, saluta il clone...oh beh, no. Il ragazzo. Il figlio. Figli... una parola che ora come ora acquisisce un significato ancor diverso, non è vero? Una parola che adesso non par più rappresentare semplicemente un concetto, un astratto, ma una verità. Un qualcosa di concreto, di reale, che puoi sentire sulla tua stessa pelle. Una parola che ti è vicina più di quanto tu abbia mai potuto pensare. Ti è scorsa nelle vene da sempre ed ora, oh sì, ora scorre già in altro sangue, in un ventre protetto da più gente di quanta si possa immaginare. I giorni scorrono, i mesi avanzano e la sabbia scivola come pioggia dorata nella clessidra del Dio tempo. Il momento è quasi giunto, il limite avanza e ben presto sarà alle porte. E tu? Sarai pronto per quel momento? Sai già cosa succederà quando quel sangue troverà vita? Tic. Tac. Silente la mano di Morfeo scivola dolce sul tuo viso. Tic. Tac. Falangi nodose, gentili come piume sfiorano le palpebre stanche. Tic. Tac. Pesanti, troppo per opporsi, s'abbassano sfinite e tutto si spegne in un nero senza fine. Un nero da cui, lentamente, figure, immagini, sensazioni paiono prender vita. La prima cosa che vedrai dinnanzi a te sarà una luce distante diversi metri, circa una ventina. L'unica luce che par esser presente nella...beh, ovunque tu sia. Non pare essere una stanza quella dove ti trovi; non pare esser niente, in verità. Riesci a distinguere solo buio e ombra, un'oscurità opprimente striata dai raggi di quella luce bianca che vedi dinnanzi a te. Un rettangolo distante, una porta aperta, a quanto pare. A separarti da essa vi è un lungo corridoio piuttosto stretto apparentemente sospeso nel vuoto. Non v'è nulla ai lati di esso, nessuna parete, nessun muro, nessun parapetto. Solo una semplicissima strada. Al di sotto di questo corridoio par esservi il niente, un abisso senza fine, senza nome. Sei in piedi al centro -o forse all'inizio?- di questa via. Le tue braccia son spalancate, tese verso l'esterno, poggiate ad una qualche struttura. Par quasi una croce: la senti erigersi dietro la tua schiena, dietro le tue braccia. Non ti senti legato, non provi dolore né alcun senso di costrizione. Nessuna catena o corda avvolge la tua carne, nessuna manetta stringe i tuoi polsi. Libero, semplicemente, con le braccia aperte. Se volterai il capo per guardarti attorno noterai che la struttura alle tue spalle si tende verso l'esterno, dietro i tuoi arti superiori, per diversi altri metri, al termine dei quali potrai notare delle catene pendere verso il basso. Catene legate a qualcosa. Alla tua destra pende nel vuoto un corpo. Capelli scuri come la notte, pelle bianca come il latte, un mantello buio a cingerle il corpo con una trama di nuvole scarlatte ad interromperne la monotonia. Una figura fin troppo nota, lineamenti marchiati a fuoco nella tua stessa carne. Alla tua sinistra, invece, la catena va a pendere verso il basso legata ad una sorta di cesta decorata di nastri e merletti. Piccola, grande abbastanza da contenere un corpo. Un bambino. Oscilla nel vuoto quasi a voler cullare la creatura al suo interno. Creatura che non puoi vedere ma ben distintamente sentire. Un lamento acuto, vigoroso, nasce da quella culla. Un piangere innocente e spaventato che fa appena tremare l'intera cesta. Un piangere che arriva penetrante fin dentro le tue ossa con la tacita consapevolezza di chi si nasconda dietro quelle grida spaventate. Che fare, che fare? [Ambient per Katsumi] [Ore: 19:04] [Me ne pentirò ma... nessun limite di tempo.]
