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{Scrittori del destino.}

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con Kurona, Kioshi

00:39 Kioshi:
  [Bosco - Strada] La Luna si mostra piena in alto nella volta celeste, disegnata come un perfetto cerchio che fa risplendere il territorio sottostante ad essa. Le stelle, dipinte a miliardi nel cielo, aiutano il satellite ad illuminare la terra e render ancora più meravigliosa tale veduta. Se a tutto ciò si unisce un contorno composto da alberi di ciliegio, si ha ben presto l'idea di poter assistere ad una scena a cui gli occhi non sono sempre ben abituati. Ad avere la fortuna di guardare tutto ciò è il jonin del Clan Uchiha, Kioshi, uscito dal Villaggio di Kusagakure per poter passeggiare tranquillamente immerso nei suoi pensieri. Il ragazzo dai lunghi capelli neri indossa un kimono di color nero, che arriva a coprire fino alle caviglie, con il simbolo del suo Clan disegnato sul dorso della veste. Ai piedi un paio di sandali del medesimo colore del kimono. Non porta nessun coprifronte, in quanto non vuole indossare quello di un altro Villaggio che non sia Otogakure. Se quelli di Kusagakure si offenderanno, non gliene fregherà proprio un bel niente. Cammina con un passo molto lento, quasi come assaporasse ogni secondo di quella camminata mentre le iridi nere sono rivolte verso il cielo scuro, verso quella Luna che questa sera si mostra nella sua perfezione. I pensieri che circolano per la sua testa sono molti, tutti caratterizzati da un punto in comune: il suo Clan. Non c'è momento che non vive per esso, non c'è notte in cui non pensi alla sua Casata. Tutto questo per cosa? Per dare un futuro migliore al loro Clan, ecco la risposta. La mano destra va a spostare un ciuffo di capelli che si trovava davanti ai suoi occhi mentre dentro di se va ad attivarsi il circolo delle due energie che andranno a comporre il globo di chakra all'altezza del centro del suo petto. Dopo averlo attivato, indirizza in ogni tsubo l'energia azzurra lasciando che la sensazione di maggior vigore trascorra in tutto il corpo. [chk 70/70]

00:54 Kurona:
  [Strada] Quanto tempo è passato prima che si potesse permettere di sostare ancora nel bosco dei ciliegi senza temere di tornar a casa? Quattro anni-- quattro anni in cui è stata dichiarata deceduta dal consiglio per suicidio, ed il corpo disperso tra gli ammassi di cadaveri al di sotto del dirupo dell'Eco. Ora che può rimaner ferma- tra i petali che abbandonano i rami divenendo secchi ricordi della bellezza ai loro petali, attirano i suoi sensi come farebbe l'ambra con gli insetti. S'è permessa tanto- troppo forse per dirsi ancora una kunoichi- o forse oramai, un samurai, di tutto rispetto. Ha spento ogni sua difesa- lasciandosi andare come una fiamma povera d'ossigeno alla notte. Il manto nero colorato solamente del pallore del tempio di Tsukuyomi che veglia silente su chi ora riposa-- ed anche su chi ora vaga insonne pieno di domande e pensieri che s'annidano come un aggrovigliarsi di fili dal cupo colore. Tanto da arrivare ad esser un connubio di vie tanto omogeneo da poter esser considerato. I capelli albini raccolti sul capo dai tipici fermagli nipponici del color del mogano-- poco decorati da fronzoli, le lasciano pendere in balia del vento delle ciocche lievemente arricciate che sostano nei pressi delle gote, scivolando sotto quel bacio dolce dell'aria ad accarezzarle l'incarnato diafano appena arrossato dalle intemperie che l'arrivo dell'autunno si trascina dietro. Le caviglie coperte dai tabi, si scostano in passi che nell'erba- risultano approssimativamente silenziosi, come se stesse camminando a piedi nudi su un pavimento e-- sfiorano il bordo del qipao nero-- dalle sfumature sobrie e composte, che scivola in due lembi -avanti, e dietro- a coprirle la pelle altrimenti esposta- lasciando che la luna doni solamenti sprazzi irregolari di quel che c'è sotto. Un passo-- un altro, portano tra il vento ed il solleversi dei petali, solamente il fruscio sordo della seta del suo vestito. Nessun kunai. Nessuna katana-- quando a tre metri da Kioshi- la sua figura sosta sul vialetto rimanendo in religioso silenzio. Una serpe pallida dietro un viso d'angelo dai capelli del colore della luna che bacia questo scenario. Scosta il viso piano- le ciglia abbassate a metà del loro tragitto si ripiegano verso il terreno e si sollevano ancora verso l'alto, mentre sosta con le iridi d'eclisse sul viso dell'Uchiha. <...> Perchè, dunque, dovrebbe privarsi del piacere di ascoltare il silenzio dell'altra figura, che non cela il suo essere-- di fatto- erede di un clan che lei ha odiato tanto profondamente da impazzire. Ora-- ora però, abbassando lo sguardo sui suoi abiti, a labbra accostate l'un sull'altra, tace e riesce a tener nel palmo la sua stessa ragione. Sfuggevole, Hanabutsuji, serra gli occhi oltre le palpebre estromettendogli quella vista e--inspira. Spettro oramai noto di queste terre-- noto e, morto, oramai. [chakra off-- equip off-][Qipao: http://image.ec21.com/image/qiebao/oimg_GC01896227_CA05061445/Chinese_Traditional_Cheongsam_Wholeasle_Lady_Dresses.jpg]

