Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Dubbi e... ombre.

Free

0
0
con Kaori

19:11 Kaori:
 Tornata a Konoha da mezza giornata e già decide di riprendere i suoi doveri da brava kunoichi. Ha riposato fin troppo in quegli ultimi strazianti giorni a Kusa ed ora è tempo di ritornare a lavorare a pieno regime. Non si era resa conto di quanto la Foglia le fosse mancata fino a quando non si ritrova a varcarne i confini e inspirare l'aria di quel luogo. Lasciati a casa i pochi bagagli e assicuratasi che la copia di Raido sarebbe rimasta assieme a Kami in sua assenza, si è diretta nell'ospedale di Konoha per informare i colleghi d'esser finalmente tornata e che avrebbe potuto tornare a lavorare già dal giorno stesso per dare loro una mano. Il camice bianco ondeggia ai suoi fianchi lasciando intravedere il corsetto nero a coprire il busto ed il seno gentile; una cintura abbastanza alta tiene su un paio di shorts bui sotto i quali spiccano neri degli alti stivali al ginocchio da kunoichi. La coscia destra è in parte coperta dalla fascia che tiene su un porta kunai e shuriken mentre alla gola è ben stretto il suo coprifronte della Foglia donatole dal dainin Azrael Nara. I capelli viola sono legati in una alta coda di cavallo mentre il chakra scorre potente nel suo corpo irrorando ogni canale del suoi keirakukei con decisione. Si trova di fronte al bancone informazioni all'ingresso dell'ospedale e sta chiacchierando tranquilla con le infermiere dietro di esso. Sta raccontando di cosa è accaduto a Kusa, dei feriti che ha dovuto curare, dei malati che ha potuto vedere mentre loro pendono mortificate dalle sue labbra. Tranquilla, giovane, serena, cerca di rassicurarle sulle condizioni del popolo dell'Erba. [chakra: on]

19:19 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] Alla fine ha passato quasi tutta la giornata in accademia ad allenarsi con il lancio degli shuriken, ritrovandosi inevitabilmente con una stanchezza sulle spalle che, per uno che non fa nulla dalla mattina alla sera come lui, è un qualcosa di veramente estenuante e strano. Si è trascinato, in effetti, lungo le vie di Konoha per poter raggiungere l’ospedale, e non perché creda che stia per morire, ma sa perfettamente che a casa non c’è nessuno e dovrà aspettare la madre che termini il turno lavorativo. In tutto questo poi si è anche messa la tempesta, lami e tuoni squarciano il cielo oscurato dalle nuvole, e le sferzate di vento che ti tanto in tanto gli frustano il volto lo fanno arrabbiare e non poco. Per fortuna che non ha la forza di reagire, ed ha camminato senza protestare o far altro sotto la pioggia incombente, tant’è che ora si ritrova – come prima che andasse in accademia – nuovamente zuppo dalla testa ai piedi, e col freddo che fa indossare una t-shirt ed un paio di pantaloncini, senza escludere i sandali ninja, non è certo il massimo, e per quanto a lui piaccia il freddo e riesca a resistergli, questo proprio non lo sopporta il suo corpo, che freme parecchio. Per fortuna anche che è riuscito a raggiungere l’Ospedale in poco tempo, che ha raggiunto veramente da pochi secondi, avendo finalmente trovato un riparo.<brrr… s-stupida tempesta>Brontola, come giusto che sia, ancora davanti alle porte della struttura, strofinandosi le mani bagnate lungo le braccia in cerca di aumentare ancor di più il calore che avverte, ora che è nell’edificio. I capelli gli son tutti appiccicati sulla fronte, per giunta, ma da questo ne ritrae gran sollievo dal momento che non gli ricadono davanti ai grandi occhi azzurri che, tra un brivido e l’altro, riesce comunque a spostare in cerca di qualche figura che conosce, eppure nulla niente, non paiono esserci le infermiere che ha conosciuto nel corso delle sue “avventure” ospedaliere. Con un pesante sospiro, quindi, si dirige a passi lenti verso il bancone informazioni, dove appunto vi sono altre donne che spera possano aiutarlo. Intanto trema, si sfrega le mani sulle braccia, e si muove con una lentezza esasperante, tipica solo di Eizuke e dei bradipi, probabilmente.<… Konbanwa>Afferma solo e soltanto quando raggiunge la propria meta, salutando le donne da dietro al bancone che probabilmente supera a stento a causa dei suoi centocinquantacinque centimetri d’altezza, che lo rendono ancora più bimbetto, come i tratti dolci e immaturi del volto, e che in effetti non lasciano presupporre che abbia tredici anni.<Sto cercando Kyo Nakamura>Brontola il giovincello, con una vocetta squillante, stile trapano nelle orecchie.

