Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Ad un passo da me. [ Evocazioni per Kimi - Farfalle dell'Ade ]

Quest

0
0
con Kimi, Hana

19:22 Kimi:
  [Oasi] Si è separata da Katsumi, si è presa il suo tempo solo per tornare e ripercorrere i suoi passi di quei tre anni passati lontano da lui, passati come Spettro, la compagna di 0-22, la cacciatrice di taglie. Aporia sta ancora fedelmente al suo fianco, ormai si sono abituate l’una all’altra, le occhiaie sul volto candido della ragazza sono ben visibili, la mancanza di sonno è ormai una costante nella sua vita eppure si muove come se non ne risentisse più, pare averci fatto l’abitudine, pian piano come di ogni altro evento nella sua vita. I capelli sono sciolti le ricadono lunghi intorno a quel viso magro eppure non più così tanto scavato, parte di quella sofferenza è svanita, ha superato e in un certo senso affrontato tutto il dolore e la rabbia. Indossa il suo solito completo, un paio di corti pantaloncini e sul petto invece quel tessuto viola portato allacciato ad x dietro al collo così che il suo seno possa essere sostenuto e coperto, così facendo anche la cicatrice, anzi le cicatrici, sono coperte almeno in parte. Completamente nascosta ad occhio nudo c’è quella bruciatura con il simbolo dei cacciatori di taglie mentre la scarnificazione con il k-21 sopra al cuore è visibile in parte, giusto l’ultima cifra e la prima stanghetta della k. Cammina lenta con il mantello dell’Akatsuki appoggiato appena alle sue spalle come al solito, l’anello verde è tornato al suo dito mentre il cappello di paglia sta sul capo a proteggere la sua candida pelle da quel sole violento che si accinge ora a terminare la giornata, persino lì nei pressi di Suna dove è proprio quella sfera gialla a dominare sena rivali. Le zampette della fedele compagna si muovono sul limitare destro del copricapo. Respira utilizzando il diaframma cosa che limita i movimenti visibili, si gonfia appena sotto al seno quando inspira, profondamente e con calma. La mano destra sale verso il suo orecchio per scostare un lungo ciuffo nero, gli occhi sono socchiusi per resistere alla luce senza far ferire troppo quelle iridi color ghiaccio, intorno, sulle palpebre, è tornato a dominare l’ombretto azzurro così come le labbra appaiono più violacee truccate appositamente, sempre nel tentativo di dare quel tocco di non morto alla sua figura. Il chakra circola vigoro all’interno del suo corpo eppure non ha attivato l’innata, pecca forse di sicurezza ma da quando il suo non è più un cammino solitario non sente il bisogno di rendersi velenosa, almeno non sempre, anche per salvaguardare la vita di quel piccolo essere così dannatamente simile a lei. L’odore di sandalo che la circonda dovrebbe essere ancora abbastanza forte, tiene stretta a sé qualsiasi cosa possa metterla in contatto con le farfalle e con LUI, quello splendido sogno estivo, così potremmo definirlo, quell’uomo che l’ha silenziosamente accompagnata per tutti quegli anni, catturandola e legandola a sé in un modo a lei nuovo, attratta eppure sentimentalmente disinteressata, curiosamente interessata eppure non per questo spaventata dal suo non poterlo percepire mai completamente, poche le volte in cui l’ha toccato. Ed ecco che mentre il pensiero corre a quell’uomo l’indice destro si sposta dai capelli alle sua labbra, sfiorandosele appena riportando a sé un ricordo ed una sensazione ormai lontana, un bacio unico nel suo genere e per questo travolgente [chakra on]

