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Predica all'Assassino

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con Yami, Enjiro

15:39 Yami:
  [Stanza 701] Sono oramai quasi dieci giorni che il Seiun si è risvegliato dal coma … sono passati tre anni, nonostante le forze di polizia del villaggio dell’erba siano piantonate di fronte alla sua stanza di ospedale, sorvegliata giorno a notte, non aveva mai aperto bocca se non per emettere qualche gemito per via dei muscoli che si stanno lentamente riabituando ad essere utilizzati. Il giovane è parecchio cambiato dalla sua ultima apparizione, grazie agli infermieri aveva ottenuto nuovi abiti ma aveva rifiutato di farsi tagliare i capelli … cresciuti oltre ogni misura, aveva chiesto che venissero raccolti in una lunga treccia nera come l’ebano e che ai lati del viso, come un elegante cornice, i capelli donassero un contorno a quella candida carnagione simile alla neve fresca e che quelle iridi, giallo oro, siano risaltate come preziose gemme che vanno custodite sino alla notte dei tempi. Il suo vestiario comprende una maglia a maniche corte e dei pantaloni neri in puro stile arabo che lasciano parzialmente scoperto l’addome e lasciando in mostra gli addominali del Seiun che, nonostante il coma, ha mantenuto una buona condizione fisica. Non indossa calzature, non hanno permesso che le tenesse ma almeno gli hanno concesso di potersi mettere seduto e così ha fatto, le gambe raccolte incrociate nella posizione del loto, le mani protese verso l’interno e giunte, come in preghiera, la schiena dritta come una spada mentre il capo è leggermente curvato in avanti, le palpebre celano il colore delle sue iridi, è in meditazione “Perché ho fatto ciò?” si domanda a se stesso, non ha rimorso … non ne prova, non sa cosa sia il dolore se non quello fisico che è più che altro un impulso di autoconservazione che invia il corpo al cervello tramite scosse elettriche “Cosa sono io?” si domanda a se stesso nella sua testa, non sa più chi è … è davvero un fantasma di un lontano passato? E’ solo l’ombra della sua grandezza, il mondo potrebbe davvero non avere più bisogno dei suoi poteri … ma è davvero così?

15:53 Enjiro:
  [Esterno] Il crogiolo di anime che attraversa Kusa ha dell'inverosimile se osservato da occhi come i suoi. Nel verde di quell'iridi si contraddistingue l'impronta fortemente turbata dal viaggio che le ha concesso, di attraversare, potenzialmente incolume, una buona fetta del Paese indenne. Si chiede, cosi, quel viso, asciutto nei tratti Indonesiani, ricamati dalla nota di una luminosità iridea che nuoce al verde delle aree che attraversa, quale fortunato caso le abbia permesso di posare, in un altima manciata di passi, lo sguardo sul portone d'ingresso dell'Ospedale. E' una ragazza giovanissima, appena traversata dalla maturità; pelle e dinamismo corporale ne sono indici ed indizi fin troppo semplici da cogliere. La spaesatezza della gente di campagna non la attraversa, temerarietà volendo o piuttosto una premurosa follia, si spinge a risalire con gli occhi la facciata dell'edificio. Sembrerà pur assurdo ma non è li per entrare, invero, dall'edificio ella è appena uscita. Di certo le guardie alla porta della Camera di Yami non devono aver preso molto favorevolmente l'idea di concedere lui molte visite. Sicchè, a colpo d'occhio, cerca di inquadrare la finestra della sua stanza da fuori, lentamente avvicinando la mandritta al tacco omologo, per sfilarselo. La guerra in fase di conclusione, crea un ottimo diversivo di disattenzione, molte barelle, troppe ambulanze e lei che si allontana dal centro della scena per allinearsi, in linea d'aria, a una finestra tra le tante. Si sistema il guanto sinistro, è di un silenzio che fa lustro alla temperanza caratteriale, capelli sciolti, noce scura, colore classico; una camcia in ordine categoricamente perfetto, la sua cravatta allacciata con una cura maniacale. Non fosse per l'età potrebbe benissimo essere scambiata per un funzionario statale. < Mhk.. > Schiarisce di una punta la voce, facendo tamburellare il tacco che sale e scende in linea d'aria dalla sua mano. Cosi, improvvisamente, tenta di prendere lo slancio con il busto, per lanciare quella scarpa tenendo con gli occhi fissa la traiettoria con la finestra della stanza 701. C'è solo da sperare che non abbia sbagliato vetro!

