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Rainy Day. 雨

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con Yukio, Hana, Kurona

11:51 Yukio:
  [Stanza Hasukage] "Bene... Finiamo queste cose ora..." Uno scrocchio di testa a destra ed uno a sinistra facendo vibrare l'aria accumulata sulle ossa del collo con due semplici gesti. È seduto sulla propria poltrona, i piccoli sono stati portati da Totoro e dalla cuoca in giro per il villaggio a fare delle altre compere e a vedere come procedono i lavori per la sua nuova casa dato che ormai il proprio insediamento è diventato nuovamente Kusa, insomma uno sbatti che non ha più fine il suo con queste dimore, questa sarà si spera la definitiva, ma sarà realmente così? Dettagli questi. L'abbigliamento di Yukio è diverso da quello utilizzato in combattimento, di fatti un paio di pantaloni neri appena aderenti sono indossati con un elastico ampio alle caviglia che lasciano poi spazio a una piccolissima striscia di pelle chiara e poi i sandali sempre neri e shinobistici a coprirgli i piedi. Sopra indossa unicamente un gilè smanicato con dei temi cuciti con filo nero su di uno sfondo verde scuro, quattro bottoni color argento avanti, una sciarpa a circondargli completamente il collo sempre con temi neri e verdoni ed in fine uno scialle che passa dietro la propria schiena e si avvolge a tutte e due gli avambracci, bloccate le estremità con due bracciali che si collegano ai polsi con dei sottili ma resistenti fili. Fra le mani alcuni fogli che sta spulciando ed analizzando continuando a fare avanti e indietro. La magione sta per essere completata e si può anche dire FINALMENTE! Almeno quella parte ora in cui può lavorare e vivere serenamente non è più un problema così che non si ritrovi persone a caso dentro la propria stanza.[ck on]

11:51 Hana:
  [Lì] Un buco, una falla. No, non nel pavimento della nuova dimora di Yukio, quanto più nella mente dell’ex Hyuga. Procedendo per gradi, possiamo tranquillamente affermare che nel concreto non c’è una sola cosa che riesca a collegare – da sola – mediante nesso logico. Poche parole, troppa confusione: proliferazioni mentali che copiose s’aggrappano l’una sull’altra creando ancora più confusione di quanto già non vi sia regnante sovrana nella mente di uno scricciolo. Ancora più pallida, ancora più cadaverica: ad osservarla da lontano, un esoscheletro. A vederla da vicino, lo spettro di ricordi lontani quanto remoti. In quel mare di neve che potrebbe tranquillamente collocarla nella rosa delle yuki onna tra gli yokai, unicamente le labbra scarlatte s’intravedono compresse in una sottile linea di indecisione: chiedere, non chiedere. Alla fine è lì e ha così tanto da dire che come sempre si perde nel proprio mutismo esistenziale. Il sangue è stato lavato, gli occhi nuovamente due specchi azzurri – quel giorno lo ricordo come ieri, un po’ come sempre. E tu, Yukio, non le avresti mai volute vedere le mie mani sporche di sangue. La verità è che forse, mai le vedrai. Che forse, l’unica fortuna e gioia di tutto questo, è che sto riuscendo bene o male a rispettare questa tua volontà inespressa. E di quel kimono rosso e bianco ora non c’è più nemmeno l’ombra, sostituito con una sorta di mantello marrone dalle sfumature etniche che sovrasta interamente la sua figura – sottile, snella, quasi bidimensionale se non fosse per le curve di una crescita durata tre anni. Una lunga gonna dai colori terra copre le gambe mentre le cavigliere – nuovi ninnoli – risuonano ad ogni passo. Se non fosse per quella linea sottile di cuoio, la si potrebbe quasi vedere scalza. Non ha armi con sé, non ha praticamente nulla ed è forse uno dei rari momenti in cui realmente riesce a sentirsi così scevra da pesi bellici che quasi l’anima si rimpingua di pace. Le mani penzolano apparentemente prive di vita lungo i fianchi, parallele, mentre il capo s’issa e le ciglia – un ventaglio nero con dentro l’azzurro – si levano per far spazio allo sguardo che attecchisce sulla figura del Kokketsu. < Yukio > cinguetta, in conclusione: spezza il silenzio come il suono di un coccio di vetro frantumatosi al suolo. Eppure, non fa male – è così pacata, così sottile, così delicata che rende solo l’impatto del richiamo. Alle sue spalle, nell’effettivo, non ha fatto altro che camminare ora come ora – è sempre stata così. E’ sempre stato così. Sempre dietro l’ombra e le spalle di qualcuno. Forse è vero, non è giusto – ma il karma gira così. La destra s’allunga, tenta – azzarda – alla ricerca del polso sinistro altrui nel tentativo di fermarlo, intercettarlo, vincolarlo ad una presa tanto leggera che risulta impercettibile – presente tuttavia < Ho bisogno di disturbarti.> di prendere un pezzo del tuo tempo e farlo egoisticamente mio. E non c’è più quella riverenza d’obbligo che tre anni fa t’avrebbe bollato addosso: non c’è più un “perdonami, posso?”. Non c’è più il “Signor Kokketsu”. C’è la faccia tosta di una donna che, nel rispetto, s’è scavata la strada per atterrarsi da sola in una fossa di scheletri, gli stessi dal quale si è sottratta per non accantonarli nell’armadio. [ chakra on ]

12:01 Yukio:
 I sei oggetti di sangue sono tutti li, disponibili al controllore. Gli occhi si muoverebbero da destra a sinistra osservando tutto il malloppo di fogli che ha da firmare e cose simili. Fortuna vuole che tutte le cicatrici sono sparite e tutte le ferite che aveva all'arrivo del tempio per far arrivare le ragazze ormai sono inesistenti, nuovamente pulito e lustro come un tempo. Un oggetto di sangue avvolge il filtro di una sigaretta che svolazzante si poggerebbe fra le sue labbra da cui attingerebbe un tiro mentre le mani sono impegnate con i molteplici fogli e firme da porre oppure da rifiutare. Un altro oggetto prenderebbe i fogli per impilarli tutti in ordine mentre gli altri oggetti, tre su quattro, penserebbero ad ordinarli in base al tipo formando delle colonne precise e ordinate mentre l'ultimo oggetto ogni tanto fa smuovere la tazza di thè, generando un piccolo anello che si avvolge al manico. "Uhn?" Muove gli occhi verso sinistra posando il proprio sguardo su Hana. "Problemi?" Domanda, inclinando la testa verso sinistra. La mano di lei posandosi sul polso sinistro gli fa interrompere la routine della firma e passa foglio, firma e passa foglio. Un meccanismo che collegava con gli altri oggetti e che ora è praticamene fermo. Le pupille cremisi si poserebbero delicate su Hana mentre la sigaretta sospesa a mezz'aria si dirigerebbe alle sue labbra attingendone un ampio tiro e lasciando che si scrolli da sola verso il posacenere "Più che altro... Non abbiamo avuto molto modo di parlare... Come stai?" Domanda subito, d'impatto, rilassandosi contro la sua poltrona "E siediti" Indicandole una delle tante poltrone dell'ufficio così che possa anche spostarla e mettersi al suo fianco o sedersi un po' dove capita.[ck on]

