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Impara ad amare te stessa. [ Avvicinamento per Evocazioni ]

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con Kimi, Hana

17:41 Kimi:
  [Extp-Rovine] Si è allontanata dall’oasi che lei ed Irou stanno usando come base negli ultimo giorni, l’ha lasciato ai suoi allenamenti, si sente così inutile in quei momenti, assiste alla sua sofferenza, alla sua frustrazione senza poter fare nulla per aiutarlo davvero. Sospira mentre avanza a fatica tra la sabbia che ricopre quelle rovine. Una nuova persona quella che cerca di lasciarsi dietro le sofferenze del passato, ha in qualche modo ritrovato un rapporto con Katsumi, sia pure nella sua fantasia, ma ancora può sfiorarlo, accarezzarlo e osservalo, attraverso il gemello con il quale sta svolgendo il suo lavoro da cacciatrice di taglie. I capelli stanno crescendo, arrivano ormai oltre alle spalle, il volto scavato dalla fame. Indossa un lungo abito in seta azzurra pantaloni larghi e un bustino dello stesso colore a coprirle il corpo, spalle e petto scoperte, la pelle arrossata in alcuni punti ma comunque candida, il numero di ferite autoinflitte non è così facile da stabilire, bruciature e tagli in continuo aggiornamento, dai più vecchi ai più recenti, tra le clavicole, alla base del collo, c’è la bruciatura con il simbolo dei cacciatori di taglie, sopra al cuore invece una scarnificazione ancora in via di guarigione, al momento si nota solo una chiazza rossa, sangue rappreso e soprattutto infiammazione. Ad aiutarla a sopportare quelle temperatura un velo chiaro sempre celeste, che ricade prima di tutto sul suo capo, andando ad avvolgere gentilmente i capelli neri e che poi finisce per lambirle le spalle e scendere lungo le braccia filtrando appena il sole che senza alcuna pietà la abbatte. Il chakra come suo solito è attivo così come l’innata che dovrebbe aver attivato proprio durante quella passeggiata solitaria, con attenzione infatti dovrebbe già aver portato il chakra verso le sue ghiandole salivari così da riuscire a impregnarlo del veleno lì contenuto. Per questo dopo aver rimesso il chakra il circolo lei dovrebbe essere diventata tossica, la pelle che è cosparsa di veleno proprio grazie al suo sistema linfatico, non c’è pezzo di lei immune a quell’innata, chiunque la toccherà dovrà incappare nel rischio di venir avvelenato. La mano destra stringendo di quei fiori che le vengono puntualmente fatti recapitare, proprio ora lo sta alzano così da avvicinarlo al naso e lasciare che il profumo guidi la sua memoria, sul dorso di quella mano c’è un 22 inciso, nulla di troppo profondo, sembra anche essere in via di guarigione eppure ora anche Irou è entrato prepotentemente nella sua mente malata e distrutta, il cuore pian piano sta curando quelle ferite e il dolore sembra sommergerla meno spesso del solito, non che si avariata l’intensità sia chiaro, quella è comunque devastante eppure riesce a passare più momenti di quasi calma, momenti in cui si sente solo dannatamente vuota e sola insomma. Si destreggia con attenzione tra le rovine, tra quei massi che sembrano tanto rispecchiare la sua anima, antichi e distrutti che continuano a sopravvivere per quanto malandati, tramandando dolore, sono lì come monito. Un po’ come Medusa che ancora sopravvive in quella che ormai ha preso il nome di Spettro e che così è conosciuta tra i cacciatori di taglie. Kimi Doku per chiunque è morta, solo a Yukio e Irou è dato conoscere la verità, per quanto parziale, sono gli unici, che lei sappia, in grado di contattarla ora[chakra on][arte del veleno liv 2]