Una clessidra spaccata dai cocci aguzzi è stata seppellita tra le dune di sabbia a poca distanza da lì e, cullato dal vento, l’odore familiare raggiunge le narici di Spettro – Medusa – Kimi. Troppe identità e troppe maschere per un solo involucro di carne che gioca a nascondino. < Stai germogliando, nh?> L’eco lontana di una voce sparita per troppo tempo e che ritorna, come sempre, prepotente. S’insinua come siero dritto in vena, si scava la strada e fa breccia nel cuore col semplice aiuto dell’aroma che emana. Lui – ancora troppo distante. Lei, sempre ad un passo dalla sua ombra, anche se non può vederlo. E diventa tutto parte di uno scenario già assaporato, costruzione di una scena a lei congeniale e tremendamente familiare. Rovi verdi e robusti che si diramano, quasi come se fosse un’illusione alla quale la mente non può sottrarsi, eppure così… palpabili, presenti, concreti. Repentini formano l’insenatura di una grotta, una gola, una caverna apparentemente senza fondo e buia. Aporia al suo fianco batte le ali, vola e forma cerchi concentrici nell’etere fendendo l’aria con le ali. Svolazzando dinanzi lo sguardo della ragazza giocherà ad attirar la sua attenzione, silenziosa, tracciando poi una scia che la stessa Kimi potrà seguire – diretta nella gola, in quell’antro che per quanto apparentemente inospitale lei potrà avvertire addirittura caloroso. E qualora sarà davvero incline a seguire la scia della farfalla, potrà calpestare rovi morbidi e adocchiare come l’insenatura parrà farsi più grande ospitando poi un laghetto. L’ha già visto, non ci perdiamo in spiegazioni prolisse di un posto che già di primo acchito colpisce l’occhio ed il corpo con quell’umidità che lascia presagire una certa altezza benchè non vi siano picchi da scalare. Come la marea sale e scende, egli viene e va e trascina con sé quel classico odore che pizzica di poco il naso, tabacco, per poi glissare in centouno spezie di cui anche l’ultima s’avverte distinta – cumino. Sa d’esotico, quasi non fosse indigeno di Kusa quanto più di Suna. Quella pelle baciata dal sole che ne scurisce i lineamenti e ne dà il sapore del calore. Di spalle, potrà adocchiare la figura a lei nota dell’Anbu – solita maschera ad occultare parte del volto benchè ora sarà impossibilitata nell’adocchiarla. Ne intravedrà i capelli rossicci, rame, cadere sulla pelle d’ebano delle spalle scoperte. Un pantalone a sbuffo, arancione e verde, che gioca sui contrasti della pelle scura. Armato di poco – forse qualche kunai, shuriken, nulla di particolare davvero. Non ha bisogno di questi “mezzucci”. Il capo si volta, lentamente, verso destra – la stessa lentezza finalizzata a farle perdere un battito. < E’ tempo di andare, neh.> Incrina lo sguardo, quasi apatico – uno schiocco di dita, lo sfrigolio delle prime tre della destrorsa bastano a richiamare Aporia al proprio fianco. La farfalla, senza esitare, seguirà la scia aerea che la condurrà dritta sulla destra dell’Anbu che con un ennesimo sfregolare di dita la lascerà dissiparsi, svanire come polvere soffiata via dal vento – tramutata in sabbia, gli ennesimi granelli di Suna. D’un tratto, la fatica percepita dai giorni insonni passati da Kimi triplicherà, inducendola a sforzarsi per rimanere sveglia. | [ Giocata Evocazioni per Kimi ]

19:53 Kimi:
  [Oasi] Pare che questa volta le sia bastato pensare a lui per sentirne dapprima l’odore, lo stesso che porta sul suo petto ma che riesce a riconoscere grazie alla differente intensità e poi quella voce a colpirla, sbatte gli occhi un paio di volte, confusa, colpita e attratta come sempre. L’immagine di Katsumi davanti agli occhi e poi invece quella di lui, quell’ombra che sa di aver avuto sempre accanto e che probabilmente sa già tutto. Così semplicemente lo sguardo stupito si sposta sulla farfalla che inizia a vorticare, il paesaggio intorno a lei muta eppure non c’è stupore oggi, il luogo le è familiare, sente quasi un calore come se fosse tornata a casa, un posto che ha sentito suo sin dal primo momento. Le iridi si spostano alla ricerca della figura del Kusano ed eccoli quei capelli, quella pelle scura, inutile stare a descrivere nuovamente quel misto di emozioni uniche che lui riesce a fare provare, lo osserva mentre si volta, ne ascolta le parole ed ecco la stanchezza piombarle addosso, il respiro ora si fa più pensante socchiude gli occhi ma non a causa del sole <a…> la voce è stanca, improvvisamente priva di forze, vorrebbe dormire, il suo corpo glielo chiede a gran voce eppure la sua mente non è questo che vuole, pesantemente muoverebbe un passo in sua direzione <aspettatemi> rivolta anche alla farfalla senza la quale all’improvviso si sente persa e vuota, di chi si prenderà cura ora? Chi la tormenterà ogni notte? Non ha nemmeno la forza di porsi tutte quelle domande, si da la colpa per la stanchezza, essersi rilassata un attimo davanti a quella familiare vista è per lei la causa di quella sonnolenza così forte ed improvvisa, tenterebbe quindi di avanzare senza la sua solita leggiadria, nella direzione in cui le è parso di scorger ei due, sbatte lentamente le palpebre, prendendosi lunghi istanti di riposo, fatica a riaprire gli occhi ogni volta, quell’insonnia che così tanto a lungo l’ha tormentata ora pare essere completamente svanita, non ci sono incubi dietro al buoi della notte, non c’è altro che un idilliaco e calmo riposo. Le mani le paiono improvvisamente deboli, incapace persino di chiuderle a pugno o forse non ne ha voglia? Formicolano, crede, percepire le sue dita non è mai stato così difficile, si sente lentamente trascinare verso il fondo, verso quel sonno lungo e ristoratore che per settimane ha cercato prima di rassegnarsi ed adattarsi a quel nuovo stile di vita fatto di incubi e veglie notturne interminabili <a…> la voce è ancora bassa <aporia> la chiamerebbe dopo cercando di avanzare un nuovo passo, la schiena ricurva in avanti, le gambe che appena si solleverebbero dal terreno [chakra on]