19:35 Kaori:
 La chiacchierata prosegue abbastanza tranquilla mentre fuori dalle porte a vetri dell'ospedale infuria la tempesta. Il cielo è scuro, buio e par quasi notturno nonostante la serata sia appena iniziata. Di tanto in tanto qualche lampo strazia il nero che dipinge il firmamento come crepe che distruggono un muro lontano. Lo scroscio della pioggia risuona all'interno della struttura nonostante le finestre chiuse e di tanto in tanto s'ode persino un tuono lontano. Un roboante ringhio che scuote quasi i vetri delle vedute. La sala d'ingresso è abbastanza vuota se non fosse per le due infermiere intente ad ascoltare il resoconto della genin le cui gesta in territorio kunese son giunte fin lì. Beh, si sa solo che è una dei ninja che ha partecipato alla rivolta, ecco. Sta parlando tranquilla, Kaori, fino a quando non avverte le porte dell'edificio aprirsi e la figura d'un ragazzino poco più basso di lei avanzare oltre la soglia, fradicio dalla testa ai piedi, tremante di freddo. <Buonasera> lo saluterebbe di rimando una volta che l'avesse visto avvicinarsi e salutare a sua volta. Un sorriso gentile, accomodante e cordiale le increspa le labbra morbide mentre le iridi strane e rarissime l'osservano in volto. Color perla le iridi, alcuna pupilla a interromperne la regolarità. Bizzarre, forse vacue, ma estremamente bramate. Il volto della ragazza si volge verso le infermiere al solo udire quella richiesta ed una delle due si ritrova a scorgere una lista di nomi su di un foglio in una cartellina. “Mhh... Kyo Nakamura... Kyo Nakamura... Kyo... Oh, eccola.” direbbe una scorrendo gli occhi sul documento stretto fra le dita. “Al momento è impegnata in una operazione d'urgenza, potrebbe averne per un po'. Puoi aspettarla qui, però” lo informerebbe la donna dai capelli rossicci con un sorriso. Kaori, dal canto suo, tornando ad osservarlo, andrebbe a sorridere dolcemente prima di volgersi nuovamente alle due donne. <Potete portarmi un asciugamano? Sarà meglio che si asciughi nel frattempo> direbbe rivolta alle infermiere con candore per poi tornare a dedicare a lui la sua attenzione. <Posso offrirti un caffè? Un tè caldo? Ti aiuterà a scaldarti un po'> proporrebbe gentile in attesa d'una sua risposta, d'un suo commento alla sua offerta. [chakra: on]

19:47 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] La stanchezza è ben impressa sul volto inespressivo di Eizuke, che appare pallido come il resto della carnagione, come i bianchi capelli che gli si sono appiccicati in fronte, mantenendo anche un respiro vagamente pesante. Le mani non hanno smesso, neanche quando ha rivolto parola alle donne, di muoversi febbrilmente lungo gli avambracci, stando persino con la testa stretta nelle spalle come se potesse servire a qualcosa. Neanche l’ombra di un sorriso, poi, si fa vivo sulle labbra del giovane Eizuke, dall’espressione completamente piatta, priva di fastidio, rabbia o qualsivoglia emozione, sbuffando semplicemente quando una delle infermiere dichiara che sta operando<come al solito>Brontola il giovanotto, con gli occhietti che si spostano lungo uno dei corridoi dell’ospedale, sulla sua destra<sempre d’urgenza, fosse una volta che non dite così, voi>Commenta con un tono anch’esso piatto, seppur impregnato di una certa acidità, se così la si può chiamare. Lo sguardo di lui però si ritrova a dover spostarsi quando è Kaori a prender parola, inarcando un sopracciglio, perplesso, quando questi invita le due a recuperare un asciugamano<g-g-grazie… >Mormora il giovincello, la cui piatta voce viene tradita da un accenno d’imbarazzo, non sufficiente comunque a colorire un po’ la bianca pelle delle gote<ehm… s-si, certo, una… cioccolata calda, magari.>Certo, convinto che stia ad un chiosco e non in un ospedale, insomma. Fissa con insistenza i suoi occhi però, non trattenendosi dallo schiudere le labbra ancora una volta e commentare<… i tuoi occhi sono strani>Il massimo della cordialità, ecco, ma almeno mantiene una voce abbastanza piatta, seppur tremolante a causa del freddo.