12:16 Hana:
  [Lì] Repentina nel ritrarre l’arto, lasciando che di nuovo Yukio sia facilitato nella compilazione delle scartoffie: il suo, un semplice escamotage per farsi spazio tra i pensieri del ragazzo e aggiudicarsi la sua attenzione in maniera del tutto irruenta, rasente mare in tempesta. Eppure a guardarla, uno scricciolo bianco e placito, terribilmente silenzioso nei modi di muoversi, tranquillamente scambiabile per uno spettro tanto è cadaverica: preparata psicologicamente ad esser ricambiata con un ennesimo tocco freddo dando adito all’idea forse non tanto sbagliata che per tutto il sangue elargito da Yukio un piccolo pegno in calore umano non è cosa da molto. D’altro canto, sembra essere ancora restia nell’accettare il proprio freddo che ne avviluppa le membra e ne trasfigura l’immagine rendendola sempre più cadaverica: giura di sentirsi bene, sicuramente meglio di quanto Yukio sia stato nei giorni seguenti o di quanto Akendo abbia patito negli ultimi mesi. Cosa da poco un graffietto già rimarginato, forse più marcato il ricordo vivido dell’illusione – nulla che non abbia potuto già accantonare. In virtù di tutto ciò, procede per gradi e acconsente annuendo la testa: s’affianca ad una poltrona, la guarda forse stranita – ha tutta l’aria di chi sembra essere del tutto fuori contesto nel sedere su una cosa del genere piuttosto che piegare le gambe in posizione zazen su di un cuscinetto adagiato sui tatami. Le tradizioni sono dure a morire, specie quando si parla di una ex Hyuga affondata letteralmente – anima e mente – nell’antico. Si siede comunque senza ulteriori moine, schiena ritta così tanto che pare innaturale, mentre le gambe si stringono senza accavallarsi: fuori contesto. E come si sta? Oh, sarebbe davvero ironico risponderti come d’autunno sugli alberi le foglie, ma non ci sarebbe modo migliore per descriverlo se non un corrispettivo in haiku < Senza morire, dopo molte notti di viaggio, in un tramonto d’autunno.> rimbecca, beffarda – quasi lo percula velatamente. < Perdonerai, sono estimatrice di haiku.> sorride, candida. < Ma grazie a te esisto ancora > in questo mondo, intende < E quindi > molto semplicemente < Grazie.> non è un’ingrata. Non pensa che tutto le sia dovuto ed è sempre stata convinta – da quando effettivamente è stata accolta in casa tua – di doversi sdebitare. Stacca quel piccolo tascapane dalla vita, facendolo glissar via dal fianco giacchè dapprima adagiato in prossimità della gonna. < Prova, son buoni > pigola, facendo strusciare un pacchettino verso di lui: all’interno mochi verdeggianti fatti di matcha in parte, kocha in altre. Dolcetti al tè verde si direbbe: unica premura è quella di ricordare la vena ghiotta del Kokketsu. < Li prepara un monaco tremendamente bravo in questioni di erbe curative e tè. Sono sicura che possano farti bene in qualche modo.> piega di poco il capo lateralmente < Anche se sembri in forma> un modo come un altro per intimarlo ad esplicare le sue condizioni.[ chakra on ]

12:46 Yukio:
 Appoggerebbe delicatamente la schiena verso lo schienale della propria poltrona lasciando che il filtro della propria sigaretta ritorni sulle sue labbra, finendone il tabacco. Andrebbe a comandare l'anellino nero attorno al filtro così da poter far schiacciare il mozzicone contro il piatto del posacenere spegnendolo definitivamente. "Finchè si tratta di Haiku va tutto bene" Muovendo il palmo sinistro verso l'alto e verso il basso come a darle il permesso di continuare quasi, e per chi l'ha presa?! "Pf, grazie a me" Sospira "Grazie a te, semmai. Sei giunta fino a fuori Kusa da sola ed hai accettato i compromessi che ho fatto, non ti ho dato o fatto nulla per aiutarti, hai fatto tutto te" Solleva le spalle mentre un oggetto, ora disponibile dato che è quello della sigaretta, si sposterebbe verso quei dolcetti che sta porgendo hana "Uhm?" Mugugna mettendo ben a fuoco ciò che ha da offrirgli "Un monaco?" Borbotta. Non gli piacciono molto le cose contrastanti con la propria religione ma del resto non disfa nessun patto, anzi... Impossibile disfarlo ormai "Avere del sangue maledetto da anche i suoi benefici, fra cui una guarigione decisamente veloce" lasciando che l'oggetto si avvolga alla base del dolci e lo porti difronte a se, potendolo poco dopo avvolgere con la manina destra lascia la penna sulla scrivania. Un paio di morsettini lievi per assaggiarne il contenuto e poi... "BUONISSIMIIIIIIIIII" Con gli occhi sbrilluccicosi che si puntano verso Hana "GRAZIE!" Divorandone il restante. E quando mai "Bhe?!" Ok, reso decisamente molto più felice rispetto a prima "Che mi devi dire? Su su non farmi restare sulle spine!" Sorridendo ad Hana, lasciandole in avanti la propria tazza di the "Se vuoi bevine eh, sempre se non ti fa schifo" Senza mezzi termini mentre due oggetti si tramuterebbero in delle sagome indefinite con tutte curve. Afferrerebbero dei fogli ed uscirebbero dalla propria sala iniziando a distribuirli a vari gruppi ninja. Piccolo trucchetto per velocizzare il proprio lavoro no?[ck on]

