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Io diventerò qualcuno

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con Azrael, Kaori

15:51 Kaori:
  [Strada > Chiosco di Ichiraku] Splendida giornata in quel di Konohagakure. Un sole limpido e caldo rischiara un cielo terso e azzurrino cullando nel suo dolce tepore il Villaggio della Foglia. Il paese sembra pieno di vita quest'oggi: le strade sono attraversate dalla quieta gente del villaggio e un vivace chiacchiericcio risuona tutt'attorno. Dei bambini corrono qua e là, qualcuno torna dall'Accademia, qualcun altro si dirige verso il Palazzo dell'Hokage di gran carriera. La Foglia è sempre stata un posto ricco di vita e Kaori ha sempre amato questo lato del suo villaggio. E' stanca quest'oggi la giovane deschi dal violaceo crine; dopo essersi allenata tutta la mattina nelle varie tecniche apprese durante le lezioni in accademia, e in alcuni esercizi atti a migliorare la sua condizione fisica, sente la fame riempirle lo stomaco portandolo a brontolare rumorosamente. I suoi capelli sono leggermente spettinati, raccolti in una lunga gonfia treccia dietro la schiena appena scompigliata. Qualche ciuffetto fuggiasco scivola via dalla stretta e le carezza il viso leggermente sudato. Indossa una canotta bianca senza maniche, larga, lunga fino alle cosce e sotto di essa un paio di pantaloni neri al ginocchio. Per allenarsi ha preferito un abbigliamento più leggero e piuttosto diverso da quello che sfoggia ogni giorno. Con una mano sulla pancia vuota e gorgogliante, avanza lei fino a varcare la soglia del chiosco di Ichiraku: ha voglia di una buona porzione di ramen per riprendersi dalle fatiche del suo allenamento e ovunque si sa che il ramen migliore lo si può trovare solamente lì. Soddisfatta del suo impegno e del dolore che le attraversa i muscoli di tutto il corpo, saluta con un sorriso allegro e gentile chiunque sia dentro il negozio. <Buongiorno> la sua voce è leggera, cristallina, una sfumatura decisamente giovanile e femminile in quei toni appena acuti. Andrebbe a prender posto al primo sgabello libero adocchiato senza neppure accorgersi, sul momento, dell'eventuale presenza di altri clienti lì presenti. [Chakra: off]

15:51 Azrael:
 Una giornata tutto sommato come tutte le altre, il sole è alto nel paese del Fuoco, irradia con i suoi raggi uno dei centri abitati più famosi delle grandi terre ninja. Paese natale di molti dei più grandi ninja della storia, palcoscenico di alcuni dei più grandi disastri della storia, ma allo stesso tempo di alcuni dei più grandi eventi. Ci sono molti posti caratteristici a Konoha, uno dei quali è senza dubbio il chioschetto di Ichiraku, attività commerciale che va avanti da generazioni e generazioni, da sempre caposaldo per ogni abitante del villaggio, per quanto possa sembrare stupido essendo solo un chioschetto per il ramen. Il giovane Azrael si trova da tutt’altra parte, al momento. È a Suna, nella dimora che attualmente divide con la propria compagna, nel proprio cantuccio ricavato unicamente per meditare, riflettere, trovare quell’attimo di pace ed equilibrio in un mondo che gli sembra ora più che mai votato al caos ed al disordine. La mente figura l’immagine del chioschetto, ove è stato solo qualche giorno prima per prendere qualcosa da mangiare, per sentirsi a casa. Prende un profondo respiro, il petto si gonfia e non lascia andar via l’ossigeno dagli alveoli per diversi istanti, il chakra – già in circolo dal momento stesso in cui ha aperto gli occhi quella mattina – aumenta il proprio flusso all’interno del keirakukei, andando ad irradiare gli tsubo in corrispondenza di tutto il corpo, in maniera che quando si apriranno, esso potrà andare a ricoprirlo interamente con una patina di energia pura, che non vedrà alcun punto di densità maggiore o minore, anzi sarà distribuita alla perfezione in ogni angolo e piega del corpo dello shinobi. Questo guscio etereo di chakra andrebbe quindi così trasposta nel luogo presente a kilometri di distanza, ma ben saldo nella mente del Nara. Con più precisione il punto d’arrivo sarebbe la cucina, proprio di fronte l’uomo che i Konohani conoscono come Ichiraku. All’inizio ci sarà un po’ di panico, un addetto ai lavori ed il cuoco stesso sobbalzano a tale arrivo, ma – non essendo nulla di nuovo – dopo un po’ torna a lavoro, borbottando qualcosa a proposito dell’avvertire, prima di fare queste comparsate. Il giovane quindi esce dalla piccola cucina, indosso porta una camicia bianca in lino, i primi due bottoni dall’alto sono slacciati, lasciando una finestra sul petto allenato del giovane, le gambe sono invece fasciate in un paio di pantaloni in tela neri, che scendono morbidamente lungo i fianchi del giovane, fino alle caviglie, ove comincia l’allaccio di un paio di calzari da shinobi chiusi sul davanti, di colore nero. I capelli corvini sono spettinati, ma secondo un ordine preciso, di quelli che richiedono ore per essere ottenuti, il volto è liscio e sereno, non lascia trasparire alcuna emozione particolare. Aggira il bancone per sedersi su uno sgabello, testa bassa a rimirare l’oggetto luccicante che ha tra le mani, la placca in metallo che riporta l’insegna del villaggio della Foglia, il suo copri fronte. [dislocazione istantanea] [c on]

15:51 Kaori:
  [Chiosco di Ichiraku] Kaori viene spesso a mangiare da Ichiraku: è ghiotta di ramen -per quanto cerchi di non abusarne- e lui fa il più buono di tutto il Paese. Forse di tutti i Paesi, non lo sa visto che non è mai uscita neppure da Konoha. Ormai si sente quasi a casa quando passa di lì: scambia spesso qualche chiacchiera con lui prima di gustarsi la sua specialità. Quest'oggi non fa differenza. Il cuoco le sorride accogliendola col consueto buonumore e le chiede cosa mai vorrebbe mangiare quest'oggi. <Una porzione grande di ramen con l'uovo!> esclama lei battendo una sola volta le mani all'altezza del petto, pregustando già la deliziosa sensazione di quel brodo caldo e saporito che le scivola lungo la gola, gli spaghettini sottili che le riempiono la bocca pronti per scivolare verso il suo stomaco completamente vuoto. “oh oh oh” ride appena Babbo Natal-... cioè, Ichiraku. “abbiamo proprio fame quest'oggi, eh?” sorride lui iniziando già a darsi da fare per preparare l'ordinazione mentre nella cucina prenderebbe a levarsi un brontolio indistinto. Kaori si sporge appena come per cercare di vedere cosa stia accadendo, l'espressione appena interrogativa sul viso, ma il tutto si risolve in pochissimi istanti. Torna nuovamente la pace ed un ragazzo dal crine scuro e spettinato -in un modo ingiustamente più accettabile del suo- esce dalla cucina andando ad accomodarsi al posto accanto al suo. Non lo guarda bene in faccia, non è educato fissare gli estranei, perciò si limita a tornare a prestare ad Ichiraku la sua attenzione. <Sì, tantissima! Mi sono allenata proprio fino a poco fa. Ormai manca poco all'esame, devo essere pronta capisci?> dice lei con un certo entusiasmo ed una punta di impazienza nella voce. <E ho bisogno di un bel po' di carburante per essere in forze> aggiunge snudando i denti candidi in un sorriso allegro. L'altro si dedica alla preparazione del suo piatto e lei si ritrova a far ondeggiare appena le gambe oltre lo sgabello, voltando il capo per guardarsi attorno in attesa del pranzo. L'odore del cibo permea il posto facendola sentire ancora più affamata. Cerca di trattenere in qualche modo il proprio stomaco dal brontolare nuovamente distraendosi e si ritrova ben presto a puntare lo sguardo su un oggetto che cattura istantaneamente la sua attenzione. <Oh! E' un ninja?>esclama immediatamente alla vista del coprifronte della Foglia alzando solo ora lo sguardo sul viso del ragazzo accanto a lei. <Io sto per affrontare il mio esame genin. Ha qualche consiglio da offrire?> sorriderebbe con quel suo fare così dannatamente innocente, così strano e bizzarro per qualcuno che vuole intraprendere la strada del ninja. Ma lei è così. Spontanea, naturale, allegra. Un bocciolo prossimo alla fioritura, una ragazzina colma di speranze e sogni pronti ad essere calpestati dalla realtà dei fatti, dallo scorrere spesso ingiusto e implacabile della vita.

