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con Kurona

00:12 Kurona:
  [Baia dei Cadaveri] Eccolo il vento freddo scivolarle addosso- con l'odore dei cadaveri che si decompongono sulla riva, nascondendo il suo odore agli inuzuka, nascondendo il suo corpo tra massi informi e arenati, che ondeggiano come relitti in riva al mare, rendendo il posto nitidamente fetiscente- sia per l'olfatto, che per la vista. Lugubre. Oscillando accoccolata tra il puzzo e il molliccio sentore di quei corpi che la sotterrano- gli occhi arrossati dal sale hanno uno spasmo impercettibile. L'acqua che risale come un conato, iniziando a gorgogliarle tra le labbra, lasciando vuoto-aria-fame, in un susseguirsi di conseguenze relativamente importanti. E' talmente stanca-distrutta, così spossata che il chakra in quel torpore s'è spento lasciando spazio ad un corpo estremamente debole, le quali bende sono cadute insanguinate sul fondo del mare, o forse attorno a quei cadaveri che la nascondono. Si sente ancora schiacciare- ma questa volta, non è ne il peso dei peccati, ne tanto meno il soffocare. Sono quei corpi. E' come se fossero ancora vivi. Tra larve e pesci che se ne nutrono pian piano, le mani s'alzano a risorgere- saranno le cinque di mattina. Ha dormito per.. Quanto? Questa sensazione stanca, il voler rimaner qui ancora per un paio d'ore- vien messo da parte con il desiderio di trascinar questa carcassa stanca oltre la riva, oltre il dirupo- oltre iwa. Oltre il paese del suono oramai in rovina.Le falangi ricurvate come gli artigli di un'arpia è quel che sorge per prima cosa- da uno strato di melma e poltiglia organica-interiora e pelle, Le unghie-le dita affusolate che sporche di rosso, nero e una poltiglia acquosa rosea, s'infilano nella sabbia, premono sotto i polpastrelli fino a forarla, fino a farla divenire un appiglio per trascinarsi all'esterno-- singhiozzando piano-- le fa male il petto e un filo di bava salaticcia le lascia le labbra- i rimasugli del suo rigurgino. E la pelle lievemente cotta da tutto questo tempo nell'acqua -o meglio a filo d'essa-.I gomiti che si spingono verso l'esterno, si tira in avanti, vestita delle sole bende allentate. sul ventre, sul petto, le gambette minute e allungate. I capelli sporchi divengono una trama sottile sulla sabbia. Sgomita- si rigira in un tonfo con il ventre rivolto verso il cielo notturno-- oh che bellezza. <Mh--> Le labbra tremano impercettibilmente. Mossa dall'attorcigliarsi di tutto;Enma, e la sua morte. Yukio. Kurako. Kiryuu è sparito ancora. Si sente così enormemente sola. Si sente vuota, svuotata di emozioni e capacità. Svuotata di un nome, di una casa. Si è sempre ripresa tutto! TUTTO! --Le labbra rompono uno strato di marmo confuso, il viso nudo scivola in un morbido, deviato sorriso. Continua a piangere, nervosa, furiosa, agitata, preoccupata- continua a piangere perchè è buio e non la vede nessuno. Continua perchè ne ha bisogno così come ha bisogno di vivere, e smetterla di farlo perchè è divenuto oramai rutine. Ride, piange, ride, piange-- contemporaneamente, come un ciel di vetro che si ditrugge. Non comprende più con esattezza, come sarebbe bene sentirsi nella sua situazione. Dove il dolore ti ha corrosa senza lasciar altro che ossa. Ossa ed ossessioni. Gli occhi arrossati dall'acqua scivolano pigramente sul cielo notturno- così sereno da pizzicarle l'ego e farla divenire gelosa come una sciocca amante-- e poi; qualcosa. La sta toccando-- l'ha sentita anche piangere? Gli occhi incandescenti come brace all'apice del suo splendore, brancolano. No--che sciocco. Kimi, sua sorella, è nulla meno che l'opposto di lei. Kurona è minuta, come una figura acerba -bambinesca?- con un viso affilato e sfregiato, come una bambola rotta. Porta dei kanji sull'occhio destro che cantano di qualcosa di intangibile "Giocattolo - Inferno", visibile sulla fronte scoperta, ora che i capelli disegnano alghe bianche sullo scoglio. Labbra lucide color delle ciliege mature si schiudono; Chi è che mi tocca? Ma come lascia quella coperta di stelle-silenziosa, scontra uno sguardo umido di pianto con il rossore naturale di Irou-- Non riesce a dire niente. E' lui? L'uchiha che rappresenta la parte opposta dello specchio? Oh--oh no. Non è Katsumi. Come lei non è Kimi, decisamente. Sulle labbra un sorriso le aleggia ancora, come chi trova nella situazione, qualcosa di ilare. Ma è conciata da buttar via. Nessun riconoscimento addosso-- nulla che dica che sia un ninja, se non le cicatrici che sporadicamente, risalgono dalle bende bagnate. Due tatuaggi soltanto; Una stella a dieci punte sull'avambraccio destro, e due serpi -bianca e nera- intrecciate sulle scapole- <T-> .. Ci prova-- ma la voce le graffia la gola e il petto sentendosi soffocare nuovamente. Solamente-- allunga la destra, stanca- affusolata, gli sfiora la fronte scostandogli /tendando/ un ciuffo albino. <Cont-nuo--> .. <a--> .. <Fallire.> Gli occhi dal colore intenso si spengono piano dietro ad un sipario che oscura il volto di Irou e accende la furia del mare che ancora, la fa cozzar di tanto in tanto contro lo scoglio.