Un saggio una volta si chiese: un uomo egualmente assetato ed affamato, posto a eguale distanza da del cibo e da dell'acqua, si ritroverebbe bloccato nel perpetuo equilibrio della sua scelta fino a morire di fame e di sete? È forse un quesito che possiamo trovare tutt'oggi attuale. Proprio adesso, in questo momento, non è fra due parti della tua stessa vita che ti ritrovi a scegliere? La donna che ami, il figlio mai conosciuto? Come scegliere da chi andare per primo? E' follia, è impossibile. Eppure è una scelta che proprio ora ti ritrovi ad affrontare con nessuno accanto a darti una mano, a sostenere il tuo dubbio. Impassibile, immobile, analizzi gli eventi, i fatti, in una silente attesa di ciò che verrà senza ancora fare una mossa. Ed è alzando il capo verso l'alto, quel poco che ti concede la struttura alle tue spalle, che noti un ulteriore dettaglio, forse il più importante di tutti. Forse il meno rilevante. Seduta su di un trono apparentemente poggiato sul nulla v'è una figura ormai ben nota alla tua mente bistrattata e tormentata. Capelli d'argento, sguardo distaccato, freddo, vesti scure ed eleganti. Le gambe accavallate con grazia, le mani incrociate al petto in un lento tamburellare delle dita contro il tessuto della camicia. Nemurimasen osserva muto lo spettacolo che si cela sotto di lui. Non si muove, non chiosa verbo, semplicemente guarda con le sue iridi... aspetta. V'è qualcosa di diverso nei suoi occhi. Al posto di quel solito cremisi sanguigno pozzi bui senza fine vanno a comparire al di sotto di quei ciuffi d'argento, occhi oscuri, neri sia nell'iride che nella sclera. Lo scrutano con un'espressione indecifrabile. Che sia di critica o di cieco interesse non è dato saperlo. Osservano giudici ogni cosa, inarrestabili senza mai lasciare per un solo istante la tua figura. E puoi sentirlo sulla pelle, il suo sguardo. Puoi sentire i suoi occhi fissarti, studiarti, tenerti sotto controllo. Non badano minimamente alle catene che pendono immobili ai tuoi lati, totalmente disinteressati al destino che può attendere all'uno o all'altro prigioniero. Parrebbe quasi non notare neppure la loro presenza se solo non fosse per quel pianto disperato che strazia il denso silenzio di quel luogo. Un pianto che par quasi rifrangersi tutt'attorno in un moltiplicarsi di eco senza fine. Grida di dolore? Di paura? O forse è solo sangue che chiama sangue? Chi può dirlo. Nulla accade. Tutto rimane immobile ed immutato attorno a te, buio, con quei raggi di luce che dilaniano l'oscurità di quel posto. [Ambient per Katsumi] [Ore: 20:16]
Oh. Illusioni. Uno spettro che ti rincorre da molto tempo ormai, che forse non t'ha mai lasciato veramente. Tu che della nobile arte comprendi quasi ogni segreto e sai quale orrore può nascondere il tormento della mente. Tormento. Un concetto che conosci fin troppo bene, t'è quasi divenuto *caro*. Ma sarà davvero un'illusione questa? O è forse una oscura e temibile realtà? Domande. Ancora. Nemurimasen t'osserva padrone, re e signore di quel luogo che forse è tutto. Forse è niente. Al momento d'abbassar le leve superiori t'accorgerai che le 'braccia' della struttura alle tue spalle prenderebbero a muoversi di conseguenza, come venisse a mancare un perno fondamentale per il loro stesso equilibrio. Un braccio a salire verso l'alto, portando Kimi a salire con sé, l'altro ad abbassarsi verso l'abisso, la culla a seguire quel moto ad una rapidità che porterà la creaturina a pianger ancor più intensamente. Cieco terrore. Azzarderai ancora questo movimento? Lascerai che la struttura perda il suo equilibrio? O rimarrai a bilanciarne la consistenza? Oh, non è affatto una croce quella che reggi sulle tue spalle, no. È una bilancia e tu ne sei l'esatto centro, l'ago che dona equilibrio e stabilità al tutto. Un sopracciglio s'inarca sul viso dell'Insonne. Lo sguardo rimane immobile sul tuo viso mentre le dita placano il loro movimento. Il tamburellare si placa, par quasi interessato, d'improvviso, a quanto accade. <Mh?> mormora lui con fare annoiato, distaccato. <Nulla è *iniziato* quel giorno. E' iniziato tutto molto tempo prima.