20:04 Kaori:
 Le parole stizzite del ragazzino portano Kaori ad osservarlo per un lungo attimo con fare pensoso. Pare abituato a questo genere di situazioni, all'attesa impaziente di questa donna che, per logica, potrebbe dedurre essere sua madre o magari una zia, una sorella, qualcuno di cui potrebbe aver bisogno. Quante altre volte ha dovuto attendere da solo su una di quelle sedie poste nella sala d'attesa dell'edificio? Ad aspettare che arrivi qualcuno a prenderlo o a cercarlo? L'idea le pare piuttosto triste, ma non può essere sicura d'aver inteso bene le abitudini del ragazzino. Dopotutto sono tutte supposizioni le sue, magari non è in attesa d'un partente ma di una sensei: che può saperne lei? Decide comunque d'esser cortese e di tralasciare quel commento senza rispondere andando a richiedere un asciugamano per lui. Quell'acqua gelida dev'essere arrivata a penetrargli fin dentro le ossa. Un sorriso mesto, gentile, vien rivolto al di lui viso quando ode quel ringraziamento balbettato notando l'espressione piuttosto apatica e distaccata del giovinetto; un po' le ricorda Akahiro il giorno in cui l'ha conosciuto al Monte dei Volti di Pietra. Sguardo freddo, indifferente, lontano. Chissà se in tutto quel tempo è riuscito a prendere il suo coprifronte? Dovrà cercarlo e scoprirlo ora che è tornata. Alla sua richiesta una risatina va a sfuggire alle labbra, trillante, mentre un occhiolino verrebbe scoccato alla di lui volta. <Abbiamo anche quella, nessun problema> Dopotutto considerando che spesso la gente è in attesa di sapere se un proprio caro è dal giusto lato della sottile linea che divide la vita dalla morte, è sempre meglio esser pronti a confortarli in qualunque modo sia possibile, persino con un po' di dolce cioccolata. <Vieni con me> lo inviterebbe a seguirla in fondo al corridoio che si apre lì sulla sinistra, appena oltre il bancone delle infermiere, avvicinandosi ad un piccolo bar che si apre nel muro. <Potresti darmi una cioccolata calda per favore?> domanderebbe la ragazza rivolgendosi alla donna dall'altra parte della parete, oltre l'apertura nel muro che lascia vedere una stanza alle sue spalle ove son risposti snack, pasti pronti e un cucinino per preparare le varie bevande al volo. Si volterebbe dunque alla volta del ragazzino -se l'avesse seguita fin lì- udendo quelle parole ch'egli le rivolge. Schiude appena le labbra colpita dalla schiettezza dell'altro, andando successivamente ad aprirsi in un sorrisetto mesto e tranquillo. <Ad alcuni fanno persino paura, sai?> sorriderebbe al suo indirizzo lasciando che un paio di fossette compaiano ai lati delle sue labbra. <Ma spero che non li trovi strani nel senso di brutti> aggiungerebbe gentile prima di vedere la donna tornare a comparire da quell'apertura nel muro col suo bicchiere di cioccolata fumante. <Grazie mille, Maki> le sorriderebbe lasciandole qualche moneta per poi afferrare il bicchiere e porgerlo al giovanotto dinnanzi a sé. <Ecco a te.> gentile, tranquilla. <Come ti chiami, comunque? Io sono Kaori, Kaori Hyuga e lavoro qui in caso ti possa servire qualcosa in futuro> si presenta allora, serena, portando le mani ad infilarsi nelle tasche del camice bianco. [chakra: on]

