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医 - Cure per Kisho

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con Hana, Kisho

E dalla polvere risorgeranno: è l’incipit un po’ monotono, quello di ogni paese che s’è visto devastato dalla guerra ma che ora invece tenta di ricostruirsi sulle macerie della storia. Oto traballa, il vento soffia via la polvere e lascia lo spazio al vuoto: ai rimorsi, alle lacrime, alle perdite. Le speranze cadono, come foglie dall’albero della quercia più imponente, si depositano al suolo e sul baratro viaggiano – eppure c’è chi ancora prova a credere, a sperare, incrociare le mani e pregare qualche Kami. C’è chi comunque, per amor della medicina e della scienza, o per amor della redenzione, si rimbocca le maniche e s’aggira irrequieto in quell’ospedale. Si respira aria di antico, ristrutturato e ancora una volta demolito. Si respira aria di anestetico, di medicinale. Si respira aria di ospedale, la medesima che impregna i vestiti di Kisho ammesso e concesso non sia riuscito ancora a levarseli. Una camera sufficientemente spoglia accoglie la sagoma del Deshi, una brandina sufficientemente morbida per poter trovare conforto – fresca, per dare sollievo al corpo e alle ustioni così come il panno intriso d’acqua pulita e fresca che egli stesso può adoperare per eventuali spugnature. Sul comodino, un vaso spoglio – vuoto – privo di addobbi. La tenda bianca cala rovinosamente lungo tutta la finestra, occultando la vista a chiunque tenti d’avventurare il proprio sguardo oltre questo lembo di stoffa. Un carrello sterile e di metallo è depositato nei pressi della porta insieme ad un’eventuale sedia a rotelle, superflua ovviamente per il Deshi. Qualora quest’ultimo avesse seguito le procedure e che quindi abbia deciso di ascoltare l’infermiera che l’avrà condotto nella stanza, non dovrà far altro che attendere pochi minuti: un suono secco alla porta, sembra addirittura non produrre vibrazioni. < Shizureishimasu.> chiede il “permesso” per entrare, la dottoressa, annunciandosi e aprendo la porta di legno. Lei, una figura slanciata e magra, uno chignon di capelli corvini fermati da una crocchia grigia sul capo, un paio di occhiali leggermente ovali e posti orizzontalmente, camice con tanto di cartellino: Megami Hikaru. Così si chiama. La cartella clinica tra le mani, una lettura così veloce non s’era mai vista < Kisho Naka, è così? Ustioni a chiazze sull’epidermide.> annuncia. < Scopra la zona lesa.> pigola, adagiando la cartella clinica altrove per poter avere le mani libere: mera formalità, quella di adoperare il sigillo caprino al fine di risvegliare il proprio chakra di modo che possa inondare tutto il corpo e solleticare ogni particella di quest’ultimo nell’attesa che Kisho esponga le zone lese. [ Cura per Kisho ]

20:28 Kisho:
  [Laboratori] Sta sdraiato sulla brandina, come dettogli dall'infermiera poco prima. Con una mano, facendo attenzione a non stirare troppo i muscoli così da spaccare le varie croste formatosi sul suo corpo, prenderebbe il panno intriso d'acqua limpida. Così lo porterebbe verso le parti bruciate in modo da dare conforto a quel bruciore fastidioso che gli sta veramente dando fastidio. Non vede l'ora di poter mettere fine a questa tortura da quattro soldi che gli ha regalato quell'Uchiha. <Tsk...> stringe i denti mentre cercherebbe di sopportare quei dolori. Sente una voce dopo un suono che preannuncerebbe l'arrivo del medico. Lo sguardo si sposta sulla figura appena entrata. <Prego entri pure...> con tono leggermente sorpreso. La gentilezza non è mai troppa in un ospedale, ma tutto ciò gli fa strano. <Se è così che si definiscono le bruciature che mi hanno regalato... allora si> afferma guardando curvando leggermente il collo in modo da poter alzare il capo. Fa in modo di alzare quei lembi del Juuban che gli sono rimasti addosso e che non si sono bruciacchiati insieme allo strato di pelle. <Ci provo...> andrebbe a dire provandoci e cercando di non farsi male. <Beh non è così facile...> manche se si fosse fuso tutto il tessuto alla sua carne, però nel frattempo proverebbe ad alzare le vesti in modo da poter far sì che possa far vedere le parti lese.