> si ferma un istante soltanto respirando piano, la voce costantemente bassa, tranquilla, in un incalzare leggero e mai sgraziato. Ricordi, Katsumi? Entrambi seduti a quella tavola, faccia a faccia esattamente come ora. Note di violini invisibili accompagnarono il vostro incontro, esattamente come oggi il pianto di quel frugoletto va a fare da sfondo alle vostre voci calme. <Ed il suo termine dipenderà solamente da te. Soccombi o sii più potente di chiunque altro> Una lezione che sembrano ripeterti da sempre, non è vero? Parole che rimbombano nella tua mente da che tu possa ricordare. Niente vie di mezzo per te. Se non puoi essere il più grande allora non dovresti esser nulla. E come puoi essere il più grande se non sei neppure capace di impadronirti d'un potere vicino tanto così dalle tue dita? Basterebbe così poco per ottenerlo... Di vite ne hai prese tante, di sangue ne hai versato a litri su quella terra sconsacrata e maledetta. Ti basterebbe un'anima soltanto d'aggiungere alla collezione di cadaveri dietro di te. Una vita in più da strappare per ottenere la grandezza. Conquistare un intero destino. Non si muove dal suo trono, non si scosta dalla sua seduta limitandosi ad osservare ancora i tuoi movimenti, in palese attesa d'una tua scelta. Cosa farai degli instabili piatti di quella bilancia? Quale destino lascerai che li attenda? L'abisso? O rimarrai lì fermo a donar loro stabilità? La tua voce esce forte, sicura in quell'antro fatto di dubbi e oscurità; per la prima volta non teme il confronto, non si riduce al silenzio per timore od incertezza. Ma giunge decisa, inarrestabile, forte di una consapevolezza affiorata lentamente nel tempo, forse l'ultimo dono del Rikudo per te dopo la verità da poco scoperta. Il chakra scorre in corpo, giunge ai tuoi occhi irrorandoli di pura forza. Lo Sharingan vien risvegliato, le iridi scarlatte a ricercare quelle nere e profonde dell'Insonne. Se davvero deciderai di avanzare e abbandonare al loro destino i due corpi prigionieri delle catene attorno a te, allora potrai vedere la di lui figura alzarsi per la prima volta, scendere fino a te come stesse percorrendo una scala invisibile. Passo dopo passo, attimo dopo attimo, con un incedere lento e assoluto. Faccia a faccia, ora, ad osservarvi in quegli occhi così diversi e al tempo stesso dannatamente simili. <Scelte?> la sua voce è calma, quieta come sempre mentre ti osserva in viso con assoluta freddezza. Distaccato da tutto, lontano da ogni cosa eppure ad un passo da te. <Di quali scelte stai parlando? E' sempre stata solamente *una* la scelta dinnanzi al tuo cammino. Hai continuato a correre e correre e correre per tutti questi anni eppure...> schiocca la lingua sul palato come frusta, l'aria a venir spinta con forza fuori dalle narici come uno sbuffo di scherno. <...sei sempre rimasto dov'eri, bloccato dinnanzi ad un bivio dal quale non hai mai voluto scostarti. Incatenato dalle tue stesse paure, bloccato da quell'atavico desiderio di non essere solo abbandonandoti alle cure di un'anima sola e spaventata quanto la tua.> Assottiglia appena lo sguardo, ti osserva serio, severo. <Tu lo chiami amore, giustifichi la tua incapacità dietro scuse fin troppo misere.> .. <Debolezza. E' sempre questa che torna e ritorna a divorarti, a sussurrare al tuo orecchio come la più dolce tentazione.> E solo allora, Katsumi, sentiresti delle braccia andare a cingerti alle spalle, delle labbra avvicinarsi al tuo orecchio, il calore d'un corpo a te fin troppo noto. "Non smettere mai d'amarmi" sussurra lei avida, con le dita a stringere attorno al tuo corpo, alle tue spalle, fermandosi lì, sul tuo petto vibrante. Par quasi di rivivere quella sera nella tenda, in quell'accampamento improvvisato, mentre le chiedevi aiuto alla ricerca d'una madre che mai avevi creduto di possedere. <Una bellissima debolezza, te lo concedo. Ma non per questo perdonabile> Non v'è crudeltà nella sua voce, non v'è disgusto né rancore. Semplicità, come un oracolo destinato a dir soltanto la verità. Una verità forse sgradita, forse indesiderata. <Divorarmi? E' davvero questo che desideri?> La domanda giunge tranquilla, nient'affatto intimorito dalle tue parole, dalla tua sicurezza. Incuriosito, però, puoi avvertirlo in quella sfumatura che varia nella monotona pacatezza della sua voce. <Perchè?> [Ambient per Katsumi] [Ore: 21:58]