16:14 Yami:
  [Stanza 701] Il dilemma interno del Seiun andrebbe a continuare, un altro se stesso andrebbe a palesarsi, identico in tutto e per tutto al Seiun “Non sei nessuno dei tuoi io precedenti … sei solamente te stesso, ora sei qualcosa che trascende l’umano … la tua indifferenza ti permette di poter osservare il mondo da cosa è veramente … da che era un Eden ora è niente altro che una putrida palude pululante di cadaveri putrescenti …” le labbra si schiudono per la prima volta dopo tre anni, le sue parole vengono emesse < Ed io epurerò questo mondo, purgandolo dai malvagi e risparmiando i retti … così agisce un essere superiore > le palpebre si aprono mostrando quelle iridi dorate che brillano appena, come se avesse raggiunto lo stato di calma assoluta, è così che si sentì il Buddha quando raggiunse la totale pace dei sensi? L’illuminazione del corpo e dello spirito? Un rumore contro il vetro fa volgere il suo viso verso la finestra, una scarpa cade dalla finestra andando probabilmente a ricongiungersi alla sua proprietaria … chi mai potrebbe aver fatto una cosa simile? Un dottore sta parlando con un membro della polizia, fino ad ora hanno cercato in tutti i modi di far parlare il soggetto X come lo chiamano loro, forse, con un altro essere umano che non siano loro avrebbe potuto aprirsi e parlare. Lui si alza piano dal letto andando con la sinistra ad afferrare la stampella con cui si dona forza per camminare, quelle iridi sono bellissime … due pozze d’oro fuso ed ora, a man mano che si avvicina alla finestra, vengono irradiate dalla luce del sole donando loro nuovo splendore. Lo sguardo si volgerebbe verso il basso, anonime figure di altrettanti esseri inferiori ma tra di loro, una risalta maggiormente, è quella di una fanciulla che sembra indossare abiti alquanto insoliti, quei capelli setosi e lisci, quelle iridi verdi e pure come gemme incastonate nelle di lei iridi … i loro sguardi s’incroceranno nel momento esatto in cui il medico viene a conoscenza del fatto che il poliziotto ha appena mandato via una ragazza che chiedeva del soggetto X, furioso, il medico chiede come fosse fatta e in poco tempo sparisce dall’udito del Seiun che abbassa le palpebre come in un gesto di chi è ritenuto offeso da quello che vede nel mondo, nel mondo … ma non in lei sia chiaro; Il medico raggiungerebbe la figura della giovane chiedendole se lei fosse la ragazza che voleva incontrare il soggetto X, ecco cosa era per loro, un soggetto .. una cavia, un topo da laboratorio a cui fare continui esami per carpire il suo potere e i suoi segreti … se lei seguisse il medico la condurrà di fronte alla stanza del Seiun trovandolo in quella posizione che aveva assunto poco fa, la posizione del loto e questa volta, le sarà permesso di entrare.