20:19 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] Le dita tamburellano nervosamente sulle braccia quando, di tanto in tanto, ferma lo scorrere delle mani sulla propria pelle, solo per riposarsi. Ormai sente la stanchezza anche e soprattutto negli arti, per nulla abituato a lanciare shuriken a destra e a manca o prendere ginocchiate nel petto, ma almeno ora può riposarsi, seppur non sia il massimo su una sedia in un ospedale. Vacuo si fa per qualche attimo lo sguardo di Eizuke, le cui iridi fissano per una manciata di secondi poco più in là dall’ingresso, facendosi improvvisamente pensoso. Solo la voce di Kaori però lo riporta con i piedi per terra, seppur l’espressione normalmente piatta venga tradita da una palese confusione, come se non avesse afferrato in un primo momento il dire di lei. Non dice nulla però, ne tanto meno si forma un sorriso sulle labbra strette e sottili del giovane Nara, il cui corpo inizia a muoversi all’invito della Kunoichi con la solita ed immancabile lentezza, di chi appunto non ha il mondo che gli corre dietro, insomma<a me no>Si presta a parlare solo quando, una volta raggiunto il bar che si apre sul muro, si torna a parlare di quegli occhi bizzarri, verso cui i propri azzurri ora si portano, ancora una volta insistenti<sono… simpatici. Credo di averli già visti però… >probabilmente avrà beccato qualche altro Hyuga in tredici anni che vive a Konoha, insomma, ma non si sbilancia più di tanto neanche questa volta, mantenendo un’espressione ed un tono distaccati<… perché sono così? Hai una malattia rara?>Le chiede quindi intanto che rivolge le attenzioni alla donna del bar, che porge una fumante tazza di cioccolata calda che il ragazzino s’appresta a prendere dalle mane di Kaori, poggiando naturalmente lo sguardo sul liquido scuro e bollente, il cui fumo fa beare il giovane Nara che non si trattiene dall’emettere un piccolo sospiro si sollievo<ehm… si, g-grazie eh>Fa lui, senza più osservare la kunoichi di fronte a sé, troppo impegnato dal contemplare la cioccolata che ancora non accenna a toccare<Oh beh… ho mia madre che lavora qui, penso che si occuperebbe lei di me, se mi succede qualcosa>Solo quando l’altra si presenta le rivolge un breve sguardo, commentando con il solito distacco a cui si aggiunge ad una breve scrollata di spalle, come per dire che fosse abbastanza scontata, come cosa<Eizuke Nara comuque>

20:32 Kaori:
 Osserva la figura del ragazzino nel mentre che Maki prepara la cioccolata calda da offrirgli e nota come, in qualche modo, le ricordi fisicamente Tatsuno, il ragazzo con cui ha affrontato il viaggio a Kusa diverse settimane prima. Non si sono più visti dopo i fatti della rivoluzione, si chiede se mai sia tornato a Konoha o se sia ancora rimasto nei territori dell'Erba per qualche motivo. Magari anche lui ha delle conoscenze lì che hanno richiesto la sua attenzione, chissà? Sorride divertita lei quando il ragazzo le dice che quegli occhi non le fanno paura. Rimane come intenerita da quella ingenua sincerità, da quel dire calmo e tranquillo del giovane, udendo quelle successive parole che la fanno annuire un paio di volte col capo. <E' probabile, non sono l'unica ad avere questi occhi qui> conferma Kaori boccheggiando per un istante, interdetta, quando il giovane le pone quelle domande. Apre e richiude le labbra in rapida successione per un paio di secondi prima di schiarirsi la voce e rispondere con rinnovata tranquillità. <Oh... no, no, niente del genere. Semplicemente la mia famiglia ha questa particolarità> spiegherebbe con estrema semplicità e chiarezza alla volta dell'albino prima di tendergli quella tazza fumante e calda. Lo vede quasi in contemplazione e un sorriso premuroso va ad incresparle le labbra morbide prima di sentire quel suo dire circa la madre che lavora in ospedale. Aveva dunque intuito bene prima. <Ne sono sicura> annuisce lei con tono cortese inclinando appena il capo verso la spalla sinistra. <Ma se dai dovesse essere impegnata puoi chiedere di me, se ti va> si offre gentilmente con un sorriso candido prima d'udire la sua presentazione. <Piacere di conoscerti Eizuke-kun> commenterebbe allora, cordiale, prima di muovere qualche passo verso il corridoio precedentemente percorso. <Vieni, andiamo a sederci di là mentre aspettiamo che tua madre si liberi> lo inviterebbe cercando di tornare nella sala d'ingresso, verso le pratiche poltroncine messe a disposizione dei visitatori. Se fossero tornati nella sala, ecco che Kaori verrebbe raggiunta da una delle due infermiere che, nel mentre, le avrebbero portato un asciugamano pulito come richiesto. <Oh grazie Kaede> le direbbe con dolcezza afferrando la salvietta, prima di voltarsi verso il ragazzino con candore. <Tieni. Se vuoi ti reggo la tazza mentre ti asciughi un po'> [chakra: on]

