Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

[Innata] Kira kira doku ni-

Free

0
0
con Chie

15:46 Chie:
  [Stanza Privata] Gli occhi si sgranano in un espressione che rompe le linee statiche del suo viso sempre serafico e tranquillo- risvegliandolo con la stessa dolcezza di una secchiata d’acqua gelida. <Ehf> Sfiata inarcando le spalle nude in avanti, infossando il petto dove i pettorali si disegnano quasi perfettamente sulla distesa d’alabastro che lo caratterizza. Poco gonfi, delineati, scendon in una fossetta morbida sullo sterno che si ricollega nell’immediato agli addominali solo accennati. Le spalle- più di tutto, paiono scolpite nella ceramica. Dalla clavicola, al trapezio gonfio, così come scendono dolcemente nella linea della spalla e ridisegnano la schiena tutta, ampia come quella d’un nuotatore, ora aperta a causa della posizione. La destra passa sul viso, stropiccia quelle rughe terrorizzate. Ancora quel sogno. Per quanto tempo lo tormenterà?? Si reclina piano di lato, il collo lievemente intorpidito dal sonno si stira e contrae nel movimento, affusolato e compatto come quello d’un toro. Uno sbuffo esce dalle narici, mentre le labbra ridisegnate di scaglie, lasciate nude nell’intimità della sua giornata passata in camera, si schiudono e si richiudono senza emettere suoni. L’unica cosa che interrompe la tranquillità del momento è il cigolare grave del letto a rete metallica, una brandina posta appositamente contro il muro, interamente in ferro e senza alcun cuscino, posato invece da qualche altra parte. E’ tutto fatto apposta- da Itawooshi stesso, infame senza scrupoli. Due alberi maestri tozzi e mozzati e posti parallelamente in verticale ai lati della stanza, a circa tre metri di distanza in tutto. Un palo di ferro che si conficca in entrambi gli alberi in orizzontale, posto circa un metro e venti al di sopra del capo di Akuma che solamente ora, s’alza dal suo letto, con dei pantaloni di stoffa grigi, lasciati cadere oltre i fianchi accennati ben poco, dalla forma mascolina, che s’infossano a creare una gonfia “v” invece, appena sopra la zona pelvica. Si carezza lo stomaco- disordinato e sudato, con quell’odore acidulo che lo uccide. Fa schioccare la lingua sul palato, allungando la dritta a prendere un bicchiere di sakè lasciato sul mobiletto basso a parete posto alla destra del suo letto, oramai di una temperatura poco favorevole ad esaltarne il gusto. Lo lascia scendere, infiammare la gola, addormentare il dolore che gli fa pulsare le ghiandole da poco sforzate tanto per risvegliarne l’innata in modo tanto drastico.

15:58 Chie:
  [Stanza Privata] Non c’è rumore che provenga da lui- solo un brusio, passi, al di fuori della sua stanza. E se avesse solo più carattere, sarebbe tanto burbero da alterarsi per il primo soffio emesso non appena apre gli occhi, ma lui lascia passare. Con il tonfetto che produce il vetro non appena riposa il bicchiere pieno di sakè sulla lignea superficie e nota- solo ora, di come sul fondo della stanza ci siano quattro gabbiette da cui escono rumori alquanto ambigui. Un cinguettare continuo- è come se fosse tutto ovattato, in questo momento. L’acido odore venereo che impregna uno strato di pelle, ed il volto stesso, dove ora quella mano che s’era preoccupata di strappare quell’espressione terrorizzata e selvaggia, si muove a tirar indietro i capelli argentei, d’un grigio chiaro, troppo corti per farli rimanere abbassati. <??> Confuso- ma non a disagio. S’avvicina in passi fatti di piedi nudi che si muovon silenziosi sul tatami sottile, chinandosi a leggere un biglietto firmato da Itawooshi; Allenati. <…> C’è qualcosa di tanto menefreghista, quanto premuroso in quello schizzato fuori di testa. Lasciargli due uccellini e due ratti da uccidere con la sua innata. O forse, da avvelenare soltanto, per tanto che non conosce nemmeno gli effetti del suo veleno. Si guarda le mani, guarda le gabbiette, le nocche appena arrossate solcate da gonfie vene che si ricollegano agli avambracci. <Mhn..> Non c’è tanto da obbiettare. Nessuno piangerà la morte degli uccellini e in più, è un ordine.