Quanta strada è stata fatta per arrivare fino a questo? Quante lacrime versate? Quanto sangue perduto? Quanto dolore sofferto prima di arrivare alla consapevolezza finale? La paura, il tormento, il dubbio. La verità. Mille passaggi differenti, mille tunnel esplorati vagando nel buio di una notte senza fine. Ferite su ferite ad aggiungersi al tuo corpo martoriato, ad incidersi nella carne così a fondo da divenire invisibili. Ma tu le senti queste ferite, Katsumi. Una. Per. Una. Le senti vibrare sotto pelle, le senti bruciare nel sangue, trafiggerti fin quasi a spezzarti il respiro ad ogni passo. E ti piace. È divenuta una sensazione amica, una compagna con la quale hai imparato a convivere fin quasi ad averne bisogno. Che bisogno c'è di ricercar la pace, quando s'impara a sopportare il tormento? Cosa mai può riuscire ad arrestarti quando sei capace di tollerare il dolore? Nemurimasen t'osserva silente in quel tuo sicuro guardare la figura di Kimi, appesa a quella catena dondolante, a quella struttura instabile che trema e vibra incerta, priva del suo reale sostegno. <Dominarti.> Un riso di scherno esce appena dalle di lui labbra, i denti a non venir scoperti, lo sguardo ad assottigliarsi appena. <Ancora non hai capito?> Un soffio gelido quelle parole ch'escono sicure e beffarde dalle sue labbra, come lame taglienti. <Io non desidero ucciderti. Non desidero sottometterti. Io sono te.> .. <Sono la verità che hai timore di accettare. La voce che grida dal profondo di te stesso e che metti a tacere quando si rivela troppo scomoda. Troppo brutale> Cose che già sai o che, per lo meno, hai già sospettato. Non è certo un caso se siete così simili, se egli conosce ogni più piccolo sporco segreto della tua anima. Ogni più misero attimo della tua vita, ogni più dolce debolezza è trasparente ai suoi occhi, completamente alla sua mercé. <Condividiamo lo stesso desiderio, noi due.> sorride placido, etereo, fermo dinnanzi a lui con le iridi oscure a scintillare di baluginii sinistri. <Ma non sei ancora pronto a realizzarlo. Non sei *completo*> Come se ti mancasse un ingrediente, come se avessi bisogno di un'ultima cosa per essere finalmente intero. Una parte distaccatasi chissà quando da te, dal tuo corpo. O dalla tua anima. Vede la tua sicurezza, percepisce in te quel cambiamento palese. La verità è uno strumento potente e Nemurimasen può vedere quali effetti abbia essa scatenato su di te. Non più alla ricerca di risposte, non più titubante e indeciso. Ma deciso sulla strada da percorrere. Conosci il futuro verso il quale andare perché ora sai quale passato hai alle spalle. Un sorriso beffardo increspa le di lui labbra, un nuovo passo a distanziarlo da te di poco meno che un metro. Occhi negli occhi vi osservate come alla ricerca di un'ultima verità perduta nel tempo, e trovate in quelle iridi il nido più familiare di tutti. <E se supponiamo che non sia io ad essere cambiato?> .. <Se supponiamo che la mia tela sia rimasta identica ma che siano i tuoi occhi ad essere mutati?> Sostiene il tuo sguardo, inclina di poco il capo osservandoti con un ghigno divertito, provocatorio, una mano a posarsi appena sotto il tuo meno con un gesto quasi gentile. Premuroso, persino. <Poco a poco i segreti dipinti sulla mia tela sono andati a rivelare le loro verità. Hai assorbito e raccolto i loro doni rubando forse quel colore ch'ora vedi sbiadito.