00:59 Kurona:
 Come sentirsi rivoltare, e rivoltare ancora. Il duro irregolare dello scoglio dietro alla nuca che le da fastidio senza darle modo di far niente per migliorare la situazione, caduta in un torpore muscolare che la limita e che ora- le fa avere un crampo al braccio, solamente sfiorando Irou. Ora che l'acqua l'abbandona- sporca tanto da risultar tutto fuorchè allettante, il vento freddo la ricopre di brividi leggeri e fastidiosi che di tanto in tanto le scuotono il corpo in uno spasmo di rigidità mantenuta troppo a lungo. La voce di Irou che risuona vicina la distrae da un parlottare continuo di pensieri; glielo si legge negli occhi--che da prima si muovono confusi e disorientati, e poi si posano nuovamente sul viso accucciato li di fianco, che la scorge e- novità. La copre con il suo pellicciotto, facendole dilatare le pupille nere come voragini; Piacere improvviso. <Io--> Rauca scivola dentro a quel calore torpido, vi si accoccola tanto da sentirsi a tratti sprofondare tra le braccia di morfeo, coccolarsi e lasciarsi morire. Per quanto Kurona possa esser beffarda e priva di qualche rotella anche in punto di morte, issando un ginocchio delle ferite da taglio lievi mettono alla luce un sangue dalla diversa colorazione rispetto al normale. Sono solamente sporche, niente di copioso, ma macchie nere la decorano come un arazzo, mentre scivola a sdraiarsi su un fianco, lasciando ad Irou un silenzio pressante e gravoso. Si rannicchia- piccola come una bambina. Le ginocchia s'alzano e il capo s'infila sotto le ginocchia dello stesse Uchiha come se nascondesse qualcosa- lacrime nuove. Rigan il setto e scendon dalla punta del naso, finendo nel mare e sugli scogli. Non singhiozza- non ancora. <Non sento più niente.> Rauca si lamenta- si. Perchè l'ha fatto? Non lo sa neanche lei, o almeno, non ne è sicura. <Credo che-> .. <Il dolore sia così costante da non riuscir a distinguerlo più dalla felicità.> Come il pendolo rotto di un orologio che non ha piu due posizioni fisse, non riesce a percepire niente- non sente l'amore di Yukio. Non sente l'amore di Kurako. Non sente più-- niente. E forse quel che prova è per mera inerzia. O forse, è ossessione. Socchiude gli occhi allungando il capo, cercando di tarsi su, con ancora la pelliccia di Irou addosso, dove sprofonda il viso dolcemente--inspira, schiude le labbra. Vorrebbe ricordarlo. <Non ti sei mai sentito, in un limbo di torpore da cui non riesci ad uscire?> .. <Io--> La voce le si spegne in gola, obbligandola a deglutire. <Io non ho deciso di morire. E' che--che non riesco più a s-sopportarlo. Sento male. Ma è un male talmente esteso- che non so più combatterlo.> Gli occhi scivolano su Irou- ma non esprimono nulla. Nulla di quello che rappresentava Kurona prima. Come un tempo, com'era Ruko. <Mi dispiace di non esser chi tu vuoi che sia.>

01:45 Kurona:
 I capelli bianchi come il latte che scivola o in ciocche separate sulla schiena scoperta, bagnati, disegnano un tragitto umido che lascia un color scuro fugace- che cosi come nasce muore subito dopo riassorbendosi nella roccia porosa che é lo scoglio. Perennemente umido- ed allo stesso tempo asciutto. La pelliccia che si raccoglie sul ventre, il viso lievemente infossato nella stessa che crea una grinzetta sotto il mento e le fa affondare nel pelo il naso. Trema piano- non si controlla. Quanto tempo é passato dall'ultima volta che fu solo donna? Forse tra le braccia di Kiryuu o Yukio. Un pensiero che ammonta, si disegna in quella testa affollata di demoni, e scoppia attraverso gli occhi. Guardatela; patetica. Non é mai riuscita a tenersi stretta nulla ed ha incolpato sempre e solo gli altri. Le ginocchia al petto e i piedi nudi puntellati sullo scoglio- si sente mancare. <No-> un sussurro baritono mentre gli occhi si chiudono di scatto privando Irou della loro luce fioca. <NO! NO! NO!> --<GHMP- Non--> Gorgoglia parole confuse stringendosi la tempia. É colpa sua? É colpa sua se ha amato troppo intensamente?! É colpa sua se sua figlia ha ambito al Mangekyou?! É colpa sua se Yukio non l'ha mai amata come avrebbe voluto?! Scena dopo scena freme dal freddo e dal nervosismo- fino a farsi male. <Io ho amato tutto quello che ho amato fino a farmi male! E loro non hanno mai amato me allo stesso modo! Mi- fa- male--> Come curi qualcosa di cui non conosci la sorgente? Una donna fatta a tocchi dalla vita di cui é rimasta solo confusione e schegge di vetro. Le unghie che arpionano quella stoffa calda, la tira a se con una smania senza controllo. Ha bisogno di più calore- ha bisogno che penetri pelle e ossa. E arrivi li dove tutto s'è ibernato. Per quanto il calore le dia sollievo e le labbra livide smettono di emetter rauchi lamenti, il freddo sempre sempre una componente maggiore e dominante. Una costante di una vita amara. O forse- dell'accidia di Kurona che al pari di Irou, non percepisce la sua felicità e non la comprende. Irou che l'avvolge nell'illusione tattile, troverà completo abbandono. Nessuna barriera a proteggerla o a limitare il suo volere. E cosi si lascia cadere in un limbo dove i movimenti nervosi si sciolgono, si rilassa- non trema più, non cerca più piacere o calore da quell'indumento. E non sente più il bruciore mangiarla. I singhiozzi si fermano e il calore umano -cosi lontano da lei- le fa sbarrar gli occhi come se si sentisse a disagio. É- così- piacevole. Il silenzio la invade lasciando che sia solo l'iroso lamento del mare a sovrastare Irou. Le sue braccia. La sua voce. Improvvisamente son la nenia preferita di Kurona e la sua anima frustrata. Il bacino s'issa dalla sua posizione, girandosi verso Irou e infilando il volto sulla sua spalla. Lo nasconde, piangendo ancora. Ma questa volta il petto sobbalza, una, due volte e le mani le cercano per aggrapparsi alla sua schiena e abbracciarlo. Una necessità fisica e mentale. <Non é vero.