Si chiama “memoria involontaria” – dicono che questa memoria sia capace di entrare in gioco lì dove la memoria a breve termine e quella a lungo termine non sono stuzzicate. Esattamente come una memoria sensoriale, quella involontaria s’attiva automaticamente sfruttando il ricordo di una sfumatura, di un sapore, di un… profumo. In effetti sarebbe da stolti non rendersene conto: è quasi palpabile l’alone che emana, un aroma che le sue labbra non hanno ancora assaporato ma che il suo olfatto potrà ben ricordare. E’ come un “la”, un semplice suono che può far issare anche il capo di Kimi, Medusa o Spettro che ella sia – non fa differenza. Del resto, la memoria è una – per quanto ci ostiniamo a cambiare volto, identità o inclinazione il nostro archivio e i nostri ricordi rimangono quelli. Come un campanellino, di quelli che sanno metterti in guardia: quell’aroma striscia, fende l’aria in maniera vorace ma non del tutto repentina – si concede il suo tempo, perché a fronte di forse troppi mesi ora come ora sarebbe decisamente avventato mangiare tutto in un boccone quanto desiderato senza gustarsi il momento. Il tramonto pianta così, lentamente, i suoi rami dalle increspature cremisi e rosee, mentre un velo di giallo donato dal sole calante regala sfumature arancioni preludio dell’oscurità che tra qualche ora calerà. Se c’è una cosa che, uno come lui – di cui il volto ancora non è registrato, ma stranamente il profumo sì – è la siccità. La mancanza, specie di vegetazione – ed è così che Suna o le sue rovine si traducono in un posto decisamente pessimo in cui sostare. Eppure, a distanza di qualche rovina, le fronde stranamente costruiscono una sorta di caverna, un accesso decisamente atipico per un luogo tanto aspro. A seguire la traccia di quel profumo ci si impiega poco, deriva direttamente da lì – eppure, quell’alone di sandalo misto tabacco s’affievolisce, lentamente: con esso, un petalo dello shion che giace tra le mani di Kimi si vedrà cadere, precipitando rovinosamente verso il suolo senza che ella possa fare altro. E così, quello dopo. E quello dopo ancora. Sulla sommità dello stelo quasi non rimarrà null’altro, se non quattro petali viola che sembreranno muoversi così come oscilla il vento fino a combaciare un paio di volte. Al termine di ciò, dallo stelo i quattro petali si staccheranno e vibreranno a mezz’aria: una farfalla. Davanti agli occhi di Kimi null’altro che un esserino fin troppo piccolo, capace di volare alla medesima altezza del suo volto prima di scostarsi e dirigersi esattamente lì dove l’antro di rovi circonda il selciato di quella grotta, rasente un cunicolo. [ Estemporanea | Quest di avvicinamento per evocazioni ]

18:11 Kimi:
  [Extp-Rovine] Già è stata proprio quella memoria sensoriale a riportarla indietro di qualche mesa, alla festa di Konoha al suo incontro con quel ragazzo, così coraggioso da avvicinarla, affascinarla al punto da farle dimenticare per un solo istante il suo cuore in frantumi e soprattutto la mancanza di Katsumi, le due figure che per lei si erano unite, si stava lasciando andare in quella semplice illusione prima di ricordare. Un profondo respiro mentre le palpebre calano sui suoi occhi azzurri e glaciali. Il profumo poi si affievolisce mentre lei avanza quasi inconsapevole verso quell’unico sprazzo di vegetazione, il sole a calarle sul capo a proiettare un’ombra decisamente lunga alle sue spalle, una figura magra che ora si estende sulla sabbia dorata andando a farla apparire ancora più mostruosa di quanto non sia. Lentamente apre gli occhi solo per vedere quel petalo cadere, i fiori non vivono a lungo senza pianta. L’ha imparato ormai, ha visto altri doni andare a disfarsi nello stesso modo eppure ogni volta il sentimento di nostalgia che l’assale è terribile, la voglia di correre verso Konoha, correre a ritroso nel tempo solo per abbandonarsi a lui dimenticando il dolore, lasciarlo alle sue spalle rinnegando la parte più importante