13:23 Hana:
  [Lì] Qualcosa che le dice che se si fosse trattato di un mantra, l’avrebbe già cacciata a calci nel sedere: i suoi nenbutsu hanno trovato fine poco fa, si è concessa l’Alba per contemplare e pregare in una litania senza fine. La mente è cheta, le parole sgorgano prive di significato allegoricamente religioso – non si radica nella convinzione di una fede fatta di dogmi, essendo sufficientemente ecclettica nel credo non dovrebbe risultare scomodo nemmeno a Yukio poterla accettare in qualche modo. < Sì, un eremita più che altro.> considerando il posto che ha scelto in cui vivere, sarebbe molto più semplice definirlo come uno yamabushi nel vero senso della parola. < Difficile aggiudicarsi la loro fiducia > di figure del genere in generale < Quindi mi auguro almeno che siano buo-> neanche il tempo di concludere la frase che giunge il responso. Annuisce, pacata, comprensiva: se lo aspettava, ma lui è sempre così… esagitato, quando si parla di dolci. E ormai l’ha capito, da quando ha divorato praticamente tutta la scatola di mochi che più di tre anni fa stava portando con sé al fine di consegnarli a Kurona. A proposito di Kurona < Mi auguro che la sensei stia bene.> una frase di riguardo sempre dovuta. Scuote il capo < E’ il minimo che potessi fare. Ti ho chiesto di aiutarmi e ho fissato come prezzo anche la mia vita. Penso che tu abbia fatto il possibile per risparmiarmelo> e non è una bambina, non ha bisogno del contentino né di sentirsi dire che è stata in grado di fare qualcosa da sola. La verità è che alla fine, senza di te, non sarebbe stata in grado di muovere un passo. E senza di loro, non sarebbe stata in grado nemmeno di pulirsi il naso dal sangue. Una vita fatta di dipendenze, necessità di trovare utilità ed un pretesto per imparare a camminare da sola senza l’ombra di Hitomu, né di Yukio, né di Akendo sebbene evanescente. Senza nemmeno le spalle di Kimi, Mekura o chi per loro. Senza doversi aggrappare agli Hyuga facendosi bastare anche quel modesto: e poi c’è Hana. L’importante è che ci sia. < Ad ogni modo > riprende il discorso < Nulla che possa essere poi così tanto importante > ne dimezza le aspettative, quasi annientandole. < In base ai recenti sviluppi, ho ponderato la decisione di non servire più Konoha.> e potrebbe risultare quasi da infarto, ma è abbastanza sicura che chi è alla stregua del mukenin non può stupirsi di una cosa del genere. No, non si è decisa a diventare un ninja fuorilegge < O per lo meno, non solo più Konoha.> si ripara in extremis, non usandola come scusante benchè sia particolarmente stramba nel modo d’aggiudicarsi la suspense del momento. < Non ho più appartenenza, né un clan, né doveri imposti a priori. Sono uno shinobi libero.> ma soprattutto, libero di scegliere. < Ma non sarebbe da me crogiolarmi nel nichilismo di un’esistenza che non ha scopo.> non è questo il modo che vuole perseguire per condurre una vita soddisfacente ma grama a tratti. < Così, ho deciso di servire tutti i paesi indifferentemente. E’ il debito che ho nei confronti del mondo e tanto mi basta per sentirmi viva in questa dimensione.> come dire? < E’ così strano il sapore della libertà.> quasi si spaventa a chiamarla così. < Raggiungerò tutti i villaggi chiedendo a chi ne fa le veci di poter essere utile e se qualcuno vorrà aiutarmi, ben venga > a servizio di tutti, manco una missionaria < In tal senso, ti sto chiedendo il permesso di lasciarmi aiutare Kusa o te in qualche modo > abbassa lo sguardo in direzione della tazza: e davvero, potrebbe avanzare domande una più scomoda dell’altra accompagnata dall’ironia del sangue maledetto e dalle malattie veneree che potrebbero prendere piede sul bordo della tazza. No, te le risparmio. < Oh beh, direi che è un po’ troppo tardi per dire che qualcosa di te mi fa schifo.> DETTA COSì SEMBRA FRAINTENDIBILE, ma ha pur sempre viaggiato con una cappa di sangue nero o cose così, non so, insomma GIURO che non stava dicendo nulla di male e non si riferiva a nulla d’ambiguo. Lei è casta e pura. Io no. Coff. Accoglie tra i palmi, ora spalancati e scevri dalla presenza della Mala avviluppata intorno al braccio unicamente, la tazza di thè. Il sottofondo è soltanto il rimbombo della pioggia e l’odore che si trascina dietro, quello di Kusa < Mhn.> comprime le labbra, assaporando le volute di fumo che imperlano l’etere < Non trovi che sia una giornata bellissima?> [ Chakra on ]

14:04 Yukio:
 Finisce in pochi bocconi quel dolce andando poco dopo a ripulirsi le labbra con la propria carne nella zona del polso. "mhhh..Buono, si si" Sbattendo le palpebre fra di loro abbastanza 'felice' si potrebbe considerare anche solo per questa scemenza, bhe come renderlo dalla propria parte no?! "La sensei?" Focalizzando solo dopo il fattore Kurona "Non so cosa stia facendo. E non mi interessa al momento" Freddo, glaciale rispetto a prima. Il suo viso si tramuta in una sagoma di pietra priva di espressività se non quella truce che si trova mentre adocchia Hana. Che sia un tantino arrabbiato per la circostanza? "Nh torniamo a noi" Riaddolcendosi un secondo dopo, così, come se niente fosse "Uhm... Non servire più Konoha" Ponendo la mano destra sulla propria nuca, iniziando a grattarsi quella zona con l'unghietta dell'indice destro "Capisco..." Ascoltando tutto il discorso per filo e per segno. Inizierebbe a canalizzare una serie di informazioni a riguardo ed altre cose che gli verrebbero in mente "Facciamo un patto? Mi piacciono da morire i patti..." A momenti muoverebbe pure il culo per simulare una coda scodinzolante (?. Ancora seduto sulla poltrona si farebbe semplicemente più avanti iniziando a scrivere un foglio "E solo se accetti ti do questo permesso... Semplice, no?" Schioccando la lingua sul palato lasciando che quello schiocco porti i propri occhi a contatto con quelli di Hana per tre secondi incessanti senza proferire parola. Un contatto diretto senza sbattere le sopracciglia "Come ho fatto con Raido... Manderò una lettera a Hitomu ove cito esplicitamente di accettare la tua volontà di trasferimento e di poter avere residenza a Kusa" Mettendo la mano destra in avanti volendo interromperla a priori "In questo modo sarai sotto eventuali regole da parte mia, sarai controllata da qualcuno che ti potrà aiutare in situazioni sgrave e soprattutto ti do la possibilità di aiutarmi. Insomma... Io ti darò comunque un coprifronte di Kusa, deciderai te se indossarlo o meno ma in questo modo, se appartieni almeno a un villaggio, il tuo sviluppo sotto l'aspetto shinobistico potrà continuare senza problemi, capisci che intendo?" Domanda, inclinando la testa verso sinistra "..." Alla sua ultima domanda poserebbe gli occhi fuori, ruotando la propria poltrona dando la sua parte sinistra verso la vetrata alle proprie spalle "Già..." Chissà Hime e Joji che stanno facendo "E sto perdendo molto tempo senza i miei piccoli..." Sospira, un po' dispiaciuto. Se li farà portare subito! Ecco l'ordine che viene impartito a Totoro via sigillo empatico: Puoi portarmi i bambini per favore? Voglio stare un po' con loro.[ck on]