> .. <Non c'è niente più di questo. Non c'è niente.> Tutto d'un fiato, nichilista, scuote il capo sulla stoffa, spingendosi in avanti tenendolo stretto a se. In un moto di egoismo; solo per ora, solo un altro po. <Non c'è niente! E se c'è- allora mostramelo- se neanche tu lo conosci. Fammi vedere cosa c'è oltre il male che sento! E dimmi che non é reale!> La furia nella voce data alla negazione più pura di qualcosa che non ha mai assaggiato, o che forse ha dimenticato. Farebbe finire Irou con le spalle contro la sabbia, scivolato giù dallo scoglio assieme a lei, rigorosamente, che ancora porta sulle spalle la sua pelliccia. La presa rallenta- preoccupata, issa gli occhi a guardarlo in volto. <Non puoi dare un nome a tutto quello che succede, Irou-- e se non sei la persa che chissà chi cercava. Sei la persona che qualcun'altro sta cercando e io-- io sono Icaro.> La creatura tanto ambiziosa, da volar troppo in alto. Fino a bruciarsi le ali. <Non dovresti rimanere qui.> ... <Non dovresti starmi vicino.> ... <Finirai per farti--male in qualche modo.>

16:46 Kurona:
  [Baia dei Cadaveri] Il riversarsi delle onde sugli scogli, ricorda vagamente acrobati lanciati su una rampa senza alcun riguardo per la loro salute-- un amante che si lancia nelle braccia della sua bella richiamandone il calore- esattamente come fa Kurona sulla pelle di uno sconosciuto. Non è sciocca, sente la sua tensione, sente il suo bisogno di sapere di più, e il picchiettare perpetuo che vibra nel silenzio in aria; un suono che non l'irrita, ma la culla, come una bestia strappata dai genitori che ancora deve imparare a riposare senza il battito della madre. Se ne sta in silenzio con le spalle incassate, con il viso di ceramica rigato da lucide lacrime che con amarezza solcano le gote e il tratto dolce vicino al setto, morendo sul labbro superiore o scivolando addirittura, impavide, fino al mento. Gocciolando addosso ad Irou- addosso a se stessa. Lo stesso crucciarsi di smania del clone la pugnala- come vorrebbe raccontargli dell'amore- ma inevitabilmente gli direbbe che fa male. Gli direbbe che non c'è mai stato. Oh- Irou- se solo tu sapessi quale unica faccia dell'amore ho visto io. Kiryuu; un'amore tanto intenso da portarla alla pazzia, allo spezzarsi tra giusto e necessario--ma il calore del suo corpo, all'epoca, era l'unica fonte di calore della piccola Ruko- tutto ciò che ha fatto -ucciderlo, ritrovarlo, amarlo- lo ha fatto perchè era l'unico punto d'osservazione e d'ossessione. Enma; il dolore di non averla fatta sua mai, di non aver forgiato la sua bambina, di non averle dato niente di suo, di averla persa e uccisa /non aveva scelta, lo ha fatto per lei, lo ha fatto per lei/. Yukio; L'ossessione, possedimento-- è sempre e solo stata sua. Il suo Damma; Sindrome di Stoccolma-- ora morto per mano sua. La scuote con quelle parole, facendola stringere nelle spalle ulteriormente. Piccole curve pallide sotto quello straccio di mezzaluna che s'abbassano e s'incurvano verso l'interno, mentre il collo s'incassa nello sterno facendole abbassar il mento fino a sfiorar il petto -a tratti-. Si muove, quella pelliccia contro-luce, come il sospiro doloroso di un drago, issandosi e abbassandosi sotto le bave di vento saline che la scuotono e le provocano una fitta fredda come aggravante di quel piangere stanco, incessante. <...> Non sa rispondergli, non sa dare con esattezza quello che Irou le chiede. Le mani che si staccano da lui, rimanendo seduta sulle sue ginocchia, mentre il busto s'alza pian-piano, con il timore di chi non sa bene cosa gli aspetta e teme l'incontrarsi di un dolore lancinante. Rubini che sondano le parole di Irou, la sua figura che le par a tratti androgina, a tratti così dolce-- così triste. Rassegnata. Le dita affusolate che si ritirano da lui, carezzando la stoffa morbida di quel che indossa e portandosi a livello del petto appena più sotto alla gola. Le fa male anche non poter rispondere- allora, serpe egoista, si limita ad addolcire lo sguardo come quello di una iena braccata, sotto il tintinnare dolce della lingua sul palato. <Continua-- a farlo> Un sussurro supplichevole; cullami, Irou-- ho bisogno di questo. Sono sospiri che arrivano, senza arrivare mai davvero. Parole che non saranno mai dette, ma che puoi percepir incastrarsi tra palato e lingua. Rimanendo li bloccate. Come la prima volta che dici "ti amo"--hai presente? Lo senti da quel qualcosa che ti bolle nello stomaco. E allora sbuffi un:"T--" e la gola te lo soffoca, te spinge giù nello stomaco come una pressione sovraumana. E i kami solo sanno- quanta forza ci