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con Yukio, Kurona, Raido

16:12 Yukio:
  [Casa] Resta in piedi con gli occhiettini che svolazzano su Kurona, un sorriso a mostrarsi netto sulle labbra che si corrugano sentendo il suo nome dalle labbra della donna. Sorride dolce lasciando le mani libere, pronte ad aggrapparla dolcemente quando si avvicina a lui. la prenderebbe dal costato senza farle del male, sollevandola appena e facendo attenzione al pancione a contatto con la propria armatura. Andrebbe a scambiare le tipiche effusioni d'amore con la donna senza sfociare nel scandaloso, baci a tratti fra i respiri di lei affannati si possono dire "Bha si, abbastanza bene" Bha si, ho consumato il chakra dell'intero mondo ma sto bene dai "Ah ehm si. Forse è... Colpa, se possiamo rendere così l'idea, mia" Massaggiandosi la nuca. Un sospiro pesante "E si, so che cosa hai visto ed ho avuto un problema con amico frizz dell'Ade, siediti intanto su, non agitarti che non puoi nemmeno" Dandole tante di quelle carezze sulla schiena e sulla nuca che nemmeno un gatto. È li, con lui, finalmente. Da quanto tempo ha desiderato quel momento ed anche... Quella famiglia, da troppo tempo "Lo so che eri sicura ma c'è stato un periodo in cui ho avuto visioni oltre a quelle di Kusa e ho ripreso in mano il ruolo di Arufa dell'Ade" Sospira, accompagnando la sua donna nuovamente a sedersi. Prenderebbe con la mano sinistra il sacco bianco, strisciandolo al suolo e portandolo vicino alla poltrona. Si accomoderebbe al suolo con alle spalle il caminetto e avanti a se la poltrona con Kurona, forse, sopra "Ma prima di ciò ho portato qualcosina" Con un sorrisetto divertito sulle labbra "Dei vestiti miei più grandi visto che ti sei fatta enorme" Ovvio tono divertito, tirando fuori qualche vestito stranamente caldo, quei classici vestiti che delle volte scompaiono dal suo armadio, caldi e larghi come piacciono a lei. "Almeno eviti di stare al freddo" Borbotta, come se fosse un rimprovero. MA C'È UN CAMINETTO! non importa. deve stare al caldo. ok. "E poi cibo buono, sono delle scorte che mi sono fatto preparare dalla cuoca" Si, quella con mattarello, la più temuta houjutser di tutta la magione se non di tutti i tempi dei cuochi. Tirando così fuori un altro pacco incartato per bene con all'interno varie cibarie. "Prima dimmi di te, come stai? Come stanno loro? Hai fatto sforzi?" Una domanda dietro l'altra, scannerizzandola completamente da capo a piedi, assicurandosi che stia bene, o meglio spera "E... Se possiamo esser lasciati un attimo soli" Già, le cose del clan devono rimanere tali, non deve interferire nessuno.[ck on]

16:37 Kurona:
 Lascia che una bava gelida di vento le sposti i capelli dalla spalla, dove quella maglietta si ripiega come un vecchio fazzoletto in grinze che le lasciando libere le mani minute. Il sapore delle sue labbra- è come un bicchier da due dita di assensio- le scalda il ventre- la gola, è vagamente simile alla sensazione di essere di nuovo a casa. Non alla Magione, ma al suo fianco. Aleggia come il sentore di un bel ricordo il suo sapore su quei petali di baccara socchiusi, guardandolo da così vicino da poter sentire l'odore della guerra sulla sua pelle, nelle sue ossa. Anche quando lui le sorride così caldamente mentendole nel modo più dolce possibile. E' come se in qualche modo, volesse dirle: Va tutto bene, quando il fumo delle mura di Kusa raggiunge distintamente anche questo quartiere limitrofo. Le mani passano sugli spallacci dell'armatura ferrea, i polpastrelli di tanto in