E’un soffio freddo- che risale la schiena scivolando come la più gelida delle carezza la colonna vertebrale facendoci risalire dal nostro sonno. Così dolci, le braccia di Morfeo, il più delle notti ci coccolano alternandosi a sonni invece mancati dove par che il nostro cheto amante ci abbia sbattuti giù dal letto- contro una parete. La vita di un guerriero non è affatto facile- tensioni che s’accumulano, decisioni da prendere, e la costante sensazione di correre, e non arrivare mai in nessun punto. Sembra esser passato neanche un minuto da quando hai poggiato il capo sul tuo cuscino- come quando abbiamo la sensazione di cadere nel vuoto, sprofondando nel materasso e sentendo quella pressione scomoda allo stomaco. Ma quando apri gli occhi, non ti accoglie la tua stanza. Non t’accoglie il tuo compagno che riposa al tuo fianco. Ma è la sfuocata visione del tuo riflesso che si muove specularmente a te, sembra emularti in tutto. Quando apri gli occhi, quando ti muovi, mani, gambe, piedi, braccia, mani. Forse è solo un sogno, effettivamente, che ti si srotola davanti agli occhi e che avrà il medesimo effetto onirico. Confuso. Frustrante. Probabilmente privo di senso, o con un senso recondito- dato che la notte è; figurativamente parlando, il momento in cui il nostro “archivio” getta fuori dai suoi grandi cassettoni innumerevoli, vecchie, nuove, obsolete e utili informazioni, creando qualcosa che difficilmente riusciamo a capire. Ed ecco lei, il tuo riflesso. Man mano che batti le palpebre diviene sempre più definito e lucido e ti guarda, probabilmente, come tu guardi lei. Con astio. Disprezzo. I capelli corti di quel color violaceo il ciocche frastagliate e appena disordinate. Grandi occhi chiari, che rasentano da esser pietra di luna: Opali. Immensi, lucidi, eppure ti mettono in soggezione, in qualche modo. E tutt’intorno a te, il panorama ti regala la stessa identica visione. Un ottagono di specchi ti circonda, aprendosi dietro le tue spalle in quella che sembra una porticina che da—incubo- su altri specchi. Percorsi, quant’è grande questa giostra secondo te? Oh- non lo sappiamo, forse, nella tua mente, non c’è una fine a questa frustrante agonia. Si distinguono solamente, tra luce ed ombra, che creano sul pavimento bianco dove i tuoi piedi si poggiano nudi, sfumature appena accennate, forse è proprio questo il tuo unico sollievo. Qualsiasi cosa sia, non è infinita. <E’ passato tanto tempo..> Questa voce, la ricordi? E’ la tua. E’ la voce di Joai che hai già affrontato, che hai già temuto tempo prima. Scivola e rimbalza da uno specchio all’altro rendendo tutti i tuoi riflessi- una possibile minaccia. <Come ti senti, lontana da casa?> … <Così lontana da Ai, che l’hai abbandonata a.. Probabili calamità.> Quella voce gentile, flebile- quasi cordiale, si ricollega solamente ora, ad un riflesso, alla tua destra (lo specchio accanto a quello che hai di fronte. Sorride, sadica- sembra promettere e giurare qualcosa di terribile. Può aver davvero fatto del male ad Ai? [Ambient personale GO!][Me vs Me – Spin off dell’Alba]
Joai dal suo riflesso scansa il capo di lato, lascia che la punta di alcune ciocche -rimanendo una sagoma bidimensionale in uno specchio. O forse in tre. O peggio, in tutti. C'è un movimento coordinato, spettacolare, a tratti anche stordente e sinistro, che fa vedere i riflessi che circondano Mekura per trecentosessanta gradi muoversi con la sua stessa ed identica velocità, mentre la sua controparte rimane ferma, calma. Lascia che lei parli e che la sol voce della hyuga rimbombi sugli specchi tornando indietro come una scheggia. Un sorrisetto appena accennato su quel perenne broncio serioso, rompe le linee noiose del suo viso. Perchè? Molto facile. <Perchè io, non sono te.