20:43 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] Nessuna parola viene pronunciata dal giovane Nara quando l’altra dichiara di non essere l’unica, cosa di cui in effetti sospettava, comunque. Si limita solo a stringersi nelle spalle al riguardo, con noncuranza, anche perché ormai gli occhi son puntati sulla cioccolata calda, e avvertire quel tepore alle mani gli è sufficiente già a riscaldarsi un po’<ah>Fa improvvisamente, accennando a quel lieve piacere che avverte e che naturalmente tradisce la solita espressione piatta che ha in viso.<particolarità? Uhm… capisco>Ma alla fine si ritrova a scostar lo sguardo dalla tazza quando ode le parole altrui, scrutando per un’ultima volta con quell’insistenza gli occhi di Kaori<Anche nella mia famiglia abbiamo delle particolarità>Commenta senza un accenno di superiorità nella voce, che come l’espressione si mantiene piatta, come se quell’informazione data sia stata detta solo per far conversazione, nulla di più<la capacità di non esserci mai a casa quando serve, tipo>Espone, senza aspettare che ella possa chiedergli quale, semmai l’avesse fatto<o di lavorare troppo, o di essere sbruffoni convinti di essere imbattibili in ogni cosa… >Continua con tanto di scrollata di spalle, accompagnata da un sospiro pesante<… per fortuna che ha saltato una generazione e non sono venuto su così>Esprime con noncuranza, senza neanche l’ombra di un sorriso o di un vago divertimento, mostrandosi appunto particolarmente serio al riguardo<Certo… se sarò sul punto di morte farò espressamente il tuo nome>Che sia sarcastico o no non dovrebbe comprendersi dal tono, anche se un accenno di alzata di occhi viene fatta per mezzo secondo, troncata sul nascere per non sembrare scortese. Prende a camminare, però, quando viene nuovamente fatto quell’invito, avviandosi al fianco d’ella in direzione delle sedie, cammino che viene arrestato non appena son raggiunti dall’infermiera<uhm… v-va bene, si>Commenta ancora, porgendole quindi la tazza in modo tale da prendere il telo, che senza troppi problemi si butterà sulla testa ed inizierà a sfregarlo a piene mani, col capo totalmente coperto e rivolto verso il basso