14:29 Hana:
  [Lì] Non si è mai definita empatica, anzi. Ha sempre avuto un tatto discreto, ma niente di eclatante – sembra essere una caratteristica degli Hyuga. Nonostante questo, riesce comunque a percepire nell’aria quella strana tensione innescata dalle parole e dalla domanda, a suo avviso lecita, di chiedere di Kurona. < Comprendo.> sibila appena, chiudendo bruscamente il discorso: non è mai stata un’impicciosa, nell’effettivo potrebbe chiedergli perché dopo tutto s’è presentato come padre di Kurona ed ora da lei abbia avuto una figlia. D’altro canto comprende anche congetture come un incesto, particolarmente “aperta di mente” riesce a… capire, sotto alcuni punti di vista. Ora, ha capito che forse non è poi così saggio chiedere il perché di quella risposta finalizzata a tagliare corto. < Non era mio intento turbarti.> lo specifica, però – non ci tiene affatto. Tornando a loro… sì, è curiosa. In quell’attimo di distrazione, lo sguardo glissa verso il foglio: cerca di comprendere, ancor prima che glielo dica, cosa sta facendo. Irrimediabilmente incontra il suo sguardo e, per la prima volta, ha la faccia tosta di non abbassarlo in presenza di persone che valgono decisamente più di lei. La lascia sospesa, per tre secondi. Poi, capitombolo. < Non posso accettare.> e glielo dice francamente, senza mezze misure né a gradi. <Non in questo modo.> non le conviene e non le si confà. < Non sono una traditrice > principia, pur essendo sicura che non sia questo l’intento di Yukio < Né una cambia-barriera. Sia nei riguardi della patria, sia nei riguardi della famiglia.> scuote il capo. < Non scrivergli, ho il bisogno di parlargli di persona quando sarà il momento di tornare a-> casa. < Konoha.> ma non ora. < Io sono sicura che Hitomu non avrà nessun problema a lasciarmi andare eppure è già stato difficile per me scegliere di allontanarmi dall’unico parente che non mi abbia già girato la faccia da anni. Non posso definirmi uno shinobi esclusivamente di Kusa, perché altrimenti a quest’ora sarei rimasta a Konoha. Non credi?> gli ha tranquillamente lasciato comprendere che l’Hokage, tra l’altro, è una persona di fiducia e allo stesso tempo un parente – a parte Akendo e lo stesso Hitomu, Yukio può considerarsi l’unico sulla faccia di questo mondo a saperlo solo ed esclusivamente per volontà della shinobi. < Tutto questo per dirti che, se vorrai, posso essere *anche* uno shinobi di Kusa. *Anche* una residente di Kusa. *Anche* una persona di fiducia al tuo servizio.> in effetti, è proprio quello che gli ha chiesto. < Ma non *solo*. Ho appena ritrovato la mia libertà espressa in forma di pellegrinaggio, non posso avere una dimora permanente se il mio intento è quello di servire ogni villaggio.> le mani si stringono ancora intorno alla tazza < Se il tuo desiderio rimarrà ancora quello di lasciarti aiutare in minima parte dalle mie forze, se vorrai comunque darmi un coprifronte, allora nel momento in cui ci sarà un compito per il tuo paese lo indosserò così come se fossi uno shinobi residente. La stessa cosa vale per Konoha. La stessa cosa vale per qualsiasi villaggio.> E ovviamente, ci ha già pensato ad eventuali domande di sorta < Ogni incarico da me preso non graverà mai su responsi di parte. Non aiuterò mai un villaggio a sfavore di un altro o almeno ci proverò: questa è la linea che intendo perseguire ammesso e concesso non vi sia la necessità di prendere una posizione.> E fu così che introdussero la doppia cittadinanza ninja. Ssseh. < Se sei disposto ad accettare la cosa così com’è, mi faciliteresti il compito. Altrimenti, farò comunque di testa mia girovagando. L’ho già fatto, per tutti i mesi passati alla ricerca prima di incontrarti, ho trovato sempre un tempio che potesse ospitarmi in cambio di qualche favore > come portare l’acqua dal ruscello(?) < Ma capirai che vorrei sentirmi più utile della cameriera del tempio di turno. Giusto per non mandare all’aria tutto quello che le persone che mi circondano mi hanno insegnato.> issa la tazza, gustandosi lo scenario dell’esterno – lo scroscio dell’acqua sui vetri appannati, il sapore caldo del thè che rimpingua la bocca. Semplicemente, adora. < Immagino sia dura. Avere tante responsabilità sulle spalle, intendo > e dei mocciosi da accudire. La gavetta di Hana con suo cugino non è stata un dispiacere, ma sa quanto possa essere stressante una creaturina a cui badare. D’altro canto non è particolarmente amante dei bambini. [ Chakra on ]

15:04 Yukio:
 Sbuffa appena alle parole ma quando sente il: è l'unico parente. Gli occhiettini sbattono un paio di volte. Non commenta a riguardo, è solo una cosa in più in cui si informerà con i propri sottoposti, niente di che alla fine dei conti no? "Ho capito ho capito, piano piano" Muovendo le mani avanti e indietro come a volerla rallentare, di fatto sta dicendo una prola dietro l'altra senza quasi sosta "Ho capito che devo fare, bha" Sospira, strappando quel foglio e prendendone un altro iniziando a scriverci sopra "E dimmi... Aiuteresti i villaggi da sola?" Domanda ovvia, inarcando il sopracciglio destro ed appoggiandosi nuovamente come prima contro lo schienale della propria poltrona "Sai bene che girovagare da sola soprattutto per i vari territori non è cosa da tutti... Nh?" Mugugna appena, riaccendendosi un'altra sigaretta "Stai mirando a qualcosa nello specifico, Hana?" Domanda, rilassandosi completamente "Ormai, visto che siamo solo noi due..." Intrecciando dopo aver acceso un'altra sigaretta le mani sul proprio ventre "C'è qualcosa che devi dirmi... Hana?" CIT. SILENTE. Un fulmine a cadere lontano da Kusa, visibile però da hana essendo alle spalle di Yukio, oltre la vetrata. Un colpo secco ed un rombo che interrompe per qualche secondo il continuo rumore della pioggia, per poi ricominciare... "Non tanto dura se si pensa alla sera" Ribatte dopo un poco, continuando bellamente a fumare. [ck on]

Wait l'entrata di Kurona {Hana} pls~

15:40 Kurona:
 Che cos'ha fatto lei- in questo mese passato? Oh grandi teorie- che stia rimuginando sulla sua posizione, sui suoi passi, sui samurai, su Yukio- guerre- azioni? No- lei sta facendo la madre. Grandi tempeste che chiamano il suo arrivo- te lo ricordi Yukio? Disse tempo fa: Immaginavo di vederti tornare un giorno di tempesta, con i fulmini dietro le spalle e la nebbia che ti eregge ad imperatrice. Eppure- per quanto possa essere Kurona, nei suoi passi e sul suo viso non v'è niente di borioso- altezzoso, onna-bushin prima d'esser moglie o compagna dell'Hasukage. Son drappi di velluto- il suo muoversi come se fluttuasse sopra la carne ed il sangue che rende pura prigione ogni essere umano. Troneggia, imperiosa- dai tratti serafici dell'infamia di Uriel- su ogni figura che l'affianca. Minuta- con il carattere di una iena affamata e le mani d'un artista che scivolano come teste di serpe al di fuori del qipao che la veste. Un sinuoso muoversi di seta su quel corpo- che non è altro che oramai- un arazzo indefinito. Stupri. Violenza. Amore. Omicidio. Può, lei, pretendere la redenzione? Piangendo- strega, tra le braccia dei suoi figli e del suo eterno compagno? Gli occhi come brace che cheta scoppietta antecedendo ogni devastante scoppio- i capelli raccolti, minuziosamente ordinati come vuole la figura nipponica di una giovin donna- in kanzashi d'oro e bronzo che lascian pendere sulla capigliatura catenelle e fiori- charms- farfalle minute- in un silenzioso tumulto di grazia- e furia tacita. Il borbottare sordo di una bestia che ha dormito troppo a lungo. E' stata debole! A lungo è stata zitta ed in disparte. Ha taciuto ad ogni avvenimento in nome della sua famiglia. Le sue catene. La sua gabbia d'oro e fiori tra le braccia di quell'uomo. <Allora..> Una voce scivola addosso ad Hana- come miele che cola sulle labbra di quella farfalla delicata che s'è tanto premurata di osservare dall'alto della sua posizione per tempi immemori. Tre anni- a vegliare su di lei, da lontano. Tre anni a capir quale passo avrebbe fatto. Oh! Se solo avessi pensato e sperato al disinteresse di Kurona- non ci potrebbe esser stato sbaglio più tremendo. Un sensei- prima delle parole, ti cuce l'anima addosso alla sua. E pertanto che Kurona non ne possiede una, sel'è cucita nella carne, nel sangue. JOJI sotto cheto poggia un capino albino che richiama lo stesso della madre- su un petto che non è più acerbo come quello di un tempo- cela occhi d'oro fuso come quelli del padre. Un connubio d'amore, di forza, di desiderio. Quanto hanno bramato questi figli? Ha combattuto, avesse pur dovuto vender se stessa per dare a Yukio, quello che non ha mai avuto. Un obbiettivo. Una famiglia. Dalle macerie- dalla cenere, come fenice, rinasce. <Ora hai così tanta facoltà di te stessa- Cho cho, da poter addirittura decidere di far di testa tua. Sott'inteso che tu allora, abbia deciso di averne una.> Seta che si tramuta in lame, l'oscillare pigro di ciocche color del latte sulle spalle coperte da un haori nero, dello stesso colore di quell'abito tradizionale cinese che la veste. Il mostrarsi sporadico delle cosce dai tagli laterali mentre avanza, flemma. Un concentrato di anestetizzante puro- brucia, intorpidisce, come il petto dello stesso bambino di {un anno} che le dorme tra le braccia. La maledizione dei gemelli Kokketsu-- crescono troppo in fretta. L'instabilità di ciò che è precario e sembra sfuggirle dalle mani. Ancora una volta! Ancora una volta-- non può esser una madre. <E' così, Hana?> E' così? Hai deciso, tra l'esser oggetto- e l'esser una donna? Le ciglia folte- pallide, calano quando affianca il suo compagno- passando le dita sulla schiena forte di quel bambino dall'incarnato pallido ed i tratti dolci. Gli occhi del taglio della madre e le espressioni buffe del padre- indossa una maglietta, lui, bianca con lo stemma di Kusa sulla schiena, e dei pantaloni neri- assieme ai tabi del medesimo colore. <Vi ho disturbato?> [ck on -MOLTO DEBOLE-]