metti a far uscire un verso biascicato che assomiglia foneticamente a quella parola. Ma che all'inizio, appunto, è solo un verso confuso. Lei non esprimerà mai il suo bisogno-- ma grava. Palpabile. Le unghie lunghe, i polpastrelli che scostano le bende bagnate e sporche che con la pesantezza dello spessore, s'arricciano accanto al costato di Irou scivolandole via di dosso. Le braccia dove erano lente ed appoggiate- così come le mani, che non saranno mai quelle delle carezze calde di Kimi. Ma son le mani d'Icaro che ha sfidato l'uomo con la falce e gli ha sputato in faccia. Con un muso ora perennemente crucciato, come una bambina che monta odio verso chi le ha fatto un dispetto; rosse e piene, con l'angolo dolcemente ricurvo verso il basso. Non c'è nulla di volgare in quel che la luna concede alla vista- sia chiaro. Lo scivolare dolce di luce pallida su quel che par più il dipingere artistico di un pittore. Un dipinto ad olio, dove i tratti son decidi e dolci allo stesso tempo, ed il color porcellana percorre collo, seno e ventre- un arazzo di cicatrici che raccontano una storia di peccati e violazioni d'un colore bianco e lievemente in rilievo. Dalla base fino al ventre, scivolano e si ritirano dalla luce "x" rosso acceso, fatte con una precisione ossessiva di punti -ago e filo, inchiostro- messi in fila indiana a comporre qualcosa di assurdamente malato. Sono venticinque in tutto. Venticinque-- ora è morta, Kurona. Però, ha impiegato venticinque anni a distruggersi con diligenza. Si libera dello sporco e della fatiscenza della poltiglia organica, lasciando che la pelle esca allo scoperto. Destra, sinistra, trovano il calore della pelliccia di Irou che lascia scivolarsi addosso, ad avvolgerla e coprirla. Da quanto tempo è in silenzio? Le dita tremanti della sinistra si appoggiano appena alla base della sua gola, prendono con uno spasmo iracondo il colletto della maglia, la stoffa che s'arriccia tra le dita e la sinistra-- inesorabilmente, s'issa in aria, mostrando il palmo aperto oltre il capo bianco e disordinato di Kurona. Come la criniera bagnata di un leone, scivolano ciocche sulle fronte, a coprirle metà del viso, rendendo l'incandescenza degli occhi una temibile fissazione; ipnotica come il ticchettare della sua lingua. Non ha forza-- lo può sentire da come lo tiene per il colletto; <T-TU--> Trema la voce di una sicurezza flebile, offuscata dal pianto che perpetua silenzioso. Righe lucide che ora, gocciolano sul volto dell'albino come cristalli di sale. <NON HAI-> Quella mano che s'abbassa con una violenza disturbata dalla stessa cagionevole salute di questo fiore dallo stelo esile. Un giglio bianco. Così puro-- ed allo stesso tempo, divenuto marcio e cattivo per colpa delle intemperie. Si scaglierebbe su quel volto che l'osserva con un gusto amaro. A palmo pieno e dita aperte. Spingendolo verso il basso con la mano che lo tiene ancorato a terra. Se solo volesse -lui-, potrebbe spazzarla via in un tempo decisamente nullo. <BISOGNO DI AMORE!> Glielo impone come l'ha imposto a Buro esattamente qualche secondo prima di morire. E la rabbia è come un parassita tra nuca e cranio- la sta mangiando viva. E la muove ad abbattere perpetui schiaffi che fanno ben poco male, ma che son pur sempre schiaffi, tremanti per la debolezza, ma sicuri per il carattere furioso di Kurona. <VEDI-- VEDI? SANGUINI E PIANGI COME ME-- E TI LASCI ABBRACCIARE DAL BUIO E DAL TORMENTO DI ESSER CHI NON SEI E CHI NON SARAI MAI. NON-> .. <HAI BISOGNO DI AMARE E D'ESSERE AMATO!> Ancora- lo scuote, si muove, il corpo percorso da spasmi di--fame? Gli occhi si chiudono con violenza e il capo si muove di lato, come se Irou, improvvisamente, la stesse picchiando altrettanto. Compattandosi; "Ho così tanta voglia di farti del male, ora.." Delle parole dette in direzion di Kurako, proprio quando lui la prima volta le disse che l'amava. <AHHHHR--NO!> Le unghie che stringono quel lembo di maglietta con forza, mentre naviga in quella pelliccia chiusa su una figura minuta e debole-- disturbata. Lo scuote appena, senza neanche muoverlo- ma provandoci. <Non puoi-- non puoi esser un fantoccio. Sei fatto di carne e ambizioni, e l'unica cosa che devi amare- è te stesso. Tu--sei l'unica persona con cui vivrai per sempre.> Le labbra scivolano in un sorriso e l'ennesimo schiaffo, si blocca sulla guancia di Irou. <Ti piace?--> C'è qualcosa di ironico in tutto questo? No-- è solo un istinto nervoso. Ride, lei. <Ah-ahah-ah- ti piace? Per sempre-con te stesso. Non ci sarà niente che marcirà al tuo fianco. Non ci sarà niente che ti amerà, all'infuori di te stesso.> Le labbra rosse si chiudono, si richiudono-- pigiano creando grinzette momentanee su quel rossor denso. <Devi distruggerti, e poi rinascere-- guardami. Sono i cocci d'uno spettro lontano ora--ora--or-a nessuno--nessuno può farmi male. Ora nessuno può farmi male. Nessuno.> Sfiata abbassando il volto lentamente, torpida, affonda il viso nel petto dell'Uchiha. E' quasi sinistro-come continuino a far parte della sua vita, nonostante i trascorsi. Trema- ma non è il freddo. E' il nervoso. <Rimani con me, Irou.> Egoista- quel piccolo nucleo caldo che Irou le ha dato. Qualcosa di smanioso, e debole, da schiacciare tra le mani. Da sopprimere e plasmarsi addosso. Solo perchè--fondamentalmente, è sola. <Rimani con me, e sarai Irou. Carne e ossa.> Non più "solo" Irou. <Se non hai paura di me-- allora- non lasciarmi sola. Tu sei--speciale. Sei così- dolce che io ho-> L'istinto di prenderti tra le unghie, e piegarti-spezzarti-torturarti. Qualcosa di così dolce, che ne vuoi spremer ogni goccia, per mera necessità e voglia di farlo. Issa le spalle, piano, puntellando la pianta del piede a terra--tentando, finalmente di abbandonare quel calore. [bendaggio rimosso-]

