Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Incontri e promesse al chiaro di luna

Free

0
0
con Yurashin, Kaori

20:30 Kaori:
  [Prateria] Stanca. Esausta. E' stata una giornata piuttosto lunga, questa. Kaori è appena tornata dalla magione dell'Hokage come ha promesso di fare a Yukio-sama e, le emozioni e gli avvenimenti della serata, l'hanno portata a scacciare la fame. Non ha voglia di andare a casa, di dormire. Ha voglia di pensare, di riflettere, di capire. Perciò, eccola giungere qui, poco fuori città, nella verde prateria che caratterizza gli esterni di Konoha, in un grande spiazzo dedicato alla memoria dei ninja caduti a difesa della Foglia. E' un posto silenzioso, tranquillo, dove poter riflettere in pace. Arrivata lì, si lascia scivolare sull'erba, si distende su di essa, osservando il buio cielo notturno che ricopre Konohagakure. Un manto trapunto di stelle che corre infinito sotto il suo sguardo stanco. Chissà se Yukio ha affrontato quegli anbu o se invece ha preferito evitare lo scontro? Sarà ancora nei pressi di Shukosato o sarà già nei pressi della Foglia? Effettivamente nel messaggio che le ha lasciato da riferire non ha specificato una data od un momento preciso... Sospira, stancamente, chiudendo per un istante gli occhi, la kunoichi. Lascia che l'erba verde le solletichi la pelle, quel poco che di scoperto ha e a contatto con la nuda terra. Ella indossa infatti un corsetto nero abbinato ad un coprispalle e dei lunghi guanti alti fino al gomito con delle pratiche placche metalliche assicurate sui dorsi come protezione delle mani; alle gambe porta alti stivali ninja fino alla coscia e alla vita una cintura con annessa una tasca porta oggetti. La coscia destra è fasciata da un pratico porta kunai e shuriken mentre al collo tiene ben legato il suo coprifronte della Foglia. I capelli viola, però, son stati liberati dall'elastico che li teneva assicurati in una pratica treccia e sono ora scompigliati e sciolti. Ricadono attorno alla sua figura confondendosi col prato, disegnando strani ghirigori violacei sull'erba umida della sera. Riapre gli occhi, Kaori, tornando ad osservare le stelle brillanti, sentendo un alito di brezza fresca arrivare a carezzarle il viso candido. Silenzio. Totale, completo, beato silenzio.

20:53 Yurashin:
  [Prateria] Silenzio. Un interminabile silenzio che s'estenderebbe in quel territorio nuovo, ma non troppo, in quanto sito di precedenti visite, durante i suoi precedenti viaggi, in direzione di Konohagakure no Sato. Soltanto una brezza leggera a disturbare, a scuotere le vesti maschili, mentre quest'ultimo andrebbe ad avanzare, fluidamente, imprimendo le proprie orme su quel manto erboso. Una camicia bianca, candida, andrebbe ad esser rinchiusa da una giacca nera, esente di maniche, che scenderebbe fino al livello delle ginocchia, o poco più sopra. Non affatto ingombrante, non infastidiendo il moto esercitato dal giovane. Inferiormente, invece, un pantalone scuro, dal tessuto elasticizzato, permettendo così quelle ampie falcate, senza incorrere in problemi di strappi e simili. Un vestiario pur sempre comodo, adatto ad ogni evenienza che si presenterebbe dinanzi. Crine corvino che andrebbe dunque ad ondeggiare appena alle proprie spalle, sfiorante della propria schiena data la lunghezza. <...> Un respiro lungo, profondo, che andrebbe prima a gonfiare quel petto, caricando i polmoni a quella nuova mole di ossigeno, per poi espellerla all'esterno, mediante un legger folo tra le labbra maschili. Non affatto pesante il getto d'aria emesso all'esterno, nulla che si possa paragonare ad un sospiro, intrinseco di negatività. Anzi, sembrerebbe quasi rilassarsi in quella zona, calando ipoteticamente la guardia; ed invece no. Sempre attento e concentrato, soprattutto perché esterno alle mura del proprio villaggio e questa condizione lo spingerebbe ad esser previdente, più di quanto lo sarebbe già, a causa dell'educazione impartitogli in tenera età. Rigida. Come il freddo pungente di Kiri. Cresciuto come un automa, senza alcuna sbavatura. E sarebbe proprio per ciò che su quel viso, dalla carnagione diafana, non si presenterebbe altro che due labbra appena schiuse, con un volto che non trapelerebbe emozione o sentimento alcuno. Apatico. Neutrale, come se fosse totalmente passivo a ciò che lo circonderebbe. Alberi, erba e non solo. Le iridi argentate, simili a due lune piene, andrebbero ad accarezzare una curiosa sagoma: un'anima perduta in quel suolo, un'entità che stuzzicherebbe la propria curiosità od, in altri termini, la sua fase di noia temporanea. Si avvicinerebbe, silenziosamente, prestando attenzione allo scandir di passi, tentando di renderli quanto più felpati, omettendo ogni rumore superfluo. Questo dovrebbe funzionare già come una prova, per comprendere le capacità avverse; ancora non scrutando la placca metallica legata al collo, come lui, seppur l'effige risulti differente. Ovviamente non sarebbe sprovvisto del proprio equipaggiamento, tra le varie placche che rivestono i propri arti, massimizzandone la resistenza, e un insieme di strumenti, raccolti nelle tasche posteriori, legate lungo il bacino. Come un cacciatore, dunque si avvicinerebbe, a studiare la propria preda, lasciando che il flusso energetico, misto di energia fisica e psichica, possa essere stata già richiamata all'interno del proprio plesso solare. Una combustione d'energia che alimenterebbe quell'organismo, permettendogli prestazioni superiori alla norma, superiore ad un semplice civile, ignorante di quel miscuglio che ora, imperioso, a dir poco violento, scorrerebbe dentro il corpo del Chuunin. [Chakra On][Equip.Scheda]

21:08 Kaori:
  [Prateria] Sembra tutto così tranquillo, così sereno. Niente pare infrangere la quiete di quel posto che così tanta serenità le dona. Si sente estenuata dopo gli eventi della giornata: l'allenamento, la corsa fuori città, l'incontro con Yukio, la corsa fino alla magione del Kage. Non ha avuto un attimo di respiro fra una fatica e l'altra e rimane ora semplicemente sfinita su quel candido manto erboso. Quel posto la fa sentire sicura, protetta, non sa bene perché. Ma lo vede come una sorta di luogo sacro ove vengono conservate le memorie dei ninja del passato, quelli morti in battaglia per la Patria. Si sente vicina a questi eroi e per questo più serena. Respira lentamente, placidamente, osservando le stelle che sopra di lei scintillano incuranti di pericoli e preoccupazioni, fino a quando un suono particolarmente vicino e flebile non coglie la sua attenzione. Una sorta di mezzo fruscio, un suono che fosse stato mezzo metro più distante sarebbe stato inudibile per la genin che, colta alla sorpresa andrebbe a rizzarsi immediatamente a sedere estraendo dal porta kunai un pugnale ninja, il più rapidamente possibile. Beh, considerando i suoi riflessi a chakra disimpastato, insomma. <Fermo là! Chi sei?> domanderebbe la kunoichi osservando la figura, poco distante, di un giovane mai visto prima d'allora. Scorre con lo sguardo la sua figura, lascia che le iridi osservino i capelli corvini, il viso lineare e dai tratti piacenti, le vesti semplici e comode, fino a incontrare la forma del coprifronte che attesta la sua identità di ninja. Ninja dell'Erba. Solo a quel punto Kaori andrebbe a tentare di rialzarsi fino a tornare in una posizione eretta e dignitosa, ergendosi in tutta la sua scarsa statura da sedicenne in pieno sviluppo. <Scappi dalla carestia o sei in missione?> domanderebbe la giovane non sapendo bene come comportarsi con un forestiero nelle sue terre. Perchè ogni volta che capita qualcosa del genere è sempre da sola? Possibile che debba sempre occuparsi da sé di questi incontri improvvisi? E perchè finisce con l'incontrare solamente kusani sul suo cammino oggi?

21:27 Yurashin:
  [Prateria] E cosa potrebbe fare, notando quella reazione della fanciulla che, come una forsennata, andrebbe a recuperare un'arma metallica, come se volesse prepararsi ad un ipotetico scontro. Analizzerebbe ogni proiezione delle braccia, come impugna quel Kunai, in modo tale da poter ritrarre un profilo d'ella, sulle sue capacità ed intuire il suo grado, potendo solo ora inquadrare quell'effige di Konoha, riposta sul coprifronte legato al collo femminile. Lui, d'altro canto, andrebbe semplicemente a rallentare il proprio intercedere, per poi arrestarlo totalmente. Aggrazziato con quelle movenze, facendo modo che quel suo fermarmi non possa esser prodotto di qualche movimento brusco. Scruterebbe l'avversa, piegando appena il capo verso destra, di una decina di gradi. Che voglia coglierla da qualche altra sfumatura? <Sembra che abbia visto un fantasma.> Commenterebbe, schiudendo appena le labbra. Un sussurro, flebile e leggero, che presenterebbe alla fanciulla che avrebbe dinanzi, mentre questa si preoccuperebbe ad innalzarsi totalmente, seppur non possa contare d'una altezza eccessiva, nettamente inferiore a quella del Kusano, il quale dovrà, per ovvietà, torcere il collo in avanti, per squadrarla meglio. Non abbasserebbe affatto il proprio grado di concentrazione, lasciando scorrere quel gioco, scandito tra semplici parole. Potrebbe essere anche un'abile Kunoichi che sta mentendo e voglia approfittare di un'apertura. Lui non potrebbe permettersi ciò, dunque non farebbe altro che avanzare altro verbo. <Non credo che si possa ritenere cortese avanzare una domanda così diretta, senza mostrare il proprio nome.> Il capo che si raddrizzerebbe, in linea all'asse verticale del giovane, ma tutt'ora piegato appena in avanti, percettibile. <Non crede?> Esatto, concederebbe il lei per svariate ragioni: educazione, innanzitutto, in quanto avrebbe appreso le conoscenze tipiche di un esponenente nobiliare; oltremodo, sembrerebbe che quel registro linguistico possa creare quasi un divario, un muro spesso e gelido tra lo Yoton e l'interlocutore, in questo caso una ragazza. Restio a proferire per ora un nome, un qualcosa che possa permettere all'altra un vantaggio di conoscenza. Ma ecco che qualcosa tradirebbe tale concetto: la domanda seguente. <Ancora una volta così brusca nel porsi.> Avrebbe la presunzione di giudicare il dire d'ella, ma questa volta, quasi piegato da una fittizia gentilezza, andrebbe a rispondere: <Son qui per motivi indipendenti dalla carestia che ha violato il perimetro Kusano.> Ed aggiungerebbe: <Dubitavo che la situazione in cui riversa il Villaggio aveva raggiunto voce anche qui.> Ma nulla di preoccupante, nulla di pericolo, se fossero solo questi i problemi che attanagliano Kusagakure no sato. <Credo che può riporre anche quell'arma. E' totalmente futile.> Che sia un tentativo di tranquillizzarla e definirsi un obiettivo sterile, oppure una perifrasi per dimostrare che il proprio potere non possa esser scalfito da un'arma così comune, così banale. <Ipotizzo che l'abbia acquistato in un semplice mercato.> Si riferirebbe alla lama bianca palesata; dopotutto, essendo tra i più capaci fabbri, potrebbe riconoscere un pezzo unico da una semplice e comune arma. [Chakra On][Equip.Scheda][Conoscenza Delle Armi]

