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Il Confessionale del Grande Fratello

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con Hiashi , Kaori

18:17 Hiashi :
  [Ingresso] Un incontro fortuito, un discorso interrotto, chiarimenti da dare, spiegazioni da ricevere. Insomma Hiashi e Kaori hanno finito col mettere parecchia carne al fuoco durante il loro incontro casuale tra le vie del Villaggio di Konoha o per meglio dire scontro dato che entrambi distratti hanno finito con l'urtarsi. Ed è per poter parlare in tutta calma che il ragazzo ha deciso di fare strada alla conclannata conducendola in direzione della propria abitazione. Una delle più tipiche del villaggio si potrebbe dire, un solo piano, tetto spiovente con tegole verdi e pareti color grigio spento; è tutto recintato con uno steccato alto due metri il cui colore è rimasto quello naturale del legno ma in tal modo viene creato uno spazio separato dove poter godere di un minimo di privacy dai vicini e dove poter lasciare libero Hidalgo senza pericoli. Non è un gran chiacchierone il moro e la casa che ha ricevuto in eredità la condivide unicamente con i suoi animali; si compone del più classico ingresso dove poter lasciare le scarpe e la pavimentazione è composta unicamente da tatami affiancati. Dall'ingresso nasce un corridoio con forma ad L; sul lato destro si trova la sala da pranzo con tanto di tavolino basso e cuscinetti e pochissime comodità, a sinistra invece si trovano il bagno molto grande in tipico stile giapponese seguito da una stanza più piccola che fa da cucina ed una volta svoltato l'angolo girando di 90° a destra ci sono due porte -una per lato- che danno accesso alle stanze da letto oltre quella in fondo che porta al giardino interno <Prego> annuncia il chunin aprendo la porta della propria casa alla quale accede per primo cominciando a togliersi le scarpe [Stesso abbigliamento - Stesso Equip][Chakra on]

18:25 Kaori:
 Il cammino fino alla magione è stato piuttosto silenzioso. Dopo aver lasciato Kajitsu-chan al mercato, i due si sono diretti fianco a fianco verso il rispettivo dojo mentre una sera tranquilla e piuttosto frizzante apriva loro il cammino. Non è mai stata a casa del compagno, né lui alla propria, e andarci ora per la prima volta in queste condizioni di profondo disagio la rende piuttosto nervosa. Non sa cosa pensare di lui. Ha sempre avuto una parola gentile nei suoi riguardi, è sempre stato piuttosto educato e cortese nel rivolgersi a lei, eppure non ha mai osato guardarla in faccia da quando si conoscono, che lei ricordi. E' come se sfuggisse il suo viso, come se non ne sopportasse neppure la vista, cosa che ora sembra quasi acquisire senso dopo la visione avuta al Tempio dei Custodi del Fuunjutsu poche sere prima. Trattiene un sospiro volendo evitare di rompere il silenzio fra loro: se per molti verso potrebbe esser definito imbarazzante, l'idea di dover affrontare quella conversazione le fa quasi rimpiangere l'idea di dover prendere a parlare. Si bea di quel tacito accordo fra i due di attendere d'esser soli e avanza passo dopo passo fino a raggiungere l'abitazione altrui. Una casa dallo stile piuttosto tradizionale, pulita, semplice, che par essere quasi troppo grande per una persona sola. Il silenzio che avvolge la struttura lascia presagire che sia vuota al suo interno, al momento. Si ferma dinnanzi la porta lasciando ch'egli l'apra, inchinando appena il capo come a volerlo ringraziare dell'ospitalità. <Grazie> sottolinea poco dopo con voce mesta. Lo segue all'interno richiudendo la porta alle spalle, per liberarsi poi degli stivali che porta ai piedi, chinandosi con la schiena ben dritta verso il basso, le ginocchia tenute verso l'alto e le gambe dritte verso il basso. Lascia scivolare le zip degli stivali, una alla volta, e li sfila poggiandoli accanto alle calzature altrui, ritrovandosi ad osservarlo nervosamente con le mani tenute lungo i fianchi. <Mh... vogliamo sederci?> domanderebbe cercando di spezzare il ghiaccio, quasi a voler temporeggiare nel dover affrontare quella conversazione così spinosa. Non sa se vuole davvero sapere la verità dietro quel suo modo di fare, ma sa che è qualcosa cui non potrà sfuggire per sempre.

18:39 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] L'aria tra i due è sicuramente pesante e certamente non è difficile avvertire una certa tensione tra loro due, probabilmente qualcuno come Kajitsu-chan riprenderebbe ad additarli come una coppietta in questo momento se li vedesse entrare in casa del moro dove vive da solo. Le malelingue sicuramente possono da adito a molti pettegolezzi ma al Chunin ciò non importa minimamente: se c'è qualcuno a cui deve rendere conto di ciò che fa o non fa è l'Hokage ed il Generale Anbu quando indossa la maschera di Okami. Nessun altro <certo, vieni pure. Qui non ci disturberà nessuno, vivo da solo... a parte Hidalgo ed Hawke> ed almeno il falchetto Kaori lo ha conosciuto di sicuro. Dopo aver dunque sistemato i propri calzari all'ingresso si avvia lungo il corridoio aprendo la porta sulla destra che da accesso alla sala principale della casa, l'arredamento è spartano ma su una mensola spicca in bella vista una bottiglia di Sakè con le classiche coppettine per berlo alla maniera tradizionale insomma <accomodati pure> le indica i cuscini - sei - intorno al tavolinetto da pranzo lasciandole piena libertà di posizionarsi dove ritenga più opportuno <Desideri bere qualcosa Kaori-chan? Del sakè o un thè verde magari?> insomma deve fare il bravo padrone di casa, non ci si può dimenticare delle buone maniere solo perchè si deve affrontare dei discorsi poco piacevoli <puoi parlare tranquillamente tra queste mura Kaori, nulla uscirà da qui se così desideri> la rassicura, non sapendo cosa la turbi