della sua vita, più il tempo passa più i suoi ricordi vengono distorti. Un altro petalo cade e lei prende un profondo respiro, le labbra si piegano in un amaro sorriso, pentimento sul suo volto, le sembra di ricordarlo come pace, tranquillità e mancanza di dolore e questo le basta per volersi abbandonare completamente alla sensazione. Il passo rallenta ora che un altro petalo cade dal gambo che trema ora, le sue dita premono sul verde quasi a volerlo trattenere integro ed in vita, seppur lo stia avvelenando lei stessa con il semplice tocco, così come al tempo stesso non vuole romperlo e quindi cerca di limitare la pressione, quelle due forze ugualmente intense e contrarie finiscono per farle tremare la mano e quindi tutto il fiore. Quando ormai crede di dover dire addio persino a lui si limita ad aprire le dita così da lasciarlo cadere ed è in quell’istante che una farfalla le balza agli occhi, sbatte le palpebre un paio di volte osservandola con attenzione, un interesse ritrovato in una creatura che non vorrebbe uccidere eppure non ci pensa. Cerca solo di prenderla, tende il palmo della destra in sua direzione come a chiederle di poggiarsi su di lei, dimentica la fine che gli farà fare, dimentica che finirà per avvelenarla eppure ne è attratta sembra davvero ciò che rimane di quel dono, quel pensiero e quel regalo a lei recapitato solo per impedirle di dimenticarsi di Lui, del mistero e dell’attrazione[chakra on][arte del veleno liv 2]

Allungarsi per raggiungere l’impossibile, consapevoli di avere un crepaccio sotto i propri piedi: per un solo istante la sensazione di cadere, precipitare e schiantarsi potrà effettivamente attecchire nella mente della Doku – come una voragine, una sorta di premonizione, qualcosa che riesca effettivamente a scuoterla per una manciata di secondi e a ridestarsi nel medesimo lasso di tempo – quello in cui allungherà la mano per toccarla, per raggiungere la farfalla. Una sensazione che possa esser sufficiente, alla ragazza, per ritrarre l’arto e non avventarsi a sfiorarne le ali. Incessante è il battito di quest’ultime che si trattengono il tempo di un’occhiata, per poi svolazzarle intorno alla sua sagoma smagrita e consumata dal tempo, dai rimorsi, dai rimpianti e dai ricordi. Quel fiore che dapprima l’ha accompagnata, or ora si è sgretolato – come sabbia – mutando in farfalla, lasciando dello stelo e dei petali un nonnulla. E le ci vorrà poco per intravedere la traiettoria del suo volo: di fianco alla Doku, esattamente verso il cunicolo ove le fronde sembrano allungarsi, lentamente. I rovi macinano metri, terreno, sembrano quasi richiamarla stendendosi al suolo per lei come un tappeto di fiori e liane. La farfalla volerà direttamente lì dentro, inghiottita dall’apparente buio che potrà scorgere qualora si premurasse di assottigliare le palpebre. Uno, due, forse tre secondi di puro silenzio e poi l’ennesimo battito di farfalle: qualora volesse o potesse voltarsi all’indietro, nulla le vieterebbe d’avvedersi di uno stormo di farfalle – tutte viola – capaci di volare nella stessa direzione, in quel cunicolo. Lo stesso odore, la stessa scia – la stessa idea che le si potrebbe insinuare nella mente, quella di vedere davanti a sé lo spettro di tutti gli shion avvelenati, tutti i fiori di questo mese or ora divenuti farfalle e pronti a tornare dal proprio evocatore svolazzando dapprima intorno alla stessa Kimi, inghiottendola in un innocuo vortice di farfalle, prima di svolazzare verso il cunicolo di liane e rovi, aprendo per lei la strada già contrassegnato da uno strano selciato, fatto di ciottoli e vegetazione completamente atipica per un posto come quello – del resto tutto è finalizzato a distogliere l’attenzione della Doku dalle sue spalle, per poi accorgersi – quando