16:08 Chie:
  [Stanza Privata] Le mani che s'uniscono nel sigillo caprino, la destra solleva indice e medio ponendo il pollice verso l’esterno, ad altezza della gola. Il palmo si corruga, come a chiudersi lievemente dagli esterni su se stesso, e il medesimo movimento vien fatto dalla destra con la semplice differenza che la dritta vien posta appena più in basso, ad aderire i polpastrelli di indice e medio esattamente al centro del monte del palmo. Gli occhi socchiusi prendono ancora visione di quelle due sfere, opposte- ma non così tanto differenti. Non vi è maggiore e minore importanza, ma solo diverse consistenze e colori. E come rimescolare lo yin e lo yang, prende un lembo della potenza psichica, posta al centro del plesso solare, ed un lembo della potenza fisica, posta al centro dello stomaco, riversando uno nell’opposto, ricollegandoli come se avesse innescato qualcosa di completamente nuovo. Come aprire rubinetti- che noi chiamiamo tsubo, e lasciare che il chakra sgorga e si dirami, pian piano, infilandosi a riempire e gonfiare appena i muscoli. Andando a dargli la presa massimale sulle sue competenze fisiche. Quando le mani si sciolgono dal sigillo caprino, flette lievemente le ginocchia all’esterno, abbassando la sua figura senza però posare i glutei sul tatami. Un movimento semplice che porta uno scoppiettio in aria- a causa delle ginocchia intorpidite dal sonno. [Tentativo impasto]

16:15 Chie:
  [Stanza Privata] Sbuffa, semplicemente per emettere aria dai suoi polmoni. La sinistra si scaglia senza alcuna grazia contro il ferro della gabbietta- effettivamente, nessuno gli ha mai insegnato ad esser delicato con queste strane creaturine. Come un bambino che si ritrova ad aver a che fare per la prima volta con un gattino: Sicuramente si imbatterà nella curiosità di conoscerlo, toccarlo- tirargli la coda, le orecchie. E con le stesse pepite dorate Akuma guarda quel canarino dal pallido color giallo, che apre il becco di tanto in tanto lasciando uscire lamentosi “Pio-pio-pio” o qualsiasi verso faccia il canarino(?). La salamandra ricurva il capo in direzione della spalla, confuso e curioso, sfarfallando quelle ciglia fitte e candiide, trovandosi –invece di smetterla- a scagliar anche la seconda mano sulla gabbietta e- perché no! Sbattacchiarla un pochino per capire se cinguetta solamente quando lo sbatte oppure lo fa sempre, di prassi. La muove con violenza, facendo cadere la sabbietta e i semini a terra, mentre quello vola, s’alza in volo terrorizzato andando a sbattere contro le sbarre e perdendo qualche elegante piuma che, molleggiante, ricade a terra attirando tutta la candida meraviglia di Akuma, che sbarra gli occhi—che eleganza meravigliosa; pensa lui rimirandone il profilo dolce, così dolce che sembra una sfumatura sul pavimento color del legno. Le scaglie di serpente che gli disegnano le labbra di cangianti sfumature, scivolano l'una sull'altra, trovandosi a trasportare volutamente un'effimera-minima quantità di chakra nelle ghiandole poste alla base della gola, intensificando l'apporto dello shi no chi alla sua epidermide, facendo si che la stessa si ricopra- frutto del veleno trasportato nel sangue stesso di Akuma- di una patina dello stesso, chiaramente invisibile ad occhio nudo, poichè in realtà la tossicità di Akuma è costante- ma solamente per quel che riguarda i liquidi emessi dal suo corpo, e quindi in parti minime, venute già a contatto con la saliva, o con il sangue dello stesso. Il chakra che si ridimensiona a passar da quelle ghiandole prima d’esser distribuito, come se fossero filtri, poi si riversano su tutto il corpo del giovane, ora proteso e accovacciato, curioso, su quella gabbietta—potrebbe- aprire la porticina nelle sbarre? [Chk on/ 1 di 15][SE; Arte del Veleno I]