17:34 Kurona:
  [Baia dei Cadavero] <NO! -- NO! NO!> La voce graffia il vento, rimbomba fino agli alberi e l'eco del mare, la ovatta facendola divenire una clayton lanciata nel fondo del mare; non arriverà mai a nessuno, e nessuno tranne lui, potrà subire Kurona all'apice del suo crollo mentale. Lo chiamano "craving", solitamente. Quando uno cede alle sue tentazioni e si lascia andare /solo un pochino, solo un altro pochino/ infida voce che ti risuona in testa e ti consiglia che--si, puoi controllarti. Ma non è vero. Lei non sa controllarsi e consideriamo, dopotutto, che Ruko è sempre stata una donna tutta d'un pezzo. Sempre crollata da sola. Ha sempre pianto in silenzio. Ha sempre leso solo e solamente a se stessa con le sue ossessioni e le sue manie. Ed ora che lui è li, gli si abbatte contro come il settimo girone dell'inferno. Lance di fuoco- lo stesso girone dove, probabilmente, verrà abbandonata nuda a correr e scappare da qualcosa da cui non può fuggire. <NON ABBIAMO- BISOGNO- DI NIENTE! NIENTE! --NO!> Lo urla, tanto forte da sentirsi dolere alla testa. Senza colpirlo sempre nello stesso punto-- poichè è una reazione che da "decisione" si trasforma in "istinto". Come un toro che vede la bandiera rossa sventolargli davanti al muso- per una manciata di minuti non ha visto ne sentito altro che il sangue di Irou scivolarle sul palmo- è così caldo. E' rosso- soprattutto. Così diverso dal suo sangue. Ha continuato a colpirlo; allora. Perchè ne sentiva il bisogno fisico. Perchè non riesce più a controllare i suoi moti di rabbia, straborda, e si riversa proprio addosso a colui che le ha teso la mano. Un cagnaccio malato che morente, s'è lasciato andare agli scogli conscio del tramonto di una vita, e dell'alba di una nuova persona. E lei? Lei ha morso proprio quella mano pepetuando quelle percosse mosse con la furia di una psicopatica, a mano aperta. Ancora- ancora, e più vede il sangue scivolare dalle labbra di Irou, più i denti si stringono e i colpi si sforzano maggiormente--ironico il fatto che lei al momento si muova solo sotto la gentile concessione dell'altro. E' come esser immersa in un pulviscolo rossastro. La voce la senti, ma sembra così distante-- così poco associata a quel viso pallido pittato di gittate rosse. E quando smette- con il fiato rauco che le fa sobbalzare il petto coperto dalla pelliccia di Irou, s'osserva le mani macchiate di una sfumatura impercettibili. Sono terribilmente arrossate e probabilmente- se non fosse per lui, le sentirebbe infiammare e bruciare. E' tutto concluso. Tutto finito. E nulla di quello che è stato e mai realmente esistito. Non esiste Kurako. Non esiste Yukio. Non esiste Kiryuu. Il calore della mano della mano che la ferma- e il brusio delle parole sotto il fischio costante che le ovatta il suono del mare- così come la voce di Irou. Le labbra schiuse e lo sguardo disorientato. Ci sono gocce di sangue ovunque. Sul suo ventre- sul suo volto-- sulla sabbia che oggi ha raccolto da silenzioso pubblico, la scena e la distruzione di Kurona. Cos'è? Cos'è questa sensazione piacevole? Con tutta l'aria di una bambina che s'è persa ed è terrorizzata, rimane immobile, in silenzio, guardando quelle dita artigliarla in un moto di? Supplica? Nulla che interrompe il soffiar dell'aria salmastre sul mare portando all'olfatto odori che non s'addicono a questa scena. Ma non si scosta da li. Riman seduta sul suo ventre bloccando il desiderio di abbandonarlo li da solo e andar a morire da sola, lasciando che le ferite nere infettino erba ed alberi, persone- lasciandosi dietro alle spalle una scia di morte e febbricitanti persone che subiscono per metà la trasformazione Kokketsu. Infettati. <Io..> La lingua nel chiudersi delle labbra secche per l'ansare flebile, carezza e umetta il palato, con uno schiocco appena percepibile. Lei? Ha paura? Non guarda negli occhi Irou-- guarda la sabbia, la sua mano, le sue labbra- il suo petto muoversi con la piacevole calma. E le sue iridi, illuminate dalla luna, son punte di spillo. Lei sente dolore. Anche se Irou l'ha annullato. <...> E' come se stesse facendo mente locale di tutto. Dal contatto che non vuol terminare. Dalle labbra sporche di sangue-- la sensazione della goccia d'inchiostro che cade a rallenty nel latte. Come quei fari rossi si posano sul suo sangue, s'estendono con una fretta che è paragonabile all'assunzione di allucinogeni. --dovrebbe--smetterla. <Sono- già- sola.