21:00 Kaori:
 C'è qualcosa di strano in quel ragazzino; l'espressione distaccata e quasi apatica, il modo in cui par serio serio nonostante appaia ancora così giovane, le parole con le quali descrive la propria famiglia. Non è semplice capire se quel dire nasconda risentimento o rancore, il tono della sua voce è quasi monotono e privo d'inflessioni particolari, tuttavia quando ne parla par quasi semplicemente scontento di come vadano le cose. Descrive una famiglia assente, che si dedica al lavoro più che alla casa e leggermente arrogante. Non che lui si mostri proprio come un bimbo innocente, ma almeno non par dare alcuna traccia di vanità o superbia nel modo di fare. <Beh, sono sicura che se lavorano molto è per dare un contributo nell'aiutare il Villaggio o la tua stessa famiglia> cercherebbe lei d'essere ottimista, di infondere un po' di fiducia al ragazzino sebbene non conosca poi molto i suoi parenti. Ma essendosi egli presentato come un Nara suppone che la famiglia della quale faccia parte sia la medesima della Consigliera e per cui un nucleo di cui andar fieri. <In molti farebbero di tutto per poter essere un Nara come te> aggiungerebbe poi abbozzando un sorriso, ritrovandosi ad osservarlo confusamente a seguito di quelle ultime parole. Non comprende se sia sarcastico o serio ma a giudicare da quanto detto è decisamente propensa a credere che la stia prendendo in giro. <Mhn> si limita a dare in un verso soffocato con le labbra prima di proseguire verso la sala d'ingresso ove vorrebbe aiutare il giovane ospite a darsi una ripulita. Beh, più che altro, ad asciugarsi con l'aiuto di quella salvietta spugnosa e morbida che l'infermiera ha avuto l'accortezza di portarle. Mantiene la tazza calda, Kaori, osservando il ragazzino alle prese con l'asciugamano, rimanendo in silenzio per qualche attimo prima di inspirare a fondo e chiosar parola. <Pensi di diventare un ninja anche tu, in futuro?> domanderebbe dunque, lei, puntando le iridi perlacee sulla figura del ragazzo, un modo come un altro per impedire alla sala di riempirsi di un silenzio denso ed imbarazzante. [chakra: on]

21:23 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] <uhm… si, in effetti è vero>Commenta semplicemente alle prime parole di lei, stringendosi nelle esili spalle per una manciata di secondi prima di riprendere<ma preferire comunque ritornare a casa invece che venire qui>Si azzarda a dire, seppur la sua voce rimane immutata, apatica, non mancando un’ennesima stretta nelle spalle. Eppure, il dire altrui sull’essere un Nara un po’ lo smuove, facendogli fare uno sbuffo quasi divertito, ed un accenno di sorriso si estende sulle labbra del ragazzino, stirano verso l’alto solo un angolo delle labbra<Certo… un Nara>Afferma soltanto, con la voce che però rimane come sempre, piatta e tranquilla, almeno fin quando non s’azzarda a dire con un accenno di divertimento<portare il cognome non vuol dire certo esserlo, ma va bene così… dopotutto>Asserisce lui, prima di mollare nelle mani di lei la cioccolata calda, così da potersi strofinare i capelli con l’asciugamano<aaah>Fa poco dopo, lasciandolo cadere sulle spalle pochi istanti dopo, ritrovandosi una zazzera bianca, scarmigliata, le cui ciocche ricadono davanti ai grandi occhi azzurri<beh, si, in effetti si>Accenna il giovincello, il cui sorriso è sparito nuovamente<oggi mi hanno insegnato a lanciare gli shuriken e la tecnica della sostituzione>Dichiara con una nota di fierezza nel tono, di vera e pura soddisfazione, che stona con l’espressione piatta<... e tu? Sei un ninja medico, vero?>Chiede con un velato interesse, intanto che l’asciugamano viene presa con la mandritta per essere strofinata lungo il braccio opposto<Mia madre dice che non è facile… ma vuole che lo diventi anch’io, sai… tradizione di famiglia>Espone tranquillamente, passando il tessuto ai lati del collo con maggior insistenza<è vero che ci vuole un ottimo controllo del chakra per curare le ferite?>Si insomma, non è del tutto estraneo alla faccenda, con la madre che si ritrova.