16:21 Azrael:
 Gli occhi scuri come pece sono fissi su quella placca metallica, a tratti riflette il suo volto in maniera distorta, facendogli modellare il volto in una smorfia, un sorriso amaro e malinconico. Non porta più quel copri fronte da tempo immemore, eppure lo ha sempre con sé. Non per utilizzi o scopi malvagi, come si potrebbe pensare considerando la strada che ha preso il Nara, ma per pura e semplice mancanza, perché in fondo Konoha è e sarà sempre il suo villaggio, quello in cui è cresciuto e si è formato, quello che cui ha abbandonato tutto, perché alla fine uno dei motivi per cui se ne è andato è la sicurezza del villaggio della Foglia e dei suoi abitanti. Si rigira la stoffa che regge la placca tra le dita, la tira leggermente, poi la ripiega dietro la placca stessa, lasciando solo quest’ultima in vista, poggiata sul bancone ligneo in maniera che possa sempre abbassare lo sguardo e specchiarsi nel metallo freddo. Il vociare della cucina e quello degli avventori al bancone passano in secondo piano, almeno finché la voce squillante della deshi non lo travolge e lo porta giocoforza ad alzare lo sguardo e puntarlo in quello della ragazzina. < Per me ramen di manzo. > Distrattamente comunica il proprio ordine al cuoco, che non fa altro che annuire, come se sapesse già cosa fare con quel suo cliente che definire abituale è dir poco, considerando che arriva lì da Suna per gustare i suoi famosissimi piatti. Resta a guardare la ragazza dai capelli violetti, sebbene senza alcuna insistenza, si limita ad osservarla senza che la fissi, più che altro perché gli ricorda qualcosa e qualcuno, gli ricorda quel che ha piacere di vedere nel suo villaggio. < Prossima all’esame, eh? > Principia, ribadendo semplicemente quel che gli è stato comunicato dalla stessa allieva dell’Accademia, la voce è calda, accattivante, resa appena più bassa da anni di fumo, che però non l’hanno resa graffiante o fastidiosa < Non ci sono consigli da dare, l’unica e sola strada da seguire è quella della volontà e della fiducia in se stessi. > Piccola pausa, le labbra si incurvano, rivelando due file di denti bianchissimi, curati oltremisura, gli occhi sorridono assieme al movimento stesso della bocca, rivelando grande sincerità in quell’espressione < Ed un po’ di sana ansia, quella che non ti fa mai perdere la concentrazione. Se vuoi diventare una shinobi non devi mai abbassare la guardia. > Abbassa di nuovo lo sguardo sul bancone, sul suo copri fronte, a riflettere sulla domanda che gli è stata posta. È un ninja? Lo è davvero ancora, come ai primi tempi? Un’ombra gli copre il viso, sospira lungamente, prima di scuotere debolmente la testa < Lo sono stato, c’era un tempo in cui ero un ninja della Foglia. > Risponde così, rialzando la testa per tornare ad immergere il proprio sguardo nelle iridi viola della sua interlocutrice. < Ora sono solo un’anima vagante. > Termina infine, prima di stare in silenzio ed attendere una reazione, una risposta. [C on]

16:39 Kaori:
  [Chiosco di Ichiraku] Lo sguardo di Kaori si sofferma sui lineamenti del viso dello shinobi. Non lo fissa, non insiste nel suo cercare di scoprirne le forme, ma analizza il suo sguardo, l'espressione, le forme del volto, ritrovandosi a vedere in quella faccia una malinconia antica che ha già scovato pochi giorni prima in un altro viso. Qualcosa nell'espressione di questo ragazzo le ricorda un po' Kurako. Forse il suo fare pensoso, forse la serietà di quegli occhi scuri, magari è solo un'impressione totalmente sbagliata. Fatto sta che nella mente della deshi iniziano a formarsi domande curiose. Tutti i ninja, alla fine, hanno quello sguardo in volto? Quella strada porta solo a malinconia e amarezza? Sicuramente non è facile essere uno shinobi, e bisogna essere pronti a sacrifici di ogni tipo, persino all'estremo, eppure... eppure è una scelta che si compie volontariamente. Una scelta che dipende dal desiderio di proteggere qualcuno, no? Non lo sa, Kaori. Non può saperlo: per lei è ancora tutto troppo astratto, troppo idealista. Nessuno sa davvero cosa voglia dire essere un ninja finché non perde qualcuno in una missione, finché non abbandona un compagno per compiere gli ordini che ha ricevuto. Tutte queste amare verità sono solamente pensieri possibili e futuri per Kaori che conserva ancora intatte le proprie aspirazioni. <Sì, ormai manca davvero poco> sorride lei mentre ai lati delle labbra rosee compaiono un paio di fossette. Ridacchia appena, a mezza voce, portando una mano a coprire la propria bocca con fare cortese quando ode l'altro rispondere alla sua domanda. <Lo sa? Mi sembra tanto il Nono!> rivela sorridendo e abbassando nuovamente la mano fino a poggiarla sul banco di legno. <Tempo fa mi disse praticamente le stesse parole> aggiunge ripensando all'incontro con il Kyundaime sul Monte dei Volti di Pietra. Era stato un incontro importante per lei. Intenso, anche. Ha una gran stima e rispetto per l'Hokage e aver avuto modo di parlargli così da vicino è stato davvero speciale per lei. <Lo terrò a mente> aggiunge poi, poco dopo, al consiglio del moro mentre lo vede osservare con capo chino la placca metallica appartenente ai ninja della Foglia. Lo osserva per pochi secondi prima che le loro iridi tornino a scontrarsi: scure quelle di lui, perlacee dalle sfumature violacee quelle di lei. <Capisco...> mormora semplicemente la deshi abbassando lo sguardo a sua volta sul bancone del chiosco. Decisamente queste parole le ricordano ancor di più Kurako e non può fare a meno di chiedersi se entrambi condividano lo stesso destino. La stessa solitudine. <Io credo che anche se non sei più un ninja della Foglia, dentro di te, lo sei ancora. Credo che non si smetta di esserlo e basta...> dice lei rialzando il capo e voltandolo nuovamente verso quello di lui, le labbra appena appena distese in un accenno di sorriso. <Almeno è quello in cui voglio credere> specifica poi scrollando di poco le spalle, prima di sistemarsi una ciocca di capelli viola dietro un orecchio. <Io sono Kaori, comunque. Kaori Hyuga> si presenta porgendo la mano verso lo shinobi, le ciotole di ramen ordinate da entrambi appena arrivate dinnanzi a loro. Il profumo è invitante e caldo e subito lo stomaco della ragazza sembra ricordarsi della sua disperata fame.