> Si, come può aver paura d'esser abbandonata quando è una donna- che è priva anche dei suoi vestiti, al momento? Veste per grazia il cappotto di lui, nel quale par una bambina con il giubbotto di papà addotto. Il capo s'incrina in direzion della spalla, mentre i capelli in parte asciugati, si muovono in onde che paion tutto, fuorchè nipponiche. Scivolano sulle spalle e s'aprono in ciocche, carezzando pigramente il viso di Irou. <A volte--> .. <Abbiamo bisogno di uno strappo per uscir da un ombra troppo grossa.> Gli occhi si abbassano e finalmente-- si china anche il volto. Con dolcezza-- i capelli bianchi che scivolano da sopra la spalla e creano una tenda che copre ambo i volti dalla gelosia del mare. Di quelle creste che ancora, di tanto in tanto, bagnano la schiena di Kurona. Gli occhi arrossati e tristi-- le labbra s'abbassano con il mento. Fino a sentire il respiro dell'altro. E' agitato? E' tranquillo? <Un tempo- mi sarei gettata nel fuoco per quelli che amavo. A quei tempi-- ero come un cane. Sai, Irou? Un cane è fedele incondizionatamente.> E quel sorriso che, ora che si è sfogata, sfarfalla sulle labbra e le da un aria eterea- immortale. Come può una donna, esser tanto lunatica. <Sai cosa fa un cane, se il padrone non gli da più da mangiare? Se viene abbandonato, picchiato, messo da parte?> E si- glielo domanda ad un soffio dalle sue labbra. Tenendosi al suo petto e rigando le bende di gocce nere-- dalle unghie stesse di Irou. La punta del naso sfiora il lato destro della sua- così come le labbra sfiorano il suo sangue. Come se fosse a un passo dall'estasi. <Dii-vee-nta---> Cantilena--cinguetta. <Aggressivo.> Ma il viso, affonda nel suo petto, minuta- senza alcuna risposta da parte della muscolatura. Del resto, Irou non l'ha guarita, le ha solo tolto la sensazione di dolore. I denti che digrignano, cercando continuamente di alzarsi, con una vana risposta da parte del corpo. Può sentirla ansimare-- la paura di non capire cosa le succede. <Non--> .. <Andiamo-- a casa.> La spalla che si contrae cercando di farsi cadere con il capo leggermente più distaccato da quello di lui-- forse sulla sua spalla. O forse sulla sabbia stessa. A casa? Loro- non hanno una casa. Non ha importanza-- il fulcro non citato è-- non ti abbandonerò Irou- ma tu, non abbandonare me.

22:27 Kurona:
 Calma, chiudi gli occhi; cos'è questo piacevole torpore? Il rilassarsi di Kurona contro il busto esile di Irou, assomiglia idealmente al silenzio dopo la tempesta. A tratti sembra addirittura non respirare e dargli il tempo di parlar come protagonista unico e incontrastato del suo tempo. Gli occhi socchiusi lascian sorger l'alba pigramente tra folte ciglia bianche che si muovono con immane lentezza- è vigile, sempre, costantemente. Eppure dopo essersi forzata tanto, ignara del danno fisico subito poichè le è stato rubato il senso del dolore tramite un illusione che le atrofizza il sistema nervoso, sembra essersi rassegnata a star ferma in quel modo e concedergli tutto- ogni attimo, ogni tocco, come un gatto sornione che s'accuccia sulle cosce e rimane li per sentire il calore e la protezione del suo padrone, respirando piano sull'epidermide di lui, e lasciandoci sospiri a denti stretti-prima, poi più soffici e cheti. Le spalle che si ricurvano sul suo petto, e i due lembi della pelliccia aperta che lo abbracciano come se potessero dormire li così, come se fosse giunta veramente la fine di questa terribile serata. Dove due rette che fino a poco tempo fa parean correr parallele, hanno virato fino a giunger ad una rotta di collisione; questa. Quella dove lei è a pezzi- e lui convinto che sia Kurona uno spettro passeggero della sua vita. Umano ingrato. Ronza nella testa di Kurona: Passa- coglie, e poi butta a terra un fiore che se lasciato solo, può sol marcire e abbandonar in breve il suo celestiale profumo. Si crogiola in silenzio nella sua voce, sotto il palmo caldo da cui non si ritrae affatto-- ogni suo respiro, ogni scivolar della mano, dai lombi al costato, è un contrarsi piacevole-- paralizzata. Allora--allora voglio fingere di viver per sempre in questo modo. In questo silenzio che non mi'incolpa di esser chi sono e non fa gravar sul mio capo un passato troppo rigido. E' fondamentalmente ipocrita. Ha fatto tutto quello che ha fatto, perchè così le diceva la testa-- no? Ha ucciso, torturato, ha sedotto. Ha picchiato Irou perchè i suoi muscoli lo chiedevano. Quel dolore alle mani che ti fa venir voglia di spaccar le nocche contro qualcosa e continuare fino a veder o sangue, o distruzione. E il gusto metallico di Irou sulle sue labbra è la bandiera bianca necessaria per farla calmare, senza peraltro notare il sangue nero addosso all'altro-- per ora. <Non è esser affiancata il balsamo al mio dolore..> .. <Tutt'ora sento male. Sento male ovunque. Sento che non ho piu alcun controllo.> Su se stessa, sugli altri-- non ha idea di quello che sta succedendo. Non ha idea di quel che è successo e perchè è successo. Non ha idea del perchè ha colpito quest'uomo fino a vederne il sangue. E il perchè lui ora-- per miracolo, la stia coccolando in questo modo dolce. Così da sentirsi perdonata, SCIOCCA! "Non mi odia." E tanto basta per farla rimanere attaccata morbosamente alla fonte di calore che la nutre. Solo quando le dita passano sotto al seno- una curva dolce, schiude le labbra tremando appena: Ha di nuovo sensibilità sulla parte. Le scapole si muovono come un mostro sottopelle, sformano la pelliccia dell'altro, ma no, non si scansa. La punta del naso scivola sul collo di Irou, trovando tra lo stesso e il trapezio il luogo perfetto per riposare. Chiude gli occhi e piano-- debole, muove le mani che prima eran cadute sui fianchi, lasciandola crollare pesantemente sull'altro corpo. Due scie parallele accanto al corpo di Irou ed un sorriso fiorisce- un bocciolo di rosa. <Guarda Irou--> Il mento che s'alza, guardandolo con quei pozzi di lava, che sembran poter esprimere solo ossessione e cattiveria, ma ora sono docili, arrossati e stanchi. <Sembri un angelo, ora..