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{Sole e Luna}

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con Kaori, Raido

20:28 Raido:
  [Praterie] Il viso dell'Oboro si solleva in direzione del cielo, blu, oscuro come le tenebre ma uno spiraglio di luce è dato da lei, la luna, regina della notte, faro dell'oscurità, accompagnata dalle sue servitrici stelle, amiche e compagne di vita. La brezza serale soffia sulle praterie del paese del fuoco, un venticello flebile che accarezza la pelle del giovane smuovendone la chioma bianca che scende lungo la schiena. Occhi color ocra che si confondono con le stelle stesse, sulla fronte il simbolo del suo clan, la luna che per anni ha guidato gli Oboro lungo il loro destinato, da cui essi hanno preso la loro energia e la loro forza innata. Due artigli in faccia, due cicatrici, il simbolo della sua vita da combattente, cicatrici che con il tempo ha curato rendendoli artigli, la prova di ciò che è. Indosso porta un armatura leggera in cuoio fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti 5 tonici del chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 10 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso; nel polso destro vi è sigillata una nodachi, nel polso sinistro una katana a doppia lama. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato mentre sul lato destro della cintura un ulteriore fuda con dentro una wakizashi. In più ogni lama è cosparsa di veleno stordente grado S, una sicurezza in più per se. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Il passo felpato lo spinge all'interno delle praterie del paese del fuoco, vicino al monumento dei caduti dove vi è segnato ogni ninja caduto in battaglia durante le guerre per aver difeso il proprio paese; ninja che hanno combattuto con tutte le loro forze in ogni situazione senza mai tirarsi indietro, ninja che hanno fatto la storia del paese del fuoco e di Konoha stessa. La destra si posa sull'elsa della Katana che viene estratta con un unico e fluido movimento, la lama risplende alla luce della luna e poi viene conficcata nel terreno davanti al monumento. Un colpo, un solo movimento farebbe penetrare la punta nel suolo mentre il jonin va a inginocchiarsi dinanzi a tale opera. La gamba sinistra si inginocchia per terra mentre la destra viene solo piegata, la mano destra resta ferrea sull'elsa della katana mentre il viso punta a terra. Questi ninja, ognuno di essi merita il massimo rispetto per aver difeso la propria patria con onore, con forza e coraggio ed è lo stesso che vuole fare Raido. Ha lasciato Yukio, seguito da alcuni suoi uomini mentre si dirige a Kusa per affrontare la notte ma deve davvero farlo? Vorrebbe tornare a Kiri e combattere per il suo paese, la sua patria e il suo Kage, continuare ciò per cui è nato. La mano si stringe intorno all'elsa, la presa diviene più forte e salda mentre continua il suo silenzio in memoria di coloro che sono morti. [Chk on][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

20:43 Kaori:
 Un soffio di brezza gentile spira da est. Il cielo buio, trapunto di scintillanti stelle, vien illuminato da una luna quasi piena che fa da regina incontrastata in questa notte silenziosa. Un silenzio quasi innaturale avvolge la prateria fuori Konoha lasciando che l'unico suono a straziarne la pace sia il fruscio appena accennato del vento che carezza il manto erboso tutt'attorno. Qualche fogliolina, qualche stelo d'erba vola di tanto in tanto spostata dalla brezza serale andando a poggiarsi sul monumento eretto e creato alla memoria dei caduti della Foglia. Questa è la meta verso cui si dirige, passo dopo passo, la giovane genin di Konoha. La prateria della memoria, il luogo ove un monumento piuttosto semplice ma imponente è stato eretto in onore di chi ha sacrificato ogni cosa per la salvezza del Villaggio. Desidera andare a porgere le sue preghiere, i suoi ringraziamenti, a coloro i quali ha combattuto poco tempo prima. Gli Hokage del passato. Avrebbe potuto recarsi al Monte dei Volti, lì ove delle rappresentazioni immense dei loro visi sono poste, ma trova che quella sconfinata radura sia un posto migliore per un simile pensiero. Lì i ricordi paiono quasi sbocciare dal terreno, scaturire come fiori profumati dal suolo umido di rugiada. Un alito di brezza fresca va a smuovere le ciocche violacee che ricoprono il suo capo, lasciandole ondeggiare nell'aere tutt'attorno con delicata dolcezza. I capelli sono lisci, liberi, lasciati privi di costrizioni di ogni sorta mentre indossa il suo completo da ninja; un corsetto nero unito ad un paio di pantaloncini bui da una spessa cintura con annessa tasca porta oggetti, un coprispalle color pece a proteggerle clavicole e scapole dal freddo della sera ed un paio di lunghi guanti scuri dalle placche metalliche cucite sui dorsi compongono il suo abbigliamento odierno assieme ad un paio di alti stivali ninja ed un porta kunai e shuriken avvolto attorno alla coscia destra. A completare il tutto v'è il coprifronte della Foglia appartenuto ad Azrael Nara legato attorno al collo, annodato dietro la nuca così da porre la placca metallica recante l'incisione del simbolo di Konoha dinnanzi alla gola, come una eventuale protezione da armi ed affini. Col chakra precedentemente impastato grazie alla fusione delle energie psichiche e fisiche proprie della sua linfa vitale tramite il sigillo della Capra, si ritrova a lasciarsi alle spalle la vegetazione caratteristica del sentiero che collega la prateria stessa al Villaggio. Fra le dita stringe un piccolo mazzo di fiori freschi, comprati poco prima dal fioraio della Foglia. Piccoli boccioli bianchi fanno da corona e contorno ad una sorta di mescolanza di colori accuratamente scelta. Petali rossi, blu e ocra sono uniti assieme in un'armoniosa unione di sfumature, destinati a giacere semplicemente sulla pietra spoglia ai piedi del monumento. Un dono alla memoria di quegli uomini la cui forza di volontà ha sconfitto persino chi li controllava. I passi della genin si accorciano man mano che giunge dinnanzi alla pietra scura fino a fermarsi, quando s'avvede della presenza di qualcuno nelle vicinanze. Un uomo dal lungo crine immacolato è inginocchiato a rivolgere i suoi ossequi, circondato di una sorta di lucore fioco dovuto dal riflesso dei raggi lunari su quella chioma candida. Pochi metri li dividono, una distanza misera ma che non vuole infastidire lo spazio vitale altrui in alcun modo. <Siete venuto a porgere i vostri saluti ad un vostro caro?> Le labbra della genin vengono increspate da un sorriso mesto, gentile, ma piuttosto spento. La scintilla luminosa che solitamente le fa brillare lo sguardo par avvolta e coperta di ombre in tumulto. Nel suo sguardo baluginano pensieri lontani, melanconici, mentre la sua voce strazia quel silenzio denso con note basse e vellutate, un suono limpido e basso privo di quelle sfumature acute e infantili che solitamente paiono caratterizzarlo. [Impasto]

22:23 Raido:
  [Praterie] La katana dinanzi a se, conficcata nel terreno a rendere omaggio a coloro che sono vissuti prima di lui. La storia del mondo ci mette davanti a tante guerre e battaglie e sono proprio questi eventi a rendere la Terra il posto che tutti conosciamo; ogni singolo scontro ha dato un pizzico di sostanza in più a un mondo altrimenti vuoto e privo di senso, ogni evento ha accresciuto la sua storia e la sua importanza ma ciò che davvero fa la storia sono le persone che l'hanno vissuta. I ninja che hanno combattuto queste battaglia, centinaia di grandi shinobi le cui gesta riecheggiano nel tempo con forza continuando a vivere nei ricordi e nelle memorie altrui, divenendo immortali. Eppure questa immortalità sembra essere solo una delle tante piccole falsità che questo mondo riserva a coloro che lo abitano. Gli anni passano e la gente dimentica chi li ha salvati, chi ha combattuto e chi è morto per loro, chi ha donato la propria vita per assicurare un futuro alle generazioni successive preferendo il martirio. Tanti uomini potenti e non, tante le persone il cui nome non è altro che una puntina nera sulla lista dei grandi ma sono proprio i piccoli a cui bisogna rendere più onore perchè sono loro che combattono in prima linea, che avanzano senza paura della morte e sono loro a cui va dato tutto il rispetto, rispetto che, ora, da loro anche il Jonin. Il rispetto è una cosa difficile da conquistare e i modi per perderlo sono tanti e differenti l'uno dall'altro; il rispetto è un qualcosa di sacro che va preservato con cura. Il capo chino, deglutisce mentre le preghiere nella propria testa avanzano, vanno avanti in direzione della stele di pietre. Rispetto e solo rispetto verso dei ninja che sono l'esempio. Ha dedicato la sua vita a questo, a proteggere Kiri e i suoi abitanti, a proteggere l'unica cosa che realmente conta per lui, la patria, il paese natio e permettere, che, qualcuno come Crowler possa rovinare ciò che per anni hanno faticato a conquistare, gli riempie il cuore di rabbia, una rabbia cieca e priva di pietà, umanità ma fatta solo di disprezzo verso un traditore che ha osato mettersi contro il proprio paese per un tornaconto personale. E' arrivato da Kiri per rendere giustizia, per portare la giustizia sulla testa di chi non merita alcuna pietà dai Kami. Cerca la forza di farlo, la forza di fare ciò che è giusto...Crowler non merita di vivere, non merita di continuare a sfruttare questo dono e deve pagare per ciò che fatto..mettersi contro Hotsuma..contro il villaggio..contro di lui. Gli occhi chiusi vanno ad aprirsi, le palpebre si sollevano alzando il viso in direzione del monumento; legge i nomi scritti su di esso, ogni singolo nome viene impresso nella di lui testa come fosse marchiato a fuoco e un giuramento viene fatto. Sulla tomba di tutti loro, giura che la giustizia peserà sulla testa del traditore. Il pensiero viaggia nella testa del Jonin, pensieri sbagliati, pensieri ingiusti, la sua via non lo permette, non può permettersi di provare rabbia verso qualcuno; non è un samurai ma un semplice spadaccino che ha dedicato la vita all'arte della spada, a diventare ciò che è Hotsuma, suo mentore, una figura quasi paterna e...una voce, una minuscola e ingenua voce va a spezzare quel silenzio fatto di pensieri sbagliati, di morte e giuramenti. Forza viene impressa sull'elsa della Katana, il piede destro spinge sul suolo andando ad alzarsi rimettendosi in piedi. Lo sguardo va a posarsi sul volto della piccola Kaori, fiori in mano pronta a rendere omaggio a chi lo merita ma sono i suoi occhi ad attirarlo e a farlo concentrare su di lei. Occhi bianchi, perlacei, occhi tanto meravigliosi quanto tristi, malinconici e quel sorriso falso sul viso fatto per nascondere ciò che realmente c'è dietro; si trova davanti a una ragazzina che deve aver vissuto esperienze orribili per esibire uno sguardo del genere, esperienze che non augurerebbe a nessuno<Solo a rendere omaggio ai caduti>dall'alto, verso il basso, la guarda, non le distoglie gli occhi di dosso cercando di capirla. Una Konohana..una ragazza vissuta nel più felice dei villaggi esibisce uno sguardo del genere, perchè? Possibile che l'infelicità di Kusa e Kiri sia arrivata persino a Konoha, possibile che il male abbia raggiunto anche queste terre? Gli occhi di una ragazzina sono davvero così da queste parti?<Loro sono gli eroi di questo mondo, meritano di essere ricordati>eroi immortali e per sempre lo devono rimanere<E' voi mia signora?>non da del tu, non dal lei bensì del voi, il massimo del rispetto che una persona può ricevere via verbale, il massimo che Raido può concedere. [Chk on][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

22:52 Kaori:
 Bastano pochi flebili istanti affinché il dire della konohana porti ad una reazione da parte dell'uomo. Un silenzio sereno, semplice, accompagna il moto di lui lasciando che si levi in piedi traendo sostegno dalla spada conficcata nel terreno sottostante. Alto, imponente, elegante, volge lo sguardo alla volta della konohana che, minuta e decisamente più bassa, l'osserva mesta poco distante, con quei fiori stretti fra le dita a ricordare la più innocente delle spose o la più fedele depositaria di un lutto eterno. Mantiene le iridi perlacee ad osservare il volto altrui, quel viso dai tratti decisi eppure delicati, dilaniato appena da cicatrici nascoste, attualmente non riconoscibili dopo quel tentativo di renderle degli artigli scarlatti. Osserva la luna dipinta sulla sua fronte, il modo in cui quella chioma candida ricade lungo il suo volto come fili d'argento. Se dovesse trovare una parola per descrivere quell'uomo sarebbe senz'altro raffinato. Non sa nulla di lui, non lo conosce, l'ha veduto ora per l'unica volta in tutta la sua vita, pochi istanti da cui non può sicuramente trarre una opinione utile ma che la portano a farsi inevitabilmente una prima idea. Un'idea basata su delle sensazioni, sul semplice alone di mistero che l'avvolge e che la incuriosisce. Sarà forse il modo misurato e lento di muoversi che ha mostrato, sarà forse l'espressione cauta del suo viso, ma qualcosa in lui strilla una eleganza perduta nel tempo e al tempo stesso senza età. Kaori lo trova *bellissimo*. Non in un modo romantico, non nel modo in cui una donna può trovare piacente un uomo, ma nel modo in cui si può apprezzare un meraviglioso tramonto o la più tenue delle albe. Le sue labbra vengono tese appena di più verso l'esterno a voler estendere appena quel sorriso cortese, toccata della premura altrui. Non sa di dove sia, se venga dalla stessa Konoha o se sia un ospite di una terra straniera, ma sa che al giorno d'oggi non molti hanno occhi per il passato. Qualcosa a parer suo piuttosto sbagliata. Il loro presente, quella pace forse effimera di cui han goduto fino a quel momento, è merito di chi è vissuto prima di loro. Di chi è morto al posto loro. Qualcosa che non può concedersi di dimenticare. <Un pensiero nobile da parte vostra> chioserebbe lei, con la sua voce tranquilla, muovendo solo ora un passo ancora in sua direzione, cauta, lenta, senza alcuna fretta nel voler bruciare quella distanza che la tiene lontana dal monumento. <Di questi tempi non molti sembrano venire qui> Non che stia di vedetta a controllare la quantità di gente che viene a far visita alla stele, ma la continua mancanza di fiori e la quantità di polvere e terriccio che spesso vede accumularsi sull'effige stessa la porta a credere che solo in pochi passino da lì a rivolgere i propri ossequi e saluti a chi li ha preceduti. Andrebbe a fermarsi ad un passo soltanto dalla grande lastra di pietra, poca distanza dall'uomo stesso, ma sufficiente da non risultare invadente. Andrebbe a chinarsi flettendo le proprie gambe ben unite e tenendo la schiena dritta, fino a ritrovarsi inginocchiata dinnanzi al monumento, i lunghi capelli color campanula a scivolare lungo la sua schiena fino a confondersi sul terreno all'erba verde e folta. Andrebbe a chinarsi appena col busto allungando le braccia fino a posare dolcemente il mazzo di fiori ai piedi della pietra. Terrebbe lo sguardo alto sulla stele, una mano verrebbe levata a sfiorarne la consistenza fredda. Andrebbe a sentire sotto le dita scoperte dal tessuto dei guanti, le incisioni marchiate sulla roccia, carezzando con l'affetto d'una amante gelosa la lastra stessa. <A ringraziare> risponderebbe all'altrui domanda tenendo le iridi chiare puntate sulla pietra scura. <A pregare. A ricordare chi ha combattuto per noi> dolce nel tono, grata, quasi solenne nel modo di ritirare successivamente la mano e rialzarsi con un fluido, semplice movimento. La mancina a dar appoggio contro il terreno, i piedi a dar la spinta contro il suolo ed il busto a levarsi verso l'alto fino al massimo della sua misera statura. Solo allora tornerebbe a voltarsi verso l'altro, le mani ora unite lungo il busto, intrecciate, all'altezza del basso ventre. <Spero di non aver disturbato la vostra visita, comunque. Ma ero curiosa di vedere chi fosse venuto a rendere omaggio a questi eroi> Inclina appena il capo verso la spalla sinistra, le palpebre a venir sbattute una volta soltanto, lasciando che le iridi bianche si soffermassero su quel viso importante, piacevole. [chakra: on]