18:54 Kaori:
 Inclina di poco il capo Kaori all'udire quei nomi pronunciati dal moro. Hawke l'ha già conosciuto, è il suo falchetto veduto qualche tempo prima quando assieme erano andati verso i monti di Shukosato alla ricerca di tracce di lupo. Hidalgo le risulta invece completamente nuovo e sconosciuto e la lascia per un istante sorpresa e incuriosita. <Hidalgo?> domanderebbe con la voce più bassa e quieta del solito, sfumata di una sorta di nervosismo leggero che abbassa di qualche ottava il tono. <Un altro animale trovato in giro?> Temporeggia ancora cercando di raccimolare quegli ultimi istanti di quiete prima della tempesta. Sono chiacchiere di circostanza se si vuole, un modo come un altro per trattenere il tempo sebbene una parte di lei sia davvero interessata a conoscere qualcosa in più sullo Hyuga. Dopotutto, se anche dovesse esser vero che lui disprezzi la sua vita, così non è per lei che fino a quel momento ha sempre visto in lui una figura amica e cara. Segue i passi dell'altro ritrovandosi a varcare la soglia del soggiorno, una stanza abbastanza grande dall'arredamento semplice e tradizionale. Niente mobili eccessivi o eccentrici, nessun particolare sgargiante a richiamare l'attenzione. C'è un che di lineare ed essenziale che caratterizza un po' le abitazioni vecchie di qualche anno. Si accomoda su uno dei cuscini posti attorno al tavolino basso con le gambe piegate sotto di sé, a fornire una sorta di appoggio al corpo intero. Le mani sono tenute lunghe verso il corpo, con le mani chiuse a pugno sulle cosce scoperte. <No, ti ringrazio> declinerebbe abbozzando un sorriso teso, cercando di prepararsi all'inizio di quella conversazione. Non riuscirebbe a bere o mangiare nulla nervosa com'è, di questo ne è assolutamente sicura. Ode la rassicurazione altrui ritrovandosi nuovamente confusa su quel suo atteggiamento amichevole e benevolo; i suoi occhi, ancora, rifuggono i suoi, mettendo una distanza leggera che tuttavia non è in grado di spiegarsi. <E' che non capisco esattamente che rapporto c'è fra di noi> mormorerebbe dopo un lungo istante di denso silenzio. Anche i suoi occhi, ora, paiono incapaci di ricercare i suoi, fissi sulla superficie del tavolinetto dinnanzi a sé. <Sei sempre stato gentile e ben disposto, abbiamo lavorato bene insieme nelle missioni che abbiamo affrontato> .. <Eppure... è come se non sopportassi di guardarmi in faccia.> Si sente così sciocca nel dire queste parole! Come una bambina che teme l'odio dei genitori solo perché non le dicono chiaramente il contrario. <E... quello che ho visto al Tempio qualche giorno fa, dopo che l'anima di Sukui-sama è stata sigillata, non ha fatto che aumentare i miei dubbi.> Si ferma. Tace. Non sa se continuare, non sa come procedere quel discorso ritrovandosi semplicemente ad alzare lo sguardo su di lui, una scintilla di viva preoccupazione a scintillarle nelle iridi perlacee.

19:10 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] <Si> conferma il moro con un sorriso <Hidalgo è uno splendido destriero che ho conosciuto durante il mio soggiorno a Suna> spiega per sommi capi insomma quello che possa essere il rapporto che lo lega in modo tanto intimo a quella bestia con la quale condivide un dolore così grande quanto violento. E mentre la ragazza prende posto, lui invece comincia a muovere le piante dei piedi sul tatami in modo da raggiungere la bottiglia di sakè disposta sulla mensola: solo perchè il suo ospite non desidera nulla non è detto che il padrone di casa non possa concedersi qualcosa no?! Forse, ma non è questo il punto e solo perchè sta prendendo qualcosa non è motivo sufficiente per non prestare attenzione alle parole che vengono pronunciate dalla Hyuga con la quale si ritrova ad interagire e quando sente che il proprio "evitar" lo sguardo altrui è stato segno di attrito nell'animo della ragazza la mano sinistra che stava per afferrare la bottiglia si blocca di colpo come se l'intero corpo del ragazzo venisse gelato da una paura involontaria e profonda a sufficienza da scuoterlo nell'animo fino a paralizzarne i muscoli. Deglutisce a vuoto, c'è bisogno di fare chiarezza ma prima di tutto la propria natura di shinobi ed anbu in particolare hanno la meglio per cui è bene indagare: non è stato l'unico ad avere delle visioni <non pensavo che anche tu avessi visto qualcosa quel giorno al Tempio dei Custodi> afferra un paio di coppette e la bottiglia prima di prendere posto di fronte alla ragazza e sistemare tutto con cura sebbene lei non voglia berne <Posso chiederti cosa hai visto?> e prima ancora di darle modo di rispondere <e si Kaori-chan, io rifuggo il tuo sguardo, come quello di qualsiasi altro Hyuga sulla mia strada e perfino il mio riflesso allo specchio. Ma si tratta di una storia lunga> evidentemente vuole ascoltare prima ciò che ha da dire la ragazza a proposito della visione

19:29 Kaori:
 Vorrebbe vederlo, questo Hidalgo. Non ha mai visto dal vivo un cavallo prima, non sono così semplici da avvistare e vedere in pieno centro, né sono così diffusi per il trasporto in generale. Tuttavia visto quanto sarebbe stata dura quella chiacchierata preferisce evitare di continuare a parlare di quelle creature che vivono con lui preferendo dar la precedenza al motivo del loro incontro lì. Magari, se i risvolti della serata si fossero dimostrati positivi, avrebbe potuto chiedergli più avanti di conoscere il suo amico a quattro zampe. Lascia che il tempo scorra, che li porti entrambi nell'altra sala e, una volta seduta, si prende il suo tempo prima di aprir bocca e lasciare che la sua voce esplichi il motivo di tanta tensione. L'altro intanto prende una bottiglia di saké e un paio di coppette e lentamente si accomoda di fronte alla giovane, dal lato opposto del tavolino, lasciando che lei finisca di parlare. Quando risponde il suo tono è abbastanza tranquilla, mesto, e porta la Hyuga ad aggrottare appena le sopracciglia nell'udire quelle sue ultime parole. Cosa vorrà dire che rifugge persino il suo riflesso allo specchio? Cosa nasconde quel ragazzo, dentro di sé...? Ma non è il sospetto a suscitare in lei quella curiosità ora, bensì una sincera vena di preoccupazione. <Sì... sì, credo che chiunque abbia urlato e strepitato ne abbia avuta una. O chiunque sia parso sconvolto o terrorizzato> risponde lei alla sua prima affermazione, cercando di respirare a fondo nel tentativo di rivivere quella odiosa visione. <Ricordo che è divenuto tutto buio. All'improvviso era come essere immersa nel nulla, neppure col Byakugan riuscivo a vedere o percepire alcunché> racconta sentendo le mani farsi appena più fredde. <Una risata fredda ha spezzato il silenzio e una voce ha detto che avremmo pagato per averlo ostacolato...> non ricorda le parole precise, ma il senso generale della sua minaccia era indubbiamente quello. <Allora è iniziato il dolore. Era insopportabile> I suoi occhi si scuriscono, l'espressione s'indurisce appena mentre si umetta le labbra improvvisamente secche. <Era come se le tempie fossero trafitte da ferri arroventati, pulsavano in maniera insostenibile. Sentivo dolore ovunque, avrei preferito che mi uccidessero subito piuttosto di sopportare quel dolore un secondo di più> Ricorda le sensazioni provate, sì. Ma il dolore... quello è impossibile da ricordare fedelmente, in modo abbastanza nitido. <All'improvviso il buio è svanito e mi sono ritrovata alla magione. Ero piegata in due dal dolore e davanti a me c'era l'intero clan. I miei genitori, Mekura-san... Tu> La voce si disperde nel silenzio della stanza, deglutisce silenziosamente ricercando una grossa quantità d'aria nei suoi polmoni. Inspira a fondo, lentamente, rilasciando poco dopo la stessa aria dalle narici in un soffio silenzioso. <Mi guardavate con disprezzo, eravate delusi, disgustati da me, in ginocchio e urlante ai vostri piedi. Mio padre ha detto che ero la reietta del clan, che non ero sua figlia e...> si ferma, il respiro è corto, incerto, mentre boccheggiando a vuoto per un istante sbatte le palpebre con fare teso. <Siete andati via. Mi avete voltato le spalle e siete andati via> Termina così, con la voce a spegnersi con fare stanco, basso, sofferente a causa di quella memoria ancora così viva nella sua mente. Fa male. Fa terribilmente male per quanto sia una esperienza meno dolorosa di altre realmente vissute da altri shinobi. Ma per lei è tutto. L'approvazione della sua famiglia, del suo clan, il sapere di poter contare su di loro, è qualcosa cui tiene enormemente e non riesce neppure a pensare a quello che potrebbe fare se tutto questo le venisse realmente a mancare.