21:51 Kaori:
  [Prateria] Tranquillo, posato, misurato. Kaori osserva il giovane di fronte a sé e scorge null'altro che questo. Grazia, eleganza, contegno. Pare egli estremamente sereno, pacato, come fosse lì per una semplice passeggiata al chiaro di luna. Non pare mostrare atteggiamenti ostili o pericolosi; le sue mani paiono prive di qualsiasi tipo d'arma, la sua espressione apatica e misurata, quasi disinteressata a tutto ciò che gli sia attorno. Non v'è minaccia nello sguardo ma una appena visibile scintilla di vita. Scrutano, osservano, studiano, facendo sentire la kunoichi quasi come scoperta sotto quello sguardo così distaccato. <Non mi aspettavo d'incontrare qualcuno a quest'ora. Sono sorpresa> verbierebbe lei in risposta al primo dire di lui, il tono calmo ma attento di chi cerca di mantenere le distanze, di capire chi ha di fronte col poco che ha a disposizione. Non si muove, non avanza, né sembra accennare alcun altro movimento del proprio kunai. Non ha intenzione di attaccare se la cosa non dovesse ritenersi necessaria: puro istinto di sopravvivenza. Col chakra disimpastato l'unica sua eventuale difesa può essere solamente un'arma. Si guardano, loro, studiandosi, scrutandosi, lasciando che le iridi azzurre del primo incontrino e trovino quelle perlacee e vacue di lei. Rimane colpita dalle sue parole, da quella continua ricerca della cortesia e dell'educazione. Un'eventuale minaccia non avrebbe perso tempo in questo genere di dimostrazioni se non per il solo scopo di giocare un po' con la sua vittima prima di attaccare. Eppure non sembra voglia giocare, non sembra desideroso di cercar scontro. La giovane abbandonerebbe quella posizione così difensiva ergendosi il più possibile nella sua misera statura, la schiena ben dritta e le braccia or lasciate scivolare lungo i fianchi, a voler concedere il beneficio del dubbio all'altro. <Datemi pure del tu, questi formalismi sono sprecati con me> direbbe dunque la genin dopo alcuni istanti di silenzio, un alito di brezza gentile a carezzare il suo volto acerbo, delicato. <Kaori Hyuga, kunoichi della Foglia> aggiungerebbe poco dopo con un breve inchino del capo, senza specificare tuttavia il suo grado. Non che comunque sia difficile da intuire, ma lasciamola sperare (?). <E voi siete...?> V'è qualcosa nel di lui dire, nel modo di fare, che quasi le ricorda il tessai. Sarà forse la placida calma, il modo di chiosare così tranquillo e indifferente, neanche fossero intoccabili e distanti da tutto... non avrebbe saputo dirlo, è solo una sensazione che le pizzica la pelle. Chissà, magari è semplicemente un qualcosa di comune a Kusa. <Oh no, la notizia è giunta da diverso tempo ormai. Mi dispiace per quello che sta capitando alla vostra terra.> direbbe lei senza distaccarsi da quella strana freddezza insita nelle loro parole. Non sa ancora chi ha di fronte, se può fidarsi. Non vuole abbassare la guardia prima di essere sicura di avere di fronte una potenziale minaccia alla sicurezza del Villaggio. <Ad ogni modo scusate le maniere così... aggressive. Ma capirete che fidarsi di primo acchito di un ninja mai visto prima possa essere sciocco. Come anche non fidarsi, naturalmente> Non sembra mostrare atteggiamenti ostili, per ora, per cui non vede il motivo per tenerlo sotto la vana minaccia del proprio kunai. Potrebbe perfettamente essere un ospite nella sua terra e sicuramente non sarebbe saggio trattarlo come un criminale senza motivo alcuno. La giovane andrebbe a riporre l'arma nel proprio porta kunai: dopotutto se anche l'altro avesse osato un'azione ostile, la torretta anbu lì presente avrebbe senz'altro notato qualcosa e sarebbe accorsa a controllare. Una mossa sicuramente poco saggia da parte dello straniero. <Sì, esattamente. Voi dove le acquistate le vostre armi?> domanderebbe dunque non comprendendo con esattezza il commento altrui. Non è che se le fabbrichi da sé, non saprebbe nemmeno da dove cominciare.

22:30 Yurashin:
  [Prateria] Ed il proprio sguardo che, come un segugio, andrebbe a visionare l'intera fisionomia femminile e dal suo vestiario, la voce che verrebbe dunque colta e a dir poco registrata nella propria mente, affinchè possa poi riconoscerla, in un ipotetico secondo incontro. Minuzioso in quello studio, come se avesse dinanzi qualcosa di particolare, qualcosa da cui possa trarre qualche nuova informazione. Alla fine, l'altra risulterebbe una perfetta sconosciuta e questo non significherebbe altro che una nuova fonte di sapere, da trarre quasi con avidità. Goloso, quasi. Che vorrà farci poi con essa? Gestirlo nei migliori dei modi, affinché possa relazionarsi e possa interagire con cura, districarsi in quel labirinto che può celare l'intelletto altruo. Come una rosa dai petali concentrici, dovrà far attenzione ad ogni sfumatura avversa, comprenderla e metabolizzare ogni dato. Un processo che verrebbe ovviamente eseguito con la dovuta attenzione, in un religioso silenzio. Questo dovrebbe permettere all'altra di prendere parola, di presentarsi e di avanzare richiesta verso un distacco minore. Accettarlo o meno? <Sprecati?> Citerebbe l'altra, in una chiara e palese domanda retorica. Non attenderebbe realmente risposta, eppure non fiaterebbe nell'immediato. Quel termine sembrerebbe esser una primordiale chiave di lettura, da tradurre. <Concedo, a patto che anche lei mi dia del Tu.> Chiaro e conciso, rispettando dunque, in modo analogo, il proprio concetto della bilancia della sapienza: io concedo, tu concedi e viceversa, in equal misura. <Yurashin.> Presenterebbe soltanto il nome, inizialmente. E poi? Quasi come se il volto verrebbe appena colto da una scintilla di fierezza, prima celata: <Yoton Yurashin.> Un cognome, una dinastia. Probabilmente non avente una fama come quella avversa, ma sicuramente appartenente ad una casata importante di Kirigakure no Sato. Oltremodo, dato il remoto sterminio dei suoi componenti, trovarne un esemplare del genere sarebbe un esemplare più unico che raro. Ma la controparte potrebbe esser totalmente ignara dell'origine propria e dunque non si preoccuperebbe di impartire un capitolo di storia, al di sotto di quel firmamento stellato. <Apprezzo il suo dispiacere, ma il popolo combatte e reagisce. Presto questa fase terminerà e potremo ritrovare nuovamente un villaggio ricco, pronto a godere dei beni che possiede e dei sorrisi di tutti coloro che si sono impegnati in quest'arduo periodo.> Svierebbe quasi ogni affondo avverso, con una semplicità da manuale: devierebbe ogni colpo verbale, mostrante una sicurezza incomparabile. Totalmente padrone della situazione, ma non per questo dormiente: <Si figuri.> Per poi avanzare parola, richiamando una nuova quantità di ossigeno e facendola vibrare lungo la cavità orali, ove risiedono le corde vocali. <Questo luogo è una zona sacra, ove si ricordano i caduti che hanno combattuto per Konoha.> Dopotutto il nome con cui verrebbe chiamata quella distesa d'erba aiuterebbe molto il ragionamento: <Sarebbe un oltraggio attaccare una fanciulla indifesa, in questa zona.> Rispetto per il luogo, innanzitutto. <Ma se avessi voluto attaccare, l'avrebbe già notato.> Prenderebbe semplicemente un passo, atto a ridurre le distanze, fin quando non possa ritrovarsi ai lati della fanciulla, ad un paio di metri da costei, alla destra della Konohana. Compierebbe dunque una rotazione oraria, non completa, ma metà, in modo tale che possa riversare il busto, il capo, nella stessa direzione della ragazza. Ora condividono lo stesso panorama, lo stesso orizzonte. Infatti degnerebbe esso di qualche secondo d'attenzione, prima che possa ritornare contro quelle iridi perlacee. Non direbbe nulla, non comunicherebbe. Non subito, lasciando che l'altra possa avvertire lo sguardo su di sé, per dei secondi. Brevissimi od interminabili? All'altra decretare ciò, ma le due lunee d'egli andrebbero ad impiantarsi, quasi a penetrare ogni barriera presente, ma in modo coerente al suo essere: gentile, delicato, come una brezza fresca. E, soltanto poco dopo, andrebbe ad innescare una contrazione lungo le leve inferiori, intenzionato a piegarle e far sì che i propri glutei possano avvicinarsi a quel manto, a quei fili d'erba non troppo lunghi. Tenterebbe di siedersi, facendo ausilio dei propri palmi delle mani, impiantati temporaneamente al suolo, per aiutarsi nel suo discendere. Gambe che rimarrebbero ancora piegate su se stesse, mentre una voce si insedierebbe, un verbo che avrebbe il suono apparente di un comando, deciso. <Si sieda.> Un invito probabilmente, emesso con fin troppa rapidità, ma troverà accoglimento dall'altrui parte? <I comuni cittadini al mercato.> Quasi come se fosse una presa in giro la sua, per poi farle comprendere, farle capire una parte di sé: <Sono un fabbro. Non un esordiente, ma devo ancora crescere per raggiungere la vetta.> Preferirebbe non darsi fin troppe arie, non prima del tempo. Calibrerebbe le sue parole, come corretto che sia. Ed ora? [Chakra On][Equip.Scheda]

