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Persone tristi e posti in alto non vanno troppo d'accordo.

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con Kaori, Keikaku

18:37 Kaori:
 Il passo della genin è vacillante. Si sente ancora scombussolata e sconvolta da quello che ha visto. Vissuto. Sarà vero? Non lo sa. La sua mente vuole farle credere che fosse solamente un modo per abbatterla, per indebolirla facendo leva sulle sue paure, ma una parte di lei teme che possa essere qualcosa di reale. Teme il momento di tornare a casa, al dojo, e scontrare lo sguardo dei suoi compagni. La sua famiglia. Hiashi non le era parso ostile, non pareva disgustato da lei, e questo avrebbe dovuto aiutarla a convincersi che quel sogno altro non era che, appunto, un sogno. Eppure... eppure qualcosa in lei non è ancora sicuro, convinto, e per questo rifugge il rincasare. Dopo aver tentato di aiutare la giovane dal bianco crine, ed esser stata malamente respinta da quella sua furia oscura e inarrestabile, ha percorso a ritroso la strada fino a Konoha con la mente ancora piena di quell'incubo. Le pare ancora di sentire i resti di quel dolore alle tempie pulsare dolorosamente. Le pare ancora di sentire su di sé quello sguardo giudizioso e contrariato, quella minaccia che par seguirla alitando sul suo collo scoperto. Si libera del coprispalle nero a causa del sudore freddo che le ricopre la pelle, rimanendo col corsetto buio a coprire il seno morbido ed il ventre piatto e quel paio di shorts abbastanza corti e comodi tenuti su dalla cintura che ha in vita. Tiene però i guanti alti fino ai gomiti e gli stivali alti al ginocchio; nonostante senta di volersi liberare di ogni cosa, sa che non è esattamente il caso di farlo, e si limita a sciogliere il nodo del coprifronte dietro la gola per tenerlo stretto fra le mani con forza. Ha bisogno di sentire la gola libera, si sente quasi incapace di respirare per via dello spavento e del dolore provato, non vuole sentire nulla a contatto con il suo collo. Le lunghe trecce viola ondeggiano ad ogni passo incerto seguendo la sua salita lungo la scalinata d'acciaio che la porta, in una manciata di minuti, in cima al Monte dei Volti di Pietra. Un tramonto rosso e fiammeggiante scivola delizioso sulla Foglia mentre un alito di brezza fresca va a carezzarle il viso provocandole un piccolo brivido lungo la nuca. Sospira, stancamente, muovendo qualche passo lungo la cima rocciosa e antica di quel monte, allontanandosi dalla scala e dalla ringhiera di ferro dalla quale ha ricercato sostegno lungo la salita. Si fermerebbe qualche metro più in là, più o meno all'altezza del volto di pietra raffigurante Khalux Nara, e si lascerebbe cadere a terra, in ginocchio, col coprifronte di Azrael -per ironia della sorte figlio dell'Hokage sopra il quale è seduta- poggiato sul terreno dinnanzi a lei. Si sente confusa, stanca. Intimorita. <Cosa devo fare ora...?> domanderebbe in un flebile sussurro rivolto al nulla. Ricerca da quel luogo consiglio o forse, solamente, un attimo di pace che possa cullarla con dolcezza e farle dimenticare per un istante soltanto, quanto ha appena vissuto.

18:43 Keikaku:
 Non c'è un motivo apparente per il quale il Rosso debba trovarsi al Monte dei Volti . di certo non è lì per osservare il panorama, nè, tantomeno, per riflettere su qualsivoglia verità inconoscibile della vita; niente di niente : seduto a terra, con le ginocchia ad offrire appoggio alle braccia e queste ad offrirlo alla fronte, parrebbe quasi che dorma beatamente, non disturbato da niente e da nessuno nel suo piccolo spazio personale che si è "ritagliato", lontano da occhi indiscreti. Il fatto che dorma non spiegherebbe, però, come mai dalla sua figura si allontani una voluta di fumo, come se fosse intento nel piacere tutto personale di una sigaretta in solitaria. < Mosche .. > mormora leggermente < Mosche Assassine .. > I capelli rossi ricadono sulle gambe, nascondendo, di fatto, la sua faccia a chiunque venga catturato dalla sua presenza. < Le mosche assassine .. le mosche assassine vogliono uccidermi .. > è il nuovo mormorio, prima che l'arrivo della ragazza faccia sussultare il ragazzo. La testa si alza lentamente, una mano va a stropicciare l'unico occhio buono, mentre, con la tipica espressione di chi si è svegliato ora, cerca d'inquadrare la figura della giovane nel campo visivo < Non ti devi buttare > Risponde sbadigliando, evidentemente cogliendo, come se fosse rivolta a lui stesso, la domanda. Un nuovo sbadiglio, < Oh, è finita > proferisce sovrappensiero, gettando un occhio al mozzicone che stringe fra le labbra. Sì, fumava mentre dormiva.