sarà fin troppo tardi – dell’odore che da dietro sembra permearla. Seta, è la sensazione che percepirà sul volto: qualcosa a coprirle gli occhi, occultarle la vista. Qualcosa di morbido, profumato più degli shion e tanto quanto il sandalo. Percepirà il capo strattonato, dolcemente, verso sinistra in un movimento che dovrà indurre la Doku ad inclinare il volto e a scoprire le candide carni del collo, della nuca, lasciando scivolare i capelli di lato. Un rantolo caldo potrà solleticarle la cute, la presenza – il calore che ne emana, lo stesso profumo e la stessa sensazione di anni fa. < Mi era mancato > quella voce un po’ rauca, vittima dei troppi raggi solari, ma mai disturbante < il sapore del tuo veleno.> eppure, sembra aver imparato: non l’ha sfiorata ancora, non direttamente con le proprie mani per lo meno. [ Estemporanea | Quest di Avvicinamento per evocazioni ]

19:03 Kimi:
  [Extp-Rovine] La sfiora eppure arriva a toccarla davvero, su di lei punta i suoi occhi azzurri. La fissa mentre si allontana ed è una sensazione, un ricordo, una speranza che la spinge a seguirla verso quell’isoletta verde così sbagliata in quel luogo. Lento il suo camminare per quanto stia inseguendo qualcosa. Assottiglia appena lo sguardo solo per poter effettivamente notare l’entrata. Un profumo la assale, più si avvicina più si fa chiaro a lei e come non venir sospinta verso quel luogo? Il tempo di rinchiudersi in quel posto unico e nascosto che delle farfalle viola a lei si palesano, le labbra si socchiudono appena, anche lei si mostra sorpresa, finalmente per esistere qualcosa che la sorprende, qualcosa in grado di farle aprire le labbra e sbarrare gli occhi, qualcosa che la incuriosisce al punto da sentire distintamente i battiti del suo cuore, scaldato in quegli attimi, eppure non ha il tempo di realizzare perché viene investita da quelle farfalle, l’odore è ciò che la sta guidando e ciò che da cui viene sommersa. Non ha il tempo di realizzare quel cambiamento alle sue spalle che qualcuno, qualcosa, la muovono. Il tessuto corre sulla sua pelle, quasi fosse diventata un burattino il suo collo risponde a dei movimenti dati proprio da quella benda che si ritrova sul volto. Non serve avere il dono della vista per riconoscere quella voce, quell0jconfondibile timbro per lei, unito al profumo <tu> sospira appena, attrazione prepotente quella che prova in sua presenza, c’è qualcosa di dannatamente umano in lei e quel qualcosa viene attivato da quell’uomo, risvegliato e tirato fuori. Lo osserva o almeno vorrebbe osservare qualche istante se solo non fosse costretta alla cecità da quella stoffa che le è stata legata davanti agli occhi, ascolta le sue parole e nota la mancanza di contatto diretto, per quanto ne dica sembra non intenzionato ad avvelenarsi davvero, ha visto bene ciò che fa agli altri la sua pelle, le sue labbra. Incapace di dire qualsiasi cosa rimane silente, solo prova a voltarsi come se questo le permettesse in qualche modo di scorgerlo meglio, di poter vedere attraverso il tessuto, le labbra incrinate in un qualcosa di simile ad un sorriso, quello dei bambini che per la prima volta vedono una stella cadente, stupita, incuriosita e attratta abbastanza da dimenticare tutti i sentimenti che l’hanno dominata e pervasa fino a quell’istante. Prende un profondo respiro, inspira per andare ad imprimersi nella testa quell’odore particolare, lui <come hai fatto?> si riferisce un po’ a tutto, non specifica, le farfalle, quel loro essere così coordinate, la sua apparizione dal nulla e soprattutto come ha fatto a trovarla, come ha potuto in tutto quel tempo non perderla mai nemmeno un solo istante di vista? [chakra on][arte del veleno liv 2]