> Infatti le mani, spostandosi pesantemente, hanno disegnato il classico "angelo di neve"-- si distre, così facilmente, come se volesse archiviare il suo dolore e dimenticarsene. Non ha soppesato poco le parole di lui-- ancora circolano in quel capo albino dandole mangime da beccare, qualcosa di nuovo a cui pensare. Dita affusolate che si sollevano fino a coprir i lati del viso di Irou e infilar i polpastrelli tra le ciocche argentee- curiosa di sentirle sulla sua pelle e pigra come una bambina. <E dopo?> Le labbra schiuse lo sfiorano e quel bacio-- quel bacio dolce sotto l'orecchio. Non l'ha lasciato passare come acqua. Sente ancora quella pressione torpida coccolarla e a pensarci per mero istinto, si scopre carezzar il labbro inferiore fugacemente con la lingua. Fermandosi, subito. Ora-- si limita ad osservarlo. Ora cosa viene? La maniacale paura di perderlo ed esser lasciata qui a se stessa e i suoi piani di non-ritorno. Le ciglia s'issano tanto da sfiorar la palpebra pallida, preme sul suo petto e contae i lombi, staccando il petto dal suo e premendo- di contro- con quel ventre leggermente infossato e pieno di cicatrici. <Non-> Il fiato che le muore in gola, e il cuore traditore, è un martellar di pugni sul petto stesso di Irou. A un soffio dall'infarto. A un soffio da una nuova crisi. <Ora non mi abbandonerai, vero?!> .. <Promettilo Irou!> L'apice delle sopracciglia fini che si curva verso l'interno della fronte, disegnando uno sguardo disperato, nuovamente. Non è forte-- non è forte per niente. E' più fragile di quanto si supponesse e la necessità di Irou, forse ora, forse per sempre /al momento/ è deleterea. Inspira dalle labbra a scatti, scivolando su di lui, sotto a quelle mani da cui non si ritrae, fino a poterlo guardar negli occhi, dritta- davanti a lui. Una leggera pressione tra le braccia, un peso effimero. <Facciamo un giuramento.> La destra scivola sulla tempia, le dita tra i capelli lo abbandonano per carezzargli la gota. Un tocco tremante- insicuro. E altrettanto curioso; Di cosa sei fatto, Irou? A tratti, suppone che lui sia solo quello di cui ora ha bisogno. Un frutto malato della sua fantasia. E se anche così fosse? Ci si abbandonerebbe. La lingua sul palato manda giu un groppo di saliva fredda, balsamo per la gola. <Promettimi che non mi lascerai mai andare-- prenditi cura di me come ora. Io-- Io--> Il capo scivola verso il basso ma ancora no- non si permette di baciarlo, si posano sulla sua gota. Morbide come il velluto, di quel rosso opaco livido, un solo schiocco debole. <Ho paura di me- a differenza tua.> E tien gli occhi chiusi, le labbra poggiate sulla gota e il petto acerbo in parte coperto, in parte nascosto dal petto stesso di Irou. Non trema più-- ma è un castello di carte, little chocho-- Fa attenzione al vento.

23:50 Kurona:
  [jj] E' inevitabile lo schiudersi delle labbra- quel guardarla, sfiorarla- mapparne il fianco ed il costato la fa vibrare come una coda d'arpa. Quel mostriciattolo nello stomaco che si spinge verso il basso rispondendo/ no. E' il suo corpo a rispondergli. Con il tremolare silenzioso di un focolare anziano e oramai arrivato alla fine del suo caldo splendore. E' il vento; si giustifica in questo modo scostando lo sguardo e posandolo come un petalo di sakura in caduta, sull'immenso srotolarsi di "nulla" che li circonda. Sabbia. Spiaggia scura. Solo qualche creste in direzion di Otogakure no Sato si vede da questa posizione, rendendo il battito del cuore di Irou, un canto più vicino di quel che sia lo smuoversi dei rami sotto il vento. I capelli asciutti che cadono come seta sul braccio sinistro di lui, sulla sabbia, muovendosi solo sotto i dettami del vento che come un geloso compagno, sferza sulla pelliccia smuovendola per qualche istante con la furia di un titano. Lo ascolta e basta, nasconde quel fremere vergognoso- come può pensare a qualcosa di tanto sporco in questo momento? Fa parte dell'esser viva e sentirsi tale. Il tendersi e schiacciarsi debolmente contro di lui, contro quella mano. Dove le costole piano, solcano la pelle creando una scaletta morbida sotto le sue dita. Una frazione di secondo in cui, si scosta e rilassa ancora. E' ugual a chiederne ancora e negarglielo in seguito. Non così lontano dall'esser rigido dell'innocente Irou. Con l'unica differenza che l'innocenza di Kurona -sebben non fisicamente- è volata lontano fin troppo tempo fa. La calma come uno sputar d'aria in bocca ad un drago e proprio come un canarino, si lascia scostare e carezzare, giocando con quei capelli morbidi. Tra medio ed indice li lascia scivolare tra le dita arricciandone le punte morbide, spingendole appena verso il