18:52 Kaori:
 Ecco. Sì. La mente della Hyuga è talmente distratta e confusa da quanto è accaduto appena un'ora prima, da impedirle di notare la presenza del rosso poco più in là. Solamente la sua voce, una volta sveglio, andrebbe a riscuoterla facendola sobbalzare a sua volta, totalmente presa dai suoi pensieri da non riuscire a vedere chiaramente ciò che la circonda. Qualcosa di amaramente ironico per qualcuno che possiede degli occhi come i suoi, insomma. Volterebbe il capo verso la direzione da cui proviene la voce e nota finalmente, per la prima volta, la figura del giovane. Nota i lunghi capelli rossi, il viso dai lineamenti definiti, l'unico occhio visibile leggermente assonnato a giudicare dall'espressione assunta dl suo volto. <E-eh?> domanderebbe lei con un soffio confuso, aggrottando di poco le sopracciglia, al dire altrui. Ci mette qualche istante a realizzare il senso di quelle parole, a scuotere leggermente il capo così da lasciare che la chioma violetta vada a ondeggiare appena ai lati del viso, le trecce a scivolare leggermente lungo la schiena appena incurvata, stanca. <Non ne avevo intenzione> chiarirebbe lei con un tono di voce tristemente diverso dal suo solito. Lei che ha sempre un sorriso felice sulle labbra, che ha sempre una buona parola per chiunque, un cuore candido ricolmo di buoni propositi, si mostra ora piuttosto titubante, seria, una luce amara a illuminare quelle iridi talvolta sinistre per via della mancanza della pupilla. <Mi spiace se ti ho disturbato. Non mi ero accorta ci fosse già qualcuno> sospira poco dopo portandosi una mano sulla fronte, le dita a grattare appena la pelle sotto quella frangia violetta che in diversi ciuffetti va a scivolare ai suoi lati. Distratta. Troppo distratta. Troppo debole. Ancora.

18:58 Keikaku:
 Lo sguardo cade sul tramonto in lontananza < Oh, è già sera > mormora appena, perfettamente udibile. Si stiracchia, rivelando una maglietta a maniche lunghe ed un paio di pantaloni piuttosto anonimi, senza particolari motivi : tinta unica, insignificante. Come se cercasse di passare inosservato, o meglio, di non emergere nella massa, l'idea che dovrebbe dare è quella. Un nuovo sbadiglio, la mano destra va a scostare una ciocca di capelli dal volto portandola dietro l'orecchio, rivelando così la benda che porta sull'occhio destro. La mancina, invece, va a frugare nella tasca del pantalone e ad estrarre un pacchetto di sigarette quasi vuoto < Oh ... > sospira chiudendo la palpebra dell'occhio sano, evidentemente affranto. Un nuovo respiro profondo, poi scuote appena la testa, tornando a guardare il tramonto < Non mi hai disturbato > risponde alla ragazza abbozzando un tenue sorriso < Stavo per svegliarmi di mio, credo. C'è una mosca che non mi da pace da stamattina > Si guarda intorno, palesemente cercando l'insetto fatale < Non c'è > Espressione confusa < Se n'è andata. Meglio così > Sorriso soddisfatto. Torna a guardare la ragazza, accigliandosi appena nel vederla così crucciata < Qualche problema ? > domanda con totale mancanza d'indiscrezione, come se non sapesse neanche cosa sia < Ah, non vuoi buttarti ? > Pare sorpreso < Di solito persone tristi e posti in alto, non vanno troppo d'accordo. Meglio così > C'è della noncuranza nel tono, che però, è chiaro, non è cattiveria gratuita : pare lampante che il rosso è come preso da qualcosa che solo lui sa. In teoria. < Mi hanno detto che quando si hanno problemi bisognerebbe parlarne con qualcuno > Annuisce, convinto < Io mi chiamo Keikaku, Keikaku Makuragi > Sorriso, palpebra che si socchiude, sguardo che torna al tramonto.