17:13 Azrael:
 È talmente perso in quella sensazione, in quella malinconia che gli attanaglia il petto, che quasi non si avvede dl fatto che quel suo atteggiamento sta contagiando una povera deshi, presa nell’ansia che precede l’esame per diventare a tutti gli effetti una genin della Foglia, nella sensazione di essere pronti a tutto per proteggere il proprio villaggio. Se la ricorda bene, quella sensazione. È quella che lo ha spinto oltre tutti gli ostacoli della vita, il motore che incessantemente lo ha spinto avanti, fino a quel punto, fino ad esplodere e poi dover raccogliere i cocci ed i pezzi sparsi del proprio animo tormentato da una vita che forse lo ha stretto troppo nelle sue tenaglie. E quando paragona il suo atteggiamento, le sue parole al Nono Hokage non può far altro che volgerle un altro sorriso, dei più sinceri e genuini, allegro a dir poco < Hitomu? > Enuncia il nome dell’Hokage, come se a sentirne anche solo parlare il cuore abbia preso a battere più veloce < Lo hai visto poco tempo fa? Come sta? > Domanda, in maniera forse anche invasiva, ma non sente del suo amico da fin troppo tempo, sono anni che non ha più notizie, dovrebbe decisamente andare a parlare con lui, magari portandogli una ciotola di ramen, come ai vecchi tempi. < Se dovessi incontrarlo ancora, porgigli i miei saluti più sinceri. È sempre stato un amico, per me, ancor prima che compagno di team e Kage, sedevamo agli stessi banchetti dell’Accademia. > Conclude, mettendo dunque da parte il copri fronte assieme a tutti i pensieri negativi e tristi che guardare quell’oggetto gli portava, che viene or ora sostituito da una calda e fumante ciotola di ramen. Si sfrega le mani, arricciando il naso a quel meraviglioso odore come se fosse un bambino appena entrato in un negozio di caramelle. Non sembra decisamente l’antieroe cupo e misterioso che si interrogava sulla propria vita, ha come una nuova energia in corpo, solo per aver finalmente assistito all’arrivo di quella pietanza. Non vi si tuffa ancora come vorrebbe, dato che prima ha ancora qualcosa da dire all’allieva < Vorrei contraddirti, ma quando torno qui e posso ammirare il volto di mio padre scolpito nella roccia che mi osserva dal Monte, non mi sento di dir nulla, se non che nel profondo del cuore sono ancora un ninja di Konoha. > Involontariamente è lì che si volge il viso, ad ammirare i tratti di Khalux Nara incisi nella pietra, il petto si gonfia di orgoglio, oltre che del profumo che viene dal bancone, parlare con giovani così promettenti riaccenderebbe in chiunque le braci lasciate ancora ardenti dalla volontà del fuoco < Quello in cui credi è la cosa più importante che c’è, anche più della realtà stessa, se le due cose non coincidono. > Prende una pausa, allungando la mano alla presentazione della giovane, cingendone saldamente il contorno con le proprie dita, in una presa decisa e rassicurante < Il cielo non è verde, ma se ci credi abbastanza puoi fare in modo che lo diventi. > Piccola pausa, chinando il capo prima di enunciare il proprio nome alla giovane, chissà se qualcuno ancora si ricorda di lui < Azrael Nara. > [c on]

17:40 Kaori:
  [Chiosco di Ichiraku] Una sensazione piacevole pervade l'animo della deshi al vedere quel sorriso sincero formarsi sulle labbra dell'altro. Sembra un po' meno pensieroso ora, un po' più di buon umore e la cosa non può che farle piacere. Fosse per lei sorriderebbero tutti, così dovrebbe essere in un mondo ideale e probabilmente impossibile. <Sì, sarà stato la settimana scorsa credo> rivela lei con un sorrisetto allegro. <Sembrava star bene, è stato tanto gentile e disponibile anche se abbiamo parlato solo per poco. E' andato via per poter dare la buonanotte a suo figlio prima che si addormentasse, una cosa così dolce!> spiega lei con l'espressione intenerita di chi è molto colpito da qualcosa. Non può fare a meno di osservare lo shinobi con gli occhi grandi di meraviglia e stupore al sol sentire che i due erano stati addirittura compagni all'Accademia. Insomma, non tutti possono vantare il fatto di aver potuto assistere coi propri occhi alla crescita dell'Hokage, no? A lei sarebbe sicuramente piaciuto sapere come doveva essere da piccolo, quand'ancora era solamente un deshi come lei. <Lo farò sicuramente> assicura lei annuendo col capo, prima di sporgersi appena appena verso di lui totalmente presa da quelle parole. <Davvero? E com'era a quel tempo? Era un genio? Brillante fin da piccolo? Ha mai sbagliato qualche tecnica?> domanda lei colma di curiosità e travolgente entusiasmo. Arrossisce solo a quel punto tornando a distanziarsi appena un po' grattandosi la gota destra con un dito. <Ehm...> mormora ormai col viso scarlatto dall'imbarazzo. <Mi dispiace. Non volevo essere così... mh... insistente> si scusa con lo sguardo colpevole di chi conosce le proprie colpe. <Ma ho sempre pensato al Kage come ad un ninja incredibile, non sono mai riuscita ad immaginare come potesse essere quando era ancora al mio livello> spiega poi con gli occhi colmi di ammirazione, la voce intenerita di chi racconta qualcosa a cui tiene davvero. Lentamente l'atmosfera sembra alleggerirsi: sarà per le chiacchiere in compagnia, sarà il profumino delizioso delle prelibatezze di Ichiraku, ma il moro pare più sollevato, più sereno. Le sue labbra accennano ora un sorriso tranquillo e la sua espressione non pare più malinconica o assorta. Kaori si trattiene dal tuffare la faccia nella ciotola con un grande sforzo di volontà e si limita ad afferrare con garbata pacatezza le bacchette di legno poste in un contenitore alla portata della clientela. Divide le due in un breve tac e ode il dire del Nara con fare interessato, incuriosito. Inarca le sopracciglia quando l'altro le dice che il volto di suo padre è scolpito nella roccia, capisce immediatamente che deve trattarsi di un Kage e la cosa le pare semplicemente... strana! <Beh... la Foglia è difficile da dimenticare a quanto sembra> dice la ragazza inclinando appena il capo. <Anche lasciandola rimane sempre qui dentro> continua mentre la mancina va a poggiarsi appena sul proprio petto coperto dalla canotta bianca, in direzione del cuore. <Una persona mi ha detto che è una caratteristica del solo Villaggio della Foglia. Ma io credo che valga per qualunque Paese... dopotutto la propria casa non la si lascia mai davvero, ne sono più che sicura> spiega lei prima di affondare le bacchette del brodo, incapace di attendere altro prima di poter prendere quel primo buonissimo boccone. Si sente quasi commossa nel sentire la sensazione di quel pasto caldo che le riempie le labbra, non era mai stata così affamata in tutta la sua vita, ma vorrebbe evitare di apparire così strana davanti al moro. Una volta deglutito quel primo boccone, Kaori si presenta lasciando quindi che le loro mani si stringano in un ché di ufficiale che la porta pochi secondi dopo a schiudere le labbra per la sorpresa. Azrael Nara. Sta parlando con Azrael Nara. Il figlio di Khalux Nara. <E' un piacere conoscerla!> esclama sinceramente con uno scintillio entusiastico nello sguardo. <Caspita, altro che ninja! Lei è famoso> dice con fare quasi impaziente nella voce, una ammirazione quasi palpabile nel modo di osservare ora il suo viso più sereno. <Si pensava avesse lasciato la Foglia, non credevo davvero di poterla incontrare> rivela lei sorridendo. <Ma sono contenta di essermi sbagliata.> ... <E' tornato per restare?> domanda allora lei guardando lo shinobi negli occhi, una curiosità leggera nello sguardo, la paura di essere indiscreta appena percepibile nella voce. E' così strano poter parlare con una persona così famosa, ha sentito parlare molto di lui, è sempre stato un ninja molto abile. C'è una sorta di aura mistica attorno a lui che la fa sentire come stregata: può apprendere soltanto da quanto egli ha da dire e non ha intenzione di lasciar sprecata una singola parola detta da quell'uomo.