19:31 Kaori:
 <Cosa hai visto tu, invece?>

19:50 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] La visita ad Hidalgo tecnicamente è sicuramente possibile essendo lì il destriero ma la gran parte dello svilupparsi della serata dipenderà da dove approderà il loro discorso. Stappa la bottiglia in terracotta privandola del tappo di sughero e va a riempire una soltanto delle due tazze prima di lasciare tappo e bottiglia sul tavolo <Serviti pure qualora cambiassi idea> la invita e comincia a sorseggiare quell'alcolico mentre ascolta con la fronte che via via si fa più corrugata. Ricorda fin troppo bene quel dolore ed un brivido freddo gli percorre la schiena risalendo dalla base fino all'attaccatura dei capelli e facendogli provare una sensazione di disagio, quasi dispiacere, ne ripensare all'accaduto ma la storia che viene raccontata dalla ragazza è ancora più agghiacciante se possiamo continuare a parlar di ghiaccio ma prima di rispondere il Chunin decide di arrivare fino in fondo alle parole della ragazza aspettando fino a ricevere la domanda di rimando prima di cominciare a parlare <credo che tu, come me,abbia solamente visto ciò che più tempi o ciò che più potesse provocarti ulteriore dolore in quella circostanza> è questa la desamina che ha fatto dell'accaduto <Potrei risponderti subito, ma non comprenderesti il senso di ciò che ho visto senza conoscere la mia storia. Permettimi di parlartene prima di dirti quale è stata la mia visione> appoggia il piattino e punta i propri occhi sulle labbra della ragazza <Io sono stato cresciuto da mia nonna venuta a mancare circa quattro anni fa, ho sempre saputo di avere gli occhi diversi dagli altri bambini ma dietro sue disposizioni mi sono sempre tenuto lontano dalla Casata Hyuga o avrei rischiato la morte, così mi diceva. Mio padre è morto prima della mia nascita combattendo i rivoltosi durante la guerra civile di circa venti anni fa e mia madre invece morì di parto. Figlio unico ed ultimo rimasto della mia famiglia a parte la madre di mia madre... o almeno questa è una versione: la "favola" che mi fu raccontata> fa una piccola pausa <ma dopo la morte di mia nonna, a casa mia ho trovato delle mie foto da piccolo, insieme ad una ragazza, una donna ed un uomo. Cosa completamente in contrasto con ciò che conoscevo del mio passato: mia sorella, mio padre e mia madre!>

20:01 Kaori:
 Annuisce semplicemente, Kaori, al gentile invito dell'altro, sentendosi piuttosto sicura di non riuscire a toccare nulla in quel momento. Sicuramente poi non quel tipo di liquore che solo una volta ha assaggiato prima in vita sua: bruciante, forte, intenso, capace di farla tossire per diversi minuti buoni prima di risultare piacevole lungo la gola. Qualcuno a cui non è abituata e che adesso non sente di voler provare viste le circostanze difficili. Si sfoga. Racconta la sua esperienza, quella terribile visione cercando di non perdersi in quella rievocazione terribile e struggente. Non vuole lasciarsi convincere che possa aver veduto una ipotetica realtà; vuole invero rifuggire in ogni modo possibile quel ricordo, quella visione così dura e terribile vissuta nemmeno troppo tempo prima. Racconta tutto fino a ritrovarsi compagna di un silenzio denso ma non più imbarazzante. Solo dopo alcuni istanti si decide a chiedere cosa invece abbia potuto vedere il compagno, ascoltando in assoluto e rispettoso silenzio ogni sua successiva parola. Anche lei ha creduto questo, in effetti. Una illusione mirata a far vivere o *ri*vivere la cosa più dura che il loro cuore possa sopportare. Lascia ch'egli racconti, spieghi la sua storia, ritrovandosi ad osservarlo con attenzione, con curiosità, ricercando in quelle iridi chiare una qualche traccia di menzogna. Ma nulla v'è in quelle iridi perlacee se non un velo di malinconica tristezza e la pura verità. Schiude le labbra, sorpresa, quando l'altro arresta il suo racconto a quella svolta decisiva della sua vita. <Una famiglia...> mormora lei con la voce così bassa da essere facilmente spezzata, l'espressione affranta, colpita, per via di quella verità così orribile. <Ne avevi una, allora> sussurra intristita, mortificata quasi nello scorgere un pezzo così oscuro dell'altrui passato. Un evento che può solo immaginare quanto dolore abbia potuto procurargli.