Di sicuro, quella di Megami non è gentilezza o per lo meno non si prefissa come tale: è professionalità. Professionalmente distaccata, professionalmente esperta, professionalmente delicata. Non gentile. Di Deshi, tra le sue mani, ne sono passati: questa affermazione si può adattare a qualsiasi contesto e forse è questo quello che fa di lei una donna potenzialmente ammaliante quanto temuta. Basta vederla, coi suoi modi di fare, con il suo modo di vestirsi sottolineando curve che altre donne invidierebbero e slanciando le proprie gambe – sa il fatto suo, sa svolgere il suo lavoro e sa anche come irretire le persone. Si sgranchisce le dita schiudendole dal sigillo della capra, percependo il proprio chakra ruotare in senso orario e solleticarla. Inclina appena il capo verso destra, lo scricchiolio di un collo che sembra essersi snodato ma che invece è bello che intatto. < Suvvia, quante moine per un paio di scottature.> pigola, ruotando gli occhi verso l’alto. Nello scoprirsi le zone lese, Kisho avvertirà il dolore del fuoco zampillare sul corpo: accaldarsi è il minimo considerando che il tessuto aderirà all’epidermide, comprimendo le zone lese, rimpinguandosi nel sangue lì dove le scottature son riuscite a raggiungere la profondità del derma, scavando e formando croste di liquido ematico coagulato e poi fermato dalle stesse piastrine e dal pus che sancirà l’appiccicosa consistenza del miscuglio di sangue ed infezioni che porteranno gli abiti ad appiccicarsi addosso. E così, peggio di una ceretta o dei punti di sutura a crudo, percepirà quasi la pelle – lo strato superficiale – venir via lì dove la maglia avrà aderito di più e le ferite saranno state più profonde. Solo per un gesto di misericordiosa pena, sarà Megami a lanciargli uno straccio da mordere in caso di eccessivo dolore. Con la maglia va via parte del suo corpo, del suo sangue e del suo pus. < Resta pure alzato> proferirà, allungando le mani verso di lui e con un profondo respiro tenterà di spintonare il chakra in direzione dei palmi. Dagli tsubo una patina verdastra fuoriuscirà fino a ricoprire del tutto gli arti che si vedranno proiettati in direzione del corpo altrui: a debita distanza, ma non poi così tanta, dalle ustioni il chakra incanalato delle mani provvederà ad arrampicarsi su di lui ripristinando piano a piano le sue funzioni fisiologiche originarie. Terapeutico il tocco che lei non ha apportato, la sensazione di frescura sarà più che percepibile dal ragazzo (+ 10 pv by Megami ). Nel mentre, l’ennesima persona bussa alla porta al suono di < Signorina Megami!> la voce di un uomo sulla trentina anch’egli con gli occhiali farà da sipario dapprima ad una ragazza: quella ragazza. Quella dai capelli rossi che dopo l’ultima lezione all’accademia è riuscita a scroccare una mezza uscita a Kisho per essere riaccompagnata a casa: Gabrielle. < Nh-> i lunghi boccoli rossi accarezzano la sua schiena, il suo corpo incastonato in un vestitino quasi da Lolita, una bambola dal viso di porcellana e gli occhi di smeraldo. < Mi dispiace signorina Megami, è entrata e non siamo riusciti a fermar-> prima che il medico possa concludere, Megami lo ammutolirà scuotendo il capo e ricordandogli che è inutile creare tanto casino < Piuttosto, Masumoto-kun, mi aiuti.> riconosce l’ingente quantità di danni sul corpo di Kisho ed è per questo che chiede soccorso all’altro che, avendo il chakra già attivato a causa dei tentativi finalizzati a scacciare Gabrielle, non gli rimarrà altro che allungare le mani ponendosi appena dietro Kisho e lasciando agio al chakra di fuoriuscire nella medesima maniera di Megami, donerà lui ristoro e nuove energie (+10 pv Masumoto-kun). < K-kisho-san> pigolerà, Gabrielle. < H-ho saputo che… che eri qui. Cosa ti è successo, Kisho-san?> | [ Cura per Kisho ]

http://necrosinera.altervista.org/PNGgabrielle.png [ PNG Gabrielle ]

21:07 Kisho:
  [Laboratori] Un paio di scottature eh!? Il giovane guarderebbe male la ragazza assottigliando lo sguardo per poi provare a togliere pian piano i lembi di vesti. Il dolore è abbastanza forse. In viso si tinge una smorfia: il muso andrebbe ad alzarsi a scatti lasciando intravedere i denti stretti che scricchiolano dalla pressione che sta esercitando la mascella con la mandibola. <Argh...> per poi prendere lo straccio proposto dalla signorina <Gr-> stava per ringraziare ma eccolo che subito partirebbe un altro urlo <Mmmmmh!> ovattato dallo straccio che ha tra i denti e così se ne va una parte di kisho assieme al pezzo di juuban che viene tolto dalla sua carne. La sensazione di frescura inizierebbe a calmarlo mentre una voce maschile si sentirebbe giungere dalla porta. Butta lo sguardo in quella direzione dove appare prima il medico e poi vedrebbe la ragazza dai capelli rossi. Gli occhi si sgranano, quasi a spalancarsi. Di certo non era in programma e non sapeva nemmeno che Gabrielle sapesse dell'accaduto, ma doveva aspettarselo, erano pur sempre in classe insieme. Intanto il dolore continua ad esserci alternato da quella sensazione di ristoro <N-niente, G-gabrielle-chan> dice togliendosi per un attimo lo straccio dalla morsa e nel frattempo altre smorfie si tingono sul volto della nota di otogakure. <All'esame non sono> chiude gli occhi e smette di parlare per un attimo per poi riprendere < riuscito a scansare una palla infuocata...> sta un attimo in silenzio guardandosi le ferite e quell'alone che gli sta donando un po' di sollievo <ed ecco il risultato...argh> continua a verseggiare. <Ci vuole ancora molto?> domanderebbe il più gentilmente possibile ai due addetti alle sue cure. Ed ora si rimetterebbe lo straccio tra i denti in modo che non si rompa i denti a furia di stringere.