19:19 Kaori:
 C'è qualcosa di bizzarro in quella figura così ordinaria, tranquilla. Non fosse per quella chioma color del fuoco potrebbe passare totalmente inosservato. I suoi abiti sono semplici, normali, e le sue maniere pacate, quasi pigre. Non c'è niente di eccentrico in quella figura non fosse forse per quel suo modo di apparire quasi appena sceso dalle nuvole. Come se fosse lontano dall'ordinario accadere delle cose, come fosse uno spettatore passivo dello scorrere del tempo, dei giorni. Osserva con fare semplice, ovvio, il fluire delle ore mentre quella stella infuocata prosegue nella sua parabola discendente oltre l'orizzonte. Un mare di fiamme e lava investe i contorni delle case e dei negozi, i pendii ripidi ed irregolari dei monti, le chiome verdeggianti degli alberi in lontananza facendo brillare la cascata lontana di riflessi dorati. Misurato, semplice, parla poco per volta in tranquillità, spensierato forse con quel viso sereno e solo leggermente assonnato. <Spero che abbia dormito bene, allora> commenta semplicemente cercando di abbozzare un sorriso gentile. Ma non le riesce molto bene perchè quelle labbra appena incurvate paiono quasi in sofferenza con quel loro modo tirato e stanco di tendersi. Scossa. Timorosa. Respira a fondo cercare di liberarsi di quel peso che le grava sul petto puntando lo sguardo sul Villaggio sottostante. Solitamente le dà sollievo osservare in quel modo la Foglia, vederla serena e vitale che prosegue nella sua vita da lassù. Eppure i recenti avvenimenti le impediscono di lasciarsi andare totalmente a quell'istante, tenendola prigioniera di una agonia interna senza nome. Deglutisce silenziosamente. La voce del rosso la porta a ruotare nuovamente il capo in sua direzione, le labbra a schiudersi senza però liberare alcun suono. Non sa come potrebbe spiegargli quel che è accaduto. Non sa neppure se è il caso di farlo. <Sono appena tornata da una missione> direbbe lei abbassando la mano dal suo viso fin sul coprifronte poggiato precedentemente per terra dinnanzi a sé. <Non è andata esattamente come previsto> si limita a dire non volendo divulgare informazioni che non erano ancora passate sotto il giudizio e l'osservazione del Nono. Quella successiva osservazione dell'altro, poi, la porta a rimanere sorpresa di quelle parole. E' strano che qualcuno parli di qualcosa di così delicato con sì tanta semplicità. Eppure la sua voce, il suo tono, non paiono voler indicare sarcasmo o crudeltà alcuna; par quasi la semplice osservazione di un'anima lineare e trasparente. <A-ah> rimane interdetta per un istante, la voce a fermarsi lì lì sulla sua gola mentre un suono strozzato esce dalle labbra morbide. <Beh per fortuna non è questo il caso> sorride appena più semplicemente, distendendo di poco le labbra sul viso, mentre la voce altrui giunge nuova e rinfrescante alle sue orecchie. Forse le farebbe bene davvero parlare in questo momento, nonostante in cuor suo ricerchi fortemente un po' di solitudine. Ma forse è solamente la paura di veder realizzarsi il suo incubo a parlare. <Io sono Kaori> direbbe lei dopo un attimo di silenzio andando ad afferrare il proprio coprifronte e alzarsi in piedi, pochi passi a bruciare la distanza fra loro così da portarla a distare da lui solamente un metro scarso, giusto lo spazio sufficiente a non invadere quello altrui. Andrebbe a sedersi nuovamente, questa volta senza inginocchiarsi, ma con i glutei a poggiare al suolo e le gambe piegate oltre il bordo della ripida parete rocciosa, a ondeggiare nel vuoto sopra il volto scolpito dei uno dei vari Hokage. <Kaori Hyuga. Piacere di conoscerti, Keikaku> continuerebbe la sua presentazione voltando il viso verso quello altrui. Sospira leggermente tornando ad osservare il Villaggio lontano, più in basso, andando ad osservare i giochi di luce ed ombra che il sole fa con le strade e gli edifici. <Non so se sono problemi di cui mi è concesso parlare. Ma potremmo sempre trovare qualcosa di più felice di cui discutere> proporrebbe lei abbozzando un sorriso, una piccola luce a baluginare nelle sue iridi bianche fra le ombre che fino a quel momento le avevano avvolte. <Tipo... mhh...> Non un inizio esattamente brillante, eh. <...sei venuto qui per schiacciare un pisolino?> Caspita. Che argomento interessante! Eppure, in verità, è l'unica cosa che le è passata per la mente di dire, di chiedere. Sempre meglio di un denso silenzio imbarazzante, no?

19:30 Keikaku:
 < Sì, dormito bene > ammette senza troppi problemi < O meglio, i soliti incubi che mi capitano quando qualcosa mi ronza intorno .. o mi striscia addosso. Tendo a sognare gli animali che mi circondano in scenari che prevedono la mia fuga da loro > Una pausa, imbroncia il labbro, ci rifletta un attimo per poi sbuffare < Ah beh, non so proprio il perché > Stretta nelle spalle come se quella risposta fosse l'unica soluzione al dilemma freudiano. Lo sguardo viene altalenato, lento, dal tramonto alla giovane Hyuga, spostandolo su di lei quando questa parla e ritornando al tramonto quando invece resta in silenzio. Come se riflettesse affondo sul senso delle sue parole .. o forse no, perché il volto è praticamente una maschera di cera e se non fosse per le occhiaie da sonnus interruptus e il respiro si potrebbe quasi giurare che sia un manichino di rappresentanza. O un cucchiaio, data la vastità che entrambi ( il cucchiaio e il ragazzo ) esprimono in emozioni. Stanco, o forse svogliato, non c'è apparente differenza in realtà. < Ah, quindi sei un ninja > comprende, una volta che la ragazza parla e che poi egli stesso noti il coprifronte < Oh, potresti essermi utile allora > Sincero, senza troppi peli sulla lingua < Il che si ricollega al motivo per cui sono qui, fra le altre cose. Volevo andare all'accademia ma mi sono perso e allora ho pensato che fosse meglio dormirci sopra prima di cercarla > Faccia imbronciata < Tu sai dove si trova ? > domanda quasi con un'ingenuità infantile puntando il dito verso il villaggio, come se si aspettasse che la ragazza gl'indicasse l'edificio da lì. < Per quanto riguarda la tua missione, beh, se non puoi parlarne fa niente. Qualsiasi cosa sia passerà. Passa tutto. Dicono che i ninja siano i guerrieri forti, o qualcosa del genere > Un pausa, nuova riflessione < Quindi anche tu sei forte. Quindi supererai questa cosa >