23:43 Raido:
  [Praterie] La nobiltà d'animo, una virtù rara e poco conosciuta, una virtù che in pochi possiedono e gli stessi non sanno di averla. Commemorare i caduti rende nobile un uomo eppure lo stesso Raido non lo è, troppi pensieri oscuri attanagliano la sua mente, troppe incertezze, troppi dubbi che fanno della sua anima un qualcosa di tormentato. Arrivato da Kiri con un preciso obiettivo, una ferrea ideologia, si ritrova con strani dubbi e molte domande; non gli interessa niente del prossimo, non deve badare ad altri, non deve fare niente per gli altri ma solo per se stesso e per il villaggio di Kirigakure, questi gli unici pensieri, quindi come fa a essere di animo nobile un uomo del genere? Non lo è, la ragazza si sbaglia, è tutto fuorché nobile, è solo uno spadaccino che esegue ordini, niente di più ed è forse alla stretta di un mercenario se non fosse un allievo diretto del Mizukage. Perchè questo? Allora perchè vuole rendere omaggio anche ai caduti di Konoha? Cosa lo spinge a tale gesto di bontà? Kiri ha vissuto nella guerra per tanto tempo, per anni ha vissuto su un campo di battaglia, per anni la fama di Kiri è stata tra le peggiori grazie al suo famoso "esame della nebbia", un esame per decidere quale deshi meritasse il titolo di genin...uccidere i propri compagni di corso per essere il numero uno...qualcosa di orribile. E poi lui, Zabuza Momochi, macchia sull'onore di Kiri, mukenin, nemico e traditore del villaggio ma il più spietato tra i 7 spadaccini, uno tra i più potenti e forse uno dei migliori ninja del villaggio della nebbia. E poi i continui conflitti per la conquista del potere, un susseguirsi di Kage fino all'arrivo di Hotsuma ed è grazie a lui se la pace è tornata nel villaggio e se tutto è tranquillo. Molte vite stroncate, molte famiglie distrutte da continui scontri puramente inutili. La sofferenza è tanta in questa storia e gli eroi che hanno combattuto lo sono anche di più, ninja che hanno dato la vita per rendere Kiri ciò che è ora, un posto dove vi si può passare in pace senza essere attaccati, senza morire. Così come Kiri, anche Konoha, anche Kusa e persino Oto merita di essere visitata per portare omaggio ai salvatori di questa Terra, i quali hanno salvato la vita stessa delle varie terre attraverso la loro, attraverso il loro sacrificio. Il loro sangue rappresenta le fondamenta sui cui il mondo moderno è costruito, i loro corpi sono concimi per i campi, ogni loro pezzo ha dato vita a questo mondo. Il viso dell'Oboro viene alzato e rivolto verso il cielo a osservare le numerose stelle che risplendono sulle praterie, puntini gialli, minuscoli la cui flebile luce illumina l'oscurità della notte, uno spettacolo che poche volte si riesce ad ammirare e a capire. La mezzaluna è ferma, in alto, illumina tutto quanto con quel colore bianco argenteo...ed è la lama a reagire a tale bellezza divina, la lama Oboro. Piccole scariche elettriche iniziano a percuotere la Katana, piccoli fulmini l'avvolgono e le zen inizia a reagire alla luce della luna, si potenza, si fortifica rendendosi più potente ed ecco che gli occhi vanno a puntarsi su quelli della ragazza per osservarli, ammirarli e capire, capire cosa pervade tanto il suo essere da renderla così triste a una così giovane età. Un piccolo sorriso va a formarsi sulle labbra di Raido, esse si estendono leggermente verso sinistra, un sorriso leggero, elegante in risposta all'affermazione della ragazza anche se non viene condivisa appieno<Le persone tendono a dimenticare>nessuno va più in quei posti, nessuno ci mette più piede, nessuno ricorda chi deve essere ricordato. Hashirama, Tobirama, Minato e tutti i Kage del paese del fuoco sono grandi uomini, hanno combattuto e vinto guerre ma sono gli uomini morti in battaglia per servirli ad aver creato la vittoria futura e sono loro a dover essere ricordati e portati avanti nel tempo attraverso la memoria. La destra afferra l'elsa della Katana andando ad estrarla dal terreno, le piccole scosse elettriche continuano a pervaderne l'acciaio e, alla fine, viene rinfoderata sul fianco sinistro del Jonin. Osserva le movenze della ragazza in silenzio, la lascia pregare, onorare i defunti senza intromettersi in modo alcuno; il capo viene chinato nel mentre la genin si abbassa, gli occhi chiusi. Silenzio, un silenzio sacro sopraggiunge su quel luogo, un silenzio affascinante quanto necessario e ricercato<Le chiedo perdono>un piccolo inchino viene fatto verso la di lei persona<Sono Raido Oboro>ora sa chi è venuto a rendere omaggio a caduti del fuoco, un Oboro ma da dove proviene e chi è costui<Al vostro servizio>il braccio destro si alza all'altezza del petto andando a piegarsi verso l'interno percorrendo al zona dei pettorali che, da quell'inchino, possono essere intravisti dalla Hyuga al di sotto della maglietta, non si vede molto, giusto una piccola forma. La mano viene tenuta aperta e poggiata leggermente sul pettorale sinistro<Sono io ad averla disturbata con la mia venuta>è arrivato in un momenti di intimità della ragazza, un momento sacro ma, nonostante ciò, il viso viene alzato ancora una volta per ammirarne gli occhi. Quello sguardo malinconico, cosa si cela dietro? [Chk on][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

00:19 Kaori:
 Lo sguardo della genin vien rapito d'un tratto da quelle scariche elettriche nate d'improvviso attorno alla lama di quella spada affilata. Dovrebbe provar timore, vero? Un campanello dovrebbe trillare nella sua mente, allarmarla, pregarla di prepararsi ad una possibile offensiva considerando quanto nulla sappia di quell'uomo senza nome. Eppure non accade. Nulla andrebbe a scuotersi in lei, a farle provare quel brivido freddo lungo la colonna che dovrebbe metterla in guardia. Non è timore che prova. Non è diffidenza. E' forse, per assurdo, quanto più curiosità. Rimane colpita da quel fenomeno, dal modo in cui dalla luce lunare stessa riflessa sulla katana, paiono nascere e sorgere quei piccoli fulmini bianchi. L'osserva in silenzio per alcuni istanti prima di risollevare lo sguardo sul viso altrui, su quel volto tranquillo, affatto intenzionato allo scontro in apparenza. Ne nota il sorriso tenue, leggero ed il modo di recuperare la lama per poi rinfoderarla poco dopo. Kaori ne segue il moto, come incantata da quella singolare visione mai scorta prima e si ritrova ad udire quelle parole con un sorrisetto amaro ad incresparle le labbra morbide. <Soltanto ciò che non hanno a cuore> replica lei, sollevando il viso in direzione altrui, la voce bassa, misurata, eppure convinta di quanto ha appena detto. Si può mai dimenticare qualcosa di cui ci importa davvero? Il viso di una madre, la voce di un fratello, gli occhi della persona amata? Le pare impossibile, forse perchè lei ha sempre cercato di non lasciare indietro nessuno, ha sempre tentato di portare con sé qualunque memoria abbia vissuto nel tempo. <Non credo siano crudeli nel non ricordare questi caduti. Ma penso che sia più facile ricordare chi si ama, rispetto a chi non si conosce> Il suo punto di vista, un pensiero assolutamente opinabile e possibilmente sbagliato. Non intende imporre lezioni di vita o spiegare il significato dell'animo umano a nessuno, semplicemente è ciò a cui crede, in cui ha fede. <Eppure penso anche che finché qualcuno ricorderà, allora nulla sarà stato invano> solleverebbe ora lo sguardo verso la stele di pietra fredda, una sfumatura affettuosa a calcarne l'occhiata gentile prima di accingersi a quell'inchino ai suoi piedi, così da poter rivolgere ai caduti stessi il suo saluto. Il suo rispetto. Apprezza il silenzio offerto dall'altro, quella sua paziente attesa fin quando non ha finito il suo fare. Si leva nuovamente in piedi volgendosi verso la di lui figura notando quel suo inchino cortese. Nota ogni minimo cenno da lui offerto, ogni mossa, ogni movimento, rimanendone come incantata. Elegante. Misurato, par quasi una poesia il modo lento e raffinato che ha di muoversi, di lasciare che quella chioma d'argento vada a scostarsi appena a seguire i suoi movimenti. <Oh, no davvero, son io a dovermi scusare> la sua voce è gentile, ferma, mentre a sua volta andrebbe a mostrare un inchino leggero del capo e del busto, le mani tese verso il basso a poggiarsi a poca distanza dalle ginocchia. <Avrei dovuto presentarmi per prima avendo interrotto la vostra visita. Vi chiedo perdono> chiarirebbe certa del non dover meritare alcuna scusa da parte dell'albino. <Kaori Hyuga, ninja della Foglia> si presenta dunque a sua volta andando a rialzarsi da quell'inchino e puntando le iridi bianche sul viso altrui. <E' un vero piacere conoscervi> le labbra andrebbero a distendersi dolcemente verso l'esterno, due fossette a comparire ai loro lati mentre i denti bianchi verrebbero snudati dall'aprirsi di quelle dune rosate. <E, vi prego, datemi pure del tu.> Chi è lei, poi, per meritare una simile cortesia? Un simile rispetto? Lei che nulla ha compiuto nella sua vita che le valga tanta educazione? Certo, l'altro non può saperlo, ma lei sì. E sa che almeno per il momento non è assolutamente degna di tanto ossequio. <Disturbata?> Il capo viene inclinato appena verso la spalla mancina, le ciglia folte sbattute una, due, tre volte con fare ingenuo, semplice, nell'osservare il suo sguardo tornare ad incatenarsi al proprio. <Affatto. Sono stata io, dopotutto, ad avvicinarmi a voi... Sono felice che siate qui> osserva semplicemente, spontaneamente, allungando di poco le mani dinnanzi a sé nella direzione altrui nel tentativo di indicargli con un semplice gesto delle mani di rialzarsi da quell'inchino generoso. <E sono certa che anche loro apprezzino la nostra visita> andrebbe ora a volgere appena il volto verso la stele alla propria sinistra, il viso ora di profilo per l'uomo che dovrebbe averla di fronte. <Almeno così mi piace credere> [chakra: on]

16:30 Raido:
 Ricordare coloro che sono morti, solo chi ha cuore lo fa? No, il cuore non centra, non centra niente con il suo pensiero. Perchè una battaglia viene ricordata? Cos'ha di speciale una guerra o un combattimento? Niente, sono solo morte e sofferenza, niente e nessuno si rallegra nel vedere tutto questo eppure vengono ricordate con gli anni, vengono studiate, insegnato ai ragazzi durante tutto l'arco della vita, per quale motivo? Ogni battaglia apporta cambiamenti al mondo, ogni guerra insegna come possa essere evitata in un prossimo futuro. Ecco lo scopo principale per cui vengono ricordate, il vero obiettivo ma, ricordando le guerre, si dimentica chi le ha combattute e lo scopo per cui essi lo hanno fatto. Non serve il cuore per ricordare, non servono sentimenti, non serve avere un animo nobile o buono ma solo il rispetto per coloro che hanno donato la vita per far si che gli altri vivessero. Rispetto per i veri fautori della nascita di nuovi ninja in grado i portare avanti i loro ideali, i loro obiettivi senza mai andarsene dal percorso, continuare la vita su un unica strada, battere quella via in ogni minuto, con ogni parola e gesto, azione; anche un solo sguardo può significare tanto. La mano sinistra va a poggiarsi sull'elsa della katana mentre quella fresca brezza notturna soffia in loro direzione; i capelli dell'albino vengono smossi, movimentati leggermente portandoli vicino al fianco destro intravedendo le punte. Quella chioma bianca che viene riflessa dalla luna stessa, la luna, vera donatrice di forza del suon clan ed è con essa alta in cielo che gli Oboro divengono più forti e potenti, più capaci in ogni loro mossa o azione. Le gambe del Jonin cominciano a muoversi, la destra viene portata in avanti per poi essere seguita dalla sinistra percorrendo quei pochi metri che lo separano dalla stele. Si avvicina, lentamente, senza pretesa alcuna. La mano destra viene aperta, il braccio destro allungato in quella direzione poggiano il palmo sul freddo marmo del monumento. Appoggia la mano facendola scivolare di lato, passare sui nomi in rilievo, nomi che hanno fatto la storia, Obito Uchiha, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, tutti shinobi morti per il proprio paese, ninja che hanno davvero fatto la storia di Konoha con le loro gesta, i loro servizi per il paese sono encomiabili e forti di un grande rispetto da tutti, konohani e non, chiunque deve farlo, è un obbligo, almeno per lui e la sua filosofia<Chiunque abbia a cuore il proprio paese dovrebbe farlo>è grazie a loro se il paese è vivo, vegeto, è il minimo da fare, il minimo per ringraziarli nel modo più giusto e corretto. Ma non tutti la pensano in questo modo, non tutti hanno questa linea di pensiero e non tutti riescono a vedere all'infuori dei Kage, idolatrati per le loro gesta e la loro forza, resi quasi degli dei. Non ha niente contro di loro, rispetta Hitomu e il suo ruolo ma dimenticare il resto no, non lo riesce a tollerare, non lo può tollerare più di tanto<E' vero ma...non vanno ricordati i caduti, quanto il motivo per cui hanno dato la vita>esprime la sua filosofia, non è una lezione di vita per la ragazza bensì un suo semplice pensiero maturato con il tempo e gli anni di allenamento, leggendo la storia di Kiri, le sue sventure e tutte le guerre che il villaggio della nebbia ha combattuto<Se noi siamo vivi è merito loro>semplice frase, non serve spiegare altro, non serve dire altro, siamo vivi, siamo in pace, merito di chi ha combattuto per noi. Gli occhi si posano nuovamente sulla ragazza, quella ragazzina dagli occhi tristi, splendenti quanto la sua lama, occhi che riflettono la luce della luna, risplendono dinanzi ad essa. Un cenno del capo verso destro, lo china in segno di rispetto alla presentazione della ragazza confermandone i sospetti. Osserva l'inchino, gli occhi la puntano, occhi che vengono chiusi nel momento del cenno...è una Hyuga, appartiene a uno dei clan più nobili e potenti della foglia<Il piacere è mio mia signora>nuovamente del voi come segno di rispetto, abituato fin da bambino a questo atteggiamento verso chi non conosce, verso estranei che meritano tale sua condizione. Sorpreso nel sentire quella richiesta, richiesta che solo Yukio gli ha fatto..come comportarsi? Nemmeno a Hotsuma ha mai dato del tu, nemmeno a lui che è il suo maestro di vita, l'uomo che gli ha insegnato ogni cosa, che gli ha mostrato la retta via da seguire portando in lui l'arte della spada<La...ti ringrazio...Kaori>fa fatica, una grande fatica, sembra strano ma è così. Da quando ha perso il padre, ha sempre usato forme di rispetto più consone e distaccate, non avere legami, non crearne e mantenere sempre quella distanza di sicurezza necessaria ma, un ragazzina con un viso così delicato e triste, può rischiare? Cosa mai potrebbe fare? Forse sono solo mere paranoie di qualcuno che ha vissuto una intera vita ad allenarsi per proteggere il proprio villaggio da future minacce. La guarda ancora, scruta i di lei occhi affascinato, preso dallo sguardo degli Hyuga e da quella tristezza che ne riempie persone le di lei parole<Felice?>un altro sorriso, più espansivo del precedente, ma sempre contenuto, si va a creare sul viso dell'Albino<I tuoi occhi dicono il contrario...>la guada con quel piccolo sorriso, un sorriso, diciamo, innocente, quasi compassionevole ma non è compassione<...sono ricolmi di tristezza>occhi come i suoi, così tristi, così malinconici, sono gli occhi di qualcuno che visto troppo in poco tempo, ha subito troppo<Occhi come i tuoi non dovrebbero avere quello sguardo>occhi come i suoi, occhi così belli e innocenti. [Chk on][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