23:06 Kaori:
  [Prateria] Un mezzo sorriso andrebbe ad increspare le labbra altrui. Ovviamente le son sempre state impartite le buone maniere a casa, fin da piccola ha sempre avuto modo di imparare un'educazione rigida e piuttosto precisa. Sia da sua madre, sia da suo padre. La prima affinchè potesse crescere come una fanciulla graziosa e affascinante, il secondo perchè sapesse sempre come comportarsi dinnanzi a gente a lei superiore ed evitare perciò di mostrarsi irrispettosa e disonorare così il buon nome del clan. Tuttavia, sentirsi dare a sua volta del lei o del voi, la fa sorridere. Lei non è nessuno. E' una piccola pedina di un grande ingranaggio, nessuno sa il suo nome, né quali siano le sue capacità. A stento le conosce lei, figurarsi qualcun altro. Non ha compiuto nulla che sia meritevole di tanto rispetto, per cui trova quasi bizzarro sentirsi parlare con sì tanto ossequio. <Sì, esatto. Dopotutto non sono nessuno degno di nota. Una goccia d'acqua nel mare, il dente di un ingranaggio dentro una grande macchina> spiegherebbe a quel suo retorico dire inclinando di poco il capo. Non si sottovaluta, né si commisera. E' solo la realtà dei fatti. È al principio della sua carriera e della sua vita da ninja ed esattamente come chiunque altro sta iniziando il suo cammino nell'ombra. Nell'anonimato. Osserva le iridi argentate dell'altro quando egli le propone quella sorta di compromesso. Una curva gentile andrebbe ad ammorbidire le labbra della fanciulla in un sorriso un po' meno circostanziale, un po' meno misurato. Più naturale. <D'accordo. Mi sembra ragionevole> sorride la kunoichi con fare gentile, bendisposto. Un soffio gentile di vento a scuoterle la frangia violacea, a far ondeggiare la lunga chioma alle sue spalle come una sorta di mantello lucido e morbido. Anche il kusano andrebbe a presentarsi completando così quella presentazione fra i due; non conosce Kaori il suo nome, o il suo clan, non molto esperta in verità delle culture esterne al territorio del Fuoco. Tuttavia per lei la fama di un clan non è mai stata molto importante: persino la notorietà della sua stessa famiglia le risulta quasi indifferente, trovando che una persona debba essere ricordata per chi è o chi è stata e non per la famiglia dalla quale è cresciuta. <Piacere di conoscerti, Yurashin. Benvenuto nei territori della Foglia, allora> direbbe con un mezzo inchino del capo e spalancando appena le braccia con fare quasi teatrale come a voler indicare con quel gesto tutto l'ambiente circostante. La conversazione procede tranquilla, placida, in un alternarsi di parole pacate e misurate. C'è una specie di eleganza nascosta in quel loro incedere, in quella strana danza del loro dire. I loro sguardi si incontrano, s'incrociano e s'allontanano mentre pallida e serena una mezza luna li illumina appena dall'alto di luce riflessa. Ascolta silente, Kaori, il dire dello Yoton circa la situazione attuale di Kusa e il pensiero non può fare a meno che correre a Yukio. Yukio che ha ricostruito con le sue forze l'Erba e che ora ne è stato scacciato per un motivo ancora non ben precisato. Yukio che è sotto il controllo e la ricerca di anbu esperti e qualificati che invece potrebbero occuparsi di aiutare in qualche modo il loro Villaggio. Yukio che ancora non sa bene come inquadrare. <Mi auguro davvero che questa situazione possa terminare al più presto. Queste crisi aiutano i Villaggi a rinascere più forti di prima, a trovare un modo per evitare una seconda volta la stessa tragedia> direbbe la kunoichi osservando il viso altrui, calma. <So che queste parole non sono di alcun aiuto o conforto, ma credo davvero che alla fine di tutto questo Kusa risorgerà ancora più grandiosa> Solidale, comprensiva nei confronti di qualcuno che non deve sopportare l'idea di veder appassire il proprio Villaggio. Lei, dal canto suo, soffrirebbe enormemente al solo pensiero di veder morire, poco a poco, la Foglia. Ciò che lo Yoton va a dire poco dopo porta la kunoichi a sgranar di poco lo sguardo osservandolo semplicemente sorpresa. <Non pensavo sapeste che posto fosse questo.> Una sorpresa piacevole, però. Sapere che l'altro sia così tanto rispettoso di tale luogo la lusinga nel profondo, nel suo orgoglio di konohana. Un sorriso vero, sincero, gentile, si libera finalmente su quelle labbra rosee snudando appena i denti bianchi. Scioglie leggermente quell'aria tesa, quel distacco civile ed educato fra loro, aprendo un piccolo spiraglio della vera, ingenua se stessa. <Ma è davvero gentile da parte vostra portarvi rispetto. Purtroppo immagino che esista molta altra gente alla quale non importerebbe di meno> dice lei sinceramente toccata dalla sua gentilezza, dalla sua premura, lasciando che ora la sua voce si riveli un po' meno seria, un po' più cordiale e morbida. Andrebbe a seguire i suoi movimenti osservando quell'incedere lento che li porterebbe a distanziarsi solo di pochissimi metri. Noterebbe il suo affiancarla ed il suo prender posto sull'erba soffice sotto di loro accettando di buon grado quell'invito a seguirlo. Andrebbe così a flettere appena le gambe fino a chinarsi in terra e, puntellando i palmi al suolo, eccola andare a scivolare elegantemente giù con le gambe piegate appena dinnanzi a sé, leggermente flesse così da avere le ginocchia di poco puntate verso l'alto. Volge il viso verso quello del kusano ricercando con le proprie iridi i tratti delicati ma decisi del suo volto. Ascolta la sua spiegazione e solo allora andrebbe a dare in un verso di comprensione. <Aaaah, ora capisco> direbbe la kunoichi con un sorriso sulle labbra. <Allora le crei da solo le tue armi.> direbbe lei inclinando appena il capo, una ciocca di capelli viola a scivolare da dietro l'orecchio lungo il suo viso, giù lungo il collo, il petto, fino a sfiorare il suolo. <Posso vederne una?> domanderebbe allora incuriosita, l'espressione gentile ed ingenua di sempre ad affacciarsi sul suo volto. Più serena ora, più tranquilla accanto a questo giovane apparentemente innocente. <Se hai qualcosa di tuo con te, ovviamente> specificherebbe con un riso leggero, l'aria adesso molto più leggera, più fresca fra loro. La tensione svanita assieme a quegli stupidi formalismi, quel sospetto svanito al sentire il sentito rispetto dell'altro per i caduti della Foglia.