15:46 Azrael:
 Il sorriso permane sul volto dall’incarnato pallido e perfettamente liscio del Jonin, aleggia come uno spirito, sembra evanescente, né troppo evidente né assente. Eppure che noia sarebbe se tutti sorridessero sempre, ogni persona ha una serie complessa di emozioni che può mostrare come può non farlo oppure può fingere ed è questo che caratterizza una natura umana che il Nara a volte non apprezza, altre volte ama alla follia. Si rigira le bacchette lignee tra le mani, osservandone il moto come fosse qualcosa di estremamente interessante quando invece gli interessa molto di più conoscere la sua interlocutrice, scoprire se c’è qualcosa oltre l’atteggiamento ottimista o se è semplicemente lì tutto quel che c’è da sapere. In più ciò che gli dice di Hitomu gli è utilissimo, lo rallegra nell’animo e nello spirito, un po’ lo fa sentire a casa < Un figlio? Quante cose sono cambiate in questi anni… > Solleva lo sguardo, le sopracciglia e gli occhi si animano in una brevissima espressione di sorpresa e anche un po’ sconcerto, se vogliamo < Penso di non averlo mai visto in compagnia di una donna, chissà, magari è la volta buona. > Si perde in quella che alla fine non è null’altro che una semplice battuta di spirito, ridendo sommessamente della stessa, mentre prende un boccone di spaghetti dal brodo per poggiarli fra le labbra e senza alcun rumore mandarli giù, lungo la gola, ove il calore rende il suo parlato più fluido, persino la sua voce più melliflua < Non sei insistente, no. D’altronde è sempre bello parlare dei vecchi tempi. > Ripone le bacchette sul piano, alzando gli occhi al cielo come per rievocare un ricordo, una scena precisa e sorriderne ancor prima di raccontarlo, uno di quei sorrisi dispettosi che potrebbe avere un bambino che ha appena rubato un barattolo di marmellata < Una volta eravamo in missione assieme, due frecce lo puntavano proprio qui > Indice e medio avanzano verso il volto della ragazza e – se lei lo permettesse – si appoggerebbero sulla sua fronte, giusto in mezzo agli occhi, in un tocco delicatissimo, appena accennato. Quasi una carezza. Gli occhi color pece immersi in quelli dalle sfumature violacee mentre riprende a raccontare < Per salvarlo mi misi davanti a lui e mi avvolsi nel simulacro di spine, è una tecnica difensiva che imparerai più avanti nel corso della tua crescita come shinobi, ma non ci intendemmo bene e lui mi spinse via credendo che volessi sacrificarmi per lui. > A quel punto lascia ricadere il braccio a peso morto lungo il fianco, ridacchiando appena e scuotendo la testa, seppur estremamente divertito < Ricordo ancora il male al sedere che mi feci cadendo sulle mie stesse spine. >< Ma fin da ragazzo me lo ricordo come è adesso, ligio al dovere e ai rapporti con le altre persone, sempre votato al bene del villaggio, anche quando c’erano da catturare pericolosissimi mukenin. > Conclude quindi così il suo racconto, ascoltando poi le successive parole della ragazza mentre pian piano manda giù bocconi di spaghetti e pezzetti di manzo usati per insaporire un brodo che, seppur freddato, emana comunque il suo aroma per metri e metri di distanza. Konoha, è vero, è particolare. Entra sottopelle e anche volendo è difficile restare indifferenti, anche non volendola amare, la si odia visceralmente. D’altronde sono due sentimenti che sono l’uno parte dell’altro. < È anche vero che tornare qui e vedere con quanto spirito le nuove leve mandano avanti quello per cui io ho combattuto lungo tutta la mia vita è molto incoraggiante. > Si arresta, prendendo la ciotola tra le mani e dedicandosi al brodo tiepido rimasto, data la sparizione di tutto il resto che c’era lì dentro. Socchiude gli occhi nel sentirsi riconosciuto, una volta si sarebbe riempito di orgoglio, quando era un ragazzo che basava tutto sul proprio io, sull’egocentrismo che provava, al punto da operare per Konoha oltre che per il bene del villaggio anche per sentirsi dare quel “grazie” che lo spingeva e lo motivava. Ma ora è tutto molto diverso, lo fa quasi sentire strano. < Dammi del tu, senza alcun problema. > Principia, per rendere la conversazione più scorrevole e togliendosi quella troppa importanza che forse non sente nemmeno più di avere < Come ho detto, sono stato un ninja della Foglia, sono contento che le mie azioni vengano ricordate. > Abbassa lo sguardo ora, sospirando lungamente < Ma no, non sono tornato per restare. Ho lasciato molto qui, ma non è più il posto per me. E poi, da quel che posso vedere, non ho lasciato un vuoto chissà quanto grande, viste le nuove promesse dell’Accademia. > Strizza l’occhio sinistro, le fa un occhiolino amichevole accompagnato da un gioviale sorriso < Quali sono le tue aspirazioni? > Chiede infine, lasciando a lei la parola, per crogiolarsi nell’idea che c’è chi un giorno potrà diventare ancor più famoso e valido di lui. [c on]

