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con Kurona

01:22 Kurona:
  [Hengawa] C’è un disturbante gracchiare lontano che la distrae da se stessa. La solleva, per certi versi, sapete cosa vuol dire affrontar faccia a faccia la propria persona? Fosse almeno simpatica, lei- gioverebbe di quegli attimi di solitudine. Ma invece non si sopporta. Passerebbe attimi lunghi a punirsi delle sue gesta egoiste e prive di moralità. Eppure, stranziante, non riesce a punirsi per quel che ha fatto fino ad ora, arrivando a grattare con le unghie con i denti i fondi di questo pozzo buio cercando la luce in fondo ad un buco nero, dove si sa—troveremmo solamente altro buio. Forse più accogliente, più comodo. Ma pur sempre buio. I capelli legati da un laccio fine e nero, le tengono issata una coda che scivola leggermente ondulata sulla schiena nuda, dove le bende stringon il petto fino a darle un accenno mascolino o quanto più acerbo. La parte superiore della divisa grigia dei samurai- quella d’allenamento, è per metà issato sul braccio sinistro e per metà lasciata molleggiante ed arricciata sotto l’obi per il braccio destro che sosta in silenzio sulla katana a doppia lama che riman ferma con il filo posto sull’erbetta fredda che si china come un devoto davanti al suo dio, al solo passaggio del vento. [ck on]

01:30 Kurona:
  [Hengawa] Gli hakama nero opaco scivolano nel vento come se fosse un abito portato a vita alta, stretto alla vita da una cintola di stoffa intrecciata abbastanza fine da non impicciarle i movimenti e non stropicciare le otto pieghe dei calzari- peculiari per riportar tante pieghe quanti sono i passaggi sacri del codice di un samurai. Il bushido. Le palpebre calate a stender le ciglia folte sulle gote, così da lasciar che quella stessa bava indispettita le rinfreschi il viso bianco deturpato da una cicatrice che attraversa il sopracciglio e la gota destra. E’ facile percepire qualsiasi cosa attorno a se, anche i piccoli passi delle luci antiche all’interno del dojo, dove il silenzio si stramuta in uno sporadico brusio di voci. <Ohayo.> La voce è bassa, inconfondibilmente di donna, con le spalle rilassate che s’abbassano piano in una posizione più rilassata. Siede con garbo sulle ginocchia, con i piedi nudi posti con le punte verso l’interno e i talloni verso l’esterno, a disegnare una conchetta ove i glutei morbidamente si poggiano. Uno degli iniziati-come lei, le si avvicina in silenzio, attirando la sua particolare attenzione. Apre gli occhi, curva il capo.. [ck on]

01:38 Kurona:
  [Hengawa] Di certo Kurona nel dojo non è trattata con molto più riguardo degli altri- e questo comprende l’aver dei segni rosso intenso d’abrasione sulla spalla destra ed il bicipite, esattamente quelli messi in mostra al momento. Ma non importa- se è per sviluppare l’ambidestria indotta, lascia che i grandi maestri dell’arte delle lame facciano. Non che si senta maltrattata- sarebbe ironico guardando alla condanna che è la sua vita. Forse- effettivamente, in questo momento preferirebbe rimaner da sola, assieme al dubbio che l’attanaglia nel lasciar questa battaglia e prendere il demone a settecode così come pensava di voler saper di più sul meraviglioso e saggio Gyuki. China il capo lentamente, lasciando che i pensieri del prendersi tanta responsabilità le scivolino di dosso, abbandonandosi ad un sospiro leggero. <Puoi sederti, non sono così burbera come dicono..> Invita il giovane samurai, mentre c’è chi va e chi viene dalle stanze, bevendo di nascosto qualche bicchiere in più di sakè o azzuffandosi l’un con l’altro per semplice divertimento. E’ l’unica donna del corpo dei samurai e per certi versi, è portata ad esser più vista da tutti gli altri. E’ eccentrica- pacata- serafica. Così concentrata a mettersi in croce in questo breve tempo, a scriver ad Irou ed a Yukio che sta bene, che è lontana da casa per qualche tempo ancora- per quanto è necessario da esser integrata nei Kami Kashin e per capire cosa stia succedendo a Konoha. [ck on]

01:46 Kurona:
  [Hengawa] <Sai – Tochiro?> Emette verbo riaprendo gli occhi quando il giovane samurai avrà preso posto davanti a lei, rimanendosene in silenzio e mettendosi nella posizione che riflette la medesima di Kurona, quella che prendon tutti i samurai alle grandi celebrazioni dell’Araldo Antco e del Consiglio. Espira un soffio caldo nel freddo notturno che ci ricorda che l’estate in procinto di finire, a cielo aperto—così che le stelle facciano una cupola così infinita e cheta. <Ho trovato Mifune un uomo bizzarro.> Oh Kurona ricorda bene certi insegnamenti, ma non s’introduce alla giovane luce antica come un accusatrice, quanto più- come una donna particolarmente curiosa. <Quand’ero piccola- tutte le mie sorelle dicevan bene dei samurai: Ah, uomini d’onore loro, i più belli e valorosi. Non hanno mai dimenticato il rispetto delle tradizioni.> Rimembra ella, passando il viso su quello del compagno. <Eppure son quasi certa, che entrar nel dojo dei samurai, vuol dire abbandonare una parte dei piaceri terreni, non è vero? Di solito, si smette di cercar apertamente le donne, si beve con moderazione, e non si fuma.> Aggrotta le sopracciglia, scuotendo il capo e facendo scivolar un fianco verso l’esterno, così da infilzar la katana a terra e lasciarsi cadere sul lato, tra i ciuffi d’erba fredda. Potrebbe ancora—sentirsi infantile e rotolarsi li, nel fresco- senza pensare? [ck on]