Sotto la sua meticolosa attenzione, il collo vien prostrato al fine di poter essere revisionato: clavicole, spalle e sinodo vascolare incavati così come il suo volto in parte non sembrano compiacere la figura che giace alle sue spalle e di cui ancora non potrà avvedersi giacche la benda viola, di morbida seta, ancora ne occulta lo sguardo. < Tra un po’, di te, non troverò che un mucchio di ossa.> ogni singola vibrazione vocalica è come goccia di rugiada, pronta a scivolare dalle labbra e adagiarsi sul suo incarnato pallido tentando di scavarsi la via e raggiungere posti preclusi ad ogni umano. L’ennesimo rantolo d’aria calda, sancito dalle sue labbra, capriola sul collo di Kimi costruendo per lei una morbida sciarpa di calore. Scuote il capo, con una certa nonchalance sebbene riesca a manifestare -nonostante la maschera a metà che ne scherma il volto – parte della sua disapprovazione. Lascia schioccare la lingua contro il palato in un “no-no-no” di dissenso, come se nell’effettivo gli importasse qualcosa della cattiva nutrizione dell’altra e del suo presentarsi così, in maniera sempre più trascurata, sempre più trasandata nel corpo, sempre più… – masochista. < Sotto tutti questi segni, a stento ti riconosco.> ma perché, l’ha mai conosciuta? E’ una frase che lascia un po’ il tempo che trova, ma che riesce comunque a sfiorare una certa sfera privata – a scivolare, invadente, nell’intimo: come se nell’effettivo fosse stata sempre sotto controllo. Un modo per sentirsi violata, un modo per sentirsi protetta – tutte ipotesi, proliferazioni e proiezioni mentali queste. < Cosa pensavi di trovare, scavando oltre la tua pelle?> Dicono che la verità sia nuda, certo, ma sotto il nudo c’è lo scorticato – e forse è meglio non chiedersi cosa ci sia sotto lo scorticato se ci si può accontentare del nudo. Soltanto adesso, nel suo tentativo di voltarsi, ella riuscirà: la benda scivolerà via dai suoi occhi poiché non legata dietro la schiena e, se lo vorrà, potrà giacere tre le sue mani come un semplice ornamento intriso del profumo altrui. Sembra che, tuttavia, fino ad ora non abbia fatto altro che tenersi lontano dall’unica domanda che gli è stata posta. Avanzerà, passi in avanti finalizzati quasi a sorpassare la figura della Doku che dopo tanti anni potrà ritrovarlo quasi invariato: su quella maschera da cui ora si intravedono le labbra a dispetto dell’ultima volta poiché frantumata in basso, nemmeno una linea mancante. Del cipiglio rosso, nemmeno un capello fuori posto benchè ondulati e ramati, nel loro rossiccio intenso. La pelle d’ebano risulta la stessa di prima, né più macchiata né chiara. Per quel che concerne gli abiti, invece, delle semplici garze rivestono quasi tutto l’addome ed un paio di pantaloni semplici ospitano un porta-oggetti apparentemente scarno. Non sembra rivolgerle altra parola, soltanto uno sguardo – filtrato dalla maschera – che potrà percepire rivolto a sé. La sta invitando – silenziosamente – a seguirlo. Nell’effettivo qualora faccia di lui la propria scorta, seguendo i suoi passi, potrà varcare l’uscio di quel cunicolo di rovi e dopo un paio di metri di camminata scorgere un’enorme caverna. Paradossalmente, dato lo scenario rovinato di poco fa, sembra assurdo trovarsi ora in una sorta di caverna che ha un soffitto esteso per metri e metri – quasi irraggiungibile – protesto verso una luce fittizia. Al centro di quest’ultimo, tra i piloni d’edera e la vegetazione, una sorta di laghetto naturale prende piega nel muschio. < Nh, ti piace questo posto?> pigola, tornando a voltarsi verso di lei con le mani dietro la schiena. S’avvicina, di nuovo, ma non la scalfisce – permane a stento ad una manciata di centimetri da lei. < E perché dirtelo, se domani di te non resteranno altro che il tuo corpo graffiato ed il tuo fantasma?> issa la mano destra all’altezza del proprio capo, un pugno che si schiude – ora – per farle notare come su quello stesso palmo vi sia stata racchiusa o generata una farfalla che ora vola, quasi una sorta di illusione, ponendosi sul naso della Doku. [ Estemporanea | Quest di Avvicinamento per Evocazioni ]