19:46 Kaori:
 Le parole del ragazzo portano Kaori a fissarlo andando man mano ad aggrottare le sopracciglia man mano che immagina che razza di sogni egli possa fare ogni volta che si ritrova a dormire all'addiaccio come in quel momento. <eeeew> Sì, esatto. Un ninja che dà in un verso di disgusto al solo sentir parlare di insetti e vermi. Una gran dimostranza di forza e coraggio, insomma. <Beh magari sarebbe meglio non dormire all'aperto, così dovresti avere un sonno più tranquillo> proporrebbe lei come a volergli fornire una soluzione a quel sonno disturbato e rovinato da incubi probabilmente evitabili. <Può non sembrare ma il sonno è molto importante per delle condizioni fisiche salutari. Un riposo agitato o inquieto potrebbe produrre effetti anche peggiori del non dormire affatto> Ha letto qualcosa del genere nei volumi di medicina studiati per la sua preparazione in ospedale, consigli che è pronta ad offrire a chiunque ne abbia bisogno. O voglia ascoltarla. Si ritrova per un istante quasi a dimenticare la pesantezza che le grava sul petto nell'immergersi così in quel discorso, ritrovandosi ad annuire appena all'affermazione del rosso pochi istanti dopo. Andrebbe ad alzare il coprifronte nella man destra, mostrandolo all'altro. Qualcosa a cui tiene immensamente essendole stato donato da Azrael Nara in persona, il simbolo che dimostra l'appartenenza alla squadra di shinobi della Foglia. <Hai bisogno di aiuto?> domanderebbe lei quando l'altro rivela di aver bisogno di un ninja. Kaori ascolta ogni parola in silenzio andando a sorridere poco dopo con fare divertito per la semplicità del dire altrui. <Sì, certo> annuisce lei allargando appena il sorriso, lo sguardo appena più sereno adesso, sebbene ancora costellato di una preoccupazione di fondo piuttosto accentuata. Come a voler seguire il fare del rosso, andrebbe anche lei ad alzare la mancina fino ad indicare un edificio in lontananza, in parte scostata dal centro del Villaggio. <E' quel palazzo laggiù> direbbe fissando l'edificio per un istante, prima di riabbassare il braccio e voltare il capo in direzione dell'altro. <Ma credo che non ti sia molto d'aiuto un'indicazione così vaga.> .. <Se vuoi posso accompagnarti, così la prossima volta saprai come arrivarci> si propone lei stancamente, per niente infastidita da quell'offerta fatta al ragazzo. <Anche perchè devo passare alla magione dell'Hokage comunque, fra stasera e domattina, per cui sarebbe di strada> specifica ancora umettandosi le labbra, volgendo nuovamente lo sguardo verso l'orizzonte. Un alito di brezza va a carezzarle il viso, il sudore asciugatosi ormai sulla sua pelle lasciandole una sensazione spiacevole addosso. <Sei gentile> la voce della genin esce rincuorata dalle sue labbra quando Keikaku termina il suo pensiero, le iridi bianche a cercare quelle... beh, quella visibile di lui, con un sorriso ingentilito ad incresparle le dune rosate che ora scoprono una fila di denti bianchissimi. <Ti ringrazio per questo tuo pensiero> Il sole termina la sua discesa e lascia che un manto scuro trapunto di stelle candide vada a coprire il firmamento intero. Una luna pallida compare improvvisa, beh quel piccolo spicchio rimasto visibile, e la brezza si rivela più frizzantina di poco prima. <Allora, dimmi un po'. Desideri diventare un ninja?> domanderebbe lei puntellando i palmi sul terreno, di lato ai fianchi, fornendosi un sostegno maggiore per rimanere ben dritta con la schiena. <Per questo cerchi l'Accademia?>

20:00 Keikaku:
 < Dormire ... al chiuso ? > domanda per un attimo spiazzato, come se fosse una cosa a cui non aveva pensato prima < Ah .. beh > Una pausa < Diciamo che ultimamente preferisco godermi la natura aperta > Che per quanto sia vero, lo si capisce dalla naturalezza dei gesti e del tono di voce, non nasconde una sorta di non-detto, come se fosse semplicemente una mezza verità. Non che poi il Rosso si dia troppa premura per nasconderlo,anzi, pare che non ci badi neanche più di tanto < E poi mi piace stare all'aperto > Una pausa < Già già. Si sentono tante cose, si respirano tante cose. E puoi imparare tante cose senza uscire di casa perchè .. beh, perchè sei già fuori > Annuisce ancora, come per dare maggior forza al suo pensiero < Non sono molto bravo con le parole > Sorride < Faccio del mio meglio, insomma > Si alza, sgranchendosi completamente stavolta e rivelando il suo metro e ottanta di statura in tutta la sua spilungoneria, fa sclocchiare un paio di articolazioni prima di risedersi < Beh, adesso sono io a non voler disturbare, quello lì ? > indica lo stesso edificio, a cercare conferma. Imbroncia il labbro, guarda gli edifici adiacenti < Forse è meglio che mi ci accompagni, sì > ammette sconsolato, riportando l'unico occhio, verde smeraldo, sulla figura della ragazza. Ascolta le ultime parole della giovane, inarcando un sopracciglio < Gentile ? > domanda, come se non avesse mai sentito prima il termine < Non saprei > Si stringe nelle spalle < Ho detto solo quello che penso. Dico sempre quello che penso, il che è il mio peggior difetto, temo. Ma se ti è stato d'aiuto mi fa piacere > Annuisce. All'ultima domanda della giovane non risponde subito, preferndo rimanere in silenzio quel che tanto che basta per rimettere in fila i pensieri < Non proprio > rivela con un sospiro < Non amo molto le cose faticose. E temo di non essere spinto da grandi sentimenti o emozioni, come credo siano molti ninja, generalmente parlando > Nuova pausa, lo sguardo si distoglie dalla ragazza per posarsi sul palazzo del Kage < Ma sono a corto di soldi e mi hanno detto che le missioni che i ninja svolgono vengono retribuite più o meno bene. Tutto qua >