Lo sa, ne è consapevole. E’ come se nell’effettivo ogni respiro altrui fosse calibrato in funzione dell’anbu, della sua presenza e del suo modo di fare, parlare, pretendere addirittura che sia lei ogni volta a seguirlo lì dove lui sceglie di mettere radici anche solo per qualche minuto. Diventa ogni volta una crepa che una volta riparata, sprofonda un altro po’ tanto per farle presente che nella sua vita c’è anche lui e che difficilmente se ne libererà. Distoglie lo sguardo – fessurato e filtrato dai due soli buchi lunghi e orizzontali della maschera – dal viso di Kimi. Non ne assapora i lineamenti, non lo fa con lo sguardo di chi sembra essersene privato da tempo: sembra, invece, esserne pieno – come se nel concreto non avesse fatto altro nella vita che osservarla. Non è un amante, né un fratello, né una persona così vicina. E’ tutto e allo stesso tempo niente: pretende di conoscerla anche intimamente lì dove soltanto poche persone – se non una – è riuscita ad arrivare. Socchiude le labbra facendole diventare quasi una linea appiattita leggermente più chiara della pelle d’ebano. Inspira inalando il suo stesso aroma atto a soppiantare il briciolo di profumo che da sola Kimi porterà addosso. Le mani, entrambe, viaggiano dietro la schiena – si congiungono, mentre il piede destro fa dietrofront affinchè il busto ruoti. Si pone frontale, adesso, lasciando glissare lo sguardo verso di lei – stampando sul viso un’espressione quasi neutra, non fosse per il mezzo sorriso sghembo. < Il tuo masochismo mi fa quasi tenerezza.> cinguetta, aprendo un mare di sottintesi – Aporia s’è dissipata manco fosse metafora dello stesso travaglio che l’atra si porta dietro, l’ha lasciata col vuoto e con gli ultimi sforzi da sopportare. “Ti sentirai meglio, dopo” – è quasi una rassicurazione che viaggia nella mente di Kimi senza farci caso. S’avvicina d’un passo. Due. Tre. Il quarto è confidenziale, il quinto pretenzioso. < Shhh.> biascica, allungando la destra verso il viso altrui tentando di catturarne il mento con pollice, indice e medio della destra che si distacca dalla gemella. La sovrasta con l’altezza sicuramente maggiore rispetto a quella della Doku, nel tentativo d’adagiare semplicemente la fronte contro quella altrui. < E’ andata.> non “è finita”. Non le mentirebbe. < E presto andrà via anche il dolore. La stanchezza. Non sei contenta?> lei ed il suo vuoto, di nuovo, insieme. Inspirando sul suo viso, rilascerà un rantolo d’aria caldo sulla sua pelle prima di distaccarsi. < Tuttavia, ti assicuro che questo sforzo verrà ricompensato.> ovviamente < Se lo vorrai.> un passo indietro e ritorna la confidenza. Due passi indietro, e si stabiliscono i limiti. Il chakra scorre, solletica le piastrine dell’anbu che repentino forma i sigilli che gli occorrono per riesumare un rotolo sufficientemente grande da ospitare la calligrafia dei precedenti evocatori. < Non sei una di molte parole, Aporia.> flauta – no, non si sta riferendo alla farfalla ormai sparita. Si sta riferendo a lei, coniando un nuovo epiteto per richiamarla. < Ed è per questo che non riceverai molte informazioni da me. Il contrario t’annoierebbe.> e si annoierebbe anche lui. < Solo per oggi potrai guardarmi come un mediatore. Tra te e le farfalle.> spiega, srotolando il rotolo che deporrà quasi ai piedi della ragazza. < Hai ceduto parte delle tue energie per una di loro. E’ giusto che ricambino. Se sei d’accordo, da oggi potrai stipulare un patto con le farfalle dell’Ade che verranno in tuo soccorso ammesso e concesso continuerai a rispettare le loro volontà senza intaccare i loro dettami.> | [ Giocata Evocazioni per Kimi ]