20:09 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] Il moro annuisce, ma se tutto fosse così semplice la storia sarebbe sicuramente stata meno dolorosa per il ragazzo <Ho cominciato ad indagare per cercare di capirne qualcosa e questo mi ha portato a parlare con Ushi Hyuga, il più anziano del nostro Clan ancora in vita. Da costui ho appreso che tra i possessori del Byakugan ne esistono alcuni che sono definiti "puri" e no, non parliamo di casata> specifica prontamente <Mio padre lo era. Mia sorella lo era. Venduta o rapita, mia sorella sarebbe finita nelle mani dei Genetisti che la utilizzarono per clonare i possessori del Byakugan come avviene per chi porta lo Sharingan... a detta dell'Anziano Hyuga. Mia madre sarebbe morta cercando riportare a casa mia sorella oltre il Tempio di Sunagakure, di mio padre non ho notizie certe ma insieme alle foto ho trovato dei documenti. Non si capisce quasi nulla, sono vecchi e rovinati ma si leggeva un nome Koshiro Uto> si concede qualche sorso di liquore. E' chiaramente doloroso per lui parlare di quegli argomenti <Ho lasciato il Villaggio, sotto autorizzazione dell'Hokage e sono andato a Sunagakure per seguire la speranza di poter trovare una sorella ancora viva tra la sabbia del deserto. Ho svolto delle idagini, ho pagato informazioni, ho origliato ed infine sono riuscito a scoprire il nascondiglio di quest'uomo. Ho vagato nel deserto, ho patito la fame e la sete ma sono riuscito a trovare il luogo che mi interessava, ho trovato il nascondiglio dove disperavo di poter mai riuscire a trovare la sorella che avevo perso> le spiega

20:17 Kaori:
 Kaori ascolta. Lascia che le parole fluiscano dalle labbra e dal cuore dell'altro osservando con dolorosa consapevolezza l'espressione di lui. Sente dentro di sé che non sta mentendo, che è la verità quella che le sta donando e che essa costa una gran fatica ad esser tirata fuori. Quante volte quella storia avrà conosciuto la luce del giorno? È stata già raccontata prima d'allora? Non lo sa, non le importa davvero saperlo. Le importa semplicemente capire meglio quel ragazzo, quella figura che ora dinnanzi ai suoi occhi par apparire, per un istante soltanto, più fragile. Ascolta, annuisce di tanto in tanto per lasciargli intendere di star comprendendo le sue parole e segue con lo sguardo il movimento della sua mano, quel liquore a venir portato alle labbra dove trova la sua fine. Respira piano, più tranquilla. Di quella tensione che l'ha scortata fin lì non resta che un vago rimorso. Non le sembra lo sguardo di qualcuno che la disprezza. Non crede che se così fosse stato le avrebbe raccontato una storia così intima e personale; perchè sì, è assolutamente sicura che le stia dicendo la verità. I suoi occhi lasciano trapelare sincerità, il dolore che una storia simile può aver inferto alla sua anima. Si ferma ancora una volta, forse affaticato da quella storia, forse incapace di proseguire. La Hyuga tace assieme a lui qualche istante più a lungo prima di schiudere appena le labbra rosate e puntare le iridi sul suo viso. <Ed era lì...?> La sua voce è flebile, un soffio di vento sarebbe stato capace di spezzarla del tutto. Una carezza, una piuma che scivola fino al suo udito sfiorandolo con timore e dolcezza. Teme la sua risposta, teme quel che potrebbe scoprire adesso perchè quella casa così silenziosa e così vuota non le lascia presagire un finale felice per quella storia.

20:28 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] Sicuramente sarebbe stato meglio non trovarla e lasciare che la verità giacesse sotto la sabbia del deserto, alcune bugie sono decisamente più sopportabili di molte verità <ho trovato una donna quasi cadavere, un solo occhio che mostrava qualcosa di simile allo Sharingan, solo pelle ed ossa in una cella, incatenata come un animale e poi... poi non so cosa è successo ma credo di essere stato drogato> si sfiora il volto nella parte destra con la mano bendata <è stato lui ad operarmi ed a ridarmi questo aspetto utilizzando lembi di pelle di Runriko, ma non ne conosco il motivo; all'epoca tutta la parte destra del mio viso, il tronco ed il capo portavano pesanti ustioni residui di uno scontro avvenuto molti mesi prima. La donna era proprio Runriko, ci siamo riconosciuti subito nonostante il tempo e non so perchè mi abbia operato migliorando il mio aspetto, ma sta di fatto che voleva utilizzarmi come sostituto della sua vittima che era ormai in fin di vita per le violenze subite. L'occhio che aveva Runriko era uno sharingan, ma quelle specie di virgole di cui non conosco il nome, non erano come negli altri sharingan che ho visto, erano al contrario> fa spallucce <Dopo che sono stato drogato non so per quanto tempo sono rimasto incosciente, ma al mio risveglio ero in una stanza, incatenato ad una parete con manette antichakra, ma non ero solo. Runriko stava subendo la stessa sorte e c'era una terza persona: non so chi sia ma è stato lui a torturarmi. Koshiro Uto voleva divertirsi con me così ha fatto in modo di lasciarmi insieme a quella donna... quella che credevo mia sorella: invece era mia madre. Le mie catene si sono allenata, Koshiro ci osservava e mi spingeva a mettere fine alla vita ed alle sofferenze di mia madre ed io l'ho fatto senza esitazione> socchiude gli occhi, non dà i dettagli <solo che questo ha avuto conseguenze inaspettate per Koshiro: aveva creato una specie di ordigno utilizzando uno Sharingan ed un Byakugan ma con la morte di Runriko il suo Byakugan è morto ed ho così mandato in fumo i piani di quello Yakushi, di quell'evocatore di serpenti. Ha subito pensato di rimpiazzare nell'ordigno il Byakugan di mia madre con il mio e ne è nato uno scontro: sono riuscito a salvarmi la pelle con l'ingegno ma il suo intero laboratorio è andato distrutto ed insieme a lui tutti i documenti con i quali risalire alle persone del nostro Clan coinvolte in quella storia> si morde il labbro <ma ho portato con me delle conseguenze>

20:41 Kaori:
 Quel racconto è semplicemente raccapricciante. Più le parole fluiscono più Kaori si sente agghiacciare il sangue nelle vene. Sgrana gli occhi sempre più ad ogni secondo, le sopracciglia a piegarsi verso il basso con fare mortificato mentre una compassione senza pari le nasce nel petto. Cosa ha dovuto vivere quel ragazzo? Cosa ha dovuto superare e passare per arrivare ad essere ciò che è ora? Come può mostrarsi ad oggi così gentile e premuroso nonostante la storia terribile che nasconde alle sue spalle? Si sente in colpa ad aver dubitato di lui, della sua gentilezza. Lui che nonostante tutto questo ha trovato la forza di non lasciarsi sopraffare dall'odio, dalla disperazione, dalla paura... che l'ha sempre trattata con rispetto e cortesia nonostante l'incubo che l'ha accompagnato per tutto quel tempo. Alza lentamente una mano a coprirsi le labbra quando l'altro le spiega di come abbia dovuto uccidere sua madre. Anche se ha vissuto tutta la sua vita senza di lei, anche se non poteva avere ricordi di quella donna, anche se in qualche modo non era legato da affetto sincero a lei, deve aver ugualmente sofferto all'idea di togliere la vita alla donna che invece gliene aveva fatto dono. Alla donna che aveva disperatamente cercato, a quel legame che avrebbe potuto finalmente impedirgli di sentirsi solo. Kaori si sente semplicemente scombussolata da quel racconto, lo osserva stregata, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso, sempre più spaventata dall'idea che il peggio possa ancora essere in agguato. Ma cosa può esserci di peggio? Come può aver vissuto qualcosa che possa essere peggiore di questa? Permane in silenzio lei, con la mano sinistra poggiata tremante sul viso, sulle labbra morbide tenute schiuse sotto le dita, incapace di trattenere più di così il proprio sgomento. Sente lacrime mute bruciarle gli occhi, prova un dolore sordo al pensiero che l'altro abbia alle spalle un passato simile. Cerca però di resistere, di impedire a quelle gocce salate di rigarle il viso. Deve essere forte, deve trattenersi e essergli di sostegno.