16:29 Enjiro:
  [Stanza 701] I raggi del solo sono appena appariscenti tra le nubi. C'è una soglia cosi netta che ritaglia questa scena e quella di un angolo di spazio oltre. Con la guerra al suo concludersi, anche per lei è impossibile restare completamente concentrata, esistono rumori di concentricità, rumori di persone che necessitano di cure, ancora molte abbandonate sulle strade. Non v'è bisogno di essere medici per venire attratti dall'incommensurabile fiumana di soggetti che abbondano in condizioni di povertà li attorno. Tra uno sguardo che riflette il pensiero suo, e quello stesso che ridona attenzione alla finestra, raggiunge con il passo, morbidamente posato in altezza, il luogo dove il tacco, una volta assolta la propria funzione, sembra ricadere. Lo raccoglie, piegandosi piano ed afferratolo in quella mano, ancor prima di infilarselo, ricongiunge l'occhio avvolto dallo spezzarsi della frangia nocciola verso quella finestra. Un vero peccato che, trovandosi al di sotto, il sole ne illumini eccessivamente il riflesso del vetro. Gli occhi pertanto, dei due, si incontraranno per puro caso, dal momento che, complice l'illuminazione lei non riesce a vedere la figura di Yami sbirciare attraverso la finestra in sua direzione. < Eh? > Voltando il mento d'improvviso con non poco stupore sentendo pronunciare il proprio nome da una voce che lei non riconosce. E' un medico che la richiama vogliasi all'ordine vogliasi all'attenzione. < Aspetti, Aspetti. Yami, stiamo parlando di Yami no? > Sollevando un sopracciglio di fronte a quel soprannome, quello di soggetto X che sembra essergli stato affibiato. Seguirà quindi il medico fin all'interno dell'edificio celermente, ascoltandone le preoccupazione, con non poco sospetto fino ad arrivare sulla soglia della 701. Si ferma di fronte ad essa, tra le due guardie che silenziose riacquisiscono la loro posizione. Solleva il gomito, poggia la mano sulla maniglia e bussa tre volte, a seguito delle quali, che venga o meno data risposta, subentra nella stanza, richiudendo la porta dietro di sè lentamente, come a voler lasciare oltre al silenzio, anche una notevole privacy alla conversazione. Probabilmente questa sicurezza caratteriale, potrà sembrare degna di un folle, considerato che, resta in silenzio appoggiandosi a quella porta e prendendo a osservare con estrema lentezza, la figura di Yami seduta senza accennare, ancora a una sola parola.

16:49 Yami:
  [Stanza 701] Il medico la guarda incuriosita, non sa il nome del soggetto ma a quanto pare la ragazza sembra possedere delle informazioni che loro non hanno, l’accompagna rimanendo in silenzio e la lascia entrare nella stanza sorvegliata, nella stanza c’è silenzio mentre il Seiun tiene le palpebre chiuse, percepisce la porta chiudersi con un tonfo lontano, nella sua mente non vi è nulla ora se non un enorme lago nero come la pece, nella mano destra accarezza il flusso energetico della sua forza mentale, l’Omoi mentre invece con la mano sinistra accarezza il flusso energetico che rappresenta la sua energia fisica ovvero lo Shitai. Tali energie andrebbero a convergere all’altezza del suo ventre, più precisamente alla bocca dello stomaco e si unirebbero a creare una pozza bicolore bianca e nera a cui il Seiun, con la sola forza della propria mente, dona una rotazione che permette alle due energie di mescolarsi. Se la rotazione avverrebbe, il senso orario di quest’ultima creerebbe una pozza di energia di un vivido colore azzurro brillante e nel contempo, non necessitando di alcun sigillo, quell’energia viene rilasciata all’interno del suo corpo irrorando i suoi muscoli stanchi di nuova energia e ciò sarebbe testimoniato da una lievissima folata di vento che smuoverebbe i capelli nero pece del Seiun. Un