17:29 Kaori:
 I passi lenti, cadenzati dell'albino lo avvicinano alla stele di pietra. Kaori ne segue il movimento, quella mano che va a sfiorarne la roccia levigata sentendo sotto le dita scorrere i nomi dei caduti della Foglia. Lo fa spesso anche lei. Carezzare quella enorme lapide con le proprie mani, come se quel gesto possa in qualche modo farla sentire più vicina a quei grandi ninja degni di riconoscenza. Non sa bene il motivo per cui lo faccia ma sa che a volte sente semplicemente di doverlo fare. Un alito di brezza va a smuovere i loro capelli, i fili d'argento di lui e quelli viola di lei lasciandoli ondeggiare pigramente al vento come la tela d'una bandiera. L'odore di terra bagnata sale dal suolo, il profumo di quei fiori appena depositati, dell'erba umida va a creare un miscuglio selvatico e pungente che risulta tuttavia piacevole all'olfatto. Le piace sentirsi immersa nella natura, le dà un gran senso di pace. Qualcosa cui al momento anela profondamente. Non le dispiace tuttavia la compagnia dell'uomo: per quanto in questi giorni abbia ricercato la solitudine, non trova la presenza altrui fastidiosa. Invero è la sua stessa figura a trasmetterle una sorta di calma serafica. Sarà il suo portamento sicuro, i passi misurati, o forse quell'espressione distante e lontana, ma qualcosa in lui la rasserena. Neppure quei brevi silenzi fra loro paiono diventare pesanti o sconvenienti, non v'è disagio alcuno in quel momento, né imbarazzo in quei brevi attimi di quiete totale a seguire le loro frasi. Solo pace. Ode la sua voce, ascolta le sue parole e andrebbe ad annuire appena portando ambo le mani dietro la propria schiena ad unirsi ed intrecciarsi in all'altezza della zona superiore delle cosce. <Perchè non ricordare entrambi?> replica lei con una domanda semplice, banale, inclinando appena il viso verso la propria spalla sinistra, una ciocca di capelli viola a sfuggire dal suo orecchio per andare a scivolare lungo il suo viso, il seno, fino all'addome piuttosto piatto. <So che accettando di divenire ninja accettiamo di essere strumenti al servizio del Villaggio, tuttavia io credo comunque che uno shinobi rimanga per sempre una persona.> direbbe lei pacata, calma, senza minimamente alzare la voce o scomporsi, esponendo con semplicità il suo pensiero forse un po' rivoluzionario per quello che dovrebbe essere il suo cammino. <Una persona con dei sentimenti, delle emozioni, pensieri propri.> Si ferma per un istante, lascia che un silenzio leggero cali fra loro mentre un sorriso quasi amaro va a incrinare l'equilibrio di quelle dune rosate sul suo volto. <Forse, dopotutto, siamo strumenti un po' inefficienti> Una mezza risata altera appena la sua voce, un riso scuro, quasi cupo a portarla ad umettarsi le labbra con fare lento. <Desidero ricordare il loro coraggio tanto quanto le loro imprese. Voglio che questa stele ci ricordi le battaglie che abbiamo vinto tanto quanto il valore di chi ci ha permesso di superarle> rivela lei voltando ora il capo verso la pietra al suo fianco, guardando con i suoi occhi color perla le incisioni su di essa. <Ho fatto una promessa.> sussurra quasi fosse rivolta al vento mentre un ricordo non troppo lontano le attraversa la mente d'un tratto. <Avrei ricordato.> E ricorda ancora, lei. Ricorda Kurako, ricorda quella sera lontana, quegli occhi immersi in una oscurità avvolgente e profonda. Ricorda la tristezza di quello sguardo, la decisione nella voce. E ricorda Nan. Vorrebbe non farlo, vorrebbe pensare che egli non esista che sia stato solamente un brutto sogno ma non può. Nan è stata la dimostrazione che Kaori è ancora ingenua, ancora troppo sciocca per capire a chi donare la sua fiducia. Deve ricordare anche lui. Prende un profondo silenzioso respiro prima di tornare a puntare lo sguardo sull'Oboro, le presentazioni a venir risolte con un inchino da parte di entrambi, mentre la voce di lui va a rompere quel silenzio piacevole fra loro. Educato, garbato, c'è qualcosa di freddo nelle sue parole. Per quanto si dimostri un autentico gentiluomo la sua educazione par quasi voler porre una sorta di distanza fra loro. Ironico come pensiero, vero? Eppure è una semplice sensazione che la genin prova a pelle, di cui non è sicura e su cui non si sofferma più di tanto. Trova davvero rasserenante quell'incontro, quella presenza, sebbene si senta estremamente piccola al suo cospetto. Per quanto egli non abbia fatto nulla che voglia evidenziare una sorta di distacco fra loro, mostrandole un rispetto profondo ed ossequioso, aleggia nell'aria una specie di inferiorità. Kaori si sente bassa, lontana dall'eleganza e dalla sicurezza che l'altro mostra già solo stagliandosi in piedi in quella notte silenziosa. Lo vede completamente padrone di sé e di ciò che lo circonda, brilla egli di una luce argentata che par quasi gemella di quella della luna stessa. Ecco. Se ora, a distanza di pochi minuti dalla primissima impressione che ha avuto di lui, dovesse descriverlo nuovamente con una sola parola, questa sarebbe “luna”. E' così che Kaori lo vede, così che lo rappresenterebbe se dovesse farlo. E no, non per via del simbolo impresso sulla sua fronte, ma per via del suo modo di apparire re del proprio cammino, come il satellite candido appare regina delle sue notti. Le labbra di lei vanno a distendersi appena in un sorriso accomodante quand'egli pronuncia per la prima volta il suo nome. Non trova che vi sia di che ringraziare ma non dice nulla limitandosi ad accettare le sue parole con quel sorriso cortese. Trova che una simile forma di rispetto sia ben più degna di una figura più grande e importante di lei, piccola rotella nel grande ingranaggio della vita. Lascia che, ancora una volta, un silenzio denso cada fra loro avvolgendoli con estrema cura mentre un alito di brezza frizzante va a carezzare nuovamente la loro pelle, quel poco che di entrambi rimane scoperta dagli abiti che hanno indosso. Inarca di poco le sopracciglia quando l'albino strazia quella quiete con la delicatezza della sua voce. Ascolta le sue parole, il suo dire, schiudendo di poco le labbra. Sorpresa, colpita di quanto ode sbatte una volta soltanto le folte ciglia ritrovandosi a chiedersi se appaia davvero così abbattuta. Non desidera preoccupare nessuno, sa che quanto ha vissuto finora non è così terribile come ciò che ben altri hanno dovuto affrontare, eppure al tempo stesso non sa come ignorare i timori che le si agitano dentro. <Occhi come i miei?> domanderebbe lei inclinando di pochi gradi il capo, una sorta di aria interrogativa ad aleggiare per un istante sul suo viso. <Non è propriamente tristezza. Non ho motivo di esserlo ad essere completamente onesta> rivelerebbe lei con un sospiro appena accennato, la lingua a schioccare lenta sul palato. <Posso dire di essere stata abbastanza fortunata nella mia vita. Sono solo...> si ferma cercando la parola che meglio potrebbe esprimere cos'è quell'ombra che oscura la lucentezza solita del suo sguardo. Non saprebbe dire neppure lei cos'è a turbarla così profondamente. Se il ricordo di ciò che ha visto in quell'illusione o il timore costante ch'essa possa rivelarsi reale da un momento all'altro. <...pensieri.> termina infine andando a muovere un passo soltanto verso di lui, le mani ancora tenute strette dietro la schiena mentre la sua chioma violacea va ad ondeggiare delicatamente ad ogni minimo moto. <Nulla che possa competere con ciò che avranno visto i vostri occhi, ne sono sicura> direbbe dunque puntando le iridi bianche in quelle dorate di lui, le labbra a tendersi appena in un sorriso amaro. <Apparite giovane eppure loro sembrano vecchi anni e anni di più> Aggrotta di poco le sopracciglia osservando quelle iridi mature, testimoni di una storia difficile, lunga e ancora in corso. <Cosa hanno veduto questi occhi?> Un sussurro. Una curiosità forse inopportuna ma pungente, che stuzzica la sua mente, la sua ignoranza, portandola a necessitare di sapere di più. [chakra: on]

20:07 Raido:
  [Praterie] Gli occhi di una persona sono lo specchio dell'anima, riflettono ciò che un uomo o una donna ha dentro di se, ciò che nascondono all'interno del corpo, il posto più intimo che hanno. Ogni uomo, donna o bambino riesce a comunicare quelle poche e misere informazioni solo attraverso lo sguardo, riesce a coinvolgere tutti quelli che li circondano soltanto con l'uso della vista. La ragazzina, Kaori, presenta questo tipo di sguardo. Quegli occhi perlacei provvisti di una bellezza sconosciuta, misteriosa paragonabile alla luna stessa, con una forza impareggiabile, nascondono tanto e rivelano altrettanto. Non riesce a distaccare la vista da quella visione; è solo una ragazzina, troppo piccola, innocente, senza alcun peccato ma quello sguardo riesce a coinvolgerlo, riesce ad affascinarlo. Occhi color perla, occhi bianchi con una sfumatura di rosa che riflettono la luce lunare con la stessa maestria della lama di cui tanto va fiero e che porta sempre con se giorno dopo giorno, in ogni missione, in ogni giornata, essa è la sua compagna di vita da oramai 13 anni. Tanto tempo è passato, tempo in sua compagnia, tempo dove, insieme, hanno affinato la propria arte, la propria capacità riuscendo a diventare un tutt'uno, un estensione del proprio braccio, un estensione dell'elsa, non può esistere la lama senza Raido e Raido senza la lama. Un legame quasi mistico riesce a tenerli uniti, insieme senza che niente e nessuno possa separarli. L'ocra dei suoi occhi va a illuminarsi, una piccola scarica elettrica li attraverso, un fulmine, scosse bianche con sfumature di blu pervadono per qualche secondo lo sguardo del Jonin mentre osserva la ragazza. Un minuscolo sorriso si va a formare mentre china il capo verso il basso, la destra va a toccare la stele di marmo in memoria ai caduti, si avvicina ad essa con un passo lento calpestando quei pochi centimetri di terreno rimasti. La tocca, l'accarezza, la sfiora e, a ogni contatto tra la pelle e il marmo, una piccola, minuscola scarica elettrica viene rilasciata, il rumore del fulmine in maniera minore può essere percepito. Respira, lento, calmo, il petto va avanti e indietro mentre passa gli occhi sulla stele per poi salire fino al cielo tornando a osservare la luna che brilla intensamente sopra le loro teste. Si gode quel maestoso silenzio, gode ogni attimo senza provare imbarazzo alcuno, gode della compagnia della Hyuga con un certo piacere, è tranquillo stranamente, è calmo, l'agitazione della missione a Kusa è sparita. Forse è l'effetto del luogo, l'effetto delle parole spese, la presenza della ragazza, non ha idea alcuna, sa solo di essere...tranquillo. <Il ninja è un qualcuno che mette la sua vita al servizio di un popolo>abbassa il capo portandolo su Kaori; ne osserva i lineamenti delicati del viso per poi concentrarsi ancora sul di lei sguardo come se una calamita fosse presente in essi, come se qualcosa attirasse la sua attenzione in continuazione, viene chiamato a scoprirne i segreti più celati, più intimi<Il ninja è colui che protegge un popolo donando se stesso. Non è uno strumento...>lui stesso non è uno strumento al servizio di Kiri perchè ha deciso di sua volontà di diventare un ninja, servire il Kage e tutti quelli sotto di lui, ha deciso di combattere per il suo paese senza costrizione alcuna, senza minaccia. Lo strumento è qualcosa o qualcuno che viene mandato a uccidere o a morire per conto di qualcuno, è una persona senza carattere, senza vita, uno zombie creato per eseguire ordini, per compiere il volere degli altri senza pensare a cosa serve a se stesso, senza sapere perchè lo fa, senza decidere se farlo o non farlo, questo è uno strumento<...è una persona che ha scelto di servire ciò a cui tiene di più>così come lui ha deciso di servire Kiri e difenderla da ogni male, anche la Hyuga ha scelto di difendere Konoha da ogni attacco, di proteggerla a costo della vita. Volta il capo in direzione della stele, nuovamente il braccio si allunga andando a toccarne la superficie<Quando si dona la vita per una giusta causa come quella di difendere il proprio villaggio, difendere ciò che si ama...non puoi che essere ricordato come un eroe>non strumenti e, soprattutto, non sono inefficienti, sono solo persone che hanno preso una decisione, hanno scelto come vivere le proprie vite al meglio dandosi uno scopo da perseguire fino alla fine dei propri giorni<Attraverso i tuoi ricordi, loro vivranno...per sempre>ricordarli, portare la loro parola alle nuove loro, raccontare le gesta degli eroi del passato, raccontare come, grazie a loro, adesso siamo qui a calpestare questa terra. Noi siamo il loro lascito, la loro speranza di un mondo migliore e più sicuro, un mondo che, solo ora, Kiri sta scoprendo e niente deve interrompere questo sogno divenuto realtà, niente deve disfare la sicurezza assunta dal villaggio in tutti questi anni e....neanche Kusa. Il villaggio dell'erba si trova in una situazione pessima ma anch'esso merita di avere, finalmente, il suo periodo di pace, una pace che sta sudando giorno dopo giorno, una pace pregna del sangue degli uomini caduti in battaglia contro un consiglio che non fa altro che ridurli alla fame. Al solo pensiero, che tutto ciò possa spostarsi sul villaggio della nebbia, accresce la rabbia del Jonin, una rabbia cieca ma controllata che, un giorno non molto lontano, farà uscire completamente e senza trattenersi in modo alcuno. Respira ancora posando lo sguardo sulla ragazza, la mano tenuta sulla stele, la osserva, ne vede gli occhi ed è attraverso essi che riesce a percepire quell'alone di oscurità che aleggia intorno a lei ma non è qualcosa di malvagio, qualcosa di pericoloso, bensì un è un pensiero, un qualcosa che la rattrista, uno sguardo rivolto al passato pieno di malinconia, pieno di sofferenze. Non vuole porre altre domande, non vuole aumentare la tristezza dei suoi occhi costringendola a ricordare ciò che più le fa male ma non può fare a meno di chiedersi cosa sia successo alla di lei vita per portarla, lievemente, a spegnere la luce presente nei suoi occhi. Non la conosce, non sa chi sia, la sua storia ma ora, da ciò che ha potuto capire, la definirebbe come un fuoco che brucia...no, no, non è fuoco, è qualcosa di più potente e maestoso...è luce, una piccola e flebile luce che risplende nell'oscurità del mondo, è la luce che porta avanti i sogni degli eroi del passato, la luce che conduce gli uomini verso il futuro. Raido è la luna, trae forza da essa e dalla sua bianca luce che risplende nella notte mentre Kaori è il sole che brilla di giorno, il sole che illumina il buio dell'inferno donando speranza, una giovane luce, una giovane stella che sta crescendo per diventare il punto di riferimento di ogni cosa, di tutti quanti. Questo sono, sole e luna messi a confronto, due opposti molto vicini e lontani allo stesso tempo ed è questo che va preservato in lei, è questo che più va alimentato, non la tristezza, non l'odio, non il dolore ma la luce. Quei pensieri che aleggiano nella di lei testa offuscano lo splendere del sole al suo interno, nega a se stessa la tristezza che l'attanaglia e qualcosa va fatto. Il capo viene chinato verso il basso scrutando il terreno sottostante<Non lasciare che i tuoi...pensieri, offuschino la luce che ti alimenta. I pensieri...la tristezza sono solo prove che il mondo ci fa sostenere, prove per farci crescere e temprare il nostro animo...renderci più forti ma, per diventarlo, bisogna reagire>così ha fatto il giorno della morte di sua madre, così ha fatto il giorno dell'omicidio di suo padre, ha sempre reagito promettendo a se stesso di migliorare giorno dopo giorno senza lasciarsi abbattere, senza cedere, cadere si, sempre ma è la forza di rialzarsi e continuare sulla propria strada che fa la differenza<I miei occhi? Essi hanno visto la sofferenza della guerra, hanno visto la tristezza nel perdere un proprio caro, hanno visto la morte in faccia>nella sua breve vita ha visto tutto questo, ha visto di più di quanto si sarebbe mai aspettato ma ora, ora ha visto qualcosa di più della semplice concezione di demone, hanno visto un dio diventare un demone in un tempo tanto corto da sembrare un sogno, ha visto i diavoli volare su questa terra ergendosi a capi dell'uomo, ha visto gli dei abbandonare i propri sudditi al destino che si sono scelti con tanta arroganza e prepotenza, ha visto ogni genere di cosa ma già sa che ha ancora molto da vedere, da imparare, da scoprire. Ogni pensiero è negativo, ogni parola rischia di spegnere quella fiamma che brilla all'interno del suo petto, che ne alimenta il cuore mandandola avanti. Stacca la mano dalla stele portandola al di lui fianco, parallela al corpo viene tenuta ferma mentre gli occhi vanno a puntarsi ancora una volta su di lei e sulla sua figura. Muove qualche lento passo verso di lei, non da alcun cenno di volerla attaccare, non vuole farle male alcuno ma semplicemente avvicinarsi. La gamba sinistra va a iginocchiarsi poggiandone il ginocchio sul suolo erboso delle praterie, la gamba destra viene semplicemente piegata di 90 gradi, il piede sosta sul terreno ritrovando, se potesse, a un metro da lei; la mano destra va a infilarsi nel porta kunai e shuriken posto sulla coscia destra prelevando da essa un semplicissimo Kunai, lo tiene nella mano mostrandolo alla giovane<Il chakra è simbolo della vita di un ninja, per me è questo>mostrando il kunai nella mano mentre comincia a far muovere il chakra presente all'interno del proprio corpo, chakra che va a mischiarsi con il raiton andando a fondersi, chakra che tenterebbe di convogliare all'interno dell'arma cercando di richiamare la sua innata, il suo Zen, quel chakra giallo del suo clan. Se ci fosse riuscito andrebbe a incanalarlo all'interno del Kunai all'insaputa della ragazza; esso andrebbe ad essere avvolto di un energia gialla che ne allungherebbe la lama di pochi millimetri, un energia flebile ma potente allo stesso tempo<Questa è la mia energia sprigionata attraverso questo semplice Kunai, è delicata, flebile, una forza che ha già fatto gran parte del suo corso>un altro sorriso viene esibito sul volto dell'Oboro<Ora, metti la mano sopra la mia toccando l'elsa del kunai>un invito rivolto alla ragazza. Aspetta silente, non la costringe lasciando che sia lei a decidere se ascoltarlo o evitarlo. Se decidesse di ascoltare il Jonin ponendo la mano sulla sua, si andrebbe a creare quel primo e unico contatto tra i loro corpi, tra le due essenze; la mano della Hyuga andrebbe a posarsi sul punto prescelto e, sempre a sua insaputa, il giovane andrebbe a convogliare una maggiore quantità di chakra all'interno dell'arma. L'energia che lo avvolge va ad aumentare in modo esponenziale, la forza la si può sentire e vedere<Questa è la tua forza vitale, osserva come risplende nella notte, sentine la forza...>va ad alzare lo sguardo andando a guardarla negli occhi<...non lasciare che nessuno spenga questa fiamma Kaori>ecco la sua vita, la forza della ragazza attraverso il potere dello Zen, il potere della luna. Tutto a sua insaputa, un modo per accrescere quella piccola fiamma che splende al suo interno. Una piccola scossa elettrica va a formarsi sulla mano di Raido, piccola e insignificante che va a rilasciare una scossa sulla mano della ragazza, una reazione a quel semplice tocco. [Chk on][Zan no Yon][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