> E' forse il primo passo verso la rottura? Si sposta quella sagoma oltre lo specchio verso la cornice, passi che non s'odono nell'aria, e la sua sagoma che sparisce e diviene un altro riflesso identico a te. Che ti fissa, come tu fissi curiosamente lei. Sparita? Oh, no, non cantar vittoria. <Forse gli altri- tutti gli altri, quelli sciocchi, pensano di avere un romantico legame con la loro controparte. Uso. Hanga. L'insonne. Loro si.> Un filo di voce che risuona nell'aria. Ma ora, come prima, sembra provenire da tutti i riflessi e nessuno. Qualcosa di molto simile alla Tecnica degli specchi diabolici, van creandosi sul tuo capo cupole di specchi a triangoli scaleni, che ti deformano, ti riflettono in dettagli. Un occhio. Le labbra. Il naso. Un pezzo della gota, una spalla. Una mano. <No- piccola. Io sento quello che provi per me. E più tu m'odi, più io t'odio. Più tu ami Ai. Più io mi sento propensa a--> Un sospiro, scocciato, divertito. <Più propensa a farti qualche dispetto- ecco.>...<Oh andiamo Mekura, a cosa ti serve quella bambina?> I suoi occhi che sbucano limpidi e animati di luce propria nel riflesso su cui ora hai posato gli occhi. <Pensi davvero- che tu possa proseguire il tuo cammino nell'Alba essendo madre e compagna? th th th.> Scuote il capo, proprio davanti a te, con quel mezzo sorriso sempre presente e vigile. <Conan, Tsubaki, Kimi.> Elenca tutte le donne presenti e passate nell'Alba. <Tutte loro hanno sacrificato l'esser donna per avere il potere. Tu sei egoista? Pensi, Mekura- di essere migliori di loro? Di tutti loro, e poter aver tutto??> .. <Ti sbagli.. Ai morirà. E tu perderai l'anello dell'indice destro.>
Alle parole di Joai, Mekura riprende il tono riempiendo bocca e aria di parole gravose, parole che per la prima volta spegnono il sorriso della controparte che apre appena gli occhi, issando le palpebre dalle ciglia folte e schiudendo le labbra in un cenno di stupore. <Oh,oh- e tutte queste lame sulla lingua, piccola hyuga?> La scredita, a tratti, con lo stesso dolce nomignolo che Akendo le ha cucito addosso. Forse è il fare bonaccione di Mekura, il suo esser naturalmente buona- può esser a tutti gli effetti un'arma a doppia lama. Da una parte, i membri stessi dell'Akatsuki la trovano.. Fuori luogo? E d'altra parte, invece, può rassicurare i villaggi su questa facciata tanto buona quanto mercenaria che riveste l'Alba di questi tempi, o almeno, sotto il Rikudo Sannin. Abbassa il capo Joai, lo scuote appena, blaterando qualcosa sotto voce che pare il brontolio di una vecchia signora. <Ahh- davvero ti vedi così, Mekura?> Stonza, si, una serpe in seno che si prende gioco degli altri marciando sul suo essere fortemente sottovalutata da tutti quanti, si certo, ma non è poi così diversa d'Ao, perchè si, Mekura è parte dell'Akatsuki quindi chiamiamola con il suo dito, dandole onore- onore che dopotutto, merita. <Ti senti arrabbiata? Spaventata? Furba? Schifata?> Espira, stando in silenzio pochi secondi. <bene, quindi tu pensi che nella strada del potere, pensi che portando avanti la reale missione dell'organizzazione alba, tua figlia possa mai esser fiera di te? Pensi che NESSUNO diverrà vostro nemico, nessuno vorrà farti /male/. No- no- non ucciderti, troppo facile.> Finisce la frase tutta d'un fiato, scomparendo di nuovo da quel riflesso e comparendo nello specchio più vicino a lei. Così- dinamica, che toglie il respiro. <Si, farti male. Pensi che non succederà mai, davvero?>..