L'entrata del comando di polizia è formato da un grandissimo atrio con una reception, un po' come fosse la hall di un albergo di lusso, ma con colori ed arredi asettici, in stile con gli uffici che risiedono lì. Una donna in divisa attende l'entrata dell'agente Mekura Hyuga, al bancone delle "informazioni", se così si può chiamare. Come l'avrà vista le si avvicinerà per indirizzarla attraverso una serie di scale e corridoi che condurranno all'ufficio della comandante. Una porta verniciata in un rosa pallido, diverso dai colori sui toni del bianco e del grigio del resto della struttura, che riporta semplicemente una stella rappresentante il grado della padrona di quell'ufficio. < Entra pure, il capo non è ancora arrivato. > le dice la ragazza in divisa, prima di lasciarla lì in attesa che qualcuno arrivi. Lo studio è molto semplice, ma sembra un po' la stanza della nonna. Colori più caldi, sul bianco e sul rosa, foto della vecchina che ha indirizzato la Hyuga alla polizia alle pareti, assieme alla sua famiglia e agli immancabili nipotini paffutelli, un portaombrelli pieno di bastoni da passeggio che chissà cosa nascondono ed una finestra che da' su tutta Konoha. Oltre a questo vi sono una librera, una scrivania e due sedie, una per lato di quest'ultima. [Ambient]
Tempo qualche minuto ed una vecchietta dalla statura bassa ed i capelli biondi cotonati, il vestito pomposo rosa pieno di pizzi che gonfiano la gonna e le spalline ed accompagnata sempre dal fedele bastone, fa il suo ingresso nel proprio ufficio, richiudendo la porta dietro di sé con una abilissima spinta del bastone stesso. Aggira la sua agente e va a sedersi dietro la scrivania, riponendo ciò che ha in mano sulla scrivania, dal manico si scorge la lucentezza della lama insanguinata che non è stata perfettamente richiusa all'interno del fodero in legno. < Mettiti comoda figliola, sai già perché siamo qui. > le sorride caldamente, come se ne fosse davvero la madre o la nonna. Poggia le mani sulla scrivania, accarezzandosi il dorso della mancina con il palmo dell'opposta. Lentamente. < Per me siete come dei figli, un corpo di polizia ed una famiglia che protegge una casa comune. Mi duole dover richiamare all'ordine agenti validissimi come te. > Il tono è leggermente affranto, ma il volto non tradisce mai nessuna altra emozione che non sia serenità < Senza che io dica altro, vuoi parlarmi tu di quello che sta succedendo? > finisce così, richiudendo meglio la lama nel bastone, giacché non le piace far notare che vada in giro armata.
La donna sospira lungamente, sicuramente è evidente come non sia d'accordo con quella decisione, tant'è che comincia nervosamente a tamburellare le unghie laccate in rosa e perfettamente curate sulla scrivania < È un po' più complicato di così. > comincia, guardando ovunque piuttosto che negli occhi della chuunin che sta rassegnando le proprie dimissioni < Diciamocelo, noi della polizia abbiamo un ruolo fondamentale, non voglio forzare nessuno a restare qui, ma abbiamo delle informazioni importanti, abbiamo visto e fatto cose che non dovrebbero uscire dal comando. > sembrano in realtà scuse un po' accampate lì per non lasciarla andar via o per meglio farsi spiegare la situazione < In più abbiamo i migliori detective del villaggio, non che le tue ragioni non siano convincenti, solo che dobbiamo essere certi che siano tutte veritiere > si parla di fare indagini sulla vita della Hyuga. E quanto potrebbe volerci prima che venga a scoprirsi il gran segreto che la ragazza tenta di celare a tutti?
Al sentire le parole dell'agente l'anziana signora a capo delle forze dell'ordine della Foglia di alza, aiutandosi col bastone ed aggira a passi lenti, come l'età la costringe, la scrivania, arrivando sino alla posizione della Hyuga < Comprendo perfettamente anche io. Voglio crederti e lo sto facendo, ma non c'è nulla di buono nello girare con le compagnie sbagliate. > scuote la testa, non sembrano semplicemente le paturnie di una nonnina premurosa e preoccupata? < È un iter che seguiamo un po' per tutti quelli un po' più sfuggenti che vanno via dalla polizia, per evitare fughe di informazioni, vorrei davvero tanto risparmiartele e mandarti a percorrere la tua strada con una medaglia al valore, ma... > e proprio mentre sta parlando, l'agente di prima che ha scortato mekura in ufficio irrompe in quest'ultimo con una lettera tra le mani, marchiata con il contrassegno degli Anbu. Le si avvicina e le biascica qualche parola all'orecchio, che per via della vicinanza la Hyuga potrà identificare, seppur non nella loro interezza. Qualcosa simile a "urgente" "Generale" e "importante". Nulla che possa aspettare, dunque. Tant'è che, come la recluta lascia la stanza dopo aver fatto da postina, la comandante della polizia apre la missiva e ne legge il contenuto. Si tratta di un minuto scarso, dopodiché torna al proprio posto. < Devi lasciare divisa e distintivo in ufficio e firmare un accordo di riservatezza riguardo tutti i segreti del villaggio, dopodiché potrai lasciare la polizia. > Si passa la lettera tra le mani, arricciando le grinzose labbra con preoccupazione < Sei proprio sicura che sia questo quello che vuoi fare? >
L'anziana signora allunga la mano a prendere quella della Hyuga in un forte gesto che ha un ché di materno quasi commovente, praticamente ha gli occhi lucidi nel vedere quando la ragazza sta facendo evidentemente contro la sua volontà. < Non c'è nessun disonore in quel che stai facendo, anzi. Vedo solo il grande sacrificio di una grande donna. > orgoglio e fierezza allo stato puro nel rivolgerle quelle poche parole < E comprendo le motivazioni che spingono piani ancora più in alto di me ad intimarmi di tenere le porte aperte per te in qualunque momento tu voglia tornare. Quello che hai fatto in polizia non verrà assolutamente dimenticato. > Ovvio che la cosa ha a che fare con la lettera ricevuta, che contiene parole che mai saranno rivelate alla Hyuga < Basta la firma, ci fidiamo di te. > anche perché disattendere a quel tipo di accordo la renderebbe una traditrice della Foglia, con tutte le conseguenze del caso, ma pur senza considerare questo è ovvio che la capitana della polizia ritenga anche superfluo il costringerle a firmare quell'accordo, per quanto sia obbligatorio. < Anche perché dovrei rivolgermi a quei cattivoni mascherati > gli anbu, descritti con un sorriso dolce, ma una buona dose di ironia < per farti rimuovere quelle cose. Non penso lo farebbero. > e quindi ora che altro dire se non che l'anziana signora guarda l'orologio ed estrae da sotto la sua scrivania una teiera contenente della profumatissima camomilla < È ora di andare a dormire, se ne vuoi una tazza serviti pure, io andrò a compilare dei moduli e poi a riposare. Abbi cura di te figliola. > e con questa raccomandazione mette fine a quel doloroso incontro. [END fato]