16:26 Kaori:
  [Chiosco di Ichiraku] La giovane deshi procede nel gustare quell'ottima pietanza fintanto che lo shinobi prosegue nel suo dire. Lo ascolta rapita, attentamente, masticando con la bocca rigorosamente chiusa ogni boccone sentendosi quasi rinascere man mano che il suo stomaco si riempie. Quasi sembra sentirsi meno stanca ora che riesce a mangiare qualcosa, non aveva realizzato di essere così affamata fino a quando non ha mandato giù la prima porzione di spaghettini. <In realtà nemmeno io l'ho mai visto con una donna> riflette lei dopo aver deglutito il boccone e portando l'indice a poggiarsi sul proprio mento, poco sotto le labbra rosee. <Ma deve pur essercene una se ha un figlio, no?> continua poi con un sorriso scrollando leggermente le spalle dolenti. Effettivamente non è che abbia mai visto anche lui così spesso: solo da lontano e in poche occasioni se si vuole escludere quell'incontro sul Monte al chiaro di luna. Perciò non è che possa essere così strano che non l'abbia mai visto accanto ad una donna, in verità è piuttosto normale. Chissà che tipo di persona deve essere costei? L'altro, nel frattempo, ride appena pensando all'amico perduto da tempo e mangia a sua volta dalla propria ciotola di ramen non più fumante. Sembra non esser rimasto infastidito della valanga di domande della deshi e anzi, riponendo le bacchette, va a raccontarle un aneddoto apparentemente divertente a giudicare da quel suo sorrisetto sghembo. Kaori lo osserva come pendendo dalle sue labbra, curiosissima, rimanendo anche lei senza mangiare, le bacchette di legno rimaste sospese a mezz'aria nella destrorsa, al di sopra della ciotola quasi vuota. L'altro inizia a raccontare e le sfiora un punto preciso del viso, in mezzo agli occhi, per indicarle la traiettoria di un colpo che aveva messo in pericolo la vita del Kage quand'era solo un ragazzo. Lei lo lascia fare, non si ritrae da quel contatto così leggero e gentile, ma continua ad osservarlo senza distogliere lo sguardo neppure per un istante. Il racconto prosegue e lei, senza accorgersene, rimane col fiato sospeso nel sentire di quell'avventura ormai passata: non ha idea di che tipo di tecnica possa essere questo simulacro di spine, ma a giudicare dal nome le dà l'idea di una sorta di bozzolo pungente e appuntito da porsi attorno. Azrael ride leggermente, scuote il capo lasciando scivolare la mano lungo il fianco e prosegue nel racconto portando Kaori a coprirsi le labbra con una mano per cercare di nascondere quella risata che improvvisa le sale alle labbra. Non vuole essere maleducata ridendo di un episodio sicuramente doloroso, ma non può fare a meno di sentire questa risata riempirle la bocca all'immaginare un Azrael più giovane che saltella per il dolore al proprio fondoschiena. Trattiene a stento il riso, le guance sono appena gonfie nel tentativo disperato di fermare la risata, e le gote si mostrano improvvisamente tinte di una sfumatura scarlatta. <M-mi dispiace> riesce solo a dire prima di lasciarsi sfuggire un ridere leggero e cristallino. <Non volevo ridere, ma... non ho potuto trattenermi> sincera, dispiaciuta, divertita nello scusarsi di quella risata forse inappropriata. O forse no visto che lui stesso sembra ridere ancora di quell'episodio, chissà? <Non immagino il male se lo ricordate ancora oggi> aggiunge poi sorridendo, la mano ora a lasciar nuovamente libere le labbra. I due mangiano, conversano, e i secondi passano tranquilli scandendo un tempo leggero, rilassante. Inaspettato. Kaori si riscopre curiosa di mille cose avendo davanti questo giovane e ascolta ogni parola con estrema attenzione. <La Volontà del Fuoco anima un po' tutti al Villaggio> sorride lei portando lo sguardo dinnanzi a sé, verso la schiena di Ichiraku che si occupa di sistemare dei piatti appena lavati su un mobile vicino alla cucina. <Almeno così sembra.> aggiunge poi sospirando appena, silenziosamente, prima di riporre le proprie bacchette nella ciotola ormai vuota. La Volontà del Fuoco arde forse anche più forte all'esterno dei confini del Paese che non al suo interno. Ripensa lei a Kurako, a quelle parole che tanto nel profondo l'hanno colpita e rattristata. Pensa allo stesso Azrael, non più ninja della Foglia ma ancora fortemente legato ad essa da tornarci e ammirarne i nuovi germogli. Le chiede, lui, di dargli del “tu” portando Kaori a voltarsi nuovamente verso di lui ed annuire appena, un sorriso solo accennato sulle labbra. <Ogni perdita è sempre una perdita. Una casa è sempre più silenziosa quando anche solo un figlio se ne va...> mormora Kaori osservando il fondo della propria ciotola. <Sono sicura che forse l'Hokage più di tutti deve sentire la tua mancanza. Da come ne hai parlato sembravate ottimi amici> rivela lei voltando solo ora il volto verso l'altro shinobi. <Mi dispiace che la Foglia non sia più la tua casa. Spero che ne abbia trovata una che ti faccia sentire come non ti sei sentito qui.> Abbozza un sorriso incoraggiante, inclina di poco il capo mentre una ciocca di capelli viola scivola lungo il suo volto lineare, delicato, solleticandole appena la pelle del collo. Due fossette compaiono ai lati delle labbra mentre il sorriso si fa più gentile e timido quando lui le strizza l'occhio, quelle parole che la fanno sentire decisamente sollevata. <Desidero essere un ninja abbastanza forte da poter proteggere il Villaggio e l'Hokage da qualunque minaccia. Voglio poter difendere la mia casa, questa gente, con tutto ciò che ho. E voglio che mio padre sia fiero di me... lui è sempre stato la mia ispirazione e tengo al suo giudizio più di qualsiasi altra cosa> rivela la giovane con un'espressione ora un po' più seria. La voce stessa si dilata appena mostrandosi meno acuta, più pacata, quelle note scampanellanti che si disperdono in un discorso al quale tiene moltissimo. <Voglio dare tutta me stessa a questo Villaggio> sorride allora, ingenuamente, inclinando di poco il capo con fare semplice e tranquillo. E' un desiderio pericoloso, pesante di cui farsi carico, eppure per lei è assurdamente semplice. E' la sua strada e non c'è pericolo al mondo che l'avrebbe tenuta lontana da essa. <Tu perchè sei diventato un ninja? Per seguire l'esempio di tuo padre?> domanda allora incuriosita, semplice, puntando le iridi chiare e perlacee sul volto candido e ben definito dell'altro.