profondo respiro mentre recide la connessione con quel mondo di pace e di immersione all’interno del suo essere vuoto e privo di alcun sentimento umano, il capo si solleva mentre le palpebre si sollevano mostrando quelle iridi color dell’oro, belle … pure … profonde e magnifiche, cariche di un potere antico quanto lui stesso e al contempo così inquietantemente vuote. Le mani si sciolgono da quella posizione di preghiera mentre poggia gli avambracci sulle sue ginocchia, una donna … un patetico tentativo da parte dei suoi carcerieri di estorcergli informazioni facendo leva sulle sue debolezze della carne? Patetici umani, lui non soffre più delle debolezze della carne … lui è più di un uomo, ora è Yami Seiun, qualcosa di più, è colui che probabilmente si ergerà a giudice del mondo ninja stesso < Chi sei? > la voce è terribilmente atona, la domanda è enigmatica, il suo viso si porta su quello della donna … lei è bella ma lui … sembra quasi etereo, più vecchio nello spirito di qualsiasi uomo in quella struttura, da troppo tempo è soggetto all’autorità degli uomini … adesso basta. {mente 70 – Impasto del chakra – Sigilli nessuno per mente 70 – Ck on 50/50}

17:07 Enjiro:
  [Stanza 701] E' assolutamente inverosimile la cura con cui le spalle di lei, cosi strette da rendere la prospettiva di viso e seno quasi un allungo di congiuntura verso la snellezza muscolare delle caviglie, poggiano flemmaticamente alla porta. Essa stessa va' chiudendosi e non v'è da stupirsi se sguardi confusi vengono tagliati fuori dalla scena. Quale pazzo metterebbe senza preavviso, senza remore di dubbio, invero, temerario, piede oltre quella soglia senza cedere alla paura degli scenari che raccontano la pericolosità di questo ragazzo? Non che sappia tutto, in verità non sono molte le informazioni, fuorchè anagrafiche, necessarie per raggiungerlo materialmente che possiede. Eppure, detiene un potere, questa giovanissima, che non si prostra al vento che attraversa la stanza, nè viene piegato dall'aria di misticismo osculto che inonda in pochi secondi, cosi improvvisamente la figura di Yami. L'impressione che dà, è uno sguardo fermo anche di fronte all'imprevedibile, immancabilmente determinato da qualcosa di cocciuto e deterministico della convizione. I suoi occhi, tanto presi a sostenere quelli di lui, danno però l'idea di chi non appartiene al mondo dei Ninja, non potendo percepire altro che una sensazione che forse viene piu dall'acutezza mentale che dalla previsione di un pericolo. Quando le viene cosi chiesto il proprio nome, questa ragazza porta una mano al collo della cravatta, allargandola ed allentandone la tensione al collo, con un atteggiamento routinario, una morbidezza espressiva che oltrepassa l'arroganza per concedersi un tocco di raffinata fierezza unita a una spaventosa ostinazione. < Mi manda tua madre. > La mano libera, in concomitanza con la voce, afferra una lettera dal taschino della gonnellina a pieghe, per estrarne una lettera che, a causa delle numerose e non sempre fortunate avventure, fuori e sopratutto, visto lo stato di guerra civile della città, dentro Kusa, risulta alquanto stroppicciata. Allungando il braccio sporge quella lettera; fa anche altri due passi, tranciando o tentando di tranciare con un tocco di forse, folle presunzione di poterlo fare, le distanze con Yami - restando a quella distanza che gli permetterà di afferrare la lettera senza doversi alzare. < Dice che sei uno screanzato e sarebbe opportuno che non la facessi piu disperare. > Aggrottando le sopracciglia e sventolando, distattamente quella lettera, a mo' di monito con tutta l'intenzione di fargli una non poco tesa ramanzina. E tesa perchè, per quanta ostinazione abbia, sa bene di stare facendo la predica, ad un omicida.