01:23 Kioshi:
  [Bosco - Strada] Compie ancora pochi passi in avanti prima di interrompere la sua camminata e rimanere con le iridi nere rivolte verso quelle stelle che sembrano così lontane. Una leggere brezza soffia tra gli alberi ornati di quei petali rosa smuovendo i lunghi capelli neri del jonin che cadono lungo la schiena del ragazzo. Il viso è rivolto sempre verso l'alto mentre ora le palpebre si chiudono nascondendo al mondo la visione dei suoi occhi. Il chakra inizia a viaggiare veloce e arriva negli tsubo dei bulbi oculari. Qui, viene a contatto con il gene Uchiha che, nella loro fusione, attiva quel potere tanto maledetto quanto desiderato. Le palpebre cominciano ad aprirsi, pur sempre in maniera lenta, come se fossero gelose di mostrare quelle iridi al resto dei presenti e ritenuti forse non degni di ammirarli. Il color rosso sangue domina ora l'interno delle iridi dell'Uchiha e solo tre tomoe di colore nero, poste al centro dell'occhio ed unite da una circonferenza del medesimo colore, romperebbero quell'egemonia. Un occhio più attento, però, potrebbe notare come solo una delle tre tomoe al momento sia di un colore nero denso mentre le altre due rimangono quasi celate, come se l'apertura tra l'interno e l'esterno non fosse completa. Lo sharingan, però, dovrebbe esser attivo. Il viso si abbassa e le iridi rosse dell'Uchiha possono notare la presenza silente della Kokketsu davanti a lui. La guarda da testa a piedi. I muscoli del viso non compiono un movimento. Lo sguardo rimane serio, concentrato.. <Ci conosciamo?> tono distaccato e freddo. La simpatia non fa parte delle corde del jonin, ma tra due estranei cosa si pretende? Lo sharingan, visibile alla donna, rimane fisso su di lei cercando una risposta alla sua domanda che l'Uchiha conosce già. Ma in silenzio, attende il parlare di lei. [chk 67/70][Sharingan a tre tomoe]

01:39 Kurona:
  [Strada] Minuto corvo dal piumaggio pallido, rimane silente ad osservar in direzione dell'altro, il fioco splendore del chakra richiamato al posto che gli spetterebbe di diritto donando al suo sguardo qualcosa di più-- qualcosa che riesce allo stesso modo darle il tempo di perdersi con uno sguardo vacuo tra i ricordi che si collegano ad esso. Persone che- son sempre state troppo diverse da Kioshi, a dire il vero. Katsumi. Sua figlia. Hitachi. La lingua preme piano sull'incontrarsi tra gli incisivi, mentre le labbra dal pallido rossore oramai scemato dagli ultimi periodi in cui s'è rivelata cagionevole per la perdita dei figli, si schiudono piano. Vorrebbe parlare, ad ogni modo, ma qualcosa le impedisce di rivolgersi a Kioshi come farebbe con qualsiasi altra persona. Tentenna-- come chi cammina sui carboni e quasi, ritrae sguardo e viso dalla sua figura, come se sul capo dello stesso pendesse qualcosa che a lei risulta-- inguardabile. Non è certo il suo desiderio offenderlo, o recargli qual si voglia disturbo- e cerca anche di non distoglier lo sguardo dal suo, sebbene le iridi della Ganma brillino di luce cremisi proprio come quelle pregne di chakra dell'Uchiha. Come l'avevano chiamato? Mangekyou-- ora ricorda, sua figlia s'era venduta per un briciolo di potere in più, invece che desiderar di passare la vita con lei. L'avrebbe protetta-- male, ma l'avrebbe fatto al costo di dar se stessa per quella causa. Il profilo affilato del viso che par quello di una kitsune dai tratti volpini, si scosta e-- ambo le mani posate poco più sotto del ventre, si sfiorano tra di loro, allungando e contraendo le falangi che finiscono con lo sfiorarsi pigramente. <No--> Un filo di voce tenuto modulato-- estremamente femminile. <No- non credo.> Chiosa l'ovvio- con quel fare composto, con quello sguardo dalle vene tristi gettato per inerzia nel vuoto, dove una folata di vento porta l'odore dolce dei petali tra i capelli che si muovono-- che lo seguono come amanti fedeli. Sembrerebbe dunque, voler dire "non ci conosciamo-- e non è mia intenzione cambiare questo fattore"- dal momento che, dirige il volto ovunque, tranne che verso quello dello stesso Kioshi. Odia quegli occhi. Li odia con tutta se stessa- con ogni molecola del suo corpo. Deglutisce piano e quando schiude le labbra, le spalle s'abbassano lentamente. <Quegli occhi...> Un mormorio-- sembra qualcosa che ha da dire alla luna, più che allo stesso Kioshi. <Continueranno a seguirmi a lungo?> In ogni suo ricordo. In ogni suo male. Dalla sua bambina-- dall'esser venduta ai laboratori Uchiha, gli occhi di Katsumi che le hanno rubato parti di ricordi solo per? Per divertimento? Per farle male? Per conoscer qualcosa che non puoi vedere? Abbassa piano lo sguardo, ripensando anche-- agli occhi di Kurako. Il principio del delirio per raggiungere il potere. Sono così preziosi, quest'occhi?