20:33 Kimi:
  [Oasi] Il sonno la confonde, le rende anche il semplice mettere a fuoco difficoltoso, sbattere le palpebre è un’impresa da titani che sta sopportando con coraggio, che affronta con determinazione solo per immergersi in quel sentimento che fatica così tanto ad identificare, non è né amore né semplice attrazione, qualcosa di diverso e ugualmente travolgente. Una voce giunge in suo soccorso, una rassicurazione nella sua mente prima di sentire quel contatto con la sua pelle, l’ha visto avvicinarsi e non si è scostata, non l’avrebbe fatto nemmeno se avesse potuto probabilmente, nonostante l’insindacabile e assoluta fedeltà verso l’uchiha qualcosa di lei brama quel contato ed è proprio quella parte a soffrire del successivo distacco. Lo sguardo annebbiato dal sonno si fa semplicemente perplesso a quel nome, non riesce a capire subito, la stanchezza la fa da padrona anche nella sua mente, le impedisce di compiere fluidamente persino i ragionamenti più semplici e per questo motivo lei ci mette qualche istante a capire che si sta riferendo alla sua persona, la mano destra lenta si alza, a fatica si porta ad indicare il suo petto mentre lentamente chiude e apre gli occhi, affaticata e stanca. Eppure il viso si illumina alla frase successiva, alla comparsa di quel rotolo, un respiro profondo mentre tenterebbe di radunare le poche forze solo per slanciarsi in sua direzione annuendo <sempre> la risposta è decisa, sicura dotata di una nuova forza, una forza quasi esclusivamente emotiva ma comunque presente. Lei rispetterà sempre il volere dell’Ade <quella è anche la mia casa> replica per tutta risposta, un demone che ora ha davanti a sé la possibilità di riunirsi alla sua famiglia originaria, bramosia che illumina appena i suoi occhi, cercando di rischiararli dalla stanchezza e dal sonno che come una spada di Damocle pende sulla sua testa. Non ha altro da aggiungere ma probabilmente nemmeno riuscirebbe, la bocca è impastata e la sua è una dura lotta, rifiutare qualcosa che ha inseguito per mesi, rifiutare qualcosa che il suo corpo reclama a gran voce solo per poter tornare in una casa a cui è scappata per una vita interna, gli inferi, il luogo che ha rinnegato così a lungo cercando debolmente di combattere sé stessa, fa quasi ridere pensare a quanta fatica le stia costando ritornarci dopo aver accettato il suo destino e il suo essere[chakra on]