17:37 Yami:
  [Stanza 701] Lo sguardo del Seiun per un attimo vacilla, nei movimenti di lei riconosce tracce di un tempo passato, un tempo in cui le donne erano letali quanto gli uomini, loro che avevano la grazia dalla loro parte erano in alcuni posti venerate come angeli della morte, asserisce di essere stata mandata da sua madre, a quell’affermazione il giovane sembra perdere per un attimo la sua calma < Dunque … invece di reclamare la mia essenza ha mandato te, un’Angelo della morte? > se lei le ha addestrate come tale, l’unica cosa che potrà fare è quella di difendersi con le proprie arti magiche, cosa che potrebbe risultare letale per la giovane di fronte a lei e quando la vede porgergli una lettera, il sopracciglio destro si solleva mentre la mancina va a raccogliere il foglio di carta portandolo alla luce del sole per poi aprirlo e leggerlo. Attimi di silenzio, legge ogni lettera … riconosce quella grafia come quella di lei, la destra accarezza piano quel misero impasto di cellulosa e quelle tenui linee di inchiostro nero prima di chiuderla con cura, come se fosse una reliquia del passato < Non hai risposto alla mia domanda, chi sei? > il tono rimane atono anche se lo sguardo ora è direttamente fisso in quello verde di lei, è inquietante fissare quelle iridi dorate … belle, misteriose ma anche tristemente vuote < Pensa di poter lenire la pena che potrei infliggerle mandando qui una delle sue seguaci? > chiede, mantenendo quel tono di voce calmo il che contribuirebbe a renderlo ancora più inquietante di prima, magari sarebbe meglio se esternasse rabbia … sarebbe in un certo senso, più normale … più umano < Non m’interessa se si dispera … ho sacrificato tutto per riportarla alla vita e cosa ho ottenuto? Essere abbandonato da lei come un rifiuto … non c’è parola che possa descrivere il dolore sia fisica che psicologica di un atto simile > le punta l’indice destro contro, quasi minaccioso < Sei qui perché hai scelto … o perché te lo ha ordinato lei? A seconda di come risponderai … potrei decidere se lasciarti in vita oppure recidere quella delicata pelle che hai così velocemente che neanche te ne accorgeresti … donandoti la pace eterna > enuncia lui, andando ad osservarla direttamente, l’ha appena minacciata di morte … le guardie fuori si agitano ma il medico li ferma, vuole vedere il potere del soggetto X fino a dove può arrivare, fino ad ora non aveva risposto in questo modo a nessun test sia fisico che psicologico … è un’occasione unica per vedere i poteri di quel ragazzo finalmente manifestarsi. {Chakra on}

18:46 Enjiro:
  [Stanza 701] Abbandona quella lettera tra le mani di lui, ammorbidendo la presa che la raccoglieva tra il suo indice ed il medio, in una posa dinamica dell'arto che retrocede per ritornare a posizionare quella cravatta alla giusta attaccatura lungo il petto, sciogliendola e lasciandola ciondolare fino allo sterno. Assume, cosi orizzontalmente, quando il tono dell'altro diviene gradualmente minaccioso, una postura più morbida, indicando quanto sia in grado, anche solo con il linguaggio che emette il corpo, di ostacolare con dispetto, tali provocazioni. E' tuttavia immancabile quanto poco comprenda dei suoi discorsi. In quel viso che resta sempre molto cazzuto, permettetemi il termine, sorge un sopracciglio di indagine a sollevarlesi in fronte. E' un dubbio, un'incomprensione, riguardo quella figura che lui descrive, riguardo la figura della Madre, la quale, sembra non rispecchiare la stessa donna che lei conosce. < Cosa dici, Lo sanno tutti che Gli Angeli della Morte stanno solo a Iwa. > Le sopracciglia si concedono un tocco di titubanza in più e rivelano, insieme alle parole che pronuncia la sua provenienza: la campagna Kusana. E' tipico di queste zone, delle sue popolane, credere nei pregiudizi, in questi cosi patriottici che affidano ogni malore a ciò che esterno ai confini, invettivando la protezione che invece, Kusa offre ai suoi. Con questa chiara affermazione non poco Xenofoba, passano gli occhi a cogliere, tuttavia, i gesti raccolti con cui Yami