02:04 Kioshi:
  [Bosco - Strada] No. Come era pensabile e facilmente intuibile, i due non si erano mai incontrati prima d'ora. La ragazza pare distaccata, parla ma non rivolge lo sguardo all'Uchiha distante pochi metri da lei. Non si offende mica il jonin, impassibile in quella sua posa con lo sguardo sempre diretto verso le iridi della donna. Rimane immobile dentro quel kimono.. Le braccia distese dietro i fianchi con le mani nascoste dalle lunghe maniche che si uniscono all'altezza della zona sub-lombare, i piedi vicini tra loro sullo stesso livello. Pare esser tutto d'un pezzo, mentre cerca lo sguardo della ragazza. Non è interessato a conoscerla, è spinto dalla voglia di esser guardato dritto negli occhi. Vuol capire che effetto fa esser guardati da questo potere. Vuole sapere cosa incute nelle persone. Paura? Rabbia? Tutto o niente? In ognuno, la reazione potrebbe risultare diversa. La frase della donna, però, aumenta ancora di più questa frenesia che lo scuote dentro. Guarda la Luna alzando lentamente lo sguardo, come se volesse rispecchiare il suo Sharingan in quel cerchio. Sarebbe perfetto stasera, visto la Fase lunare in atto durante questa notte. Ripete nella sua testa quella frase supponendo come, per alcuni, lo Sharingan possa essere un incubo che continua a ripresentarsi. <Questi occhi..> si ferma. Il viso ruota lento nuovamente verso la ragazza, fino a quando lo Sharingan non si posa sullo sguardo della Kokketsu, che sia ricambiato o no. <Magari sei tu che continui ad inseguirli..> dipende sempre dal punto di vista, in fondo. Qualsiasi sia la storia della donna, se qualcosa continua a ripresentarsi con costanza nella tua vita vuol dire che è parte del tuo destino e ti tocca conviverci per forza. Sono poche le parole tra i due, ma il jonin sta cercando di capire di più tramite gli sguardi. Attende la reazione della ragazza nel momento in cui guarderà dritto per dritto quel potere maledetto. [chk 64/70][Sharingan a tre tomoe]

02:25 Kurona:
  [Strada] Non c'è risposta- da quegli occhi rossi come la brace, che rimangono tra le ombre oblunghe disegnate dalla luce che- per qualche attimo, sembrano darle il sollievo di non esser sola, ed allo stesso tempo- riescono ad incuterle il timore d'esser perseguitata da qualcuno o qualcosa. Le labbra chiuse disegnano un increspatura quando si premono ancora a deglutir aria silenziosamente, così come si muove e flette il solo lembo di pelle che ricopre la gola. Potrebbe alzar le iridi e dargli la soddisfazione di vedere il suo sguardo- oltre ogni sua barriera, se è vero che gli occhi son lo specchio dell'anima. O forse, potrebbe lasciargli il sentore amaro in bocca di quel che non t'aspettavi; come oceani di sangue, amareggiati dall'aver a che fare ancora, dopo tanto tempo, con qualcosa che avrebbe preferito dimenticare. Quanta sofferenza c'è, tra questi corpi? In quegli occhi rossi dipinti da tomoe--. Li ha visti su ogni volto che è rimasto cicatrizzato nella sua mente, che poi è andato a sfumare con il tempo, e con la scarsa voglia di piangere chi oramai non calpesta più questa terra. Li abbassa lentamente, quando lui parla, tentdendo le mani a pizzicare un increspatura nella seta appena sotto l'ombelico. <..> Scema come un fantasma il sorriso che le si dipinge nelle labbra-- forse è lei che insegue quegli occhi? Forse, effettivamente- o forse è la dea bendata che la lega tra tomoe d'ossidiana immerse in un mare di sangue e disperazione, il paradosso degli Uchiha. Amare, per poi soffrire-- per poter in fine amare ancora, più forte-- più intensamente. Radicati all'apice dei giorni ed ora, quasi dimenticati. Resi reietti delle terre ninja. <Inseguirli?> Lo ripete con un tono amaro, soppesando quelle parole nella sua stessa bocca, rigirandole attorno alla lingua per poi vomitarle fuori con un solo sussurro. <Io scappo, da quegli occhi.> Oh-- ed è vero. Potesse evitare lo sguardo di Kioshi, lo farebbe fino ad esser obbligata a fissarlo- e lo fa. Guarda ovunque, il suo kimono, dietro le spalle del ragazzo, volge il viso alla luna sopra la corona d'alberi per metà nudi di petal e fiori. Andrebbe ovunque, potendo-- evitando lo sguardo che la tormenta come il peggiore degli incubi. <Li inseguissi, vorrei poco bene alla mia tela, ed anche alla mia integrità.> Ricordando il gesto di Katsumi- di leggerle l'anima. <Non pensi che sia necessario, che ogniuno mantenga fedelmente i propri segreti?>

02:47 Kioshi:
  [Bosco - Strada] Evidentemente, la ragazza ha avuto a che fare con altri Uchiha. E il jonin suppone che il dolore provato dalla ragazza sia stato troppo forte per poter guardare quegli occhi e rievocare vecchi e, forse, spenti ricordi. Ma il come, perchè e in che modo quel dolore sia avvenuto, non è nell'interesse dell'Uchiha. Non vuole conoscere il suo passato. Non vuole sapere cosa ne è stato di quei cloni. Il passato è passato e il jonin deve guardare al futuro. Il suo futuro. E il futuro del suo Clan. Lo sguardo delle tre tomoe rimane ancora fisso sulla ragazza. L'Uchiha smuove la mascella bagnando successivamente le labbra per poi distaccarle <Sai.. Si dice che il nostro sia un Clan maledetto. Inseguiamo così a lungo il nostro potere che alla fine ne rimaniamo vittime noi stessi> si ferma ancora, ma riprende poco dopo <Ma non siamo noi che lo vogliamo. Forse, è il destino che ci ha prefissato questa maledizione> perchè queste parole? Il jonin lo spiega alla ragazza in maniera semplice <Che tu lo voglia o no, magari il destino ti ha maledetto in questo modo. Passare una vita a soffrire guardando questo potere.. Guardando questi occhi..> sofferma più enfasi in queste ultime parole ripetendo quale sia la sua volontà. Essere guardato negli occhi, anche solo per un attimo. Il tempo di incutere nella ragazza qualsiasi sentimento. <Se fosse così.. Per quanto tu possa scappare, li inseguirai sempre. E ti ritroverai davanti a loro..> il riferimento è, ovviamente, agli occhi colorati di rosso e dipinti con tomoe nere. <Non sono qui per prendere i tuoi segreti. Tienili stretti con te e portali con te nell'aldilà. Non voglio neanche saper se altri del mio Clan ti hanno fatto qualcosa.. Il futuro di questo Clan sarà migliore di ogni loro scelta> e per loro non ci sarà posto. Sarà un Clan ripulito da ogni clone che non sia degno di portare questi occhi. Un Clan puro. <Ma dimmi..> cerca la sua attenzione alzando leggermente il tono unendo un pizzico di curiosità alla sua domanda <Credi che il destino possa esser cambiato?> il jonin, anche stavolta, ha già la sua risposta alla domanda, ma vuole sentire il parere della donna. In fondo, dipende sempre dai punti di vista. [chk 61/70][Sharingan a tre tomoe]

16:17 Kurona:
  [Vialetto] Come l'ululato del vento la distrae dalle sue parole, un lembo di seta le carezza le caviglie distogliendole lo sguardo dalla luna ricolma di solo se stessa, lasciando che i rami più alti dei sakura siano il suo solo panorama da ammirare. Spogli della bellezza primaverile, si chinano come braccia nodose verso la dirazione ove il vento soffia più- o meno violentemente. Uno strattone dello stesso, geloso come le onde sulla riva del mare, sembra minacciar quella capigliatura pallida e composta, dove i fermagli allungati, o meglio chiamati kanzashi scivolano lungo il crine abbassandosi appena e lasciando che altre due ciocche arrivino a far compagnia alle altre che ora-- scivolano solamente in avanti, nell'aria, abbandonando le gote e cadendo nel vuoto del vento dall'odore di ciliegio. Fioco, riconoscibile-- eppure non impetuoso da invaderne l'olfatto e lasciarla priva d'altre piacevoli sfumature. Come quelle che danno le piogge alla terra. Come l'erba sotto i tabi, come il suo stesso odore e la sfumatura sorda dello stesso di Kioshi Uchiha che ora, le si rivolge con una vena curiosa-- come chi con il disinteresse di un bambino, vuol catturare qualcosa tra le mani per il puro piacere di farlo. Senza un reale fine- un reale scopo. Si limita a tacere, per quegli attimi, dove il capo s'abbassa ulteriormente dai rami, fino a scivolare a terra in una colata lavica.. I piedi spostano pigramente i ciottoli del vialetto tra i ciliegi, trovandosi a dargli di malavoglia il busto. Il qipao che scivola- si muove, non è altro che un abito elegante come lo stesso kimono che l'altro veste, il colletto alla coreana che scivola ai lati della gola, si chiude in un bottone oblungo, abbastanza minuto da esser solamente un frivolo ornamento di tessuto appena irrigidito con del cartone o del legno nero, si chiude alla base dello stesso collo, lasciando che il tipico motivo manciù -cinese- scenda il lato del seno in un bordo incredibilmente minimalistico e composto. Nero e bordi grigio chiaro, così come lo sono i bordi degli spacchi laterali dell'abito, sempre molto composti e mai propriamente squadrati come sarebbe invece un kimono. Gli zori bianchi-- fin sopra il ginocchio, vengon a galla quando è la leva inferiore sinistra a muoversi, sporgendo il ginocchio e muovendo un passo- due passi, in direzione di Kioshi e delle sue parole. Mai si sarebbe aspettata di affrontare un discorso così grave, con una sfumatura notturna della sua vita- che probabilmente, come tutto il resto, sparirà celermente dalla sua storia. <Cambiato-? No..