21:41 Kaori:
 <Posso capirlo questo> annuisce lei stringendosi nelle spalle, un sorrisetto come di scuse sulle labbra per il suo non poter immaginare pienamente cosa il ragazzino debba provare ogni volta a trovar la casa vuota perchè i suoi genitori son fuori a lavorare. Bene o male ha sempre avuto qualcuno in casa ad attenderla, lei, per cui non ha mai sofferto molto la solitudine in questo senso. Il fatto che emotivamente si sentisse piuttosto distante dai genitori, invece, era tutto un altro discorso. Quel dire del ragazzino circa il proprio cognome la porta ad osservarlo a labbra schiuse, colpita da quelle parole che rivelano un misto di amaro divertimento. <Anche se non ti senti parte della famiglia in qualche modo lo sei. Non è solo un cognome quello che ti è stato trasmesso, no? Ma sangue, geni, cellule. Un intero patrimonio genetico che non può impedire a nessuno di negare la tua natura ed il tuo essere> direbbe lei per poi fermarsi e riprendere poco dopo schioccando la lingua sul palato. <A meno che tu non sia stato adottato e sia un Nara solo per formalità. Questo non posso saperlo> direbbe lei stringendosi nelle spalle. <Ma se sei figlio d'un Nara allora lo sei anche tu. Anche se qualcun altro dovesse negarlo, anche se non dovessero riconoscerti. Finché tu sarai certo di essere chi sei allora nessuno potrà portarti via la tua identità> E questo, lei, l'ha imparato a proprie spese. S'è sempre sentita un'estranea per la sua famiglia, sempre sentita diversa, di troppo, perchè incapace di risvegliare quel potere che tutti s'aspettavano di veder nascere da un momento all'altro. Ha sofferto per questo distacco, per questa lontananza, ma alla fine è riuscita a dimostrare a tutti che anche lei è una vera Hyuga e così potrà essere anche per il giovane dinnanzi a lei. Deve solo resistere e credere in se stesso. L'osserva asciugarsi, darsi una sistemata sebbene ne esca fuori più spettinato e disordinato di prima, udendo quelle parole che la portano a sorridere divertita. <Oh ma allora sei quasi al termine dei tuoi studi. L'esame è vicino, eh?> gli sorriderebbe ricordando il fomento dei suoi giorni passati in Accademia, mesi prima. <Sì, esatto. Non sono ancora propriamente un medico, sto ancora studiando e facendo esperienza, ma è la strada che sto percorrendo> chiarisce lei ben conscia del fatto che la strada è ancora lunga prima di potersi definire un vero e proprio dottore. <Ha ragione. Non è semplice, non tutti possono fare il medico.> annuisce lei alle sue parole concordando con quanto la donna ha insegnato al figlio. <Questo controllo serve a richiamare un certo tipo di chakra che viene definito “medico” e non tutti riescono a controllarlo, per cui c'è bisogno di una certa padronanza del proprio chakra per poter entrare a far parte dell'organizzazione.> spiega lei umettandosi appena le labbra. <A te piacerebbe divenire un medico? Al di là dei desideri di tua madre e della tradizione nella tua famiglia> domanda allora più seria, incuriosita, osservandolo con le limpide iridi perlacee. <Credo che sia un tipo di lavoro che necessiti una certa passione per esser fatto, una grande convinzione> [chakra:on]

21:57 Utente anonimo:
  [Ospedale - Bancone informazioni] Si limita a fissarla con la coda dell’occhio alle sue prime parole, senza effettivamente accennare nessuna risposta se non una stretta nelle spalle, che dura si è no pochissimi secondi, riprendendo nuovamente a riasciugarsi. Dal collo infatti passa al busto, strofinando con la solita lentezza esasperante l’esile addome<… parli proprio da medico>Si lascia scappare poi quando l’altra dichiara del patrimonio genetico e robe simili, cosa che lo portano a fissarla nuovamente con insistenza, prima di risponderle con un sospiro abbastanza pesante<hai ragione, comunque>Riprende poco dopo, ormai ferma la mandritta sulla pancia, lasciando l’asciugamano però premuta contro essa<magari richiamerò le mie capacità, quando sarà il momento>Si lascia sfuggire al riguardo, seppur si mostri particolarmente tranquillo, dopotutto si sa che i Nara manipolano le ombre… no?Comunque sia, un piccolo sospiro ed eccolo che ricomincia ad asciugarsi, seppur il suo sembra essere più un massaggio alla pancia ora, che un tentativo di asciugarsi la maglia<uhm… non lo so, credo di sì. Spero sia facile come le lezioni… non ho trovato difficoltà alcuna>Commenta, ma come poc’anzi la voce non accenna alcuna vanità da parte lui, una semplice constatazione. Si limita ad ascoltare l’intero discorso sull’essere medico e sulla loro capacità di richiamarlo, fissandola con un certo interesse ora che si palesa anche negli occhi del giovincello<… quindi tu hai un’ottima padronanza del tuo chakra>Commenta in un primo momento, ipotesi che viene accennata senza neanche accorgersi, in effetti, neanche tanto rivolta alla di lei persona<sinceramente non lo so… mia madre vuole che lo diventi, io… potrei pensarci, perché no>Ma nessun’ombra di entusiasmo nella sua voce, anzi, appare come al solito piatta e tranquilla. In questo frangente però una donna alta, dai capelli bianchi ed il viso spigoloso cammina appare dietro alle loro spalle, da chissà dove. “Oh salve, ciao piccolo… forza, andiamo, papà ci aspetta” Abbastanza sbrigativa insomma, accennando solo un lieve e cordiale sorriso alla Kunoichi. D’altro canto Eizuke invece solleva la destra per salutarla, prima di asserire un<allora vado… bevila per me>E così dicendo, insieme alla madre andrà via, non prima di aver lasciato l’asciugamano sulla spalla di Kaori.