00:36 Yurashin:
  [Prateria] Quelle parole sembrerebbero tastarlo in un modo particolare, quasi come se avessero sfiorato qualcosa che gli starebbe a cuore, ma tenterebbe di metter a freno le proprie labbra. Vociferare ora sarebbe spoetizzante, preferendo concedere all'altrui presenza quell'improvvisato palcoscenico, illuminato dal chiaror della luna che splenderebbe in alto. Un teatro che, per contraddizione, non mostrerebbe qualcosa di fittizio, ma una persona reale con il suo umano pensiero. Si godrebbe di quegli istanti, lasciando che il suono femminile avanzi, come un'onda, verso il proprio apparato uditivo. Lo coglie, lo avvertirebbe e ne farebbe in parte tesoro. Sarà difficile, ma non prenderebbe ancora parola, neanche quando viene siglato l'accordo e quel messaggio di benvenuto in un territorio che avrebbe già visitato una volta. Quasi imbambolato da quella figura femminile che si stanzierebbe accanto, come se non avesse altro da dire. Lo sguardo sarebbe sufficiente, due vetri opachi, grigi, che vorrebbero esprimere tutto e nulla. E solo quando sarà alle strette, quando la voglia di schiudere nuovamente le labbra sarà superiore a qualsiasi ostacolo mentale, andrebbe ad emettere, tutt'insieme, come starebbe scorrendo in quella mente, calma e rilassata, dedita anche a mantener costante quel flusso energetico dentro sé. <Sembri esser, a dispetto della tue età, una persona molto intelligente.> Un complimento, espresso senza alcun velo, nella sua forma più pura ed essenziale. Parole che dovrebbero tagliare quei metri che li separano come una carezza ed approdare con altrettanta delicatezza. Eseguire apprezzamenti estetici forse non renderebbero così tanto come quello appena pronunciato, vero Hyuga? <Ti ringrazio per la tua solidarietà.> Affermerebbe, per poi soggiungere poco dopo, dopo aver ripreso nuovamente fiato: <Risulta essere preziosa la possibilità di trovare un animo così candido, pronto ad emettere quelle poche ma deliziose parole.> Ed il secondo impatto dovrebbe così arrivare, ancora più prepotente del primo, ancora più distruttivo, di ogni barriera ipotetica contro quelle lusinghe presentate. <Potrebbe essere un dono interessante questo.> Che voglia farlo sfruttare per sé, non sarebbe dato saperlo, ma sicuramente la parte razionale, dopo quest'improvvisa assenza, riprenderebbe posto nella mente maschile, quasi a gustarsi la reazione che potrebbe suscitare sulle goti femminili. Quanto avrà fatto breccia? Divertito, ma solo in minima parte. Questione di pochi granelli. <Non è la prima volta che raggiungo il suolo di Konoha, in quanto l'Hokage richiese al sottoscritto di concretizzare una speciale armatura con la mia Arte.> Che intenda quella della lavorazione dei metalli o quella proveniente dai propri geni innati non verrebbe espressa, in tale occasione. Lascerebbe velato questi dettagli innocui, in quanto non sicuramente interessanti. <Nessun problema.> Ed ecco che andrebbe ad accomodarsi e l'altra la seguirebbe, senza allarmarsi eccessivamente a quella pretesa un poco forzata, a ritornare nella posizione che l'altra assumeva prima di incrociare lo sguardo del Chuunin, in arrivo. Si godrebbero un poco quel clima, prima che la richiesta dell'altra, per quanto potesse essere ovvia, colga lo Yoton alquanto impreparato, in quanto assente di un'arma composta da lui. Un mugugno verrebbe a plasmarmi, quasi pensieroso. <Sono partito con rapidità, non potendo eseguire un rifornimento degno del mio mestiere.> Tenterebbe quasi di scusarsi, di saltare a quella richiesta, prima che la propria testa possa formulare un'idea e concretizzarla nel minore tempo possibile: <Ma...> Sarebbe quella negazione a lasciare un poco tutto in sospeso, innalzando dei metaforici spuntoni al di sotto del corpo femminile. Stuzzicherebbe la sua pazienza, tenterebbe di cogliere quanto sia interessata a quel colpo di scena che starebbe presentando. Man destra che dunque andrebbe ad avvicinarsi al proprio collo, al di sotto della striscia di tessuto che manterebbe la placca metallica. E lì che il proprio dito, l'indice, andrebbe a piegarsi, ad una forma simile a quella di un uncino, cogliendo una piccola catenina argentata, senza alcun ciondolo. Sterile, vergine. Se fosse riuscito, imprimerebbe una leggera pressione verso l'esterno, contraendo i muscoli di quella sezione di corpo, con l'atto ultimo di far rompere un semplice legamento di quel filo metallico, potendo poi ritrovarselo stretto fra pollice ed indice della stessa mano. <Potresti non muoverti?> Se solo avesse avuto quel consenso, non farebbe altro che portare le due estremità della collana, oramai separata, vicine al collo femminile, quasi circondandola, come se fosse intenzionato a strangolarla in qualche modo, seppur stia utilizzando una sola mano. Intanto la mano destra non farebbe altro che avvicinarsi al suolo, cogliere una pietra scura, non eccessivamente grande, facendo attenzione che la forma possa ricordare vagamente ad una goccia d'acqua. Ecco che le palpebre andrebbero a serrarsi per qualche secondo, prestando la dovuta concentrazione al nuovo processo che andrebbe ad instaurare dentro di sé. I geni innati che verrebbero risvegliati dunque, innescando un'operazione apparentemente complessa. Eppure sarebbe talmente elevato il numero delle volte in cui avrebbe utilizzato quel potere che oramai si sarebbe abituato ad attingere ad essa, con una certa dimistichezza. L'impasto di chakra, già attivato ed in circolo, andrebbe ad ospitare due nuove spezie, se così vogliamo definirle: da una parte, il Katon, e dall'altra parte, il Doton. L'elemento terrestre che verrebbe ad esser coinvolto in quel fuoco impetuoso, sciogliendo il suo composto. E così che si formulerebbe il chakra lavico, elemento della propria innata che oramai sarebbe attiva e pronta a circolare furiosamente nelle proprie vene, fino alla naturale fuoriuscita mediante i punti di fuga. Una volta che l'innata sarebbe entrata in funzione, non farebbe altro che avvicinare il palmo destro alle proprie labbra, leggermente schiuse. Potrebbe sembrare qualcosa di orribile, disgustoso, eppure il composto che ne decadrebbe, frutto delle proprie ghiandole salivari, non sarebbe della semplice saliva, ma un composto più corposo. Questo andrebbe a rivestire quel sassolino, di piccole dimensioni, come una corazza, una ulteriore protezione. Se fosse riuscito nel proprio intento, nel smussare quel chakra attorno a quel fulcro di pietra, porterebbe la mano destra vicino alla gemella, ove si può notare ancora il punto di rottura. Questo per evitare che la lava si solidifichi prima del tempo, prima che possa funzionare come collante, speciale, tra la collana d'argento e quel ciondolo che verrebbe dunque ad esser creato, sotto la volontà dello Yoton. <Questo è un mio regalo.> Sussurrebbe, appena, avvertendo ancora il calore risiedente nella propria gola. <Si può definire come un impegno, un tuo, nel giungere un giorno a Kusa e venire alla mia Fucina. Completerò questa creatura che ora possiedi al collo.> Ed è così strano che definisca ogni prodotto come una creatura? Come se fosse una figlia del proprio potere, della propria determinazione. Attenderebbe solo quanto necessario, affinché il ciondolo possa essere completato. Le mani dunque si aprirebbero, gradualmente, attendendo che Kaori possa osservare quanto compiuto dallo Yoton lì presente. Le braccia che non sarebbero ancora distanti da quell'estratto, rimanendo ancora sospese in aria, mentre le iridi proprie andrebbero ad alternarsi: il volto d'ella ed il suo mezzo capolavoro. Un interessante capolavoro, seppur non completato, parzialmente grezzo. Non gli verrebbe mica a spiegargli cosa avrebbe eseguito, la natura di quello strato aggiuntivo, anche se si attenderà una domanda del genere. Riuscirà a sviare l'argomento, nel caso? Potrebbe scoprirlo, fra poco, vivendo però quegli istanti con interesse. Avrebbe avuto ragione Yukio: il mondo sembrerebbe così vario, con una variabile sempre nuova; ora comprenderebbe il significato di quelle parole. [Chakra On][Equip.Scheda][Yoton – Arte Della Fusione II]