> Sussurrano quelle labbra, mentre alza il volto in direzione del corvino dagli occhi infiammati. Serra lo sguardo in una fessura vacua, anche quando lui cerca i suoi occhi con tanta insistenza, si troverà a brancolare su vetri appannati che mai sembrano rispondergli allo sguardo. Piuttosto una spalla- piuttosto la sfumatura laterale di quel ventaglio, o forse il buio- pesto, che escano i demoni-- che tornino a trovarla, piuttosto che guardare quegli occhi. Essa si riferisce al destino, a quella domanda finale posta dopo l'aver romanzato il paradosso del potere Uchiha in un cane che si morde la coda. Purtroppo-- agli occhi del corvo bianco dal nome di Icaro, quella suona come la storia di chiunque voglia raggiungere tanto potere. Come Icaro stesso, che volò tanto in alto da bruciarsi le ali e morir nell'oceano. <I Kami scrivono il nostro destino, tuttavia-- potrei esser blasfema dicendo che, il destino non è qualcosa che ci appartiene?> Le labbra opache- di quel colore affievolito dalle intemperie della mente della Kokketsu, scivolano con le fossette verso l'alto, dove un sorriso si ripiega alle tomoe di Kioshi che vede il suo corpo muoversi in sfumature lente-- dandogli un tempo immane per pensare, ed osservare, ogni singolo movimento compiuto. Come l'alzare gli occhi, inesorabile, nei suoi. E' come affrontarlo- per lei. Ma non c'è rabbia, non c'è ira pura e grezza, non c'è paura- no. C'è solo tristezza, nel ricordare la dipartita di sua figlia. <Vedi- è come parlare di bellezza, soggettiva o astratta. Chiunque può supporre che il proprio destino sia uno-- quando poi si può rivelar un altro. Ci sono cose oggettive- tuttavia, quando nasci, hai la certezza di esser nato per vivere e non per morire.> Le labbra rimangono socchiuse, mentre le ciglia si alzano piano a mostrar l'iride incandescente, come lo sguardo del demonio in un incarnato etereo. C'è qualcosa di fuori luogo. Lei-- lei, è completamente fuoriluogo, in questo mondo. <Quindi, per quanto i Kami abbiano tracciato la nostra vita, siam solo noi ad esser fautori del nostro destino. Dipende tutto da quanto impegno ci metti nel ballare, e quanto sei devoto all'arte.> Un paragone romantico, il suo-- lo stesso paragone che aveva fatto a se stessa. <Nella vita, come nella danza-- ci vuole passione. Il sensei ti legherà le caviglie, e poi i polsi. Dovrai ballare su tabi troppo alti- anche quando l'equilibrio ti viene meno e ballare sembra impossibile, devi saper coordinare i tuoi passi e farli scender sul tuo corpo come un abito. E allora-- allora sarà apprezzabile.> Chiosa lei, tornando a socchiuder le palpebre, alzando la destra, dalle unghie rese specchi di pece, andando a scansare con un gesto composto ed elegante le ciocche dalla guancia. <Quando comprendi che- dovrai sempre continuare a danzare, quando comprendi che sei il solo dio di te stesso. E che nonostante i tiri mancini del fato, puoi affrontar le tue sfide con un sorriso. In quel momento, in quell'esatto momento, avrai vinto. Una conucopia di vittorie e fallimenti, fanno la tua gloria. Ed il tuo arrivo all'apice della coscienza di se.> Le labbra chiuse, la destra che dal viso si scosta, scivola a tendersi verso di lui, come a invitarlo a toccarla e-- nello stesso identico momento, quei due specchi di forze s'uniscono mischiandosi l'un nell'altro, dando forza ai kerakurei che scivolano in forza violacea ad alimentare il terzo occhio, apice della saggezza d'un corpo. <E tu, come vorresti il tuo destino?> [impasto]

16:47 Kioshi:
 Lo sguardo di lui rimane sulla figura della ragazza. La fissa, da capo a piedi, notando ogni particolare che riesce a contraddistinguere nella sua figura. Da quel vestito nero così stretto, al suo viso che non riesce ancora a guardare dritto negli occhi quel potere tanto maledetto. La brezza soffia sul suo lungo kimono nero e lascia sventolare il colletto di quella veste che da alla ragazza la possibilità di guardare dalla parte alta del petto fino a tutta la gola. Le sue parole iniziano ad arrivare all'udito dell'Uchiha che presta, ora, attenzione solo alla Kokketsu davanti a lui. Il jonin prova a veicolare del chakra in direzione della donna tramite le tre tomoe presenti sui suoi sharingan. Non si tratterebbe di una vera e propria illusione, ma più che altro di una sorta di invito a concentrarsi solo su di lui. La Luna e le stelle vengono messe da parte in questo momento. I ciliegi spariscono, il terreno su cui poggiano scompare. Il buio inizia ad avvolgere entrambi fino a quando solo quelle due figure sarebbero presenti. Il discorso della ragazza fila liscio e il jonin non fa una piega. Non si muove ancora, rimane immobile a fissar quell'essere umano davanti a lui. Cosa prova in questo momento sentendo quelle parole? Forse tutto, forse il nulla più totale. <Il destino ci appartiene. I fati lo scrivono per noi e quando nasciamo, ci consegnano il nostro copione..