21:54 Kaori:
 Confusa. Terribilmente confusa. Le parole pronunciate dall'Oboro si insinuano silenziose nella sua mente, serpeggiando tacitamente fra mille e mille pensieri e convinzioni. Ninja. Cosa significa, alla fine, questa parola? Sì, ognuno sceglie di divenirlo, sceglie da sé la propria strada e per questo potrebbe dire di non essere uno strumento. Ma una volta preso il coprifronte come si può dire di avere ancora a disposizione il libero arbitrio? Come si può dire di essere ancora padroni di se stessi quando ogni nostra missione e scelta è condizionata dagli ordini ricevuti dall'Hokage? Da un caposquadra? Sono le fondamenta dell'istruzione ninja. Obbedire al proprio caposquadra, seguire le sue indicazioni anche se questo può voler significare lasciare indietro un compagno ferito. Nozioni cui chiunque accetta di sottostare per proseguire per la sua strada ma che, nell'atto pratico, si rivelano ben più difficili e dure da seguire. Un ninja dovrebbe rimanere impassibile, lasciare i propri sentimenti alle spalle per il bene della missione e fare del suo obiettivo l'unico pensiero. Questo Kaori intende per strumento. Può ancora pensare, sì. Avere delle opinioni, proporre delle idee... ma scegliere? Può davvero scegliere un ninja dopo aver giurato la propria fedeltà e lealtà al proprio Kage? Lo sguardo della genin permane fermo sul viso altrui, nelle sue iridi color ocra, mentre egli parla spiegando ciò che lui pensa. Ciò che probabilmente ha maturato con la sua esperienza. Perchè, in qualche modo, quell'atteggiamento fiero e sicuro lascia presagire una certa maturità sul campo. <Scegliamo questa via, sì...> mormora Kaori assottigliando appena lo sguardo incerto, titubante, sbattendo le ciglia una, due, tre volte in rapida successione. <Ma nel farlo sappiamo anche che le nostre scelte saranno subordinate a quelle dei nostri Kage. Dei nostri capisquadra nel tempo> E si sente quasi sciocca, piccola nel pronunciare quelle parole come una bambina che si ritrova a fare i conti con una scelta che non aveva ben comprenso all'inizio. E, dopotutto, chi può dire di aver sempre saputo davvero cosa avrebbe comportato l'essere uno shinobi? Chi non si è reso conto con l'esperienza che stava rinunciando a molto più di quanto aveva creduto inizialmente? <Mio padre, i miei sensei, hanno sempre detto e ripetuto che i nostri sentimenti sono un fardello pericoloso da portare con noi. In missione possono essere un ostacolo letale... Ma come si può impedire ad un uomo di provare dei sentimenti?> domanderebbe allora riaprendo pienamente le palpebre precedentemente abbassate, l'interrogativo vitale a illuminarle lo sguardo confuso. <Non è forse questo a renderlo uomo?> domanderebbe ancora fermandosi per un istante con le labbra schiuse, boccheggiando tremante per un solo secondo. <...Vivo?> Tace per un lungo istante durante il quale sente il cuore batterle appena più forte in petto. Cosa sarebbe mai una persona se non provasse dei sentimenti? Se non provasse la paura, l'incertezza, il dubbio... l'amore? Lei che dell'amore non ha conosciuto altro che l'affetto familiare e la sensazione di calore della vicinanza con una persona amica. Lei che l'amore credeva d'averlo sfiorato per un istante appena, guardando la maschera d'uno spettro della Foglia. Sospira per un istante distogliendo lo sguardo per portarlo ad osservare un punto imprecisato del terreno fra loro. <Non sono pentita della mia scelta. Sono fiera e orgogliosa della strada che ho deciso di seguire. Ma ho i miei dubbi circa alcuni concetti insegnati sulla natura di un ninja. Dubbi che a quanto pare non sono la sola ad avere...> mormorerebbe dunque andando solo ora a rialzare lo sguardo puntandolo nuovamente sul viso altrui. Ricerca i suoi occhi, le iridi chiare a ricordare due piccole pepite d'oro fuso, e abbozza un sorriso leggero, gentile, portando le mani a separarsi dietro la sua schiena, la mancina a far scivolare una ciocca di capelli violetti dietro il rispettivo orecchio. <Sono felice di sapere che la pensiamo allo stesso modo> rivela cauta, gentile, tornando a quel silenzio primitivo alla base di ogni cosa interrotto solamente da quell'ultima riflessione da parte del kiriano. Kaori stringe appena le labbra all'udire quelle parole ritrovandosi a chinare di poco il capo con fare quasi abbattuto, un sospiro leggero a sfuggire da quelle labbra color pesca. <Purtroppo non tutti vengono visti come eroi...> Kurako non era visto in quel modo. L'Hokage stesso le aveva chiesto di fare attenzione a lui, sebbene in quel frangente avesse tutti i motivi per farlo dopo quella dannata menzogna. Eppure Kaori ancora è convinta della sua innocenza, che in qualche modo nel loro primo incontro non stesse mentendo nel rivelarle con quanta dedizione si era dedicato a proteggere la Foglia. A quale costo. Contro quali rischi. Nonostante quanto accaduto successivamente, nonostante Nan, non può davvero credere che gli occhi tristi di quella notte potessero mentire. Non può davvero. Le piacerebbe incontrarlo ancora una volta, capire cosa fosse successo, perchè le avesse mentito. Le piacerebbe avere la sicurezza di potergli credere oppure di non poterlo fare. Scaccia via quel pensiero, quella riflessione, ricercando nel silenzio assoluto di quel luogo nuova chiarezza. Torna ad osservare la calma palpabile dell'albino, il modo in cui anche lui l'osserva senza dire una parola, rimanendo incantata dal modo in cui la luce della luna vada a riflettersi sulla sua chioma d'alabastro. È solo un istante che un pensiero sfuggevole le carezza la mente. Vorrebbe toccarli. Vorrebbe sentire quei fili d'argento scivolare lungo le sue dita, incastrarsi fra loro. Vorrebbe conoscerne la consistenza in un modo che non ha assolutamente nulla di imbarazzante. Vorrebbe farlo con la tenerezza d'una madre che sfiora il suo bambino, con la dolcezza d'una carezza gentile. Sentire fra le sue dita la compattezza della luna. Ed è allora che nota il suo capo chinarsi appena, la sua voce a fluire poco dopo dalle sue labbra spezzando quel silenzio rimasto a far loro da sottofondo. Ascolta, tace mentre lui parla e incassa ogni suo dire annuendo appena col capo. Ha ragione. Sa che è così. Sa che non dovrebbe lasciarsi abbattere dalle difficoltà, che queste sono solamente le prime crisi della sua carriera da kunoichi. Che ben presto avrebbe potuto soffrire pene assai peggiori di quelle vissute fino ad ora. Ma sa anche che non può superare una crisi senza prima averla vissuta in pieno, accettata e metabolizzata. <Avete ragione> direbbe Kaori nel silenzio che andrebbe a seguire le parole dell'albino. <Non posso lasciarmi fermare dalle difficoltà che trovo sulla mia strada. Ma penso che prima di poterle superare devo riuscire ad accettarle. Combatterle e sconfiggerle> spiegherebbe pacata inspirando a fondo. <Se provassi a superare un problema senza affrontarlo non farei altro che ignorarne l'esistenza e questo porterebbe ad uno scontro ancora peggiore più avanti, quando la stessa difficoltà verrebbe a ripresentarsi sommandosi a quella precedentemente evitata> sospira stancamente scuotendo appena il capo. Quando ha iniziato a crescere in quel modo? Quando ha abbandonato i suoi giochi di bimba per affrontare discorsi come quello? Tornerebbe a puntare le iridi sul volto altrui lasciando che le labbra vadano a distendersi in un sorriso appena più luminoso dei precedenti, un po' più sicuro. <Non mollerò finché non avrò vinto questa battaglia. E andrò avanti più forte di prima> Ci crede. O almeno, ci vuole credere davvero. Una volta che sarebbe stata in grado di accettare il fatto che la debolezza che gli altri vedono in lei è solamente un riflesso di quella che lei stessa vede in sé, allora sarebbe stata anche capace di diventare davvero più forte. Avrebbe visto la sua reale forza e avrebbe potuto sfruttarla appieno per migliorare ancora ed ancora. Racconta lui cosa quelle iridi dorate han visto durante la sua vita. Elenca fatti terribili che le causano un brivido gelido lungo la schiena. Ricorda lei l'unica occasione in cui ha potuto vedere la morte di un uomo. Misa, con quel calcio calcolato e brutale, ha trafitto la gola di quel criminale col tacco della sua scarpa. Un colpo secco e preciso che ha dato modo agli occhi di una innocente Kaori di vedere la vita spirare via dagli occhi di una persona. Cosa avrebbe provato se al posto di quel maniaco vi fosse stata sua madre? O Hiashi o Furaya? <Vedete? Sono stata così fortunata...> mormorerebbe lei con fare mortificato, quasi colpevole per aver avuto il privilegio di una vita relativamente tranquilla. <Queste iridi non hanno visto nessuno di questi orrori. Con quale diritto posso farvi preoccupare quando voi avete sofferto così tanto?> Riabbassa lo sguardo stringendo i pugni lungo i fianchi. Come può essere così debole da farsi abbattere da cose stupide come quella visione? Lasciarsi così frenare da ciò che la sua famiglia può pensare di lei? Esistono dolori così enormemente peggiori in quel mondo terribile che sarebbe una presa in giro rivelare i suoi timori a chicchessia. Stupida. Sciocca. Si sente una bambina capricciosa, incapace totalmente di tornare a sostenere l'altrui sguardo, quelle iridi testimoni di eventi orribili e dolorosi. Rimane a fissare il terreno con vergogna fin quando non avverte un movimento. Ode il fruscio leggero dei passi altrui, fino a vederlo entrare nel suo campo visivo in piccola parte. S'è avvicinato di pochi passi fino a chinarsi in terra a trarre sostegno dalle sue gambe. Sorpresa, confusa, va a ricercare il suo sguardo schiudendo le labbra, temendo di trovare riflessa nelle sue iridi una sorta di disapprovazione per quell'ulteriore prova di debolezza. Osserva i suoi movimenti, il kunai che viene estratto e mostrato udendo la sua voce prendere a parlare. Nota il kunai venir avvolto d'un tratto d'una energia dorata che ne allungherebbe la punta di alcuni centimetri, con eleganza e, sicuramente, fatalità. Le iridi di Kaori tornano sul viso dell'albino, su quel sorriso mostrato gentile, misurato, sulle labbra sottili. Sente la sua richiesta e, dopo un breve attimo di silente riflessione, andrebbe ad accoglierla portando la propria mancina a poggiarsi su quella mano altrui che regge il kunai. Un tocco leggero, gentile, che la porta a sentire per la prima volta la consistenza della sua pelle sotto le dita. La sua mano è calda, molto più grande di quella di lei, e ha una presa sicura sull'arma per quanto leggera. Le trasmette una sensazione di forza assai incoraggiante. <Così?> domanderebbe incuriosita, incerta, avvertendo il tocco della stoffa avvolta attorno all'elsa del kunai contro il palmo, nel punto in cui non è a contatto con la mano dell'albino. Ed è allora che avvertirebbe da sotto la mano un flusso impetuoso d'energia andare a sgorgare, fluire, fino a rendere quell'alone giallastro ancor più intenso, più luminoso, come rafforzato da nuova vita. Schiude le labbra sorpresa, osservando rapita quel fenomeno prima di sentire la voce di Raido andare a straziare quel silenzio pressante. Come un richiamo le sue parole la portano meccanicamente a scostare le iridi fin sul suo viso, ad osservare quegli occhi accesi della medesima scintilla di quel pugnale, solo di una sfumatura più calda, più densa. Sta per dire qualcosa quando avverte sotto le dita una piccola scossa. Non fa male, non è dolorosa, ma pizzica leggermente la pelle, la carne, portandola a stringere appena, istintivamente, la mano, osservandola incuriosita, confusa. <Come puoi vedere questo in me se neppure io vedo questo in me stessa?> un sussurro incapace di trovare maggiore forza mentre rialza le iridi perlacee sul viso altrui. Rapita, stregata da quanto è appena accaduto, quasi spaventata dall'idea di poter accettare di possedere una fiamma tanto radiosa in sé. <Voglio essere la fiamma che stai osservando...> domanda con la voce altrettanto bassa, lo sguardo perso, fermo in quello di lui mentre si lascerebbe scivolare, a sua volta, in ginocchio dinnanzi al kiriano. La mano ancora ferma su quella di lui, lo sguardo incapace di allontanarsi da quelle iridi color dell'oro. <Vorrei davvero essere una luce nel buio di questo mondo ma...> si ferma per un istante boccheggiando incerta, insicura, umettandosi nervosamente le labbra prima di trovare la forza di proseguire con le sue parole. Parole che vengono dal profondo del suo cuore della sua anima, di cui prova enorme timore. Perchè? Perchè ne parla con lui? Con qualcuno che a stento conosce, di cui non sa alcunchè? <...come posso se sono ancora così debole?> domanderebbe con la voce flebile ed evanescente del timore, dell'incertezza, mentre lentamente le sue iridi andrebbero ad osservare il bagliore scintillante di quel kunai. Le sue dita andrebbero a scostarsi, a muoversi lungo la pelle di lui con docile lentezza. Scivolerebbero caute, morbide, fino a sentire sotto di sé la sensazione della lama fredda, affilata. Ne sfiorerebbe l'alone dorato, sentirebbe quell'energia andare a pizzicarle la mano come fosse punta da mille e mille piccolissimi aghi, superficialmente. Una sorta di vibrazione continua a bassa che le solletica la pelle con fare frizzantino. <Sono solamente una ragazzina, ci sono molte cose che ancora non so, che ignoro. Come posso trovare la forza per brillare in questo modo?> domanderebbe dunque, infine, portando ora le iridi a scivolare lungo il viso altrui, su quel volto rassicurante e sicuro di cui vorrebbe potersi fidare, fino a ritrovare le sue iridi ocra, specchiandosi in esse come in uno specchio dorato. Tace, paziente, attendendo una risposta, una parola, una salvezza che par giungere sotto forma di un raggio caldo di luna.