15:59 Hana:
  [Lì] Per ora si premura di lasciar glissare semplicemente lo sguardo a ridosso delle mani del Kokketsu: si cura esclusivamente del fatto che il suo moto s’interrompa, trovando la morte degli intenti. Hitomu lo reputa un affare suo, sarebbe ingrato lasciare che gli altri s’accingano a cucire per lei quello che non è in grado di imbastire né affrontare – probabilmente la delusione sul viso dell’Hokage. Nonostante questo, portavoce di belle parole e di intenti magnifici, non si esime anche dal prendere il marcio che il futuro le può prospettare e pertanto spetterà a lei comporre i passi per Konoha a breve. Prima di ciò, però < Non posso pretendere che qualcuno lo faccia con me forzatamente. Ma posso provare a trovare qualcuno che condivida il mio punto di vista.> non si fa portavoce di un futuro che non conosce, attualmente non brama la chiromanzia. Superbia, non ne ha mai avuta – le basterebbe giusto un passo per potergli dire che non si reputa tutti. L’unico problema, è che non si reputa nemmeno qualcuno d’importante o di estremamente forte, in grado di sostenere pesi di varia portata. < Oh, Yukio. Vuoi dirmi davvero che dopo aver perso tutto, ci sia possibilità per me di aver paura della solitudine?> Sarcastica, sorride. Si ride per non piangere, dicono. < Non è cosa da tutti. E’ cosa da chi non teme di lasciarci l’anima sul sentiero.> adesso che davvero è diventata posseditrice del nulla, non ha che guadagnarci. E a proposito di anima, una in più s’aggiunge al tavolo. Socchiude le palpebre, s’è già detto che non vanta la veggenza eppure prima ancora dell’immagine sembra quasi percepire l’odore che raggiunge le narici come tremendamente diverso. Istintivamente, a ridosso di un sesto senso che solo di impressioni può vantare, la testa sembra prepararsi all’ascesa di una voce che riempie la testa. Ah – forse è vero, che un po’ mi sei mancata. Sai da te che non è frase che uscirebbe dalle sue labbra così come non verrebbe scucita dalle tue – del resto non sono parole che ben s’amalgamano alla vibrazione dei loro pensieri. E’ solo passato così tanto tempo che - < Invero, paradossalmente è il contrario.> umetta le labbra, senza perdersi d’animo – sul viso tralascia un velo d’ironia finalizzata ad incentivare il proprio discorso. < Non ho più nemmeno me stessa, e tanto mi basta per poter decidere di poter decidere.> il che risulta terribilmente ridondante, una frase senza via d’uscita, un cunicolo buio e stretto – lei, che forse giusto un grammo la conosce dai tempi remoti, potrà capire senza difficoltà cosa sottende un discorso del genere. < Detta così, ti sembra meno presuntuoso da parte mia – Kurona sensei?> Qualcosa le dice che forse lei, più degli altri, possa gongolarci nel vedere una shinobi sfiorita dal tempo prendere una posizione che par esser drasticamente controcorrente a quello che la mente immatura ha potuto partorire per lei guidata da altri motivi, altri tempi. Il tempismo non l’accompagna, un attimo prima le sarebbe bastato percepire nell’aria il suo desiderio: l’essere un oggetto, qualcosa che continua a marchiare incessantemente il suo pensiero e a plasmarlo – ma questa volta in grande. Un oggetto a portata di tutti, indipendentemente dal paese- Non lo trovi forse un atto di estremo masochismo, piuttosto che di magnanima beltà? S’alza, lasciando ricadere le ciocche bianche lungo la schiena: quanta ironia ci potrebbe trovare nel constatare come il tempo sia passato per entrambe, tanto da poter vantare capelli bianchi ma una pelle non armata di rughe. < Ti prego, siedi.> le cede posto con il dovuto rispetto, madre, maestra o compagna di qualcuno non ha importanza. Si tratta di lei, e tanto le basta. [ Chakra ON ]

16:10 Yukio:
 Il foglio continua ad essere scritto mentre Hana parla, a seguire alcuni cenni di capo da parte di Yukio per poi scrivere in grande qualcosa "Visto che il tempio fuori Kusa è stato modificato. Potrebbe calzarti a pennello almeno una dimora per quando sarai da queste parti, mh? È certamente fuori da Kusa ma potrebbe offrire riparo a te e forse a qualcun'altro che seguirà al tua ragione" Come se dovesse continuare "Giusto, mamma?" Borbotta, sollevando gli occhi verso di lei "Sai che non devi stare fuori tanto tempo!" Gli occhi saetterebbero immediatamente sulla sigaretta che invece ha ancora fra le mani "Diamine" Stringendola nel palmo della mano lasciandola spegnere con la propria pelle che va leggermente a bruciare anche se ormai si può definire decisamente abituato "Mannaggia mannaggia" iniziando a fare aria con le braccia per togliere il fumo, alzandosi dalla poltrona per aprire le finestre "Mannaggia" Già, ovviamente per i piccoli, no? Non devono inalare certe cose. Poi certo che se un Yukio fa un gesto simile è grave eh! "E no, non disturbi, stasera ho un incontro un po' più serio, per ora tutto nella norma" Spiega, sospirando pesantemente lasciando che la sinistra si getti sui propri capelli per metterseli a posto. Uno scatto soave da ballerina di danza classica (femminile messo a posta) ed eccolo, difronte a Kurona e a Joji ed Hime se anche lei fosse presente con lei oppure con Totoro al suo fianco che la sta aiutando a portarli a spasso. Si avvicinerebbe al volto di Kurona, intenzionato a darle un bacio casto ma ecco. Eccolo! Come sempre Joji che solleverebbe le manine per giocare con i pircing sul volto di Yukio, tirandogli così il labbro inferiore "C-come non detto." Parlata ovviamente non ottimale essendo tirato verso il basso anche se debolmente, purtroppo. Povero lui "E comunque non credo ci siano problemi per il tempio, non è vero?" Verso Kurona "Ormai sto facendo rifare ogni struttura dentro Kusa, ci sarà anche quella apposita per i Kokketsu... Quindi non c'è da preoccuparsene, nh?" [ck on]