> afferma non appena la ragazza termina il suo discorso ponendo la domanda da chi l'ha ricevuta. I due sguardi, finalmente, si incrociano. Lo sharingan si riflette, anche se in lontananza, nelle iridi incandescenti della donna. Cosa sta provando in questo momento? Rabbia? Paura? Timore? Forse no.. Non nota atteggiamenti che potrebbero provocare queste sensazioni. E allora, cosa? Lo sguardo della donna sembra rievocargli ricordi che le hanno recato dolore, tristezza. Questo porta lo sharingan? Tristezza negli esseri umani? Siamo shinobi da compatire, per caso? No. Gli Uchiha non sono questo. Gli Uchiha non diventeranno questi. Torneranno ad essere quelli di una volta.. Se non è una promessa, poco ci manca. <Non pensi che sia necessario, che ogniuno mantenga fedelmente i propri segreti?> domanda il jonin guardando ancora nelle iridi di lei la ragazza. <A volte, possiamo prendere il copione che i fati ci donano e stracciarlo in mille fogliettini..> si ferma lasciando che la donna possa concentrarsi ancora di più sulle sue parole <E in quel momento, siamo liberi di scrivere da capo il nostro futuro..> è questo che ha fatto Kioshi? Vuole scrivere da capo la storia della sua essenza? [chk 58/70][Sharingan a tre tomoe]

20:42 Kurona:
 E lei si presta a lui così ciecamente da palesare il suo desiderio di non resistere a quello che le succede, se anche ora desiderasse aprirla e leggerle le interiora, si soffermerebbe solamente a socchiudere gli occhi lasciando intendere invero sol un leggero fastidio, come il prurito che da il flusso di chakra alle sue tempie; lo lascia passare rompendo una diga salda, ma non abbastanza da non permettergli l'accesso. E sebbene ne sia consapevole, essa china il volto soffermandosi ad un metro da lui. L'ultima leva che si abbassa a tinger gentilmente il terreno battuto dal passaggio delle genti e gli occhi che sfioran le pietre macchiate di terra e levigate dalle intemperie. Si concede. Il silenzio che padroneggia le sue labbra, siede come un imperatore stanco dandole l'aspetto di una creatura eterea. Presa dalle braccia della madre del Chakra Divino e rigettata come una reietta sulla terra dove i ninna pensano solo a divorare e divenir più grandi di quel che sono già, con una smania cieca che provoca le guerre. Infinito batter di armi e fuoco sulla terra rossa, già sporca di sangue. Quando il fato vuol che il nostro petto bruci parole attraverso la nostra gola, immergendoci come un corpo privo di significato nel più profondo dell'odio e del rancore; in un mondo dove abbiamo pianto, abbiamo riso, abbiamo urlato fino a non sentir più la forza nei nostri muscoli, quando ci costa tacere? Ed è quello che Kurona non si risparmia di fare, in questo momento, d'innanzi a lui apre piano le palpebre mentre tutto sparisce, soffermando lo sguardo su quel che vien meno, con una memoria fotografica che vorrebbe nel vago ricostruire quel che prima oltre Kioshi li osservava. Anche la luna, regina della notte, che vaga a pancia piena per le terre come il più nostalgico dei poemi. <...> Non c'è verbo che potrebbe saziare le domande di Kioshi, non c'è vocabolo che può esprimere realmente la mente dell'illusionista della Pioggia, che come lui-- Rinnega il suo villaggio guardando a qualcosa che molto probabilmente, non le appartiene neanche minimamente. Al dio Pain, al Villaggio della Pioggia. Le labbra si schiudono tornando ad osservarlo, con il sentore ironico di vedere Kioshi come un bambino egoista in questo momento; spegnere tutto il resto, e rimaner il solo oggetto delle attenzioni dell'antica luce, come a voler esser osservato. E così lei, ancora una volta, concede il suo sguardo, issando le ciglia a scoprir le iridi accese di fiamme. <Sei determinato.> Constata a quelle parole, chiudendo la sinistra in un pugno flebile e pigro. <Del resto, un uomo può anche sedere sul mondo, se lo vuole.> Le labbra si chiudono per qualche istante, mentre quella stessa mano scivola ad accarezzargli le ciocche d'ebano accanto al volto, sfiorandole con i polpastrelli senza catturarle. <Quel che succederà, é quel che sarebbe dovuto succedere. Non conosci i Kami, eretico. Nelle loro mani c'è la bilancia che determina il tuo cammino... Se sei così determinato come credi, mostra il ghigno agli dei, falli tremare, piegali ai tuoi piedi. E digli che sei tu il solo, a decidere.