tanto, s'incastrano tra le grinze metalliche scivolando oltre. In un movimento effimero, distratto. Un bacio senza schiocco che è ancora li, tra di loro- quando lui la solleva e l'abbraccia facendole socchiudere gli occhi. I piedi nudi si alzano appena da terra, ripiegando le ginocchia come una bambinetta viziata. Si coccola e consola- ma non più contro la poltrona, non più nella solitaria presenza di quelle ragazze che da oramai cinque anni sono sue figlie in tutto e per tutto. Espira con la leggiadria di una falena, lasciando che lui parli e si muova e facendo altrettanto. Sedendosi sul bordo della poltrona, dove la differenza tra le coscette e la pancia liscia e gonfia è praticamente abissale. Con Enma-- non ha mai goduto di questi momenti. Non ha mai davvero copreso cos'abbia voluto dire sentir qualcosa crescere e vivere visceralmente di te. Ora che si pensa- guardandolo con quell'aria astratta e serafica, è una sensazione che la lega anche al padre dei suoi figli: Yukio. Visceralmente legata a lui, come se fosse il terreno delle sue cenere e lei, la fenice immortale. Le spalle ricurve in avanti, mentre cerca di premere i palmi sulle ginocchia per alzarsi nuovamente. <Si ragazze, potere pure andare. Tsuki prendi i soldi, e porta le ragazze a fare un giro. Attente alla strada.> Sono delle chunin- oramai, con il tempo passato ad addestrarle e affilarle come si fa con una serie di kunai e lei- lei le tratta ancora come quel giorno che le ha adottate ad Ame. Ame, Konoha, Oto-- da tutte le terre Ninja per aver ogni minima informazione e filosofia diversa. Lascia cadere un cuscinetto per terra, al fianco del tavolino e di fronte al camino. Esattamente al fianco sinistro di Yukio. Piega le ginocchia ed eccola-- lasciarsi sedere con i lombi premuti contro il cuscino e contro il tavolo, con il torpore di un fuoco silenzioso che dona il dolciastro odore della legna a tutta la casa. Osserva i suoi movimenti, quello che tira fuori e con un sorriso BASTARDISSIMO e tutta la nonchalance, il sangue fluisce fuori dalle ferite tra le dita, creando una mazza di sessanta centimetri che lo colpisce popopoopopo tra cap' e coll. <Prova a dire un'altra volta che sono grassa e vendo i tuoi figli a chiunque voglia dei cuccioli di stronzo-- fh!> E gli soffia pure come un gattaccio, chinandosi in avanti e iniziando a curiosare tra la sua roba. Scivola sulle ginocchia-- piuttosto goffamente, così da poter avere la libertà totale dei movimenti. <No, sono rimasta qui da quando ti ho scritto. Non ho potuto fare niente di troppo complicato-- è più strano da spiegare--> Un sussurro intimo, tirando fuori il sacchettino di riso e pesce-- si suppone abbastanza fresco da emettere il buon profumo. E così come prende il miso, raccogliendolo nel panno in grembo-- pronta per alzarsi e andare a cucinare... Per la prima volta--- per il suo compagno. La sinistra tiene le cose raccolte e la destra, affusolata, cerca il poggiolo della poltrona al fine di tirarsi in piedi. <Crescono velocemente, troppo--- per essere normale. Yu-Yu- qualsiasi cosa tu abbia fatto, ho paura che sia andata storta-- ho paura, che qualcosa sia---> Si ammutolisce, per un attimo-- una fitta al basso ventre, come un colpo. Un bussare verso il basso, che la zittisce obbligandola a piegarsi in avanti, invece che alzarsi in piedi. Un verso basso, strozzato, mugolato. <Sbagliato, nei nostri bambini.> ..Espira-- piano. <Che cosa vuoi-- mh-mh- Mangiare?>

STOP

Attendere stringa