14:48 Azrael:
 Si accarezza debolmente la mascella, quel piccolissimo tratto di pelle reso ispido dall’accenno di barba, pur perfettamente curata in maniera quasi maniacale se visto da un occhio più attento. Pensa, aggrotta lievemente la fronte, in maniera così delicata da non far formare nemmeno le tipiche rughette d’espressione. Pare affascinato dalla presenza della deshi, lo fa sorridere di gusto. < Ridi pure, ridemmo anche noi una volta terminata la missione. > Sospira, i ricordi che gli affollano la mente lo rendono sereno e malinconico al tempo stesso < Sai, c’era un tempo in cui le mie preoccupazioni erano volte ai ladruncoli, ai mukenin che volevano scappare dal Villaggio appena finita l’accademia, solo una minima porzione del male che affligge il mondo. > Non che fare discorsi catastrofici sia il suo hobby, ma è abbastanza evidente che siano i risultati di una vita passata a vedere il male evolversi e trasformarsi in qualcosa di molto diverso da semplici crimini di furto. Ma chiuso il libro dell’Apocalisse (?) è momento di parlare di argomenti un po’ più leggeri, magari anche personali, che il Nara non avverte particolare bisogno di segretezza riguardo la propria vita privata. < Oh, anche io mi sono ritrovato con una bambina tra le mani, pur senza avere una donna, al tempo. > La piccola Ai, al momento in casa con qualche tutrice pagata per sopperire all’assenza dei “genitori adottivi”, che sono via quasi costantemente, principalmente per le faccende che riguardano l’Akatsuki < È una bellissima bambina che è stata salvata in una missione di recupero, è priva della vista e dei genitori, così la donna che l’ha salvata ha deciso di tenerla con sé, ma dovendo far fronte a numerosi impegni mi ha chiesto di tenerla. > Abbassa lo sguardo e sorride, quasi imbarazzato a quei pensieri, in fondo è passato tantissimo tempo, quando Mekura gli affidò la piccola con un bigliettino in cui diceva di essere ad Oto a far fronte alla guerra e che gli chiedeva di fare da tutore momentaneo alla bambina. E ora la situazione è un po’ cambiata, la famigliola si è riunita, ma non sono informazioni richieste, al momento. Una cosa, tuttavia, deve dirla. Ne sente il bisogno da quando ha iniziato a guardare negli occhi la deshi < Sai, tu e quella ragazza > quella che ha salvato la bimba cieca, la sua Mekura < Avete gli stessi bellissimi occhi > è un po’ come se tutti gli Hyuga avessero quella prerogativa, quella specie di magia negli occhi che li accomuna come fosse una caratteristica genetica. Stringe il copri fronte tra le mani, poi, ascoltando le aspirazioni della ragazza < È buffo, anche io dicevo così quando mi chiedevano che intenzioni avevo come ninja della Foglia. > ripiega i lembi di stoffa intorno alla placca di metallo e lo gira sul retro, poggiandovi sopra l’indice che viaggia sullo stesso come fosse una penna che scrive kanji su un foglio bianco, dopodiché estrae un pennino che porta sempre in tasca – data la natura del suo lavoro e la sua passione per il disegno – ed effettivamente vi traccia sopra un sigillo, che di certo la ragazza non conoscerà in quanto non si insegna e non si insegnerà mai all’accademia. In piccolo, sul retro. Stringe forte il copri fronte, la mano libera forma il mezzo sigillo della capra ed il chakra viene infuso all’interno del piccolo oggetto, che vedrà il sigillo rilucere di azzurro per un istante, dopodiché tornare lì, come la firma di un pittore. < Sai che ti dico? > Torna quindi a concentrarsi su di lei < Ti daranno un copri fronte quando supererai l’esame, ma io voglio farti il mio regalo di promozione in anticipo. > Le tende il copri fronte, tutto impacchettato nel nastro di raso bianco, che ha sempre portato con sé in ogni occasione < Più che regalo è un prestito, arriverà il momento in cui non dovrai indossarlo per essere riconosciuta, in cui l’eco delle tue gesta sarà il tuo copri fronte, allora verrò a riprendermi il mio. Ci stai? > Attende una risposta da parte sua, ma nel frattempo risponde egli stesso alle domande che gli sono state poste < Sono andato all’Accademia perché un sensei mi ha raccolto dalla strada e mi ci ha portato, cambiandomi la vita. Ho proseguito l’iter un po’ per lui, un po’ perché ho sempre amato questo villaggio e perché volevo rendere onore a chi mi ha aiutato, iniziando io ad essere l’eroe e non solo la vittima da salvare. > Piccola pausa, la lingua va ad umettare leggermente le labbra < Il mio vero padre non lo conoscevo ancora, ma certamente lo avrei fatto anche per lui. > [Applicazione Hiraishin] [C on]

15:23 Kaori:
 Sembra tutto così calmo, così tranquillo mentre il tempo scorre e le parole viaggiano. Lo sguardo della deshi riman fisso sul viso altrui, su quel corvino crine che di tanto in tanto nasconde i suoi occhi all'altrui vista. C'è leggerezza, c'è semplicità in quel dire eppure una sfumatura nostalgica va a plasmare quei discorsi che come onde vanno a rifrangersi lungo le pareti della memoria. <Mi sa che ci ha riso di più Hitomu-sama però, eh?> riderebbe lei appena con fare semplice, divertito, pensando a quanto tempo sia passato da quell'episodio appena udito. Un tempo in cui Konoha era governata da ben altri e in cui le cose erano molto diverse. Un tempo in cui lei era forse ancora incosciente di tutto. <Devi averne visto parecchio, mh?> mormorerebbe lei osservando l'espressione stanca e saggia dell'altro, quella voce malinconica, appena striata di una tristezza profonda che porta la Hyuga a sentirsi ancora così terribilmente piccola, ignara di ciò che vive e regna fuori dalle serene e pacifiche mura del suo Villaggio. <Non ho idea di cosa possa esserci fuori da qui, di quali mali possa esser malato il mondo fuori dalla Foglia. Ma voglio sconfiggere anche quello, se ne sarò in grado> rivela lei stringendo fra le dita le bacchette di legno ormai inutili, considerando la ciotola vuota e sporca solamente di pochi rimasugli di un brodino delizioso. Al racconto altrui l'atmosfera si fa meno tetra, meno tesa, e un senso quasi di dolcezza va a diffondersi portando la giovane deshi a sorridere estasiata di quelle parole. Sarà che è una ragazza, sarà che è estremamente innocente, ma il pensiero di qualcuno che si prenda cura di una bambina rimasta sola le fa soltanto tenerezza. <E' stato davvero un gesto generoso. Non tutti si sarebbero occupati in prima persona di una bambina sconosciuta> dice lei con una scintilla di pura stima nelle iridi perlacee. <Dev'essere una bella persona, questa donna.> dice lei, non avendo idea di chi ella possa essere, di quanto le sia più vicina di quanto possa immaginare. <E anche tu, per averla aiutata> Il sorriso si allarga su quelle labbra candide, ingenue, mentre un attorno a loro altra gente entra e se ne va. Quasi non s'avvede della clientela che arriva, troppo concentrata, troppo presa da quell'incontro inaspettato. E si ritrova lei a drizzarsi sullo sgabello portando una mano a sfiorar la pelle sotto l'occhio destro quando l'altro pronunzia quel successivo dire, quel complimento imprevisto che appena le imporpora il viso. <O-oh> boccheggia sorpresa sbattendo rapidamente le palpebre un paio di volte, l'espressione imbarazzata di chi non è abituato ad una simile gentilezza. <Sei il primo a dirlo, sai?> rivelerebbe lei con una risatina nervosa, appena accennata, mentre la mano andrebbe a scivolare giù dal volto, poggiandosi sulla superficie lignea del bancone. <Alcuni li trovano inquietanti, forse per il colore o forse per la mancanza della pupilla, non saprei dire> direbbe lei stringendosi appena nelle spalle, il sorriso a farsi ora più sereno, più tranquillo, contenta di quanto l'altro le abbia voluto dire. <Comunque anche lei è una Hyuga allora! Ne sono contenta> direbbe illuminandosi e lasciando ondeggiare appena le gambe oltre lo sgabello ove siede composta. Ascolta le parole del moro, i suoi ricordi, quel suo dirle quanto per un certo verso fossero simili e inclina appena il capo, come a volerlo studiare meglio. Lo vede armeggiare sul proprio coprifronte con un pennino, dopo averlo ripiegato con una certa cura e non chiosa verbo. Non sa cosa stia accadendo, né cosa egli stia facendo, ma riconosce il sigillo della capra che egli compone con la sua mano libera. Beh, mezzo sigillo, qualcosa che lei non è proprio capace ancora di utilizzare. Interrogativa, curiosa, la sua espressione s'alterna fra la mano che stringe il coprifronte e quella che compone il sigillo mordendosi appena il labbro inferiore, preda di una curiosità infantile e spontanea. Lo vede volgersi verso di lei, pronunciare parole che trovano tutta la sua attenzione. Lo sguardo le si ingrandisce appena, le labbra si schiudono per la sorpresa mentre il Nara le porge il proprio coprifronte con fare cauto. Quelle parole significano tanto per lei, sono segno di una fiducia che le smuove qualcosa dentro, sfiora corde profonde che le ridonano tutte le energie perdute negli allenamenti di quella sera. <Quando il mio nome raggiungerà qualunque posto sia la tua nuova casa allora aspetterò di vederti ricomparire.> La sua voce è ferma, ora, priva di quelle note acute e infantili che solitamente la caratterizzano lasciando solamente un suono dolce e deciso. La sua mano si avvicina ad accogliere quel dono sfiorandolo con cura, estrema attenzione. <E allora tornerà da te. Te lo prometto> Annuisce leggermente col capo, alcune ciocche violacee a scivolarle attorno al viso sfuggendo al loro nascondiglio dietro le orecchie di lei. Un sorriso increspa quelle labbra carnose, una luce riconoscente e devota nelle iridi chiare. Avrebbe protetto quel coprifronte con la stessa determinazione con cui avrebbe protetto Konoha. E' un simbolo importante per lei, un segno della fiducia di qualcuno di cui sente di potersi fidare. Ode infine il racconto altrui ritrovandosi così a scoprire che egli non aveva sempre saputo di chi fosse figlio, ma che il suo passato è molto più complicato di così. <Non sembra essere stata un'infanzia facile. Non avevo idea che fosse stata così dura per te> rivelerebbe lei ritrovandosi ancora una volta a scoprire con disarmante chiarezza quanto ogni leggenda non sia altro che una storia a metà. <E ora...? Ora qual è il tuo scopo? Combatti ancora per rendere loro onore?>