00:19 Raido:
  [Praterie] La vita è fatta di scelte, buone o cattive che siano, sono le scelte che forgiano la vita di una persona e tutti si basa su di esse. Le scelte portano avanti la vita dandole quel carattere che manca alla nascita, quello spessore che la rende affascinante oltre ogni modo, ne crea le sfumature, piccole sfumature per darle uno spessore. Un ninja fa queste scelte, decide il tono da dare alla propria vita, scegliere cosa fare di ciò che ci viene concesso dai Kami ma tutto ciò non preclude il libero arbitrio, quella volontà di decidere della nostra vita. Uno shinobi scegli cosa fare, decide come muoversi, come affrontare la situazione, sceglie se è giusto o sbagliato perchè non sempre, ciò che viene detto da chi è al comando, è giusto e corretto e Kusa ne è l'esempio più lampante. Al comando del paese dell'erba vi è un consiglio di ignobili uomini che prendono decisioni che vanno contro il bene del popolo, riducendolo alla fame, alla miseria...condannandolo a morte certa eppure ci sono ninja che seguono questo ideale malsano, una cieca fedeltà la loro nei confronti di capi che agiscono contro il bene del proprio paese portandolo a distruzione certa. Molti sono i ribelli, coloro che hanno deciso di ribellarsi a tutto questo credendo in un mondo migliore, in un governo migliore. Anche queste sono scelte, belle o brutte che siano, un ninja sceglie la propria via, sceglie da che parte stasera in base ai propri ideali, ai propri pensieri, alla propria vita. Non viene perso il libero arbitrio...lo stesso Raido non l'ha perso. Durante la sua vita ha sempre deciso da se cosa fare e come agire, cosa dire, rifiutandosi quando lo ha reputato sbagliato, insistere quando lo ha reputato giusto...conseguenze, ha subito le conseguenze delle sue azioni in ogni momento senza mai tirarsi indietro fino a diventare quello che è ora, Jonin di Kiri, allievo di Hotsuma Oboro in persona, una carriera all'apice, tutto ciò che un ninja potrebbe desiderare dalla sua vita. Guarda gli occhi della ragazza, occhi perlacei, splendenti ma quelle, quelle sono le stesse domande che si è posto anni orsono prima capirne la vera risposta<Hai detto bene, le nostre scelte. Sono nostre e nessun Kage o caposquadra può privarcene>cosa vuole dire con questi discorsi? Perchè dice determinate frasi? La risposta vera e propria è difficile, molto più di quanto si pensi e spiegarla...un impresa impossibile<Ogni shinobi sceglie da se il proprio destino e un Kage può solo accettarlo per amore del proprio villaggio. Un Kage è tale perchè decide di amare tutto il popolo, proteggerlo da tutti...>le parole di Hitomu risuonano nella di lui testa, il motivo per cui ha scelto di diventare Hokage, i motivi che lo hanno spinto ad accettare un simile ruolo, un compito di una tale portata. Non va sottovalutata ne ignorata<...senza privare niente di nessuno. Solo un tiranno toglierebbe il libero arbitrio, ciò che un uomo ha di più prezioso>essere liberi di esprimere il proprio punto, essere liberi di fare ciò che si vuole, questo non va sottovalutato, non va privato, ecco perchè un ninja è libero di fare e agire secondo la sua volontà. Insieme alle scelte, alla libertà di scelte, prevalgono anche i sentimenti, ciò che guida una scelta. Perchè si uccide? Molte volte per odio. Perchè si perdona? Molte volte per amore e bontà. Ogni scelta è subordinata da un sentimento ma le regola di un ninja sono chiare, prima la missione, dopo tutto il resto, non c'è spazio per i sentimenti ma sono questi che hanno provocato la morte del padre, sono questi che lo hanno privato di una figura paterna, l'amore per un figlio e la voglia di salvarlo e portarlo al sicuro. Una missione è di vitale importanza come quella di Kusa dove non può permettere ai sentimenti di subentrare, non può permettere a ciò che prova di dettare le proprie scelte, se lo facesse, lo porterebbero a morte certa davanti a un nemico di gran lunga più potente di lui<E' vero, i sentimenti sono uno ostacolo, un fardello pericoloso da portare con se>commenta chinando il capo verso il basso, un pericoloso fardello. Essi rendono incauti, aperti a qualsiasi attacco...deboli<Ma sono i sentimenti che donano la forza di andare avanti>perchè ha accettato la missione a Kusa? Per i Kusani? No, per amore di Kiri. E' l'amore per il suo villaggio ad averlo spinto ad accettare questo gravoso compito, l'amore per il suo popolo e per tutto ciò a cui tiene di più in questo mondo, la sua terra Natale, il luogo dove è nato, cresciuto, dove ha vissuto per tutta la sua vita<L'amore è il sentimento più pericoloso, temibile ma anche il più potente. Perdere qualcuno di amato provoca rabbia, frustrazione ma difendere qualcuno che si ama dona una forza che va al di sopra di ogni immaginazione>e la sua forza non deriva solo dalla luna ma anche dall'amore che prova per la Nebbia e per tutti i suoi abitanti e nessuno può osare minacciare il suo paese, nessuno, nemmeno uno come Crowler, una macchia sull'onore di Kiri. <Se la tua scelta è giusta, con il tempo, i dubbi scompariranno>se è giusta, può trovare solo certezze, solo certezze che ne confermano la giusta scelta. Sorride, in risposta a quel piccolo sorrisetto, un gesto gentile, fatto senza pretendere niente in cambio e poi un chino del capo; esso viene leggermente piegato verso destra per poi essere portato verso il basso. E' vero, la pensano allo stesso modo, i ninja vanno ricordati per portarli avanti nel tempo e imprimerli nella memoria delle future generazioni e portare, nel tempo, i loro piani e ideali. Un sospiro viene fatto dall'Oboro, un sospiro pesante per quell'affermazione, non tutti vengono visti come degli eroi e, alcuni di essi, vengono infangati. Il mondo è fatto di ingiustizie, tante, forse troppe per essere contate ma è compito nostro portare la verità se è giusta, portare la verità sulla bocca di tutti<Un eroe può esserlo chiunque, anche chi decide di agire nell'ombra, senza dire niente a nessuno è un eroe e con il tempo lo diventerà anche per gli altri>non dire niente delle proprie azioni, non dire a nessuno ciò che si fa. Un prezzo alto da pagare, immenso se lo si vuole quantificare eppure anch'essi sono tali e, con il tempo, le loro azioni vedranno la luce per ciò che sono realmente. Nuovamente cade il silenzio su entrambi. L'aria della notte inizia a divenire più fredda, gelida, l'autunno è oramai arrivato. Un silenzio pacifico, quasi strano per qualcun'altro ma non per lui; rilassante, piacevole più di quanto si pensi. E' difficile riuscire a condividere il silenzio con qualcuno senza risultare ridicoli o imbarazzati, eppure con la ragazza ci riesce, riesce a stare zitto e allo stesso tempo avere la sensazione di non esserlo affatto come se un contatto vi è sempre solo più invisibile, più taciturno in modo che nessuno possa sentire quello scambio di pensieri. Ride, un piccolo sorriso va a crearsi sul volto, gli occhi vengono leggermente socchiusi<Già parlarne è un modo per affrontare le difficoltà>ne sta parlando con lui senza rendersene conto, le sta affrontando senza saperlo, segno che la sua crescita sta continuando senza mai fermarsi, anche adesso, anche in questo momento, Kaori sta crescendo, la sua concezione sta crescendo, una kunoichi in pieno sviluppo<Sei già più forte di prima>è molto più potente di prima, forse non fisicamente ma anche mentalmente si ritrova molto più avanti, molto più matura e pronta ad affrontare un mondo tutto nuovo e pericoloso<Tu ne hai il diritto Kaori perchè una giovane luce non può provare tanta tristezza>non può e non deve provarla, non deve provare tutta quella negatività. Ecco che ora si ritrovano uno vicino all'altra, gli occhi che vanno ad incrociarsi mentre la ragazza poggia la di lei mano su quella del giovane ma non è come la immagina; è dura, ruvida con i calli, simbolo di una vita passata a combattere e lavorare con il corpo, corpo forgiato nelle battaglie, nella dura vita, mani forti e possenti come quelle di un vero spadaccino. Sorride mentre la sinistra va ad alzarsi indicandone gli occhi, occhi perlacei che brillando al chiaro di luna<Sono loro che me lo hanno mostrato>quegli occhi che mostrano ogni cosa, mostrano il passato, il presente e il futuro, occhi che parlano più della bocca stessa ed esprimono sentimenti che le parole stesse non sanno spiegare<La bellezza racchiusa nei tuoi occhi me lo ha mostrato>lo sussurra in sua direzione mentre la osserva inginocchiarsi mantenendo le loro mani in contatto, osserva quei movimenti del suo corpo<Debole? Lascia che ti racconti una storia>...<Anni fa a Kiri nacque un ragazzo che durante il periodo accademico riuscì a padroneggiare il raiton, un elemento e tutti lo definirono genio ma quando divenne ninja, non riuscì a risvegliare la sua innata diventando per tutti un semplice ninja di nicchia. Sai cosa è successo? Ha continuato a lottare, a combattere e dopo qualche anni il titolo di genio gli fu ridato, la sua innata si mostrò e tutti coloro che lo definirono spazzatura chiesero scusa>cosa vuole dire con questo? Non bisogna arrendersi alle difficoltà ma reagire, non si è deboli per sempre<La tua forza deve ancora emergere, abbi pazienza...credo in te>un altro sorriso ma come mai? Perchè lui l'ha fatto, genio, spazzatura e ora di nuovo genio del clan, ecco cosa è lui ed è in qualche modo sono quasi uguali, simili sotto alcuni aspetti<Vivi>ecco la risposta, semplice, concisa, definitiva. La destra si alza lasciando cadere il kunai sul suolo, facendolo conficcare in esso per poi allungarsi verso il viso della ragazza. Indice e pollice vanno ad unirsi cercando di toccarle il mente<Lascia andare tutto ciò che ti preoccupa e continua a vivere>. [Chk on][Zan no Yon][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