20:48 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] <In origine l'accordo stipulato con mio padre prevedeva che io fossi dato a Koshiro appena nato, ma mia madre... quella vera... Runriko, si donò al mio posto per salvarmi la vita. Ed io l'ho uccisa!> sospira <l'ho uccisa. Ho approfittato dello smarrimento di Koshiro per aver perso la sua invenzione per liberarmi dalle catene e poter tornare ad utilizzare il mio chakra; ne è seguito uno scontro. Ho avuto la meglio, ma prima che potessi finire quell'uomo ha dato il comando per la distruzione del suo rifugio> si ripete <Così lui, il corpo di mia madre, e tutto il resto è saltato in aria ed io non ho neppure avuto il tempo di riuscire a recuperare uno straccio di prova che collegasse tutti i pezzi della mia vita!> ribadisce il concetto <Sono tornato a Konoha dopo tre lunghi anni passati nei deserti di Sunagakure, ma il ricordo di quel giorno è ancora vivo in ogni mio sguardo: ogni volta che i miei occhi si incrociano con quelli di un altro Hyuga o col quelli del mio stesso riflesso io rivivo il momento in cui la mia mano fa penetrare il kunai nel cuore di mia madre> butta giù di colpo il proprio liquore lasciando la tazzina vuota <sono anni che non so come siano fatti i miei occhi ed ho preso l'abitudine a non guardare gli occhi di coloro che appartengono al Clan Hyuga> socchiude per qualche istante i propri <quel giorno invece, quel giorno al Tempio dei Custodi del Fuijutsu ho visto Runriko, mia madre, fare a me ciò che io avevo fatto a lei. Passaggio dopo passaggio ho vissuto dalla parte della vittima la barbarie che io le ho riservato> ecco il suo trauma

21:03 Kaori:
 Il dolore di quegli eventi pregna le parole dello Hyuga. La sua voce è intrisa di una sofferenza ancora fresca, come se in qualche modo non fosse ancora riuscito ad accettare d'aver perduto il suo passato. E come biasimarlo, dopotutto? Come si può semplicemente pretendere che qualcuno accetti una simile catastrofe? Aspettarsi che si rassegni, che ci ripensi come a qualcosa di lontano e finito? Per lui, probabilmente, è ancora tutto in corso. Il modo in cui parla, in cui ribadisce che tutto è stato distrutto lascia intendere come non riesca ancora a farsene una ragione. Persino il suo trauma grida a gran voce che nel suo cuore non è finito un bel niente, la ferita è ancora perfettamente aperta e sanguina. Sanguina copiosamente. Ascolta le sue parole, la sua voce ferma, ritrovandosi a sentirsi piccola paragonata ad un dolore di quelle dimensioni. Vorrebbe poter aiutare, vorrebbe poter fare qualcosa per lui. Non è giusto che continui a vivere quell'incubo ancora e ancora e ancora... ritrovandolo nuovamente dinnanzi a sé ogni volta che incrocia le iridi di un suo simile. È qualcosa che ha bisogno di abbandonare, di lasciarsi alle spalle. Quando l'altro termina di parlare, di spiegare, un silenzio denso cade fra loro abbracciando l'intera stanza. Non v'è alcun suono a spezzare quel nulla perfetto e lineare attorno a loro, nessun rumore a far da sfondo a quel momento. È insopportabile. Eppure quali parole avrebbe mai potuto donargli dopo aver udito una storia così terribile? Si ritrova così, Kaori, ad alzarsi in piedi spingendo leggermente le ginocchia contro il suolo, le mani a far da leva contro il pavimento permettendole di levarsi in tutta la sua misera statura. Aggira il piccolo tavolo andando a raggiungere il suo compagno, la sua destra, inginocchiandosi accanto a lui e tentando -s'egli non avesse rifiutato o evitato tale gesto- di portare le proprie braccia attorno al suo collo, sopra le spalle, in un abbraccio silenzioso. Andrebbe a stringerlo a sé -se vi fosse riuscita-, ponendo il proprio capo fra il suo viso e la sua spalla destra, limitandosi a fargli sentire che non è solo. Non più. E non avranno legami di sangue, non saranno parenti, ma lei può esserci per lui. Per qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. <Mi dispiace da morire Hiashi> un sussurro basso, dolce, intriso di una tristezza delicata che va a sfumare nella sua voce flebile. <Ma non sei solo...> .. <Anche se non posso essere per te una madre o una sorella o una famiglia, voglio essere tua amica. Voglio aiutarti> Lo vuole davvero, farebbe di tutto per poter permettere a quel dolore di abbandonarlo anche solo per un istante.

21:22 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] Il Chunin è perso nei suoi pensieri, nel dolore che ha dovuto rievocare per mettere a parte Kaori di quella storia e di quel suo passato per poter dare la piena spiegazione del proprio modo di comportarsi e non solo per questo. Dato che probabilmente Kaori sarà a capo della squadra che vedrà un gruppo di Konohani nei territori del Paese della Terra è bene che conosca pienamente colui che si ritroverà a gestire. Si lascia abbracciare, sente il capo della donna sulla propria spalla e le proprie braccia che lo cingono; cerca di sollevare la mano sinistra per passarla davanti al proprio petto fino a raggiungere il volto della ragazza alla quale proverebbe a donare una carezza con un tocco delicato delle dita appena sfiorandone la pelle con la punta dei polpastrelli <ti sono grato Kaori-chan per queste tue parole> sospira, qualunque parola a questo punto potrebbe risultare superflua ma anche abbandonarsi a quel attimo di intimità potrebbe significare aprirsi troppo e riversare su Kaori il proprio dolore appoggiandosi a lei ed allora meglio svicolare <se non ti guardo negli occhi non è per sdegno o disprezzo> dovrebbe averlo capito <e come io so che mia madre non potrà tornare per far a me ciò che io feci a lei, anche tu in quella occasione hai visto un mondo irrealistico che ha minato la tua sicurezza> abbassa lo sguardo sulla coppa vuota di sake <alcune paure sono destinate ad accompagnarci per tutta la nostra vita>