> ...Cosa vuol dire questo? Che forse il processo sia già iniziato? Che forse, fin dall'inizio, tu abbia già iniziato ad assaporare la sua essenza? Man mano che svelavi le sue carte, che rivelavi le sue verità nascoste, hai assaggiato un pezzo di lui. Addentato, strappato, rubato il suo essere traendo da questo nuova forza. Ma non basta. Non è abbastanza. Hai solamente grattato la superficie. Ti studia lui, osserva il modo in cui i tuoi occhi ricercano la di lei figura sospesa nel nulla, quella pelle diafana a contrastare col nero di quella chioma corvina. Ricerca nelle tue iridi scarlatte l'intenzione dietro quella maschera di cera ch'è il tuo viso. E, per la prima volta, rimane sorpreso nel vedere quell'energia venir scaricata contro di lei, contro il suo petto vibrante di vita. Vede il fulmine trafiggerla, bruciare la carne lì ove si crea il suo passaggio, uccidendola in un istante. Gli occhi sgranati, le labbra schiuse nell'assistere a quella scena: per la prima volta, sì, non è forse una reale debolezza per te. Svanisce lei, la bilancia, il trono sospeso, la porta, i vagiti di quel bambino disperato. Quel nulla diviene ora una stanza, una stanza a te ormai molto familiare. Il pavimento si distende infinito in un susseguirsi di mattonelle bianche e nere. Schizzi scarlatti ne colorano e dipingono il suolo a intervalli irregolari riempiendo l'aria d'un sentore ferroso che brucia le narici. Non esistono pareti, ma solo grate rosse come il sangue a chiudere l'intero luogo come in una cupola. Ricordi questo posto, non è vero Katsumi? Zero Ventuno? Nulla v'è attorno a voi se non, semplicemente, una sedia macchiata di sangue. <Nulla può impedirti d'avanzare, ora.> Le labbra di Nemurimasen si distendono nel più inquietante sorriso mai svelato prima d'ora. Perverso, felice, compiaciuto t'osserva con gli occhi scintillanti di puro piacere. <Perchè hai accettato te stesso e la grandezza a cui sei destinato. Un potere che non ti è stato imposto di conquistare ma che sai ti sta attendendo.> Il grande errore di Arima. Ed ecco infine, allora, che l'albino va chinandosi fino a sedersi su quella sedia che non troppi anni prima ha ospitato il tuo più grande orrore, il tuo più profondo dolore. Vi si siede con la solita teatrale eleganza di sempre, senza distaccare da te lo sguardo, mantenendo intatto quel sorriso compiaciuto e soddisfatto. <Infine, forse, è giunto il momento per noi di tornare ad essere una cosa sola> Le palpebre ad abbassarsi, le labbra a smuoversi un'ultima volta. <*Buonanotte*> [Ambient per Katsumi] [Ore: 23:45]
Ed ogni cosa, infine, svanisce lentamente tornando a quel buio senza fine da cui tutto ha avuto origine ed inizio. Al tuo risveglio ti sentirai piuttosto strano. Non riposato, non fresco come allo svegliarsi da un lungo sonno; quel che hai dovuto affrontare, seppur nell'incoscienza, è pur sempre stata una prova per la tua mente ed il tuo spirito. Un velo di stanchezza andrà a posarsi sulle tue membra come dopo un sonno irrequieto e scostante eppure non ti sentirai avvilito da questa sensazione; una nuova sicurezza pare scorrerti nelle vene, una nuova consapevolezza. Ti sentirai per la prima volta come se non vi fosse nulla nella tua vita ad esser rimasto incompiuto. Poco a poco tutto ha acquisito un senso ed una spiegazione, ogni domanda che tu ti sia mai posto sta trovando la sua risposta e la tua stessa vita ha ora un significato diverso, profondo. Non ti senti più trascinato dagli eventi, non assecondi stancamente il moto di quella marea che fino ad ora t'ha sospinto violenta perla tua strada, no. Ora sei padrone e signore del tuo cammino e ogni evento par esser sotto il tuo controllo. O almeno questa è la sensazione che senti strisciarti nelle vene. Come fossi finalmente riuscito a conciliare quelle parti di te finora trovate in contrasto trovando un compromesso che renda più facile la convivenza con te stesso. Guardandoti allo specchio, ora, t'accorgerai che quanto vissuto in quel bizzarro sogno, forse, non è stato solamente un frutto della tua mente. I tuoi capelli quasi tornati interamente neri son ora tinti di un argento brillante. Per un istante, nel vederti, potresti quasi vedere l'Insonne fissarti di rimando. E... beh, dopotutto non sarebbe nemmeno così sbagliato crederlo. Ma non è l'unico cambiamento che potrai vedere nella tua figura. Il tuo occhio destro avrà perduto quella sfumatura cremisi dell'iride vedendola sostituita da una sorta di bianco luminoso, vitreo. Un cambiamento che, tuttavia, non andrà minimamente ad influenzare le tue capacità oculari se mai dovessi tentare di risvegliarne il potere. E' l'alba d'un nuovo giorno eppure, per te, quel sole che timido compare all'orizzonte, rappresenta il primo giorno d'una nuova vita. [End]