12:15 Kaori:
 Ogni parola detta, ogni sillaba pronunciata viene raccolta dalla genin come fosse un tesoro prezioso. Accoglie ogni suo dire con disperato bisogno cercando di far tesoro dell'esperienza altrui così da liberarsi d'ogni timore e pensiero. Ha sempre preso come verità assoluta gli insegnamenti ricevuti in Accademia, sempre preso come realtà quelle spiegazioni che, solo ora inizia a pensare, potessero essere state fraintese. Possibile che abbia interpretato in un modo un po' troppo assoluto ed estremista quelle che magari volevano essere raccomandazioni situazionali? Possibile che la sua foga nel non voler sbagliare l'abbia portata a malinterpretare quello che è il suo compito? Inizia a credere che possa essere così. Dopotutto, in effetti, ora che ci pensa prendendo seriamente in considerazione l'idea d'aver sbagliato a pensare finora in quel modo così estremo, non riuscirebbe ad immaginare Hitomu-sama capace di reazioni violente o negative per via d'un misero disubbidire. Una piccola luce par mostrarsi fra le tenebre dei suoi dubbi più intricati ed oscuri, un cammino che prende strada fra ostacoli che ora non paiono più così insormontabili. Nella perenne e fitta notte dei suoi pensieri, la luna rischiara il passaggio coi suoi caldi raggi, e la voce di Raido par farle da guida in quella strada tortuosa. Le labbra di lei s'increspano formando un sorriso rassicurato, sollevato, ma leggero che rende la sua espressione speranzosa e più semplice, serena. <Le vostre parole mi aiutano enormemente, Raido-sama.> dice la kunoichi rilassandosi, lasciandosi andare per un attimo alla speranza di aver finalmente trovato le risposte che cercava nella sua mente così confusa e ricca di domande. <Mi danno nuova speranza e nuova convinzione. Non so come ringraziarvi per questo> Come potrebbe trovare qualcosa che possa adeguatamente ricompensarlo per quell'immenso dono che le ha appena offerto? La chiarezza, la fiducia, la speranza in un futuro meno buio di quanto l'avesse mai potuto immaginare. La consapevolezza di non essere, forse, solamente una pedina fra le fila di uomini che proteggono la Foglia, ma una persona che ha semplicemente deciso di combattere per essa senza dover necessariamente rinunciare, nel mentre, rinunciare alla sua vita. Metterla a rischio, sì, ma farlo per qualcosa di cui è sicura, in cui crede fin dentro le ossa. La voce di lui giunge nuovamente al suo udito andando a confermare quanto lei ha detto poco prima. Oh, sì. I sentimenti sono pericolosi. Armi a doppio taglio, capaci di donare la più grande debolezza o la più grande forza. Ma come si può, poi, pretendere che durante una missione ci si dimentichi d'amare qualcuno? D'avere, magari, un fratello, una madre? Si può davvero essere capaci di continuare come nulla fosse se qualcuno dei nostri affetti più cari dovesse perire durante una missione? Kaori lo trova impossibile. Per lei, almeno, lo è. Lei che prova ogni sentimento con tutto il cuore, in modo viscerale, violento, lasciandosi totalmente trasportare e travolgere da ciò che prova. Vorrebbe che non fosse così, vorrebbe poter mettere un freno a quelle sensazioni, emozioni che par provare per ogni cosa, ma a quanto pare il suo corpo è difettoso: par privo di veri e propri filtri, freni che possano per qualche momento soltanto inibire tutte quelle sensazioni. Per questo vorrebbe, in qualche modo, evitare di scoprire cosa sia l'amore. Tenersene lontana, evitare di procurarsi una nuova debolezza. Ma come fare? Come potrebbe mai, lei, riuscire ad allontanare qualcosa che non sa neppure cosa sia? Come potrebbe riuscire ad evitare una ondata che avrebbe visto e riconosciuto solo una volta che ne fosse stata completamente travolta? <Voi avete amato?> domanderebbe lei, con l'innocente schiettezza dovuta alla sua ingenuità, quella spontaneità disarmante che spesso lascia interdetti e sconvolti. <Io non so cosa voglia dire amare qualcuno. Non in quel modo profondo di cui si sente nelle storie o nelle canzoni> Lei ama, sì. I suoi genitori, la sua famiglia, la sua gente. Ma è un amore diverso da quello assoluto e incondizionato di cui ha davvero paura. Quello capace di donare nuova vita o distruggerla con un solo respiro. <E vorrei non saperlo mai.> Stringe i pugni, fortemente, lasciando che un baluginio amaro le illumini lo sguardo. Una rinuncia non da poco a cui volersi appellare, senza dubbio. <Come si potrebbe sopravvivere ad una perdita simile?> domanda lei puntando le iridi chiare in quelle ocra di lui, le sopracciglia leggermente aggrottate mentre un soffio di vento le scivola sul viso candido. <Sarebbe vita, quella?> No. Non è sicura che il cammino successivo alla morte della persona amata possa esser chiamata vita. Sarebbe solamente esistenza. Il semplice atto di respirare, d'avere un cuore che pulsa, batte, senza però più cantare. Scuote il capo cercando di allontanare quei pensieri così tristi con quel semplice movimento. Ricerca un sorriso gentile sulle labbra da donare all'uomo che ha di fronte di sé. <Non so se questa sia la strada giusta> direbbe lei rimarcando leggermente quell'ultima parola con una enfasi sottile. <Ma so che è quella che voglio percorrere. Non ho dubbi su questo> decisa, convinta, si aggrappa all'unica cosa in cui crede davvero in tutta la sua incerta e confusa vita da adolescente. È quella la strada che ha scelto, che ha deciso di seguire ed è quella che in qualche modo la condurrà alla tomba. Che sia in missione o in pensione dopo una lunga vita a battersi per il suo Villaggio, non lo sa, non vuole pensarci. Preferisce soffermarsi sul suo presente, su ciò che sta vivendo giorno per giorno piuttosto che domandarsi ove avrebbe trovato termine la sua vita. Ascolta il successivo dire dell'Oboro, annuisce appena, in silenzio, chinando capo e sguardo su un punto imprecisato di fronte a sé. Combattere nell'ombra senza lasciare che nessuno lo sappia, che nessuno possa ringraziare, qualcosa di nobile e difficile che dovrebbe meritare alla persona in questione gli onori più grandi. Un combattere disinteressato, fatto solo per puro altruismo e non per il desiderio di sentirsi ringraziare o rispettare. Qualcosa che Kaori non sa se sarebbe capace di fare. Non tanto per la voglia di venir compiaciuta, ma più per il cieco terrore di rimanere sola. Oh, quanto profondamente può temere la sola prospettiva! Quanto a fondo teme l'idea di perdere tutti coloro che ha attorno. Ma, dopotutto, non è forse questa la più sincera e primitiva caratteristica dell'uomo? L'aver bisogno di qualcuno accanto? Di qualcuno che sia disposto a rimanerci vicino? Può davvero esser capace, un uomo, di vivere potendo contare solamente su se stesso? Non dice nulla, lei, lasciando così che il silenzio li inghiotta, li avvolga, straziato solamente del fischio lontano del vento, il frusciare quasi inudibile dell'erba sotto di loro a contatto con la brezza della sera. E'... strano. Strano come tutti quei pensieri siano fluiti dalle sue labbra in modo così semplice, naturale. Come abbia potuto aprirsi così tanto con qualcuno che non ha mai visto, mai conosciuto prima. C'è qualcosa in lui che la porta a parlare senza riserve, senza paura, quasi non stesse aspettando altro che aprirgli il proprio cuore e mostrargli tutto il casino che v'è dentro. Quei pensieri più chiari e quelli più confusi, quelli più fermi e quelli più volubili. E non ha paura. Lascia che lui le parli, la conforti, ritrovandosi a godere di quelle parole gentili. Più forte? Lo è davvero? Qualcosa le dice che potrebbe essere così. Dopotutto dopo aver parlato con lui, aver esternato ad alta voce i suoi pensieri e averli confrontati coi suoi, sente una sicurezza leggera andare a scivolarle dentro, serpeggiando silenziosamente nelle sue vene, nel suo sangue, mescolandosi alla sua stessa essenza. Un sorriso più sincero, più naturale, le si dipinge in volto andando a raggiungere per la prima volta i suoi occhi per pochi istanti. Le illumina il viso, per un secondo torna alla genuina innocenza di sempre mentre snuda i denti bianchi fra le labbra di rosa. <Il merito è vostro, Raido-sama> dice gentile unendo le mani all'altezza del petto, ingenuamente. <Mi avete aiutata a capire cose che prima erano confuse nella mia mente. Mi avete liberata da dubbi che mi tormentavano da tempo.> .. <Siete una persona buona. E sono davvero felice di avervi incontrato questa sera> inclina il capo verso la spalla destra, i lunghi capelli viola, sciolti, a scivolare lungo le spalle, lungo la schiena, ondeggiando appena nel nulla sospinti da un alito di brezza frizzante. <Vi siete dimostrato essere ciò di cui avevo bisogno per andare avanti> dice tornando col capo dritto prima di inchinarsi col busto e col capo in segno di profondo rispetto. <Vi ringrazio di cuore> La sua voce è pregna di una sincerità profonda, gentile e si disperde tutt'attorno lasciandoli in breve tempo in un nuovo mesto silenzio. Torna eretta, dritta dinnanzi a lui, con lo sguardo nuovamente serio e 'spento' ma un po' più fiducioso. L'indomani, dopo una sana dormita, è certa che si sarebbe sentita molto più in forze, molto più motivata grazie a tutto quanto è accaduto questa notte. È così che si ritrova poco dopo in ginocchio di fronte all'altro, entrambi chini sul terreno, con le mani unite a reggere assieme l'elsa d'un kunai brillante di luce dorata. Le parole di lui sono incoraggianti, gentili, eppure qualcosa la frena strenuamente dal credere del tutto alla sua voce. Può davvero essere così forte? Risultare una luce come lui si è rivelato essere per lei in quella notte solitaria? Può davvero una ragazza debole e timorosa come lei trovare la forza di brillare a quel modo? Le sembra impossibile, le sembra una meta così lontana da essere persino impossibile da vedere eppure lui par credere davvero in quel pensiero. Perchè? Perchè lo ha visto nei suoi occhi. Quelle parole la sorprendono, la colpiscono, lasciandola senza parole e con un senso di calore intenso profuso per tutto il viso. Le gote solitamente candide e pallide, si tingono di un cremisi leggero, portandola a boccheggiare per qualche istante, interdetta. Le piacerebbe sapere cos'egli vede nei suoi occhi, cosa vede in lei da fargli credere così fortemente nelle sue capacità. È contenta, però, che qualunque cosa abbia veduto nelle sue iridi sia stata capace di fargli credere questo di lei. È felice che l'altro creda nelle sue possibilità. Le fa venir voglia di crederci a sua volta... Rimane in silenzio, incapace di rispondere a quelle parole, lasciando che quel rossore gentile risponda per lei, mentre l'altro le racconta una storia. La storia di un guerriero il cui valore è stato considerato sulla base dei suoi successi più che sul suo impegno. Quanto può essere crudele lo smettere di credere così facilmente nelle capacità di qualcuno dopo averlo appena idolatrato e stimato? Un pensiero le penetra la mente con prepotente intensità. Suo padre l'ha sempre trattata come una principessa quand'era più piccola. Le ha raccontato storie, l'ha iniziata agli allenamenti ninja prima ancora di iscriverla all'Accademia facendola sentire la bambina più forte e capace del mondo. E poi s'è stancato. Stancato d'attendere, d'aspettare che quegli occhi rivelassero il loro potere, il loro potenziale. L'ha scartata, lasciata in un angolo ad imparare da sé sperando svogliatamente che le sue speranze non fossero del tutto disattese facendola sentire misera, insignificante, ma dandole al tempo stesso l'incentivo massivo all'impegno. Kaori si è allenata duramente, con tutta se stessa, cercando di compiacerlo e di risvegliare il potere da lui tanto sperato e, alla fine, ce l'ha fatta. Osserva l'altro con maggiore intensità, le labbra schiuse, pendendo totalmente dalle sue, assaporando ogni parola con bisogno. <Come me...> un sussurro appena udibile, un suono sfuggito quasi per caso dalle sue labbra, quasi stesse parlando più a se stessa che all'altro. Non sa che il ragazzo del racconto sia la stessa persona che ha di fronte, non sa che sta parlando di se stesso, ma riesce comunque a sentirsi come rinfrancata da quella storia. Ha visto in quel discorso il punto cruciale alla base di tutto. Non importa ciò che gli altri vedono in lei: la sua forza proviene dal suo impegno, dal suo continuo cercare di migliorare ed essere più forte. I suoi sforzi, i sacrifici, la strada percorsa non possono portare a nulla: i risultati arriveranno, sempre, ed allora anche l'approvazione esterna di cui sente di avere così tanto bisogno. L'osserva come si osserva un maestro caritatevole, come si guarda un aiuto insperato. Rapita, stregata da quell'attimo eterno senza quasi accorgersi del kunai che scivola via dalle sue dita, la sua mano a sottrarsi dalla propria per andare a sfiorarle il viso. Si riscuote schiudendo le labbra, sentendo la sua pelle ruvida e forte sotto il mento, alzarlo appena verso di lui, con insperata delicatezza. Punta le iridi candide in quelle dorate di lui, rimane in silenzio per alcuni istanti dopo aver sentito le sue parole, quasi volendole assaporare lentamente, sentendone la dolcezza e la premura scivolarle addosso. Sente una strana sensazione pervaderla nell'avvertire il contatto con la sua mano, quel modo quasi di volerle tenere alta la testa, o forse di forzare quel contatto visivo fra loro. Qualunque cosa fosse lei l'accoglie e asseconda mestamente, come incapace di sfuggire a quel momento. <E' quello che fate anche voi?> domanda in un sussurro leggero, misurato, continuando ad osservare quegli occhi così colmi di luci e ombre. <Andare avanti accantonando preoccupazioni e pensieri?> .. <I vostri occhi sono stanchi. Eppure continuare ad avanzare, a combattere> La mano che aveva precedentemente portato sopra quella di lui, lasciata finora a mezz'aria dopo la caduta del kunai, andrebbe ora a levarsi lentamente verso l'alto cautamente, tentando d'avvicinarsi leggera al suo viso. Tenterebbe di sfiorare la pelle del suo volto col palmo, con le dita, come a voler racchiudere nella sua mano così piccola quel viso troppo grande. Vuole conoscerlo... sapere di più. Capire cosa lo spinge a combattere con sì tanta convinzione, nonostante le ombre che baluginano come fiamme nelle sue iridi dorate. <...perchè? Cosa vi aiuta ad andare avanti? Ancora e ancora e ancora... dopo ogni perdita, ogni morte, ogni sacrificio...> Un sussurro che si sperde nel silenzio assoluto della prateria. Assottiglia appena lo sguardo lei senza distoglierlo da quello di lui, incapace di scostarlo, di distanziarsi ora da quelle gocce d'oro fuso. <Neppure i vostri occhi dovrebbero mostrare così tanta tristezza...> ..<Non è giusto> Non lo è davvero. Per quel che ha visto e compreso di quest'uomo, lo vede come una persona buona, gentile, dai valori onorevoli e la mentalità nobile di un vero guerriero. L'ha aiutata senza neppure conoscerla, le ha donato nuova fiducia in se stessa e nel mondo, illuminando il cammino che per alcuni giorni le era parso così buio. Un'anima così buona non dovrebbe conoscere questo dolore così intenso. [chakra: on]