19:39 Kimi:
  [Extp-Rovine] Quando l’aria calda sfiora il suo collo tutto il corpo ha un veloce ma intenso brivido, scorre lungo la schiena attraversandole in sistema nervoso, si scuote appena come reazione lasciando che le sue labbra si aprano, si schiudano appena godendosi interamente la voce calda in grado di arrivare fino a quel cuore gelido e riscaldarlo. Lo ascolta e mentre si volta va semplicemente ad aprire le mani così da stringere la seta viola, gli occhi si posano su di essa mentre lenta continua a respirare, persa in quel mondo, probabilmente sovraesposta a degli stimoli, si muove tutto lentamente e al contempo molto velocemente <la pace> replica appena a quella prima domanda <il silenzio> è onesta per quanto si stia praticamente confidando ad uno sconosciuto, eppure le sembra di conoscerlo da una vita, crede id potersi fidare di lui che sin da subito è stato capace di attrarla tanto profondamente e intensamente. Lo segue quindi andando a sbattere le palpebre un paio di volte appena il mondo intorno a lei cambia nuovamente, oltre i rovi una fantastica visione, un’altra. Non sa se concentrarsi su quel poco che vede di lui oltre alla maschera o su ciò che li circonda, annuisce appena <sì> mormora a bassa voce lasciando che i suoi occhi immagazzinino il più possibile, la sinistra ancora regge la benda usata poco prima. Non sa spiegarsi cosa prova in questo momento, non è facile comprendere i suoi sentimenti e le sue sensazioni, rapita dalla presenza del ragazzo dalla pelle scura così diversa dalla sua di porcellana. Si avvicina, gli occhi persi nella maschera di lui alla ricerca dello sguardo altrui, un pugno che quasi non nota, le cammina intorno e lei non può non cercare di seguirlo con lo sguardo ed all’improvviso una farfalla nasce dal nulla, si posa sul suo naso, costringendola così ad incrociare lo sguardo per provare a concentrarsi su quell’esserino.Istanti interminabili passano prima che le domande del ragazzo arrivino a segno, vengano davvero comprese. Alza lentamente gli occhi spostando anche il mento <lasciami qualcosa oltre ad un ricordo e i miei fantasmi> continua poco dopo, cercherebbe quindi di alzare la mano destra così da spostarsi sulla farfalla, le tenderebbe l’indice come per poterla spostare e osservare con più comodità <lasciami lei> replica ancora una volta, lenta gli occhi si posano sulla figura dell’anbu, alterna lo sguardo tra quella piccolo ed illusoria creaturina e invece il ragazzo che ormai sempre più le sembra una sua invenzione, una sua fantasia, un’illusione. Stringe la sinistra tanto da far arrivare le unghie ad incidere il palmo chiaro di quella mano, quella pelle che si arrossa a causa della pressione, le unghie che minaccia di penetrarla abbastanza da farla sanguinare, da far colare veleno a terra[chakra on][arte del veleno liv 2]

Inutile sottolineare come la risposta a quella domanda suoni tremendamente insoddisfacente per lui. Non è contento, anzi. < E l’hai trovato?