basso e sentendole ammorbidirsi e sfuggir alla sua presa pian piano. <Nhm-> Un cenno d'assenso secco alle sue parole. Ha ragione, lui non è /qualcuno/. L'ha detto anche Kurona. Lui è speciale-- no, non diverso. Speciale. Il viso affilato che si scosta dal petto quando lui la raccoglie, la osserva- parla, facendole di nuovo alzare il busto il giusto da allentare quell'effetto schiacciato che dava al seno una curva dolce come miele sui lati- lo osserva, con quello sguardo stanco. Il suo desiderio di memorizzare tutto ciò che la sua figura può concedergli- non la conosce, esattamente come lei non conosce lui e allora, lascia il bacino scivolar più avanti e le ginocchia, toccar ancora la sabbia formando dei solchetti umidi. Così da chiuder il sipario alla curiosità di Irou ed alle sue carezze, ma abbandonar il volto ad esser rivurva su di lui. Seduta comodamente. Con ematomi sparsi sulle gambe e sulle braccia- ma il peggio è passato, sciolto sotto le mani terapeutiche dell'altro. Petali di rosa soffiati via; labbra che si schiudono color del vino e calde come un pasto-- vuole parlare ma si limita a colarsi anima e mente in quegli occhi. Come spilli--c'è quella sensazione pesante di star crocifiggendo il suo corpo sopra quello di lui. Ma ci si abbandona come una sconsiderata. E' solo quello di cui ha bisogno. Ed ha un volto, ed un nome- tanto basta. Si china a sfiorarlo e or che è asciutta, il perenne odore delle foglie di thè è solo appena percepibile. Una nota sopraffatta ma presente. Le mani nei capelli di lui, scivolano sul suo volto. Come fa lui- ma come se volesse ritrarlo da qualche parte. Il pollice che sfiora lo zigomo, il lato delle labbra -quella fossetta dolce tra labbra e guance che Kurona ha tanto pronunciata-. <Potessi capir un libro solamente dalle prime frasi o dalla copertina, allora che gusto ci sarebbe nel leggerlo?> Una metafora così palese- a tratti ironico. La schiena che si curva dolcemente su Irou, obbligandola ad abbassarsi per colpa dell'essersi seduta sul suo ventre, e star li comoda, con un lieve muoversi del corpo, concentrato solo all'atto. Le ciglia che s'abbassano e porta lo sguardo rosso ad oscurarsi, sebben baciata dalla luna. <Ho tanto paura perchè conosco il dolore che può darmi tutto quanto. Perchè sono forse-- troppo debole per vivere, troppo coraggiosa per morire.> Oh, ci vuol sforzo a rimaner in vita. E il prode coraggio di gettarsi dal Dirupo, certo, l'ha avuto senza morire- grazie all'innata che la spinta oltre gli scogli. Grazie all'essersi buttata con il capo rivolto verso il basso, forando l'acqua e attutendo l'impatto. Guardandoli esteriormente, Kurona l'ha messo - i n g a b b i a -. Tra cuore e sabbia. Le sue mani lo circondano e lo cuciono a se, capricciosa-- deve aver quel che vuole. Avanza- lo vuole sentire ancora. Quello schiocco sul palato nervoso. Quell'irrigidirsi; Fammi vedere che hai paura, Irou. Trema- trema forte. Ma non lo fa. Non lo pugnala. Sospira solo opacizzando quelle labbra-- il suo sapore? <Sì la mia rete-- e io non lo farò mai.> Una promessa- croce sul cuore e lo sfiora. Velluto su velluto. Il labbro inferiore che solitamente è il più gonfio sfiora il suo, si solleva piano, come se volesse sentir anche lei, il suo gusto. Fino a finir nell'incontrarsi delle labbra e sentirne ogni ruga, ogni grinza. Le labbra si chiudono, arricciando, con dolcezza. Il sigillarsi di un patto con il diavolo. Un bacio senza schiocco- tanto lento, che vien difficile percepirlo come reale. Tanto lento che, sulle labbra di Irou /l'avesse concesso/ rimarrà solo l'ombra vecchia del suo calore. La nuca esposta e pallida che s'abbassa sotto i raggi lunari, e lo scemar della schiuma sull'ennesimo scoglio- abbraccia, bacia, si ritira. Vigliacca. E posa il centro degli occhi sul suo mento, rimanendo così- appoggiata, con le spalle strette e ricurve ed un sospiro che- vibra in aria. Irou ha richiesto anche troppo questa notte. Le ha chiesto dell'amore. L'ha strappata dalla morte, curata, le ha supplicato di rimanere. Di rimanere a lungo, non lasciarlo solo. Ed ora, con le mani ritirate e strette in pugni morbidi tra le cosce -sullo stomaco di Irou-. Sospira parole che-- inevitabilmente, son coperte dall'intercedere di un'onda enorme, che arriva fino a bagnar le caviglie di Irou. Un sospiro-- brusio di parole, che in quest'inquadratura mancano. Ma non tardano ad arrivare alle orecchie del clone imperfetto... <Ancora--> ... <Carezzami-- ancora.> "Ti prego?" si, svolazza- ma non lo sentirà mai sulle sue labbra.

Non ci sono azioni ma mostrare

Kurona s'è gettata dal dirupo e affogando, sentendo il torpore della morte, s'è rotta come una bambola di vetro, andando in frantumi. Mentre la sua mente rivanga quel che ha abbandonato, Irou nella speranza che sia Kimi s'accinge a raccoglierla dagli scogli su cui un onda l'ha posata.
Le due facce dell'amore. L'amore che consuma, e la perenne ricerca.

Un crollo psicologico dal sapore di nichilismo, dove nega Yukio, Kurako, Enma. Dove la smania e l'ira si consumano sul clone 0-22, ritrovandoci un compagno di solitudine.
Una promessa, un bacio-.

Kurona ed Irou si affiancano tra caccia, e ricerche del Gyuki.

E niente leggila, perché io ho pianto e tremato.