21:42 Kaori:
 Rimangono abbracciati così per un po', per un tempo che pare indefinito. Sente la mano di lui andare a raggiungerle il viso, carezzarle una gota con delicatezza portandola a chiudere per un istante gli occhi. Impotente... si sente così inutile in quel momento, capace solamente di un goffo ma sincero abbraccio e di parole banali, forse sciocche considerata la grandezza del peso ch'egli porta ogni giorno con sé. Si scosta appena da lui per guardarlo in viso quando egli la ringrazia, mostrando un sorriso amaro, mesto sulle labbra rosate. Mantiene le mani sulle sue spalle non sciogliendo del tutto quell'abbraccio, senza allontanarsi troppo da lui. Sì, ora ha capito... ora è chiaro il motivo di quel suo comportamento, di quel suo tentativo di rifuggire il suo sguardo, i suoi occhi. Ma è giusto continuare così? Rimanere preda di un dolore simile per sempre? <Solo se glielo permettiamo...> mormora lei andando ad alzare una mano dalla sua spalla al suo viso, una carezza che vuole essergli di conforto, d'aiuto, se lui l'avesse accolta. <Non posso lontanamente immaginare quello che hai provato. Quello che provi ogni giorno... Non posso neppure avvicinarmi a capire come fai ad andare avanti ogni giorno. Hai una forza incredibile e questo voglio che tu lo sappia> direbbe lei guardandolo negli occhi, niente affatto ferita -questa volta- del notare le sue iridi guardare lontano. <Ma...> si ferma un istante umettandosi brevemente le labbra, cercando le parole giuste per esprimere il concetto che le preme sulla punta della lingua. <...devi lasciar andare.> .. <Il tuo passato, quel rifugio, quel laboratorio. Devi uscire da quel posto> è un sussurro sentito il suo, quasi una supplica rivolta all'altro, a quel viso che nasconde dietro di sé un dolore immenso cristallizzato sotto forma di una paura pronta ad esplodere da un momento all'altro, alla sola vista di un paio di particolari occhi. Sfiorerebbe con le dita il suo viso, la sua tempia, la sua gota, con quella carezza rimasta impressa sul suo volto. <E' finita... e una persona che ha scambiato la sua vita per la tua non vorrebbe che continuassi a vivere col rimorso di averla uccisa> Non sono affari suoi, forse lui potrebbe semplicemente spingerla via e urlarle che non sa di cosa sta parlando e avrebbe ragione. Avrebbe tutti i motivi per farlo, per pensarlo, per chiedersi con che diritto la Hyuga osi dirgli qualcosa del genere. Lei le cui mani non sono mai state macchiate del sangue di nessuno. <L'hai liberata. Dalle catene, dalla vita, dalla morte> La mano scivolerebbe dal suo viso fino a ricadere più in basso, porta appena verso di lui con il palmo rivolto all'esterno, al suo indirizzo. Le dita affusolate a venir tese morbidamente verso la sua direzione. <Ed è ora che qualcuno tolga le *tue* di catene> Accetta quella mano, Hiashi. Accetta quell'aiuto, accetta quell'opportunità. <Voglio aiutarti ad uscire da quel laboratorio, Hiashi...> lo vuole davvero. Perchè una persona così buona non merita di convivere ancora adesso, dopo chissà quanti anni, col peso d'una morte che non ha mai desiderato infliggere.

22:02 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] Non fa nulla per fuggire da quell'abbraccio che ha una connotazione così fraterna ed innocente da non mettere a disagio qualcuno che con la sfera sessuale ha la maturità di un undicenne sebbene abbia più del doppio degli anni, insomma non ci vede niente di più di un gesto d'affetto ecco. Gli intenti della ragazza vengono manifestati e colgono alla sprovvista il Chunin che si, in questo caso almeno, viene colto alla sprovvista dalla forza che sembra manifestare quella giovane promessa del loro Clan. Lasciar andare il dolore, lasciar andare il passato, accettarlo ma cambiare pagina svoltando verso un nuovo capitolo della propria vita; sono sicuramente delle belle parole da sentirsi dire ma il sorriso del moro è di quelli amari <Ho liberato quella donna della sua sofferenza e le ho donato la morte liberandola dal dolore fisico> comincia a rispondere alla ragazza che gli rimane ancora molto vicina e che lo accarezza <le tue parole toccano il mio cuore e di questo ti sono riconoscente, ma il mio dolore non è tanto rivolto alla morte di mia Madre: è stato un gesto di carità ed una parte di lei vivrà sempre in me> ha omesso di essersi nutrito del cuore caldo che ha prima trafitto e poi strappato dal petto <ma il non poter venire a capo di coloro che dall'ombra hanno mosso i fili tra le fila dei genetisti e di coloro che all'interno del nostro Clan, come mio Padre, hanno dato il loro benestare a certe barbarie> con la mancina prova a prendere la mano che Kaori gli tende, ma al contempo con la destra cerca di raggiungere la sua testa e liberar la fronte dai capelli prima di cercare di avvicinarsi per sforirarla con le proprie labbra in un casto bacio sulla fronte stessa <sei una persona buona> ma sarà sufficiente per salvare il moro?

22:18 Kaori:
 Sicuramente rimanere all'oscuro di tutte quelle informazioni dev'essere frustrante per lui. E questa è una cosa che lei non potrebbe mai chiedergli di fare... rinunciare a capire chi ha deciso che la sua famiglia dovesse fare quella fine. Smettere di chiedersi perchè una cosa simile sia dovuta accadere. Qualcosa di cui, per lo meno, non sembra darsi la colpa per fortuna. Kaori l'osserva con lo sguardo afflitto, le labbra schiuse in una espressione impotente. Non può certo pretendere di aiutarlo in una sera in qualcosa che si porta dietro da anni... ma vuole impegnarsi con tutta se stessa per far sì che qualcosa migliori per lui. <La verità fa male...> mormora lei abbozzando un sorriso piuttosto amaro. <Ma il dubbio uccide...> sospira tristemente lasciando che la mano di lui vada ad avvicinarsi al suo viso a scostare quei ciuffetti viola che ne coprono la fronte. Sente le sue labbra poggiarsi su di essa con fare leggero, gentile, quasi il gesto affettuoso di un fratello maggiore. Sorride a quelle sue parole sentendosene toccata. Se solo la bontà potesse bastare per salvare qualcuno... <Vorrei che potesse bastare questo ad aiutarti> sospira lei chinando di poco lo sguardo, puntandolo sulle mani che han stretto l'uno nell'altra. Prende un profondo respiro lasciando che un silenzio leggero li avvolga per pochi istanti prima di andare a spezzarlo nuovamente con la propria voce. <Credi di averlo accettato davvero?> domanderebbe lei d'un tratto, rialzando ora lo sguardo sul suo viso. <Sarebbe perfettamente normale il non riuscirci e nessuno pretende che sia una cosa semplice da fare> .. <Ma il fatto che la sola vista dei nostri occhi ti faccia stare male non vuol forse dire che qualcosa in te rifiuta tutto questo?> ricerca il suo sguardo, le sue iridi, carezzando col proprio pollice il suo palmo. <Vorrei vederti sorridere, sai?> le sue labbra si distendono in un sorriso triste, spento, mentre osserva le ombre e le luci che si susseguono negli occhi altrui. <Non un sorriso educato, non uno di circostanza. Uno vero.> si ferma sospirando appena con fare mesto. <Riuscirò a strappartene uno. Riuscirò a farti sorridere un giorno, te lo prometto. Ce la metterò tutta e alla fine mi mostrerai il tuo sorriso> dice infine cercando di darsi la carica, di imporsi un obiettivo per il quale avrebbe dovuto sicuramente lavorare parecchio. Ma ehi, la cosa importante è che, non importa quante difficoltà avrebbe dovuto incontrare, alla fine ce l'avrebbe fatta. Perchè sì, non si sarebbe arresa fino a quando non fosse riuscita a strappargli, anche solo per un istante, un autentico, brillante, felice sorriso.