<Lei che è il tuo piccolo fiore, la tua piccola Ai, sarà la prima cosa di te a spegnersi. Non è semplicemente rinunciare all'esser donna, ma è così che funziona, sì realista.> Assottiglia gli occhi, e muove il capo come se dovesse sussurrargli segreti. La punge. La obbliga a pensare troppo oltre, troppo oltre quello che lei possa aver già fatto. <Kurako. Yukio. Akendo.>...<Grandi uomini. Molto forti.> .. <Molto soli.> Socchiude gli occhi distaccandosi appena, in quello specchio che la rende piatta, atona. <Hai mai desiderato di avere, di più di così?> Una smorfietta fugace le stropiccia la faccia, mentre muove la mano in un cenno che vorrebbe significare "naa, lascia perdere" come a voler metter da parte una fetta di discorso, comunicandolo: <Naaaah, non pensare a Yukio. Non pensare all'esser entrata nell'Alba per rimanere al suo fianco.> .. <Pensa invece che ora, sei arrivato fino a qui e devi camminare sulle tue gambe. Pensa- a quante cose ancora possono ferirti. Quante cose ancora possono ferire quelli che ami.>...<Dove pensi-- di arrivare?> Fino a quanto si vuole spingere Mekura? Quanto a fondo arriverà?
freeze
Gli occhi di Joai divengono fili sottili in quella luce torpida- Onirica. Ti par di vederla, e poi non vederla più tra sfumature appannate. <La bilancia – di questo mondo.> Soppesa le tue parole ma no, non con un tono di scherno, quasi par più un tono d’ammirazione nei tuoi confronti. Nei confronti delle tue ambizioni.. Sembra star in silenzio e ponderare alla prossima mossa- ma è più probabile che Mekura la stia sottovalutando esattamente come son soliti fare i suoi compagni con lei. Espira sonoramente, da uno di quegli specchi che la prendono a figura intera, mentre la dritta passa le falangi tra le ciocche corte. <No- no- no- Mekura, tu- tu proprio non hai afferrato quello di cui io ti sto parlando.> Scuote il capo leggermente, grattandosi con le unghiette il mento. <So che è molto facile giocare con me come io gioco con te, supponendo che questo è un NOI e non un “tu” ed un “io”.> Lei argomenta, è tranquilla- infinitamente tranquilla. Del resto, non sembra neanche dare accenno di voler minacciare Mekura fisicamente. <Quando ti parlo- sembri chiusa nel tuo microcosmo di convinzioni. Ti senti? Ti parlo di cose tangibili, cose reali. E tu ti attacchi a dire –ah, io amo Azrael, ah io amo Ai, io non sono sciocca come loro, io ho i miei valorosi obbiettivi da prima donna, voglio in realtà arrivare in alto ma sono sicura che brancolando in basso nel buio forse tra qualche centinaio di eoni ci arriverò, sempre se non schiatto prima!-> Cinguetta quella voce nasale, rendendo ilare e poco grave il suo scimmiottare Mekura e le sue più che profonde decisioni. E’ come se non riuscissero a trovare un punto d’incontro, loro due, ma no- non è il fatto di non riuscire a ferire la sua dolce controparte- quanto più di non essere compresa, o di non approvare il comportamento di Mekura stessa. Espira, inspira nuovamente- lasciando che una manciata di secondi le diano il tempo di mettere in ordine i suoi pensieri e esporsi senza attaccare verbalmente la Hyuga. <E’ proprio alla tua intelligenza, che faccio appello- se pensi di esser astuta almeno un terzo di me, dovresti aprire gli occhi e capire che non puoi permetterti la vita che hai ora. Quanto durerà secondo te?> China il capo di lato, guardandola e- nella frazione che segue, tutti i riflessi di Mekura sono in realtà i riflessi di Joai, che le mettono uno strato di pressione addosso. La osservano tutti nello stesso identico modo. Curiosi. <Tu-tu non hai ben compreso, che sarò io, a farti il favore di ucciderti tua figlia,> Annuisce, celere. <Perché IO mi sacrificherò in queste prodi gesta per te. Te che insegui tutto sperando di trovare un posto per te. Sai? Non c’è. Non c’è un posto che possa accoglierti. Non c’è niente che possa realmente farti sentire a casa. Non-non la tua casa, certo, con genitori che non sono tuoi. Non il tuo clan, la tua gente, che vive di bugie proprio come fai tu. Proprio come hai fatto tu fino ad ora.