12:10 Kaori:
  [Prateria] Ed è bizzarro, vero? Come un incontro così inaspettato, dal principio così burrascoso, possa rivelarsi invero piuttosto mite, piacevole. E' strano come la tensione e il sospetto che dapprima avevano investito e travolto la giovane kunoichi della Foglia sia ora semplicemente evaporato, come portato via da quella brezza leggera che fra loro non lascia nient'altro che pura quiete. Ma, dopotutto, per Kaori non è poi così strano, così insolito, che la situazione sia ora arrivata in questi termini: per quanto le riguarda tenere le distanze è sì giusto per poter capire e comprendere meglio chi si ha di fronte senza abbassare la guardia, ma al tempo stesso è sbagliato osservare tutti col preconcetto che possano star fingendo amicizia per poi sferrare un attacco alle spalle, un mero tradimento. Forse un atteggiamento più da ninja, più consono ad una kunoichi. Ma non da Kaori. Non per lei che cerca e vede il buono in chiunque abbia una parola gentile da offrire, lei che non presta orecchio a dicerie e racconti ma che cerca di capire le persone per come le vede comportarsi dinnanzi ai propri occhi. L'ha fatto con Kurako, l'ha fatto con Yukio, lo fa ora anche con lo Yoton. Gli dà il benvenuto nella sua terra, nel suo amato Paese del Fuoco, sicura che se fosse davvero stato una minaccia per Konoha, le torrette anbu e i ninja sensitivi di pattuglia e di guardia ne avrebbero sicuramente arrestato l'incedere così tranquillo e lento. Un sorriso mesto a quel suo primo dire, a quel complimento leggero che strazia il silenzio di quella notte di mezza luna nuova. <Me lo auguro. In verità credo di avere ancora molto da imparare, da comprendere. Ma suppongo che l'esperienza sia essenziale per una crescita adeguata> risponde lei sinceramente, umilmente, non sentendosi poi così tanto intelligente da meritare di essere vista migliore magari di altri. Ancora troppo presto per sentirsi diversa dai suoi compagni, ancora troppo acerba, agli esordi di una carriera che in verità coincide con la sua vita stessa. <Ma ti ringrazio per questo pensiero> aggiungerebbe un istante dopo allargando di poco quel sorriso gentile, francamente contenta di sapere che l'altro pensi questo di lei. Annuisce appena, di poco, quando l'altro la ringrazia per il suo dire circa la situazione kusana, come a voler accogliere umilmente la sua gratitudine senza però farsene vanto: solo parole può donare per il momento, non un concreto aiuto purtroppo. Ma di sicuro il suo sostegno e il suo appoggio sono tutti per lui ed il suo popolo. Rimane colpita dal successivo dire dello Yoton: nessuno l'aveva mai definita candida, nessuno aveva mai pensato di offrirle un giudizio che non dipendesse dal suo impegno nella strada da shinobi che ha scelto di intraprendere. Per la prima volta sente qualcuno parlare di lei, della sua persona, del suo essere, in modo indipendente dal cammino che ha voluto seguire per la sua vita. La cosa le sfiora corde profonde pizzicando appena un rossore gentile sulle gote altresì rosate. <Oppure molto pericoloso> direbbe semplicemente distogliendo lo sguardo da lui per voltarlo verso l'orizzonte di fronte a sé, un rivolo di vento a carezzarle il viso caldo, a scompigliare di poco quella frangia violetta che di poco le copre il volto danzando dinnanzi ai propri occhi perlacei. <Dovrei mettere da parte la mia anima e il mio cuore. Dovrei essere fredda e razionale se voglio essere l'arma adatta a proteggere il mio Paese.> rivela lei con un sorriso amaro, l'eterno conflitto che divampa in lei fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Fra i sentimenti e l'apatica logica di un vero ninja. Eppure sente che se mai dovesse davvero riuscire a mettere da parte il proprio cuore in virtù di una scelta fondata sulla mera fredda logica, allora avrebbe compiuto il suo primo passo verso il totale annichilimento di se stessa. Un prezzo che non è sicura di voler pagare, che la spaventa. <Perchè pensi che sia un dono?> domanderebbe dunque volgendo ora lo sguardo nuovamente verso il volto del kusano. <Non dovrebbe essere una disgrazia per uno shinobi?> chiederebbe ancora sinceramente bisognosa di comprendere il pensiero altrui. <Un'anima candida sembra incapace di uccidere qualcuno. Sembra un controsenso...> La sua voce si spegne incerta mentre una mano andrebbe a salirle al petto, chiudersi a pugno in un fare quasi impacciato, insicuro. Le pare assurdo, un ironico ossimoro il fatto che un ninja possa esser definito candido. Un ninja porta morte per la protezione di un popolo, di leggi e regole. E sebbene il fine sia benevolo, i mezzi non lo sono affatto, di questo ne è perfettamente consapevole. Sa che dovrà uccidere, che dovrà macchiare le proprie mani di sangue ma sa che lo farà a malincuore, che uccidere una persona ucciderà anche se stessa, poco per volta. Ma se uccidere se stessa potrà salvare anche solo una vita, allora ne sarà valsa la pena. Tic toc, goes the clock, il tempo scorre lento, invisibile mentre le loro voci si scontrano e incontrano e le loro parole raggiungono lidi lontani, vari, diversi. Il kusano rivela di essere già stato a Konoha in passato, di esser stato richiamato dall'Hokage in persona per le sue abilità di fabbro. O almeno, questo è ciò che la kunoichi deduce e comprende dalle sue parole, e si ritrova a guardarlo con un sorriso ampio e gioioso sulle labbra, i denti candidi a mostrarsi fra le labbra rosate. <Allora devi essere famoso se kyundaime ha voluto espressamente una tua armatura!> esclama lei con fare entusiastico, ammirato. <Chissà se riuscirò mai a vedergliela addosso in battaglia...> mormorerebbe poco dopo con sguardo sognante, l'ammirazione e il rispetto che prova per il suo Kage che la fanno quasi somigliare ad una bimba alle prese con le sue fantasie infantili. <Cosa hai provato a creare qualcosa per un Kage? E' stato emozionante? Stressante?> domanderebbe allora guardandolo con l'espressione incuriosita e ingenua che potrebbe avere un cagnolino scodinzolante. Un rossore improvviso andrebbe a tingerle le gote mentre una mano correrebbe nervosamente al proprio capo, grattando rapidamente un punto imprecisato poco sopra le orecchie. <Oddio scusami, non volevo riempirti di domande, è che a volte non riesco proprio a tenere la bocca chiusa> Imbarazzata, impacciata, così straordinariamente genuina da sembrare così lontana dalla sua natura di ninja. Così pura e innocente da essere assai più simile ad una bambina alle prese coi suoi sogni impossibili ma gentili che ad una potenziale macchina da guerra. È poco dopo che i due andrebbero a scivolare giù, sul manto erboso sotto i loro piedi, sedendosi l'uno accanto all'altra così da essere più comodi, più a loro agio. Kaori gli chiederebbe se ha qualche sua creazione da mostrarle ma sfortunatamente così non è: a quanto pare la sua partenza è stata improvvisa e non programmata, non ha pensato evidentemente di portare qualche sua opera con sé. Peccato, le sarebbe piaciuto vedere qualcosa, anche un semplice kunai. Eppure alla risposta dello Yoton segue un 'ma' che la porta a osservarlo con aria interrogativa, inclinando il capo di poco, i lunghi capelli viola a scivolare come una tenda oltre il suo viso. Una mano andrebbe a scostarli dietro le orecchie, così da rendere libero il proprio volto, concentrato ad osservare i movimenti altrui. <Mh?> mormorerebbe incuriosita, l'espressione serena sul volto mentre le sue iridi andrebbero a seguire il di lui fare. Lo vede Kaori andare a portare una mano al proprio collo, sotto il coprifronte, le vesti, per uscirne poco dopo con una catenina d'argento fra le dita. Una catenina semplice, sottile, di uno stile essenziale e grazioso. Il suo sguardo verrebbe alternato fra la catenina e il volto altrui cercando di comprendere cosa l'altro voglia farne; il suo dire la confonde ancora di più portandola a sgranare di poco lo sguardo e annuire brevemente con un movimento incerto. <Oh? Mh, certo> risponderebbe disponibile, affabile, scostando il lungo manto di capelli verso la sua spalla destra quando intuisce ciò che l'altro vuol fare. Vede la sua mano andare a posarle la collana attorno al collo, tenerla unita per le due estremità con le sue dita e sente per un istante il viso farsi bollente. L'aria frizzantina della sera risulta quasi pungente su quella pelle scarlatta, ormai calda per via di quella vicinanza, quel contatto che la imbarazza profondamente. Ingenua lei, innocente, così poco abituata alla vicinanza maschile alla sua persona. Un gesto innocuo, privo di strani sottintesi, che tende comunque a sfidare con docile prepotenza la sua innata timidezza. Deglutisce silenziosamente puntando lo sguardo sull'altra mano dello Yoton, incapace ora di guardarlo in volto, le mani ancora impegnate a tenere la chioma ben ferma lungo la spalla, quasi fosse una sciarpa che le ricade morbida lungo il corpo. Egli afferra da terra una pietrolina non molto grande, scura, che porta le sopracciglia della hyuga ad aggrottarsi appena. Non comprende cosa stia accadendo, cosa stia facendo, ma non dice nulla, attendendo docilmente che l'altro prosegua nel suo fare. Lo vedrebbe portare quella pietra accanto alle labbra, quasi voglia baciarla e lo fisserebbe stranita, confusa, schiudendo di poco le dune rosate che coprono i denti candidi. Quel che vede la colpisce, la sorprende, portandola a sgranare di poco lo sguardo: una specie di fuoco denso e pastoso andrebbe a fuoriuscire dalle labbra di Yurashin andando a circondare ed avvolgere la pietrolina dandole una forma simile ad una goccia. Una forma più precisa, lineare, meno rozza di quanto non fosse precedentemente quella del sassolino. Kaori è colpita, incantata da quel semplice fare e segue come stregata il percorso che la pietrolina fa fino al suo collo. Osserva lei, colpita, la lava che andrebbe a rapprendersi attorno alle due estremità della catenina d'argento sancendo così l'unione fra essa e quel nuovo ciondolo, appena creato. Lo sguardo salirebbe in un istante da essa fino al viso altrui, le labbra schiuse dalla sorpresa, dalla meraviglia di quanto ha potuto appena vedere e notare. <E'... stupefacente> mormora lei senza riuscire a trovare altre parole, tornando a guardare ora quel ciondolo su cui l'altro avrebbe lasciato la presa. Andrebbe ad alzare una mano fino a sfiorarlo, tenendolo semplicemente sul palmo della propria mano con incredibile delicatezza, quasi abbia paura e timore di rovinarlo con un tocco un po' più deciso. <Ma come hai fatto...?> domanderebbe strabiliata, volgendo il capo ancora una volta in direzione del kusano, un sorriso estatico e solare sulle labbra, l'espressione gioiosa e spontanea di una bambina felice. <Sembrava quasi fossero fiamme compatte, è stato... incredibile> meravigliata, euforica, colpita da quel suo fare così raro. Sicuramente unico ai suoi occhi, non avendo mai visto niente del genere prima d'ora. Ode Kaori il suo dire, quel suo invitarla velatamente a venire a Kusa un giorno per vedere la sua fucina, la sua arte in mostra fra le sue mura, ed un sorriso spontaneo ed innocente andrebbe ad incresparle le labbra morbide. <Verrò sicuramente, Yurashin> Una promessa. <Te lo prometto> sorriderebbe lei sincera, timida, rigirandosi delicatamente e cautamente quel ciondolo fra le dita, guardandolo con affetto, con gratitudine. <Ti ringrazio per questo dono. Ne farò sicuramente tesoro> direbbe lei con dolcezza, rialzando lo sguardo sul viso altrui. Le iridi argentate a specchiarsi in quelle perlacee di lei, uno sguardo carico di gratitudine e riconoscenza che gli rivolge gentilmente, sinceramente. Non sa bene cosa dire, come comportarsi, presa totalmente alla sprovvista da quel suo fare inaspettato. Non sa cosa potrebbe mai fare per ripagarlo di quel piccolo dono, ma sa che in qualche modo sente di voler fare qualcosa per lui, come ringraziamento sincero della sua gentilezza.