01:50 Kurona:
  [Hengawa] La tempia che s’appoggia per terra, lasciando che le gambe si sciolgano e dalle labbra di Kurona vibri un mugolio basso- si stiracchia, così stanche le sue ossa, che potrebbe esser persino più anziana di quanto non sembri. <Mh..> Vibrano ancora quando l’altro emette suoni che si ricollegano autonomamente alle parole della stessa Kokketsu, fatte di pura curiosità-? Oh beh, sappiamo come Kurona sia una serpe in seno al mondo, di come possa esser un’arma a doppio taglio puntata tanto al collo dei nemici, quanto a quello degli amici. E’ rimasta celatamente interdetta dal far libertino di Mifune, sapendolo come la sua fama vuole, come un ostico uomo dall’antica dottrina samurai, forse più antica di quanto non dovrebbe. Sono generazioni che il vecchio Mifune regna incontrastato sui Kami Kashin ed ora- forse, è giunto il momento di lasciar le redini. O almeno così suppone. Vogliam vedere cosa c’è nella testa di Kurona? Se suo padre ha pianificato tutto, ben venga. Che continui a pianificare la sua vita, passo dopo passo. Che continui a decidere per lei, perché lei prenderà tutto quello che troverà sul tragitto, come un dio, allunga le mani e afferra, come vuol afferrare i Kami Kashin e piuttosto che vivere, perire in battaglia. Che agonia, la vita. <Si, lo trovavo curioso, insomma. E m’hanno raccontato di quel ribelle, un vile..> Non conosce il nome di Isami, forse nessuno l’ha citato con il suo vero nome, sa solo che l’ultimo ad essergli andato contro, ora è semplicemente morto in battaglia. Espira pesantemente, piegando il capo ad issare il busto. <E’ sempre stato così? Un uomo libertino.. Fuori dagli schemi del Bushido.. Con scopi vaghi?> Aggrotta le sopracciglia issando le ginocchia ed allungando la destra alla guardia della katana. [ck on]

01:56 Kurona:
  [Hengawa] Allora- come sarebbe far diventare qualcosa di piccolo un impero, Kurona? Come sarebbe issarsi in piedi e prendere senza più chieder il permesso a nessuno? Le orecchie fischiano, di un fischio che le fora il cranio trapassandolo da parte a parte, creandole un semplice elemento di disturbo nella sua conversazione. Una distrazione, che getta gli occhi nel vuoto della parete di riso. Espira sonoramente lasciando che l’altro trovi lo spazio necessario per parlare. Semplicemente, cerca di gettar tutta la sua attenzione su quella figura esile e composta, con abiti identici ai suoi. Il mento dal profilo affilato si sposta, dirige quei lapilli infernali verso di lui, ma guardandogli completamente attraverso.. <?> Per un attimo pare non esser stata attenta ma poi, schiudendo quei petali di rosa, eccitati al sol pensiero di dominare quegli uomini, si ritrova a chiosare; <Interessante..> Son parole semplici, che appaiono come disinteressate, giusto per chiaccherar sotto il chiaro di luna. La mano sulla guardia pone una pressione minima a rialzarsi da terra e muoversi il giusto per spolverarsi diligentemente l’abito. <Mi dispiace per averti disturbato- sono una persona di natura poco fiduciosa..> Non che dubiti di Mifune- dunque. Una bugiarda di prima categoria, che tende ora un sorriso dolce come il miele, e dalla voce di sirena serafica. Gli occhi in una fessura sorniona, che ricorda quell’affidabile gatto che appar per fortuna d’innanzi al tempio, issando la zampetta in cenno di saluto. Un maneki neko dorato, ma dagli occhi iniettati di sangue. <Credo sia la vita a scottar sotto i piedi e a farci ricordar di camminare piano e guardando cosa calpestiamo, no?> China il capo, estraendo la katana dal terreno, per rinfoderarla nel suo spazio di mogano d’ame, un colore denso e caldo. <Siamo di natura tutti più propensi a fidarci di quel che ci è più comodo. Del nostro capo. Del nostro generale. Di chiunque possiamo addossar colpe che non ricadano su noi stessi. La sfiducia ci toglie questo vizio, invece, non credi? Tuttavia—come detto, imparerò a fidarmi del Venerabile Mifune molto presto.> … [END]

Kurona Jon Sno vuole sapere cose sui Kami Kashin. E questa povera crista di una Jai si ricorda che tipo di personaggio ha, rendendosi conto della vita grama della sua pg che è ad un passo dal ritardo mentale.