16:09 Azrael:
 Scuote la testa lentamente, è un discorso complicato, forse anche troppo per una piccola deshi. Non che non ne abbia stima, anzi, è solo che è naturale che non abbia ancora visto la mole di cose che ha visto lui. Eppure nei libri di storia è scritto chiaro e tondo l’assioma che sta per dirle < Il male non è a ricercare solo al di fuori di queste mura. Kuugo > il Kage traditore, colui che ha messo Konoha in ginocchio con la carestia e che poi è salito al trono con l’inganno < era Konohano, esercitava il suo potere direttamente dalla Magione. > non è un rimprovero, ma è sicuramente serio nel parlare di questo argomento < Quindi stai attenta e tieni gli occhi aperti anche a ciò che è vicino a te, non solo a cosa c’è oltre le mura. > Che poi, se sapesse degli altri incontri della deshi, la metterebbe in guardia con molta più precisione. Tuttavia, adesso ha solo da continuare ad ascoltarla e a conversare con lei, come se il resto del mondo esistesse, ma non li sfiorasse minimamente. Sicuramente parlare di Mekura non può far altro che farlo sorridere, un sorriso che coinvolge anche gli occhi, tanto che è luminoso e disteso < È una donna straordinaria, un giorno la conoscerai e te ne accorgerai anche tu. > Sicuramente, essendo Hyuga, avranno la possibilità di istaurare un bel rapporto, anche solo di sensei e allieva. < Questi occhi portano con loro storia, tradizioni, quasi magia, per quel che mi riguarda. > sorride ancora, è sempre bello vedere le reazioni che le persone hanno ad un semplice complimento, è una cosa che rivela molto della personalità di chi si ha di fronte e di quella di Kaori ha già capito un paio di cose, per quanto sia piuttosto semplice essendo lei quasi trasparente nel rivelare quel che pensa e prova < Non li troverei mai inquietanti > conclude, aggiungendo quell’ultimo appunto sui suoi occhi, prima di passare ad altro. Ma prima alza il braccio sinistro, per richiamare Ichiraku che è immerso nel lavoro < Due bicchierini di saké, non troppo pesante > ordina, sia per se stesso che per la ragazza, per questo l’appunto a non servirne uno eccessivamente alcolico. E mentre aspetta si prende il tempo di risponderle a domande che darebbero il via ad un lunghissimo discorso, ma che può benissimo essere semplificato, pur omettendo alcuni dettagli < Sono stato adottato quando ero molto piccolo, quindi non sapevo molto dei miei genitori biologici. È stato complicato, ma alla fine è anche per questo che sono diventato così. > Porta la destra dietro la nuca, grattando lievemente tra i capelli, non appare agitato nel parlare di quello che sta spiegando ora, anzi, sembra ricordarlo con abbastanza orgoglio < Per quanto riguarda il resto… combatto perché non voglio ammettere che il mondo vada in malora senza che io abbia solo tentato di impedirlo e di mettere le cose in ordine. > è allo stesso tempo un combattere per tutti e per nessuno in particolare < E poi perché mi piace fare a botte > ridacchia, anzi, ride di gusto a quella – verissima – ammissione. Intanto arriva la sua nuova ordinazione, due piccole coppette piene di liquido trasparente, appena appena sotto la temperatura ambiente. Il Nara vi mette la mano sotto, accogliendo il contenitore nel palmo, per poi richiuderlo tra le dita < Bevi lentamente > le consiglia, prima di umettarsi le labbra col vino di ottima qualità. [c on]

16:34 Kaori:
 La storia, sì. Una storia che alcuni hanno potuto vivere coi propri occhi, di persona, e che altri ricordano vagamente. Kaori era piccola quando Kuugo ha portato Konoha in quel clima dispotico e dittatoriale, ancora incapace di capire davvero cosa stesse accadendo, cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Ancora oggi, dopo quasi quattro anni di distanza da quegli avvenimenti, la piccola deshi non è certa di saper distinguere bene e male, concetti troppo delicati e pieni di sfumature per poter essere semplicemente racchiusi in degli schemi. Annuisce a quel dire ritornando con la memoria a quei racconti, quelle spiegazioni, che suo padre le ha sempre offerto per chiarirle ciò che è il mondo. Spiegazioni rigide, metodiche, che l'hanno sempre portata a porsi più domande di quante fossero le risposte che lui avesse voglia di darle. <Farò il possibile per non tenere la guardia abbassata> annuirebbe lei più seria, quel discorso sicuramente critico per qualcuno che aspira a divenire protettore di un intero Villaggio. Farà il possibile, ma se vi riuscirà starà solo al tempo deciderlo. Un alito di brezza va a scuotere appena le tendine all'ingresso del chiosco nonché la chioma violetta della deshi che, nell'udire il racconto altrui circa la bambina a cui si è ritrovato a badare, nota come sul suo volto sia comparso un sorriso sincero, vivo, di quelli che illuminano persino gli occhi. Sembra quasi un'altra persona, anni e anni più giovane, più libero. <I tuoi occhi sorridono, sai?> direbbe lei dopo qualche attimo di silenzio poggiando il mento contro il palmo della propria mano, il gomito puntellato sul bancone, un sorrisetto intenerito ad incresparle le labbra. <Questa ragazza è speciale eh?> una risatina leggera, cristallina, quasi il cinguettio innocente d'un usignolo. Lo stuzzica, sì, bonariamente, in quel dolce notare quanto l'altro sembri tenere a questa persona misteriosa. E quando lui parla dei suoi occhi ecco che si ritrova a sentirsi un po' più rincuorata, più contenta di possedere quelle iridi che per lungo tempo l'hanno tormentata. Non solo perché incapace di risvegliarne i poteri, ma anche per via di quell'aspetto così unico che non tutti sembrano apprezzare. <Di sicuro portano un sacco di responsabilità> ridacchierebbe lei appena, le parole di Hiashi a risuonare nella sua mente, quegli avvertimenti circa l'importanza di quelle iridi così desiderate da molti. <Sono contenta che la pensi così, comunque. Li trovo un po' più belli anch'io> sorride ingenuamente snudando i denti bianchi prima di vedere l'altro richiamare l'attenzione di Ichiraku e ordinare un paio di bicchierini di saké. Non l'ha mai assaggiato, ma è sempre stata curiosa di farlo. La storia del moro, poi, porta la ragazza ad ascoltare silente, rapita, notando come non sembri affatto nervoso nel parlarne, forse persino felice in verità. <Non sembra affatto male quel che sei diventato, sai?> ridacchia lei con tono scherzoso, una ironia leggera nella voce che però non lascia intendere alcuna burla nelle sue parole. Le sembra davvero una persona tranquilla, persino affidabile forse, per cui qualunque esperienza abbia vissuto è contenta che siano riuscite a trasformarlo in ciò che ha ora dinnanzi. Sta quasi per rispondere seriamente al successivo dire altrui quando poi quella sorta di battuta -che poi è semplice verità- va a infrangere il silenzio portandola a scuotere appena la testa con fare rassegnato. <Voi maschi e il vostro testosterone!> scherzerebbe con le mani poggiate contro i fianchi, una risata che sfugge deliziosa a quelle labbra rosate, portando un po' di sana leggerezza fra loro. La risata termina nel giro di qualche secondo, all'arrivo dei bicchierini di saké che vengono loro tesi. Kaori afferra il suo tenendolo dalla base poggiato contro le dita della sinistra e mantenendolo con pollice e indice della destra dai bordi superiori. Azrael le consiglia di bere lentamente e la ragazza, annuendo appena va ad inumidir le labbra di quel liquido trasparente. Basta un piccolo sorso per portare la Hyuga a stringere gli occhi, la gola a bruciare al passar di quel liquido che come fuoco giunge al suo stomaco. <Bwhaaaaa> mormorerebbe lei con gli occhi a pizzicar di lacrime luccicanti, un tossire breve che le strappa un paio di colpi. <Brucia> commenta riaprendo lentamente gli occhi, una mano a battere contro il petto per un paio di volte e la sensazione di bruciore a scemare lentamente lasciando un retrogusto quasi piacevole nella bocca. <Come fate a berlo?> domanderebbe deglutendo e schioccando la lingua sul palato, l'espressione di qualcuno che ha appena assaggiato una fetta di limone crudo. <Oh... però non è male dopo> mormora ancora, qualche istante dopo, sentendo il vero sapore di quel vino sul palato.