16:30 Raido:
  [Praterie] Il destino di un ninja è molto enigmatico, molto strano e complesso da capire. La via del ninja è, a sua volta, strana e difficile, c'è chi la sceglie per amore per il proprio villaggio e chi lo fa per motivi molto più futili come la ricerca del potere, un sentimento che accomuna tutti coloro che decidono di usare le arti per diventare esclusivamente più potenti. Non è necessariamente un male se si mette il potere trovato al servizio di qualcosa a cui si tiene particolarmente, sfruttarlo per proteggere la suddetta vita o vite ma molte volte esso viene usato per scopi malvagi, attaccare, distruggere perchè quasi nessuno è in grado di reggere alla pressione che un tale potere porta. Potere chiama a se altro potere rendendo quella sete insaziabile e impossibile da controllare, come è accaduto allo stesso Sasuke Uchiha che per raggiungere una forza maggiore ha fatto un patto con il diavolo, ha venduto la sua anima divenendo un mostro capace di distruggere ogni cosa con un solo movimento della mano...lo stesso potere che, ora, ha in se Yukio Kokketsu. La di lui trasformazione lo ha scosso, ha visto un qualcosa di impensabile e, allo stesso tempo, immenso; una forza pericolosa e pregna d'odio è fuoriuscita dal di lui corpo sprigionando un energia senza eguali, una forza che egli stesso ricerca per studiarla, capirla, osservarla e abbatterla nel momento di maggiore potenza. E' un pericolo per Kiri e la stessa Kusa, un pericolo per il mondo intero ma coma si può capire tale mistero? L'unico modo è possederlo, sentirne gli effetti sul proprio corpo e sulle vite degli altri, sentire ogni cosa, assaporare la potenza che quel potere maledetto concede all'uomo e riuscire a resistergli continuando a combattere contro se stessi con forza, con sempre maggiore forza. Tutto questo fa parte della vita dell'Oboro che, con le sue scelte, ha deciso di mettere a repentaglio la propria vita, la stima che il Mizukage ha di lei, ha messo a rischio lo sguardo che i Kiriani hanno di lui ogni qual volta percorre le strade del villaggio, ha messo in pericolo tutto quanto, tutto per amore del villaggio che lo ha cresciuto con il tempo. Queste sono le emozioni che la ragazza sta vivendo in questo preciso instante, una vita di insegnamenti l'hanno indotta a credere che uno shinobi non è altro che una marionetta al servizio dei potenti, un oggetto sacrificale di poco conto che deve solo eseguire ordini senza ribattere, un fantoccio senz'anima avente il destino già segnato. No, è tutto sbagliato, è tutto diverso da come lo ha interpretato, da come lo ha recepito, un modo sbagliato di insegnare, uno modo errato di capire. Il sentimento è ciò che spinge un ninja ad agire e, il libero arbitrio e ciò che lo aiuta ad agire, un Kage questo lo sa e mai andrebbe a minare una parte così fondamentale di una persona togliendogli se stesso, la sua anima. Questo è, il potere di decidere della propria vita, decidere cosa farne, è l'essenza di un essere umano, l'essenza di un uomo. Non lo ha fatta Hotsuma, ha sempre lasciato completa libertà ai suoi guerrieri pretendendo soltanto la volontà di difendere la nebbia, anche senza combattere, basta una piccola azione per contribuire al villaggio. Tutto questo è un ninja, questo è ciò che crea un vero ninja, un vero guerriero, un combattente le cui paure passano in secondo piano, vengono rese inutili e futili, una piccola ombra nell'essere del ninja che si appresta a scomparire perchè è ciò che ha scelto, combattere per il suo popolo, per la sua gente, per il suo posto. Da qui si vede la vera forza di un paese, perchè Konoha è potente? Perchè il villaggio della foglia è il paese più forte? Perchè ogni suo singolo abitante ha scelto di dare la vita per esso trasformando le proprie paure in forza, forza da mandare contro chi minaccia la pace che con fatica hanno conquistato. Perchè Kusa è debole? Perchè nessuno combatte per essa, perchè nessuno si unisce per essa; il consiglio l'ha ridotta a un niente e il popolo sta morendo preferendo la fuga in posti migliori piuttosto che morire in luogo del genere, viene abbandonata...lo stesso destino che ha toccato Kiri prima dell'arrivo di Hotsuma, prima della sua venuta il quale ha riforgiato un villaggio oramai in cenere rendendolo potente. Un nuovo piccolo sorriso si manifesta sul volto dell'Oboro, un sorriso leggero e delicato; le labbra sono leggermente aperte lasciando intravedere di poco il bianco dei denti mentre l'estremità sinistra va a pronunciarsi verso la suddetta direzione, contento che le proprie parole siano di aiuto a qualcuno, un aiuto in grado di migliorare<Continua a sorridere>questo è il prezzo che chiede, questo vuole come ringraziamento, vederne il sorriso, vedere quella luce in ogni singolo momento senza doverla ricercare, senza dover scavare nel profondo, un sorriso per dare speranza a se stessa e gli altri. Un solo piccolo gesto, anche innocente come sorridere può migliorare la propria e le altre vite, una piccola lezione da imparare per la Hyuga, lezione che spera sia arrivata. Un altra lezione è quella sull'amore, l'amore che prova una persona per se stesso, verso gli altri, che siano un parente, un amico o un amante. E' l'amore che manda la avanti la vita, tutto viene fatto grazie a quel sentimento, quella sensazione fatta di tanti fattori, tante piccole emozioni che si fondono tra di loro diventando un qualcosa di potente e inarrestabile; l'amore dona la forza sia in battaglia che fuori, al forza di vivere e proteggere ma scoprirlo può rivelarsi per molti un pericolo, un evento pregno di tristezza dalla quale non è facile staccarsi, dalla quale non è facile uscire. Quasi nessuno al mondo prova un sentimento così puro e reale, nessuno riesce a esprimere così tanto, solo per la semplice paura di fallire, di essere delusi o rimanere delusi da ciò che il destino ha in serbo per noi. Un qualcosa di fragile che vive nell'animo umano, fragile e facilmente distruggibile ma difficile da trovare, difficile da capire fino in fondo. Esso è bugiardo, infido e manipolabile per via della sua essenza situata nell'animo umano. Ingannare con l'amore è semplice, un gesto di una semplicità disarmante ma la vera forza sta nel capire chi mente e chi dice il vero, chi dimostra ciò che sente e chi lo fa per il puro scopo di ottenere qualcosa in cambio, un torna conto personale. Ingenua, innocente, semplice, questo è Kaori e lo dimostra con la sua domanda, ha mai amato? Una domanda facile da porre e difficile da rispondere. Alza lo sguardo al cielo ammirandone le stelle notturne, stelle che brillano in quel blu che regna sulla notte mentre una nuvola passa davanti alla luna impedendo ai suoi raggi di arrivare in modo diretto sui due giovani. Respira piano portando gli occhi al passato, ha mai amato? Ha mai provato questo sentimento prima d'ora? Lui ha mai amato qualcuno? C'è tanto da dire, tanto da spiegare; conosce fin troppo bene quel sentimento, quella sensazione di qualcuno che ti entra dentro con violenza senza lasciarti alcuna scelta, senza lasciarti vivere la vita ma, allo stesso tempo, ne riempie ogni spazio, diventa parte integrante di essa senza la quale non si riesce più a vivere come una maledizione che si abbatte senza ritegno, inattesa e potente la cui forza diviene impossibile da trattenere<Si>una semplice quanto innocua risposta quella che viene data, semplice e concisa mentre gli occhi continuano a puntarsi al cielo, non si posano su di lei ma osservando il buio della notte con fermezza, interessa portandone la mente sovrappensiero. Il passato è difficile da dimenticare, difficile da farlo andare via, specialmente quando si ricorda ciò che più ha fatto soffrire, ciò che più ha segnato la vita dell'Oboro come l'amore<Amare qualcuno vuol dire...non riuscire a vivere senza l'altro. Non puoi fare a meno di sentire la sua voce, le sue parole. Non riesce a vivere senza il suo calore, i suoi occhi, il suo sorriso. Amare vuol dire trovare qualcuno che ti riempia la vita...rendendoti felice>un pizzico di malinconia va a formarsi nei suoi occhi e nella sua voce, malinconia del pronunciare quelle parole così nostalgiche, parole rivolte a un passato ormai andato e che mai più può tornare<Io spero che tu lo conosca invece. L'amore è la cosa più bella che la vita ti possa donare>una vita senza amore è una vita vuota e priva di significato, una vita che non vale la pena di vivere appieno, basterebbe solo lasciarla passare, lasciarla andare via senza muovere un dito e tutto può finire. Nessuna emozione, niente di niente, solo il vuoto più totale fa da padrone. <Perdere qualcuno è doloroso, tanto da arrivare a pensare come si può continuare a vivere>ripensa a suo padre, ucciso in missione per proteggerlo, a sua madre, morta di una rara malattia. Entrambi hanno segnato la sua vita, lo hanno forgiato rendendolo ciò che è ora, lo hanno plasmato in ogni sua forma ma vivere con questo dolore è difficile, allora come ha fatto? Come è riuscito ad andare avanti continuando la sua vita in modo così potente e sicuro<Diventa difficile...io ho fatto una promessa ai miei cari, ho promesso di realizzarmi, per me, per loro. Questo mi ha spinto ad andare avanti e diventare ciò che sono ora>un altro pezzo della sua storia, ancora una volta raccontato in modo celato, coperto ma più esplicito del precedente. Ha perso qualcuno e, in quella frase, viene sottinteso. Piano piano sta raccontando la sua vita, molto simile a quella della ragazza per certi versi, entrambi affrontano gli stessi dubbi, le stesse paure ma l'esperienza del Jonin può aiutarla a non soffrire come ha sofferto lui per gran parte della propria vita, aiutarla ad andare avanti nel modo migliore e vincere<Se è la strada che hai scelto, allora è la via giusta>ogni decisione presa con il cuore è giusta, lei ha deciso di perseguire la via del ninja e nessuno può dirle che ha sbagliato. E' un desiderio suo, profondo e solo lei può giudicarsi, dire se sta sbagliando o sta facendo nel modo più giusto possibile, nessuno, solo ed esclusivamente lei. Quel sorriso fatto in precedenza permane sul viso del Jonin, contento, soddisfatto della ragazza e delle sue decisioni, non si sta sbagliando e ogni minuto che passa, diventa più forte, più matura e più sicura di se, sicuro di quanto non fosse prima e quell'oscurità che aleggia intorno alla di lei figura sta pian piano scomparendo nel nulla; i suoi occhi tornano ad avere la luce che una ragazza come lei dovrebbe avere in ogni momento e istante, una luce splendente e immensa che brilla nella notte rendendola un faro di speranza per chiunque incroci il suo cammino. Felice ne constatare tutto ciò, le sue parole hanno funzionato, è riuscito a renderla migliore. Il sorriso torna sul volto della Hyuga, un sorriso sincero, ci è riuscito. Con le sue parole è riuscito a farla parlare, farle schiudere quel guscio costruito intorno a se facendola combattere con se stessa, con le proprie paure, con le proprie convinzioni, in qualche modo è riuscito a fare tutto questo. Quelle parole sincere escono dalla di lei bocca, ne ode il tono, osserva le movenza del suo corpo, addolcito dall'innocenza di quella figura, dall'innocenza di una ragazza che sta crescendo in modo perfetto, senza sbavature, una ragazza che si appresta a divenire una donna. Viene ringraziato per ciò che ha fatto ma, effettivamente, cosa ha fatto? Niente, lei ha fatto tutto, lei ha deciso di parlare con lui che è rimasto ad ascoltarla senza contraddirla, senza impedirle di esprimersi come meglio crede; ha fatto solo ciò che andava fatto, niente di più, niente di meno<Io non ho fatto niente, ti ho solo ascolatata. Sono io che ti ringrazio per aver parlato con me>anche lui dimostra quella piccola semplicità che fa parte dell'essere della konohana, in qualche modo può dimostrarsi umile ai suoi occhi, un umiltà forse celata che ben poche volte esce ma tutto questo fa parte della via che ha scelto, la via della spada, la via del guerriero armato. Nonostante questo i dubbi assalgono ancora la ragazza, dubbi difficili da scacciare ma serve solamente del tempo, bisogna concederselo. E' forte? Non lo è? Forse è una delle ragazzine più forti che ha mai incontrato, al suo interno possiede un grande potere, una forza nascosta che non si tramuta in arti magiche o illusorie, no, una forza ben più grande in grado di fare la differenza, una forza immensa che solo pochi hanno e questo è dettato dalla sua purezza d'animo, dalla sua innocenza...un innocenza che va preservata con il tempo, va custodita in modo geloso. E' sulla base di questi dubbi che entrambi sono chini a terra mentre il Jonin ascolta il dire della ragazza...come lei? Anche lei è come lui, entrambi denigrati dal proprio clan, entrambi scacciati perchè non hanno ciò che essi stessi ricercano eppure, lui, con il tempo è riuscito a riscattarsi, è riuscito a divenire nuovamente il genio del suo clan, un genio dapprima sottovalutato e ora temuto da tutti i passanti della stessa Kiri per le abilità dimostrate, non tanto con l'innata bensì nell'uso della lama<Se questo ragazza ce l'ha fatta, puoi farcela anche tu Kaori. Ho fiducia in te, so che puoi diventare grande>una grande kunoichi, forte ed esperta e una forte donna in grado tenere testa a chiunque le si pari davanti<E non lasciare che nessuno ti dica il contrario>nessuno deve osare dirle l'opposto, può diventarlo e deve diventarlo, è un obiettivo che lei stessa deve prefissarsi e raggiungere con forza e dedizione e solo allora, il suo clan, la gente del villaggio potrebbe chiedere perdono per ciò che non hanno visto in precedenza. Ne solleva il viso attraverso quelle due semplici dita, ne guarda gli occhi, occhi ammalianti ma vuole osservare il di lei viso, delicato<Continuo a combattere perchè lasciarmi andare vuol dire arrendersi>arrendersi vuol dire perdere e perdere vuol dire condannare Kirigakure a morte certa, ama troppo il suo villaggio, ama troppo la nebbia per farlo, per lasciarsi andare, per deprimersi per tutto ciò che accade<Durante il corso della vita si soffrirà molto ma niente deve impedirci di rialzarci e andare avanti perchè, nonostante tutto, la vita ci offre il modo di riscattarci e vivere felici al fianco di chi si vuole>. Sente la mano della ragazza sfiorarne il viso, una mano piccola e delicata, un gesto sincero da parte di lei, un gesto per conoscerlo ma può davvero farsi conoscere? Raccontare tutta la sua vita a una ragazzina? Forse si, forse è la scelta più giusta da fare, più saggia, raccontare qualcosa a qualcuno per rendersi libero dai peccati, dalla sofferenza del mondo, da ogni cosa che ne distrugge lo sguardo. La destra viene tolta dal viso della ragazza, portata indietro andando a toccarsi la guancia; la mano, aperta, viene posata su di essa toccando anche quella della giovane. Piano, con delicatezza, la va a stringere nella sua abbassandogliela, la tiene nel di lui palmo per poi girarlo verso l'alto. La sinistra si muove andando a porsi sopra l'altra mano, in un certo senso gliela chiuda, quasi intrappola ma il movimento è delicato<Sapere che esistono persone come te, persone pure con occhi pregni di luce, persone da proteggere e vegliare>una semplice risposta quanto significativa, questo lo fa andare avanti, questo lo spinge a superare ogni cosa, oltre a Kiri ovviamente. <I miei occhi sono contenti, ora che ti hanno veduto>la tristezza pian piano se ne va, bisogna solo concederle del tempo. Il sorriso di Raido non scompare ma lascia che il silenzio si frapponga fra loro, non lo impedisce ma sta bene. [Chk on][Zan no Yon][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