sfiora la carta di quella lettera. Battono alcuni attimi di orologio prima che alla calma, subentrino accuse e minacce nuovamente. Resta in silenzio per qualche secondo, osservando quel dito puntarla con l'occhio verde che dà contrasto all'ombreggiatura pallida del viso giovane. Potrebbe sembrare che stia riflettendo, probabilmente lo sta facendo dal momento che, non sembra sapere molto, sulla vita famigliare che lo interpella, pur essendo stata allevati dalla stessa persona, i carismi si scontrano fortemente in una dose di orgoglio antico; uno di donna, uno di mostro. < Primo.. > Sollevando il braccio sinistro, sempre con quella cosi inusuale mancanza di senno, nell'avventarsi senza timore su chiunque, lo distende dinnanzi a sè sollevando soltanto il medio, che ora, resterà a ridosso al suo indice, ormai, con l'intento di opporre al suo indice la sua "femminile benedizione". < Non è cosi che si trattano le signore, non te lo hanno insegnato Yami? > Riporta il braccio a sè, contando sempre di poterlo portare indietro, sempre che ancora lo abbia, dopo quel gestaccio gratuito. < Secondo poi, non so cosa sia successo tra te e tua madre, ma anche io sono figlia sua quanto te. Se con seguace intendi chiedermi se mi abbia allevata appositamente per sedarti, la risposta è.. > Cercando di portare una mano alla fronte, sollevarsi la frangia in maniera rassegnata, abbassare le palpebre e ritornare a lui. E' un gesto alquanto memorabile, dal momento che assolutamente replicato da quelli tipici materni suoi. < Assolutamente si. Senti, non so cosa tu abbia fatto per indurre una donna ad allevare gente che ti possa ammansire. Tuttavia come ha abbandonato te, ha abbandonato anche me e non mi sembra che io stia qui a frignare come una mocciosa per questo. > Portando una mano al fianco con fare perentorio ed ammorbidendosi lentamente, ora, finalmente in un sorriso. < Sono qui per mia scelta e non mi leverò dalle palle fino a che.. > Piegandosi in avanti con quel sorriso dal presagio terrificante, cerca di arrivare a una spanna dal suo viso. < Fino a che non ti darai una calmata. Tutto chiaro? > Cercando un contatto direttissimo con quelle dorate, con la tempra di chi, avrà pur perso il senno ma di certo non l'equilibrio psicofisico. < Mi puoi chiamare Enji comunque. E' un vero piacere conoscerti, Yami. > Ritornando eretta e finalmente porgendo la destra, lui.

19:13 Yami:
  [Stanza 701] Lei poggia il suo dito contro il suo … ribatte a tono e osa persino criticarlo, afferma di essere stata allevata da sua madre appositamente per sedarlo, ne ascolta il discorso e lei lo accusa di “frignare” … questo non lo accetta < Frignare? > le iridi scattano verso la figura della donna che ha almeno avuto il tempo di presentarsi < Dici di chiamarti Enji … ma quanto effettivamente sai di me? Dici di essere stata allevata per sedarmi ma nessuno può … nessuno può calmare quello che sono diventato > la mano si abbassa andando a recuperare la calma attraverso dei respiri profondi < Siediti > un ordine non un consiglio, se lei lo farebbe allora, la mano si avvicinerebbe a quella di lei per stringerla piano … è una stretta debole, lontana dalla forza di un uomo normale … quasi femminile < Dimmi Enji … hai detto che ti trovi qui per tua scelta > sventola la lettera < Eppure ti presenti qui … con una sua missiva > il foglio di carta viene poggiato sul pavimento < Mi hai trovato … e ora che cosa farai? Te lo sei chiesto questo? > si indicherebbe e poi indicherebbe la porta della stanza < Sono rinchiuso in questa stanza di ospedale … sorvegliato notte e giorno e quando faccio fisioterapia per riprendere il mio tono muscolare ci sono delle guardie a tenermi sott’occhio per fare in modo che io non uccida ancora > abbassa il capo < Non osare mai più … dire che mi piango addosso, poiché non ci sono più lacrime in questi miei occhi e non osare mai più parlarmi come se sapessi tutto di me … > un avvertimento netto, odia essere giudicato < Però … > lo sguardo si solleva < Ora ho qualcuno con cui parlare e magari condividere le