Kusa è in piena rivoluzione, la vita dell'uomo è in pericolo, dell'essere umano stesso. Da una parte Yukio, amante del proprio paese, della propria patria, dall'altra il consiglio, un gruppo di vili serpi che non vogliono altro che il potere di governare su tutta Kusa ma cosa succede nelle periferie del paese dell'erba, un luogo dove i criminali si riuniscono, i fuggiaschi si rifugiano e dove vi è anche Kurona. La ragazza, incinta all'ottavo mese è in quella casetta, piccola, indifesa ed è il loco dove Yukio si reca ma l'oscurità è presente, in loro, su di loro, tra loro, ovunque essi mettano piede, l'inferno è presente, pronto a reclamare le proprie anime. La stanza diventa scura, le luci si spengono e la pancia di Kurona comincia a fare male, il sangue cola in mezzo alle gambe mentre dei calci arrivano diretti contro il di lei pancione ma non dall'esterno, bensì dall'interno. Calci forti, possenti, gli stessi di qualcuno che cerca di liberarsi, il dolore è immenso e la cosa divertente? Yukio sei completamente inutile, non puoi fare niente per alleviare la sofferenza di questa povera donna, non ne sei in grado, nemmeno la tua innata può aiutarla e sai perchè? Il sangue che le esce da sotto è rosso, non nero, è purissimo sangue umano, i bambini sono nuovamente in pericolo. La stanza comincia a tremare, le luci si accendono e spengono a ripetizione, veloci come non mai; dalle pareti della stanza inizia a colare sangue, sangue nero che va a concentrarsi in un unico punto, alla destra di entrambi. Una chiazza va a formarsi ed è questa il fulcro di tutto. Una melma di sangue si solleva andando a prendere la forma di una faccia, bocca, occhi, naso, si forma dinanzi a loro...i demoni evocati dal tessai sono tornati. Il rito satanico effettuato da Yukio ha dato i suoi frutti, venuti a reclamare ciò che spetta loro<Sono qui per reclamare le mie anime>ed ecco che la pancia di Kurona inizia a fare ancora più male, ecco le anime che vuole, ecco cosa è venuto a prendere. [Ambient]

17:18 Yukio:
  [Casa] Gli occhi di yukio sbatterebbero un paio di volte e la testa avanzerebbe dopo quella botta. La sinistra di conseguenza si metterebbe sul cozzetto massaggiandolo "Potevi almeno avvisare eh, ai" Borbotta, mentre la lascerebbe alzarsi "Si so lo ma al richiamo che ho fatto non ho continuato, pretendevano un sacrificio sotto forma di patto di sangue e sono stato fermo, ho prefrit-" Sgranerebbe gli occhi osservando il sangue rosso fuoriuscire da sotto le gambe della donna. Non è normale, la sua anima dovrebbe esser stata ormai dannata da anni, non dovrebbe più possedere quel sangue, forse... Non è il suo, forse...Forse ci sono troppe cose che gli stanno frullando in mente. Si alzerebbe d'istinto dal suolo scattando verso Kurona "Stai stesa!" Timbro di voce più alto "Che nessuno entri nella stanza!" Ennesimo richiamo a quelle persone che sono fuori dalla sala, più che altro è meglio per loro che restino fuori dalla stanza se non vogliono veramente finire male. Andrebbe ad accompagnare i movimenti di Kurona intenzionato a farla stendere o al suolo oppure accompagnarla su di una sedia e farle tenere le gambe distese o appena sollevate "Andrà tutto bene, non preoccuparti... Non preoccuparti" Le labbra proverebbero ad appoggiarsi sulla fronte di lei, spaziandola dai suoi capelli con una serie di carezze, il cuore a pulsare sempre di più, agitato? BHE, VOI CHE DITE?! Osserverebbe le pareti, il sangue Kokketsu, sangue dell'ade. Resterebbe con la mano sinistra sulla fronte della donna mentre il volto e gli occhi si concentrerebbero sulla figura che sta emergendo, nel frattempo..."