20:17 Kaori:
 <Beh, effettivamente sarebbe bene approfittare di questi ultimi giorni d'estate prima che il freddo arrivi e diventi impossibile godersi appieno queste giornate> direbbe lei con un sorriso quando l'altro terminerebbe di spiegare il suo punto di vista, quel modo di farle capire quante cose si possano vivere al meglio fuori da quattro mura, circondati invero dalla natura, dall'aria fresca. In parte le sembra quasi di invidiare quella spontaneità e quella leggerezza che l'altro par emanare, come fosse accerchiato da una sorta di semplicità che un tempo avrebbe pensato appartenerle. <Oh no, al contrario> esclama Kaori quando l'altro par quasi temere di non risultare comprensibile alle sue orecchie. <Capisco ciò che intendi. È solo che mi hai incontrata in una serata un po' complicata.> cercherebbe di chiarire lei con un sorriso amaro, dispiaciuto. <Scusami se sembro un po' confusa o distaccata. Non dipende davvero da te> sincera, vorrebbe evitare di mostrarsi scortese verso l'altro. <Mi interessa sapere cosa pensi.> aggiunge poco dopo notando ora il rosso andare ad alzarsi, allungandosi fino alla sua massima statura portandola a sentirsi davvero piccola. <Caspita. Sei alto eh> commenta colpita, prima di vederlo tornare a sedersi accanto a lei. Annuisce semplicemente quando l'altro conviene sul fatto che forse è meglio se lei l'accompagna e va ad incontrare lo sguardo di quell'unico occhio smeraldino per rivolgergli quel ringraziamento sentito. <Non credo sia un difetto dire la verità. Bisogna solo sapere come dirla> espone lei il suo pensiero, semplicemente, con la voce seria, bassa, capace di fendere l'aria quel tanto che basta per risultare chiara. Non ama alzare la voce, né è dell'umore adatto per risultare allegra e squillante come sempre. <Sì, lo è stato. Non sai neppure quanto> un sorriso amaro sfugge dalle sue labbra mentre il viso andrebbe a venir chinato, lo sguardo a perdersi lungo il paesaggio sottostante. Sentirsi dire che probabilmente lei è forte dopo aver veduto il suo intero clan, la sua stessa famiglia, scacciarla e denigrarla per la sua *debolezza* è quasi una manna dal cielo. Una benedizione insperata che le dà un briciolo di fiducia in più. Lascia che un leggero silenzio cada fra loro mentre l'altro va a spiegare il motivo che lo ha spinto a decidere di diventare un ninja. Kaori ascolta senza proferir parola, accogliendo con cura quel dire, metabolizzandolo lentamente. <Capisco...> mormora dopo alcuni attimi di silenzio quando l'altro termina il suo discorso. <Eppure mi sento in dovere di dirti che è un mestiere davvero rischioso. Non sottovaluto il bisogno del denaro, so che senza quello non si può dire di vivere bene, ma i pericoli che si corrono in questo lavoro sono davvero impensabili> rivela lei voltando solo alla fine lo sguardo verso il viso altrui, le sue iridi pallide alla ricerca di quella verde del rosso. <Non sto cercando di spaventarti, o di convincerti a cambiare idea. Ma voglio che ti sia ben chiaro ciò a cui andresti incontro se decidessi davvero di diventare uno shinobi> Seria, mortalmente seria lei mentre offre quel dire, preoccupata di cuore del destino che può attendere chi non desidera col cuore imparare quella via così tortuosa. <E' dura. Si lavora parecchio, si studia tanto. E sì, è uno stipendio assicurato. Una casa, dei soldi, del cibo sicuri.> conferma lei annuendo appena col capo. <Ma ciò che dai in cambio è altrettanto prezioso.> termina quindi con un ultimo respiro, aria a venir respinta dalle narici in un soffio silenzioso. <Pensaci bene> consiglia solamente, infine, senza distogliere lo sguardo dal suo.

20:30 Keikaku:
 < No, non lo sembri affatto > risponde senza pensarci troppo, come fosse la cosa più ovvia del mondo < Semplicemente hai passato una brutta giornata e questi sono i risultati. Capita. Non te ne farò una colpa > aggiunge dopo una piccola pausa, senza sorrisi, ma non perchè sia piccato, infastidito, quanto per una certa serietà che scivola via leggera, come se fosse solo una foglia portata dal vento e subito trascinata via. Un'ombra di un carattere che parrebbe il più pacato del mondo, una sfaccettatura appena abbozzata, ma che sta lì a sottolineare che per quanto ci sia della noncuranza, una sorta di pigrizia fisica e mentale, lui ha capito quello che sta provando la donna e non calca volutamente troppo la mano. Gentilezza probabilmente, mancanza di voglia di accollarsi problemi degli altri, forse. Difficile dirlo, ma sicuramente qualcosa del genere, parrebbe. La ascolta, annuisce appena < Allora sorridi se ti ho aiutato, altrimenti potrei pensare che tu mi stia mentendo > commenta verso la giovane, con quella leggera ironia, che come la serietà sempre essere passata lì per caso, più che per effettiva volontà del Rosso. poi arriva il discorso sul mondo ninja, che lui ascolta, che lui palesemente elabora nel cervello prima di rispondere < Lo so > risponde infine < O quantomeno lo immagino > si corregge, ondeggiando con la testa, come se l'ultimo termine lo convincesse di più. < Ma non m'importa più di tanto. Non fraintendere, non m'interessano i soldi, o meglio, non mi interessa accumularli > Una pausa, sorride < Non sono avido, anche se ho dei vizi > Lieve cenno del capo ad una sigaretta immaginaria ma facilmente intuibile < Semplicemente voglio avere la sicurezza di una casa, di soldi e di cibo. Altro non mi serve, immagino > Imbroncia il labbro < E poi non credo ci sia qualcosa di veramente difficile. La vita è straordinariamente semplice, siamo noi che ce la complichiamo > La pirl-ola di saggezza serale.