16:20 Chie:
  [Stanza Privata] Oh- che diamine. Le mani si muovono più in fretta di quanto non possano fare i pensieri, e prima che possa essersi reso conto, ha già aperto quello sportello in attesa che il canarino zompetti fuori. Gli occhi dilatati come quelli di un bambino davanti ad un gelato. “Chip, chip-“ Un suono così dolce, non è vero? Vorrebbe- vorrebbe poter tenerlo tra le mani metterlo al sicuro da qualche parte, ora che ci pensa. Le labbra snudate di coperture, con quello scempio che gli ridisegna di scaglie cangianti dalle tonalità pallide ed eleganti, si ripiegano verso il basso sporgendo appena il labbro. Eppure quel canarino, aiutandosi con il becco e con pochi saltini compiuti con l’ausilio delle ali, nonostante sia stato sbatacchiato dall’infantile curiosità di Akuma, si trova a far capolino dalle sbarre poste sul tetto della gabbietta. E Akuma che ha attivato la sua innata, lasciando che centimetro dopo centimetro la pelle si ricopra delle secrezioni veneree uscite dalle sue ghiandole salivarie, s’affaccia ad osservarlo tenendo gli avambracci a penzoloni sulle cosce, con le mani rilassate in un pugno molle a pender verso l’interno. Ed ora? Cosa dovrebbe fare con questo piccolino. Espira debolmente, alzando la man destra. Certo è- che Itawooshi non se ne accorgerebbe mai se lo lasciasse scappare via- potrebbe dire d’aver fallito. Non sarebbe la prima volta. La destra schiusa in una morbida presa a vuoto, lascia che l’indice si differenzi dalla mano estendendosi verso l’esterno, come se volesse invitarlo ad andare con lui, ad essere liberato dalle stesse mani che in precedenza l’avevano sbatacchiato come un frullato di canarino, ora lo conducano alla libertà. E questo, che lo guarda chinando il capo prima da un lato, poi dall’altro, saltella da una sbarra all’altra, finendo poi sul dito affusolato e nodoso di Aku, che lo sorregge, rilasciando automaticamente sullo stesso una patina di veleno. [Ck on//2 di 15][Arte del veleno I]

16:26 Chie:
  [Stanza Privata] Gli artiglietti avviluppati attorno al dito, a reggersi eretto in quel modo, ben lontano dai pericoli. <Nhf.> Espira spostando il suo peso in avanti, sulle punte dei piedi, così per rialzarsi e muoversi pian piano, come se reggesse una pila di bicchieri di cristallo- a muoversi verso la finestra a due ante posta appena accanto al letto. E il chakra che- s’estende, come una dolce nenia, sorpassa il debole epiderma dell’uccelletto e pian piano, se lo coccola come se fosse un infezione a contatto. Semplicemente, ingenuo e sciocco, lo trasmette in quel gesto tanto semplice e tanto veloce. E quello, non pare morire-, forse, forse non funziona la sua innata? Le ante aperte, il braccio che s’estende verso l’esterno. Come a volergli dire; Vola, via, scappa! E come quello- piano, stanco- apre le ali per volare, le batterebbe due volte, tanto goffo, quanto impossibilitato a volare a causa del rallentamento del veleno allucinogeno. Sbanda da un lato, facendo sbarrare gli occhi ad Akuma- poi dall’altro, facendolo affacciare per veder oltre- quello che succede; Ma ecco che- il piccolo canarino, finisce per ricadere in picchiata, senza poter dominare le proprie ali. Le labbra schiuse, confuso-- <Oh..> Non una grande perdita.. Insomma. [Ck on// 3 di 15][Arte del Veleno I][END]

Allenamento d'innata çwç non so se va bene, ero un po a corto di fantasia per far l'allenamento e farlo in modo che sia piacevole da leggere alla ciccì.
Mi pareva di averla usata in modo effettivo un po poco, quindi ho fatto sette azioni per recuperarne almeno tre in tutto- se non vanno bene le rifaccio y.y