[Sigillo empatico] Totoro, Tanzaku Gai, ti avevo detto il palazzo in cui andavo. NON entrate ma porta con te un medico, vi dirò io quando entrare se volete campare[/]" Semplice avviso, ma del resto che cosa può fare al momento se non preparasi per qualsiasi cosa?! "Uhm..." Mugugna, quella figura che si è presentata nel suo ufficio dopo quel richiamo "Sei qui per reclamare una nostra risposta, semmai... Non ho accettato niente e non ho fatto nessun patto di sangue... Per ora" Schioccando la lingua sul palato, riprendendo "So come funzionano le cose nell'ade... E forse lo sai meglio di me" Sicuramente eh, su questo non ci piove. Ruoterebbe il volto su Kurona, nuovamente, ponendo la sua mano destra sulla pancia di lei, un tocco delicato, ha quasi paura di toccarla ma un senso paterno incombe in lui, un senso d'amore che prima va verso la sua donna e di conseguenza verso i due pargoli che tiene in grembo "Ho aspettato a completare il patto, volevo aspettare te, avere una tua risposta, una tua decisione..." Respiro affannato, ovvio date le conseguenze "Ciò che ho mandato era una maledizione e ho chiesto che i nostri figli potessero ritornare... La gravidanza accelerata credo fosse dovuta a ciò... E per le anime..." Ruotando gli occhi verso il Kami dei Kokketsu "Riguarda loro due e sull'appartenenza alla nostra famiglia, no?" Il reclamo delle anime è proprio questo, divenire privo di anima consegue alla reincarnazione nel Kokketsu con le varie conseguenze. Ma questo, arrivati a una simile meta, significherebbe parto?! Resterebbe in silenzio, attendendo una risposta prima da Kurona che dal Kami, tacendo. Del resto è il kami della loro... Famiglia, definiamola così. È lui il loro protettore, il capo dell'Ade che riguarda la loro casata.[ckon]

17:40 Kurona:
 Il dolore s'intensifica e come quei calcetti aumentano d'intensità lei, socchiude gli occhi cremisi e lascia uscire un lamento stridulo- come se fosse esausta. Preme con il palmo al basso ventre che si colora di un rosso che- non vede da troppo tempo, non addosso a lei almeno, non addosso alla sua pelle e proveniente dal suo corpo. Le labbra si schiudono in un urlo di strazio, sfinita-- il dolore che la lacera, di qualcosa che la sta distruggendo interiomente. <AHHHHHHHHHH!> Accompagna l'intermittenza delle luci, lo scivolare nero melma del sangue demoniaco sulle pareti, lasciando che i capelli nivei scivoli in avanti, a ridosso delle spalle e delle clavicole che premono- lattee, contro la pelle. Cosa sta succedendo? Forse- lei- in un primo momento non è in grado di porsi con lucidità questa domanda e quindi, non fa altro che reggere il ventre e rannicchiarsi piano- lasciando ricadere sulla poltrona quelle che prima aveva sollevato da terra per sfamare tanto Yukio- quanto se stessa. Sente le sue mani avvolgerla- accoglierla, accompagnando con dolcezza il suo ricadere all'indietro dove il collo si scopre ed il capo, scivola oltre le spalle in un movimento dolce- fino a trovare posto sul tatami. Nessun tonfo pericoloso, nessun cozzare- o rumore, è tutto frutto del riguardo di Yukio che le fa socchiudere gli occhi. Lo ascolta con l'effimero disinteresse di chi sta male-- di chi si sente privata di qualcosa e riportata allo stato brado. Dolore-- intenso, si propaga e la punge rendendola tremante. Impaurita. Degli atti di Yukio che mai sono stati vicini al suo essere. Alla fine-- per quanto possa esser figlia dell'Ade- non l'ha mai guardato direttamente in faccia, conoscendo invece il suo reale opposto: lo Tsukuyomi. I capelli si sciolgono lentamente, sono