20:58 Kaori:
 L'altro appare comprensivo, saggio forse in quel dire serio e pacato che porta la genin ad annuire appena col capo, le labbra leggermente tirate verso i lati in un mezzo sorriso di riconoscenza. <Grazie> lo dice anche a voce, senza lasciare che quel ringraziamento aleggi semplicemente sospeso fra loro, muto. È gentile da parte sua comprendere quel suo leggero stato di apparente apatia, stanchezza o malinconia, qualunque cosa sia il sentimento che traspare da quei tratti delicati. In un'altra circostanza forse Kaori si sarebbe lasciata alle spalle quanto ha veduto, quanto ha provato, cercando semplicemente di dirsi che è finita, che è tutto finito. Eppure non ci riesce, non questa volta. Forse perchè non ha semplicemente veduto qualcosa di brutto. Ma ha visto prender forma i suoi timori più profondi. Lo sdegno della sua famiglia dinnanzi alla sua debolezza. Quel loro trovare sprecato quel potere pregiato per una ragazza indegna come lei. Reietta. Così era stata chiamata. Quella parola risuona ancora dolorosa per la sua mente stringendole le viscere in una morsa gelata. Deglutisce cercando di scacciare quei pensieri, volendo volgere la sua intera attenzione al ragazzo di fronte a lei. Le sue parole sono cortesi, semplici, eppure riescono a portare la Hyuga ad aprirsi appena di più, come intenerita da quel suo dire educato <No, no davvero> mormorerebbe andando a snudare i denti bianchi in un sorriso gentile, sincero, seppur piccolo. Due fossette compaiono morbide ai lati delle labbra carnose mentre un alito di brezza fresca va a sfiorarle il viso, la pelle nuda delle spalle, carezzandola come un'amante gelosa. Le parole fluiscono, la serietà cala lentamente man mano che quel discorso diviene più intenso. Non chiosa nulla Kaori in attesa che Keikaku termini di parlare; ascolta interessata, coinvolta forse ricordando una discussione simile avuta tempo addietro con Furaya, la Consigliera della Foglia. Anche lei cercò di farla desistere dal divenire un ninja per prevenire tutto quel dolore che sarebbe arrivato col tempo. Ma Kaori, determinata, decisa nella sua strada, non aveva conosciuto dubbio alcuno. Adesso però inizia a capire. Inizia a comprendere e come lei cerca di mettere in guardia chiunque s'appresti a percorrere la medesima via. <Posso capirti.> chioserebbe infine con un respiro profondo, una mano a sistemare una ciocca violetta dietro l'orecchio. <Una vita tranquilla è tutto ciò che ho sempre sognato. Ma più che per me per il resto del Villaggio> rivelerebbe lei volgendo ora lo sguardo, per l'ennesima volta, verso il paesello sottostante. <Io non ho conosciuto lutti né sofferenze prima d'ora. La mia vita è sempre stata piuttosto agiata, semplice, con le difficoltà di chiunque altro> .. <Eppure sapevo che le guerre, gli scontri intestini, avevano portato via dei fratelli, dei figli, delle madri a qualcuno> sospira per un istante, fermandosi, osservando quella vita che scorre vivace per le vie della Foglia. <La mia famiglia detiene un potere innato da generazioni e generazioni, un potere che in combattimento può essere risolutivo se ben usato. Quanto sarei stata egoista a sprecare una simile capacità quando là fuori c'era gente che piangeva la perdita di un marito o di una sorella?> Il viso verrebbe ora volto verso il giovane, l'espressione seria, ferma, di chi parla con tutta la serietà e l'intensità di cui è capace. <Volevo fare qualcosa per impedire ad altra gente di provare lo stesso dolore. Anche a me sembrava semplice, tutto sommato> un sorriso amaro, nostalgico, a incresparle le labbra rosate. <Eppure scoprirai, col tempo, che accadono cose al di fuori della nostra comprensione. Persino della nostra immaginazione> riprende poco dopo pensando all'episodio dei Kage tornati in vita. <Cose che sarebbe difficile definire semplici>

21:14 Keikaku:
 Incassa il sorriso della giovane, sorridendo con la classica espressione di chi ha segnato punto e se lo porta a casa. Come se fosse un gioco, praticamente, sebbene non ci sia superficialità .. non troppo estesa, quantomeno. Annuisce alle parole della ragazza, incrociando gambe ( e quindi sedendosi all'indiana ) e incrociando le braccia conserte al petto, come se fosse qualcosa, quello detto dalla Hyuga, su cui deve rifletterci sopra. < Ho capito > risolve dopo poco < Ma non cambio idea > Che sa tanto di grazie ma no grazie, seppure ci sia del sincero ringraziamento, almeno per la premura della giovane. < Io non ho capacità speciali. La mia famiglia è normale, io sono normale. Come ti ho detto non sono spinto da grandi emozioni o sentimenti, nè da alti ideali > La guarda appena, sorridendo < Non che disprezzi chi li ha, anzi .. ammiro le persone che hanno uno scopo. Sono quelle che diventano o sono già forti > Annuisce, convinto nel tono della sua affermazione. < Io non ne ho. Questo villaggio .. > la mancina va a spaziare alle case davanti a loro, indicandole < Non è differente da tutti gli altri villaggi : quindi combattere per questo o per un altro villaggio è la stessa identica cosa. Non c'è ragione o torto, c'è solo il fatto che siamo tutti estremamente uguali e .. estremamente piccoli > Le palpebre si socchiudono, un sospiro profondo < Quindi non avrebbe senso per me, per come la vedo io, dirti che vorrei combattere per questo villaggio o per le persone che ci abitano. Potrei, ma sarebbe una bugia e io non mento quasi mai > La destra va a grattare la nuca, un nuovo sospiro va ad animare il petto che si smuove appena < Io voglio vivere. Voglio il mio diritto alla vita che preferisco vivere: per questo voglio diventare un ninja. Credo .. credo sia l'unico mezzo che ho per riuscirci > Torna a guardarla, di un sorriso amaro < E questo, beh, questo di riflesso impone che voglio che anche gli altri vivano la loro vita senza che nessuno li giudichi o li leda in qualsiasi modo. Tutto qua > Sorriso < Io lo trovo estremamente semplice, diretto, ma è anche vero che a volta la mia mente non segue i binari comuni > Una risata, cristallina, fuoriesce dalle labbra, leggera, come un soffio di vento.