Annuisce flebilmente al rincarar della sua voce, senza sforzo la destrorsa correrebbe repentina lungo il fianco del medesimo lato raggiungendo poi la coscia, la stretta del porta-oggetti mentre le dita s’insinuano nel tessuto di quest’ultimo e s’incastrano nell’estremità tondeggiante di un kunai appuntito. Lo estrae senza remore alcuno, esperto nel destreggiare un po’ tutto come se gli fosse sempre stato naturale e congeniale, lo farà piroettare in aria e poi lo raccoglierà fendendo quest’ultima con un colpo di polso, agguantandone esattamente il manico senza ferirsi. < Non esagerare.> sentenzierà, prima di allungare il kunai in sua direzione soffermandosi anch’egli a pochi centimetri dal rotolo che giace ai suoi piedi, dal lato opposto a quello della Doku. Le porge una lama con un solo intento < Firma col tuo sangue > la mancina si sporge, l’indice s’erge supremo tra le altre dita indicando uno spazio bianco a seguito di un’altra firma < qui.> e gli indica addirittura dove apporre il proprio stemma di liquido ematico, riponendo nuovamente entrambe le mani dietro la schiena, conserte, immobili. Placido, osserva – muta quel ghigno dallo sghembo al beffardo senza farselo ripetere due volte, manco stesse offrendo una nuova vittima sacrificale all’Ade e questa volta senza dover faticare né viaggiare nell’opposizione: tutto di sua iniziativa. Scricchiolano le ossa del collo non appena l’anbu provvederà a piegare il capo a destra, poi a sinistra, attendendo che la Doku prenda la sua decisione – una decisione che tra l’altro ha già preso in precedenza. Deglutirà, qualora potrà avvedersi della sua firma rimpinguare l’albo, lasciando che l’ultima macchia di sangue possa sporcare la pergamena che a termine di tutto si richiuderà, veloce, dissipandosi con l’intero rotolo in un bagliore soffuso che si disintegrerà in mille farfalle di luce pronte a volar via – che abbia firmato o meno. La destra dell’anbu s’isserà, ricercando la fronte altrui < La nostra, vorrai dire.> il palmo calerà lungo il viso della ragazza, suggerendo l’oscurità ai suoi occhi – non che la stia rendendo cieca, per lo meno non per sempre. La forza all’oblio, al sonno, alle braccia di Morfeo – lì la conduce anche se nel concreto saranno le braccia di Zasso ad accoglierla una volta persi i sensi, raccogliendola e prendendosi cura di lei quel tanto che le servirà per riprendere le forze di tutto questo tempo passato ad aspettare. E poi sparirà. Diventerà vuoto. Un vuoto invisibile ma fatto d’equilibri instabili. Un vuoto sempre presente, a portata di mano. Ad un passo da lui. | [ e n d ]

20:55 Kimi:
  [Oasi] Lo ascolta, semplicemente va a prendere quell’arma con la sinistra, la punta di metallo verrebbe portata sul suo indice destro, la mancina effettuerebbe una pressione abbastanza alta da far penetrare la lama all’interno della sua pelle, superando gli strat iniziali per arrivare ai vasi sanguigni, l’arma viene quindi poggiata a terra mentre sul polpastrello andrebbe a formarsi una rossa goccia di sangue. Sposterebbe il dito sul foglio molto lentamente per poi rivolgerlo verso il basso lasciando che la prima goccia di sangue ricada lentamente sulla pergamena, la osserva assonnata e affaticata mentre silenziosamente ora andrebbe a trascinare quel sangue, mentre dal dito ne sgorga altro, per firmare proprio dove le è stato detto. Tutto finisce molto velocemente così come poi era iniziata, con quel loro primo fugace incontro a Konoha. Farfalle davanti ai suoi occhi, osserva il fenomeno accennando un sorriso soddisfatto mentre le parole di lui giungono insieme al contatto. Le palpebre che calano sui suoi occhi mentre il corpo si fa molle, debole e lei si accascia lentamente verso il terreno, nell’ultimo istante di veglia, quando ormai gli occhi sono chiusi e la mentre è quasi completamente nel sogno le sue labbra si schiudono un’altra volta <nostra> ripete debolmente prima di addormentarsi definitivamente. Il respiro rallenta così come il battito, si fa più leggero mentre il corpo giace a terra privo di vita, solo il petto si muove mostrando con estrema semplicità che non è morta si è finalmente addormentata dopo aver patito così a lungo l’assenza di riposo adesso è libera di prendersi tutto il tempo che vuole, insomma crolla addormentata ma finalmente ricongiunta alla sua famiglia[end]

Giocata per le Evocazioni delle Farfalle dell'Ade [ Kimi ]
// Non ho molto da aggiungere se non il fatto che ho particolarmente apprezzato la tua richiesta di farmi concludere il capitolo. Ti ringrazio per aver scritto per me. Allo stesso modo, sono davvero felice d'aver scritto qualcosa che - nel mio piccolo - m'è piaciuto e spero sia piaciuto anche a te. Grazie per il tuo tempo <3