22:36 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] <Ushi Hyuga mi sconsigliò di cercare la verità quando andai ad interrogarlo per sottoporgli i miei dubbi e le mie paure ed i miei desideri> le fa sapere, se le ricorda bene le parole di quell'anziano e saggio uomo <da allora non l'ho più rivisto> e dire che dovrebbe trovarsi al Tempio del Fuoco quindi appena fuori dal villaggio, sempre ammesso che sia ancora vivo. Che Hiashi sia veramente sprofondato in una specie di limbo dal quale non riesce più ad uscire. Che abbia bisogno che qualcuno gli cali una cima di salvataggio alla quale faticosamente aggrapparsi e passo dopo passo risalire il burrone nel quale è rimasto incastrato il suo animo oppure è solo finito in un dedalo di domande e dubbi senza soluzione che mai potrà riuscire a sbrogliare arrivando a dare un senso a tutto ciò che è successo alla sua vita? <Sei gentile Kaori-chan, un tempo sorridevo spesso. Prima dell'incidente che mi ha privato del braccio, all'epoca non ero affatto uno Hyuga modello ma anzi ero un piccolo discolo con grandi ambizioni> non è mai stato come dice, ma sicuramente era più movimentato per cui dal proprio punto vi vista era sicuramente molto lontano dal tipo di persona che è oggi <Sono certo che tornerò a sorridere, una sola persona è stata in grado di farmi sorridere di cuore. Ricordi la fatina Jyo di cui ti parlai in uno dei nostri primi incontri?> sorride ma il suo volto è sempre coperto da un velo di amarezza <Mi ricordi molto lei, con il tuo Byakugan come il suo ed i tuoi modi premurosi. Solo che tu non sei la mia copia e decisamente non sei innamorata di me come penso fosse lei> e come dimenticare la sua felicità quando l'allora genin le donò un fiore?!

22:50 Kaori:
 Beh, a volte la verità è meglio non saperla se non è necessaria... eppure comprende piuttosto bene il bisogno di risposte dello Hyuga, quel suo desiderio di capire, di sapere. Probabilmente l'avere dei nomi a cui addossare la colpa del suo destino avrebbe potuto aiutarlo... o condannarlo ad un desiderio di vendetta logorante e pericoloso. La verità è un'arma a doppio taglio: il bene più prezioso o il dolore più grande. A volte è meglio ignorarla per il solo evitare di incamminarsi su un sentiero pericoloso. <Ma non è facile decidere di lasciar perdere una cosa così immensa...> mormora lei comprensiva, stringendo appena le labbra in una smorfia affranta. <Anche se ormai probabilmente non è rimasto più nulla da cui poter ricavare qualcosa> sospira stancamente. Anche volendo aiutare a ritracciare la storia di quella tragedia come avrebbe potuto fare? Quali indizi avrebbero potuto consentirle di arrivare all'origine di tutto considerando che il rifugio è andato distrutto? Ascolta le parole di lui, sorride teneramente a quei suoi ricordi provando ad immaginare un Hiashi più giovane. Un Hiashi privo del peso della conoscenza, della morte. Un Hiashi libero, con il sorriso sulle labbra. <Sì, la ricordo> annuisce lei dolcemente ricordando il modo tenero e affettuoso col quale l'altro le aveva raccontato di lei. Arrossisce appena alle sue parole, guardandolo interdetta per un solo istante. Innamorata? Beh... no, non crede. In verità non sa neppure cosa l'amore sia, cosa si provi ad amare davvero qualcuno. Ma è sicura che se mai dovesse provare qualcosa del genere dovrà saperlo per forza, sentirlo fin dentro le vene. <No...> ammette con le gote imporporate di un imbarazzo innocente, il sorriso più timido e dolce che abbia mostrato negli ultimi tempi ad incresparle le labbra morbide. <Ma questo non vuol dire che tenga meno di lei alla tua felicità> mormorerebbe inclinando appena il capo, stringendo leggermente di più la presa sulla sua mano. <Cercherò di aiutarti. Cercherò di parlare con uno dei miei superiori in ospedale. Gli chiederò di spiegarmi nel dettaglio cosa è un trauma, come fare per superarlo e farò il possibile per darti una mano> direbbe lei con nuovo vigore, il desiderio di fare qualcosa di concreto per lui a scaldarle il cuore. <Può sembrare una sciocchezza, ma ci sono tante cose che si possono scoprire di una persona solo guardandola negli occhi. Non voglio che te le perda ancora.>

23:03 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] <E' questo il mio rimpianto più grande: se avessi agito in maniera differente forse ad oggi avrei potuto far qualcosa di concreto> si, il suo progetto iniziale era di epurare il clan: l'Itachi degli Hyuga giusto per far capire i suoi intenti e come li avrebbe messi in pratica. Appunto però ormai è tutto perduto, la verità è morta e con lei la possibilità di fare giustizia <sono contento di averti conosciuto Kaori-chan> avere una persona che tenga tanto a te è un tesoro prezioso che il moro si ripromette di difendere con estrema cura nei tempi futuri ed in modo particolare durante la missione che li aspetta <se dovessi riuscire a trovare le conoscenze adeguate sarò contento di essere un tuo paziente ma ora...> si alza in piedi provando attraverso il legame con la mano della ragazza, ad aiutare anche lei a tirarsi su <vieni> dove? non lo specifica ma continuando a tenerla per mano qualora lei glielo consenta, altrimenti la lascerebbe andare perchè comunque i suoi passi sarebbero diretti verso il corridoio ed in pochi istanti si lascerebbe la sala da pranzo alle spalle comincindo ad inoltrarsi nella costruzione fino alla sua zona più profonda dove raggiungerebbe la porta che lo separa dal giardino interno recianto ed una volta aperta due occhi enormi spiccherebbero nel buio della sera che è calata nel frattempo. Occhi neri lucenti distanti appena 3 metri dalla porta e subito dopo la mole di quell'Arabo maschio dal pelo completamente nero che riflette alcuni raggi di luna creando qualche riflesso argenteo