21:31 Kaori:
 Non che desideri, in realtà, fargli cambiare idea. Ciò che spinge Kaori a pronunciare tali parole è quanto più un senso del dovere nel mettere in guardia l'altro su ciò che può attenderlo percorrendo questa strada. Persino lei, prima di diventare una kunoichi, non aveva davvero idea di cosa significasse essere un ninja, nonostante continuasse a credere di saperlo, di avere una idea piuttosto chiara in merito. Non vuole lasciare qualcuno scegliere una strada così rischiosa senza prima avvertirlo di tutti i rischi possibili, è una delle cose che per lei rientrano nel voler proteggere la sua gente. <Non voglio che tu cambi idea> sorride lei poco dopo, nell'udire tutto il discorso pronunciato dall'altro, una volta che il silenzio fosse sceso definitivo e assordante fra loro. <Ma desideravo renderti chiaro ciò che ti aspetterà. Lo sentivo come un dovere personale> chiarirebbe lei con fare gentile, pacato, andando a sospirare leggermente nell'osservare il Villaggio sotto di loro ravvivarsi delle luci all'interno delle case, dei negozi, gettar bagliori dorati per le strade. <Non credo che tu sia privo di capacità speciali. Anche se vieni da una famiglia di semplici cittadini, non vuol dire che tu non possa possedere una forza tutta tua> Rimane in silenzio per un solo lunghissimo istante prima di tornare a ricercare lo sguardo altrui, l'espressione ferma e serafica mentre si appresta nuovamente a parlare. <Il tuo profondo desiderio di vivere può essere ben più importante di qualunque altro potere innato. Un combattente dotato di capacità straordinarie non è destinato a vivere a lungo senza lo giusto stimolo a sopravvivere> direbbe lei con convinzione, sincera, credendo davvero nelle sue parole. <E concordo con te circa il fatto di considerare questo Villaggio alla stregua degli altri. Non credo che sia più importante, credo solo che mi sia più caro perchè è qui che sono nata e cresciuta> spiega lei addolcendo appena, inavvertitamente lo sguardo. <Ma le persone sono persone ovunque. Che siano qui o a Kusa o a Kiri. E vorrei che tutti possano vivere la loro vita tranquillamente, punendo i malvagi che minano a questa possibilità. Siano questi anche konohani...> .. <Credo che la tua mente sia interessante, Keikaku-kun> commenterebbe poco dopo inclinando appena il capo verso la spalla sinistra, le gambe ad ondeggiare lentamente oltre il bordo di quello strapiombo altissimo. <A volte la verità è proprio nelle cose più semplici. Magari scopriremo che alla fine ci vedi più lungo di tutti> un sorriso appena divertito, gentile ad addolcire quelle labbra color pesca, ad illuminare leggermente lo sguardo ancora impensierito.

21:43 Keikaku:
 < L'appartenenza al villaggio > ripete appena, quasi fosse un esercizio mnemonico che s'impone per imprimersi nella testa il concetto. < Ho capito > risolve nuovamente con semplicità < Anche il tuo è un pensiero semplice dopotutto, come il mio > Una leggera risata < Qui ci sono le persone a cui tieni e che vuoi siano felici, del tutto normale che tu voglia proteggerle > Sorriso conciliante < Ma io non mi sento di questo villaggio .. è strano > un sospiro, pesante < Non ho davvero bisogno di essere di Konoha per sapere di essere di Konoha. Io mi sento appartenente al mondo. Sai .. > la mano va a disegnare qualcosa d'istinto nell'aria, il petto si muove ancora in un sospiro un po' più accentuato del solito < Il cielo è il mio tetto, la terra è il mio pavimento, gli alberi sono le mie pareti. Cose così, molto filosofeggianti se vogliamo dirla in questi termini > Il sorriso si apre, una fila di denti perlacei balugina fra le due labbra, ampia, solare, allegra a suo modo. < Ma ammetto che qui sto bene. E so che molte persone stanno bene qui, quindi ... > Pausa < Quindi mi sembra giusto sforzarmi perchè le cose non cambino. Almeno qui. Per il resto, beh > Nuova risata < Non ho nè la capacità, nè l'ambizione al momento per guardare più in là di queste mura > Stretta nelle spalle, poi silenzio per diuversi secondi. Il discorso sul potere latente lo lascio non perplesso, ma qualcosa di molto simile : evidente che si prenda tutto il tempo necessario per scegliere bene le parole < So dormire bene. E tanto. Per questo sono così alto. Probabilmente è questa la mia capacità > Annuisce, convinto < Devo solo trovare il modo di renderla utile anche verso gli altri e il gioco è fatto > Sì, palesemente ci sta pensando sul serio < e comunque, il giorno in cui si dirà che un orbo ci ha visto più lontano di tutti voi, se così sarà, mi farò un sacco di risate > Ride divertito, anticipando i tempi.