> ne dubita fortemente: eppur, conoscendone già la risposta secondo i propri calcoli, non interverrà. Certo, quella semplice domanda le risulterà retorica in maniera palese – eppure… davvero troverà il bisogno di rispondere? Fa ammenda dei peccati che ella stessa si trascina sul groppone, tentando di alleggerirli – un favore che non gli è dovuto, una concessione che a metro e giudizio di Zasso all’altra non è nemmeno spettata. Ma gli sta bene così: gli sono sempre piaciuti questi casi così… particolari. Singolari, ecco. E’ attratto dal diverso, dal complesso – dal nascosto, dal grezzo che può diventare materia di prima necessità. Del resto, se un giorno Kimi dovesse riuscire a brillare più degli altri forse non ne sarebbe più così entusiasta. Forse non ne sarebbe più così interessato. Richiude la destrorsa, lui, lasciandola scivolare lungo il fiato: lascia cadere il proprio sguardo su di lei, oltre la maschera – le sue intenzioni, quella di spogliarla con una sola occhiata. No, non a livello blando. Scavando, semplicemente, più di quanto lei possa fare con le sue stesse unghie e sulla sua stessa pelle. Lì, dove lei non arriva, lui agogna il traguardo. E poi…? Avanza quella proposta. Socchiude le palpebre, sul volto un mezzo sorriso – ilare – fa comprimere le labbra. L’ennesima richiesta singolare? Forse incosciente. < Potrei.> Potrebbe cedergliela, eppure < ma…> c’è sempre un “ma”, una virgola, qualcosa che stona con la frase principale e fa da subordinata che non vorresti sentir pronunciare. < Sai qual è il lasso di tempo vitale di una farfalla?> si dice che i fiori abbiano quasi la stessa durata, si dice che nell’effettivo possano resistere solo una notte – forse due. < e se lei non volesse spendere quel po’ che le rimane con chi, invece, potrebbe annientarla subito?> ti osserva, forse per la prima volta mettendoti da parte – facendoti sembrare così... inerme? Egoista. Nel tuo essere masochista, nel tuo essere disposta a dilaniare te stessa solo per gli altri… sa, lui, farti sembrare egoista? < Non ho fatto altro che lasciarti una scia di farfalle > un fiore al mese, una farfalla al mese e poi ancora ti chiedi come abbia fatto a trovarti? < E tu le hai viste morire, una dopo l’altra, senza rendertene conto.> non hai fatto altro che osservarle morire, incapace di fare altro. < Esattamente come stai guardando te, morire, senza riuscire a ribellarti.> come puoi arrivare anche solo a pensare che senza l’una o l’altra persona tu non possa far altro che struggerti nei tuoi pensieri? Sei così debole da non poter contare sulle tue gambe? < I tuoi fantasmi ti divorano, e tu – senza avere la forza di fare niente – non fai altro che offrirti su di un piatto d’argento. > per la prima volta, sul suo viso metà macchiato dalla maschera, un rantolo di stizza prende piega: come se nell’effettivo stesse cercando di tastare punti nevralgici che possano scuoterla. Come può, uno come lui, sentirsi attratto da chi si vede morire e non riesce a fare nulla per salvarsi credendo che l’annientamento sia la cosa migliore? Le dà le spalle, ora: la farfalla alla quale volgeva il suo sguardo, ora, inizia a sgretolarsi come un pugno di sabbia. < Impara prima ad amare te stessa.> impara a trattarti bene, ad avere un briciolo d’amor proprio. Impara anche solo a pensare che se vuoi vivere qualcuno, devi per prima cosa vivere per te stessa. Allo stesso modo della farfalla ora è lo scenario circostante a sgretolarsi, inducendo la Doku ad indietreggiare < E poi, forse, potrai imparare ad amare qualcos’altro.> un muro di sabbia, un’onda, si dirige verso di lui che dà lei le spalle – prima d’essere inghiottito, si guarderà un’ultima volta dietro, osservando il suo viso. < Qualcun altro.> Ed il nulla. La sabbia lo inghiotte, interamente, sgretolando quel mondo fatto di nulla che costringerà la Doku non solo ad indietreggiare fino ad uscirne, ma anche a coprirsi gli occhi e pararsi il capo con gli avambracci per non uscirne lesa. Un filo di voce, nella sua testa recita “Segui le farfalle e mi troverai”. Eppure, ora, di farfalle non ce n’è traccia – di lui, solo una benda viola di seta, null’altro.| [ Quest di Avvicinamento ] [ E N D ]

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Mi piace la piega che sta prendendo, sono sicura che verrà fuori qualcosa di davvero bello <3