22:11 Kaori:
 Un sorrisetto divertito increspa le di lei labbra al commento del ragazzo. Effettivamente non ci ha neppure pensato, ma davvero ha fatto un discorso così scientifico da apparire quasi una lezione d'anatomia più che un'argomentazione incoraggiante e concitata. <Non era intenzionale> direbbe lei tranquilla espirando piano, silenziosamente. <Ma anche io mi sono sentita esclusa dalla famiglia per molto tempo. Mi chiamavo Hyuga e non sentivo di esserlo e vivevo ogni giorno con un peso sul petto che non vorrei davvero provi qualcun altro> spiegherebbe lei candida, gentile, prendendo una breve pausa. <Però poi ho incontrato qualcuno che mi ha spiegato quanto non siano i nostri poteri a renderci degni o meritevoli o qualunque altra cosa. Siamo noi nel nostro insieme di capacità, caratteristiche e difetti. Forti, deboli, non importa.> azzarderebbe un sorriso incoraggiante per poi udire l'altro con sorpresa; concorda con lei, le apre appena il proprio cuore quel tanto da permettere a quei piccoli sprazzi di pensieri di fluire verso di lei. <Sii paziente e vedrai che i risultati arriveranno. Presto o tardi, ma arriveranno> gli sorriderebbe convinta annuendo appena, lasciandogli dunque modo di finire d'asciugarsi. L'argomento prosegue e l'altro le racconta di come le lezioni gli risultino particolarmente semplici. Sembra che stia andando tutto per il meglio per ora ma l'esame tende sempre a mettere parecchia ansia nonostante tutto. <Non preoccuparti. L'esame non è difficile se metti in pratica tutto quello che hai appreso a lezione> cerca di rassicurarlo lei ricordando l'ansia che provò a suo tempo durante il periodo di studi in Accademia. Sembra passato così tanto eppure a conti fatti non sono trascorsi che una manciata di mesi. Quante cose sono cambiate in così poco tempo... <Oh beh. Sembra di sì. In verità mi riesce piuttosto semplice muoverlo e modellarlo come desidero per cui mi riesce persino strano pensare che per altri possa essere complicato> arrossisce appena portando una mano -quella che non regge la tazza- alla testa, grattandola appena timidamente. Non vuol apparire superba o vanitosa, ma semplicemente quella è per lei la pura verità. Dati di fatto. Ascolta poi quel dire confuso da parte dell'albino ed andrebbe a sorridergli comprensiva, tranquilla. <Pensaci. Magari potresti scoprire che t'interessa davvero. Oppure che non fa per te e scegliere un'altra strada> direbbe lei stringendosi semplicemente nelle spalle per poi accorgersi della presenza della donna appena giunta. Le sorride di rimando con un leggero inchino del capo e poi torna ad osservare il ragazzino andando a riprendere l'asciugamano che egli aveva utilizzato per asciugarsi. <Passa una buona serata Eizuke-kun. A presto> lo saluta infine cordiale, sorridente, osservandolo dirigersi verso l'uscita al fianco della madre. [End]

Kaori è appena tornata a Konoha e si dirige in ospedale per informare colleghi e superiori del suo ritorno.

Qui fa la conoscenza di Eizuke Nara giunto infradiciato e gocciolante per via del temporale in attesa della fine del turno della madre. I due si fanno reciproca compagnia scoprendo piccole similitudini e grandi differenze.