21:09 Yurashin:
  [Prateria] Le nuvole, seppur poche, continuerebbero a danzare caoticamente in quello sfondo scuro, quel firmamento oramai intriso di una tonalità sempre più tendente al nero. E sarebbe stato un peccato esser totalmente avvolti dall'oscurità, in questo frangente. Ma fortunatamente le stelle sarebbe lì presenti, a presentare uno scenario dall'accento romantico, a far da contorno al soggetto primario, la luna, impegnata a splendere ed irradiare quel manto erboso di una luce soffusa. Appena accennata, non accecante per lo sguardo umano. Quei fasci luminosi andrebbero invece a caratterizzare maggiormente le sagome, creando un ottimo gioco di luci ed ombre, risaltando lineamenti facciali d'entrambi. E lui, cosa potrebbe far altro che avventurarsi in quelle iridi violacee, in contraddizione a quella pelle nivea, come se fosse porcellana. <Ora risulti esser più quieta.> Un commento che sfuggerebbe da quelle labbra, una constatazione che probabilmente era meglio non esprimere, in quanto potrebbe far allarmare ipoteticamente i sensi avversari. <Meglio così.> Cercherebbe di recuperare, con quel colpo all'ultimo istante, preferendo godere della compagnia d'ella, in quella situazione di calma assoluta, abbracciati semplicemente da quelle leggere sferzate d'aria che, ogni tanto, farebbero loro presenza. <Non ho espresso che tu abbia raggiunto un obiettivo superiore a quello d'altri, ma che hai un inizio sicuramente differente.> Ed in parol povere? <Una marcia in più che può permetterti un discreto vantaggio, se sfruttato correttamente.> Non vuole che l'altra si sopravvaluti ma neanche che si posizioni in un gradino fin troppo basso; deve esservi equilibrio e vuole farlo notare ad una giovane leva, la quale presto diventerà il futuro. E poi, si gusterebbe la reazione d'ella, a quel complimento così diretto ed improvviso. Quel termine, candido, che per egli si sposerebbe perfettamente per quella sagoma che stasera starebbe conoscendo, con quel campo di conoscenza che starebbe tastando gradualmente. Ed ecco che le domande, a quella definizione, giungerebbero impetuose, come pioggia, affermazioni e dubbi a riguardo dell'entità di Shinobi e del suo percorso ed ideologia da assoldare. Ed anche se può attendere quel discorso, tenterebbe quasi d'arrestarlo, come un'imposizione dettata da un unico gesto: la mano destra che si chiuderebbe a pugno, ad eccezione del dito indice che verrebbe teso verso l'esterno. E la mano viaggerebbe affinché possa avvicinarsi al capo della Konohana, per la precisione al naso, posizionando il dito in modo perpendicolare al terreno. Chiederebbe silenzio a quella tempesta, ora che si troverebbe all'interno di questo ciclone. Avrà la forza di bloccare tutto ciò? <Ti pregherei di ascoltarmi.> Avanza, con un tono quasi freddo, come se stesse per ammonire l'altra, per denunciare quanti errori mentali sia commettendo. Eppure il prossimo dire si trasformerebbe in qualcosa di meno rigido, ma più curato, più morbido. Quasi come se addolcisse una pillola da far ingerire. <Prima d'essere una Kunoichi, tu sei una persona. E per tale motivo, avrai i tuoi sentimenti.> Come se nessuno potesse esentarmi da questo concetto, neanche i migliori Shinobi presenti su quel suolo. <Ora esiste un'altra fittizia problematica.> E la presenterebbe: <E' corretto viverli o bisogna reprimerli quanto più possiamo?> Esclude nella maniera più assoluta la rimozione totale di quelle sfumature dell'animo. <Osserva il Nono Hokage.> Avrebbe intuito che tale figura abbia comunque un forte ascendente sulla fanciulla. <Sembra che non abbia sentimenti?> Domanda retorica, ovviamente, che non richiederebbe una risposta. <Lui li prova.> Non può definirlo con assoluta certezza, ma spererà che Hitomu possa perdonarlo nel caso in cui stesse errando. <Però è capace di gestirli fino ad un certo punto.> Cosa vorrà dire? <Per puro esempio, se sei in missione, non devi rimanere succube del timore per una condizione che può metterti a disagio.> Come può essere una palude da attraversare o luoghi simili. <Lì è giusto moderare le proprie sensazioni, in modo tale da svolgere al meglio la propria missione.> E l'altra faccia della medaglia? <Ma alcuni sentimenti, in certe situazioni, sono un incredibile potenziale maggiore. Sono un moltiplicatore della tua forza.> Spiegherebbe, come se fosse quasi un maestro d'accademia. <Per esempio, non combatteresti meglio se stai difendendo una persona a te cara oppure per il Villaggio?> Prenderebbe un piccolo respiro: <Credo di essermi riuscito a spiegare egregiamente.> Una seccatura? Non proprio, ma sicuramente vorrebbe che l'altra lo comprendesse, in quel ragionamento elementare. Dovrebbe essere facile, data l'intelligenza presentata. <Poi alcuni atteggiamenti li apprenderai con l'esperienza.> Nel senso che...: <Se incontrassi una donna incinta, potresti farti intenerire da quella condizione e tentennare.> Era questo ciò che voleva sapere l'altra? <Non bisognerebbe mai abbassare la guardia.> Anche in quel momento in cui lui sarebbe presente? Le starebbe dicendo di non fidarsi neanche del Chuunin? Potenzialmente si. <Come può un animo candido sporcarsi di un omicidio?> Prossimo capitolo: <La risposta in realtà la possiedi già, ne son sicuro.> Quasi fidandosi dell'astuzia avversa: <Per esempio, un medico è un persecutore della vita e l'omicidio è soltanto l'ultimo capitolo delle varie possibilità. Eviterà a qualsiasi costo di uccidere una persona, eppure in talune situazioni lo farà.> Son anche i medici degli essere spregevoli? <Uccidi per non esser ucciso.> Il primo dogma medico e poi: <Uccidi se così puoi salvare un numero di persone maggiore.> Questo potrebbe esser necessario per far comprendere alla Genin il ragionamento che sarebbe stato presentato. Ed in quel momento in poi, si riposerebbe. Avrebbe argomentato molto, la gola si sentirebbe quasi secca, concedendosi il lusso di potersi rilassare un poco, sfruttando l'occasione per tornare a contemplare la ragazza che avrebbe accanto, anche una volta seduti al suolo. <Dovrai essere semplicemente te stessa.> Risponderebbe a tono, appena avvertirebbe i fonemi avversi. La correggerebbe, se questo può permettere una crescita d'ella. <Orgoglio.> Commenterebbe a riguardo delle emozioni provate, vissute, durante la composizione di quell'armatura. <Credo che la mia fama, se così si possa definire, sia iniziata proprio da quell'ordine.> Ed infatti: <Dopo di essa, ho avuto modo di ricevere alcuni clienti Konohani nella mia fucina, per alcune richieste.> Tra cui anche un ipotetico parente della Hyuga. Ignaro del loro albero genealogico e se si possono definire tutti figli di un unico padre e madre. E poi? La magia, o per esser più chiari, quella fantasia divenuta realtà. Quel chakra lavico che rivestirebbe la pietra, rendendo una forma più curata, smussata, fissandola poi al collo d'ella, mediante una catenina argentata. L'altra sembrerebbe colorarsi, tingersi di un rosso scarlatto su quelle guance, e la cosa lo incuriosirebbe abbastanza. Un'apertura, un foro che tenterebbe di sfruttare. Lei evita, distogliendo lo sguardo, e lui coglierebbe la situazione per provocarla. Qualcosa di innato, alla fine, non premeditato: infatti lui non abbasserebbe il proprio volto per intercettare quello di lei, ma farebbe qualcosa che radunerebbe la totale attenzione femminile. Appena potrà godere nuovamente, anche per un soffio, di quel capo rialzato, andrebbe a stuzzicare eseguendo una delle mosse più prepotenti nel proprio repertorio. Coglierebbe la meraviglia, sia di come l'abbia strutturato, e sia di quella situazione, palesemente nuova. Vergine, non abituata a stare così vicino ad un ragazzo, soprattutto se questo possa risultare una mina vagante per le sue sicurezze. <Kaori.> Un sussurro, appena pronunciato, in quanto la distanza tra le due teste possa essere davvero irrisorio in quel momento. Un respiro fresco che potrà quasi mescolarsi con quello della controparte, inebriando quello scarso metro cubo di spazio, ove la vicinanza tra i due può risultare notevole. Ed ecco che le proprie labbra andrebbero a mutarsi, gli angoli della bocca ad allargarsi fra di loro, tirandosi appena su, trapelando qualcosa che fino ad ora non avrebbe ancora mostrato. Fortunato probabilmente a cogliere un fascio lunare in quel momento, che possa dividere in due, verticalmente, il proprio volto, creando un lato ombroso e l'altro lucente. Ed in tutto ciò? Una dentatura perfetta, candida come la neve, verrebbe a presentarsi. Un sorriso, debole, che, quasi come se fosse timido, si andrebbe a presentare al cospetto femminile. Una bomba, appena sganciata, cosciente che questo potrà portare ad una conseguenza, positiva o negativa che sia. Eppure ci proverebbe ugualmente, senza discostarsi da quella nuova scena della propria vita. Non si sentirebbe a disagio, quasi padrone di se stesso e di ciò che lo circonderebbe. <Credo che tu sia una risorsa importante da salvaguardare. Hai degli ideali non corrotti e la cosa non può far altro che rendermi un certo piacere.> Continuerebbe con il suo dire, con un volume di voce fin troppo basso, ma udibile perfettamente. <Inspiri nel sottoscritto un senso di protezione.> Senza mezzi termini, non distogliendo lo sguardo, senza portarlo altrove. E spererebbe di non esser il solo a proseguire per questa intenzione. <Quel ciondolo è emblema di ciò che t'ho appena detto.> La propria arte, che rinchiude una pietra di Konoha; si può comprender la similitudine, vero, senza dover scendere a spiegazioni? Ad ogni modo, il tempo sembrerebbe rallentare, in modo graduale, fino a quasi ibernarsi. Nessun pensiero, nessun altro verbo. Nemmeno lo spazio, l'erba che li circonderebbe, sembrerebbe intaccare quella nuova realtà, appena creata. Sono estranei alla realtà, come se fossero stati catapultati all'interno di un'onda illusoria. Almeno sarebbe questa la sensazione che dovrebbero provare entrambi, soprattutto per la ragazza che potrebbe svenire da un momento all'altro. Perfido lui, no? Metterla alla prova in quel modo, per tastare il sangue freddo avverso. Ma sarebbero davvero un semplice e sterile test? D'altronde, lui non avrebbe mai avuto occasione di potersi confrontare con un'anima simile, con una mente sana e non influenzata da strani e sadici pensieri. Che possa davvero vederla in un modo differente ad un'esemplare di studio, come accade spesso con le persone appena conosciute? La curiosità, insediata in ogni essere umano, farebbe da padrone in questo momento. In parte coinvolto, lo si ammette, e dall'altra parte stupito: una serata che poteva non aver valore sembra che stia tramutando in una serie di prove e dimostrazioni, di insegnamenti ed una conoscenza che potrebbe rivelarsi degna di nota. Ma potrebbero davvero rimanere così per sempre, come due statue, senza avvicinarsi o distaccarsi? Lui non sembrerebbe compiere un primo passo, in nessuna delle due direzioni. Forse solo qualcosa, di appena percettibile, dato che dovrebbero essere entrambi impegnati nel fissarsi: piegherebbe la testa verso destra, di cinque o qualcuno in più gradi verso destra, spezzando quella divisione perfetta, equivalente, del viso maschile. La propria carnagione che sembrerebbe esser fatta di perla. Quel sorriso che, seppur debole, si manterrebbe come un'arma impugnata e tesa lungo il corpo nemico. Si sentirà minacciata da tutto ciò oppure si perderà anch'essa, in quest'incontro casuale? [Chakra On][Equip.Scheda]