onde immacolate, così nettamente differente lei, emula la sua reale natura vestendosi di eterea bellezza. Come Uriel- che è un angelo che veglia sull'inferno, tant'è Kurona con la sua famiglia. Il balsamo che sono le labbra di Yukio, le fanno calmare il respiro, il petto si abbassa lentamente, le labbra schiuse perdono qualche tono a causa dell'emorraggia interna- come la pelle diventa libera e le sue mani prendono il colore livido di chi sta scivolando via dalla vita-- o ci prova. Nel palmo di Yukio il suo, stringe con uno spiraglio di esile forza la sua mano, trattenendolo-- sebbene lui possa scivolarle via in qualsiasi momento. <Non devi sacrificare te stesso Yukio.> Uno spirare di voce che rimane quello di un infame ninfa, gli occhi serafici che spifferano le verità dei sette inferni, come il traghettatore dell'Acheronte, tra pece e sangue, lo osservano. Oltre il ceruleo delle sue iridi, oltre le sue labbra. Scivola ad accarezzarlo con il naso, scivola ad addolcire questa pillola amara. Perchè devono sempre pagare, per esser felici? <Qualsiasi cosa tu abbia voluto fare, è qualcosa che facciamo assieme. Non è /tuo/ Yukio-- è nostro. Che sia giusto o sbagliato-- è nostro. E io pagherò equamente alle n o s t r e scelte.> Quel sorriso serafico, anche tra le pene d'inferno, mentre la destra scivola in direzione del demone. Dell'Han'yo-- cosi come Han'yo sono lei e Yukio. Come se si volesse donare, per certi versi. Depurare la sua anima mancante e espiare le sue colpe verso Enma, morta tra le sue mani. <Piglia le loro anime, s'è questo è il patto. Piglia quel che l'ade ha strappato a noi per esser ciò che siamo, s'è tanto che ti dobbiamo. E' un pegno equo, non credi? Hai già le nostre anime, e i nostri servizi-- Hai tutto di noi-- perchè vuoi toglierci anche questo? Estirpa da me, quello che più ti piace.. Ma ti prego--> La voce s'incrina dolcemente, mentre una lacrima nera scivola sulla gota-- la spoca, e muore sulle tempie. <Ti prego-- lasciaci i bambini. Lascia che vivano-- in questo mondo.>

Preoccupato, agitato, si prende cura di Kurona quando arriva quello spettro, quel demone fatto interamente di sangue. E' li per un motivo, lo stesso che il tessai ha colto con astuzia, vuole risposte, i figli sono li, sono tornati...davvero sono tornati? Forse o forse non se ne sono mai andati? Una risata va a irrompere nella stanza, soddisfatta, felice di sentire quella frase, l'ingenuità del Kokketsu è ammirevole<I tuoi figli non se ne sono mai andati, sono sempre rimasti li dove dovrebbero essere>una rivelazione, piccola rivelazione portata avanti del demone inviato dal diavolo stesso. La tensione si fa sempre più alta, l'oscurità permane in quella stanza, forse è la fine per entrambi, la fine per il Kokketsu e la Kokketsu, la fine per i due amanti dannati la cui anima è oramai scomparsa da tempo. Il sangue gocciola da Kurona, gocciola dalle pareti della camera, il demone viene alimentato dallo stesso sangue che scorre nelle vene di entrambi<La tua progenie appartiene all'inferno, le loro vite ci appartengono e sono qui per prendere ciò che ci spetta, sono qui per reclamare ciò che ci è dovuto>la vita dei figli, non glieli ha ridati, non se ne sono mai andati ma è li prenderla, per prendere quella vita che spetta la diavolo, all'ade. Le parole di Kurona arrivano forti, prendere tutto di loro ma lasciare i figli, lasciarli a loro? Cosa può volere in cambio un demone dai loro sottoposti, qualcosa che ancora non ha, qualcosa che gli resta. Dalla melma di sangue esce un braccio con una mano ben aperta, le 5 dita rivolte verso l'esterno, il tutto verso Yukio<Il tuo sangue>questo desidera<In cambio delle le loro vite voglio il tuo sangue, ogni...singola...goccia>questo è ciò che chiede in cambio al tessai, questo vuole ma ora sta a Yukio decidere, accetterà, non accetterà? Dipende soltanto da lui, basta una sola mossa per salvare i suoi figli, una stretta di mano per averli in salvo. Mai dare fastidio al diavolo, mai invocarlo. [Ambient]