> Espira, abbassa le spalle e le mani si poggiano contro il vetro dello specchio, davanti a Mekura. <Non dirlo, ti prego! Non dire d’esser stata salvata dalle tue emozioni, è una bugia, un’altra!> La voce tanto alta da far vibrare gli specchi, da invadere e riempire la povera testa di Mekura ora—sotto pressione, aggredita dalla sua violenta controparte, che ribolle dietro quegli specchi e che ora, s’affaccia su di lei- come se, ci fosse solo un sottile strato a separarle. Uno strato sottilissimo, tanto sottile che basta un solo passo, un unico piccolo passo, per far infrangere quelle barriere. La domanda è: Di chi? Mekura, o Joai? <E’ stata la fortuna ed il caso a guidarti fino ad ora, così insicura e paralizzata da tutto quello che ti circonda! E’ stato il piccolo e fragile amore per Ai, a guidarti! Tu ancora non hai provato niente, di quello che t’è dovuto. Pensi di provare odio? Forse lo provi per me. Ho visto, come mi guardavi l’altra volta. Ho viso come t’odi, come ti disprezzi. Perché sei incapace di farti valere, di prendere una posizione. Sempre a nasconderci dietro le spalle di qualcuno che riesce a coprirci con la sua ombra perché, camminare nell’ombra è più sicuro, non è vero?> Le labbra si ripiegano debolmente. <Forse è una bugia anche il tuo amore, chi lo può sapere?> Issa le spalle, le scrolla, fredda e lapidatoria, con una parlantina sciolta. <Hai mai provato paura? No- no. Hai mai provato, odio?> Scuote il capo. <Pensi di provarne, forse, ma non ne sai nulla. Vuoi assaggiarlo, bambina dagli occhi di luna? Vuoi assaggiar l’odio?> Gli occhi che paion opali, come quelli di Mekura, si fissano nei suoi come spilli spinti fino alla testolina tondeggiante, come se fossero cucite l’una sull’altra. E le dita spingono quello specchio-vuole avvicinarsi a lei, vuole che lei stessa –Mekura- s’affacci su quello specchio per esser più vicina. Tangibile. Arazzo termico d’abbracciare, distruggere. <Perché non parli con il vecchio Juusan—perché non gli chiedi che fine hanno fatto gli embrioni che ti son stati asportati per il progetto Juncheshu no Hyuga, non sei la sola a cui hanno rubacchiato qualcosa, bambina—Non sei la sola Hyuga a cui hanno grattato qualche cellula per ottimizzare le vostre palesi debolezze. Hiashi, Runriko, te—e presto, molto presto, anche l’ultima che ha sbloccato l’hijutsu.> Il viso s’abbassa piano, promette—promette ma non oltre quel che è necessario. Può anche non crederle, del resto, nessuno ha spergiurato sulle verità. La sinistra scivola, piano, tocca sul vetro appena sotto l’ombelico di Mekura, senza però poter arrivare a toccarla.<Siete tutti solo mezzi, per arrivare a qualcosa di superiore.> Una risata a denti stretti, mentre il riflesso di Joai si sfuoca di un rosso macchiato, come se avessero sgozzato qualcuno contro quel vetro, facendo emergere tra il sangue, i tratti di una bambina ancora piccola—che sorprendentemente no, non è Ai. Ma assomiglia incredibilmente a Mekura. Vetri che s’infrangono, esplodono verso l’interno di quella cupola- facendo da preludio ad un sospiro di sollievo… Era solo un brutto sogno.
Chiedo enormemente scusa, il master ha avuto problemi tecnico/organizzativi.
[https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/97/80/7c/97807cc9cf7950b70cde562e2764098a.jpg] la bambina negli specchi