22:14 Kaori:
  [Prateria] Un sorrisetto appena accennato sulle labbra della kunoichi all'osservazione del chuunin. Inclina appena il capo lei con fare mesto, le mani adesso ad unirsi dietro la schiena, poco sopra le cosce scoperte, con fare piuttosto tranquillo. <Sì, mi dispiace per poco fa. E' stata una giornata stancante, ho reagito d'istinto> si scuserebbe lei ripensando a quanto debba esser parsa scortese nel suo scattare a sedere puntandogli contro un'arma. Certo, i suoi movimenti dovevano esser parsi estremamente lenti considerando la sua pessima attitudine all'utilizzo delle armi e il fatto che non avesse risvegliato il poco chakra, sicuramente non una grande minaccia per un altro ninja, ma una persona scortese. Questo sì. Anche lei è contenta che quell'incontro sia infine andato per il verso giusto: Yurashin pare un ninja pacato, posato, con una certa flemmatica pace nei movimenti e nel dire. Le trasmette una certa calma, qualcosa di cui si avrebbe sempre bisogno. Sorride con maggior convinzione, con maggior riconoscenza quando l'altro chiarisce cosa intendesse dire col suo complimento e si limita ad accogliere sinceramente contenta quelle parole. È felice di sapere che almeno qualcuno creda sinceramente nelle sue capacità: suo padre di sicuro avrebbe riso di quelle parole, dicendogli che doveva star pensando a qualcun altro piuttosto che a sua figlia. Non che la ritenga stupida, ma non ha mai visto in lei nulla di sbalorditivo, niente di eclatante o degno di merito. Capacità nella norma, nell'ordinario, qualcosa di davvero poco conto per un membro della nobile casata degli Hyuga. <Spero di saperla usare al meglio, allora> direbbe semplicemente con le labbra incurvate verso l'alto, un cenno gentile, grato che le illuminerebbe il viso candido. Sarà forse quel moto di fiducia che l'altro le ispira, sarà che le sue parole le han aperto uno spiraglio di speranza, ma immediatamente la giovane kunoichi andrebbe a rivelargli tutti i suoi dubbi, le sue incertezze circa il conflitto morale ed etico che nel suo cuore infuria fra ragione e sentimento. E' stata cresciuta ed educata a seguire i dettami tipici e canonici degli shinobi grazie agli insegnamenti di suo padre, successivamente ripetuti e studiati anche all'Accademia. Dettami che spiegano quanto un ninja sia un'arma, uno strumento, un qualcuno che deve pensare solamente alla missione. La riuscita di un incarico è il suo massimo obiettivo, l'unica cosa alla quale mirare. Una regola che lei trova atroce nella sua freddezza. Eppure non riesce quasi a esporre tutti i suoi dubbi che l'altro andrebbe come a frenare quell'afflusso di parole tramite un semplice ed unico gesto. Il giovane porterebbe il suo dito a sfiorarle il naso, così da intimarle, con una certa eleganza, silenzio. Kaori tace mordendosi il labbro inferiore nervosamente, puntando le iridi perlacee in quelle argentate di lui. Ode il suo dire, ascolta il suo discorso in silenzio immagazzinando ogni parola, ogni verbo, per cercare di comprendere il suo punto di vista, quella sua spiegazione. In parte contrasta ciò che chiunque altro le abbia mai spiegato fino a quel momento: suo padre, Kurako, Hiashi... ma dall'altra le dà una risposta che riesce persino a sollevarla, a toglierle, anche se solo per un solo istante, un enorme peso dallo stomaco. Può davvero riuscire ad essere una brava kunoichi e rimanere al tempo stesso se stessa? Può davvero servire al meglio il proprio Paese senza dove rinunciare alla propria anima? Le parole di Yurashin le danno speranza, nutrono quel po' di speme che le resta nel cuore e la portano ad abbozzare un sorriso riconoscente. <Comprendo quello che intendi dire... e ti ringrazio per avermi detto tutto questo. Finora mi hanno sempre detto tutti che un buon ninja agisce distaccandosi dai propri sentimenti, da quelli che possono avere a che fare con la missione, scoraggiandomi non poco> direbbe lei umettandosi solo allora le labbra. <Ma se dici che posso essere comunque una buona kunoichi pur rimanendo me stessa, allora voglio crederti> direbbe lei allargando il suo sorriso, un alito di brezza frizzantina a carezzarle il volto lineare, a scostare quei capelli liberi e lunghi che la ricoprono dal capo alle gambe, per tutta la sua figura posteriore. Quando poi lo Yoton va a farle quel discorso circa il candore della sua anima, Kaori si ritroverebbe ad incupirsi appena, scuotendo di poco il capo. <Per quanto uccidere una persona per difenderne altre possa essere la cosa giusta da fare, uccidere rimane una cosa terribile. Anche quando è l'unica opzione possibile. Non potrei mai pensare che un assassino sia candido, anche se ha ucciso per un bene superiore> spiegherebbe lei portando il capo verso l'orizzonte, a fissare gli alberi in lontananza, le chiome a ondeggiare fruscianti al minimo tocco di brezza. <Ne sono convinta> mormorerebbe semplicemente poi, sicura che nessun discorso al mondo potrebbe mai farle cambiare idea su questo punto. Si siedono i due, sull'erba soffice e umida della sera, lasciandosi cullare dal venticello notturno del Paese del Fuoco, ritrovandosi a parlare di argomenti leggeri e più pesanti, scambiandosi pareri, opinioni o semplici fatti di vita vissuta. Al racconto del kusano circa la sua fama di fabbro fuori dall'Erba, Kaori non può fare a meno di guardarlo con fare entusiasta, divertito, inclinando appena il capo verso la spalla sinistra. <Beh, magari appena potrò, ti richiederò qualcosa anche io> direbbe con un sorrisetto sghembo prima di divenire testimone dell'innata arte del giovane moro. Osserva incantata il modo in cui egli va a creare e modellare quel ciondolo, quel piccolo pendente che va ad unire alla catenina che precedentemente le ha poggiato al collo. E' sorpresa, colpita, terribilmente imbarazzata da quell'improvvisa e inaspettata vicinanza che la confonde e disorienta. Ingenua, innocente, così pura di cuore da non sapere neppure come rimanere a suo agio così vicina ad un ragazzo. Ma ciò che ancor di più la lascia senza respiro è la vicinanza che si viene a creare poco dopo fra loro: i loro volti sono vicini, fin troppo, in uno scenario notturno da fiaba, mentre i loro sguardi si ritrovano incatenati l'uno all'altro. Non riesce a distogliere lo sguardo lei, non quando sente l'altro sussurrare così delicatamente il suo nome. Sente il cuore mancare un battito, forse anche un altro, mentre schiuderebbe le labbra per la sorpresa, la confusione. E' quasi deprimente pensare che si troverebbe più a suo agio in mezzo ad uno scontro che in una situazione come questa: è più semplice affrontare un nemico che non una vicinanza così irrisoria con un ragazzo. Osserva lei quel sorriso andare a comparire ed aprirsi sul viso altrui ritrovandosi per la prima volta a realizzare quanto quel volto sia semplicemente bello. I tratti solo delicati, precisi, di una dolcezza nascosta. I suoi occhi hanno una forma elegante, perfetta, mentre il volto ha dei tratti precisi e semplici. I capelli fanno da cornice coi loro ciuffi corvini e spettinati, rendendo quel viso più maturo, più piacente. Ma ciò che davvero colpisce più di ogni altra cosa sono le labbra. Le labbra così chiuse, aperte in un sorriso che finalmente rivela agli occhi della kunoichi della Foglia. Sorpresa rimarrebbe ad osservare quel fare con gli occhi colmi di meraviglia. Ascolta le sue parole sostenendo il suo sguardo col proprio, colpita, sorpresa, sicuramente non avrebbe mai potuto aspettarsi un simile dire da parte sua. Schiude le labbra, incerta, sentendo le gote tingersi di un cremisi leggero. <Vorresti... proteggermi?> domanderebbe lei perplessa, confusa, la voce docile e bassa mentre la man destra va a sfiorare il ciondolo che ora porta al collo. <Perchè? Non ho fatto nulla che possa meritarmi qualcosa del genere> la domanda nasce spontanea, umile, così tremendamente ingenua mentre solo all'ultimo istante si ritroverebbe a distogliere lo sguardo dal di lui viso, puntandolo sulle proprie gambe, il capo leggermente chino, imbarazzato. <Non ho fatto nulla e basta...> mormorerebbe ancora stringendosi appena in sé, come a volersi rannicchiare in un moto di difesa. Sente di non aver fatto proprio niente di meritevole nella sua vita, nulla che le possa assicurare un qualche tipo di merito particolare. E' ancora agli esordi della sua carriera, delle sue possibilità e sa che è ancora lontano il momento in cui potrà sentire di meritare il rispetto altrui.