18:23 Kaori:
 Neanche volesse assecondare le sue parole, sulle labbra della kunoichi va a formarsi un sorriso gentile, tenero, leggermente imbarazzato forse della dolcezza di quelle parole. È la prima volta che qualcuno sembra seriamente interessato ai suoi pensieri, ai suoi timori, al punto da tentare di convincerla con gentile sicurezza di credere maggiormente in se stessa. Di tutte le persone che hanno tentato di schiarire i suoi dubbi, lui è il primo ad aver trovato il modo di raggiungere il suo cuore riuscendo a farle capire la verità che le è sempre sfuggita. È contenta. Contenta di sentirsi finalmente più serena, più sicura, come se un enorme peso fosse stato tolto dal suo petto permettendole di respirare nuovamente a pieni polmoni. Sì, senz'altro le sarà più semplice sorridere adesso che questo gravoso macigno è stato scostato dalle sue spalle. E, in cuor suo, sa che il merito è dell'altro. <Lo farò> direbbe lei mentre un paio di fossette andrebbero a comparire ai lati delle sue labbra. <Ve lo prometto> annuirebbe appena con dolcezza, lasciando che un soffio di brezza le smuova la chioma tutt'attorno. L'aria par farsi più fresca, le nubi in cielo sembrano radunarsi ovattate andando, di tanto in tanto, ad adombrare e coprire la candida luna presente. Sa che deve solo pazientare, adesso. Sa che le sue idee sono più chiare ma che ci vorrà del tempo affinché esse mettano radici profonde nella sua mente. Tutto ciò in cui ha creduto fino ad ora andrà, lentamente, giorno dopo giorno, a cedere il posto a queste nuove convinzioni che, dolcemente, prendono a germogliare dentro di sé. Si sente come rinvigorita da questi semi pronti a sbocciare e, al tempo stesso, lascia che la sua mente si soffermi anche su questioni da cui non vuole cambiar posizione. Quando pone all'albino quella domanda circa l'amore, nota la sua espressione farsi leggermente più seria, pensosa, mentre alzando lo sguardo verso l'alto sembra raccogliere le idee. Prende un po' di tempo, lascia che quel silenzio li culli leggero, mentre le iridi di lei permarrebbero sulla di lui figura. Seguirebbero il contorno del viso, della gola, di quegli abiti larghi e comodi che lo rendono così elegante e sofisticato nella loro disarmante semplicità. Osserva la linea della spada che porta al fianco, della chioma che appena si smuove attorno a lui, come a voler imprimere nella sua memoria la sua figura. Non che sia possibile dimenticarlo, in ogni caso, dopo tutto ciò che è stato in grado di fare per lei, ma non vuole perdere neppure un particolare. Vuole imprimere bene ogni dettaglio, ogni piccolezza nella sua mente così da poterlo sentire nuovamente vicino quando ne avesse sentito il bisogno. Infine, parla. Racconta quel che ha provato, quel che ha sentito, quel che per lui è l'amore e come ha reagito alla perdita dei suoi cari. Kaori ascolta in silenzio, schiude le labbra per la triste sorpresa dello scoprire che l'altro ha provato sulla sua pelle il dolore di più perdite. Qualcosa che non avrebbe augurato a nessuno, men che meno ad una persona così buona come lui. <Mi dispiace molto per le vostre perdite..> mormorerebbe lei chinando il capo come in un tentativo di portare rispetto, di condividere il dolore ed il lutto che devono averlo accompagnato nel tempo. <Ma è davvero giusto provare tutte queste cose meravigliose per noi che rischiamo di perderle da un momento all'altro?> domanderebbe lei, spaventata da morire dalla prospettiva di sentirle sfuggire di mano la felicità una volta stretta per un secondo soltanto fra le dita. <Non ti sei mai pentito dei tuoi sentimenti?> domanderebbe come alla disperata ricerca della verità, di una sorta di tacito consenso per permetterle d'amare a sua volta. Lei, cresciuta con i duri e severi pensieri di un uomo troppo rigido e marziale, spaventata dalla sola idea di soffrire la perdita della persona più importante. <Io... vorrei e non vorrei.> rivelerebbe infine con un sospiro stanco, quella verità a lungo taciuta e nascosta persino a se stessa che trova infine la forza di sfuggire dalle sue labbra stanche. <Vorrei sapere cosa si prova ad amare qualcuno con tutto il cuore, sentire il... bisogno di una persona, il desiderio di averla sempre accanto nonostante tutto> .. <Eppure... non vorrei dovermene separare se dovessi conoscere tutto questo. Non so se ne sarei in grado, se riuscirei a sopravvivere alla perdita di qualcuno cui avrei donato tutto ciò che sono...> lo sguardo è tremante, fisso sul terreno sotto di loro mentre avverte dentro di sé un fremito leggero. Si conosce. Sa che non sarebbe capace di amare moderatamente. Sa che il suo temperamento è fin troppo spontaneo, che non riuscirebbe a limitarsi nei suoi sentimenti. E teme questo aspetto di sé. Teme la prepotente voglia che ha di amare il mondo, di proteggere una persona speciale per il suo cuore. <Fa paura...> rivela infine in un soffio tremante, chiudendo le iridi bianche per un solo secondo, sentendosi come se avesse donato all'altro la più grande e terribile verità che abbia mai posseduto. E, probabilmente, è così. Se aveva già parlato con qualcuno in precedenza circa i suoi dubbi sulla definizione di ninja e di ciò che può voler dire essere uno shinobi, mai prima di adesso aveva mai rivelato a qualcuno quella verità così dolce e amara. Mai aveva osato dire a qualcuno di quanto desiderasse provare anche lei l'amore, quanto abbia paura al solo pensiero. Ma lui, dopotutto, in qualche modo par riuscire a tirar fuori da lei ogni cosa. Con disarmante e inesplicabile semplicità riesce a far sì che le sue paure più profonde fluiscano come un fiume in piena ascoltandola ed aiutandola a capire, migliorarsi, fino a farla sentire persino meglio. È semplicemente lasciandola parlare ad alta voce confrontandosi con la sua esperienza che la aiuta a crescere, a capire, aiutandola persino a sorridere di nuovo. Ed è quel sorriso a risvegliare quello di lui, bello, semplice, capace di farla sentire bene con se stessa e col mondo per un infinito istante. <Sapete... è la prima volta che parlo di questo con qualcuno> rivelerebbe lei quando l'altro andrebbe, umilmente, ad accettare i suoi ringraziamenti. <Non so perchè ma sentivo di poterlo fare con voi...> direbbe lei rialzando timidamente lo sguardo sul viso altrui, sui suoi occhi dorati. <...di volerlo fare> si corregge, poco dopo, allargando appena di più quel sorriso riconoscente e felice mentre un nuovo soffio di vento va a sfiorarle il viso, l'odore pungente della pioggia a salire dal terreno fino a colpirla con dolcezza. <Sono felice che abbiate voluto ascoltarmi...> sentenzierebbe infine candida, genuina, snudando i denti bianchi con innocenza beandosi un istante ancora del sorriso altrui, di quell'espressione gentile, bellissima, che non molti forse possono aver avuto l'onore di vedere. Pensa, lei, che dovrebbe sorridere più spesso. Che quell'espressione gli si addica meravigliosamente in volto rendendolo, se possibile, ancor più bello di quanto già non appaia nella sua elegante sicurezza. Ed il tempo scorre, fluisce, lasciando che i secondi si rincorrano vagabondi mentre le loro menti si aprono, si cercano, riunendosi e sfuggendosi in un miscuglio di pensieri e riflessioni che li accomunano e dividono. Si donano vicendevolmente piccoli pezzi di sé, piccole verità forse mai condivise, mai offerte che porteranno con loro per sempre. E Kaori fa enorme tesoro di ogni parola, di ogni sillaba udita carezzando dolcemente dentro di sé quel sapere che l'altro le offre. Sorride mesta, toccata della fiducia che l'altro ripone in lei, osservando quelle gocce d'oro fuso c'ha negli occhi con candore, con l'innocente dolcezza di cui è portatrice sana. <Darò sempre il massimo per andare avanti e migliorare> assicura lei annuendo appena col capo, cercando di tener fede alla forza di volontà del giovane kiriano di cui egli le ha parlato. <Ve lo prometto. Non sarò da meno di questo ragazzo di cui mi avete raccontato e allora farò ricredere tutti coloro i quali non hanno creduto in me> annuisce ancora con maggior vigore, sicurezza, acquistando determinazione col passare dei secondi. <Me stessa per prima> sorriderebbe ancora inclinando il capo, divertita. Perchè sì, lo sa. La sua mancanza di fiducia è stata il suo nemico più grande fino a quel momento. Ma adesso le cose cambieranno. Adesso *lei* cambierà. Niente più paure, niente più commiserazione. Si sarebbe allenata, sarebbe migliorata, cresciuta, e avrebbe mostrato a tutti che anche lei ha una sua forza. Ci crede. Vuole farlo davvero e le parole di Raido l'aiutano nel suo scopo. Ode la sua voce, si perde appena nell'avvertire il tocco della sua mano sotto il mento e ascolta grata ogni cosa che è disposto a condividere con lei. <Combattete credendo in un futuro migliore> mormora lei cercando di riassumere in modo semplice il suo pensiero, cercando di capire il modo ch'egli ha di vedere la vita. Non è, alla fine, quello che fanno tutti? Combattere per eliminare ogni dolore e malvagità al fine di riscoprire una felicità che ci si è guadagnati? <Vi auguro di trovare la felicità che cercate, Raido-sama. Non so molto di voi, non posso dire di conoscervi davvero eppure...> si ferma per un istante, andando a sfiorare il suo viso con la propria mano, con quelle dita affusolate e bianche che ne carezzano la pelle chiara, sfiorando nel farlo quei lunghi capelli bianchi posti al lato del suo volto. <...eppure credo dal profondo del cuore che meritiate di essere felice.> un nuovo sorriso si palesa sul suo volto, sulle sue labbra morbide, mentre la voce andrebbe a svanire nel nulla, a perdersi in quel silenzio fatto di attimi sfuggevoli ed eterni. Un silenzio durante il quale la mano di lei verrebbe raggiunta da quella dell'albino che, lasciato il suo mento, andrebbe a stringere con dolcezza la sua scostandola lentamente dal proprio viso per racchiuderla ed accoglierla fra i suoi palmi grandi e forti. Sente la sua pelle ruvida, calda, sfiorare la sua più vellutata e sottile, sente il cuore accelerare improvviso per quel gesto inaspettato. Le fa piacere. La fa sentire bene quella sensazione, quel modo di gustarsi il silenzio della notte assieme a lui, sentendo le sue mani donarle un po' del suo calore. Sfiorata e cullata dal più meraviglioso raggio di luna mai esistito. <Non desidero essere protetta, mio signore...> sussurrerebbe lei sporgendosi appena verso di lui, senza alcun fine particolare, ma semplicemente trasportata dalla conversazione ormai giunta verso il suo termine. <Voglio poter essere io a proteggere. Con tutte le mie forze, con tutta me stessa, affinché nessuno provi il dolore che voi avete sentito> continua dolcemente coinvolta, le iridi color perla a risplendere di viva determinazione in quell'istante di piena sicurezza. Avverte la fresca brezza scivolare oltre la sua chioma, sulla pelle che le è rimasta scoperta oltre i vestiti, e avverte l'odore di una pioggia vicina stuzzicarle l'olfatto. Ma non le importa. Se anche dovesse piovere, se anche dovesse scender giù pioggia e tempesta non si smuoverebbe d'un solo centimetro, quasi totalmente dimentica del luogo ove si trovano, di ciò che li circonda. Per un solo infinito istante è sola con lui, congelata in un eterno attimo di pace. Ascolta la sua voce, quelle ultime parole e si umetta silenziosamente le labbra, conquistando un nuovo istante di quiete. <Suona come un addio> mormorerebbe lei andando a cercare di tendere appena le dita della mano che lui regge fra le sue per poter sfiorare maggiormente la sua pelle, come il disperato tentativo di ricercare un nuovo contatto, una nuova presa. Ancora per un istante, ancora per un po'... <Ditemi che sto sbagliando> .. <Ditemi che ci rivedremo ancora, anche solo per un'altra volta soltanto> un sussurro leggero, flebile, che esprime tutta la dolcezza di quel cuore innocente, di quel suo essere semplicemente spontanea. <Promettimelo...> Le sue iridi non abbandonano quelle di lui, vi si specchiano con deciso bisogno mentre per un secondo soltanto si concede il privilegio, forse azzardato, di abbandonare la cortesia comune e l'etichetta in favore di una complicità più intima. Gli dà del tu, gli si rivolge come fosse un suo pari soltanto per cercare di strappargli quella promessa, rimanendo in semplice attesa di un qualsiasi suo dire. Il loro tempo è terminato, quella notte è volta al suo termine e la mezzanotte è scoccata per la nostra Cenerella. Soltanto il tempo d'un ultimo saluto, d'un'ultima promessa prima di tornare a casa, lì dove la vita l'attenda, dove il suo futuro la aspetta. Un po' più deciso, un po' meno oscuro, illuminato dei caldi raggi d'una luna di fine estate. [END]

19:22 Raido:
  [Praterie] Un ringraziamento migliore non lo avrebbe potuto avere, un sorriso, continuare a sorridere senza buttarsi giù inutilmente, senza cedere alla negatività. Il sorriso permane sul volto di Raido, glielo ha promesso e la prossima volta vuole tornare e vedere quel sorriso sul di lei volto. Ode le parole della Hyuga in silenzio, ascolta ciò che dice, il rumore del vento e tutto ciò che li circonda, un tripudio di rumori che si fondono nella di lui testa. Non vuole far preoccupare qualcuno di esterno a se stesso, non vuole e non lo desidera ma quest'oggi non riesce a farne a meno, le domande sono tante e ognuna di essa merita una risposta giusta, vera. Va ad aprire la bocca, sta per rispondere quando sente ciò che gli viene detto, della di lei paura di amare, paura di perdere qualcuno e restare infelice, di non provare più quelle sensazioni una volta che si è completamente donata a qualcuno. Allunga le braccia verso, si avvicina muovendo un piccolo passo verso di lei e, con le braccia allungate cerca di portarle alla di lei schiena, piano, in modo delicato e poi, con un unica mossa, a donarle un abbraccio. Non è quello che sembra, più distaccato del normale, più lontano ma, allo stesso tempo, dolce come un fratello che abbraccia la sorella<Non avere paura di amare Kaori ma dona il tuo cuore a chi lo merita>parole pensate, donarlo solo a chi lo merita, a chi lo vuole veramente e chi la rispetti. Questo vuol dire amare e non bisogna privarsene in modo alcuno<Amare vuol dire vivere>lascia andare la ragazza ritornando distante da lei ma sempre inginocchiato a terra. Gli occhi a incontrare i suoi, ne osserva le iridi perlacee restando ammaliato da quella vista, occhi stupendi che lo affascinando minuto dopo minuto in modo innaturale. Durante la sua vita ha visto tanto e di tutto eppure gli occhi di uno Hyuga, gli occhi di questa Hyuga, hanno qualcosa di speciale e misterioso al loro interno qualcosa di nascosto che vuole essere scoperto, trovato. China il capo verso il basso, sorride, onorato che quella frase venga detta a lui<Sono onorato>forse non è qualcuno di importante ma merita di essere trattata come qualcuno di pari grado, come qualcuno anche di superiore. Ode, ascolta le sue parole, ci è riuscito, è riuscito a compiere il miracolo che ha fatto per se stesso, spingerla a dare il meglio di se, a dare tutto di se per far ricredere chi l'ha sempre denigrata senza mai darle possibilità alcuna<Grazie>grazie per preoccuparsi per lui, per dire tutto questo. Oltre Hotsuma non ha nessuno che si preoccupi della sua vita e di lui, nessuno oltre al Mizukage<Dammi del tu...>ed è lui questa volta che glielo richiede, essere dato del tu perchè, ora come ora, non servono sottigliezze, non servono gesti di rispetto perchè c'è, il rispetto reciproco c'è. Ne sente nuovamente la mano sul viso, sente la di lei pelle delicata sfiorarne la pelle ruvida e dura, chiude gli occhi restando in silenzio durante quel momento, un silenzio di pochi secondi prima di andare a rispondere<Ti prometto che ci rivedremo presto>glielo promette, promette di farlo, vuole tornare a Konoha per rivederla, vedere la sua crescita, i suoi progressi. [Chk on][Zan no Yon][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama][END]

Niente.
Leggetela. Godetevela.

E preparatevi a post da +10k.