16:33 Kurona:
 Le dita che risalgono il coccige di Joji e si soffermano sul basso della sua schiena con la pigrizia di chi non ha intenzione di andare da nessuna parte- arriccia con lentezza quella maglietta facendo da interferenza in un discorso che non le appartiene. Densa polpa di ciliege che si schiude a prender aria in silenzio, tanto immobile nel suo esser una statua di sale- una sorta di marmorea figura che non possiede ne il bacio di giunone, ne tanto meno il bacio di narciso- o meglio, Kurona l'ha avuto. Assieme alla sua lingua da serpe ed il suo caratteraccio instabile. Come la luna- muta, di giorno, di notte- e tace guardando in direzione di Hana- sentendo il suo caotico compagno sbruffare e mandar via il fumo con le mani. Bonaria- in ogni suo gesto, come un buddha reclina il capo in avanti prendendosi un attimo per lei. Quanto tempo è passato, cho? Quanto tempo t'ha bagnato il volto- beffardo, avvicinandoti così tanto a me? Lo specchio parallelo tra determinazione e nautralità massima. Sono le sue parole, così distanti da quelle che erano un tempo, che la fanno sorridere. Eppure non possiede scherno, eppure non possiede potere per racchiuder tra le mani l'infinità del samsara e piegar a se, natura e uomo. Un solo sorriso- sembra farlo. Ah- l'illusione che sia una donna dal cuore infinitamente buono, quando poi- infame- smentisce! <Nessuna presunzione- dove sbaglia l'allievo, è il maestro a prenderne le colpe. Dove le truppe falliscono- è errore del generale.> Poichè parliam per metafore- allora Kurona si erge come generale e come maestra. Oh- se solo si fosse pentita dell'esser di Hana, ora questo bocciolo di rosa puritana si disintegrerebbe tra i suoi palmi. Sarebbe lei stessa- e porre la sua fine. Perchè disonorata! Perchè-- non porterebbe un altra macchia sul corpo. O bianco. O nero-- e tu, Hana? Hai abbandonato tutte le tue sfumature? <Quando, il mio giglio, smetterà di pensar di se come oggetto?> Il curvarsi del capo in direzion di Yukio-- lo svegliarsi di Joji che s'alza sal suo petto e tende le manine verso suo padre tirando ogni oggetto in più sul suo viso. Come un ombra Totoro dietro le sue spalle porta lo sguardo assonnato di Hime. Principessa. I capelli corvini e l'eterocromia racchiusa sul fior del viso della madre, un coesistere di colori che cozzano. Oro, rosso, nero. Hime borbotta- allunga le mani verso Hana, nello specifico, sporgendosi da Totoro, punta i suoi capelli pallidi. "Ma- ma- ma" Un borbottare dolce, tentando d'afferrare una ciocca ed accarezzarla con la goffaggine infantile. Un solo cenno d'assenso a Yukio, alle sue parole- cogliendo quel bacio e- portando una mano sulla sua nuca per baciargli ulteriormente la fronte. Son caste carezze prive di schiocco, chiaramente, trovando rifiato nella sua presenza- come nella presenza di Hana. Un solo commento-- un solo commento ancora. <Decidere di poter decidere ti allontana a quello che eri. Io attendo, solamente. Attendo e osservo.> Nascosta tra le braccia di Yukio- il sorgere di un sorriso dal gusto soffuso, curioso, kitsune al di la della seta che gioca, ma non sai mai fino a che punto. La tipica donna che preferiresti veder sorridere a lungo perchè-- non sai mai cosa può succedere una volta che quel sorriso si spegne. <Non pensare che io abbia mai tolto il mio sguardo dal tuo cammino. Son fatta d'attese e zen, è nella mia natura.> Chiaramente rivolto ad Hana. Sta ancora attendendo di vederla tornare da lei, con la facoltà di possedersi, come si possiede Kurona. Nella speranza di vederla prender atto di quel che la corrode, e combatterlo di sua sponde. Ebbra tacitamente di quel che è, esattamente quel che possiede, lascia che la carezza sulla nuca di Yukio scemi verso il basso. <Nessun problema, per il tempio. Volevo solo avvisarti che, è ora-- che io torni al dojo.> Come samurai. Come combattente- infondo, tanto lei quanto Yukio sapevano che questo idillio sarebbe stato precario. E il tempo sarebbe giunto, per tornare al suo posto. Ad esser maestra, samurai, assassina, shinobi, furia omicida. Coccolata troppo da quelle braccia, tanto da essersi *QUASI* dimenticata, di se. Di Kurako. Degli uomini a cui deve, come minimo, dell'onore da portare sulla bocca e nella pancia. <Piuttosto, vorrei esser aggiornata sulla mia allieva-- cosa stai cercando, esattamente, mia cara?>