23:20 Yurashin:
  [Prateria] Si scuserebbe, per davvero, per la reazione che avvrebbe mostrato qualche ora addietro; eppure, ad essere sinceri, tutto ciò che sarebbe accaduto prima non gli importerebbe più di molto, totalmente assolto nel visionare quella nuova prospettiva e godersela a pieno, rimuovendo qualche freno inibitore, almeno per questa sera. Che voglia ancora dar ragione alle parole espresse, qualche giorno addietro, del Tessai? Probabilmente la loro conversazione avrà sbloccato qualcosa nel carattere maschile, un qualcosa che proprio questa sera sembrerebbe venire a galla. Un nuovo modo di visionare quel mondo, mentre è impegnato a ruotare su se stesso; ora sembrerebbe coglier sfumature che prima non catturava così facilmente. Si starebbe divertendo? Nel senso lato del significato, in quanto non gli dispiacerebbe affatto la situazione creata, ma non sta giocando, nel senso di prendere in giro, la fanciulla che avrebbe accanto. <Figurati.> Terminerebbe così, non volendo dar adito ad un proseguo, gettando acqua su quel fuoco rovente. <Sarai un'ottima Kunoichi.> Affermerebbe, senza alcuna ombra di dubbio. Si preoccuperebbe di risponderle, a rassicurarla maggiormente. Ma sarebbe la condizione in cui riverserebbero entrambi, poco dopo, a prendere il sopravvento sull'attenzione d'entrambi, lasciando che il Chuunin possa avere una miglior gestione e possa permettersi di emettere verbo, senza cadere nella tentazione di avvicinarsi rapidamente al volto altrui. Rimarrebbe immobile, statuario, preferendo godersi di quell'attimo, quasi intenzionato a chiedere una durata sempre maggiore. Che non finisca mai quella sensazione che avvertirebbe, proprio avendo la fanciulla dinanzi. La domanda d'ella sarebbe la prima frase ad interrompere quella magia, intrisa nel silenzio, ma che non spezzerebbe quel clima che si sarebbe instaurato tra il duo lì presente. <Affermativo.> Senza alcuna sbavatura, andrebbe a rispondere, senza esitare d'ulteriori secondi, come se fosse una cosa ovvia, consona a quello per cui crede e combatte ogni giorno. Quel rossore che si dipingerebbe sul volto femminile renderebbe il tutto così curioso, mostrando una versione più ingenua, debole, della Konohana. <Perché poni quesiti così futili?> Retorico il dire, mentre continuerebbe a mantenere quel sorriso, lentamente, senza farlo decadere o sciogliere, come neve al caldo. <E' un qualcosa che avrei già deciso.> Non sarebbe ubriaco, ma sarebbe perfino serio: un'entità sacra deve essere protetta, affinché cresca in un modo simile al proprio percorso, paladina della pace. <O devo credere che ti....> E non terminerebbe la propria frase, la propria domanda, notando come alla fine la Genin non riesca a mantenere il contatto stretto, forzandosi a cedere, ad abbassarsi sulle proprie gambe ancora piegate su se stesse. Allora sarebbe qui che avrebbe campo libero, che avrebbe libertà di movimento. L'intero asse del busto si piegherebbe, torcerebbe, per estendersi, per raggiungere un'estensione che prima d'allora non poteva godere. Il collo che si allungherebbe, facendo avvicinare la testa. E, nel caso in cui l'altra non ripristinasse la posizione precedente, dovrebbe cogliere un punto vicino al collo, ad un paio di centimetri sotto il lobo destro femminile. Il respiro d'egli che diventerebbe quasi una preparazione, un assaggio, sollecitando una piccolissima porzione di pelle. Potrebbe forse provare un brivido, mentre l'azione andrebbe a compiersi. Le labbra dovrebbero raggiungere il proprio scopo: toccare appena quel collo, in un dettar di movimenti lenti. Molto lenti. Forse troppo. Questo perché la Hyuga possa godersi di quella sensazione, di quel bacio che verrebbe impresso con una cura particolare, atto ad elettrizzare il sistema nervoso femminile. Piacere, questo dovrebbe pervaderla, dopo quel bacio appena schioccato, simile ad una freccia che inchioda il proprio nemico. E con la stessa lentezza, approffittando della vicinanza all'orecchio, continuerebbe la domanda: <...dispiaccia?> Maligno, sfrutterebbe quanto idealizzato, per piegare ogni resistenza psicologica femminile, ottenendo con probabilità una risposta in negativo, ma favorevole all'intenzione del figlio di Kiri. Proteggerla, anche se potrebbero definirsi due perfetti sconosciuti, incontrati sotto il chiaro di una luna nemmeno completa. Biricchina, quest'ultima, andrebbe a godersi di quello spettacolo che accadrebbe, nel silenzio della notte che oramai sarebbe sempre più inoltrata. Ovviamente, se l'altra avrebbe accorso ad un movimento brusco, atta a rialzare il capo violentemente, il bacio sarebbe finito altrove; a buon intenditore, poche parole. Ma in quel caso, sarebbe stato solo un'eventualità non voluta, ma accaduta per motivi ignoti ed a lui sconosciuti. <Esisti.> Questa sarebbe la soluzione alle continue domande che si porrebbe, preferendo che la smettesse di chiedere, di porre dubbio su ogni cosa che la riguarda personalmente. Non sarebbe possibile continuare in quel modo, dopotutto. La mano destra dunque andrebbe a distaccarsi dal suolo, lasciando che sia l'arto sinistro a subire il peso di quel corpo. Il palmo della mano destra, liberatosi da qualche rimasuglio di erba, andrebbe a viaggiare con naturalezza verso il ciondolo appena creato, non preoccupandosi se vicino ad esso dovesse trovare la mano della ragazza. Accarezzerebbe anche quella, oltre quella pietra levigata, non totalmente lavorata, quasi come se stesse saggiando il prodotto prima creato dalla propria volontà. <Kaori.> Ancora una volta quel nome, emesso in un modo particolare, differente da chiunque abbia osato pronunciare quel nome, prima di stasera. <Oramai sarà notte inoltrata.> Segno di un congedo, apparentemente. <Non mi dispiacerebbe scorrere ancora qualche ora qui, in tua compagnia.> Respirerebbe, caricando i polmoni e sgonfiandoli poco dopo: <Ed alle prime luci dell'alba, accompagnarti ovunque tu voglia...> Perché sarebbe ignorante se esiste una magione che raccoglie tutti gli esponenti del clan d'ella. Che abbia dato segno d'essere una persona tranquilla, non un malintenzionato, l'avrebbe fatto comprendere, ma sarà sufficiente per far sì che l'altri accetti anche a tale richiesta? Ovviamente, in caso di dissenso, non farà altro che annuire, col capo, ed accompagnarla fin da ora alla destinazione richiesta, senza emettere alcuna obiezione a riguardo. Non un esperto del reticolato cittadino di Konoha, ma sicuramente uno Shinobi abile e capace di proteggere una persona a lui simile. Un reale Principe! [Chakra On][Equip.Scheda][End]

23:50 Kaori:
  [Prateria] <Lo spero... lo spero davvero> sorriderebbe ella al dire altrui. Ce la sta mettendo tutta per iniziare il suo cammino nel migliore dei modi, chissà se però tutto il suo impegno sarà sufficiente a renderla la kunoichi che tutti sperano diventi? Questo potrà dirlo solamente il tempo che intanto scorre rapido, vorace, divorando secondi, minuti, ore intere della vita dei due che lì, sotto quella mezza luna pallida, stringono lentamente un legame. Un legame nuovo per entrambi, bizzarro, ricco di impreviste sorprese ed incognite. Quella che doveva essere una serena chiacchierata momentanea diviene senza neppure che i due se ne accorgano una sorta di gioco, di danza fra i sensi. Kaori è totalmente imprigionata in passi che non conosce, in mosse che non le appartengono. Osserva il di lui sorriso sentendosi a disagio, in imbarazzo, chiusa in una situazione che non sa gestire. Lei che fino a quel momento mai ha pensato all'eventualità di avvicinarsi ad un ragazzo, ora si ritrova in balìa di un giocatore apparentemente molto astuto. Divertito, incuriosito dalle capacità di cui dispone, dalle possibili reazioni di questo fiore ancora non completamente sbocciato. Kaori non capisce perchè lui dovrebbe volerla proteggere, perchè dovrebbe provare qualcosa di simile per una creatura appena conosciuta. Eppure sembra che sia deciso a volerlo fare, deciso a convincerla che non avrebbe cambiato idea. La cosa la porta a distogliere lo sguardo da lui, sopraffatta da sensazioni che non comprende e non conosce. Fin troppo imbarazzata per sentirsi capace di continuare ad osservare quelle iridi grigiastre. Ma se credeva che distogliere lo sguardo da lui potesse salvarla dalla catastrofe... oh beh, non poteva sapere quanto profondamente stesse sbagliando. Sentirebbe lei la sua vicinanza provocarle un brivido lungo la schiena, un accelerar cardiaco che la fa deglutire a vuoto silenziosamente. Avverte la pressione leggera delle labbra altrui sul suo collo, sulla pelle scoperta poco sotto l'orecchio e si ritroverebbe ad irrigidirsi appena, confusa, a disagio. Cos'è questo tepore che la pizzica per tutto il corpo? <E-eh?> boccheggerebbe lei, innocentemente, distogliendo solo allora il capo da lui, ricercando una distanza di sicurezza che possa permettere ai suoi nervi di rimanere ben saldi e concentrati. Beh, più facile a dirsi che a farsi, insomma. <N-no, non è che mi dispiaccia, è che... che...> timido balbettio, un alito di vento a carezzare il viso ardente. <...non capisco, tutto qui> Sbatte le palpebre una, due, tre volte in rapida successione cercando di ravviare i capelli con una mano, nervosamente, alla disperata ricerca di un controllo che lo Yoton sembra divertirsi a voler distruggere e straziare. Egli porta la sua mano ad andare a sfiorare la pietra che ha forgiato appositamente per lei incontrando così le di lei dita. Quello sfiorare, quel delicato carezzare, la porterebbe a sentirsi tesa, agitata, umettandosi le labbra nervosamente, senza capire cosa lui voglia realmente da lei ricercando quei piccoli intimi contatti. Non sembra affatto una persona di cui diffidare, eppure quell'ostentar sicurezza la confonde, la imbarazza, mettendola in difficoltà in una situazione che non è capace di gestire. La sua proposta arriverebbe lenta, leggera, bassa, all'orecchio della Hyuga che, alzando lo sguardo verso di lui, si ritroverebbe ad osservarlo con fare impacciato. Non sarebbe mai stata capace di resistere più di un altro minuto in una situazione come quella: come avrebbe potuto affrontare qualche altra o r a in quello stato? <A-anche a me farebbe piacere rimanere, Yurashin, dico davvero> direbbe lei, sincera. La sua compagnia le piace, le trasmette sicurezza e calma. Eppure il suo carattere timido e introverso le impedisce di affrontare tranquillamente una situazione come quella. Sente nell'aria qualcosa di strano, di nuovo, un qualcosa che le fa pizzicare la pelle dietro la nuca e che la fa sentire a disagio. <Ma domattina ho gli allenamenti al dojo di famiglia, non posso far tardi...> direbbe lei ricercando l'altrui sguardo, un'espressione colpevole e di scuse nelle iridi perlacee. <Però spero comunque di poterti rincontrare prima che tu parta per Kusa. Mi è piaciuto conoscerti, apprezzo davvero la tua compagnia> cercherebbe di dire onde evitare fraintendimenti. Non vuole che lui pensi che lei disprezzi la sua compagnia, anzi. E' proprio il contrario, solo che ha bisogno di abituarsi a quella vicinanza un po' per volta. <Credimi...> Un nuovo sorriso spunterebbe sulle labbra della giovane, una dolcezza genuina a illuminarle lo sguardo mentre a sua volta andrebbe a carezzare per un solo breve istante la mano del kusano poggiata sulla sua. Un solo attimo, un breve attimo di infinito coraggio, prima di fermarsi e incamminarsi con lui verso la città. [END]

Kaori e Yurashin si incontrano per la prima volta fuori dai territori di Konoha. L'uno sta avanzando verso la città mentre l'altra sta ricercando riposo dopo una giornata di fatiche e emozioni forti. Dopo un inizio un po' teso i due scoprono nell'altro una compagnia piacevole e totalmente nuova che li porta a sperimentare per la prima volta sensazioni nuove ~