> il tono che s'incrina in una sfida-- quella voce di sirena che si cuce addosso all'arte prediletta e alla dannazione di saper abbindolare e persuadere come il flauto del pifferaio che suonano, dirige e richiama le menti verso il loco da lui preferito. Le falangi che giocano con quella ciocca di capelli dell'Uchiha, scivolano indietro, si ritirano piano. Non ha paura di un illusione-- ma sa perfettamente di esser una bambola nelle mani dell'altro, in questo momento. <Ho conosciuto solo un altro uomo, tanto egoista da pretendere tutta la mia attenzione.> Un sorriso nostalgico, pensando al Venerabile Akendo--- a quel che successe quel gioco. La premessa dal suo cammino verso il potere, verso al non esser più n'è donna, ne kunoichi. Al non esser più di qualcosa che va affinato, levigato, adornato, migliorato. L'uomo dagli occhi che son alpha te omega del samsara. A pensarci, da quel sorriso, scivola uno sbuffo leggero. La grinta di Madara, e l'aspetto del padre di quegli occhi maledetti. Una fusione curiosa, Kioshi. <Tanto egoista-- da prendersi la mia attenzione con la forza.> Un sussurro diretto a se stessa, ricordando il possessore del Rinnegan, tre anni prima. È passato così tanto tempo. {ck on}

21:27 Kioshi:
 Due figure, due corpi, due menti. Questo è tutto quello che si potrebbe vedere in quel buio rappresentato come l'universo, ma privo di qualsiasi stella e satellite. Lo sharingan è fisso, ancora una volta, sulla donna davanti ed ora, a differenza di pochi istanti fa, un fuoco si accende dentro il corpo di lei. Una macchia rossa che viene individuata dall'Uchiha grazie al potere che deriva dai suoi occhi. Le parole della ragazza gli arrivano dirette, visto che il jonin non fa altro che stare concentrato verso la Kokketsu per continuare a veicolare quell'ondata di chakra emanata senza altro fine, se non quello di ricevere totale attenzione. Egoista? No, forse. Piuttosto, è determinato a raggiungere i suoi obiettivi. E se aveva come obiettivo quello di essere ascoltato, ci dovrebbe essere riuscito. Ma si sa che i pensieri sono soggettivi. L'egoismo, in fondo, è parte di ogni essere umano e, quando lo vogliamo o no, viene fuori mostrando parte del nostro carattere che, magari, cerchiamo di nascondere alle iridi altrui. <Un uomo può anche sedere sul mondo.. Ma non solo> le sue prime parole verso la ragazza sono le stesse di lei, ma aggiunge solo un particolare <Può anche decidere chi far sedere, se lo vuole> ecco, ora sì. Deciderà lui chi siederà sul nuovo trono del Clan, quando Arima deciderà che la sua ora è giunta e si farà da parte. E sarà un Uchiha, puro e con la volontà di portare il Clan dove merita di essere. <Non conosco i Kami.. Non conosco il mio destino, ne il mio futuro> sono situazioni ancora a lui sconosciute. <Ma se avessi un pugnale tra le mani e avessi la possibilità di uccidere un Dio per poter scegliere il destino..> si ferma un attimo avanzando di mezzo passo in avanti. La rabbia, la tenacia, la volontà di vendetta dell'Uchiha viaggia ora in direzione della donna insieme a quell'ondata di energia per farle rendere conto della sua determinazione e della veridicità delle sue parole. <Afferrerei quella maledetta lama e, a costo di tagliarmi le mani, lo spingerei con il massimo della mia forza dentro il petto di quel Dio> senza se e senza ma. L'enfasi con cui pronuncia quelle frasi aiuterebbe il jonin a spiegare il suo stato d'animo. Se quella della ragazza era una sfida, questa è stata accettata. Qualunque sia il modo, qualunque sia l'ostacolo per raggiungere la purezza del Clan, lui la affronterà e farà qualsiasi cosa per raggiungere il suo obiettivo. Perchè se c'è un uomo, uno shinobi, nato per questo, quello è lui. Il flusso di chakra verso la donna ora termina lasciando che, piano piano, l'ambiente ritorni ad essere quello precedente. Prima la Luna, poi le stelle, la luce insieme ai Ciliegi presenti attorno a loro e tutto il resto uno ad uno. <Quell'uomo, allora, sapeva cosa voleva e cosa doveva fare..> afferma lasciando ancora cadere un ultimo sguardo della Sharingan verso la donna <L'egoismo, forse, non è altro che la determinazione nel prendere quel che si vuole. Senza pensare ai modi o alle altre persone. Non penso ci sia qualcosa di sbagliato in tutto ciò, non vedo altro modo per ottenere ciò che voglio per loro> per la prima volta, forse volontariamente, lascia un indizio a quello che è il suo obiettivo. Loro, il Clan. Ogni Uchiha presente sulla faccia della terra. Le palpebre ora si chiudono e l'afflusso di chakra verso i tsubo oculari viene meno lasciando che il potere dello Sharingan cessi. Gli occhi si aprono e l'iride nera si mostra, nuovamente, alla ragazza. <Le nostre strade si dividono. Addio, per ora..> se non si incontreranno ancora, questo sarà il loro saluto. Nulla di più. Nulla in più che non sia di importanza vitale per ciò che lui vuole. Si incammina verso l'esterno del Bosco lasciando la ragazza in quel posto dove il jonin ha potuto capire quale sia l'effetto dello Sharingan sulle altre persone. La fine è giunta, ma questo è solo l'inizio. END