17:22 Hana:
 Lo ricordo ancora, il giorno in cui eri oceano di insondabile tristezza. Dov’è il tuo viso amareggiato, il tuo volto afflitto ma fiero? Risplendevi quasi di malinconia innaturale ed ora non potresti far altro che condannare te stessa per avermi contagiato, rasente cancrena diramata in vena. E s’è scoperta egoista, così tanto da aver preso da tutti un po’, uno spicchio, un frammento che potesse aiutarla: in bene o in male non ha importanza. Non era questo, quello che volevi? Un lascito, qualcuno che si ricordasse di te. Oggi, più di prima, è diventata il frutto di quello che le è stato fatto. Batte le palpebre, issa il ventaglio nero con dentro l’azzurro – flutto ingrossato dal fondersi di ghiacciai grondanti, l’accompagnano nel mero intento di scorgerli. Tutti e quattro. A vederli da lontano, Insieme, costruiscono il quadro di una felicità che – vista da fuori - neanche stenta o s’azzarda a toccare: come ogni cosa, l’immagine di una famiglia viene rilegata nel riquadro delle gioie che a lei non toccheranno – intoccabili, impalabili e che alla fin fine ha imparato a non desiderare. Le sta bene così, anche solo la vaga illusione che quella di Kurona sia una storia a lieto fine in fase di stesura, decisamente più colorita ma meno tortuosa di un trapassato che aveva annunciato essere tra i più neri dei presagi. Risulta facile, forse troppo, per lei riuscire a trovare un compromesso metaforico che faccia riferimento ad un racconto, essendo avida lettrice e venosa amante di storia < Davanti la disobbedienza, anche Sunzi uccise le cortigiane di Wu.> rievocando come l’arte della guerra non fosse altro che questione d’obbedienza. Sunzi l’avrebbe uccisa, probabilmente – da quando un allievo può decidere cosa fare di sé? Fossi stata quel tipo di generale, non ci sarebbe stata speranza per me. Per l’ennesima volta assapora ricordi e se ne abbevera, egoista – non esistono sfumature. Se lo ricorda. Eppure può dire davvero d’aver deciso da sola? Forse non avevi tutti i torti, anni fa. Forse non tutte le scelte possono essere compiute volontariamente. Forse non puoi esimerti dallo scegliere per sempre – dolce panacea del wu wei, quest’alcova è stata costretta ad abbandonarla diventando madre di scelte sbagliate. La retorica trova terreno fertile in cui attecchire: quando smetterà di pensare di sé come ad un oggetto? Quando smetterà di esserlo. Lei, svezzata nell’austerità di una famiglia assenteista e allo stesso tempo aggrappata con forza all’affetto di un Hokage che di lei se fatto carico gratuitamente, sulla sua strada ha imparato a cibarsi di metafore provenienti dal Rikudo che come Koan l’hanno plasmata di modo che il calore della pelle di un altro corpo non fosse altro che un ricordo lontano; lei che di affetto non ne svende neanche a metà del prezzo, lei che ancora oggi si vergogna come una ladra di aver abbracciato Tobirama solo di notte, lì dove nessuno avrebbe potuto guardare… No. Neanche ci pensa all’alternativa di una cosa del genere: non è fatta per sorrisi infantili nei suoi riguardi, non è fatta di case piene delle risa di bambini, non è fatta neanche per avere una controparte perennemente presente. Quell’uomo, un demonio che con la sua assenza s’è guadagnato la capacità d’adattamento della ex Hyuga che ora guarda quasi impacciata la faccia di Hime che s’allunga, rasente salice, verso di lei. Nella figura dell’albina non ci troverà quanto sperato poichè di materno non ha nulla, tanto meno ora che le sue membra rasentano l’artico. Non scivola via da lì, tuttavia, socchiudendo le palpebre: paralizzata anche solo all’idea di alzare una mano per sottrarre i propri capelli dalle mani di una creatura, manco potesse nuocere o far male. Oramai i bambini iniziano a farle un brutto effetto, quasi la terrorizzano. Che amenità. < C’è qualcosa che posso fare per rendere la tua attesa meno vana?> domandare le risulta lecito. < Ci sono state troppe ombre davanti a me a farmi da scudo. > a partire dalla tua < Ogni giorno, son diventate sempre più grandi. Ed io, sempre più piccola.> la sua benedizione, quella di essere avvantaggiata. La sua dannazione, quella di non essere abituata alla luce calda del sole ora. Scocca un’occhiata laterale a Yukio, battendo le palpebre: si distacca forse da quel piano immateriale di pensieri per poter varcare la soglia del concreto < Nh-> schiude le labbra, forse un po’ sorpresa. Alla fin fine, ricevere così tanto per non aver ancora fatto niente < E’ più di quanto potessi immaginare. Ti ringrazio per la disponibilità> ma soprattutto < e accetterò volentieri.> giusto un punto dal quale partire. < Ovviamente ti aggiornerò sui miei movimenti qualora sarà necessario, e sarai aggiornato sugli ingressi del tempio.> Lo sguardo calmo e a tratti altero si staglia contro la figura di Yukio, per poi abbandonarla – nuovamente – in favore di Kurona. < Oh, sensei. Quello che cerco da sempre.> vuoi davvero sentirtelo dire? < Il mio posto in questo mondo.> rimbecca, quasi sarcastica. Comprime le labbra, una linea cremisi che rasenta quasi il crepuscolo stagliatosi sul bianco cadaverico dell’incarnato. Effetto placebo, ricongiunge nello stesso istante le mani dinanzi al ventre: diventa il suo specchio, totalmente diverso. La riflette per quella che non è – da una parte gli anni passati a levigare il corpo di una madre, il sapore del martirio, dell’abuso, dell’amore e della ricongiunzione. Dall’altra, l’inizio del vuoto – neanche può vantare un quarto di quello che si dimena nel petto della Kokketsu, quasi ad invidiarne il fatto che un cuore come il suo possa battere cento volte più di quello che Hana si ritrova nel petto. < Quello che cercavo negli ultimi mesi l’ho trovato, grazie a Yukio.> si riferisce ovviamente ad Akendo. < E ho promesso a me stessa che sarebbe stata l’ultima volta.> in cui mi sarebbe sfuggito dalle mani, in cui sarei stata costretta a corrergli dietro. < Adesso tocca a me.> Cercare la mia strada. < E' un pensiero che può un minimo soddisfare la mia sensei?> ilare, sarcastica, ma neanche tanto. [ Chakra on ]

17:42 Yukio:
 Rimane per qualche secondo a bocca asciutta vedendosi il labbro tirare verso il basso da Joji "Sei una piccola peste, sappi ch-" Interrotto dai baci di Kurona che sopraggiungono, facendolo quasi tacere "Mh." Mugugna, rimanendo serioso in volto come se si fosse offeso con Joji. Una linguaccia verso di lui ed a seguire una piccola risata sperando di dargli tale effetto, farlo sghignazzare ancora fra le braccia di Kurona. Hime. Gli occhi sbrillucicherebbero quando la vedrebbe, li, Totoro la accompagna e Yukio si getta letteralmente a capo fitto sulla sua piccola e dolce principessina "Ba ba bà!" Ecco. Ci mancava solo che iniziasse a parlare con i bambini. AH NO, lo sta appena facendo. "Oh immagino bene che è ora" Non la guarda negli occhi, non ha bisogno "Ci sono dei guerrieri valorosi ad aiutarti, hanno partecipato con me,tienine conto" Prendendo Hime dal suo corpicino e sollevandola, lasciando che le sue braccine si aprano e anche le gambe, rimanendo sospesa come se si volesse appiccicare al padre, e così fa. Due bei schiaffoni sulle guance di Yukio che osserva da vicino la sua bambina "Prrrr" Facendole una pernacchia sul pancino, muovendosi poco dopo per la stanza con lei fra le proprie braccia, giocando assieme e nel mentre rispondendo ad Hana "Oh di niente... Ma sappi che il Tempio è sempre sotto il mio controllo. Non credo che dovrò intervenire ma un contegno se dovete fare qualcosa all'interno, basta che non si attira troppo l'attenzione, no?" Inclinando la testa verso sinistra andando a comporre un sorriso che lascia intendere decisamente molte cose "Ah l'ultima volta... Vero Hime?" Muovendo il nasino verso quello di lei a destra e a sinistra, sfiorando il suo con la punta "Papà non stava schiattando, vero? Certo che no, sennò poi mamma gli fa un fondoschiena che non finisce più, uhm?" Già, non le aveva detto che era andato a liberare Akendo, ma ormai... Il discorso è uscito, insomma. Quale modo migliore per difendersi se non tenere Hime in braccio?! [ck on]