18:01 Yukio:
  [Casa] Gli occhi ruoterebbero dal pancione di Kurona al suo volto, ne ascolterebbe le parole, silente, con gli occhi schiusi a formare due pure linee orientali con quelle sopracciglia quasi inesistenti si possono definire. Di conseguenza le parole del Kami arrivano forti a Yukio, uno solo sguardo alla mano che è diretta verso di lui. Il labbro inferiore andrebbe a ritrarsi, mordendoselo, stuzzicando il piercing che alberga su di esso a forma di anello. La mano destra si solleverebbe, mettendosi sopra al collare dell'armatura che congiunge elmo con il torace, farebbe forza per sganciare la placca e lasciarla cadere al suolo. La sinistra, straziante, mollerebbe la presa della donna. Non una risposta ad essi, a nessuno dei due, a nessuno viene data risposta, le labbra rimangono serrate e martoriate sempre di più dai denti che lo stanno consumando. Arriverebbe a tal punto di provare ad intrecciare il mignolo con un qualsiasi dito della donna, un intreccio lento ma... fugace, durato troppo poco. Si toglierebbe da lei mettendosi avanti, coprendole la vista con la propria schiena mettendosi fra lei ed il Kami. No, l'ha richiamato lui... E come è giusto che abbia detto il Kami, è lui che vuole "Quando avrai il mio sangue, spero rivaluterai la mia esistenza in questo mondo" Un modo per dirgli: vedi quanto valgo e vedi se ti conviene avere un tuo suddito ancora sulla terra. Rimasto a fare da muro avanti a Kurona solleverebbe di poco la mano destra portandola in linea della propria cassa toracica. Non vuole farle vedere quello scempio ma... Vuole... Vuoi quei piccoli pargoli, li vuole più di ogni altra cosa al mondo, li ha desiderati, lui con quell'amore pazzo contraccambiato dalla sua amata, un amore indescrivibile e che porta avanti senza rammarico o sofferenza. Un gesto secco, netto, le punte delle dita corazzate impatterebbero contro la propria cassa toracica, non penetra fino in fondo ma giusto quel che serve per crearsi un foro niente male, auto inflitto; più del danno che dovrebbe recarsi per attivare la propria innata, ciò che non avviene di fatti. Non può permettersi di fare il furbo, non può attivare l'innata, non può... sgarrare... questa volta. Accuserebbe il colpo a denti stretti, mollando la presa con il labbro inferiore, chiuderebbe gli occhi, quelle punte di metallo che penetrerebbero nella propria carne, sfregiandogli il costato e le membra muscolari. Si chinerebbe in avanti, la testa più di tutto il corpo mentre delle lacrime, pure e caste lacrime cristalline, uscirebbero dai propri occhi, inesorabili che vanno a imbrigliarsi assieme alla pece che fa fuoriuscire dal proprio corpo verso il suolo, scorrendo dentro e fuori la propria armatura, e poi un: "splot" mano che viene tirata fuori dal proprio corpo e lasciata a penzoloni, il sangue è copioso dentro di lui, è pur sempre un arufa e ne può produrre tantissimo, questo forse gli permetterebbe di essere cosciente, forse non per molto, ma di capire ciò che succederà. Come un padre, darebbe la propria vita per i suoi figli.

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