23:20 Kaori:
 <Oppure sbagliare strada...> mormora lei cercando in qualche modo di dargli un qualche minimo conforto. Magari è stato meglio così. Magari la verità avrebbe potuto portarlo a qualcosa di terribile, ad una serie di azioni catastrofiche e terribili. Spera che le sue parole, la sua presenza, possano in qualche modo essergli di qualche conforto seppur minimo e che lo aiutino ad andare avanti. Sorride intenerita a quelle sue parole e, allungandosi appena verso di lui, andrebbe a lasciargli un tenero quanto innocente bacio su una guancia nel qual caso egli non cerchi di evitare il contatto. <Anche io Hiashi> direbbe scostandosi nuovamente dal suo viso con quella voce cristallina, bassa, appena più dolce ora che la paura e il terrore di quelle rivelazioni hanno lasciato spazio ad un briciolo di speranza. <E scusami se ho dubitato di te, prima...> mormorerebbe con fare colpevole mordendosi leggermente il labbro inferiore. Le dispiace davvero di averlo fatto, ma è contenta che quel malinteso abbia potuto portarli a quel momento di vera vicinanza. Ascolta la sua voce, quel tono un po' più leggero e, seguendo il suo movimento, andrebbe a levarsi in piedi tenendo la mano in quella di lui, lasciandosi guidare lungo la casa. Dove...? Non sa cosa egli abbia in mente ma si fida di lui. Lascia che egli la accompagni lungo il corridoio fino alla porta in fondo all'intera struttura. Mano nella mano si fermano dinnanzi ad essa e, quando il moro va ad aprirla, ecco spuntare dalla tenebra della notte, un paio di brillanti occhi scuri. <Ngh> s'irrigidisce un istante non aspettandosi minimamente di vedere un paio di occhi sbucare dal buio, prima di rilassarsi nuovamente e realizzare che quello che ha davanti è il cavallo di cui Hiashi le aveva parlato poco prima. <Ooooohhh> esclamerebbe lei guardandolo ora con dolcezza, la tipica tenerezza che illumina lo sguardo di chi osserva un animale. <Lui dev'essere Hidalgo> dice voltandosi verso il moro con un vivo sorriso stampato sulle labbra. <Posso toccarlo?> domanderebbe allora, entusiasta, mordendosi il labbro inferiore con fare impaziente, trattenendo a stento l'entusiasmo per quella piccola sorpresa.

23:35 Hiashi :
  [Sala da Pranzo] Il bacio se lo prende il moro dato che non c'è niente di sbagliato in un innocente scambio di affettuosità no?! Come fanno tutti i fratelli e sorelle, dato che nessun fratello litiga mai con le sorelle perchè stanno 4 ore chiuse in bagno senza permettergli di fare neppure una pipi e nessun fratello picchia il ragazzetto di turno che fa il filo alla propria sorellina solo perchè "lei merità di meglio" giusto?! No queste cose i bravi fratelli non le fanno e vanno sempre d'amore e d'accordo <è più che normale dubitare> la rasserena, è strano il contrario. Se solo ora lo sentisse Kurako gli ricorderebbe come invece il Chunin all'epoca delle loro chiacchierate sulla Volontà del Fuoco non fosse proprio così elastico <Si è Hidalgo, Hidalgo lei è Kaori-chan> fa le dovute presentazioni <certo che puoi ma prima distendi la mano aperta verso il basso ed allontanala dal tuo corpo. Fagli sentire il tuo odore e se non ti rifiuta allora potrai toccarlo> le spiega. Insomma qualche nozione su quello che è diventato il proprio lavoro deve pur darla per garantire la sicurezza di una convivenza pacifica tra animali ed uomini no?! E' li che si concluderà la serata per il moro, a prendersi cura dei propri animali e della sua conclannata finchè vorrà rimanere <è abituato ad avere solamente me intorno> e dunque saranno probabilmente necessari più di un approccio prima di poter entrare in confidenza con quello stallone ma nulla di così complicato o pericoloso [End]

23:49 Kaori:
 E' contenta che lui capisca, che non sia rimasto così male per quel suo leggero sbandamento. Magari anche a lui sarà successo qualche volta di avere qualche dubbio su una persona che abbia offuscato, per qualche momento, il suo giudizio su di lei. O su se stesso. Insomma, piccoli errori che aiutano a crescere e maturare, errori da cui la Hyuga desidera imparare. Sorride contenta delle sue parole e lo segue fino al piccolo giardino interno. Osserva Hidalgo ed il suo splendido manto scuro su cui i raggi di quella luna candida vanno infrangendosi. È un animale elegante, fiero, che passeggia con passi misurati per il cortile erboso. Le labbra della genin si distendono a quella presentazione per poi volgere il capo verso il compagno ed udire le sue parole. Fa come dice e, liberando la mano dalla presa del conclannato, andrebbe a tenderla appena verso la bestia senza alzarla. La tiene bassa come le è stato consigliato, lasciando ch'egli la veda e che decida da solo d'avvicinarsi. Solo se la bestia avesse preso ad avvicinarsi a lei per annusare la mano Kaori avrebbe tentato di alzarla, molto lentamente, per donargli una carezza sul capo lungo. Una carezza su quella che dovrebbe essere la sua fronte, poco sotto le orecchie, lungo il naso. <E' davvero un bell'esemplare> mormorerebbe lei con un sorriso intenerito, gli occhi scintillanti di contentezza. Ascolta le parole dell'amico e gli rivolge uno sguardo divertito. <Beh... vorrà dire che dovremo imparare ad andare d'accordo> dice semplicemente facendo spallucce, prima di voltarsi nuovamente verso la bestiola e sorridergli candidamente. <Che ne dici, Hidalgo?> E lascerebbe che la serata si concluda così, con quelle ultime tenere chiacchiere, con quella nuova conoscenza, con il rapporto con lo Hyuga a stringersi un po' di più. Ha scoperto nuovi lati di lui, forse i più importanti per capire chi sia davvero ed è determinata a fare il possibile per donargli un po' di pace, un po' di gioia. Chissà che non riesca davvero a mostrargli nuovamente come sorridere? [End]

Kaori si confessa

Hiashi si confessa

e poi le mostra lo stallone