17:56 Kurona:
 Se ne lava le mani, Kurona- abbassando leggermente la schiena per lasciare che Joji si allunghi verso Totoro appendendosi al suo collo- ai suoi capelli, liberandole gli arti bendati che da sempre- l'hanno sempre trasfigurata agli occhi di chi cerca in lei- la stessa donna che ora cerca Hana. "TOTTOOO!!" Oh- quella tristezza. L'ha soffocata tanto a lungo da apparire un nero pulviscolo che faceva brillare la sua figura di malinconico splendore. Il continuo torpore della bestia che dorme ora frantumato per esser quel che è ora. Cosa ti sei persa, piccola Hana- sul cammino della tua maestra. Mutevole l'umano è quel che il fato impone che lei sia! Solo Yukio potrebbe dire quel che ha passato questa donna, dal suicidio, a quella stanza dove il suo sangue ed i suoi coltelli troneggiavano. Separati- separati per sempre, la beltà della famiglia non è altro che una mannaia nella schiena di Kurona che le preme la difficoltà di muoversi. Come arrivar al cuore, di quel che è diventata? Eretti muri, barriere, fuoco nei suoi occhi- l'unico modo per arrivar al suo cuore è una lama di trenta centimetri infilata tra terza e quarta costola e spinta- fino a lacerarla. Assertività che vuol il suo sorriso, non bonario, non serafico- ma d'intesa. E' come se la spogliasse- con la perversione che la sua anima malata può avere, vestendola dei suoi abiti- dei sentimenti che lei sceglie per l'altra. <E io, tanto lui, non tempo l'imperatore.> No- concludere ch'ella non sia soddisfatta di Hana- ch'ella or ora non sia suo generale, è forse il passo più sbagliato da muovere. Un errore che sarebbe oltremodo pregno del disappunto di questo finto candore rigettato sulla terra come la pestilenzia da Kami che altro non fanno che prendersi gioco dell'umano e delle sue debolezze. Lei- ordinò ad Hana di pensare ed Hana l'ha fatto. Lei ordino ad Hana di cercare, ed Hana l'ha fatto. Lei- ordinò ad Hana di essere, e sta attendendo. La osserva come farebbe una megera nella sua boccia di cristallo, rigirandosela ancora ed ancora tra le dita. L'esporsi della nuca da quei qipao, nel debole cenno che l'avvicina ad Hana, con l'immobile grazia di quel che sa esser etereo terrore. Un pizzicarsi di bende a livello del dito medio, posto solamente ora ad issarsi fino a raggiungere i pressi della bocca. Scosta le bende mostrando il fiorire dell'emoglobina color del catrame. Ozioso bagna le bende e mostra un incarnato che è sempre stato fragile come i petali di una margherita. L'allontanarsi di Yukio, l'abbassarsi di Kurona su Hana nel tentativo di posarle quel dito sulla tempia, oltre i capelli, oltre la grazia di quella donna che riflette la sua. Mio opale grazioso. Mio orpello migliore. Con la mente d'un fanatico davanti al suo dio, e gli occhi di chi brucia da troppo tempo all'inferno, le disegnerebbe un pentacolo capovolto. Una stella cerchiata di color nero che le orna del suo sangue l'incarnato così bello. Così lontano da quel che è ora, Kurona. <...> Un sussurrare all'orecchio di Hana, canto infinito di sirena e-- niente più. E' soddisfatta? Non lo è? Cosa ne sarà della sua allieva? Socchiude le palpebre su quell'orrore vermiglio rigettandosi a baciare suo figlio, ad andare incontro a Yukio per-- poter amar di lui tutto, tanto intensamente, prima di tornare al suo posto. Da Hime- a lui, potrebbe disintegrarsi se solo questi non esistessero. Lo stringe un ultima volta, prima di lasciar uscire le braccia dall'haori a tenerlo sulle spalle come un tipico samurai, come copertura. E nel suo abito, scivola a prender una Zanbato -la sua, Zanbato-. Un mese- un mese da quando non l'ha stretta così forte. Eppure la issa, ponendo il piatto sulla spalla opposta alla dritta. <Non ho bisogno di nessuno-- O torno a capo, o non torno.> Ed è guerra- sangue- intensa, mai finita. Dovesse morir per diventarne Araldo, morirebbe con onore. Morirebbe lasciando a Yukio tutto il suo amore. Lasciando ad Hana, il suo posto legittimo, ed il suo sangue sulla pelle. Uno sguardo verso Yukio, febbricitante per quanto-- quanto può amarlo. Le stesse promesse di Hana, tra loro due. Le stesse promesse che li vogliono vedere separati. <Ti amo, *VI* amo.> Ci vediamo, forse, quando avrò avuto almeno uno spicchio, delle cose che voglio da questo mondo. Solo un assaggio, del potere che mi spetta di diritto. [ENDDDDDDD!]

18:09 Kurona:
 Edit: *Non TEMO l'imperatore -dislessia love-

18:25 Hana:
 A destra, un uomo che un tempo cingendola tra le braccia consumò dietro di sé un massacro coprendole gli occhi – assicurandosi che le sue mani non si macchiassero. Bianca per te, per merito di un generoso Tessai che fece piazza pulita per lei quel giorno a Kusa. A sinistra, il delirio, una donna che invece accarezzandole la fronte le chiede l’esatto opposto – affonda le mani nella parte più essenziale di ogni uomo, dove nel sangue trova ricovero e primigenio ordine. Nera per te, perché sai domandare e lei sa eseguire. Bianco e nero. E tu, Hana? Il centro. Tutto quello che mi sono persa, di te, lo recupererò – mi faccio portavoce d’egoismo, dichiaro che mi compete di diritto tanto quanto può essere un tuo diritto diventare luce sulla mia strada e allo stesso tempo ombra selvatica. < Ed io, diversamente da loro, riconosco il valore del mio generale.> non è con il timore che ti sei scavata la strada, Kurona – lo sa, l’ha capito e soprattutto sa di non vederti demordere da un momento all’altro. Nessun passo: né in favore né in sfavore di Kurona. Ancora, stasi, attende silente: in quel suo modo di non esporsi sembra quasi una viziosa bambina desiderosa di un contentino, quello di quattro anni di vuoto. Nel gesto minimo del suo indice trova premura e carezza, calore che si staglia contro il freddo delle carni: sento il peso dei tuoi pensieri gravare sulle spalle, il carico di responsabilità che cementi per me su di me. E se non ci fossi tu, a tratti potrei dire quasi di non avere motivo neanche di sentirmi viva tanto da provare l’ansia di non esserti sufficiente. Come adepta riceve sulla fronte quel che racchiude in sé condanna e assoluzione, facendo di quel marchio – sporco – un legame che si traduce nel sussurro in grado di trapassare la testa accompagnato dal rimbombo di un tuono a sua volta preceduto dal fascio di luce di un fulmine. Ah, che parola sconnessa. Uccidere. Inizi a fissare prezzi sempre più alti. La destra tenta l’affronto, quasi – si libra a mezz’aria, le dita fredde e sottili baciate quasi dal tristo tentano d’avvinghiarsi al polso di Kurona nel vano tentativo forse di stringerlo, bloccarla lì. < Aspettami.> è un sussurro che sappia di promessa e allo stesso tempa premessa. Premessa di giorni nuovi, forse migliori – per lei quanto per la Kokketsu. La lascerebbe andare comunque, scivolando all’indietro come l’acqua dolce sul letto d’un fiume tiepido, abbandonandola sulla scia dolce del misericordioso peccato che si trascina dietro, sparendo. Un attimo per fare mente locale. Un attimo per non destabilizzarsi. E poi, Yukio. Oh. Vero. Che il tempo dovesse comunque rimanere sotto il controllo di Yukio < Era assodato.> palese. Praticamente la premessa del tutto, ormai – considerando il modo che ha di sapere sempre tutto e di essere perennemente presente, un’idea circa le sue smanie di controllo sembra essersela fatta. La mancina sfiora la testa lasciando tentennare la Mala, accarezza la fronte. < Mhn. Temo che sia tempo anche per me di andare.> principia, adagiando la tazza sulla scrivania. <Ti ringrazio, Yukio. Davvero.> conclude quasi, tentando di congedarsi anche lei. Oh, beh, non badare al fatto che tua moglie mi ami. Sono cose nostre. [end]

{ Perchè t'ho amato, t'amo e sempre t'amerò da attender di vederti uscire dalla tua coltre per raggiungermi }