22:04 Kaori:
 Le parole di Keikaku sono in qualche modo...poetiche. C'è qualcosa nel suo modo di vedere il mondo che porta Kaori a riflettere, a pensare, scostando per un istante soltanto quel gran marasma di negatività che l'aveva avvolta da quel pomeriggio. Non ha mai pensato davvero a ciò che v'è fuori dai confini del Paese del Fuoco, mai pensato a visitare il resto del mondo, se non qualche volta Kusa, in seguito alla promessa fatta a Yurashin di andarlo a trovare. <E' davvero un bel modo di vedere le cose, sai?> direbbe lei approfittando di un silenzio venutosi a creare, puntando le iridi perlacee verso il firmamento trapunto di stelle scintillanti. Osserva il moto delle dita altrui nell'aria, quel suo tracciare linee invisibili dinnanzi a sé e lascia che la sua voce fluisca imperterrita fino a raggiungere le sue orecchie. Scopre il sorriso di lui, quella mezzaluna a svelarsi oltre delle labbra sottili e quasi istintivamente va a distendere leggermente le labbra verso l'esterno, più rilassata. <Verranno col tempo, vedrai. Almeno le capacità> direbbe lei dall'alto della sua modesta esperienza prima di lasciar calare un silenzio leggero fra loro. Non imbarazzante, non denso. Quieto. Rassicurante. Non si sente a disagio come ci si sarebbe sentita in altre situazioni, forse con qualcun altro. Si sente invero come cullata da quella pace, a contrastare il tumulto che le si agita dentro violentemente. Non può sfuggire per sempre alla verità. Le parole di Kei le strappano una piccola risata, dolce, cristallina, rapendola per un istante in più da quei pensieri cupi che le affollano la mente stressata. <Sono sicura che l'altezza sia solo uno dei tuoi punti forti> E lo pensa davvero. Si unisce alla risata di lui circa quella battuta e scuote appena il capo, divertita. E' contenta di quell'incontro, trova che le abbia fatto davvero bene in quel preciso momento. <Devo proprio ringraziarti per questa sera, Kei-kun. -Posso chiamarti così?> direbbe guardandolo in viso, le iridi bianche a specchiarsi in quella smeraldina di lui. <Mi hai davvero aiutato a calmarmi, a rasserenarmi, ma ora temo di dover fare i conti con i miei problemi ed affrontarli> Un sorriso sincero, disteso, andrebbe ad incresparle le labbra mentre piegando le gambe fino a farle risalire oltre il bordo del precipizio andrebbe a rialzarsi per la sua modesta e misera statura. Un metro e sessanta scarso di donna, uno scricciolo in crescita. <Sono contenta di averti incontrato> .. <Scrivimi quando vorrai che ti accompagni in Accademia, sarò ben felice di portartici> lo raccomanda con gentilezza, un soffio di vento a scostare i ciuffetti viola sul suo viso. <Buonanotte, Keikaku, e a presto> [end]

22:13 Keikaku:
 Si stringe nelle spalle alle parole della donna < A me piace il tuo punto di vista, quindi siamo pari in questo > Sorride appena, un'accenno d'increspatura che smuove la linea retta delle labbra prima che annuisca alle parole della giovane < Sì, non ho fretta. Mai avuta in realtà : prendo quello che mi viene dato senza spaccarmici troppo la testa sopra : ciò che guadagnerò lo farò senza dubbio con i miei tempi. Questo è sicuro > La palpebra viene socchiusa, la testa ciondola per qualche istante prima di ascoltare il resto delle parole della ragazza < Sono contento che tu ti senta meglio. In fondo non ti sei buttata, il che è positivo: poteva andare decisamente peggio > Serio nel tono e nella gestualità del corpo, come se quel timore gli fosse rimasto, nascosto, per tutta la durata della conversazione. Non proferisce nulla per qualche attimo, finisce di ascoltare ciò che la ragazza ha da dire e poi sorride < Sono felice anch'io di averti incontrato. E credo che ti scriverò presto per trovare l'accademia, vorrei riuscire quanto prima a .. beh, risolvere questa faccenda > Una leggera risata un cenno della mano nel salutarla < Bye Bye > in un filo di voce, muovendo l'arto come un biNbo felice. Poi realizza una cosa, ma solo dopo che la Hyuga è ormai già andata via < Aspetta!, Come ti trovo? > Troppo tardi. Rimane così, a metà fra il deluso e il confuso, prima di sospirare, allungarsi a terra e concludere con un < Oh beh, ci penserò domani > Perchè da lì a poco, sono solo sogni e profonde dormite [ | END | ]

Dopo essere tornata a Konoha dalla missione al Tempio dei Custodi, Kaori decide di recarsi in cima al Monte dei Volti per rimanere un po' da sola e prepararsi ad affrontare il suo clan, spaventata che possa trovarlo ostile e disgustato da lei come nell'incubo vissuto poche ore prima.

Qui fa la conoscenza di Keikaku, un giovane konohano assonnato che le chiede informazioni su come raggiungere l'Accademia ninja per intraprendere il suo percorso di studi shinobistici (?). La ragazza cerca di rendergli chiari i rischi e le conseguenze che una simile scelta comporta e, dopo aver discusso dei loro punti di vista e pensieri, i due si lasciano con la promessa di rincontrarsi e di andare assieme all'Accademia.