21:59 Kurona:
 Cos'altro può farla vibrare se non un ondata di sentimenti puri? La sensazione che quella rabbia, quella forza le da-- la riempie fino a soddisfare ogni sua fame, fino a farle piano schiuder le labbra mentre l'altro parla, rilassando le spalle mentre un sospiro di mero piacere si riversa fuori silenzioso. È tanto che non faceva questo, punger l'attenzione di qualcuno e svegliarne dubbi o sentimenti. Si limita ad ascoltarlo silente, in ogni sua risposta, in ogni sua facciata che si mostra in direzione di Kurona, che si lava di dosso i ricordi dell'Eremita delle sei vie per dirigere la sua attenzione al suo stesso ponderare. Certo è che quello sa esser braccio del suo stesso volere e forse, probabilmente, annegherà fallendo nelle sue stesse azioni. O forse finirà preda di quel paradosso tanto chiamato in causa fino ad ora; inseguire qualcosa e poi perderlo inevitabilmente. Lascia che questo sciolga la sua treccia di chakra collegata alla sua stessa mente, sentendolo come un abbraccio gelido -di quelli che ti mette sull'attenti, riempiendo la tua mente ed il tuo corpo di scomodità e tensione- e si scopre, farlo ancora. Sospirare, certo, ma questa volta in un modo più sonoro, abbassando le spalle e stringendosi nel petto minuto mentre l'altro si allontana. Mai si sarebbe degnata di congedarsi realmente, del resto a differenza di Kioshi essa crede nel ciclo continuo delle cose, congedarsi-- anche tra amanti, tra sconosciuti, tra amici. Pone punti, virgole, ed arrivederci che non è certa di poter mantenere. È come dire -ci vediamo domani- e poi, non esserci. Oppure dire addio, e poi rivedersi. O anche la poca logica di quell'addio momentaneo, no, no-- lei non si piglia la responsabilità di mentirgli in un modo tanto spudorato. E non si degna di promettergli di esser una macchia nella sua vita che sarà facilmente dimenticata. È una maledizione, la sua figura, se la sorte lo vuole comparirà ancora ai suoi occhi. <Non esiste il caso..> lo sussurra alle sue spalle riferendosi a questo sporadico-- fugace incontro. Dove come un cervo, lei si è trovata sul cammino dello stesso Kioshi. Una fitta al petto improvvisa le fa stringer la destra sulla stoffa del qipao, portandole il malevolo presagio di qualcosa che incombe sulle terre.. Spezza la frase a metà, silenziando un attimo. Le porte dell'Inferno-- son state aperte. Deglutisce, lasciando che quella stoffa s'ammorbidisca lentamente e la mano si sollevi. <Esiste solo l'inevitabile.> Non arrivederci, non addio, non ciao, non buonanotte. Gli da le spalle lasciando ed attendendo che lui l'abbandoni, rimanendo lì. Tra nodose dita di legno che sfiorano il profilo della luna a cui solo ora, lei rivolge lo sguardo. Rosso, nel bianco più puro e pallido. Come un sole che si posa alle spalle della sua luna, come l'unico incontro tra i due amanti: Amaterasu e Tsukiyomi. Socchiude gli occhi e congiunge ambo le mani al centro del plesso solare, adagiando i palmi l'un sull'altro con delicatezza. <Gomenasai Oka-sama..> chiede perdono, in silenzio, con quelle mani in una posa di preghiera. Spaccata tra sacro e profano da i due poli della sua vita. Dalla madre, dea della conoscenza, e gli oni che versan gli inferi nel suo sangue. Lascerebbe che nel silenzio lo stesso divenga ospite livido del chakra, dandole un alone sinistro.. Come fiamme viola che s'alzano dalle spalle e si propagano verso l'alto. <...Chiedo perdono.> per quel che son diventata. Per la fame di vendetta che mi muove. Per l'odio in direzione del mondo. Per la sofferenza, per il dolore--- per la morte, che vorrei arrecare a questa terra. Per ogni mio peccato, per ogni mio male. China il capo tra le mani, scivolano-- i capelli, in balia del vento. In balia dei respiri che s'affannano nella consapevolezza di non riuscir a liberarsi dei suoi demoni e divenire un vero samurai. Tanto nelle arti, quanto nello spirito. Mugola quel perdono, supplica la luna--- e l'egoismo stesso di Kurona, fa di Kioshi solo uno spettro di passaggio. {end}

Kioshi e Kurona s'incontrano. Chiaccherano, e si dicono cose interessanti..
Un vero Uchiha, finalmente~