17:12 Azrael:
 Piano piano, sorso dopo sorso, nell'ascoltare le parole della deshi manda giù quelle due dita scarse di alcool. Scende giù come fosse acqua, ormai è abituato a berne a litri, più per il gusto che ha che per l'alcool in sé per sé. < Decisamente lo è. > si aggiusta una ciocca corvina dietro l'orecchio, la folata di vento pare quasi riportarlo alla realtà, al fatto che ha una bambina a casa da andare a salutare prima di tornare in quel di Suna a kilometri e kilometri di distanza da lì, non prima di aver terminato la conversazione, però < Credo proprio che diventerai una kunoichi eccezionale ed una personalità importante per Konoha. Magari un giorno ti ritroverò scolpita sul monte dei volti. > Si alza dallo sgabello, ponendosi le mani dietro la schiena, dove sono situati i reni per sgranchirsi la schiena. Le mani scivolano nelle tasche per recuperare qualche spicciolo < Il mio testosterone ha fatto più di qualche vittima qui al Villaggio, qualche anno fa ero conosciuto per quello, più che per le mie abilità da shinobi > Ride ancora, per quanto sia vero quel che ha detto. Sicuramente tre, quattro anni fa, quell'incontro sarebbe stato un po' diverso. Una risata va anche alla reazione della deshi nei confronti della bevanda < Non ne avevi mai bevuto? Io lo trovo ottimo > Posa il pagamento del conto - quello per entrambi - sul bancone, richiamando Ichiraku col solito gesto della mano < Pago io per entrambi, tieni pure il resto. > Si ricompone quindi attendendo anche nel caso lei voglia alzarsi, in modo da poterla accompagnare fuori, da buon gentiluomo qual è. < Quando tornerò al Villaggio ti inviterò da me e te ne offrirò un altro bicchiere, magari non brucerà più come stavolta. > E detto questo, con o senza di lei, uscirebbe dal locale per tornare a casa a salutare la piccola Ai. [end]

17:35 Kaori:
 Il dire altrui porta le gote di Kaori a tingersi di un rosso gentile. Quella fiducia, quella speranza, quei complimenti sono come miele per lei, per il suo spirito incerto e ricco di dubbi. Un guerriero di tale importanza crede che lei possa avere un futuro importante per la Foglia e la cosa non fa che portarla a sentirsi come responsabile di non distruggere questo suo presentimento. Certo, pensare di diventare Hokage è decisamente qualcosa di grande, impensabile per qualcuno che ancora non è di fatto entrato nel mondo dei ninja, eppure il pensiero quasi solletica le sue fantasie, quasi si ritrova a scivolare piacevole lungo la gola. <Oh beh, non esageriamo adesso> direbbe lei con un sorrisetto imbarazzato, una mano a sollevarsi appena per portare le dita ad incastrarsi fra i capelli in un lieve grattare. <Di sicuro farò del mio meglio per farcela!> esclamerebbe lei con entusiasmo, la mano a scivolar via dalla chioma violetta per stringersi in un pugno deciso, sicuramente inoffensivo, almeno per ora. Al successivo commento dell'altro la ragazza non sa bene come rispondere: lei, dal canto suo, non ha alcuna esperienza in quel campo e non sa bene comportarsi quando si sfiorano questo genere di discorsi. Beata ingenuità ~ <B-beh... sembra che ora le cose siano cambiate> commenta semplicemente cercando di sviare appena il nocciolo della questione, la risata del moro ad alleggerire la situazione. La bevanda risulta piuttosto forte per la giovane deshi che, non abituata ad assumere alcolici, si ritrova a tossire appena sentendo la gola bruciare come arsa da fiamme vive per alcuni secondi. Si umetta le labbra varie volte cercando di dar sollievo alla bocca infuocata rendendosi conto solo dopo poco che quel bruciore non dura che un istante prima di lasciar spazio ad un sapore ben più piacevole e apprezzabile. Beve il resto del contenuto di quel -fortunatamente- piccolo bicchierino così da non offendere l'intenzione altrui di bere qualcosa assieme. Ancora una volta sente la gola ardere ma, sapendo cosa aspettarsi, sente quasi quella sensazione in maniera meno intensa della precedente apprezzando un poco di più il sapore di quel liquore. Non fa a tempo a fermare l'altro in quel suo pagare ambo i conti che egli ha già provveduto per entrambi, lasciandola ad alzarsi -subito dopo di lui- con un sorriso riconoscente sulle labbra, il coprifronte che egli le ha donato stretto con dolcezza fra le dita affusolate. <Grazie mille per questa serata> direbbe lei con un sorriso gentile, ingenuo, snudando i denti candidi dalla copertura di quelle dune rosate. <Sono stata davvero felice di conoscerti, spero davvero che ci rivedremo presto> annuirebbe appena col capo puntando le iridi candide sul viso altrui. <Aspetterò il tuo ritorno allora, e magari quando ci rivedremo avrai davanti una vera e propria ninja della Foglia> sorride ancora seguendo a questo punto il passo altrui prima di dividersi e prendere ognuno la propria strada. [End]

I due abitanti della Foglia si incontrano per la prima volta, parlano di sogni, speranze, motivazioni, delle loro vite, segue un regalo particolarmente sentito e la promessa di rivedersi.