mie giornate … se mai uscirò vivo da questo posto e non dentro una bara > indicherebbe con lo sguardo nuovamente la porta < Quelli lì vorrebbero solo farmi a pezzi, l’ho letto nei loro occhi … esseri che credono di essere nel giusto quando invece non riescono a vedere cose più grandi di loro, nella loro piccola mentalità ottusa non riescono a vedere cosa è il “Bene superiore” > enuncia lui, concludendo il suo discorso e distendendo le gambe per far affluire il sangue dato che si starebbero addormentando < Dunque dimmi … come intendi tenermi sotto controllo? > sembra calmo ora … forse anche troppo. {Chakra On}

19:36 Enjiro:
 Ha uno scatto improvviso di spalle quando lui la interrompe per parlare. Esse si ritirano in un secondo, avendo cura di riposizionarsi, rimettersi come la postura del viso, in quella sua tipica espressione leggera, dalle righe cocciute, a tratti ambigue da interpretare. Và crollando cosi quel mito di mancanza di senno, di timore, per qualche istante, dall'improvviso scatto d'ira dell'altro, raggiuntola. Ritorna dominato, invece, subito dopo, assente di vergogna per questo suo titubare dal momento che, per quanto mina vagante possa essere questa sua gioventù, non sembra cosi incosciente come appare. Sa con chi sta parlando, seppur non accetti minimamente di sottomettersi a tale realtà. < Tu. > Lo interrompe verso il finire della prima frase, anticipandolo di qualche lettera che probabilmente gli verrà sopra pronunciata. < Tu a che cosa servi se non a dominarti? > Il tono cala, cambia e muta, con una voracità cosi quieta da far risultare il discorso, anzichè le parole, il vero perno di una diplomazia di campagna che, pur muovendosi attraverso precetti, ha l'arroganza di poter possedere tenere risposte, a volte. Il tacco della scarpetta, si muove cosi alla volta di uno sgabello piuttosto rialzato, lo avvicina a sè senza osservarlo, trascinandolo con la gamba per accostarvi le natiche e osservare quel gesto con non poco stupore. Lui le prende la mano e lei di certo, questo non l'aveva previsto. Tanto è che lo si nota chiaramente giuzzare dalla distensione delle linee facciali, esse, abbandonano l'intemperanza e la persuasione per lasciar spazio a un viso piu mite, anche la voce vi si associa. Lo lascia cosi parlare, non intromettendendosi, in quell'ascolto che prende ogni parola per vera, proprio dall'emotività che ne nasce attraverso. Le sopracciglia si piegano e le labbra si inumidiscono con contrizione, prima di sporgere gli occhi oltre la frangia per ritornare con piu sicurezza in un contatto diretto con i suoi, assolutamente fondamentale, a quanto pare per lei, nella conversazione. < La mia scelta è stata accettare questo incarico. Potevo non farlo, come hanno fatto tutte e quattro... > Il ricordo di un fumo alto di casolare, ne fa appena deglutire la saliva. < Le mie sorelle. E ovviamente non sono venuta qui da incoscente, Yami. > Cercando di affondare quelle dita, in una stretta alla sua mano, che ricambia lo stesso grado di debolezza fisica, forse accortamente, per mettersi al suo pari, adesso. < Io ti giudico in base a quello che so di te. Se so poco, è un tuo problema, non un mio. Il mio problema è assicurarmi che quello che saprò di te domani, non sia quello che so di te oggi. Quindi ascoltami bene, Seiun. > Richiamandolo con questo cognome e cominciando ad alzarsi, per abbandonare la sua mano. < Tornerò qui ogni giorno, verso l'ora di cena. Parleremo e Mangeremo insieme tutti i giorni, nel frattempo, cercherò qualcuno che possa aiutarti ad uscire da questa situazione fuori di qui. > Cercando di avviarsi verso la porta. < Ora devo andare, mi hanno dato solo dieci minuti oggi. Domani proverò a convincerli per qualche ora, magari per una passeggiata all'aperto. > Facendo scorrere la porta verso l'esterno e voltandosi indietro qualche secondo. < Comunque vedrai che andrà tutto bene, ochei? Ci vediamo domani Yami. > Sparendo oltre essa, cosi come poco prima era venuta. Certo, la sua comparizione non si può dire delle piu ordinarie di certo, quella di oggi.