Di sicuro quello che un jonin ha dovuto sopportare per raggiungere quel gradino della piramide è fin troppo se paragonato ad un esame da Genin: tutti ci siam passati, prima o poi toccherà nuovamente anche a Kisho - e chissà, alle vecchie ustioni s’aggiungeranno delle altre, costruendo il proprio arazzo di cicatrici. < Andiamo di fretta, né?> pigola Megami, storcendo il naso ma abbastanza affabile da lasciar intuire una sorta di nota scherzosa. Intanto, il chakra incanalato negli tsubo continua ad essere infuso su tutto il palmo al fine di progredire alla guarigione altrui, donando più frescura e sollievo (+10 pv). Alla stessa maniera, l’altro medico collabora cercando di immettere più chakra che può all’interno delle mani e di conseguenza sanare il corpo del Deshi (+10 pv): gli è andata bene, potevano capitargli dei semplici apprendisti e invece una cura di tutto rispetto da parte di due jonin che sanno fare bene il proprio lavoro. Nel frattempo, l’espressione di Gabrielle pare oscurarsi, crucciata, si stringe nelle spalle tentennando e abbassando il capo. Le ciocche rosse della frangia cadono sulla fronte, occultando parte delle iridi verdi e delle palpebre la cui destra inizia a vibrare quasi in preda ad un blefarospasmo: è ciò che le parole di Kisho sortiscono su di lei, con lei, per lei. L’irritazione di una bambola di porcellana incline al sorriso facile e finto: eppure, stranamente, con lui si sente felice. E sapere che qualcuno ha osato ammaccare quello che può essere considerato in maniera malsana “qualcosa di suo” pare addirittura turbarla, farla tremare non poi così vistosamente, stringere le mani e serrarle in pugni protesi verso il basso mentre prende aria in maniera vistosa. < Ahn.> si morde la lingua, cercando di mitigare il proprio comportamento, la propria irritazione. < Sai dirmi chi è stato il tuo docente, Kisho-san?> esplica con relativa calma, stampando sul volto il sorriso migliore e più falso che una bambola saprebbe metter su. Una domanda innocua alla quale il ragazzo potrà rispondere, mentre i due medici ritrarranno le mani. < Pft. Concluso.> pigolerà l’uomo, incamminandosi all’indietro e congedandosi a dispetto di Megami. < In convalescenza per un paio di giorni, e poi potrai uscire.> questa è la nuova cartella clinica di Kisho che si ritroverà quasi sano come un pesce: dovrà semplicemente riposare da quanto stabilito. < Ti lascio in sua compagnia. L’orario delle visite a breve finirà, però.> conclude la Jonin, incamminandosi verso l’uscita e lasciando Gabrielle e Kisho lì: lei rimarrà con lui, forse anche oltre l’orario di visita. Esattamente come un animale che sa vigilare il proprio padrone. < Veglierò io su di te, Kisho-san.> | [ Cure per Kisho ] [ End ]

21:43 Kisho:
  [Laboratori] La cura sta procedendo e la kunoichi andrebbe a scherzare sulle domande di Kisho. <Non vado di fretta ma non vedo l'ora di potermi muovermi...> direbbe iniziando ad aprire e stringere la mano in modo quasi frenetico come se fosse in attesa di mettersi in moto. Lo sguardo del deshi nel frattempo piomberebbe sulla ragazzina. La guarda, un leggero sorrisetto, per quanto può, viene donato alla rossa. <Il sensei che stava sempre con quegli occhiali da sole, non so se ricordi...> sicuramente potrà rimembrare dato che ha seguito le stesse lezioni che ha seguito anche lui. A questo punto andrebbe a farsi una domanda e subito dopo andrebbe a farla alla ragazzina <Che centra ora?> andrebbe ad alzare il sopracciglio destro e poi chiarire <Chi mi ha provocato queste ustioni è stato un Uchiha di nome Mutsumi> fa una pausa per poi aggiungere <ma soprattutto la mia lentezza, devo allenarmi di più se voglio diventare un genin...> quindi abbasserebbe lo sguardo per poi porlo sui medici e soprattutto sulla donna che andrebbe a dare informazioni sulla cura da dover intraprendere e poi andare a dare informazioni anche sull'orario delle visite. Ora che si è concludo tutto quindi sentirebbe le prole <G-grazie> balbetta per quel po' di dolore che si sentirebbe quando si proverebbe a posare sulla brandina e a girare il capo verso la ragazza continuando <Grazie davvero, Gabrielle-chan> sorriso vero per quanto riguarda il giovane aspirante shinobi, diretto verso la ragazza dai capelli rossi. [END]

Quest di cura per Kisho.
Nessun px.